Un aiuto per capire la fede: la Chiesa Cattolica
Questione 5.3
La Chiesa può sbagliare ad insegnare la volontà di Dio, la Verità che ci salva?
Di fatto Gesù affida le Sue parole (Verità che salva) non ad un libro, ma alla comunità di coloro che credono in Lui (Chiesa); e questo proprio perché non si tratta di una teoria, ma di una parola viva (Gesù è la Parola di Dio, il Verbo fatto carne e vivente in eterno) [cfr. Mt 28,19-20; Lc 10,16; Gv 20,21]).
Come abbiamo visto (cfr. Questione 4.3), i Vangeli scritti vengono dopo e tra i molti vangeli scritti la Chiesa stessa ne riconosce solo quattro (Mt, Mc, Lc e Gv) come autentici (canonici) ed “ispirati” da Dio.
Anzi, affinché fosse garantito ad ogni uomo di conoscere l’autentica Sua parola, e quindi la possibilità di salvezza, ed anche la sua autentica interpretazione, pone nella comunità una garanzia oggettiva del giusto insegnamento per ciò che concerne ciò che si deve credere e fare per essere salvi: è il Magistero. Questa garanzia è data dall’insegnamento di Pietro, che Gesù mette a capo della Chiesa, e degli Apostoli uniti con Lui.
Cfr. Mt 16,13-19. Anche S. Paolo si confronta con S. Pietro, come garanzia di annuncio dell’autentica dottrina, pur aiutandolo a discernerla (cfr. Gal 2).
Poiché Gesù vuole evidentemente salvi non solo gli uomini di quel tempo ma tutti gli uomini di tutti i tempi, questa garanzia permane nella storia nel successore di Pietro (Papa) e degli Apostoli (Vescovi) uniti con lui.
Pietro è stato il primo Vescovo di Roma e quindi il vescovo di Roma, successore di Pietro (il Papa), rimane sempre la guida di tutta la Chiesa.
La “successione apostolica” è la documentabile successione di tutti i Vescovi (dagli Apostoli agli attuali), uniti al Vescovo di Roma (da Pietro all’attuale Papa). I Presbiteri (cioè i preti, i sacerdoti) e i Diaconi esercitano il loro ministero in modo subordinato ai Vescovi. Questa trasmissione di poteri spirituali è operata nel sacramento dell’Ordine (secondo i tre gradi: episcopato, presbiterato, diaconato), mediante l’imposizione delle mani.
Gesù non ha garantito a Pietro ed ai suoi successori l’impeccabilità, quindi la loro santità, ma l’infallibilità nell’insegnare ciò che è necessario credere e fare per essere salvi, cioè l’autentica dottrina. Essa può essere sempre meglio compresa (ad esempio con l’aiuto della vita dei santi e con gli studi dei teologi, dei biblisti), ma non può mai essere deformata o cambiata, perché è di origine divina (Cfr. At 20,25-32; Ef 4,14; 1Cor 15,1-3; 1Tm 1,3-6; 1Tm 4,1.6; 1Tm 6,3-4; 2Tm 1,6-14; 2Tm 3,14-4,5; Tt 1,7-14;2,1.7; Eb 13,7-9; 2Pt 1,3-21; 2Gv 9).
In Cristo c’è la pienezza della verità; e lo Spirito Santo conduce la Chiesa a comprenderla sempre meglio (Cfr. Gv 16,12-14).
In questo senso si deve anche capire che non tutto l’insegnamento di Cristo è nel Vangelo scritto e che gli Apostoli, dopo la resurrezione di Gesù e aver ricevuto lo Spirito Santo, capiscono sempre più quello che Gesù vuole (come si vede anche in Atti degli Apostoli, che è il Vangelo dello Spirito Santo).
Per questo motivo, la Parola di Dio non è semplicemente la Sacra Scrittura, che pur ne è l’espressione suprema, ma anche la Tradizione [ciò che la Chiesa ha creduto e insegnato lungo la storia, con un particolare riguardo agli autori sacri dei primi secoli – detti Padri della Chiesa (Patristica) – come pure all’esperienza della fede dei santi] ed il Magistero. La stessa Liturgia, preghiera ufficiale della Chiesa (la celebrazione dei sacramenti – primariamente l’Eucarestia – e la “Liturgia delle ore”), che non è solo opera umana ma opera stessa di Dio (“opus Dei”), costituisce un modo con cui Dio ci parla.
In questo senso diciamo che la Chiesa è maestra: perché insegna autenticamente ciò che Dio rivela agli uomini affinché siano salvi. Un dono speciale dello Spirito Santo garantisce questa “infallibilità” al Magistero della Chiesa.