[News del 3/8/2021]

Lo scatenamento del male nel XX secolo

Le forze ideologiche e sataniche del male, frutto della “modernità”, nel XX secolo hanno causato una strage di vite umane senza precedenti nella storia dell’uomo: basti pensare i 14 milioni di morti della I Guerra Mondiale, gli oltre 60 milioni di morti della II Guerra Mondiale, i circa 20 milioni di morti del nazismo e gli oltre 100 milioni di morti del comunismo!

Il comunismo

Sì, il comunismo, cioè l’eredità del pensiero ateo di Karl Marx e della Rivoluzione bolscevica guidata da Lenin, che attuò il socialismo/ comunismo in Russia e da lì si diffuse tragicamente nel mondo intero, ha causato nel XX secolo oltre 100 milioni di morti, feroci violenze contro intere popolazioni, con la soppressione dei più elementari diritti umani, e la più acuta persecuzione anticristiana della storia!

Un testo fondamentale, che è stato possibile pubblicare dopo il crollo del comunismo nell’Europa dell’Est, persino accedendo agli archivi segreti dell’URSS, curato in Francia da un gruppo di storici ex-comunisti, è: AA.VV. (Courtois, Werth, Panné, Paczkowski, Bartosek, Margolin), Le livre noir du communisme, Paris 1997 [tr. it., Il libro nero del comunismo (crimini, terrore, repressione), Oscar (Mondadori) 2000/2007].

Nell’Est-Europa

Abbiamo visto come la Commissione storica per la riabilitazione delle vittime del terrore, nominata nel 1999 dallo stesso Cremlino, abbia parlato di 43 milioni di morti causati dal comunismo nell’URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) tra il 1917 e il 1953.

Il comunismo, violentemente attuato e mantenuto nell’Est-Europa con un capillare sistema politico, economico, militare*, sociale, culturale e di informazione, per 70 anni ha spezzato radicalmente in due l’Europa (e in seguito il mondo intero: blocco comunista e blocco capitalista), che dopo il 2° conflitto mondiale aveva un confine che veniva significativamente chiamato “cortina di ferro” (e questa era l’impressione che provavano coloro che avevano la possibilità di valicarlo: innumerevoli controlli, visti, interminabili attese, denaro obbligatoriamente da cambiare, peraltro accettando solo $), che nel caso delle due Germanie e in particolare di Berlino era diventato un vero e proprio “muro” fisico invalicabile.

* Per mantenere ed accrescere continuamente il proprio arsenale bellico, così che fosse addirittura in grado di competere con quello americano (USA/NATO) e persino di minacciarlo, Mosca riservava nel proprio bilancio economico una porzione enorme e sproporzionata, rispetto alle ricchezze disponibili (a parte il benessere di cui potevano godere solo i leader del Partito comunista), alle spese militari, oltre che per mantenere il proprio apparato interno di polizia in grado di sottomettere e governare in modo così rigido un Paese sterminato, che si estende per ben 11 fusi orari e che va dal confine con la Polonia a quello col Giappone!

La concorrenza con gli USA si spostò persino nella “conquista dello spazio” (cfr. News del 16.04.2021: il russo Gagarin fu il primo uomo mandato in orbita, sia pur per soli 108’), anche qui con un enorme dispendio economico che serviva solo alla propaganda ideologica.

L’interminabile escalation degli armamenti, anche nucleari, per far fronte agli USA, oltre che per le contraddizioni interne di un’economia comunista così centralizzata e statalizzata da impedire ogni iniziativa privata e quindi anche ogni benefica concorrenza (un errore di analisi socio-economica già evidente nel Capitale di K. Marx), portò però l’URSS ad una povertà estrema e negli anni ’80 al collasso. Fu infatti sotto la presidenza Reagan (1981/1989) che gli USA alzarono ulteriormente il proprio potenziale bellico (portandolo addirittura a livello satellitare), così che l’URSS dovette cedere, per non arrivare al tracollo economico; fu con Michail Gorbaciov, ultimo Segretario generale del Partito Comunista e capo dell’URSS (1985/1991) che si aprì una nuova stagione che veniva in qualche modo a patti con l’Occidente e nello stesso tempo apriva a timide forme di libertà e democrazia (“perestrojka”, “glasnost”; anche sul piano della libertà religiosa si compirono passi significativi, a tal punto che il 1°.12.1989 lo stesso Gorbaciov venne in Vaticano ad incontrare Giovanni Paolo II !). Queste aperture furono però come un ulteriore cuneo che minò l’insieme compatto della stessa dottrina marxista-leninista; così che nel novembre 1989 portò in poche settimane al tracollo totale, pure interno e persino non violento, del comunismo nei Paesi satelliti del Patto di Varsavia e poco dopo nella stessa URSS, che si dissolse l’anno seguente (8.12.1990).

Invece, fino a poco prima, nello stesso Occidente era invalsa l’idea che tale sistema, nonostante le sue contraddizioni interne e l’estrema povertà a cui aveva ridotto le proprie popolazioni, sarebbe stato in grado di durare per decenni e forse persino per secoli. Per cui il mondo “libero” avrebbe dovuto comunque imparare a convivere con esso, a studiarlo, ad affrontarlo, a difendersi da esso e tentare persino un qualche tipo di collaborazione.

Questa convinzione albergava anche in Vaticano, per cui la diplomazia vaticana (Segreteria di Stato), specie sotto il pontificato di Paolo VI (ma già avviata con Giovanni XXIII) cercava in qualche modo, in genere abbastanza unilaterale e utopistico, di trovare qualche forma di contatto se non di collaborazione (fu chiamata Ostpolitik), con la convinzione appunto che il comunismo sarebbe durato a lungo e che in qualche modo si dovesse almeno limitarne i danni e impedirne la totale chiusura alla Chiesa e alla fede.
Uno dei principali artefici di questa posizione diplomatica vaticana fu mons. Agostino Casaroli, che Giovanni Paolo II creò cardinale e Segretario di Stato, anche se proprio il Papa venuto dal “oltre-cortina” (!) aveva la ferma convinzione interiore che nei disegni di Dio il comunismo sarebbe invece crollato su se stesso, non solo perché questo è il destino inesorabile della menzogna e del male, ma appunto perché in campo c’era un livello che coinvolgeva il “soprannaturale” e l’intervento stesso della Madonna (che infatti nel 1917, neppure 4 mesi prima della rivoluzione bolscevica, aveva parlato esplicitamente di Russia ad ignari pastorelli che neppure sapevano cosa fosse)! Il Papa polacco, che aveva cioè sperimentato nella sua stessa vita sia il totalitarismo nazista che quello comunista, seppe mantenere unite sia la fermezza nell’annunciare e promuovere la fede e i diritti fondamentali dell’uomo sia la pazienza nel vederne ottenere pian piano la loro vittoria (come è proprio della verità). E così infatti fu!

Si veda, a proposito di Ostpolitik, l’importante testo autobiografico dello stesso cardinal Casaroli, pubblicato dopo la sua morte, in riferimento proprio ai rapporti tra la diplomazia vaticana (Segreteria di Stato) e i Paesi del “blocco sovietico”, nel periodo 1963/1989, libro significativamente intitolato Il martirio della pazienza, (Einaudi, 2000).

In tali memorie risulta assai significativo ad esempio l’incontro tra lo stesso card. A. Casaroli e il card. József Mindszenty (l’incontro avvenne all’Ambasciata USA, dialogo effettuato in forma scritta, per evitare microfoni nascosti) (v. poi).
 

Nonostante che molte volte l’intervento di Dio per limitare e bloccare il male possa sembrare debole e persino lento, poi in realtà – come ricorda Giovanni Paolo II nel suo ultimo libro Memoria e identità (Rizzoli, 2005) – è sempre Cristo a vincere e quando dice “basta” anche il potere più forte, persino quello satanico, immediatamente crolla.

Il comunismo sovietico è infatti “miracolosamente” crollato su se stesso, come abbiamo già ricordato, a cominciare non a caso dalla cattolicissima Polonia e poi immediatamente in tutto l’Est-Europa, nel novembre 1989 (il crollo del “muro di Berlino”, il 9.11.1989, ne è solo un potente simbolo) e poi nella stessa URSS, non a caso l’8.12.1991 cioè per l’Immacolata (!), come la bandiera comunista con la “falce e martello” fu definitivamente ammainata dal Cremlino il 25.12.1991 (cioè a Natale, anche se tali date così significative sono secondo il calendario “gregoriano” e non quello “giuliano” che è invece in vigore in Russia)!

Una nota sull’attentato a Giovanni Paolo II

La nomina, il 16.10.1978, di una Papa polacco, cioè proveniente da “oltre cortina” e nella fattispecie da uno dei Paesi più cattolici ma costretto (già dagli accordi di Yalta, in cui i vincitori del II conflitto mondiale si spartirono l’Europa) ad essere sottomesso al dominio ideologico e politico dell’URSS, fu certamente un duro colpo al comunismo, di cui furono immediatamente consapevoli al Cremlino.
Il grido, tra il solenne e il severo, di Giovanni Paolo II nell’omelia di apertura del suo pontificato (22.10.1978) “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa ‘cosa è dentro l’uomo’. Solo lui lo sa!” (un’espressione ancor oggi ricordata, ma spesso ridotta ad un generico “non abbiate paura!”) era un chiaro invito a superare l’ateismo e la lotta a Cristo anche nei sistemi politici comunisti. Tale grido valicò certamente la ‘cortina di ferro’ e risuonò come un avvertimento, se non una soprannaturale minaccia, anche tra le mura del Cremlino.
Quando poi nel giugno successivo (1979) Giovanni Paolo II compì il suo primo viaggio in Polonia (cosa impedita dal governo a Paolo VI solo nel 1976), il mondo vide, nonostante i tentativi della televisione di stato di fare riprese dal basso, che ad incontrare il Papa e pregare o celebrare con lui c’erano milioni e milioni di persone, cosa impossibile per un Paese che doveva ufficialmente essere stato educato all’ateismo, mentre le parole del Pontefice (il poter parlare liberamente fu un’ulteriore condizione posta da Giovanni Paolo II alle autorità polacche comuniste per poter effettuare il suo viaggio) non nascondevano la verità, anche sulla vera identità cattolica della Polonia, allora i timori di Mosca si fecero ancora più concreti; non parliamo poi quando qualche mese dopo (1980) nacque in Polonia, sostenuto certo dal Vaticano, il primo sindacato libero in un Paese del blocco sovietico (Solidarność); allora a Mosca si comprese che la situazione non era più sopportabile.
Nonostante si cercasse dapprima in tutti i modi di denigrare la Chiesa, la figura del Pontefice e la sua azione, si comprese che si doveva analizzare addirittura l’ipotesi della sua eliminazione fisica.
Così oggi risulta anche da un documento del KGB inviato ai Servizi segreti dei Paesi del blocco sovietico.
Si giunse così all’attentato del 13.05.1981 (anniversario della prima apparizione della Madonna a Fatima! vedi), in cui, per attuarlo, fu coinvolto un noto killer internazionale turco, Mehmet Alì Agca, del gruppo dei “Lupi grigi” e già condannato molte volte per omicidio (come una figura così potesse essere liberamente in Vaticano all’Udienza del Papa e addirittura armato di pistola, risulta assai difficile credere che i Servizi segreti ne fossero all’oscuro!). Egli sparò al giovane Papa polacco (61 anni), a pochi metri di distanza, durante il giro che il Pontefice stava compiendo sulla jeep in piazza S. Pietro (allora senza particolari controlli di polizia) per salutare i fedeli riuniti per una normale Udienza generale del mercoledì (ma era l’anniversario di Fatima!). Il Papa, com’è noto, fu gravemente ferito ma in modo “miracoloso” la sua vita fu risparmiata. Non solo il Pontefice, noto per la sua devozione mariana fino al “totus tuus”, fu convinto dell’intervento salvifico della mano della Madonna, ma lo stesso dott. Francesco Crucitti, il chirurgo che operò quella notte il Papa al Policlinico Gemelli, affermò come fosse scientificamente impossibile che il micidiale proiettile (che il Papa portò a Fatima esattamente l’anno dopo ed è tuttora incastonato nella corona della statua della Madonna), pur attraversando l’addome da parta a parte, avesse potuto evitare organi vitali e sfiorare la stessa colonna vertebrale. Lo stesso abilissimo killer Agca continuò a chiedersi come fosse stato possibile non ucciderlo, visto anche la poca distanza da cui aveva sparato (foto). Lo chiese con insistenza allo stesso Pontefice, quando si recò a visitarlo nel carcere di Rebibbia il 27.12.1983 (vedi 12). Lo riporta anche il segretario del Pontefice mons. Stanislao Dziwisz, rimarcando peraltro come l’attentatore non chiese mai perdono, neppure all’interessato e in occasione di quell’incontro personale a Rebibbia, mentre il Papa glielo aveva prontamente e pubblicamente accordato già a poche ore dall’attentato, e continuò a non chiederlo neppure dopo aver ottenuto la ‘grazia’ dallo Stato italiano e venne estradato in Turchia.
Su chi fossero però i reali mandanti di tale attentato e del noto killer turco non si è mai davvero saputa l’intera verità, nonostante l’inchiesta e il lungo processo giudiziario attuato e concluso (si parlò di una fantomatica “pista bulgara”). Si vedano però in merito, dopo tanti anni, le parole del card. Stanislao Dziwisz (da sempre segretario personale di Karol Wojtyla) nel suo libro Una vita con Karol (L.E.Vaticana/Rizzoli 2007, pp. 117/123-127), in cui il presule nomina espressamente, tra i possibili mandanti dell’attentato al Papa, il KGB sovietico! Ma su questo si vedano pure le stesse parole di Giovanni Paolo II, nel suo ultimo libro Memoria e identità (Rizzoli 2005, pp. 194-195).

A proposito di comunismo e democrazia (v. III parte, ultimo capitolo)

Il celebre dissidente russo Aleksandr Solženicyn, esule negli USA e poi insignito nel 1970 del Premio Nobel per la letteratura, cita (cfr. Discorsi americani, 1975; ed. it. Mondadori, 1976) queste due massime di Marx-Engels: “la democrazia è peggiore della monarchia e dell’aristocrazia”; “la libertà politica è una falsa libertà, peggiore della peggiore schiavitù”.
Sempre Solženicyn ricorda ancora che, mentre negli ultimi 80 anni prima di Lenin nella Russia degli zar furono fucilate in media 17 persone all’anno, nei soli 2 anni dopo la rivoluzione bolscevica, cioè nel 1918-1919 (come si desume dalla pubblicazione del 1920 della stessa Ceka, la polizia politica comunista) le fucilazioni furono in media di 1.000 persone al mese; che passarono a 40.000 (sempre mensili) nel 1937-1938. In tutto sono stati poi 15 milioni solo i contadini condannati allo sterminio perché renitenti alla collettivizzazione socialista. Secondo ancora Solženicyn, la carestia artificiale creata da Stalin in Ucraina nel 1932-1933, che causò secondo i suoi dati 6 milionidi morti per fame, fu scientificamente pianificata per punire quel popolo troppo patriottico e soprattutto troppo cristiano.

Ci chiediamo se l’Europa occidentale, visto il suo silenzio, potesse essere davvero all’oscuro di dati politici e umani così catastrofici ed eclatanti, che avvenivano nella parte orientale dello stesso continente! Così come ci chiediamo se in Italia il PCI, che era sostenuto ideologicamente ed economicamente da Mosca, ignorasse tutto questo … Ovviamente ciò è insostenibile. Rimane però inconcepibile come chi ad esempio in quegli anni aveva in mano proprio la gestione dei rapporti del PCI con l’URSS riuscì poi a diventare un acclamato Presidente della Repubblica (questo ‘sassolino’ nella scarpa, per non dire macigno, se lo tolse B. Craxi [vedi] nel famoso processo contro di lui sul finanziamento illecito ai partiti, nella stagione di “Mani Pulite”, sotto le lenti anche mediatiche del PM Antonio Di Pietro, stagione politico-giudiziaria che riuscì peraltro, una volta crollato il comunismo europeo, a disintegrare in pochi mesi la DC, che invece doveva risultare, visto quanto la storia aveva finalmente evidenziato, la forza politica vincente)!

Ancora una nota sul comunismo in … Cina

Alcune notizie (controcorrente) sulla Cina sono spesso riportate tra le News del presente sito [se non altro per quanto emerge dall’autorevole Agenzia Asia News, del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere), che ha comunicazioni dagli stessi cristiani, missionari e giornalisti presenti sul posto e che è addirittura pubblicata anche in cinese, vedi). Così ci occupiamo spesso di come tale dittatura comunista possa impunemente calpestare i diritti più elementari di 1,4 miliardi di persone che costituiscono la popolazione cinese; come pure che la Chiesa Cattolica sia privata di ogni autonomia e libertà (nonostante i recenti accordi col Vaticano); e infine in riferimento alla terribili responsabilità di questo Paese e del suo governo in ordine alla pandemia virale che sta tenendo il mondo in un incubo che ne ha cambiato le sorti e condizionato il futuro.

Nella III parte del presente documento abbiamo già ricordato come sotto il regime comunista di Mao Zedong, che dopo la II Guerra Mondiale guidò il Partito Comunista e la Cina per oltre 30 anni (e che tanto entusiasmò gli studenti italiani degli anni ‘60/’70, strumentalizzati dall’ideologia comunista, che inneggiavano anche nelle assemblee, occupazioni e scioperi, al “Libretto Rosso” di Mao come al nuovo Vangelo per il futuro radioso dell’umanità), ci furono non meno di 35 milioni di vittime della persecuzione politica; ma c’è chi parla di cifre ancora più elevate e mostruose, fino ad arrivare a 70 milioni di vittime, cui vanno inoltre aggiunti 300 milioni di aborti forzati dal governo [nella sua folle politica, oggi abbandonata perché non più produttiva, dell’obbligo del “figlio unico”, che permetteva a qualsiasi coppia di sposi di avere soltanto 1 figlio (1 figlio = 1 tagliando; tagliando che, se non avessero voluto figli, poteva essere dato ad altre coppie) e di abortire obbligatoriamente qualsiasi altro figlio fosse venuto!].

Dovremmo pure ricordare che la Cina è il Paese con il maggior numero di esecuzioni capitali: ancora pochi anni fa i dati parlavano di 3.500 esecuzioni annue (con iniezione letale, che ha sostituito da poco il colpo alla nuca), di persone di qualsiasi età (persino bambini!) e per motivi anche non gravi (evasione delle tasse, guida in stato di ubriachezza, disturbo della quiete pubblica, vendita di pelli di panda).

Inoltre, l’elevatissimo numero di condanne “ai lavori forzati”, nelle carceri e nei campi di rieducazione politica, fa sì che la Cina (il cui fortissimo potere comunista da pochi anni ha sposato uno spietato capitalismo centralizzato) ottenga ampi guadagni avendo un fetta di mano d’opera praticamente gratuita e con orari lavorativi che raggiungono anche le 14 ore giornaliere (appunto da parte dei condannati); anche così la Cina ottiene di poter immettere sul mercato internazionale prodotti a basso costo e quindi concorrenziali (a parte i prodotti esteri contraffatti).

Quando nel maggio/giugno 1989 migliaia di giovani osarono protestare contro il governo in piazza Tienanmen a Pechino per chiedere un po’ di libertà e democrazia, il governo comunista, temendo potesse avvenire qualcosa di analogo a quello che stava per accadere nei paesi comunisti dell’est-Europa, il 4.06.1989 intervenne con la polizia armata di fucili, con l’esercito e con l’uso spietato dei carri armati, che arrivarono persino a schiacciare quei giovani che eroicamente non fossero disposti a sgombrare la piazza e terminare la manifestazione. I giovani massacrati furono almeno 3.000!

Divenne celebre il video che un giornalista estero riuscì a girare dalla camera del suo albergo e che mostra il coraggio di un giovane (la cui immagine ha fatto il giro del mondo, pur rimanendo anonimo) che da solo tentò ancora di fermare una colonna di carri armati in quella piazza! (cfr. News del 4.06.2020).

Gli studenti che non furono uccisi furono in gran parte arrestati e poi condannati ad anni di lavori forzati (con appunto 14 ore quotidiane di lavoro in condizioni disumane), con 2 anni di “rieducazione politica” (lavaggio del cervello).


La Cina, nonostante il gran parlare internazionale dell’emergenza climatica, è infine il Paese al mondo con il maggior tasso di inquinamento.

Si aggiunga ora (v. molte News in merito) tutto quanto concerne la pandemia da Covid-19, il virus che con tutta probabilità è stato prodotto artificialmente dai laboratori militari di Wuhan ed è da questi fuoriuscito (involontariamente o volontariamente?) per invadere e mettere in ginocchio il mondo intero (v. ad es. News del 16.08.2020).


E il mondo tace …

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IV parte (Appendice)

Il 
martirio dei cristiani
(sotto il comunismo)



Abbiamo già parlato (nella II parte) della lunga scia di martiri cristiani ad opera della Rivoluzione francese (v. il genocidio della Vandea); così come dell’enorme persecuzione e numero di martiri cattolici ad opera della rivoluzione massonica del Messico (i Cristeros). Nella III parte abbiamo già soffermato la nostra attenzione sui milioni di martiri causati dal comunismo (in Europa, in Asia e nel mondo), con la scia di martiri ad opera dei comunisti spagnoli, così come quelli causati dal nazismo.
Spesso nelle News facciamo poi riferimento al martirio dei cristiani ad opera dei musulmani (v. ad es. la News 8.01.2021 e alla fine anche qui riportiamo qualche brevissimo dato). Non manca in India anche quello da parte dei fondamentalisti indù.

In questa Appendice ci soffermiamo ancora su alcune preziose testimonianze di martirio, specie ad opera del comunismo.




 

Il martirio cristiano sotto il comunismo
(eroiche testimonianze)

 

URSS e il “blocco sovietico” (Patto di Varsavia)

Nell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS), durante i 70 anni di comunismo, sono stati uccisi, oltre a centinaia di migliaia di fedeli, 314 vescovi e 30.000 sacerdoti. Sono stati praticamente ridotti al nulla 10 milioni di cattolici. [dato riportato nel 1990 dal cardinale polacco/lituano Enryk Gulbinowicz, che in quegli anni ha pure ordinato clandestinamente molti preti in URSS]

 

Lituania

Tra i Paesi inclusi a forza nell’URSS, ci furono com’è noto anche le 3 Repubbliche baltiche (oggi nella UE): Lituania, Lettonia, Estonia.

In una sperduta zona della Lituania settentrionale esisteva ed è tuttora meta di pellegrinaggi la cosiddetta “Collina delle Croci”, così chiamata perché la devozione popolare cristiana vi aveva eretto spontaneamente più di 100.000 Croci, che negli anni del comunismo stavano anche ad indicare la persecuzione subita e il suo significato cristiano in riferimento cioè alla Croce di Cristo e alla Redenzione del mondo operata da Dio attraverso di essa, cui l’uomo e persino i popoli possono essere associati con le loro sofferenze pubbliche e private, interiori ed esteriori!
Il nuovo regime sovietico comunista cercò inutilmente di eliminarle; ma sono sempre improvvisamente e clandestinamente ritornate dopo poco! Dopo la caduta del comunismo – perché “ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (cfr. 1 Cor 1,17-25) – fu poi visitata anche da Giovanni Paolo II, il 7.09.1993 (vedi omelia e foto 1234).

A Vilnius, capitale della Lituania, la chiesa di S. Casimiro fu dai comunisti sconsacrata e sarcasticamente trasformata in un “Museo dell’ateismo”. Questi musei erano diffusi in molti Paesi dell’URSS ed esprimevano goffe insulsaggini al limite del ridicolo, come in quello di Mosca, dove per dimostrare pure che l’anima non esiste, si faceva orgogliosamente vedere che la somma del peso di tutti gli organi, muscoli e ossa di un corpo umano corrispondeva al peso totale della persona, come segno certo che nell’uomo non v’era dunque altro! (a quale levatura scientifica e filosofica s’era ridotto il “materialismo dialettico”!). Tra le tante insulsaggini e volgarità mostrate ai visitatori di tale museo, c’erano anche pupazzi rappresentanti il Papa in Vaticano circondato da cardinali e vescovi, con la scritta esplicativa “A chi servono questi pagliacci? A che serve che vadano in giro con questi ridicoli costumi?”.
(Chissà se Gorbaciov, che già nel 1956 era dirigente di Partito e, come abbiamo già osservato, divenne, pur rimanendo comunista, il primo Presidente del Soviet Supremo ad aprire per necessità a certe prime timide libertà, si sarà ricordato di quanto sopra descritto varcando la soglia del Vaticano per incontrare il Papa il 1°.12.1989?) (se l’è chiesto anche Vittorio Messori in un articolo scritto in quella circostanza).



 

Ucraina

Secondo il quotidiano ucraino Rabochaja Gazeta (in uno studio apparso ovviamente dopo il 1990), sotto il comunismo era facile finire in manicomio se ci si dichiarava “credenti” (in effetti, secondo K. Marx, la religione sarebbe dovuta sparire automaticamente una volta instaurato il comunismo, perché la religione era una sovrastruttura della società capitalistica, come “oppio dei popoli”; per cui, una volta instaurato il comunismo, se c’era ancora qualche credente, era segno che fosse matto!).
Ad esempio, nell’arruolamento nell’esercito (fino al 1989), le reclute dovevano rispondere quale “atteggiamento avessero verso la religione” (punto 13 del questionario), ma se il giovane diceva ancora di credere in Dio la dicitura “sano” veniva subito mutata in “personalità abnorme” e assai spesso veniva ordinata una “cura psichiatrica”.

Non nascondiamoci però, che se questo avveniva ufficialmente sotto il comunismo nell’Europa dell’Est fino al 1989, forse oggi, nella libera Europa occidentale, è quello che pensano tanti suoi coetanei di un ragazzo o un giovane fervente cattolico!



 

Ungheria

Sotto il comunismo in Ungheria era considerata “attività illegale” anche avere appeso in casa un Crocifisso o un quadro “religioso” ma anche semplicemente avere una piccola immagine sacra (un “santino”) nel portafoglio; e tutti, anche i parenti, in quell’oppressivo sistema politico, potevano essere delatori e potenziali spie del Partito. Ciò poteva essere sufficiente persino per perdere ogni lavoro (poiché l’unico datore di lavoro nel comunismo è lo Stato e quindi ancora il Partito).

Abbiamo già fatto cenno a quanto accadde sotto il comunismo al Primate ungherese, arcivescovo di Budapest, card. József Mindszenty.

L’arcivescovo di Budapest fu arrestato dai comunisti il 26.12.1948, senza alcuna motivazione che non fosse quella di essere un vescovo cattolico che si opponeva alla privazione delle principali libertà e diritti del suo popolo, a cominciare da quello della libertà religiosa. Fu picchiato per giorni, sottoposto a torture e umiliazioni di ogni tipo (pure drogato e costretto a vedere oscenità), per spingerlo a confessare di aver commesso reati contro il regime. Dopo un processo-farsa, l’anno successivo fu condannato all’ergastolo, ufficialmente per cospirazione tesa a rovesciare il governo. Sfinito fisicamente e psicologicamente, sottoscrisse l’accusa, ma ebbe la lucidità di porre in calce la sigla “c.f.” (coactus feci, ossia “firmai perché costretto”). Rimase in carcere fino al 1956, sottoposto ad una dura detenzione (non poteva neanche leggere i testi sacri o inginocchiarsi; le guardie avevano l’ordine di interromperlo qualora iniziasse a pregare; per le condizioni in cui viveva si ammalò anche di tubercolosi). Nel 1956, durante la rivolta di Budapest contro il potere comunista (protesta sedata dai carri armati sovietici, come poi a Praga nel 1968), il cardinale fu liberato dagli insorti e riuscì persino a tener pure un discorso alla radio; poi, col precipitare della situazione a causa dell’intervento armato sovietico, si rifugiò presso l’Ambasciata USA, dove rimase fino al 1971. Morì esule a Vienna nel 1975, a 83 anni d’età.
Fu molto amaro per lui vedere che la diplomazia vaticana, appunto impegnata nella cosiddetta Ostpolitik, l’avesse in qualche modo emarginato (emerge anche dal colloquio col card. Casaroli sopra citato) e continuò ad opporsi ad ogni ipotesi di compromesso col governo comunista. Era però considerato dal popolo ungherese un eroe e un vero testimone di Cristo.
Ora è infatti iniziata la sua causa di beatificazione.



 

Polonia

Anche l’arcivescovo di Varsavia e Primate di Polonia, il celebre card. Stefan Wyszyński, nel 1953 fu arrestato in piena notte dal governo comunista voluto da Mosca, per aver difeso la libertà religiosa del suo popolo; rimase sequestrato per 3 anni (fino al 1956), subendo torture e violenze, e confinato poi per anni in un convento.
Arcivescovo di Varsavia e Primate della Polonia dal 1948 al 1981 (anno della sua morte), per la sua autorevolezza morale era considerato dal popolo polacco non solo un vescovo santo ma il vero “padre della Patria”, che difese strenuamente sia dal nazismo (in Polonia la persecuzione nazista uccise 6000 ecclesiastici!) che dal comunismo. Nei suoi Appunti dalla Prigione, scrisse: “Il peccato più grande per un apostolo è la paura; la paura di un apostolo è la prima alleata dei suoi nemici”.
Il Cardinale ebbe la gioia, il 16.10.1978, di vedere il suo giovane (58 anni) confratello arcivescovo di Cracovia card. Karol Wojtyla divenire Papa (ovviamente anche col suo voto e la sua influenza in quel 2° Conclave del 1978!) e con ciò riaccendersi pure una rinnovata energia e speranza per l’intero popolo polacco. Nel giugno successivo (1979) poté ancora con gioia partecipare, da Primate della Chiesa polacca, alla trionfale prima visita in Polonia di Giovanni Paolo II, così come nel 1980 poté veder nascere e sostenere il primo sindacato libero del “blocco sovietico” (Solidarność: solidarietà), espressione di un vivo laicato cattolico capace di incidere, a partire dalla fede, nella società e nella storia (v. poi). Il card. Wyszyński morì il 28.05.1981, solo 15 giorni dopo l’attentato in cui il Papa fu colpito ma la sua vita fu risparmiata (Giovanni Paolo II riuscì ancora a parlargli al telefono dal Policlinico Gemelli … il Primate polacco si era offerto vittima per lui?).

Riconosciute le sue “virtù eroiche”, e nel 2019 accertato un miracolo per sua intercessione (guarigione improvvisa di una giovane donna colpita dal cancro alla tiroide), il 12.09.2021 sarà beatificato a Varsavia (la cerimonia, che vedrà un eccezionale concorso di popolo, era già prevista per il 2020 ma è stata rimandata a motivo della pandemia, proprio per non impedire la prevista, solenne e grata partecipazione del fedele popolo polacco).

Nonostante la presenza del Papa polacco, pochi mesi dopo la morte del card. Wyszyński, nella notte del 12-13.12.1981, il governo comunista mise in Polonia lo “stato d’assedio” (per evitare l’intervento armato di Mosca come a Budapest nel 1956 ed a Praga nel 1968?); una situazione che tra alterne vicende (aperture e chiusure) durò fino al 1989. In quel difficilissimo frangente ci volle tutta la saggezza e autorevolezza della Chiesa polacca (nuovo arcivescovo e poi cardinale di Varsavia era Józef Glemp, mentre a Cracovia c’era il successore di Wojtyla, card. Franciszek Macharski, che guidò la diocesi fino al 2005), sostenuta e guidata certo dal Papa, per evitare il peggio, senza indietreggiare sulle sacrosante richieste di libertà e di giustizia. In quel delicato e pericolosissimo frangente, una parola eccessiva da parte della Chiesa (del Papa stesso) o da parte di Mosca (cioè di Brežnev, Capo del Partito Comunista e Presidente dell’URSS) avrebbe potuto avere conseguenze gravissime, non solo per la Polonia (un’insurrezione popolare sedata nel sangue da Mosca?), ma anche nella “guerra fredda” (cioè nei rapporti USA/URSS e relativi alleati), quindi con conseguenze persino planetarie! Questa saggezza politica, fermezza nei principi e soprattutto grande fede in Cristo e nella potente intercessione di Maria Santissima (tutta la Polonia sa che ha come “Regina” la Beata Vergine di Jasna Góra, cioè la Madonna di Częstochowa – cfr. News del 1.08.2020, circa l’atto del nuovo Presidente) permisero alla Polonia di rimanere salda e paziente, ponendo solide basi a quello che sarebbe poi avvenuto nel novembre 1989, quando, proprio a partire da Solidarność e dall’intera Polonia, con il concorso certo della nuova situazione internazionale (sopra accennata), del Papa polacco e dell’intervento del Cielo, il comunismo crollò come un ‘castello di carte’ in tutto l’Est-Europa.

A proposito di Solidarność, il primo sindacato libero in un Paese con governo comunista, ricordiamo che, armato spiritualmente da una grande fede e da una filiale devozione alla Madonna [come abbiamo appena ricordato, tutti i polacchi, sia personalmente che come popolo, hanno sempre trovato rifugio e aiuto sotto la protezione della “Madonna nera” (Jasna Góra) di Częstochowa, Patrona e Regina della Polonia], sotto la guida di un umile elettricista, Lech Wałęsa, subito nel 1980 organizzò un pacifico ma vigoroso sciopero e poi un’occupazione operaia ai famosi cantieri “Lenin” di Danzica. Tutto il mondo, attraverso le riprese e le foto che comunque riuscivano a circolare, poté vedere qualcosa di inimmaginabile nello stesso mondo libero occidentale: gli operai in sciopero pregare in ginocchio davanti alle immagini della Madonna di Czestochowa affisse ai cancelli del cantiere occupato, la presenza orante di sacerdoti in talare (vedi) e persino operai fare la coda per inginocchiarsi davanti ai sacerdoti per confessarsi (vedi).
Fondatore e guida di Solidarność fu Lech Wałęsa (foto), un umile operaio, elettricista nei cantieri Lenin di Danzica, e padre di famiglia. Era un uomo di grande fede cattolica e filiale devozione alla Madonna, oltre che di umile obbedienza alla Chiesa e ai suoi Pastori. Come fondatore del primo sindacato libero in un Paese comunista, nel 1983 ricevette il Premio Nobel per la Pace. Negli anni dello “stato d’assedio” (1981/1989) imposto dal generale Jaruzelski (un militare gerarca comunista che guidò di fatto come Presidente la Polonia in quegli anni), Wałęsa subì anche il carcere. Quando, proprio a partire da loro e dalla Polonia, il comunismo nel 1989 crollò improvvisamente e pacificamente in tutto l’Est-Europa, la Polonia non dimenticò questa figura semplice e carismatica, così che dopo un comprensibile “ponte politico” di pochi mesi in cui un nuovo (perché libero da Mosca) generale Jaruzelski risultò ufficialmente Presidente della Repubblica, dal 1990 al 1995 Lech Wałęsa fu eletto addirittura Presidente della Repubblica!

Non possiamo però tralasciare la memoria di un altro grande polacco, il giovane sacerdote di Varsavia Jerzy Popiełuszko. Fu il principale cappellano di Solidarnosc, anche durante i primi anni del tremendo “stato d’assedio”. Un giorno sparì e dopo qualche giorno (il 19.10.1984) il suo corpo fu ritrovato, torturato e senza vita, ai bordi di una strada. Emerse dopo anni che fu ucciso da funzionari del Ministero dell’interno.
È già stato proclamato “Beato” dalla Chiesa!



 

Cecoslovacchia

Come appartenente al “blocco di Varsavia”, e come tale sotto il dominio di Mosca, la Cecoslovacchia era un Paese-bunker del comunismo, dove ogni libertà era soppressa e sotto l’ideologia marxista il popolo era costretto a vivere in un plumbeo clima di paura, senza godere di alcun diritto civile. Un primo tentativo di riottenere la libertà (chiamato “Primavera di Praga”, nel 1968) fu sedato violentemente dai carri armati russi (come a Budapest 12 anni prima).

In quel frangente, che sembrava potesse essere di grande speranza, il ventenne studente di filosofia Jan Palach partecipò con passione a quelle manifestazioni pacifiche; ma di fronte alla repressione militare (carri armati) delle truppe sovietiche e del Patto di Varsavia, il giovane Jan, seguito poi da 5 amici, compì un gesto estremo, che ebbe però il merito di richiamare l’attenzione del mondo sulla grave situazione politica della Cecoslovacchia e dei Paesi comunisti, in cui ogni richiesta di libertà e democrazia veniva considerata un reato: nel tardo pomeriggio del 16.01.1969 si recò in piazza San Venceslao, al centro di Praga, si cosparse il corpo di benzina e si appiccò il fuoco con un accendino. Intervenne un tranviere che spense le fiamme con un cappotto; ma il giovane morì in ospedale dopo tre giorni di agonia. Jan Palac è divenuto un simbolo della resistenza anti-sovietica del suo Paese ed è considerato un patriota cecoslovacco (vi è dedicata una grande piazza in pieno centro a Praga).

Come abbiamo già ricordato, nel novembre 1989 anche la Cecoslovacchia (come tutto l’Est-Europa) vide crollare improvvisamente il comunismo e il drammaturgo Václav Havel, rappresentante del gruppo di intellettuali dissidenti “Charta 77”, passò in pochi mesi dal carcere ad essere Presidente della Repubblica. Così fu lui, come Presidente, a ricevere Giovanni Paolo II in visita a Praga già il 21.04.1990 e a parlare di tale occasione come di un “miracolo” (“non so se so cosa sia un miracolo; ma questo è un miracolo!”, disse ricevendo il Papa all’aeroporto di Praga), solo 5 mesi dopo che il Paese si era scrollato finalmente di dosso l’oppressione comunista (leggileggivedi).

Nel 1992 il Paese si ridivise, come lo era storicamente, in Repubblica Ceca e in Slovacchia, oggi Nazioni entrambe appartenenti alla UE.

A proposito della Cecoslovacchia, non possiamo non ricordare anche mons. Miloslav Vlk (1932- 2017), che fu Arcivescovo cardinale di Praga dal 1991 al 2010.
Nato nel 1932, da ragazzo sentì la chiamata del Signore a diventare sacerdote, ma il governo comunista aveva chiuso i Seminari e non permetteva gli studi teologici; dal 1952 al 1953 lavorò allora come operaio nella fabbrica di automobili «Motor Union» di Ceské Budejovice e dal 1953 al 1955 svolse il servizio militare a Karlovy Vary. Nonostante la situazione politica, riuscì a studiare Archivistica e nel 1960 si laureò. Riuscì un po’ clandestinamente a diventare sacerdote nel 1968 (cioè proprio durante la “primavera di Praga”); con la repressione comunista tutto divenne però ancora assai difficile e dal 1978 al 1986, pur riuscendo a compiere clandestinamente qualche attività pastorale, si manteneva facendo il lavavetri a Praga! Quando nel 1989 crollò il comunismo poté riprendere alla luce del sole il suo ministero sacerdotale e subito l’anno dopo (1990) fu consacrato vescovo. Solo per un anno guidò la diocesi di České Budějovice, perché il 27.03.1991 fu eletto Arcivescovo di Praga (e fu creato Cardinale il 26.11.1994), carica che ricoprì con grande zelo e amore fino al 13.02.2010. È morto a Praga il 18.03.2017 ed è sepolto nella celebre cattedrale di San Vito.



Albania

Pur essendo così vicina all’Italia (neanche 50 km da Otranto) e confinante con la Grecia (addirittura con di fronte la turistica isola greca di Corfù; uno stretto canale di mare continuamente sotto osservazione militare armata da parte dell’Albania, anche in questo caso, come per il Muro di Berlino, non certo per difendersi dagli stranieri e per non farli approdare, ma per non far scappare dal tanto osannato comunismo gli abitanti del Paese!), l’Albania era non solo un Paese-bunker del comunismo, ma fu addirittura l’unico Stato, anche tra i Paesi comunisti, ad avere ufficialmente l’ateismo come “religione di Stato”! Perché, dicevano, l’Albania doveva essere un Paese del “Socialismo globale”, l’“impero dell’ateismo”, dove Dio era semplicemente “proibito”!
Era però difficile per il Governo/Partito, data la vicinanza geografica, oscurare la radio e la televisione italiana, che tanto faceva sognare il benessere e la libertà agli albanesi, ridotti dal comunismo ad una povertà estrema; ma anche in Italia, specie dopo il tramonto del sole, era facile ascoltare anche in onde medie “Radio Tirana”, che infatti trasmetteva stranamente alla sera anche in italiano, così che potevamo anche noi capire dalle loro trasmissioni che ogni male del mondo era causato dall’“imperialismo americano”!

A proposito di radio libere, ricordiamo come forse l’unica radio che riuscisse a far arrivare in quegli anni la propria voce libera e cattolica non solo in tutti i Paesi comunisti dell’Est-Europa ma addirittura nel mondo intero, era la Radio Vaticana, che con un’unica potente antenna da Roma (S. Maria di Galeria) raggiungeva tutto il mondo, almeno in onde corte, senza bisogno di ripetitori e che per gli accordi internazionali che regolano le trasmissioni radiofoniche nel mondo intero non poteva essere oscurata (semmai disturbata) anche nei Paesi comunisti dell’Est-Europa e addirittura in Cina e nel sud-est asiatico; in tali Paesi c’erano migliaia e migliaia di persone, cattolici ma non solo, che con gioia e gratitudine per la Chiesa potevano così ascoltare, magari clandestinamente, l’unica radio che poteva dare una informazione non pilotata o censurata dal regime, oltre che come alimento per la fede cattolica!

Ricordiamo certamente che questa vicinanza geografica tra l’Albania e l’Italia ha fatto sì che, crollato il comunismo, agli inizi degli anni ’90 decine di migliaia di albanesi attraversassero clandestinamente e in ogni modo il mare per approdare in Puglia in cerca di libertà e soprattutto di benessere, creando certamente anche enormi problemi di accoglienza e persino di incremento della malavita (come avviene sempre quando l’immigrazione è clandestina e non regolata).

In questo “impero dell’ateismo” non solo ogni libertà religiosa, di coscienza e di pensiero, era ovviamente proibita, ma doveva essere eliminato qualsiasi riferimento pubblico e persino privato alla religione. Le chiese vennero rase al suolo o trasformate in palestre o in “case della cultura”; ogni campanile fu abbattuto, perché anche solo la loro vista non fosse un richiamo al Cielo e alla religione (come è infatti il campanile delle chiese). Tutti i sacerdoti furono uccisi o incarcerati; così ogni suora. La dittatura comunista e atea in 40 anni ha cercato con ogni mezzo di sradicare dall’animo della gente e specialmente dai giovani la cultura e la religione cattolica. Il governo comunista aveva reso la società spettrale, dove ognuno doveva diventare spia e delatore dell’altro.

La fede cristiana ha però resistito a 40 anni di terrore: “Non potevamo nemmeno esprimerci all’interno delle nostre famiglie, temendo che i ragazzi ne parlassero agli amici o a scuola. Avevamo nascosto i rosari, le immagini sacre…”, testimonia un giovane che poi, crollato il comunismo, è diventato sacerdote (come pure suo fratello)!
Don Frajo Illia nel 1967, all’età di 49 anni, venne condannato a morte (non ovviamente per aver commesso chissà quale reato ma solo per il fatto di essere un sacerdote cattolico), ma ebbe poi la pena commutata in 25 anni di carcere. Ecco la sua testimonianza in merito: “Con commozione ricordo quando cercavo di portare conforto ai miei compagni di cella: riuscire a salvare un’anima anche in carcere mi faceva sentire in paradiso! Tante volte ho rischiato di essere punito per questo, ma Dio ci chiama al suo servizio anche tra le mura di una prigione. Cercavo di celebrare la S. Messa di nascosto, a memoria (non potevo certo avere un Messale!), mi procuravo del vino spremendo l’uva e conservando un po’ del pane che ci davano al pasto”!
Rimasto in carcere, in terribili condizioni, dal 1967 al 1986, dopo il crollo del comunismo poté ritornare ad esercitare il suo ministero sacerdotale e nel 1992 fu consacrato vescovo e resse la diocesi di Scutari fino al 1997, anno in cui morì. Fece così in tempo, nel 1993, a vedere il “miracolo” della visita in Albania di Giovanni Paolo II ! Christus vincit … semper!

Sarebbe importante ascoltare tante altre eroiche testimonianze, come quella di suor Gabriella Prenuqi (che ha subito per lunghi 40 anni l’atroce persecuzione del regime ma è rimasta salda nella fede e nella sua vocazione), di padre Zef Pllumbi (che era stato parroco a Tirana e che ha patito torture, galera, lavoro forzato, celebrando Messe segrete e vivendo forzatamente anche tra paludi e sanguisughe). Oppure la testimonianza di questi due fratelli, che volevano entrambi diventare sacerdoti: Gjergi voleva entrare in seminario insieme a suo fratello maggiore, che però lo convinse ad aspettare dicendogli “se diventi subito sacerdote anche tu, finiremo tutti e due in prigione e non saremo di aiuto a nessuno”; il fratello maggiore riuscì clandestinamente ad entrare in Seminario ma appena fu ordinato sacerdote fu infatti imprigionato e rimase in carcere fino al crollo del comunismo; il fratello minore ha conservato la fede e la vocazione per 30 anni, poi, finito il comunismo, il 21.04.1997 è diventato sacerdote a 57 anni d’età ed ha potuto ancora per molti anni esercitare il ministero sacerdote insieme al proprio fratello!

Ricordiamo che anche Santa Madre Teresa di Calcutta era di origine albanese (nata il 26.08.1910 a Skopje, che però oggi è la capitale della Macedonia del nord); nel 1928 entrò tra la Suore di Loreto e nel 1929 fu mandata in India (Calcutta), dove poi fondò le Missionarie della Carità (1950). Il regime comunista le impedì di tornare in Albania e di rivedere i suoi cari (non ci fu però mai in lei, nonostante il dolore, una parola di protesta o di risentimento per questo). Riuscì a ritornare in Albania solo nel 1989 e pregare sulla tomba dei suoi genitori.
Oggi sono a lei dedicate una piazza, un ospedale e l’aeroporto stesso della capitale albanese Tirana.

Il “miracolo” della fede cristiana, di Cristo risorto e dello Spirito Santo (che non abbandonano mai la Chiesa cattolica), che sempre risorge ed è particolarmente fecondata dalla persecuzione e dal martirio, ha fatto sì che il comunismo crollasse, come in tutto l’Est-Europa, e che la Chiesa anche in Albania risorgesse dalla macerie dell’impero dell’ateismo; e che addirittura il 25.04.1993 il Papa Giovanni Paolo II potesse recarsi in Albania e celebrare la S. Messa con moltissimi fedeli a Tirana (leggi).



 

Jugoslavia

Abbiamo già sottolineato come in Jugoslavia il regime comunista del maresciallo Josip Broz Tito, seppur autodefinitosi “non-allineato” (ma comunque alleato di Stalin), uccise 1 milione di persone. Anche molti Italiani, allora residenti in Istria e Dalmazia (precedentemente territorio italiano), furono espulsi (si parla di un esodo di 300.000 persone) o uccisi o persino sepolti anche vivi nelle carsiche “foibe” (non è chiaro il numero: dai 12.000 ai 30.000, secondo le fonti) (cfr. News del 23.02.2021).
Che si trattasse non solo di persecuzione politica ma pure esplicitamente anticristiana è testimoniato anche dal notevole numero di preti, frati e suore che furono uccisi e anche finiti nelle foibe “in odium fidei”.

Tra i sacerdoti e religiosi uccisi (in “odium fidei” e quindi martiri) e talora gettati nelle foibe abbiamo ad esempio: Padre Antonio Curcio, parroco di Bencovaz (Dalmazia); don Angelo Tarticchio, parroco di Villa di Rovigno; don Giovanni Manzoni, parroco di Rava (Sebenico); don Ladislao Piscani, vicario di Circhina (GO); don Miroslavo Bullesich, parroco di Mompaderno e vice direttore del Seminario di Pisino; 6 suore scomparse da un convento di Fiume; padre Francesco Bonifaci; don Miro Bulesic; di altri 76 religiosi non si è saputo più nulla.
In un altro elenco di sacerdoti, uccisi dai partigiani comunisti della zona, troviamo: don Raffaele Busi Dogali pugnalato a morte il 15.06.1945, in Dalmazia; don Giovanni Pettenghi, pugnalato a morte il 2.08.1945, in Dalmazia; don Antonio Pisic, assassinato il 31.01.1945; don Lodovico Sluga, ucciso assieme ad altre 12 persone; il seminarista Erminio Pavinci da Chersano (Fianona) ucciso insieme al padre Matteo; il parroco di Golazzo (diocesi di Fiume), prelevato dai titini (partigiani comunisti) il 14.08.1947 mentre celebrava un funerale; mons. Antonio Santin, di Capodistria, assaltato da una folla di titini inferociti sotto lo sguardo indifferente delle guardie del Popolo; padre Francesco Bonifacio fu catturato sulla strada di casa e picchiato a morte da quattro guardie popolari (il suo corpo non fu più trovato, probabilmente perché gettato in una foiba); don Miro Bulesic, parroco di Mompaderno (Istria) e vicedirettore del seminario di Pisino, fu trucidato il 24.08.1947, dopo la Cresima di 237 ragazzi nella chiesa di Lanischie. Don Miroslav e mons. Jacob Ukmar furono assaliti al termine della celebrazione delle Cresime da militanti comunisti, che volevano impedirle; fatta irruzione nella canonica, sgozzarono il primo e picchiarono a sangue il secondo. Don Angelo Tarticchio, originario di Gallesano d’Istria, all’età di 36 anni fu arrestato dai partigiani comunisti, ingiuriato e picchiato insieme ad altri compaesani; dopo orribili sevizie fu gettato nella foiba di Gallignana. Quando si riuscì a riesumare il corpo fu trovato completamente nudo e con una corona di spine conficcata nella testa.

Anche i cristiani del territorio di Bosnia Erzegovina (dove poi dal 1981 sarebbero nati i grandi eventi di Medjugorje!) hanno patito un doloroso calvario [anche i veggenti e gli stessi abitanti di Medjugorje nei primi anni delle apparizioni mariane (1981/1984) ebbero molto a patire da parte del regime comunista]. Nel 1945 i comunisti di Tito uccisero 68 dei 200 frati francescani erzegovini salvatisi dalle atrocità della II Guerra Mondiale; i sopravvissuti furono internati in miniere o reclusi in galera a scontare gli oltre 490 anni comminati in totale per attività sovversiva. Una certa libertà è tornata poi negli anni ’60; ma durante la nuova guerra (1992/1995) che ha portato alla disintegrazione della Jugoslavia e alla nascita dei nuovi Stati, la comunità cattolica è stata attaccata prima dai serbi (comunisti) e poi anche dai musulmani (che com’è noto stazionano in quelle terre dalla dominazione ottomana).
Dall’opera Per la pace giusta, raccolta di oltre 180 documenti su genesi e sviluppo della guerra in Bosnia curata dal vescovo di Mostar Mons. Ratko Peric, traspare senza mezzi termini il carattere di una guerra di religione condotta contro i fedeli della Chiesa Cattolica (che infatti, nell’arco di 3 anni, sono stati ridotti ad un terzo).

Romania

Molti storici e teologi fanno osservare come sia un “miracolo” che anche in Romania si sia conservata la fede cristiana (cattolica od ortodossa) dopo gli anni della terribile persecuzione comunista. Tra l’altro, mentre il crollo del comunismo negli altri Paesi dell’Est-Europa (1989) è stato miracolosamente rapido e senza violenza, invece in Romania la caduta di Nicolae Ceaușescu, Presidente della Repubblica Socialista di Romania dal 1967 al 1989, ha comportato una transizione dolorosa e violenta, peraltro con la permanenza al potere pure di uomini dell’apparato comunista. Comunque, pur con questa triste eredità, che ha lasciato il Paese in critiche condizioni economiche e sociali, nonostante le immense ricchezze del suolo e del sottosuolo che possiede, la Romania, unico Paese dell’Est-Europa anche con chiara impronta latina (dal nome alla lingua, dai reperti archeologici dell’impero romano a certe espressioni culturali) e con un invidiabile patrimonio di monasteri e di arte (basti pensare a quelli della Bucovina), ha potuto conoscere dopo il triste periodo comunista una stagione di sempre maggiore libertà e sviluppo, entrando così nel 2007 a pieno titolo nella UE.


 

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Martiri del comunismo in Paesi dell’Europa occidentale




Spagna

Sulla “guerra civile” spagnola e sulla terribile persecuzione anticristiana che i comunisti hanno posto in atto negli anni 1936/1939, provocando almeno 7.000 martiri cattolici (di cui 1.500 già canonizzati o beatificati) abbia già fatto cenno nella III parte.



 

Italia

Dopo alcuni cenni già posti nella III parte delle presente Documento aggiungiamo pure le seguenti riflessioni anche sull’Italia.
Pur essendo il centro mondiale della Cattolicità e avendo come Primate della Chiesa italiana il Papa stesso, e pur avendo avuto politicamente per oltre 45 anni (1948/1994) la Democrazia Cristiana come partito di maggioranza relativa, l’Italia ha avuto nel secolo scorso (compie 100 anni proprio quest’anno) il maggior Partito Comunista dell’Occidente, ispirato e persino sovvenzionato da Mosca. Una presenza che, al di là della forza politica in senso stretto (che non riuscì mai a “sorpassare” i cattolici) , ha conquistato fette di potere enormi nel campo della cultura, dell’editoria, della scuola, dell’informazione, per non parlare di quello giudiziario; a tal punto che, specie negli anni ‘70/’80, ci si poteva chiedere davvero chi comandava in Italia (nonostante che fossero cattoliche anche le più alte cariche dello Stato … come del resto oggi).

Non dobbiamo inoltre dimenticare che, oltre a questa forza ideologica e di potere legata al marxismo all’interno stesso del Paese, fino crollo del comunismo nell’Est-Europa la “cortina di ferro” che spaccava l’Europa in due (ma in fondo il mondo stesso, basti pensare alla “Guerra fredda”) non era poi anche geograficamente così lontana dal nostro territorio: non tanto in riferimento all’Ungheria, che dista solo 250 km dall’Italia, o all’Albania, che come abbiamo appena ricordato è appena 50 km al di là delle coste pugliesi, quanto al confine con la Jugoslavia (oggi Slovenia), che, s’è appena visto, pur dicendosi “paese non allineato” era a tutti gli effetti un paese comunista legato a Mosca; in questo senso forse dimentichiamo che anche l’Italia ha avuto una città divisa in due dalla cortina di ferro (e relativo muro) che è Gorizia/Nova Gorica. Non a caso nel Friuli Venezia Giulia stazionava (ed ancora staziona) una forte presenza dell’esercito e dell’aviazione, persino USA/NATO (v. Aviano, PN).
Comunque, anche nell’ultima parte della II Guerra Mondiale, come nel primo dopoguerra, in conseguenza certo pure del retaggio lasciato dal ventennio fascista, il clima sociopolitico italiano, specie in certe Regioni (vedi l’Emilia) rasentava lo scontro fisico e il livello di “guerra civile”; un clima che divenne infatti incandescente in occasione delle decisive elezioni politiche del 1948.
Non sembri un’esagerazione; e che si trattasse non solo di lotta politica ma ideologica e persino antireligiosa lo dimostra ad esempio questo dato riferito solo all’Emilia-Romagna (tra BO, MO, RE e FE): se ancora negli ultimissimi giorni del conflitto mondiale ci furono atroci delitti operati dai “partigiani comunisti”, anche nei confronti di sacerdoti e persino di un giovanissimo seminarista già proclamato Beato (si tratta Rolando Rivi, il seminarista di 14 anni che fu rapito, torturato e ucciso dai partigiani il 13.04.1945 – v. News del 15.04.2018, 5.10.2013, 27.11.2013 e il 14.05.2011), nella stessa zona nel decennio 1945/1955 ci furono ancora 5.000 assassinii “politici”. Anche nel resto d’Italia i regolamenti di conti ideologici, specie da parte della sinistra, provocarono l’assassinio di migliaia di fedeli cattolici e persino di almeno 100 preti!

Sarà presto beatificato don Luigi Lentini, che fu parroco di Crocette di Pavullo nel Frignano (MO) e che fu ucciso in odium fidei (avrà quindi il titolo di “martire”) dai partigiani comunisti il 21.07.1945 (quindi, tra l’altro, a guerra finita) (cfr. News del 1°.11.2020).
Siamo appunto nel cosiddetto “triangolo rosso” emiliano, dove negli ultimi mesi di guerra e nel primo periodo post-bellico (1944-1946), con ferocia inaudita e premeditata, i partigiani comunisti uccisero 22 sacerdoti o frati e persino il giovanissimo seminarista Rolando Rivi (appena sopra ricordato). Nel giugno 1946 venne ucciso anche don Umberto Pessina; e si è avviato il processo di beatificazione anche per don Tiso Galletti.
Lo stesso documento vaticano che si riferisce al martirio di don Luigi Lentini sottolinea: «In Emilia-Romagna negli anni 1943-1945 gruppi della Resistenza, sostenuti dal Partito Comunista, cominciarono a progettare la liquidazione della Chiesa, considerata ostacolo all’ascesa del marxismo nel dopoguerra. Le brigate comuniste, non trovando l’appoggio della gente dell’appennino modenese legata ai valori cristiani, cominciarono a colpire i sacerdoti. Don Lenzini continuò a svolgere la propria missione sacerdotale assistendo chiunque ne avesse avuto bisogno, indipendentemente dall’appartenenza politica. Il clima persecutorio verso gli esponenti della Chiesa e la ferocia usata dai carnefici per indurlo a bestemmiare e ad inneggiare a Stalin, attestano che l’odium fidei fu il motivo di questa esecrabile uccisione». «Dopo la Liberazione aveva ricevuto minacce, eppure aveva continuato a svolgere il ministero con carità e franchezza. La fama di martirio si diffuse subito e permane fino ad oggi, unita ad una certa fama di segni».
Nella notte tra il 20 e il 21 luglio 1945, si presentarono alla porta della canonica dei giovani, con il pretesto dell’amministrazione dei sacramenti ad un moribondo. Resosi subito conto che si trattava di una trappola, perché aveva appena fatto visita all’ammalato indicato, il Parroco don Luigi Lentini scappò su per le scale, raggiunse il campanile e suonò le campane per attirare l’attenzione dei parrocchiani, ma senza risultato. I sequestratori iniziarono infatti a sparare sul piazzale della chiesa per intimorire chiunque avesse osato intervenire a difesa del Parroco. Raggiunto e sequestrato con incredibile violenza, don Luigi fu trascinato mezzo svestito in aperta campagna, e a circa un chilometro dalla canonica, lo obbligarono a scavarsi la fossa e, dopo averlo picchiato selvaggiamente, fu evirato, gli strapparono le unghie e lo finirono con un colpo alla testa. Fu ritrovato, sepolto a testa in giù, il 28 luglio successivo.
Le indagini compiute nell’immediatezza dei fatti dai Carabinieri furono ostacolate dalla reticenza dei testimoni, che continuarono per anni a mostrarsi impauriti e restii a qualsiasi testimonianza in merito (persino la perpetua che pur aprì la porta ai partigiani quella notte).
Significativo che don Luigi, in tempo di guerra, avesse fatto tanto bene anche a questi giovani partigiani (come ad altri giovani e parrocchiani) che lo sequestrarono e uccisero, nascondendoli anche durante i rastrellamenti tedeschi. Uno di loro inoltre aveva frequentato e conosceva bene la canonica.
A carico degli arrestati, che pur si contraddicevano e si accusavano l’un l’altro, c’erano molti indizi, ma non emersero prove decisive. Così, quando nel 1949 si fece il processo relativo a quel delitto presso la Corte d’Assise di Modena, nonostante i fortissimi dubbi manifestati dal pubblico ministero, si giunse all’assoluzione degli imputati “per insufficienza di prove”.

Sarebbe interessante e doveroso entrare nel dettaglio dei delitti “politici” di quel tempo, persino dell’Italia immediatamente post-bellica, e quindi già in Repubblica, in democrazia e in grado (per merito specie della DC e certo anche degli aiuti USA) di passare in pochi anni da essere un cumulo di macerie a divenire la 4^ potenza economica del mondo, con tanto di “miracolo economico” che ha sollevato anche le classi sociali più basse (in poco tempo arrivarono gli elettrodomestici, la TV e persino le automobili utilitarie).

Riferiamo solo un altro caso, tra i tanti che sono in genere rimasti sconosciuti o volutamente dimenticati (e di cui si è invece occupato ancora L’Osservatore Romano nel 50° anniversario di quel delitto, avvenuto peraltro a Roma). L’11.10.1947, alla vigilia delle elezioni amministrative, in pieno centro a Roma (piazza Dante), una squadraccia comunista (10 giovani del “Blocco” comunista) aggredì e uccise la luminosa figura del giovane cattolico Gervasio Federici, iscritto alla DC. I comunisti (PCI) hanno sempre voluto nascondere la verità, coprendo i responsabili e accusando di tale brutale assassinio i “fascisti”. Persino nella ricorrenza del 50° di tale assassinio (1997) Il manifesto manteneva la versione comunista (“La campagna per le amministrative romane del 1947 ha avuto toni aspri e registrato numerosi episodi di violenza, il più grave dei quali vide la morte di un iscritto al partito democristiano in uno scontro [1 contro 10!] con militanti del Blocco nei pressi di piazza Vittorio. Gli attivisti del Blocco risulteranno non colpevoli del fatto e rimarrà il dubbio, su cui non si è mai fatta luce, di un’infiltrazione fascista”). A Il manifesto rispose però prontamente L’Osservatore Romano (altri tempi!): “Che dire? Siamo ancora alla versione dei vecchi stalinisti di allora… Ma la verità è un’altra. La verità è che si fece piena luce sull’episodio e che gli attivisti del “Blocco” risultarono colpevoli. Numerose furono le condanne, la più alta delle quali (9 anni di reclusione, di cui 1 condonato) toccò ad A.P., l’accoltellatore omicida di Gervasio Federici. Per la precisione la sentenza di primo grado, dopo un primo ricorso in appello e il successivo ricorso in Cassazione (12.11.1952), fu sostanzialmente confermata e passò definitivamente in giudicato in Corte d’Assise d’Appello (Sentenza n. 4/53, n. 99 del Registro inserzioni sentenze della Corte d’Assise d’Appello di Roma, 26.10.1953). Non c’è altro da dire” (L’Osservatore Romano, 22.11.1997).

Questo era il clima sociale e politico dell’Italia, ancora 25 anni fa …



 

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I martiri del comunismo in Asia

Dopo quanto già detto sopra, così come nelle numerose News sulla situazione cinese, facciamo ancora una nota sulla presenza dei Cattolici in Cina e in altri Paesi comunisti, specie del Sud-est asiatico.

 

Cina

La Chiesa Cattolica cinese ha sempre subìto e subisce, da parte del regime comunista, una dura persecuzione. La situazione è aggravata pure dalla divisione, provocata dal governo, tra una Chiesa cosiddetta Patriottica (fondamentalmente sottomessa al Governo/Partito Comunista, che ne regola l’attività e ne nomina persino i vescovi) ed una Chiesa sotterranea (clandestina, in quanto fedele al successore di S. Pietro e all’autentica dottrina cattolica). Ora, secondo i nuovi accordi Cina/Vaticano (del 2018 e rinnovati nel 2020, sia pur provvisori e di contenuto lasciato segreto), per la “Chiesa sotterranea” si aggiunge pure il dolore, per non dire la disperazione (vedi), nel vedere il Papa stesso, per la fedeltà al quale migliaia di fedeli, sacerdoti e vescovi hanno versato il sangue e subìto ogni tipo di violenza, appoggiare la “Chiesa Patriottica” e quindi sottostare ai voleri del governo comunista (non solo ogni attività pastorale è supervisionata da esso ma persino le stesse nomine dei Vescovi, sia pur ufficialmente fatte dal Papa, sono però di fatto indicate dal governo!), pena l’estinzione o la dura persecuzione (si invoca l’unità ma di questo si tratta)!

Nonostante tutto ciò, pare che i Cattolici siano fortemente in crescita: si parla di oltre 15 milioni (una cifra enorme, viste le condizioni, ma che certo sparisce rispetto ad una popolazione di 1,4 miliardi di cinesi).
Molte autentiche informazioni giungono attraverso i missionari del PIME e altri collaboratori, attraverso la già citata agenzia AsiaNews.

Nonostante la martellante propaganda comunista e atea portata avanti in modo persino ossessivo da 70 anni in Cina, negli ultimi decenni si registra infatti un incremento di cristiani e di cattolici, anche tra i giovani (che sembrano non credere più agli slogan del Partito, ma sono colpiti dalla testimonianza di fede dei cristiani, anche a costo del martirio) e paradossalmente persino tra le righe del possente Partito Comunista Cinese.

Negli anni ’90 erano moltissimi i Vescovi rapiti, torturati, incarcerati, condannati ai lavori forzati o ai campi di rieducazione e spesso anche uccisi. Ecco qualche testimonianza …

Il 13.07.1997 giunge in Occidente, attraverso canali segreti di Asia News, un drammatico appello di cristiani cinesi dell’Hebei, per salvare il Vescovo di Baoding mons. Pietro Chen Jianzhang *. Negli ultimi 2 anni 5 vescovi sono stati uccisi in circostanze analoghe: ad esempio mons . Shi Chunjie, ausiliare di Baoding (lasciato morire di freddo nel 11/1991), mons. Fan Xueyan, vescovo emerito Baoding (il cui cadavere fu consegnato alla famiglia nel 4/1992 con evidenti segni di percosse), mons. Liu difen, vescovo di Anguo (morto in prigione nel 11/1992), mons. Paolo Li Zhenrong, morto nell’aprile del 1992, e mons. Paolo Liu Shuhe (fuggito dalla “casa di riposo” e vissuto in incognita per un anno, muore il 2.05.1993).

* Mons. Pietro Chen Jianzhang è una figura storica della Chiesa “sotterranea”: nato nel 1920 ed ordinato sacerdote nel 1947, è stato arrestato per la prima volta nel 1954, condannato a 6 anni di prigione, condanna poi trasformata in carcere a vita; fu torturato una decina di volte, sottoposto a interminabili “autocritiche” obbligatorie e costretto a rimanere in piedi o seduto per 5 mesi; venne poi rilasciato nel 1980. Nel 1982 venne ordinato Vescovo, ma fu subito incarcerato. Rimase in prigione fino al 12.09.1987, Nel 1988 venne nominato vescovo di Baoding; ma sia pur diabetico e semiparalizzato, il 17.11.1990 fu di nuovo prelevato dalla polizia, ufficialmente per prendere parte ad un incontro, ma non è mai più tornato!

La massiccia campagna contro la Chiesa cattolica non-allineata, condotta specialmente nella provincia dell’Hebei, dove vivono le più forti comunità cristiane, ha fatto arrestare 30 vescovi e decine di cristiani sono detenuti senza accuse ufficiali; molti di loro furono poi rilasciati, ma altri sono stati trasferiti in misteriosi “istituti per anziani”, dai quali escono però solo cadaveri martoriati.

Ecco una forte testimonianza di fede che ci viene offerta da una lettera che nel 1996 un Vescovo cinese della “Chiesa clandestina”, che ha subìto 40 anni di carcere, ha inviata ai superiori degli istituti missionari: “Voglio esprimervi qui la mia profonda riconoscenza per tutto quello che i vostri missionari hanno fatto per noi nel passato. Nulla dei loro sforzi, della loro carità, dei loro sacrifici e delle loro sofferenze è stato dimenticato. Nella nostra memoria, i missionari sono quegli uomini e quelle donne che un giorno Dio ci fa inviato per farci nascere alla grande famiglia della Chiesa cattolica… per noi cinesi questo ha segnato senza alcun dubbio l’inizio di una rinascita per tutta la Cina… Molti cristiani si aprono al mondo per una certa teologia dell’Incarnazione, ma dimenticano la Croce… Proprio perché noi abbiamo scelto Gesù Cristo, la Croce si è abbattuta su di noi. Come Gesù noi siamo stati ridotti a nulla, e tuttavia oggi noi siamo in piedi, più forti che mai. Noi, grazie alla Croce, nonostante tutte le nostre debolezze e i nostri molti peccati, abbiamo scoperto veramente il senso della vita…abbiamo toccato qualcosa della Verità vivente: Abbiamo veramente scoperto che Gesù Cristo è tutto e che in lui si trova in verità la speranza dell’umanità. Noi che eravamo come spazzatura, noi ora consideriamo spazzatura tutto ciò che non è Gesù cristo. Di nient’altro abbiamo bisogno…. Questo è il motivo per cui non siamo disposti a negoziare questo tesoro, né a mercanteggiare questa preziosa libertà acquistata dal sangue di Gesù, spesso mescolato col nostro. Noi abbiamo preferito la libertà delle nostre catacombe alla pace offerta dal dio Cesare. L’unica cosa che ci si possa aspettare da un falso dio, anche se si veste di agnello, è che finisca per divorare tutto. Noi non accettiamo quindi il rischio di perdere il ‘sale’ del Vangelo riconoscendo allo Stato totalitario e ateo un diritto di sorveglianza su di noi, e noi non accetteremo mai che ci conceda come favore ciò che ci spetta di diritto. In questo, noi siamo inflessibili; per il resto, possiamo arrivare ad intenderci. Un buon numero dei nostri, tuttavia, è venuta a patti, col pretesto che non c’era altro mezzo per salvare la Chiesa. Noi siamo qui per dimostrare il contrario. Perché noi che non abbiamo ceduto in niente e che non abbiamo cessato di essere oggetto di persecuzione (alle quali hanno essi stessi più di una volta collaborato), noi siamo più numerosi di loro e cresciamo di giorno in giorno, per grazia di Dio. In realtà si è verificato esattamente il contrario di quanto pretendevano. Non sono loro, in effetti, ma noi che, con la nostra accanita resistenza, li abbiamo salvati dal lasciarsi totalmente asservire allo Stato e dal perdere totalmente la loro identità cattolica….li abbiamo sfidati a non rendere inutile la Croce di Gesù Cristo….”!

Nel 1998 sono ancora parecchie decine i vescovi, preti e laici cattolici detenuti sotto diverse forme (prigione, campi di lavoro, arresti domiciliari).
Emblematico è il caso del vescovo Thomas Zeng Jingmu, della diocesi di Fuzhou, nella regione del Jiangxi, 77 anni, che sta scontando 3 anni di lavoro forzato in un campo di lavoro; così, sempre di Fuzhou, padre Liao Haiqing e padre Wang Zhongfa di Wenzhou. Mentre mons. Giulio Jia Zhiguo, vescovo cattolico e personalità di spicco della Chiesa clandestina, è stato condannato agli arresti domiciliari.

Ancora nel 2002 tutti i 50 vescovi della Chiesa Cattolica Romana o sono in prigione, o agli arresti domiciliari o sono sotto stretta sorveglianza. Ad es. il 9.09.2002 a Qiqihar (Manciuria) è stato arrestato e incarcerato il Vescovo della Chiesa clandestina mons. Wei Jingyi (già segretario della Conferenza dei Vescovi della Chiesa Cattolica clandestina); tale presule ha già scontato 4 anni di lavori forzati (1987/1989 e 1990/1992). Negli stessi giorni altri 3 preti cattolici sono stati condannati per “attività di culto” ad essere internati per tre anni.
 

Ultim’ora …
Il 27.07.2021 p. Giuseppe Liu della diocesi di Mindong (Fujian), poiché s’è rifiutato di aderire alla “Chiesa patriottica”, è stato arrestato dalla polizia. Secondo fonti di AsiaNews, a causa delle sue resistenze egli ha subito terribili violenze e dopo 10 ore di torture, 6 poliziotti lo hanno preso per mano e lo hanno costretto a firmare l’adesione alla Chiesa patriottica.
Lo stesso discorso vale ad esempio per il vescovo di Xinxiang (Henan), mons. Giuseppe Zhang Weizhu; dopo essere stato arrestato a maggio insieme a 10 suoi sacerdoti e altrettanti seminaristi, la sua sorte rimane ancora sconosciuta.




 

Vietnam

Abbiamo già segnalato come il comunismo in Vietnam abbia provocato 1,5 milioni di morti; e che quando il Vietnam del Nord, col ritiro americano, occupò anche quello del sud, il Paese fu unificato sotto un unico, potente e durissimo governo comunista, che provocò pure il tentativo di fuga di poveri vietnamiti del sud (i “boat people”). Seguirono 15 anni di terrore e di persecuzione durissima. Arresti, lager, torture e campi di rieducazione: così il regime comunista, dopo la “liberazione” del Vietnam, ha trattato vescovi, sacerdoti e fedeli.

Ancora negli anni ’90 risultavano in carcere 17 preti e seminaristi; ed i cristiani vivevano in “libertà vigilata” (considerati come spie). A volte bastava un rosario per essere accusati di “complotto contro il socialismo”. Persino i vescovi dovevano chiedere il permesso per visitare le loro diocesi.

Il Vescovo vietnamita François Xavier Nguyen Van Thuan, è stato in carcere dal 1975 al 1988; ma anche quando ottenne la libertà, il suo ministero episcopale, come quello di tutti i suoi confratelli, era fortemente limitato (ad esempio non era consentito avere più di un determinato numero di seminaristi, era assolutamente proibito parlare dei martiri della Chiesa vietnamita, come della dottrina sociale cattolica; perché, secondo le autorità “i dogmi marxisti bastano e avanzano”). Mons Van Thuan nel 1991 è stato chiamato da Giovanni Paolo II in Vaticano (come vice-Presidente del Pontificio Consiglio Justitia et Pax. Ha scritto molti libri, pubblicati anche in italiano. A lui è dedicato l’Osservatorio internazionale sulla Dottrina sociale della Chiesa (vedi).



 

Cambogia

Come abbiamo già ricordato, l’avvento dei Khmer rossi e del regime di Pol Pot (1975/1979) provocò l’uccisione di un terzo dell’intera popolazione cambogiana (oltre 2 milioni di persone) e una violenza politica di terrificanti proporzioni (anche se avevano cambiato il nome del Paese in “Kampuchea Democratica”) (cfr. News del 12.09.2020. Nel 1984 uscì anche un famoso film su questo dramma: “Urla dal silenzio”).
Una fiorente comunità cristiana, anche con molte vocazioni, fu sterminata. Anche il vescovo Salas finì in un campo di sterminio e morì di stenti e di fame!
Ancora 13 anni dopo la fine di quel regime da incubo (1992) si poteva affermare che la fede venisse trasmessa solo da qualche superstite nonna anziana o catechista.
Queste le parole del nuovo Vescovo di Phnom Penh Ramousse (1992): “Per anni e anni i cattolici non hanno avuto un libro di preghiere, non potevano parlarsi né riconoscersi: la fede era soltanto gemito e preghiera silenziosa. Ma abbiamo compreso che la Chiesa viveva miracolosamente anche così e in Cristo sarebbe risorta!”.

Sottolinea in proposito Vittorio Messori: “ecco l’ideologia come ingegneria sociale per creare la società perfetta (il pensiero del ‘700 portato alle estreme conseguenze); non a caso i dirigenti dei “khmer rossi” avevano studiato negli anni ‘60 alla Sorbona di Parigi”.

Appunto … i frutti dell’Illuminismo!



 

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Riferimenti ad altre attuali persecuzioni anticristiane
da parte dei musulmani
 

In Asia, oltre alla terribile persecuzione anticristiana attuata dal regime comunista della Corea del nord (da oltre 20 anni è il primo paese al mondo per persecuzione anticristiana!), abbiamo violente persecuzioni anticristiane da parte dei musulmani (v. News del 8.01.2021) in Pakistan (v. anche News del 10.09.2020) e in Indonesia.
Passando all’Africa, abbiamo violente persecuzioni anticristiane islamiche in Congo, Burkina Faso e soprattutto in Nigeria (cfr. News del 8.01.2021)
Nel Sudan nel 1983 la forte presenza musulmana ha imposto la “Sharia” a tutti. Su 30 milioni di abitanti, fino al 2000 il fondamentalismo islamico ha prodotto 2 milioni di morti, 4,5 milioni di sfollati, 500.000 profughi, centinaia di donne e bambini ridotti in schiavitù. Soprattutto nei confronti dei cristiani si può parlare di vero e proprio genocidio!
In Ruanda, all’inizio della terrificante guerra civile (1990/1993) tra Hutu e Tutsi che ha provocato milioni di morti (con un seguito nel 1994: genocidio dei Tutsi), in pochi mesi sono stati uccisi 4 vescovi (su 9), 123 preti (su 200), 92 suore e quasi tutti i seminaristi.

 

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La situazione dei cristiani in Medio Oriente

Ovviamente, quando parliamo di Medio Oriente, parliamo anche della geografia e storia della “Rivelazione” biblica [da Ur dei Caldei (patria originaria di Abramo), nell’attuale Iraq, alla Giordania (Monte Nebo, morte di Mosè) e al Libano (Tiro, Sidone), ma potremmo anche includervi Siria (Damasco e un tempo Antiochia di Siria, oggi territorio turco) e persino Turchia (viaggi di S. Paolo e le prime comunità cristiane da lui fondate, permanenza di Maria SS.ma a Efeso, con l’apostolo S. Giovanni) ed Egitto (dall’esperienza dell’Esodo alla fuga della Sacra Famiglia) e soprattutto, ovviamente, della Terra Santa (Israele e Palestina).
Ecco perché, in occasione del grande Giubileo del 2000 (dall’Incarnazione di Dio in Cristo), Giovanni Paolo II visitò questi luoghi (non poté farlo per questioni belliche in Iraq, viaggio che ha potuto compiere Francesco nel 2021).

Sulla situazione attuale dei cristiani in Iraq, cfr. News del 10.03.2021.

Nel corso degli ultimi decenni (oltre da quanto hanno subito nella storia, specialmente dopo l’invasione musulmana, che risale già al 1° Califfo dopo Maometto: Omar, nel 638 d.C. – cfr. Dossier e Documento) i cristiani in Medio Oriente hanno subito una dura persecuzione, discriminazione e sono stati così costretti anche ad un duro e grave esodo da quelle terre, dove appunto vivono da 2000 anni (e quindi assai prima dei musulmani).


Ecco un quadro statistico riguardante l’ultimo secolo …

Cristiani uccisi nel XX secolo:

Turchia: 688.000

Cilicia, 1905: 20.000 Armeni; Adana, 1909: 45.000 Armeni; Anatolia, 1915: 600.000 Armeni; 1917-1918: 20.000 Armeni; Smirne,1923: 3.000 Ortodossi.

Iran (Urmiah), 1914: 50.000 Armeni Evangelici

Azerbaigian (Baku), 1915-1918: 21.000 Armeni

Siria (Tur Abdin), 1920: 30.000 Armeni siriaci

Libano, 1975-1976: 2.000 Maroniti + 1983: 600 Maroniti

Cipro, 1974: 2.000 Ortodossi

Egitto, 1910: 600 Copti; 1981-2000: 1.800 Copti

Iraq, 1933: 800 Assiri

Esodo dei cristiani dal 1880 al 2011: (rimasti / usciti)

Turchia: 100.000 / 1.100.000

Terra Santa e Giordania: 320.000 / 230.000

Iran: invariati (150.000)

Libano: 1.600.000 / 2.600.000

Siria: 1.080.000 / 500.000

Iraq: 400.000 / 500.000

Egitto: 8.500.000 / 2.000.000

Percentuale dei cristiani sull’intera popolazione (variazione 1914 / 2011):

Libano: 57.6% / 38%;

Turchia: 18.3% / 0.1%;

Siria: 10.1% / 5.4%;

Giordania: 9.5% / 1.9%;

Terra Santa (Israele/Palestina): 11.3% / 1.9%

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Sull’attuale “cristianofobia” europea, cfr. ad es. News del 2.01.2021

 

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Il martirio dei cristiani

Concludiamo non solo questa IV Parte sul martirio dei cristiani (specie ad opera del comunismo) ma l’intero lungo Documento sui “miti” (ideologie anticristiane) della “modernità”, con questa osservazione conclusiva.

La religione più perseguitata della storia umana è stata ed è il cristianesimo. 
In 2000 anni, il cristianesimo ha avuto 70 milioni di martiri!
Ma il secolo che ha avuto il maggior numero di martiri (cristiani) è stato il XX: 40 milioni (45,5 secondo altre fonti), in gran parte a causa dei sistemi totalitari comunisti e nazisti.
Cfr. Robert Royal, I martiri del XX secolo. Il volto dimenticato della storia del mondo, Ancora 2002
Anche il II Millennio cristiano e XXI secolo s’è aperto con una triste ma gloriosa scia di martiri cristiani (1 milione solo nei primi 10 anni)!
(International Bulletin of Missionary Research)
Nel mondo, su 2,5 miliardi di cristiani, 605 milioni soffrono restrizioni politiche alla loro libertà religiosa e 225 milioni con gravi impedimenti e persecuzioni. Tuttora vengono eliminati circa 160.000 cristiani all’anno!

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Siamo quasi costretti a pensare al 3° segreto di Fatima (cfr. Dossier)

Quando parliamo di 3° segreto di Fatima, intendiamo riferirci alla 3^ parte del segreto rivelato dalla Madonna a Lucia il 13.07.1917. Le prime due parti furono rese pubbliche da Lucia abbastanza presto, per ingiunzione del Vescovo. La 1^ parte si riferisce visione dell’inferno e nella 2^ parte si parla della Russia e dello scoppio di una nuova guerra mondiale.
La 3^ parte del segreto è stata rivelata il 13.05.2000; ma pare ci sia una parte del segreto rimasta nascosta e che dovrebbe far riferimento all’apostasia e ad una tremenda prova finale per la Chiesa, cui peraltro fa accenno lo stesso Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992 al n. 677, e lo stesso Benedetto XVI sembra avervi fatto riferimento recandosi a Fatima il 13.05.2010 (vedi)!


Questa la parte del segreto rivelata il 13.05.2000: “Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto a lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: L’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “Qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti”, un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose salire su una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi d’arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i vescovi sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio”.

Non dimentichiamo però la conclusione … certa:
“Finalmente il mio Cuore Immacolato trionferà”!

Visto anche cosa ha prodotto in 500 anni il “piano” dell’inganno satanico , con un crescendo che va dall’Illuminismo alla Rivoluzione francese, dall’ateismo e ideologie anticristiane del XIX secolo fino alle conseguenti rivoluzioni e guerre del XX secolo, e fino all’attuale apostasia, un inganno cui prima un’élite e poi gran parte dell’umanità ha purtroppo creduto e si è persino impegnata a realizzare, quasi fino a sperimentare l’inferno già su questa terra, in un tempo come l’attuale in cui pare profilarsi la grande “battaglia finale” … offriamo tutto noi stessi perché si realizzi invece il “piano” salvifico di Cristo, attraverso le mediazione potente di Maria Santissima, che Gesù ci ha dato come tenerissima Madre e potentissima Regina, e, guidati dallo Spirito Santo, il Padre ci conceda di partecipare alla vittoria di Cristo Re, attraverso il trionfo del Cuore Immacolato di Maria!