Nella difficoltà della scelta e nella confusione che avvertiamo è giusto farsi allora una religione a modo proprio? (Questione 3.5)

Un aiuto per capire la fede: le religioni

Questione 3.5


Nella difficoltà della scelta e nella confusione che spesso avvertiamo, specialmente oggi, è giusto, come fanno molti, farsi allora una religione “a modo proprio”?

Come è errato e molto sciocco pretendere di farsi una verità a piacimento (cfr. 1.3), è ancor più errato e pericoloso – visto che qua è in gioco il nostro stesso destino eterno! – scegliersi o farsi una religione “a modo proprio” (secondo me, se mi piace e fin dove o quando mi piace – atteggiamento assai diffuso oggi), magari in modo che soddisfi a qualche bisogno (ad esempio quando sono in crisi o in un momento di pericolo), ma che mi lasci fondamentalmente comodo nella mia pigrizia e nelle mie voglie (senza obblighi morali, specie se non corrispondono a ciò che mi va di fare), se non addirittura nel mio male. Avevamo osservato che la verità è quella che è, superiore a noi e dalla quale tutti dipendiamo, e che solo “la verità ci fa davvero liberi” (Gv 8,32), ci realizza e ci salva. 
Proprio nella scoperta di Dio e dell’autentica religione occorre quindi impiegare ogni sforzo per cercare in proposito la verità, e non una verità parziale o comoda, ma la pienezza della verità. Occorre quindi mettere ogni impegno della propria persona (intelligenza e volontà) nella scoperta di quella religione che raggiunge un livello di verità più elevato.
Teniamo poi presente che, se Dio ci ha dato doni in più – sia nella storia dell’umanità (non si è limitato a parlare attraverso la natura o la coscienza, ma si è rivelato e addirittura incarnato) che in quella personale (se abbiamo ad esempio avuto un’educazione cristiana o comunque abbiamo avuto la possibilità di conoscere e approfondire la fede cristiana) – abbiamo anche più responsabilità di vivere ciò che abbiamo scoperto.