Francesco e la Fraternità S. Pio X


Com’è noto, per i media ci sono fatti ed espressioni di importanti personaggi, che sono magari secondari, ma che acquistano subito la ribalta e la mantengono per anni, così da costituire volutamente nell’immaginario collettivo come una sorta di slogan, di valore programmatico, persino di dogma. Ci sono invece notizie ed espressioni, di ben maggiore importanza, che rimangono invece volutamente lasciate nel dimenticatoio, se non chiaramente censurate.
A questa logica non si sottrae, anzi è particolarmente sottoposto, il pontificato di Francesco.

Nel primo anno di pontificato divenne ad esempio quasi uno slogan sintetico del magistero papale quel “chi sono io per giudicare i gay”, che in realtà fu una semplice risposta ad un giornalista in aereo di ritorno dal Brasile (e quindi in sé neppure un atto del magistero papale), riportata e poi ripetuta infinite volte, come uno slogan a favore dell’omosessualità ma in realtà totalmente estrapolata dal contesto [visto che la domanda era su presunti preti omosessuali in Vaticano, alla quale il Papa rispondeva che non ne ha trovati, e che se anche così fosse occorreva appunto quell’atteggiamento di rispetto nei loro confronti, che infatti lo stesso Catechismo della Chiesa Cattolica prevede per le persone omosessuali (n. 2358) e – aggiungeva (ma questo nessuno l’ha detto!) – alla condizione che tali situazioni, se ci fossero state, fossero concluse, con segni di pentimento e di reale conversione (leggi – v. ultima domanda)].


Tra le numerose espressioni di Francesco, che sono state invece censurate dai media (in quanto difficilmente catalogabili tra gli slogan utili alla promozione del potere culturale dominante e quindi da imporre all’immaginario collettivo) ce n’è ad esempio una che riguarda la (scismatica) “Fraternità sacerdotale S. Pio X”, fondata nel 1970 dal Vescovo francese mons. Marcel Lefebvre, in riferimento alle possibilità offerte “per una celebrazione spiritualmente fruttuosa” del “Giubileo straordinario della Misericordia”, indetto per il 2015/2016). Al termine della Lettera con cui presenta importanti indicazioni per poter godere dei frutti spirituali del Giubileo, Francesco dà infatti facoltà anche ai sacerdoti della “Fraternità S. Pio X” di confessare non solo validamente ma lecitamente i fedeli della Chiesa Cattolica di tutto il mondo.

Questo significativo gesto di apertura e di clemenza è passato in sordina o addirittura censurato; quando invece nel 2009 un altro gesto di clemenza nei confronti dei vescovi di tale Fraternità (remissione della “scomunica”), da parte di Benedetto XVI, suscitò in tempo reale uno di quei virulenti e incredibili attacchi mondiali, e persino ecclesiali, non raramente sferrati contro il Papa durante il suo luminoso pontificato.

Mons. Marcel Lefebvre (1905-1991), noto per le sue posizioni tradizionaliste (in realtà rimasto nella dottrina e liturgia “di sempre”), specie dopo la nuova S. Messa codificata e resa obbligatoria (senza possibilità di accedere ancora al Rito antico) nel 1969, fu il fondatore nel 1970 della “Fraternità sacerdotale S. Pio X”. Il suo seminario, fondato in quell’anno ad Ecône in Svizzera, e riconosciuto dal Vescovo locale, ebbe però un’incredibile fioritura di vocazioni sacerdotali; ha avuto poi filiali e comunità ad essa legate in numerose nazioni del mondo. Seguirono mons. Lefebvre anche molti religiosi e religiose, nonché molti laici (anche famiglie cattoliche), in Francia e in tutto il mondo.
Il Seminario di Ecône e la Fraternità S. Pio X furono improvvisamente vietati e chiusi, senza alcun processo previo, nel 1975. Non rispondendo a questa ingiusta imposizione, mons. Lefebvre fu “sospeso a divinis” nel 1976. Ma egli continuò ugualmente la sua opera, considerando ingiusto e illecito questo divieto, visto che egli si manteneva semplicemente nella dottrina e liturgia cattolica “di sempre” e i frutti spirituali del suo ministero e delle sue iniziative apostoliche erano ormai copiosi in tutto il mondo!
Sotto il pontificato di Giovanni Paolo II (1978-2005) furono molti i tentativi di sanare questa frattura. Ma, quando mons. Lefebvre, sentendo giungere l’ora della propria morte e temendo che tale sua missione venisse vanificata, decise, per mantenere la “successione apostolica”, di ordinare 4 vescovi, senza il permesso del Papa, di fatto si arrivò allo “scisma”!. L’Ordinazione episcopale avvenne ad Ecône il 30.06.1988, incorrendo automaticamente (“latae sententiae”) nella scomunica.
In realtà stava invece delineandosi all’interno stesso della Chiesa Cattolica una sorta di “scisma sommerso”, sia pur non dichiarato, che stravolgeva sempre più, richiamandosi ad un presunto “spirito del Concilio”, non solo la pastorale, ma la dottrina e la stessa liturgia della Chiesa Cattolica, voluta da Cristo Signore e sostenuta lungo due millenni dallo Spirito Santo (che non si sbagliava e non poteva certo contraddirsi)! 
Furono molti, anche dopo quell’infausta frattura del 1988, i tentativi da parte di Giovanni Paolo II di superare questo scisma e di ricucire i rapporti con la Fraternità S. Pio X (mons. Lefebvre era morto nel 1991), specie con alcune concessioni in materia liturgica; e talora si ebbe l’impressione di un possibile prossimo riavvicinamento. Ovviamente ciò non era invece visto di buon animo da parte degli ambienti cattolici “progressisti”, sempre più imperanti, nonostante il magistero del Papa! 
Questitentativi di sanare tale dolorosa frattura (si trattava di fatto dell’ultimo scisma ufficiale della storia della Chiesa, mentre non sussistevano certo nella Fraternità eresie o dottrine contrarie alla fede cattolica!) – visto tra l’altro il tanto conclamato “dialogo” (vero mantra dello spirito conciliare e post-conciliare) e l’apertura nei confronti di tutti e di tutto! – furono promossi anche sotto il pontificato di Benedetto XVI. Era ormai evidente la preoccupazione del Papa di “riformare la riforma liturgica”, giunta nei suoi abusi ad un livello “talora insopportabile” (ebbe a dire) e di rivedere certe posizioni post-conciliari che erano erroneamente andate sulla linea della “rottura” invece che della “continuità” (vedi il celebre primo discorso natalizio di Benedetto XVI alla Curia Romana).
In questa prospettiva, oltre che per un dovere nei confronti della stessa bimillenaria storia e tradizione liturgica della Chiesa Cattolica, dopo le possibilità già aperte sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI giunse il 7.07.2007 (col Motu Proprio Summorum Pontificum) a liberalizzare di nuovo il Vetus Ordo nella liturgia della Chiesa Cattolica.
Tale possibilità, per non dire ritorno, fu accolta con molto fervore e crescente partecipazione, non solo dagli ambienti cosiddetti “tradizionalisti” (e non si tratta solo di “nostalgici”, visto il numero crescente di giovani che tuttora e sempre più sta rivolgendosi alla liturgia pre-conciliare, giovani che in quel tempo non erano ovviamente neppure nati!) ma certo con il plauso della Fraternità S. Pio X (un segnale importante in vista di una loro possibille riconciliazione).
Nei confronti della Fraternità, Benedetto XVI ha poi compiuto un altro passo significativo e coraggioso: il 21.01.2009 ha infatti revocato la “scomunica” (non certo lo “scisma”, che rimane di fatto; anche la scomunica agli ortodossi è stata revocata da Paolo VI il 7.12.1965 ma rimane lo Scisma d’Oriente iniziato da loro nel 1054) ai 4 vescovi ordinati nel 1988 da mons. Lefebvre. Ciò ha rappresentato non solo per gli ambienti progressisti (che pur non fanno altro che parlare di “dialogo” e di “costruire ponti”) ma per gli stessi grandi poteri occulti mondiali, un passo eccessivo non più sopportabile oppure un’altra occasione preziosa per demolire il per loro insopportabile pontificato di Benedetto XVI!
Così, nel giro di poche ore, il “circo mediatico” internazionale (specie mosso dalle oligarchie ebraiche) ha fatto esplodere una bomba mediatica contro Benedetto XVI: si trovò e si diffuse, anche se si trattava di una semplice TV locale svedese, un’intervista ad uno dei 4 vescovi in oggetto (mons. Richard Williamson), rilasciata il 1.11.2008 ma trasmessa la sera stessa (21.01.2009) dalla televisione di Stato svedese SVT (il che vuol dire che la bomba era tenuta nel cassetto perché scoppiasse al momento opportuno!) in cui alcune affermazioni del Presule potevano essere interpretate in chiave “negazionista” (sulla morte deli Ebrei nell’ultimo conflitto mondiale). In altri termini: la remissione della scomunica veniva artificialmente fatta coincidere con posizioni antiebraiche! La notizia scatenò polemiche e reazioni isteriche internazionali, specie del mondo ebraico (risentite e durissime prese di posizione da parte delle stesse autorità ebraiche, fino al punto da minacciare i rapporti con la Chiesa Cattolica!) e persino forti ostilità all’interno stesso della Chiesa Cattolica! Era evidente che si trattava di un’ulteriore preziosa occasione per attaccare Benedetto XVI (e spingerlo a dimettersi?!). Il Papa ne fu colpito amaramente al cuore: dopo aver tristemente ammesso che si poteva preventivamente meglio indagare (responsabilità della Segreteria di Stato? ma in fondo si trattava di una piccola intervista ad una televisione privata svedese, i cui contenuti peraltro si possono diversamente interpretare, come disse lo stesso Presule che la rilasciò), sottolineò tutto il suo dolore per la reazione contro la sua persona emersa dagli stessi ambienti cattolici e persino da non pochi Vescovi (si veda l’accorata Lettera che il Papa scrisse il 12.03.2009 ai tutti i Vescovi: “Lettera di Sua Santità Benedetto XVI ai Vescovi della Chiesa Cattolica riguardo alla remissione della scomunica dei quattro Vescovi consacrati dall’arcivescovo Lefebvre”).
Un’ulteriore “crocifissione” che avrebbe poi condotto alla Rinuncia del 2013?
 

All’inizio del pontificato di Francesco la Fraternità S. Pio X, conoscendo che non si sarebbe certo andati nella linea “tradizionalista” (e non solo per la sensibilità liturgica), ebbe una reazione di quasi immediata e definitiva chiusura; poi, di fronte alla confusione crescente, di dolore (vedi).

In realtà, già da Arcivescovo di Buenos Aires, mons. J. M. Bergoglio aveva compiuto, magari inconsapevolmente o per una mentalità inclusiva per non dire sincretista, un passo rivoluzionario (e contrario a quanto avveniva ufficialmente da parte della Chiesa Cattolica) nei confronti della Fraternità sacerdotale S. Pio X, almeno per i membri presenti in Argentina (ma una posizione ufficiale di un Vescovo non ha certo un valore solo estemporaneo e locale)! Si trattò di questo …
Quando il governo argentino, che stava regolarizzando una sorta di remunerazione statale al clero cattolico, chiese all’arcivescovo di Buenos Aires se i sacerdoti della “Fraternità S. Pio X” presenti in diocesi, di fatto scismatici ed allora ancora sotto scomunica, dovessero essere considerati a tutti gli effetti “cattolici” (e quindi regolarmente retribuiti), mons. Bergoglio rispose affermativamente! Non si trattava, come potrebbe sembrare, semplicemente di un ‘escamotage’ per ottenere benefici economici anche a quei sacerdoti, ma di un riconoscimento ufficiale della piena “cattolicità” della Fraternità [peraltro ovviamente malvista dagli ambienti cattolici progressisti (Teologia della liberazione, Comunità di base, ecc.) latinoamericani, assai diffusi e così vicini a Bergoglio]. La pratica col Governo argentino, iniziata nel 2011 con Bergoglio, si è conclusa nel 2015 (vedi).

  
Nel 2014, seppur in modo indiretto (cioè attraverso la Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”, che da parte della Santa Sede si occupava appunto della questione della Fraternità S. Pio X, e in modo specifico nella persona del suo Segretario mons. Guido Pozzo) la Santa Sede ha compiuto dei passi “rivoluzionari” a favore della “Fraternità S. Pio X”, con un’incredibile apertura che va persino a coinvolgere un diversificato giudizio sullo stesso Concilio Vaticano II (!). Qualcosa, diciamolo francamente, che se fosse stato compiuto sotto il pontificato di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, avrebbe provocato reazioni tali da suscitare persino uno scisma (da parte del mondo progressista)!

Il Segretario della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”, mons. Guido Pozzo – in un’intervista rilasciata a Famille chrétienne (riportata in italiano da La Stampa in un articolo di Marco Tosatti del 23.10.2014 e dal sito messainlatino.it”) – afferma che “si è creata una certa buon’intesa tra il Superiore della Fraternità S. Pio X mons. Felley e il card. Müller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede”. Da parte vaticana, per bocca di mons. Pozzo (e quindi certo per indicazioni direttamente riconducibili al Papa), si giunge persino ad affermare che “le riserve o le posizioni della Fraternità San Pio X su alcuni aspetti che non rientrano nel dominio della fede ma che riguardano temi pastorali o d’insegnamento prudenziale del Magistero non devono essere necessariamente ritirati o annullati dalla Fraternità”, cioè che è possibile da parte della Fraternità sollevare e mantenere dubbi su questioni emerse dal Concilio Vaticano II che non siano di carattere dottrinale, cioè “su alcuni aspetti e formulazioni dei documenti del Concilio Vaticano II, e su alcune riforme che l’hanno seguito, ma che non riguardano materie dogmatiche o dottrinalmente indiscutibili”. Mons. Pozzo aggiunge addirittura che “Non c’è alcun dubbio sul fatto che gli insegnamenti del Vaticano II hanno un grado di autorità e un carattere impegnativo estremamente variabile in funzione dei testi. Così per esempio, le Costituzioni Lumen Gentium sulla Chiesa e Dei Verbum sulla Rivelazione hanno il carattere di una dichiarazione dottrinale, anche se non c’è stata una definizione dogmatica. Mentre le dichiarazioni sulla libertà religiosa, sulle religioni non cristiane e il decreto sull’ecumenismo hanno un grado di autorità e un carattere impegnativo diverso e inferiore”.
  

Poi, come abbiamo già ricordato, in occasione dell’Anno Santo straordinario della Misericordia (8.12.2015 / 20.11.2016), Francesco ha solennemente stabilito che quanti (tutti i Cattolici del mondo) si sarebbero confessati dai sacerdoti della Fraternità San Pio X avrebbero ricevuto validamente e lecitamente l’assoluzione dei loro peccati.

Ecco le parole di Papa Francesco in merito: “Un’ultima considerazione è rivolta a quei fedeli che per diversi motivi si sentono di frequentare le chiese officiate dai sacerdoti della Fraternità San Pio X. Questo Anno giubilare della Misericordia non esclude nessuno. Da diverse parti, alcuni confratelli Vescovi mi hanno riferito della loro buona fede e pratica sacramentale, unita però al disagio di vivere una condizione pastoralmente difficile. Confido che nel prossimo futuro si possano trovare le soluzioni per recuperare la piena comunione con i sacerdoti e i superiori della Fraternità. Nel frattempo, mosso dall’esigenza di corrispondere al bene di questi fedeli, per mia propria disposizione stabilisco che quanti durante l’Anno Santo della Misericordia si accosteranno per celebrare il Sacramento della Riconciliazione presso i sacerdoti della Fraternità San Pio X, riceveranno validamente e lecitamente l’assoluzione dei loro peccati”.

Tale possibilità è stata prorogata a tempo indeterminato anche dopo la conclusione del Giubileo straordinario. Allo stesso modo, è stata stabilità da Francesco (20.03.2017) la validità anche dei Matrimoni celebrati dai Sacerdoti della fraternità (vedi) (vedi).


Circa la possibilità di seguire e celebrare la liturgia secondo il Vetus ordo, in questi ultimi tempi s’è creata una notevole confusione nella Chiesa cattolica (con sostanziali divieti e timide aperture, attese ma peraltro allora non facilmente giustificabili). Vediamo in sintesi. 
Com’è noto e già qui ricordato il 7.07.2007, Benedetto XVI, col Motu proprio Summorum Pontificum, aveva sostanzialmente liberalizzato l’uso del Vetus Ordo (edizione 1962). Invece Francesco (con una smentita di Pontefici Predecessori, peraltro di soli 14 anni prima, mai vista nella storia della Chiesa) il 16.07.2021, col Motu proprio Traditionis Custodes ha di nuovo sostanzialmente vietato (se non con particolarissimi permessi) l’uso del Vetus Ordo, divieto ribadito con severità nella Lettera Apostolica Desiderio desideravi del 29.06.2022.
Nonostante ciò, il Papa concede ai sacerdoti della “Fraternità S. Pio X” (udienza concessa l’8.02.2022 al Superiore della Fraternità; concessione peraltro non richiesta in quanto comunque comunità scismatica!) di continuare a celebrare secondo il Vetus Ordo. 
[Tale facoltà è stata accordata, a questo punto non si capisce più con quale criterio, visto il sostanziale e generalizzato divieto, anche ad alcune particolari comunità cattoliche, come la Fraternità sacerdotale S. Pietro (Decreto dell’11.02.2022, vedi)].