Perché è difficile cercare, conoscere e seguire la verità, specialmente proprio la verità di noi stessi e la Verità suprema? (Questione 1.14)

Un aiuto per capire la fede: la questione della verità

Questione 1.14


Perché, nonostante sia questo il desiderio di fondo della nostra vita, è anche difficile cercare, conoscere e seguire la verità, e specialmente proprio la verità di noi stessi e la Verità suprema?

Anzitutto perché non è facile questo cammino. Occorre anzitutto pensare in profondità, tirandosi un po’ fuori dai fatti, preoccupazioni, questioni e problemi spiccioli e quotidiani; non per sfuggirli, ma per capirli e viverli bene, senza confusione o rimanendone soffocati, poiché il loro respiro, cioè il modo giusto di viverli, dipende anzitutto dall’essere collocati all’interno di questo quadro generale e dipendono ultimamente dalle risposte che troviamo a quelle domande di fondo. 
La difficoltà è data, oltre che dalla fatica della ricerca (è spesso più facile vivere senza pensarci, anche se in fondo non è possibile), anche e soprattutto dal fatto che questa ricerca e scoperta potrebbe cambiare molto il nostro modo di vivere; e ciò è bello ma può risultare – specie all’inizio – assai scomodo e difficile, anche se poi è davvero liberante!

Per questo il testimone (in greco: martire) della verità è la persona che più edifica non solo se stesso ma anche la società; può però anche essere emarginato o escluso dalla essa, dalla mentalità dominante, addirittura anche dai vecchi amici, e perfino ucciso, perché la verità libera, edifica, ma risulta scomoda per chi vuole stare nell’errore (cfr. ad es. Sap 2 e Gv 1,5).

Solo la verità ci edifica, ma non è facile e può essere scomoda; per questo sentiamo talora in noi anche una resistenza, che in certi momenti può diventare anche molto forte, e facciamo fatica; occorre uno sforzo (ed anche la “grazia” di Dio), ma è necessario ed è l’unica cosa per cui vale realmente la pena di vivere.

La “Rivelazione” (Bibbia) ci fa conoscere fin dall’inizio (Gen 3) che questa resistenza, questa fatica, è dovuta anche alla ferita del “peccato originale”, di quell’originaria “pretesa” di autonomia da Dio e quindi di essere noi Dio, che sta all’inizio dell’umanità e che ha deturpato la stessa natura umana (per cui ancor oggi la natura umana porta in sé questa deformazione, questa ferita). La Rivelazione biblica ci fa inoltre sapere che esiste pure il diavolo (i diavoli sono esseri angelici, decaduti essi stessi prima di noi, avendo voluto mettersi al posto di Dio e contro Dio), che ha fatto e fa di tutto per portarci nella sua stessa ribellione e dannazione eterna.
Pur essendo fatti per Dio (Verità, Amore, Vita, Bellezza infiniti), in noi agisce dunque pure una misteriosa tendenza, una “tentazione”, potremmo dire persino quasi una “tentazione del nulla” (del falso, dell’odio, della morte, del brutto). Tale tentazione si fa ancora più forte se ci lasciamo andare su questa strada con le nostre scelte personali, cioè con i nostri “peccati”.
La cultura dominante (sostanzialmente “nichilistica”), abbandonato l’essere (metafisica) e l’Essere stesso (Dio), è ormai infatti sostanzialmente attirata dal Nulla.

Se non ci poniamo questa questione (della verità, specie della verità di noi stessi), veniamo quasi travolti dal tempo e dalle cose e la vita rischia fortemente di cadere in un non-senso che porta prima o poi alla delusione, al cinismo e perfino alla disperazione.
La Verità, scoperta e vissuta, edifica; mentre la menzogna prima o poi distrugge. Già il tempo lo evidenzia; e l’eternità (dannata o beata) lo porta poi alle estreme conseguenze!
La falsità (non-verità) è solo illusione, che il tempo prima o poi demolirà, cioè manifesterà sempre più per ciò che è.
Come un “idolo” (v. Salmo 115) , che abbiamo messo al posto di Dio, lasciandoci però alla fine vuoti e delusi.