Cè il rischio di diventare bigotti? E' proprio la novità assoluta del cristianesimo ad impedire di cadere in questo pericolo (Questione 6.12)

Un aiuto per capire la fede: la vita cristiana

Questione 6.12


Non c’è il rischio di diventare bigotti, esagerati, fondamentalisti?

Di fronte al relativismo dominante (esistono solo opinioni, sempre provvisorie e mutevoli) ed alla superficialità con cui in genere oggi si vive (una vita riempita di cosa da fare e da avere, senza pensieri profondi e scelte pensate e durature), ogni decisione per la verità può sembrare certo un’esagerazione. Oggi perfino ciò che sino a pochi decenni fa quasi tutti facevano (ad esempio la Messa alla domenica, ma anche la famiglia che durava fino alla morte) è diventato eccezionale, avvertito perfino come stranezza; e ciò che tutti consideravano un grave peccato (ad esempio l’abbandono del proprio coniuge) oggi si accoglie come un fatto quasi normale, dicendo semplicemente che “i tempi sono cambiati”, che oggi “fan tutti così”, che ci si può “rifare una vita”. Perfino gravissimi crimini (come l’aborto) non solo si considerano leciti ma perfino un “diritto” della donna. Non è difficile immaginare che allora anche ciò che rimane di qualche norma morale, potrà ben presto crollare ed essere considerata un retaggio di un passato oscurantista. Nietzsche aveva ben profetizzato che senza Dio saremmo andati “al di là del bene e del male”, cioè si sarebbero svuotate di significato le stesse parole bene e male (che infatti non avrebbero un fondamento se tutto fosse casuale e in divenire).

E’ per questo ormai chiaro che il termine di confronto non può essere quello che normalmente si vive, che intanto è su uno scivolo dove ciò che è normale oggi sarà considerato anomalo domani e viceversa, ma con la verità di noi stessi, che la ragione può già in parte scoprire e che Dio ci rivela pienamente in Cristo.

Certo, in questo panorama culturale prima ancora che morale e sociale, chi prede sul serio Gesù e il Vangelo viene ovviamente considerato strano, in “crisi mistica”, bigotto, se non addirittura fanatico.

Un clima di generale confusione e smarrimento come l’attuale potrebbe certo anche generare l’opposto, in fughe dalla realtà, nel fanatismo, anche religioso (come avviene nelle sette, che infatti proliferano molto in un Occidente senza più identità e sempre più nel vuoto totale di significato).

Invece è proprio la novità assoluta del cristianesimo, se vissuto integralmente come deve essere, ad impedire di cadere in questo pericolo: infatti se Gesù fosse solo un predicatore religioso o morale, sarebbe nella migliore delle ipotesi ancora solo un maestro, da seguire a piacimento, in fondo sarebbe ancora un particolare della vita; e se pretendesse di essere tutto allora sarebbe l’ennesimo idolo, che poi ci soffoca e delude. Ma poiché invece è proprio Dio-fatto-uomo, la scoperta e la sequela di Lui è il vero tesoro della vita (cfr. Mt 13,44-46; Lc 12,33-34), ciò che più conta, Colui che è davvero l’autentico assoluto (cfr. Mt 10,37; 19,29), Colui che sa davvero quale è il mio autentico bene. Per questo, più lo seguo e più mi realizzo, meno lo seguo e più mi perdo (cfr. Mt 10,39; 16,25-26).

Inoltre, proprio perché Gesù conosce più di ogni altro il cuore dell’uomo, la sua Parola illumina ogni cosa, ma tutto è ordinato e armonico, secondo una giusta gerarchia di valori, senza schegge della vita che sfuggano impazzite, come invece avviene quando non c’è Lui, con la tentazione allora di farsi sempre nuovi “idoli”. Proprio il fatto che Gesù, come Dio, dia senso vero a tutto, ci salva da ogni pericolo di fanatismo e di idolatria.

Certo, occorre vigilare di essere nell’autentica fede cristiana e non in una sua deformazione, che nella propria famiglia o comunità ci sia una vera educazione cristiana e non l’assolutizzazione di qualche suo particolare (come ad esempio chi riduce il cristianesimo a filantropia o volontariato sociale o all’opposto chi lo riduce ad uno spiritualismo disincarnato).

Se invece c’è davvero Gesù, se si segue la <via della vita> che Lui ci indica e che il Magistero della Chiesa Cattolica insegna, allora non devo temere: solo Lui è la Via la Verità e la Vita (Gv 14,6).  

E’ il mondo che sta diventando vuoto e vive senza senso, non io che sto diventando matto… è il mondo (magari gli amici di prima) che sono “in crisi” perenne, non io, che mi sto finalmente svegliando, che sto finalmente aprendo gli occhi sulla vita vera ed eterna, che sperimento la pace vera del cuore, che sono in compagnia e seguo l’Unico che non delude. Anche se molti possono abbandonarlo e considerano un’esagerazione le Sue parole, rispondiamo con Pietro: “Signore, da chi andremo, tu hai parole di vita eterna!” (Gv 6,68).