Un aiuto per capire la fede: Gesù Cristo

Questione 4.11


Domanda:

Essendo Gesù Cristo la pienezza della rivelazione, cosa sappiamo di più di Dio, rispetto a ciò che l’intelligenza umana o anche le altre religioni avevano scoperto di Dio?

Risposta:

Gesù è “la via, la verità, la vita” (Gv 14,6), in quanto Dio stesso fatto uomo, presente in mezzo a noi. Questo indica che in Lui c’è la pienezza della verità, su Dio e sull’uomo, la massima ed insuperabile rivelazione di Dio all’uomo. Niente di più grande, profondo e vero c’era mai stato e ci sarà nella storia dell’umanità intera. 

Ciò che la ragione e la sensibilità umana avevano già scoperto o ancora scopriranno, così come tutte le espressioni culturali e religiose del mondo, trovano qui la loro pienezza e in un certo senso il loro superamento. Questo non significa che non esistano in esse verità parziali e quindi utili e belle per la vita dell’uomo e dei popoli; ma che in Cristo esse sono purificate da eventuali errori, innalzate ad un orizzonte più elevato, portate a compimento. La stessa Rivelazione soprannaturale di Dio al popolo ebraico, fatta in vista di Cristo (che in tale popolo nasce), trova qui il suo compimento definitivo (Mt 5,17). 

In Cristo, Verità suprema, ogni più profonda domanda dell’animo umano non solo trova risposta esauriente, ma viene addirittura superata, così come ogni più alta scoperta dell’intelligenza.

La ragione umana, se ben usata, non viene mai contraddetta dalla Rivelazione ed è anzi aiutata ad innalzarsi alle più alte vette della verità. La Rivelazione supera però ogni nostra possibilità di comprensione (nel senso letterale di com-prendere, cioè di poterla abbracciare totalmente). Per questo il nostro “credere”, cioè l’assenso della fede alle verità rivelate, pur essendo ragionevole, avendo cioè motivi anche razionali per essere dato, è anche un atto della volontà, come un abbandono fiducioso e intelligente a ciò che Dio rivela ed un’obbedienza a ciò che Lui mi chiede, certi che Lui non si sbaglia e che conosce e desidera il mio bene più di quanto io possa e sappia fare; ed è una Grazia, cioè un dono che Dio fa a tutti coloro che la desiderano e l’accolgono.

A riguardo di ciò che Cristo rivela di Dio stesso, possiamo infatti osservare come si superino non solo quelle concezioni della divinità presenti nelle diverse espressioni religiose dell’umanità, ma le vette della stessa filosofia.
Già nell’A.T. l’idea di Dio veniva purificata da ogni antropomorfismo, da ogni limite umano e temporale, e si era progressivamente innalzata, dentro un monoteismo assoluto, verso una concezione analogicamente “paterna e materna”, in cui già si mostrava la sua essenza di misericordia e di amore. 
In Cristo, Dio si rivela – per quel che l’uomo può essere in grado di capire – nella Sua stessa realtà interna, che è una perfetta comunione d’amore di Tre Persone: la SS.ma Trinità.
Gesù rivela infatti di se stesso che, come Dio, esiste da sempre (cfr. Gv 8,58); ma che da sempre è “generato” da Colui, Dio, che chiama Suo Padre in un modo unico e irripetibile.

Il termine “generare” (cfr. il Credo, o Simbolo niceno-costantinopolitano) è qui usato in modo unico, in quanto non sta ad indicare un essere creato (“generato, non creato”) dal Padre od una Sua inferiorità rispetto a Lui, ma significa un “procedere”, cioè un essere in quanto “essere da…”, come se scaturisse da sempre dal Padre pur essendo “della stessa sostanza del Padre”, cioè Dio come Lui (cfr. Gv 10,30).

“Padre-Figlio” sono ovviamente termini umani per sé inadatti ad esprimere ciò che Dio è, ma vengono usati in quanto offrono una certa qual analogia. La “paternità” di Dio può essere intesa in senso generico (tutto è creato da Dio, specialmente l’uomo, che è l’unico essere che Dio vuole per se stesso, fatto “a Sua immagine e somiglianza”), in senso specifico (tutti i battezzati sono “figli” di Dio in quanto sono inseriti in Cristo-Figlio) ed in senso unico e irripetibile (che sta ad indicare la relazione unica che sussiste tra Gesù ed il Padre, in quanto Lui è Figlio per essenza, mentre noi per partecipazione – abbiamo infatti notato come Gesù non dica mai “Padre nostro”, ma distingua sempre il Padre “suo” e il Padre “nostro”; cfr. Gv 20,17).

Questa comunione infinitamente profonda che lega il Padre al Figlio costituisce un “noi”, che a sua volta è un “Lui”, lo Spirito Santo, anch’Egli Dio, pur “procedendo” da sempre nel Suo Essere dal Padre e dal Figlio. Questo è l’unico e vero Dio, manifestatoci in Cristo: un Dio unico, in tre Persone.

Anche il termine “persona” ha un significato particolare. Anzi è un termine che è entrato nel linguaggio italiano proprio a partire dalle discussioni teologiche riguardo a Cristo ed alla SS.ma Trinità. Esso indica sia l’unicità di un essere vivente trascendente (nell’uomo: aperto alla trascendenza) che la relazione, cioè il suo essere in quanto in relazione.

Nella storia (della salvezza), pur potendosi dire di ciascuna delle persone della SS.ma Trinità quello che si dice delle altre due (“circuminsessione”), noi sappiamo che è la seconda persona, cioè il Figlio (Logos-Verbo) che si fa uomo, assumendo la natura umana, ed è lo Spirito Santo Colui che Gesù invia nel mondo (a prezzo della Sua morte-risurrezione-ascensione) e che dona in pienezza alla Sua Chiesa, attuando nella storia e nelle singole persone la salvezza operata una volta per tutte da Cristo nel mistero pasquale.
Tutto è stato creato dal Padre, per il Figlio e nello Spirito Santo; e tutto è chiamato a ritornare al Padre, per il Figlio e nello Spirito Santo.
La SS.ma Trinità non è solo la stupefacente ed inesauribile realtà divina che dobbiamo conoscere e adorare, ma è quella suprema realtà di comunione (infinito Essere-Verità-Amore) in cui noi stessi, per pura “grazia”, siamo chiamati ad entrare (paradiso); ed in vista di questo siamo stati creati.

Questa chiamata soprannaturale dell’uomo, di ogni uomo, a partecipare alla vita stessa di Dio, comunicataci in Cristo e per opera dello Spirito, si attua in noi in via ordinaria (non-facoltativa) mediante e nella Chiesa, specialmente attraverso i sacramenti, ricevuti con fede e capaci di trasformare la vita.