L'universo è frutto del caso? In tutte le cose dell'universo si rivela una logica che manifesta il riflesso di un Logos. (Questione 2.4)

Un aiuto per capire la fede: Dio

Questione 2.4


Il super-ordine dell’universo può essersi fatto da sé? Può essere frutto del caso?

Più la scienza studia l’universo (macrocosmo, microcosmo, esseri viventi, l’uomo, ogni cosa), più scopriamo quanto è complesso ma anche mirabilmente armonico, regolato da leggi che possiamo addirittura esprimere in termini matematici e che sono tra loro coordinate e interconnesse. Questo super-ordine può essersi fatto da sé? Può essere frutto del caso?

Già l’antichità classica aveva chiamato l’universo un cosmo e non un caos, proprio perché già ad una osservazione elementare ci si rivela come un tutto ordinato e non caotico. La nascita ed il progresso della scienza moderna sperimentale ce lo ha fatto e ce lo fa capire sempre di più: dietro anche al fenomeno apparentemente più semplice si cela una complessità ed un ordine sconvolgenti, un insieme di forze e di leggi così precise e rigorose da poter essere espresse addirittura in termini matematici.

Ancor più che ai tempi di Platone, che comprese come questo cosmo sia ordinato secondo “idee” (oggi diremmo “leggi”) e questo riveli un Logos un’intelligenza suprema, proprio a motivo di ciò che sempre più la scienza ci rivela dovrebbe essere abbastanza immediato cogliere dunque nell’ordine cosmico il riflesso di un pensiero, quindi di un’intelligenza.

Non posso pensare che un maglione sia causato da un gatto che gioca con un gomitolo di lana; non posso pensare che una scimmia, battendo ovviamente a caso sui tasti di una macchina da scrivere, possa essere la causa non solo di una riga con una scrittura sensata ma addirittura di un libro intero. Vediamo quindi che un effetto non richiede solo una forza adeguata perché avvenga, ma se è ordinato richiede una causa intelligente. Se ho lasciato la camera in ordine e poi la ritrovo in disordine ciò potrebbe al limite essere stato causato da un vento impetuoso (se ho lasciato la finestra aperta); ma se ho lasciato la camera in disordine e poi la ritrovo in ordine non posso più pensare che ciò sia causato da un vento impetuoso, perché tale vento potrebbe avere la forza di spostare gli oggetti ma non l’intelligenza per metterli in ordine logico. Un ordine richiede un pensiero, che persegue un fine logico, pensato.

In tutte le cose e nell’universo intero si rivela appunto una logica, che appunto la scienza quasi presuppone e cerca progressivamente di descrivere in termini matematici, cioè un insieme armonico di finalità convergenti, che manifesta appunto il riflesso di un Logos, potremmo dire di un “super-pensiero”. 

Oggi sempre più si rivela come impossibile che tale ordine, presente ad ogni livello e convergente in unità (appunto “uni-verso”), sia frutto del caso. Sempre più si rende evidente che chi si ostina a parlare di pura casualità in fondo decide di non spiegare davvero i fenomeni o addirittura di credere paradossalmente in un “Caso” intelligente e onnipotente, così da essere di fatto una fede cieca nel Dio-Caso.

Allo stesso modo, si ci limitassimo a dire che è la Natura stessa a fare intelligentemente tutto questo, quasi senza accorgercene torneremmo ad una arcaica fede “animistica”, dando cioè alla natura stessa o ai singoli fenomeni una caratteristica spirituale, cioè pensante. Ed è in fondo un vago ritorno alla fede nel Dio-Natura, Dio-Terra, che molti infatti chiamano ancor oggi Madre-Natura, Madre-Terra, Gaia; pensando in questo modo di essere moderni quando invece sarebbe un ricadere in una arcaica mentalità prescientifica e pre-filosofica, non razionale, non scientifica.

Infine, se ci limitassimo a dire che questo ordine, questo insieme di leggi che regola tutto l’universo, esiste perché l’universo è necessariamente strutturato così, quasi per una sorta di automatismo, di una necessità intrinseca, non ci accorgeremmo di fare delle affermazioni in fondo “tautologiche” – una tautologia è un’affermazione in cui nel predicato non si fa altro che ripetere ciò che si dice già nel soggetto – come cioè se dicessimo “è così perché è così”, in fondo non dando risposta e soluzione al problema. Se uno scienziato, di fronte ad un fenomeno, dicesse così (ad esempio: “le cose cadono perché cadono”, come potrebbe dire un’osservazione superficiale, una semplice abitudine), non scoprirebbe niente, nessuna legge o forza che sta come causa di quel fenomeno. 

Lo scienziato scopre le cause prossime (forze, leggi) dei fenomeni proprio perché non si limita a dire “è così perché è così”, ma cerca e può trovare le cause adeguate di tali fenomeni. Allo stesso modo la ragione umana, salendo ancora oltre, nel livello filosofico delle ricerca della Causa delle cause, non si limita a dire “le leggi ci sono perché ci sono”, ma capisce che proprio perché sono “leggi”, cioè rigorosamente logiche, non possono che essere frutto di un’Intelligenza creatrice.