Un aiuto per capire la fede: Dio
Questione 2.8
Allora non c’è opposizione tra ragione e fede, tra scienza e fede?
Che ci sia contrasto tra scienza e fede, ad esempio tra scienza e affermazione dell’esistenza di Dio, è fondamentalmente un “pregiudizio”, esploso particolarmente nello scientismo-positivismo del sec. XIX, ma divulgato ampiamente ancor oggi. Basterebbe pensare all’immenso numero di scienziati cristiani o comunque religiosi, sia nella storia che nel presente.
Tra i grandi scienziati cristiani ricordiamo, oltre a S. Alberto Magno (del XIII secolo e patrono degli scienziati), Nicolò Copernico (fu canonico, forse sacerdote), Giovanni Keplero, lo stesso Galileo Galilei (padre della scienza moderna), Blaise Pascal, Nicolò Stenone (vescovo, è considerato uno dei maggiori scienziati naturalisti del sec. XVII), Isaac Newton, Leonardo Eulero, Luigi Galvani (devoto terziario francescano), Lazzaro Spallanzani (celebre biologo, monaco abate), Alessandro Volta (cattolico da S. Messa e Rosario quotidiani), André-Marie Ampère (fervente cattolico praticante, scrive addirittura “Prove della divinità del cristianesimo”), Jean Baptiste de Lamarck, Galileo Ferraris, Léon Foucault (convertitosi al cattolicesimo), Michael Faraday (predicava addirittura il Vangelo per strada), James Clerk Maxwell, Francesco Faà di Bruno (proclamato beato), Louis Pasteur (sua la celebre frase “Un po’ di scienza allontana da Dio, ma molta scienza riconduce a Lui”), J. G. Mendel (monaco agostiniano), Ludwig Planck, Georges Lemaitre (sacerdote cattolico), Guglielmo Marconi, Giuseppe Mercalli (il famoso geologo e sismologo, era sacerdote cattolico), Enrico Medi (astronomo contemporaneo, di cui è aperta la causa di beatificazione). Lo stesso Albert Einstein, che pur non visse alcuna specifica appartenenza religiosa, non era certamente su posizioni atee, anzi affermava “Dio non gioca a dadi”, intendendo così escludere il caso, e riconosceva che “la cosa più bella che noi possiamo provare è il senso del mistero” e “nelle leggi dell’Universo si manifesta uno Spirito infinitamente superiore allo spirito umano”, chiedendosi perché la nostra mente è fatta in modo da poter penetrare le leggi che reggono il cosmo. Tra gli scienziati cristiani contemporanei possiamo ricordare ad esempio Giuseppe Sermonti (uno dei più grandi genetisti), Trinh Xuan Thuan (astrofisico), Vittorio Marcozzi (uno dei più grandi biologi), Antonino Zichichi (fisico, scopritore dell’antimateria), René Girard (straordinario biologo e antropologo), Nicola Cabibbo (fisico delle particelle), Anthony Flew (era un noto ateo, ma proprio a partire dalla sua ricerca sul genoma umano giunse a capire che Dio c’è, pur non appartenendo ufficialmente ad alcuna religione), Luciano Maiani (cattolico, già direttore generale del CERN di Ginevra, uno degli ideatori del LHC, il più grande acceleratore di particelle al mondo; in proposito si pensi che attualmente lavora a tale LHC come ricercatrice anche la giovane suora domenicana norvegese Katarina Pajchel, già fisico affermato dell’Università di Oslo).
Noi qui non entriamo nel merito delle questioni particolari, ma sottolineiamo solo la questione di fondo del rapporto scienza-fede, analogo a quello tra scienza e filosofia, tra fisica e metafisica.
Anzitutto per la scienza – intesa in senso specifico, moderno, limitato, cioè come scienza “sperimentale” – non si pone il problema dell’esistenza o meno di Dio, in quanto non riguarda il suo campo di indagine, che è il mondo empirico, cioè dei fenomeni naturali e delle leggi che li regolano. Dio ovviamente non rientra in questo campo di indagine, perché sarebbe assurdo che Dio fosse nel mondo sperimentale (degli effetti e delle leggi), quando invece ne è la Causa prima.
Questo però non significa affatto che di Dio non ci sia una rigorosa dimostrazione razionale – come abbiamo visto brevemente sopra – perché il campo scientifico non esaurisce affatto il campo della razionalità e delle conoscenze sicure (come appunto pensava il positivismo ottocentesco). La scienza studia le cause prossime (le leggi) che determinano la regolarità dei fenomeni; ma la ragione deve andare oltre, proprio per spiegare in modo ancora più completo e profondo i fenomeni stessi studiati dalla scienza, cioè bisogna andare fino alle cause remote e risalire fino alla Causa prima che è Dio. Non c’è quindi scontro tra sapere scientifico e certezza razionale dell’esistenza di Dio, ma complementarità tra livelli diversi ma collegati di conoscenza. Certo, poiché come diceva già Platone, conoscere (scienza in senso lato) significa conoscere le cause, lo studio e la scoperta della Causa prima che è Dio (dunque la metafisica che culmina nella teologia filosofica) è più importante e fondamento di quello delle cause seconde, che infatti da Dio dipendono e non ci sarebbero se Lui non ci fosse.
Dove potrebbe allora nascere lo scontro? Lo scontro potrebbe nascere – e talora c’è stato, anche se in forme assai diverse da come è stato poi polemicamente divulgato (come nel “caso Galileo”, polemicamente ricostruito e deformato nei secoli successivi – v. nel sito tra i Dossier e in Fede e cultura), o quando la fede (e la filosofia) vuol dire di più di quel che deve dire (invadendo l’autonomo campo di ricerca scientifica, che è quello delle cause prossime, delle leggi), oppure quando la scienza vuol dire di più di quel che può dire (invadendo un campo di indagine razionale non suo: se ad esempio avendo scoperto le leggi pretendesse esaurire, nel presente o nel futuro, la spiegazione della realtà, e vanificare la filosofia o la fede) [su Darwin e l’evoluzionismo v. Dossier o in Fede e cultura].
Non c’è opposizione tra ragione e fede? Non c’è opposizione tra ragione e fede?