Un aiuto per capire la fede: Gesù Cristo

Questione 4.5


Domanda:

Che motivi abbiamo per credere agli Apostoli quando ci dicono di avere visto Gesù risorto?

Risposta:

Dunque, essendo la risurrezione l’avvenimento decisivo per capire che Gesù è Dio (e così, credendo in Lui, siamo salvi!), prima ancora di vedere quali Sue parole e quali fatti da Lui compiuti ci indicano la Sua natura divina, oltre la straordinarietà anche della sua figura umana, che sempre ha affascinato l’uomo di ogni tempo, dobbiamo soprattutto chiederci se abbiamo ragionevoli motivi per credere a questo annuncio fatto dagli Apostoli (e dalla Chiesa di ogni tempo).

Credere, cristianamente parlando, non significa infatti credere genericamente che Dio esiste, ma credere che Gesù sia l’unico vero Dio, Dio fatto uomo, l’assoluta Verità, il Sommo Bene, l’unica salvezza per l’uomo di ogni tempo, che gli deve allora obbedienza (“Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna”, Gv 3,16; “Per mezzo di Gesù Cristo abbiamo ricevuto la grazia dell’apostolato per ottenere l’obbedienza alla fede da parte di tutte le genti”, Rm 1,5).

Tutta la fede cristiana si fonda sulla risurrezione di Cristo. Se Gesù fosse infatti solo morto – tanto più che morì condannato alla Croce! – nonostante le sue parole e i suoi miracoli, sarebbe “solo” un grande uomo; anzi, in realtà sarebbe il più grande menzognero e ingannatore, perché parlò inequivocabilmente della sua divinità ed annunciò più volte la sua risurrezione.

“Se non esiste risurrezione dei morti, neanche Cristo è risuscitato. Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede […] e voi siete ancora nei vostri peccati […] Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini” (1Cor 15, 1-22).

Ecco perché al momento della Sua morte in Croce gli Apostoli e i discepoli persero comprensibilmente ogni speranza in Lui e quindi piombarono non solo nella paura ma soprattutto nella delusione (“Speravamo fosse lui…”, Lc 24,21). 
A differenza di tutte le filosofie e religioni, il cristianesimo non è infatti una dottrina che possa stare in piedi anche dopo la morte del suo fondatore, perché la fede cristiana verte tutta sul riconoscimento della divinità di Gesù (il Cristo). Se Gesù fosse solo morto, il cristianesimo non sarebbe mai nato, perché non avrebbe avuto alcuna ragione di nascere.
E’ molto importante considerare questa “delusione” degli Apostoli al momento della morte di Gesù (il venerdì santo), perché così si può capire meglio come la notizia della Sua risurrezione non possa essere stata inventata.

La vittoria definitiva sulla morte da parte di Gesù e la trasformazione eterna del suo stesso corpo è infatti una notizia che per sé sembra incredibile, come dimostra l’atteggiamento degli uditori di S. Paolo all’Areopago di Atene (At 17,32).

Infatti, oltre al fatto che una notizia così non è facilmente inventabile e tanto meno facile ad essere annunciata e creduta, non essendo risorto nessun altro uomo nella storia, dobbiamo cogliere come, essendo posta ogni loro speranza sulla persona stessa di Gesù, prima ancora che sulla Sua parola, la Sua morte in Croce poteva ragionevolmente lasciare gli Apostoli nell’impressione di essere stati ingannati da Lui, per il quale avevano lasciato anche tutti i loro beni, compresi lavoro e famiglia.

Dobbiamo anche sapere che il popolo ebraico, pur essendo da secoli in attesa del Messia, si trovava in quel periodo di fronte a numerosi presunti Messia, che riuscivano provvisoriamente ad attirare anche considerevoli folle, ma che presto ricadevano nel nulla (cfr. At 5,34-39).

Nell’arco di sole 48 ore (dal giorno prima a quello dopo quel particolare sabato) e più ancora dopo 50 giorni (Pentecoste), a motivo della particolare effusione dello Spirito Santo, noi troviamo invece gli Apostoli totalmente trasformati, con un’esplosione di gioia, di sapienza (ricordiamo come la maggior parte degli Apostoli erano umili pescatori, cominciando da Pietro, che invece subito dopo predicherà in piazza e sarà a capo della Chiesa, secondo le parole stesse di Gesù) e di forza, che li rende capaci di annunciare a tutto il mondo allora conosciuto la notizia che Gesù è risorto, che è vivo, che è Dio e che è l’unico salvatore dell’uomo. Annunciano con coraggio e fermezza (“parresia”), anche a costo della vita, che è necessario per chiunque credere in Lui, convertirsi, farsi battezzare, amarlo, obbedirgli; solo così si può vivere la vita vera, sfuggire alla dannazione eterna ed entrare nella vita stessa di Dio per sempre (cfr. At 2,1-41; 3,11-26; 4,8-21). Nessuno riuscirà più a fermarli né a farli tacere: né prigioni, né torture, né l’esilio. Anzi, tutti gli Apostoli (tranne Giovanni) moriranno “martiri”, cioè preferiranno farsi uccidere piuttosto che tacere o rinnegare quel fatto.
Se avessero inventato il fatto, oltre – come abbiamo visto – a non essere ragionevole inventarlo, in cuor loro avrebbero saputo allora che non era vero, che Gesù era solo morto, che era tutto falso quello che aveva detto. Ora, se non erano stati in grado (ad esempio durante la Passione) di dare la vita per Lui mentre era ancora in vita e potevano ancora sperare che facesse qualcosa per vincere, come avrebbero potuto dare la vita per Lui se fosse solo morto e quindi smentendo categoricamente chi era?  Come avrebbero potuto essere così trasformati in poche ore? Come avrebbero poi speso tutta la vita e versato anche il loro sangue pur di non desistere dall’annunciare quella che sarebbe stata una menzogna? Chi mente sa di mentire e lo fa certamente per un interesse, non certo per rimetterci la vita. Ci può essere qualche uomo (e nella storia ce ne sono stati molti) che dia la vita per un ideale, credendolo vero, anche se poi effettivamente non lo fosse; ma è assolutamente irragionevole pensare che un uomo dia la vita per un fatto falso sapendo che è falso, come appunto nel caso di chi l’ha lui stesso inventato.

Dunque è ragionevole ammettere almeno che gli Apostoli non mentono dicendo che hanno visto il Risorto.

Un’altra possibile obiezione, una volta scartata l’ipotesi della menzogna costruita appositamente, potrebbe essere quella che siano convinti di quello che dicono, ma che si siano sbagliati, che abbiano avuto delle allucinazioni, che cioè abbiano creduto di vedere ciò che invece non esisteva. Ora, oltre alla non spiegabile allucinazione collettiva (avvenuta più volte e pure a gruppi diversi di persone in diversi luoghi – cfr. 1Cor 15,1-8), visto non solo la normalità e persino concretezza di quelle persone prima e dopo quell’evento, sarebbe davvero arduo giustificare l’enorme e rapida diffusione del cristianesimo, tanto da incidere appunto su tutta quanta la nostra civiltà, anche a distanza di due millenni, a partire da una singolare espressione di un’ipotetica ed irrazionale patologia mentale. E’ molto più ragionevole credere che si sia effettivamente realizzato quello che loro dicono e testimoniano sia col repentino cambiamento sia con l’offerta di tutta la loro vita. Anzi, a distanza di duemila anni, sarebbe ancor più irragionevole credere che questo fatto – che ha trasformato nella storia la vita di miliardi di uomini e donne, ha convertito radicalmente milioni di giovani e ne ha fatto dei santi, e che ha ancor oggi più di due miliardi di seguaci – possa essere frutto di una menzogna, di una patologia mentale, di una macchinazione umana. 
E’ assai più ragionevole credere agli Apostoli, credere che Gesù sia Risorto, sia vivo, sia Dio, e continui Egli stesso, nonostante i nostri limiti umani, ad operare specialmente attraverso la Sua Chiesa, mediante la presenza vivificante dello Spirito Santo che ci ha donato e ci dona (cfr. Mt 16,18; 18,20).