Le ideologie della modernità: il pensiero moderno si adorna di belle parole, di origine spesso cristiana, che rappresentano però un inganno. Così, lo vediamo anche nell’attualità culturale, sociale e politica: parole come tolleranza, inclusione, non discriminazione, apertura libertà, democrazia diventano sempre più ambigue e capaci di tramutarsi addirittura nel loro contrario!

Le ideologie della modernità

miti, rivoluzioni e vittime


Il pensiero moderno e contemporaneo, e di conseguenza anche la politica, si adorna di belle parole, la cui vera origine è assai spesso cristiana, che rappresentano però un inganno; nel senso che, consciamente o inconsciamente, si capovolgono nel loro contrario.

Del resto, questa è la tattica usata dal grande Tentatore, cioè il demonio, fin dalle origini della storia dell’umanità (il “peccato originale”, cfr. Gn 3): promettere la vita per inculcare un veleno di morte, promettere la libertà per renderci schiavi (suoi). “Padre della menzogna” e “omicida fin dall’inizio”, lo definirà esplicitamente il Signore Gesù (cfr. Gv 8,44).

Così, lo vediamo anche nell’attualità culturale, sociale e appunto persino politica: parole come “tolleranza”, “inclusione”, “non discriminazione”, “apertura” (ahimè entrate anche nella Chiesa, con gli applausi del mondo), “libertà”, “democrazia” e persino “amore” diventano sempre più ambigue e capaci di tramutarsi addirittura nel loro contrario!



Facciamo allora un piccolo ‘excursus’ storico … cominciando dalla parola “tolleranza”.

Si tratta di una parola cardine del pensiero illuminista (e massonico), che secondo il pensiero unico dominante dovremmo tutti imparare e mettere in pratica, per attuare un modello di società veramente democratica e pluralista.
Sembra una parola tanto bella; e in effetti assomiglia alla parola “rispetto” e derivante persino dalla parola “amore”, che ha nella fede cristiana la sua radice e il suo culmine. Tutti, specialmente coloro che vogliono essere à la page, aggiornati, moderni, progressisti, se ne riempiono la bocca.
In realtà è una parola ambigua, usata come sinonimo di “relativismo”, cioè di assenza di una verità oggettiva e universale, e come tale assunta come dogma indiscutibile dalla Massoneria, dall’Illuminismo e dalla ‘modernità’. Ma, appunto, si traduce spesso nel suo contrario!


1) Voltaire … e la tolleranza

Una delle più celebri opere di Voltaire (il suo vero nome era François-Marie Arouet; 1694-1778), ch’è uno dei padri dell’Illuminismo, della Rivoluzione francese e della ‘modernità’, è appunto il Trattato sulla tolleranza, pubblicato in Francia nel 1763. È lì che si troverebbe il celebre aforisma, oggi assai spesso ripetuto: «Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire».
In realtà Voltaire non ha mai detto quella frase.

L’attribuzione a Voltaire di questa affermazione deriva dalla scrittrice inglese Evelyn Beatrice Hall, che la riporta nel suo testo The Friends of Voltaire del 1906 e ripresa nel suo Voltaire In His Letters del 1919 («I disapprove of what you say, but I will defend to the death your right to say it»); siamo quindi oltre 150 anni dopo Voltaire. L’attribuzione a Voltaire di tale citazione è stata più volte smentita, ad esempio dallo specialista di Voltaire Charles Wirz nel 1994, il quale ha infatti ricordato come la stessa scrittrice Hall dovette ammettere nella rivista Modern language notes del 9.05.1939 che tale citazione non era effettivamente autografa di Voltaire.

Capita spesso che celebri frasi siano storicamente attribuite, talora in senso ideologico, a dei personaggi, che invece non le hanno mai pronunciate.

Nel sito (v. Dossier e Documento) si veda ad esempio la celebre frase “eppur si muove!”, che Galileo Galilei avrebbe sommessamente e sconsolatamente pronunciata al termine del “Processo” del 1633 dell’Inquisizione, che, secondo la leggenda creduta dai più, l’avrebbe condotto con violenza ad abiurare dalla sua concezione copernicana; mentre tale frase, intrisa di sarcasmo anticlericale, fu espressamente inventata dalla polemica anticattolica dopo oltre un secolo (nel 1757) a Londra da Giuseppe Baretti.

Ora, oltre a non aver mai detto tale frase, Voltaire l’ha comunque contraddetta nel suo pensiero e nella sua azione!

Nella vulgata dominante da oltre due secoli, Voltaire sarebbe dunque l’“apostolo della fraternità e della tolleranza tra gli uomini”. Il suo Trattato sulla tolleranza è diventato un manifesto della società moderna, quella però illuministicamente (e massonicamente) intesa.
Considerato appunto un padre dell’Illuminismo e un precursore della rivoluzione francese, nel 1791, cioè due anni dopo la Rivoluzione e 13 dopo la sua morte, la sua salma fu infatti trionfalmente trasferita nel Pantheon di Parigi.
 

Odio anticattolico

In realtà Voltaire aveva uno spirito arrogante, polemico, teoreticamente violento. Fu soprattutto un acerrimo nemico dell’idea stessa di “religione rivelata”, quindi dell’ebraismo e del cristianesimo, e fu appunto sempre per questo un veemente avversario della Chiesa Cattolica.

L’Illuminismo, pur non spingendosi all’inizio fino all’ateismo (come avverrà invece nel XIX secolo, specie con K. Marx e F. Nietzsche), propugna un vago “deismo” (Dio come “Il Grande Orologiaio”, riconosceva anche Voltaire, il “Grande Architetto dell’universo” dicevano e dicono i massoni, che lascia però la storia totalmente in mano agli uomini), dove invece ogni Rivelazione (contenuti rivelati, dogmi) è da rifiutare e perfino da reprimere come ‘superstizione’ fanatica, che impedisce il vero progresso umano e la vera unità dei popoli. Tale deismo e religione naturale (possibilmente tendente ad una “Religione unica mondiale”) è la concezione tipica della “Massoneria” (anche se, ai suoi massimi vertici o “gradi”, essa raggiunge però spesso livelli addirittura satanici, anche rituali!).

Se questo tentativo è dunque in atto da oltre due secoli, pare oggi abbia quasi raggiunto il suo scopo (o così credono), ultimamente addirittura con il consenso se non l’apporto persino di gran parte della Chiesa stessa!

In questo senso la parola “tolleranza” diventa sinonimo di sincretismo o indifferentismo religioso (le Religioni sono tutte uguali, si dovrebbe creare persino una nuova Religione Unica Mondiale), che è una conseguenza del relativismo gnoseologico (del pensiero) ed etico (del comportamento) del pensiero ‘moderno’ (da Cartesio in poi sempre più imperante, con crescente manifesta o subdola arroganza e intolleranza, nonostante si predichi il contrario).

Si tratta di un passo ulteriore e persino più astuto dell’Anticristo (immaginato così anche da V. S. Solov’ëv e da R. H. Benson): non più il grande ateismo, esplicito e violento, del XIX secolo, incarnato dalle terrificanti rivoluzioni (specie comuniste) del XX secolo, ma di quella possibile e persino auspicabile “Religione unica mondiale”, dove una vaga divinità e spiritualità può anche essere affermata, lasciando però le sorti del mondo in mano all’uomo (in pratica, al grande potere, peraltro in genere massonico). Una sorta di ‘sentimento religioso’ individuale, come fatto privato di coscienza, che di fatto si traduce però in un “ateismo pratico”, dove Dio non ha alcuna incidenza pubblica, né a livello personale né in quello sociale. Una Religione che potrebbe persino essere guidata da un’Autorità spirituale universalmente riconosciuta (!), ma di fatto al servizio del New World Order e delle grandi Istituzioni mondiali, che sembrano tanto democratiche, ma devono invece incarnare ed attuare il “pensiero unico dominante”. Un inganno dell’Anticristo ancor più sottile, che accetta la religione e sembra persino promuoverla ed applaudirla (se è omologata a tale pensiero); ma che si può riconoscere, se si è attenti, dal silenzio e perfino odio nei confronti di Gesù Cristo, come vero Dio fatto uomo e unico Salvatore dell’uomo!
 

Se nel Trattato sulla tolleranza, almeno nella sua versione originale autentica (1763), non troviamo appunto il celebre aforisma ancor oggi tanto citato, vi risuona invece certamente l’espressione, potremmo dire perfino il grido di battaglia, Écrasez l’infâme! (schiacciate l’infame), dove l’infame sarebbe ogni religione rivelata (quindi quella ebraico-cristiana) e in particolare la Chiesa Cattolica! L’idea stessa di Rivelazione, di religione rivelata, in particolare il cristianesimo e soprattutto la Chiesa Cattolica, è per Voltaire sinonimo di “fanatismo religioso”, di superstizione.
Come sottolinea Vittorio Messori (v. poi) Écrasez l’infâme! è un grido rabbioso, che rivela tutto l’odio anticristiano di Voltaire!

Possiamo dunque già trovare in Voltaire un padre di quel dogmatismo laicista e anticattolico, che se dapprima circolava nei circoli intellettuali del “mondo che conta” (in genere massonico), s’è poi pian piano imposto, anche con inaudite violenze, con tutti i suoi pregiudizi, come pensiero unico dominante; così che dopo due secoli e mezzo passa, persino inconsapevolmente, anche alle nuove generazioni, pure attraverso le scuole di ogni ordine e grado, l’editoria e la stampa ed ora con i nuovi sistemi di comunicazione di massa; e viene assorbito dalla maggioranza del popolo come dato sicuro, indiscutibile, mentre viene inconsapevolmente derubato della fede in Cristo (con danno eterno delle anime) e delle stesse radici cristiane della propria civiltà e identità, proprio quando si crede emancipato e informato.

È un dogmatismo laicista sempre più “intollerante”, mentre accusa il cristianesimo e la Chiesa (se non si adegua!) di intolleranza e intollerabile arretratezza (ad es. nel non riconoscere i presunti “diritti” e “progressi” dell’uomo moderno).

Forse non ce ne accorgiamo, ma è lo stesso pregiudizio, oggi più che mai imperante, che squalifica immediatamente come “esagerato” e “fanatico” non uno spirito vagamente religioso (questo può essere tollerato dalla massoneria), ma chi si ostina a seguire Gesù Cristo come unico vero Dio, cioè appunto come Verità assoluta (sia pur ragionevolmente indagabile, come indica tutta la bimillenaria storia del pensiero filosofico e teologico cattolico), autenticamente insegnata dalla Chiesa Cattolica, cui aderire con tutto se stessi e come condizione di salvezza eterna. Persino nel sentire comune, da poco tempo addirittura negli stessi Cattolici, anche praticanti, tutto questo, che è semplicemente un dovere di fronte a Dio e su cui saremo giudicati per l’eternità, viene considerato “bigottismo”, “fondamentalismo”, “chiusura”, essere “arroccati” e incapaci di “dialogo”, cioè appunto un’esagerazione “fanatica”! E questo sarebbe appunto fonte di divisione e di intolleranza.

Ormai, lo vediamo in questi giorni anche in Italia, addirittura si va verso un’intolleranza giuridica di chi osa ancora affermare la fede e la morale cattolica e si ostina a non scendere a patti con questa “modernità” senza freni; che trova appunto già due secoli e mezzo fa un proprio profeta in Voltaire.

 

I secoli bui (Medioevo)?

Ovvio che, secondo questo pregiudizio, Voltaire, come tutto l’Illuminismo e lo spirito rivoluzionario (francese e poi esportato in ogni rivoluzione) che ne consegue, consideri il Medioevo, cioè i mille anni plasmati dalla fede cristiana e che sono la base della stessa nostra civiltà occidentale, come “oscurantismo”, come i terribili “secoli bui” dominati dalla Chiesa. Un pregiudizio falso, persino antistorico, che è tranquillamente presente in tutti, Cattolici compresi! Finalmente col XVIII secolo, nella stessa Europa (cristiana ma sempre più apostata!), si sarebbe acceso il “lume” della Ragione (appunto “Illuminismo”; ricordiamo che la “dea Ragione” fu sostituita alla Madonna persino in Notre Dame a Parigi e portata addirittura in processione!), il “libero pensiero”, che poteva e doveva ora fare superare quel secolare “buio” della fede cristiana e dei secoli che l’avevano incarnata e permettere l’avvento del nuovo “sole dell’avvenire”!
Appunto quel che si insegna ancor oggi nelle scuole e si predica da ogni ‘pulpito’ moderno e laico, così che dal bambino più innocente all’adulto più acculturato (paradossalmente persino cattolico!), come ormai pure nell’uomo della strada (che si crede sapiente su tutto perché vede la televisione e magari anche un po’ di internet), Medioevo è sinonimo di “secoli bui”, di “oscurantismo” (cattolico); mentre Voltaire (e con lui tutto il pensiero moderno) viene citato come maestro di tolleranza e di autentica, moderna e pluralista democrazia; dimenticando ogni sorta di violenza, di ideologie, di dittature e di guerre che tale pensiero ha invece prodotto, dalla rivoluzione francese in poi…!
 

L’uomo medio non lo sa, e normalmente neppure molti laureati e persino professori, ma la Provvidenza ha invece voluto che proprio alla Sorbona di Parigi (la celebre università, nata come tutte dalla Chiesa – la sua prima sede fu nel cortile di Notre Dame! – e poi diventata purtroppo una delle culle dell’Illuminismo e del laicismo), attorno agli anni ’30 del secolo scorso, sorgessero celebri intellettuali e professori cattolici, anche convertiti (in particolare É. Gilson, docente di Storia della filosofia medievale proprio alla Sorbona*; ma in Francia troviamo negli stessi anni intellettuali cattolici del calibro ad es. di M. Blondel e J. Maritain), che, dati storici alla mano, capovolsero quel pregiudizio negativo sul Medioevo, sottolineandone invece tutta quella ricchezza teologica e filosofica (v. ad es. il “tomismo”) che ha fatto sentire i suoi fecondi e irrinunciabili riflessi persino nel pensiero moderno (che magari lo avversa). Per questo, a livello di alta cultura (Sorbona, Cambridge, Oxford), nonostante quello che si dice ancora nelle suole, nei libri, sulla stampa e in tutti gli strumenti di divulgazione di massa, di fatto sono rimasti in pochi ad asserire ancora quel pregiudizio “illuminista” contro il Medioevo “oscurantista”.

* di Étienne Gilson, cfr. celebri opere come (in trad. it.) La filosofia del Medioevo, Rizzoli 2011 e Lo spirito della filosofia medievale, Morcelliana 2009.

A. Frossard (il celebre giornalista e intellettuale francese, membro dell’Académie française, figlio del fondatore del Partito comunista rancese e come tale educato all’ateismo più ortodosso, che poi si convertì e divenne un apologeta della fede cattolica e persino amico e intervistatore di Giovanni Paolo II), espresse con una semplice ma acuta battuta tutta la sua incantata meraviglia per il Medioevo (di fronte anche solo alle bellezze artistiche che ci ha lasciato) e la falsità dei pregiudizi illuministici in merito: “Ci dicono che erano secoli bui; non lo so … ma quello che ci hanno lasciato è di una luminosissima e stupefacente bellezza!”
 

A proposito della ragione, apparentemente idolatrata dall’Illuminismo, quando invece l’ha ridotta ad un campo assai limitato e persino ideologico: chi l’avrebbe detto a Voltaire e a tutti gli Illuministi che saremmo arrivati oggi, come epilogo di quel pensiero, alla negazione della ragione e della sua capacità di conoscere la verità?! Così da dover intervenire solennemente un Papa per difenderla! (cfr. Enciclica Fides et ratio di Giovanni Paolo II).

Eucaristia!

Per avere un saggio dell’odio anticattolico di Voltaire, ascoltiamo questo suo sacrilego e satanico pensiero, nientemeno che sull’Eucaristia: “Si tratta di una superstizione mostruosa, dell’ultimo termine della sfacciataggine dei preti e dell’imbecillità dei credenti. È un barbaro mito, cento volte più assurdo e blasfemo di tutti quelli degli egizi messi insieme”. Per questo desiderò “andare a Roma a mano armata e punire quel prete spudorato (cioè il Papa!) che propaga una credenza tanto ripugnante”! (riportato da Vittorio Messori, La sfida della fede, S. Paolo 1993, p. 266)

Dall’odio anticristiano al suicidio culturale dell’Occidente

Voltaire è stato purtroppo maestro e profeta anche di quel “suicidio” culturale dell’Occidente (che pur è stata la civiltà portante del mondo intero), quella incredibile e irrazionale auto-denigrazione che vediamo esplodere oggi con impressionante sconcerto [fino alla volontà di demolizione di ogni simbolo delle proprie radici culturali anche negli USA … e perfino negli omologati attualissimi gesti pubblici di adesione a tale visione antioccidentale (gli “inginocchiamenti” davanti al nulla!), ovviamente sempre coperti di ingannevoli belle parole umanitarie].
In realtà si tratta sempre di (satanico) odio anticristiano!
Nel suo Saggio sui costumi Voltaire pretende poi di fare una panoramica (ideologica) sulla storia universale; ma, non avendo alcuna competenza storica (come riconoscono i più autorevoli storici), compie grossolani imprecisioni, errori e incomprensioni.

Scrive di lui Tim Blanning (docente di Storia moderna a Cambridge): “Nessuno che conosca davvero quei dati storici, culturali e religiosi di cui parla Voltaire potrebbe prenderlo sul serio. Quasi tutto quello che scrisse era impregnato solo di anticlericalismo, senza nessuna competenza storica”.

Si tratta solo di un pamphlet che trasuda polemica contro le religioni (il cristianesimo e la Chiesa Cattolica in particolare), contro gli ebrei (con vero antisemitismo) e persino contro i “negri” (con un becero razzismo).

Così, non solo il contemporaneo J.J. Rousseau (l’altro celebrato padre dell’Illuminismo; si pensi al suo Émile e all’elogio del “buon selvaggio”, oltre che della spontaneità che sarebbe naturalmente buona, cosa oggi creduta quasi da tutti, cioè negando “il peccato originale”, una delle basi della Bibbia, senza del quale non si comprenderebbe neppure l’opera della Redenzione attuata da N.S. Gesù Cristo sulla Croce!), ma anche Voltaire, pur di demolire il cristianesimo, esalta ogni cultura e religione extra-europea, primitiva, indigena e precristiana.


Ancora il prof. Blanning: “Come diversi suoi colleghi, Voltaire utilizzò le civiltà extraeuropee, pur senza saperne quasi nulla, come un bastone per colpire l’Europa cristiana”.
 

Purtroppo osserviamo quanto sia attuale e dominante anche questo atteggiamento, ora entrato persino nella Chiesa!

 


La scienza contro la fede?

Voltaire (come poi dirà ancor più esplicitamene lo scientismo e positivismo del XIX sec.) crede che finalmente la scienza sostituirà ora la religione. Si presenta egli stesso, falsamente, come scienziato.
Purtroppo possiamo vedere come anche tale pregiudizio persista e condizioni gran parte della cultura dominante e da questo venga trasmesso alle nuove generazioni e alle masse (anche se pure questo pregiudizio è sostanzialmente tramontato a livello di alta cultura, alla luce degli autentici fatti storici come del grande numero di scienziati, nella storia e nel presente, che sono pure fervidi credenti).

A proposito di scienza e fede e di scienziati cristiani del passato e del presente, cfr. nella sezione Fede & cultura, il documento sul “Caso Galileo”, spec. domanda 3 (anche il Dossier su Galileo, v. spec. parte 3), come pure il documento o il Dossier su Darwin. Si vedano anche numerose News sull’argomento: basti citare, tra le ultime, quella del 2.03.2021 (la Madonna su Marte) e del 20.11.2020 (la fede nella Stazione Spaziale Internazionale, con foto e video).

Però, guarda caso, Voltaire denigrò tutti quegli scienziati che furono pure devoti credenti: da Cartesio (che andò a Loreto per ringraziare la Madonna per l’Illuminazione ricevuta quando scriveva il suo Discorso sul metodo) a Blaise Pascal (il grande matematico e filosofo, che nei suoi Pensieri difende persino la possibilità razionale dei miracoli), da Leibniz (criticato da Voltaire per le sue opere apologetiche sulla fede e la Chiesa) a Eulero (Leonhard Euler, che fece fare un balzo avanti enorme alla matematica, fisica teorica e ingegneria meccanica, ma deriso da Voltaire per aver scritto il Saggio di una difesa della Divina Rivelazione).

Il grande biologo Charles Bonnet (1720-1793), quindi contemporaneo di Voltaire, disse di lui: “non è né naturalista né filosofo … taglia e mutila passi di opere che non gli garbano … parla di continuo di tolleranza ma è estremamente intollerante”!
Così anche un altro grande scienziato contemporaneo di Voltaire, Albrecht von Haller (1708-1777), medico, anatomico e fondatore della fisiologia moderna, ma intrepido difensore della fede religiosa, scrisse persino Lettere di fuoco contro Voltaire, di cui afferma che è un tuttologo e di una superficialità arrogante.



Antisemita

Voltaire, proprio per la sua feroce opposizione all’idea stessa di Rivelazione (anche dell’Antico Testamento biblico) fu pure il propugnatore del più becero antisemitismo.

Joël Barromi, storico dell’Università Ebraica di Gerusalemme, afferma: “Il feroce dileggio di Voltaire contro gli Ebrei non fu più dimenticato in Occidente … sotto i suoi auspici sorse un antisemitismo culturale che ebbe un’influenza permanente sulla classe intellettuale francese … anzi le idee antisemite di Voltaire sono giunte così in tutto il mondo!”.

Nel Dizionario filosofico di Voltaire (“una sorta di Bibbia dell’umanità liberata dall’oscurantismo cristiano”, come egli stesso la definì), su 118 voci, ben 30 attaccano gli Ebrei, in questi termini: “il più abominevole popolo del mondo”, “popolo ignorante e barbaro, che unisce la più sordida avarizia alla più detestabile superstizione e all’odio incrollabile per tutti i popoli che li tollerano e li fanno arricchire”.

 

Razzista

Infine, nonostante l’apparente elogio (in chiava soprattutto anticristiana) del “buon selvaggio” e delle religioni precristiane, Voltaire fu pure promotore di un bieco razzismo, che lo portò addirittura (tanto per passare dalle parole ai fatti) ad investire alcuni dei suoi ingenti capitali in una Compagnia di navigazione che commerciava schiavi neri dall’Africa all’America!
Considera i “negri” poco più che animali, anzi forse proprio animali; è giunto persino a pensare che fossero nati dall’incrocio di donne con delle scimmie. Proprio nel suo Saggio sui costumi afferma: “I negri sono, per natura, gli schiavi degli altri uomini. Essi vengono dunque acquistati come bestie sulle coste dell’Africa”. [cfr. Vittorio Messori, Pensare la storia, Paoline1992, pp. 232-234; ripreso in: Uomini, storia, fede, BUR 2001, pp. 166-169]


 

Ecco il maestro della “tolleranza”, il profeta della fraternité illuminista, massonica e rivoluzionaria!

Dal pensiero illuminista, che trova in Voltaire un padre e profeta, sono sorte tutte le rivoluzioni, da quella francese a quella bolscevica; quindi le grandi dittature e le due guerre mondiali del secolo scorso … Una violenza senza precedenti nella storia dell’umanità!

È davvero paradossale che questa cultura post-illuminista e laicista, che si riempie la bocca della parola “tolleranza” e “dialogo” – e che da oltre mezzo secolo dilaga anche nella Chiesa, portandola a denigrare se stessa e la propria storia! – osi parlare dell’intolleranza del cristianesimo (quello ovviamente che non si adegua ad essa), mentre lo esclude sempre più dalla vita culturale e sociale e quando può lo elimina anche fisicamente…!


2) La Rivoluzione

In queste rapide osservazioni su alcuni fondamenti del pensiero illuminista e moderno, che hanno caratterizzato gran parte della storia dell’Occidente di questi ultimi 3 secoli e che condizionano fortemente anche il pensiero, la cultura, la politica contemporanei ed ora persino il sentire comune sociale, abbiamo già sottolineato come essi abbiano in genere un aspetto “ideologico” (nel senso di una costruzione artificiale e teoretica su cosa dovrebbe essere il bene dell’uomo e della società, che si rivela in genere in senso “anticristico”) e poggino spesso sulla costruzione e perpetuazione di alcuni “miti” per poter avvalorare e propagandare ancora tali ideologie.

Nella I parte abbiamo compiuto in tal senso una sottolineatura sulla parola “tolleranza”, ripetuta continuamente ancor oggi, non importa se contraddetta proprio da coloro che se ne riempiono la bocca, e su quello che sarebbe stato un suo profeta, Voltaire, che rappresenta un padre dell’Illuminismo. Di fatto appunto si tratta di un falso mito, contraddetto dalla storia autentica.

Ora ci soffermiamo un poco su un’altra parola chiave della “modernità”, nel senso del pensiero illuminista e post-illuminista: è quello di “rivoluzione” (vedi nel sito).

Fino al XVII secolo tale parola veniva usata soprattutto in ambito fisico e astronomico (per indicare il movimento attorno ad un punto, ad esempio quello della Terra attorno al Sole o della Luna attorno alla Terra). Già con Kant la parola “rivoluzione” viene assunta per indicare il movimento tipico del pensiero moderno, che da Cartesio in poi passa dal ruotare attorno all’oggetto (la realtà, l’essere), com’era avvenuto nel pensiero metafisico e gnoseologico greco e medievale, a concentrarsi attorno al soggetto (pensante), peraltro riuscendo sempre meno ad uscirne, fino al successivo crollo totale nel nichilismo (come potremmo fare la “critica” della ragione se non ancora con la ragione, entrando però così in un ‘gioco di specchi’ senza fine? osserva giustamente Nietzsche contro Kant).

In politica il termine “rivoluzione” entra in modo preponderante nel 1776 (Rivoluzione americana) e soprattutto nel 1789 (Rivoluzione francese), come idea del rifiuto totale del “passato” e di ogni “autorità”, che non sia il fantomatico popolo, e come inizio di un “mondo nuovo”.

Una delle logiche dominanti, dall’Illuminismo in poi, è quella del rifiuto del “passato”, della “tradizione” (nel senso proprio del tradere, cioè della multiforme eredità, culturale e religiosa che ci ha preceduto e in certo qual modo comunque plasmato), come pure dell’”autorità” (si è partiti dal rifiuto del re per arrivare perfino al rifiuto di Dio, ma anche al rifiuto del padre come di ogni educatore).
L’idea (peraltro un po’ adolescenziale*) di “rivoluzione” fa infatti intendere il desiderio di un capovolgimento radicale del pensiero e di conseguenza della visione della vita e della società, come una novità assoluta, come se tutto il passato avesse sbagliato, tutto cominciasse col presente e ogni autorità fosse un ostacolo alla vera libertà e all’affermazione del proprio progetto (in genere fatto a tavolino, cioè ideologico)!
* cfr. Antonio Cecchini, Oltre il Nulla. Nietzsche, nichilismo e cristianesimo, Città nuova 2004, pp. 26-29 (vedi).

Non a caso da questo pensiero è nata nel 1789 la Rivoluzione francese (preceduta di poco, nel 1776, da quella americana, che ha avuto però toni più morbidi, v. poi), con il suo odio violento per il passato, per la fede cristiana, per il re e ogni autorità (compresa quella di Dio e ovviamente della Chiesa). Tutto ciò in favore di un’ideologia (come progetto artificiale di felicità, di vita e di società) che si è però assai presto rivelata come “disumana”.

Tale idea, potremmo dire anche “presunzione” folle (se non davvero “tentazione satanica”!) è presente anche nell’emergente ateismo teoretico del XIX secolo, sia nei confronti dell’antropologia (Feuerbach: “non è Dio ad aver creato l’uomo a Sua immagine, ma l’uomo ad aver immaginato Dio come alienante proiezione di sé”), della società (da capovolgere fin dalle basi del suo “sistema”, in ogni sua struttura oppressiva, a cominciare da quella economica: Marx) e metafisico-religiosa (Nietzsche: la “morte di Dio” e l’inizio dell’<oltre-uomo>). E poiché non potevano negare che l’uomo sia stato universalmente e perennemente religioso fin dal suo apparire sulla Terra, tali autori devono ammettere che l’uomo è allora sempre stato malato (lo dirà anche Freud), alienato, nella falsità; così tali autori sarebbero invece i primi uomini “sani”, intelligenti, in grado di aver scoperto per primi la verità, di liberare davvero l’umanità dall’oppressione e dalla menzogna.
Molti, a cominciare da Nietzsche, pensarono allora che gli anni della storia non si dovessero finalmente più contare dalla nascita di Cristo, ma da loro stessi, dal loro pensiero, persino dall’inizio della nuova Era che essi o il nuovo potere avrebbe inaugurato: così auspicò appunto Nietzsche e così fece la rivoluzione francese, Napoleone, ma anche Hitler, Mussolini, il comunismo, ecc. Però quei nuovi conteggi, ironia della storia e soprattutto della Signoria di Dio su di essa, a differenza dei 2021 anni dal Natale di N.S. Gesù Cristo, non è mai andato oltre le poche unità o decine d’anni (cfr. Giovanni Paolo II, Memoria e identità, Rizzoli 2005) [sui “Calendari e le nuove ideologie”, vedi Documento].

Infatti, se questo assunto dogmatico e folle ha avuto i suoi padri nell’Illuminismo e nelle “rivoluzioni” che ne sono seguite già nel XVIII secolo (Rivoluzione francese e americana), il pensiero dominante già del XIX secolo ha posto le premesse per le tragedie del secolo successivo (XX), dalla Rivoluzione russa e l’avvento del comunismo (1917-1991) al dominio del nazional-socialismo (Hitler, 1933-1945), dalla tragica e inaudita esperienza di due Guerre Mondiali (la Prima provocò 14 milioni di morti, anche giovani diciottenni; la Seconda provocò 60 milioni di morti, anche tra i civili, con tanto di “bombardamenti a tappeto” e due bombe atomiche sulle città e di “campi di sterminio”, con atrocità che superano persino la logica bellica per sconfinare in quella davvero “satanica” del gusto del male e dell’orrore in quanto tale); il comunismo poi (che ha prodotto inaudite sofferenze, violenze ed un numero di morti che ha superato nel mondo i 50 milioni!), se in Europa centro-orientale è durato 70 anni (1917-1989/1991), s’è espanso (come profetizzò la Madonna a Fatima il 13.07.1917, cioè pochi mesi prima della rivoluzione bolscevica, parlando esplicitamente di “Russia” e dei suoi “errori”, che si sarebbero diffusi nel mondo provocando atroci sofferenze e la più grande persecuzione contro i cristiani) nell’Estremo Oriente, conquistando la Cina, la Corea del nord, il Vietnam, la Cambogia, il Laos (v. News del 12.09.2020); per poi espandersi in alcuni Paesi dell’Africa e dell’America latina, centrale e meridionale)!

A livello culturale e sociale, fortunatamente non bellico, s’è mosso in questo senso pure il grande movimento, partito ancora dalla Francia, del ’68 (1968), che ha scaldato e agitato specie il mondo giovanile ma ha inciso e ancora incide fortemente su tutta la società occidentale, una rivoluzione, contestazione, mutazione radicale, che ha coinvolto persino la musica (beat) ed ha avuto conseguenze enormi a livello di comportamento sessuale (la cosiddetta “rivoluzione sessuale”, tuttora inarrestabile), nel modo di concepire la donna (femminismo) e la famiglia (convivenze, divorzi, amore libero) e che ha fortemente scosso e in genere demolito la fede cristiana dei giovani da oltre 50 anni fa ad oggi.

Tale rifiuto del passato, della tradizione e dell’autorità, che è tipico del pensiero illuminista e moderno, trova però un significativo prodromo già nella Riforma protestante, così che 1500 anni di fede cristiana cattolica e di ininterrotto e coerente Magistero furono considerati da Lutero e dagli altri sedicenti Riformatori come un passato da cancellare (come se lo Spirito Santo fosse stato vacante fino ad allora). La nuova Chiesa, la vera comprensione del cristianesimo, rifiutando la Tradizione e il Magistero di 15 secoli (bastava la “sola Sacra Scrittura”, peraltro pure censurata e interpretata a piacimento), cominciava con loro (non importa se persino in contraddizione e in lotta tra loro stessi – vedi). In questa logica, sono nate poi sempre nuove interpretazioni della Bibbia e della fede, presunti nuovi maestri, gruppi, sétte religiose, persino che negano la divinità di Cristo, come i Testimoni di Geova (nati da C.T. Russel negli USA nel 1870). Si tratta sempre di una visione comunque falsa e contraddittoria della fede cristiana nella sua stessa radice (la vera fede nascerebbe col nuovo maestro e quelli prima di lui avevano tutti sbagliato!). Questa pretesa ritorna spesso nella storia, ad esempio in tutte le eresie; ma purtroppo da alcuni decenni è cresciuta persino all’interno della stessa Chiesa Cattolica (fondata da Cristo, vedi), secondo un influsso che viene appunto dall’Illuminismo e che non a caso si chiama “modernismo” (condannato da S. Pio X come “madre di tutte le eresie”, cfr. Enciclica Pascendi Dominici Gregis)! Così si pensa e si predica una presunta Chiesa “nuova”, del popolo (quando, come tutte le rivoluzioni, è invece progettata e voluta da un’élite!), appunto una “rivoluzione” (si giunge ad auspicare esplicitamente “un 1789 della Chiesa cattolica”, perché la Chiesa Cattolica sarebbe “rimasta indietro di 200 anni!”), una Chiesa che inizierebbe ad esempio col Concilio Ec. Vaticano II (1962/1965, che pure è il 21° Concilio Ec. della storia della Chiesa e come tale non può essere in contraddizione coi precedenti e con la perenne Tradizione e Magistero della Chiesa, e, ovviamente, con ciò che Dio stesso ha definitivamente rivelato in Cristo, il “Verbo fatto carne”; tanto più che tale assise ha scelto di avere una prospettiva solo “pastorale”) o col post-Concilio (in un presunto “spirito del Concilio”) o addirittura col 2013 (si dice ad es. “la Chiesa di Francesco”, mentre la Chiesa è di N.S.Gesù Cristo, cioè di Dio, e come tale non è inventabile o mutabile a piacimento)!




Nella Prima parte abbiamo sottolineato come Voltaire, considerato tuttora come un padre dell’Illuminismo e persino della “tolleranza”, sia stato tutt’altro che tollerante!

Ora vediamo alcune delle drammatiche conseguenze, che dal pensiero illuminista (massonico, laicista) in poi si sono prodotte, con una tragica “eterogenesi dei fini”.
 

In fondo, dal “peccato originale” in poi, questo è l’inganno di Satana: la menzogna e capovolgere le sue promesse di vita in un destino di distruzione e di morte. (L’umanità è più che mai di fronte a questo bivio tra la vita e la morte! così Giovanni Paolo II nell’Enciclica Evangelium vitaevedi).



Sulla radici profonde dell’attuale e inaudita crisi culturale (nichilismo) e religiosa (apostasia dal cristianesimo, specie dell’Europa occidentale), si ascoltino ad es. le ampie audio-catechesi di don Antonio Cecchini sul canale YouTube La via della vita, specie la 1C (sull’inaudita crisi contemporanea) e la 1D+1E (sui fondamenti culturali della crisi contemporanea); sulla dilagante “crisi della fede” anche in buona parte della Chiesa Cattolica, ascolta pure le lezioni/catechesi 1A e 1B.
 

Su molteplici equivoci che stanno al fondo della “modernità”, e di cui paghiamo più che mai oggi delle tragiche conseguenze senza futuro, cfr. nel sito, nella sezione Fede e morale, il Documento sulla “Dottrina sociale della Chiesa”, spec. al n. 6.


 

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Le Rivoluzioni del XVIII secolo

Se appunto l’idea di “rivoluzione” può trovare delle proprie radici persino già nella Riforma protestante del XVI secolo e si viene a strutturare teoreticamente con l’Illuminismo, assumendo ideali cristiani, staccati dal loro contesto e progressivamente capovolti nel loro contrario, con una diabolica “eterogenesi dei fini” (come con le famose idee rivoluzionarie “Liberté, Égalité, Fraternité”), la Massoneria, nata ufficialmente a Londra nel 1717 (pur con radici culturali che si perdono nel tempo, persino nella Cabala ebraica), progetta di passare dal pensiero all’azione (altra parola chiave, fino al ‘nostro’ G. Mazzini! vedi), con vere e proprie rivoluzioni sociali e politiche, di portata epocale!


 

La Rivoluzione americana

Il primo imponente esperimento di “rivoluzione” moderna (illuministica e massonica), con chiara matrice inglese anche se apparentemente contro le forze del Regno britannico colonizzatore, è stata la “Rivoluzione americana” (normalmente si parla del suo culmine nel 1776).
 

Non entriamo ovviamente qui nel merito – peraltro tornato recentemente di grande attualità, anche ideologica, negli USA e non solo (v. gli assalti ai monumenti a Cristoforo Colombo ed altri, e persino ai simboli cristiani … fino agli ideologici “inginocchiamenti”, non solo nei Parlamenti ma pure nelle partite di calcio) – di come si sia passati dalla scoperta dell’America (1492, Cristoforo Colombo; il nome stesso America da Amerigo Vespucci) alla sua immediata “colonizzazione” da parte europea. Com’è noto gli inglesi ebbero una parte preponderante nella colonizzazione dell’America settentrionale (oggi USA), così che la loro lingua è diventata non solo quella degli USA ma più che mai quella ufficiale internazionale. Tale colonizzazione inglese (protestante) è stata effettivamente assai meno rispettosa – rispetto quella spagnola e portoghese (cattolica), nel centro-sud America, detta appunto “America latina”, dove infatti ancora oggi, dopo 5 secoli, si riconoscono perfettamente le due razze, anche a livello somatico, pienamente integratesi – anche delle popolazioni indigene (indiani, pellerossa; che sono stati infatti quasi soppressi) e ricorse pure all’apporto forzato degli schiavi negri prelevati dall’Africa.

Anche a riguardo della evangelizzazione dell’America (e anche su questo ci sono distorte e ideologiche visioni e ‘leggende nere’ ancor oggi dominanti, diffuse e credute dai più), ricordiamo che portare la salvezza alle anime di tutto il mondo e della storia è il comando stesso di Gesù (Mt 28,17-20; Mc 16,15-16); ma solo pochi anni dopo la scoperta dell’America (nel dicembre 1531) la Madonna stessa incoraggiò tale opera evangelizzatrice, apparendo a Guadalupe (Messico), con sembianze locali, ad un indios da poco convertito (S. Juan Diego), che tuttora sono le apparizioni più importanti delle Americhe (N. S. de Guadalupe, a Città del Messico, è il Santuario più visitato del mondo, con 20 milioni di pellegrini annui), di cui è Patrona, e che ora, a riguardo della reliquia della tilma di Juan Diego, sono studiate perfino dalla scienza (cfr. dossier Miracoli al n. 8.2 e la News del 12.12.2020). Anche per quel che riguarda l’America settentrionale dovremmo distinguere un’evangelizzazione da parte dei “Cattolici” – le cui tracce si trovano particolarmente presenti nella parte occidentale [si pensi anche solo ai nomi delle città, dedicate alla Madonna o ai Santi (evidentemente secondo la dottrina cattolica e non protestante), talora persino rimasti spagnoli, come Los Angeles (in realtà chiamata per intero El Pueblo de Nuestra Señora la Reina Virgen de los Ángeles del Rio de la Porciúncula de Asís, in riferimento nientemeno che alla basilica francescana della Porziuncola ad Assisi! come sarà in Argentina Buenos Aires, in riferimento al santuario di N. S. di “Bonaria” di Cagliari!) o, in riferimento ai Santi (San Francisco e l’adiacente Santa Monica, San Diego, San Jose … tanto per rimanere in California) per non parlare addirittura dell’Eucaristia (da Sacramento, sempre in California, fino addirittura a Corpus Christi, invece nel Texas) – rispetto a quella protestante, onestamente assai meno rispettosa della cultura e delle popolazioni indigene (basti pensare appunto ai ‘pellerossa’) e ancor oggi riscontrabile persino in una diversa mentalità ad esempio nelle coste atlantiche.

All’occupazione del Nord America da parte delle colonie britanniche (specie nel 1765/1783) fece riscontro la guerra d’indipendenza americana (1775-1783) e la Rivoluzione del 1776, che portò all’indipendenza politica dal Regno Unito e alla nascita degli Stati Uniti d’America, considerato il primo e più importante Paese al mondo con una “democrazia liberale” di stampo costituzionale.

La rivoluzione americana fu assai meno aspra di quelle che si susseguirono poi nella storia (europea e poi asiatica) e portò all’affermazione di principi di vita sociale e politica più rispettosi della libertà e dei diritti dell’uomo, compresa la “libertà religiosa”.

Subito nel 1776 i Costituenti americani firmarono una sorta di “Carta dei diritti dell’uomo” (Bill of Rights, Patente di diritti), fondati sui principi (di stampo comunque massonico) della tolleranza, della democrazia e soprattutto della “libertà”! Essi fecero però un chiaro riferimento a Dio. Non stupisce infatti che gli Statunitensi facciano spesso riferimento a Dio anche nelle espressioni linguistiche (“oh my God!”), pure nella vita politica e persino economica, dal giuramento sulla Bibbia (certo massonica) del Presidente USA all’inizio del suo mandato, ai giuramenti vari, fino al “In God we trust” come motto degli USA e stampato persino sui dollari. Tutte cose che farebbero inorridire la ‘laica’ Europa e persino la cattolica Italia politica! Tale riferimento a Dio sarà invece assente, nonostante se ne sia discusso, nella “Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo” adottata dall’ONU nel 1948.

Tali fondamenti voluti dai Costituenti americani risultano comunque assai migliori e più solidi di quelli proclamati in Francia nel 1789 dall’Assemblea Nazionale.

Quando parliamo di impronta comunque “massonica” anche della Rivoluzione americana e della formazione degli USA, non ci riferiamo a velleità complottiste. Esplicitamente affiliati alle logge massoniche furono i suoi stessi padri fondatori, da Benjamin Franklin a George Washington, così come la maggior parte dei Presidenti della storia degli USA.

Com’è noto, un simbolo degli USA e dei principi cardine che li costituiscono e regolano fin dalle sue fondamenta, è la celebre “Statua della libertà”, che domina l’ingresso del porto di New York e simbolicamente l’ingresso stesso negli USA (e così era per i piroscafi di tutto il mondo che vi approdavano per i loro commerci o per sbarcarvi i sempre numerosi e però regolari immigrati, che provenivano da oltre oceano). È il simbolo stesso degli USA nel mondo! Ebbene, anche la “Statua della libertà” (con la fiaccola appunto della libertà, non certo di Cristo, che illumina il mondo! Il titolo esatto è infatti “Liberty Enlightening the World”, in francese “La Liberté éclairant le monde”) è ricchissima di simboli massonici. Fu infatti donata dai massoni francesi (ufficialmente e ovviamente dal “popolo” francese): realizzata dal francese Frédéric Auguste Bartholdi, con la collaborazione dello stesso Gustave Eiffel (l’ingegnere che, forte della sua esperienza nella celebre torre parigina che porta il suo nome, ne progettò gli interni) e inaugurata nel 1886, non ha ovviamente alcun riferimento cristiano o religioso ma la sua base è in compenso corredata di simboli massonici.

Però la rivoluzione americana, pur ispirata dai principi illuministici e massonici, rimase comunque caratterizzata da un’apertura di fondo non solo alla dimensione religiosa, ma anche alla Bibbia, quindi pure al cristianesimo e, nonostante la forte presenza protestante che caratterizzava e caratterizza gli USA, anche alla Chiesa Cattolica.

Ricordiamo (cfr. News del 2.05.2021) che attualmente negli USA (316.253.000 abitanti), nonostante la forte immigrazione internazionale, i cristiani sono il 75%. I Protestanti sono il 48%, però suddivisi in molte chiese riformate, di cui la prima è quella Battista (7% della popolazione); per cui la Chiesa Cattolica, con il suo 22,7% della popolazione USA, si colloca comunque al 1° posto come comunità più numerosa.

Anche per questo motivo, cioè per questa maggiore ed effettiva ‘tolleranza’ nei confronti della fede cattolica, la Chiesa e il Magistero non si opposero né alla rivoluzione americana, né alla Dichiarazione dei Diritti, né alla costituzione stessa degli Stati Uniti d’America. E tuttora, tranne alcuni scontri di tipo etico che interessano la politica americana e le nuove ideologie laiciste (vedi la questione dell’aborto, degli Lgbt, della libertà delle scuole e degli ospedali Cattolici), che trovano certo negli USA una loro base anche economica di diffusione mondiale, c’è sempre una sostanziale libertà e talora perfino collaborazione con le istituzioni politiche ed amministrative.

Sulle differenze tra la rivoluzione americana, più morbida e rispettosa della religione e della Chiesa, e la rivoluzione francese (più rigida, violenta e apertamente anticattolica), si soffermò persino Benedetto XVI (in questo paradossalmente criticato da alcuni per un’eccessiva apertura alla modernità!), nell’importantissimo discorso alla Curia romana del 22.12.2005. (vedi)



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Una nota sulla repressione massonica anticristiana nel Messico (1926-1929)

Se la rivoluzione americana del 1776, pur segnata dalla massoneria, ha avuto dei connotati sufficientemente morbidi, a livello di tolleranza religiosa e nei confronti della stessa Chiesa Cattolica, non così invece è stato l’attacco anticristiano massonico contro il cattolicissimo Messico!
Le politiche laiciste, anticattoliche e anticlericali del governo messicano allora presieduto da Plutarco Elías Calles giunsero ad imporre leggi (come quella detta appunto “Calles”) fortemente restrittive della libertà religiosa, con interventi repressivi che giungevano a terribili violenze, torture, sequestri, incarcerazioni ed esecuzioni capitali di un ingentissimo numero di sacerdoti e fedeli cattolici.
Il popolo messicano, fortemente cattolico, non sopportò questa violenza e molti decisero di scendere in campo per difendere, anche con le armi (cosa moralmente lecita), la propria libertà religiosa e la propria fede cattolica. Si tratta della Cristiada, o Cristera, cioè dei Cristeros che, al grido e sotto le insegne di “Viva Cristo Re!”, impugnarono le armi e organizzarono la rivolta (1926-1929) contro questo regime ateo e massonico, con tutta probabilità sostenuto appunto dalla massoneria statunitense e inglese (cfr. News del 9.04.2021, 16.03.2021 e 16.10.2016).
Sia pur nella distinzione tra l’opera dei sacerdoti (per la salvezza di tutte le anime) e l’intervento armato di alcuni capi della resistenza armata popolare, la Chiesa (persino da Roma) sostenne e promosse sempre questa rivolta a difesa della fede cattolica in Messico e del bene delle anime.

Un esempio particolarmente commovente ed eroico di questa battaglia popolare cristiana contro il potere massonico anticattolico fu offerto dal sentito e desiderato coinvolgimento persino di ragazzini intrepidi e di grande fede, come nel caso di José Sánchez del Río (1913-1928), che nonostante i suoi neppure 15 anni, fu catturato, torturato e ucciso per la sua appassionata partecipazione all’epopea dei Cristeros e che è già stato canonizzato come santo martire il 16.10.2016.

Sulla vicenda dei Cristeros messicani e del giovanissimo martire San José Sánchez del Río, si veda ad esempio il film Cristiada (prodotto nel 2011, in Italia nella sale dal 2016 ma assai boicottato): www.cristiada.itvedi delle sequenze del film; vedi la scena del martirio di José Sánchez (anche se con sottotitoli in francese).



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La Rivoluzione francese
 

Non vogliamo certo qui fare un’analisi della rivoluzione francese, che segnò effettivamente una svolta drammatica nella storia dell’Europa e un deciso passo avanti nella persecuzione moderna del cristianesimo e della Chiesa Cattolica (che troverà il suo apice nella Rivoluzione comunista), come conseguenza dei princìpi già dell’Illuminismo (v. appunto Voltaire, I parte del presente Documento).

Nonostante sia talora decantata come un decisivo passo avanti nel progresso dell’umanità, vediamo invece solo qualche dato perfino “anticristico” … controcorrente e raccapricciante!

​​​​Nonostante si predichi tuttora che fu una rivoluzione popolare e per il popolo, fu in realtà voluta da una ristretta élite, appunti di intellettuali illuministi; il popolo ne fu in gran parte vittima; e se per la nobiltà (ed evidentemente per il glorioso storico Regno di Francia, tra i cui regnanti troviamo persino santi canonizzati, come Luigi IX) fu in effetti la parola fine, i veri avvantaggiati non furono certo i popolani, che ci rimisero spesso la pelle, ma la nuova borghesia.

Una riprova che anche la Rivoluzione francese è in gran parte un mito pensato, voluto, attuato e tuttora predicato da una ristretta oligarchia, è quanto è simbolicamente avvenuto quel 14 luglio 1789, con il mitico assalto alla Bastiglia, cioè alle prigioni pubbliche parigine.
Nonostante che il 14 luglio sia e rimanga la “festa nazionale” della Francia, con tanto di pompose parate militari e festeggiamenti sugli Champes Eliséè, e nonostante ancora che nell’immaginario collettivo quell’assalto alla Bastiglia, che diede inizio alla rivoluzione e al mondo nuovo della modernità, fu per liberare finalmente il popolo dall’oppressione dei sovrani e dell’aristocrazia che aveva regnato in Francia fino ad allora, la realtà (documentata e non raccontata dall’ideologia) è ben diversa: dentro quelle celebri prigioni parigine non c’era il popolo oppresso, ma solo 7 delinquenti comuni (4 falsari di moneta, che se la diedero infatti subito a gambe; 2 pazzi pericolosi sedicenti filosofi, poi rinchiusi infatti in manicomio; un giovane maniaco sessuale allievo del marchese de Sade e rinchiuso per volere stesso della sua famiglia)! Altro che detenuti politici e fautori del libero pensiero! Ma così doveva far credere l’ideologia.

Cominciò però così l’orrore di quell’evento che, al di là del mito ancor oggi osannato e così studiato in tutte le scuole e sempre ancora decantato nella cultura che conta, in Italia come in Europa e nel mondo occidentale, ha prodotto violenze inaudite, migliaia di uccisioni in serie*, persecuzioni senza limiti, così che gli anni che seguirono la Rivoluzione (specie 1793-1794) sono classificati sotto il titolo agghiacciante de Il Terrore.

* Per procedere con più rapidità (ma anche qui il falso spirito ideologico ha trovato una sarcastica motivazione umanitaria: per non far soffrire!) all’esecuzione capitale e pubblica (a Parigi nella centralissima e immensa Place del la Concorde) degli innumerevoli condannati a morte (normalmente senza alcun processo! Il ‘giudizio universale’ era affidato al fantomatico “Comitato di salute pubblica”, nome quanto mai tornato attuale!), si inventò quell’incredibile macchina “tagliateste” che prende il nome dal suo promotore: la “ghigliottina”!

La ghigliottina (dal francese “guillotine”) prende il nome dal medico e politico rivoluzionario francese Joseph-Ignace Guillotin, che non fu l’inventore di questa veloce macchina taglia-teste, ma il deputato che la fece adottare dall’Assemblea nazionale francese e che in Francia (come poi anche in altri Paesi che l’adottarono), come mezzo di esecuzione dei condannati a morte, fu utilizzata addirittura fino al 1977 (anno dell’ultima esecuzione capitale prima dell’abolizione della pena di morte solo nel 1981)!

Si trattava di eliminare così rapidamente ogni avversario che osasse smentire ed opporsi alla nuova ideologia! Nella sola Parigi e nel solo biennio 1793-1794 furono giustiziati 60.000 cittadini francesi, senza alcun processo!

Circa l’uccisione del re Luigi XVI ecco quanto avvenne. Nella notte del 16-17.01.1793 la Convenzione Nazionale si riunì per votare (che democrazia!) la condanna a morte del sovrano. Non c’era alcun motivo, alcuna accusa, non ci fu alcun processo; c’era un unico movente: era il Re! (L’odio per il passato e per i re era talmente violento e irrazionale, che portò i rivoluzionari persino a decapitare tutte le statue dei re dell’Antico Testamento, o presunti altri sovrani, che svettavano sulla magnifica cattedrale gotica parigina di Notre Dame). Comunque, da quel voto palese, emersero i seguenti dati: votanti 721, favorevoli alla condanna (ghigliottina) 361; contrari 360. Così, per un solo voto, è stata decisa l’uccisione del re e la fine della plurisecolare monarchia francese, ma in fondo la fine di un’epoca. Tra i 361 favorevoli alla ghigliottina per il re, c’era ovviamente anche Robespierre, che finirà poi anch’esso sotto quella lama tagliateste*, ma anche 74 personaggi che moriranno in modo violento, quasi sempre anch’essi sotto la ghigliottina, mentre altri morirono prematuramente per altre cause; tra i rimanenti votanti che tanto ‘democraticamente’ votarono per la morte del Re, 121 cercarono e ottennero poi alte cariche pubbliche sotto l’impero di Napoleone (che, com’è noto, restaurò in modo idolatrico per sé i fasti monarchici del Roi Soleil!).

* Il paradosso è che sotto la lama della ghigliottina finirono anche gli stessi rivoluzionari, come capitò perfino ai tre principali membri del “Comitato di salute pubblica”: alla fine vennero infatti decapitati pure Maximilien de Robespierre (questa esecuzione fu invece davvero accompagnata, come ricorda il grande storico Gaxotte, dalla gioia del popolo acclamante, che vedeva finalmente così la fine del grande ‘inquisitore’, che opprimeva il popolo ovviamente per il bene del popolo), Louis Saint-Just e Georges Couthon.

Al di là della retorica sulla Rivoluzione, fatta ovviamente dal popolo e per il popolo, in soli pochi anni la Rivoluzione (e il terrore che ne seguì) produsse il 69% delle sue vittime nel popolo (il 28% tra i contadini e il 41% tra operai e piccoli commercianti); nelle sole prigioni parigine, nonostante la distanza dalla campagna, vennero rinchiusi 2000 contadini, in genere poi ghigliottinati.

Per questo, ad esempio dall’Alsazia (la fertile regione orientale della Francia, sulle sponde del Reno e prossima ai territori tedeschi), nel solo biennio 1793-1794 fuggirono 50.000 contadini, che cercarono rifugio, per non venire uccisi, sotto la protezione dei prìncipi tedeschi!

Tanto per far vedere l’albeggiare dello Stato moderno, laico, si introdusse subito nelle leggi della nuova Francia il divorzio (per disgregare la famiglia e far educare dallo Stato) e, per i giovani maschi, la Coscrizione, cioè la leva militare obbligatoria (diventerà un cardine dello Stato moderno, sottraendo anche per oltre due anni e talora persino di più tutti i giovani nel pieno delle loro forze alla famiglia, anche a quella che avrebbero voluto già formare, al lavoro, alle terre, educandoli alla disciplina e ai nuovi ideali dello Stato, talora persino all’immoralità; tale servizio militare, come sappiamo, fu reso obbligatorio anche in Italia dal Risorgimento ed è rimasto fino al 31.12.2004).

L’odio furioso e satanico dei Rivoluzionari si dirigeva poi particolarmente contro la fede cattolica, i suoi rappresentanti e i suoi seguaci (e siamo nella cattolica Francia, storicamente considerata ‘figlia prediletta della Chiesa’ a tal punto che ancor oggi il Presidente francese ha diritto ad uno stallo nel coro dei Canonici della cattedrale di Roma S. Giovanni in Laterano, e talora, nonostante la tanto proclamata laïcité, ne prendono solennemente possesso all’inizio del loro mandato).

Così la Rivoluzione francese ha prodotto il massacro e l’uccisione di 3000 preti, migliaia e migliaia di suore violentate e torturate fino alla morte, decine e decine di migliaia di contadini fatti a pezzi pur di non rinunciare alla propria fede cattolica! I Parroci dovevano iscriversi alla Costituzione Civile del Clero, subito costituita (12.07.1790) e alle dipendenze degli stessi Rivoluzionari, giurando così la propria abiura e apostasia dall’autentica fede cattolica e l’obbedienza totale allo Stato. Chi si rifiutava veniva condannato; per sfuggire doveva vivere nascosto ed esercitare clandestinamente il proprio ministero. Si faceva catechismo e si celebrava la S. Messa o si amministravano i Sacramenti di nascosto, nelle case, nei fienili, ben mimetizzati e con qualcuno della famiglia di vedetta in caso giungessero gli asfissianti e pericolosissimi controlli dei giacobini rivoluzionari (lo stesso bambino Giovanni Maria Vianney, che viveva in un paesino poco a nord di Lione e che poi si farà sacerdote e diventerà il celebre Santo Curato d’Ars, patrono di tutti i parroci del mondo, dovette fare la Prima Comunione clandestinamente in un fienile prossimo alla sua casa).

Furono migliaia e migliaia i preti francesi che non si sottomisero, nonostante la terribile persecuzione, ai soprusi e ricatti della Rivoluzione: il 70% del Clero e il 98% dell’episcopato. La persecuzione fu tremenda: migliaia e migliaia di preti furono deportati persino in Guaiana e fatti morire, anche in provocati naufragi! Le diocesi francesi furono obbligatoriamente ridotte da 300 a 83. Secondo la Rivoluzione, i Vescovi dovevano essere eletti da un’élite di presunti “rappresentanti” del popolo (persino non cattolici!) e nominati dallo Stato (se dallo Stato graditi). Le chiese furono tutte confiscate dallo Stato (che tuttora in Francia ne è il proprietario ufficiale). Furono confiscate pure tutte le proprietà terriere della Chiesa (il 40% di quelle francesi!). Anche tutte le opere di carità, che pure risultavano necessarie per la società (nella sola Parigi, su una popolazione allora di 150.000 abitanti, S. Vincenzo de Paoli, l’apostolo della carità, aveva fondato un ospedale che ospitava giornalmente 20.000 ammalati) passarono dalla Chiesa allo Stato, acquistate in genere dalla borghesia (con ben altro spirito) per un prezzo che era 1/10 o un 1/20 del loro valore. Una legge del 1792 si spinse a “vietare” gli stessi voti religiosi in tutti i monasteri, soppresse tutti i conventi, chiuse tutte le scuole cattoliche e tutti i Seminari.

L’odio anticattolico si dirigeva satanicamente anche contro i celebri e splendidi edifici sacri (pensiamo alle celebri cattedrali gotiche, che trovano propria in Francia la loro culla e il loro trionfo artistico): molti si sono miracolosamente salvati, ma molti sono andati inesorabilmente danneggiati o distrutte! Impressionante vedere ancor oggi dei ruderi rimanenti: ad esempio, in Borgogna, i resti del monastero di Cluny, che era il più grande monastero della storia, con oltre 1000 monaci e con la più grande chiesa del mondo fino alla costruzione dell’attuale basilica di S. Pietro in Vaticano; l’Assemblea nazionale legislativa nel 1790 la dichiarava “cava di pietra pubblica”, dove ognuno poteva prendere le pietre per costruire le proprie abitazioni; dell’immensa artistica costruzione romanica è rimasto solo il transetto sinistro, visibile ancor oggi; alcune costruzioni attigue, parte del celebre monastero, furono ridotte sacrilegamente a stalla di cavalli (e tuttora è stalla per i cavalli dello Stato)!
Analoga sorte subirono i monasteri di Longchamp, l’abbazia di Lys, i conventi di Saint-Germain-des-Prés, di Montmartre, di Marmoutier, le cattedrali di Macon, di Boulogne-sur-Mer, la Sainte Chapelle di Arras, il castello dei Templari di Montmorency, i chiostri di Conques. La sola città di Troyes ebbe 15 antiche chiese demolite, 12 quelle a Beauvais, 7 a Chalon. Ad Avignone andò distrutta persino la celebre pinacoteca del Palazzo dei Papi. La Francia ha così perso con la Rivoluzione il 70% del proprio patrimonio artistico!

Liberté, Égalité, Fraternité ou la mort” era in effetti il motto originario posto sui cartelli che annunciavano non solo la Rivoluzione ma pure la vendita dei biens nationaux, ovvero di quei possedimenti e domini della Chiesa (edifici, oggetti, terreni e foreste) che erano rimasti indenni ma furono confiscati dopo la Rivoluzione francese (1793).
“O morte”, che seguiva “Libertà, Uguaglianza e Fraternità”, fu poi abbandonata perché troppo fortemente associata con il regime del Terrore.

Ricordiamo che anche il celebre motto di Garibaldi “O Roma o morte!”, inciso anche sotto la statua equestre che domina Roma dal Gianicolo e dà le spalle a S. Pietro, continuava in realtà con un minaccioso e più esplicito “morte ai preti!”! (Ricordiamo che anche Garibaldi fu un grande Massone: nel 1863 fu eletto “Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico e Accettato di Palermo” e l’anno dopo divenne “Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia”, così come nel 1872 ne fu acclamato onorario a vita – cfr. Dossier e Documento).




Una persecuzione anticattolica di particolare violenza e ferocia si scatenò da parte dei rivoluzionari nella regione nord-occidentale francese della Vandea.
La popolazione di questa regione, particolarmente cattolica (vi svolse il suo ministero, neanche un secolo addietro, il grande sacerdote San Luigi Maria Grignion de Montfort, l’autore del celebre Trattato della vera devozione alla Santa Vergine Maria, ed ivi sepolto, a Saint-Laurent-sur-Sèvre), si oppose con tutte le forze (nel 1792/1793) alle imposizioni anticattoliche e blasfeme che le Rivoluzione cercò di portare anche in questa cattolicissima regione atlantica della Francia.
L’”Armata Cattolica” difendeva la Vandea sotto i vessilli del Sacro Cuore sormontato dalla Croce e il motto “Dieu et le Roy”!
Allora i rivoluzionari giacobini, inviati da Parigi, decisero l’attacco. Fu un vero e proprio sterminio! Alcuni storici parlano addirittura del primo “genocidio” della storia moderna!

Così il generale Carrier, inviato da Parigi per distruggere la Vandea: “Non ci si venga a parlare di umanità verso queste belve vandeane: saranno tutte sterminate. Non bisogna lasciar vivo un solo ribelle”. Insomma, davvero “Liberté, Égalité, Fraternité ou la mort”!

Secondo autorevoli e recenti studi, facenti riferimento anche ai pochi archivi rimasti alla distruzione della Vandea, i rivoluzionari uccisero decine di migliaia di contadini (ecco il popolo tanto celebrato dalla Rivoluzione!), distrussero 10.000 case (in genere di poveri contadini) sulle 50.000 allora esistenti, soppressero quasi tutto il bestiame e la totalità delle coltivazioni (i sopravvissuti dovevano morire di fame)! Con le pelli dei morti si fecero stivali per gli ufficiali della rivoluzione, con quelle delle donne, più morbide, i guanti. I cadaveri furono bolliti a centinaia per estrarne grasso e sapone. Si sperimentò persino la prima guerra chimica, con avvelenamento delle acque e l’uso di gas asfissianti. Battelli colmi di contadini coi loro preti furono portati in mezzo al fiume e affondati. In 18 mesi, in un territorio di soli 10.000 kmq, sparirono 120.000 persone. [cfr. Reynald Secher, Le génocide franco-français: la Vendée vengée (trad. it. : Il genocidio vandeano, Ediz. Effedieffe MI, 1989]

Ecco la relazione del generale Westermann, comandante della spedizione contro la Vandea, fatta davanti alla Convenzione di Parigi al termine dell’impresa: “La Vandea non esiste più! È morta sotto le nostre libere sciabole, con le sue donne e i suoi bambini. Ho schiacciato i bambini sotto gli zoccoli dei miei cavalli, massacrato tutte le donne, che non genereranno così più dei banditi. Non ho da rimproverarmi di aver fatto prigionieri. Ho sterminato tutti … le strade sono disseminate di cadaveri. Ce ne sono tanti che in parecchi luoghi formano delle piramidi”! 

Sempre Westermann al “Comitato di Salute Pubblica” (!) di Parigi, dove sedevano gli adoratori della dea Ragione, della Libertà e della nuova Umanità: “Cittadini Repubblicani, non c’è più la Vandea! È morta sotto la nostra libera spada, con le sue donne e i suoi bambini. Ho appena sepolto tutto un popolo nelle paludi e nei boschi di Savenay. Ho sterminato tutti!”.

Tutto ciò fa pensare a ciò che l’Europa avrebbe poi sperimentato con l’avvento del nazismo e del comunismo. Ecco dove porta il rifiuto di Cristo, l’odio anticristiano, l’apostasia dal cristianesimo, la tanto proclamata laïcité! Ecco dove sono rapidamente finite la “tolleranza” di Voltaire e la Liberté, Égalité, Fraternité della Rivoluzione!
 

Ecco il nuovo mondo, “illuminato”, finalmente sorto dopo l’oscurantismo cattolico, contro i “secoli bui” del Medioevo dominato dalla fede in Cristo!
 

Un odio che nasce dalle ideologie della modernità, ma che porta inequivocabilmente un’impronta satanica.
 

Che poi sia ancora la cultura laicista, erede di questi misfatti di cui non ha mai fatto ammenda anzi continua a predicarli e celebrarli come vero progresso dell’umanità, anche attraverso le scuole, ad accusare la storia della Chiesa e le sue quasi sempre false e presunte iniquità, lascia esterrefatti.


3) Ideologie, dittature e democrazia … nella modernità

In queste sintetiche osservazioni su alcuni punti fondamentali che caratterizzano il pensiero “moderno”, che sostanzialmente risentono ancora della loro fonte cristiana ma ad essa progressivamente si oppongono, abbiamo osservato come essi, specie nella loro traduzione sociale, si siano rivelati non solo ideologici, ma capovolti e in grado di scatenare un livello di violenza sull’uomo e sui popoli da far sospettare addirittura una matrice satanica. E tutto ciò, nonostante che si continuino a predicare, nella cultura dominante, dalla stampa ai media fino alle scuole di ogni ordine e grado, come “progresso”, in realtà come veri e propri “miti”, falsi e intoccabili.

Dopo aver sottolineato che fine abbia fatto ad esempio la tanto osannata parola “tolleranza” in mano agli Illuministi (come abbiamo visto già in Voltaire, che pur ne viene considerato un padre) e qual grado di violenza, specie anticattolica, abbiano potuto generare parole apparentemente cristiane (e in effetti dalla fede cristiana erano nate), come “libertà, uguaglianza, fraternità” ad esempio nella Rivoluzione francese, ora, dopo aver fatto solo cenno ad altre catastrofiche “rivoluzioni” del secolo scorso, facciamo ancora una breve sottolineatura sulla parola “democrazia”, che sembra tanto conclamata quasi fosse un assoluto mentre assai spesso viene a tradursi in una realtà che ne è tragicamente agli antipodi, oppure degenera prima in anarchia, per poi cadere appunto in nuove forme di tirannide (come peraltro aveva già acutamente osservato Platone nella Repubblica).



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Eterogenesi dei fini

Il sorgere e lo svilupparsi del pensiero “moderno”, dal suo sorgere con Cartesio al suo epilogo con Nietzsche e le molteplici forme del nichilismo contemporaneo, così come le “ideologie” che si sono costituite di conseguenza per rendere socialmente operativi i principi di tal pensiero, hanno prodotto assai spesso un’eterogenesi dei fini, cioè esiti tragicamente opposti a quelli auspicati o comunque dichiarati.

In fondo, come abbiamo già osservato, è ancora la volontà menzognera e omicida di Satana (cfr. Gv 8,44), che fin dal “peccato originale”, capovolge le sue promesse di vita in un destino di distruzione e di morte; ma che ora pare avvicinarsi ad un apocalittico epilogo, per cui l’umanità è più che mai di fronte a questo bivio tra la vita e la morte (così Giovanni Paolo II nell’Enciclica Evangelium vitae).

 

La parabola del “figlio prodigo” come storia di questi ultimi 500 anni

Potremmo anche osservare che l’Occidente negli ultimi 500 anni stia progressivamente sperimentando fin quasi all’epilogo, l’esito della pretesa autonomia e assoluta libertà del figlio più giovane della celebre parabola del “figlio prodigo” (o del Padre misericordioso), donataci da Gesù (v. Lc 15,11-32), una parabola che indica non solo l’esito del percorso di chiunque col peccato abbandona Dio (peraltro con i doni di Dio e con la necessità di tornare a Lui per non “morire” ed essere rigenerati e salvati dalla Sua misericordia), ma la storia stessa dell’umanità, appunto dal “peccato originale” in poi e bisognosa della Redenzione operata da Cristo; ma possiamo pure riconoscere che tale parabola indica benissimo la storia dell’Occidente in questi ultimi 500 anni, in cui ha voluto in gran parte rendersi autonomo da Dio, fino addirittura a volgersi contro Dio (sempre con i doni di Dio, quali la stessa libertà) per poi, dopo aver sprecato tutti i suoi doni (che si capovolgono così appunto nel loro contrario), si ritrova in uno spaventoso vuoto, nel terribile deserto del nichilismo e della possibile autodistruzione (e speriamo anche con la possibilità di decidersi per il ritorno nella casa del Padre, per sperimentare l’abbraccio purificatore e rigenerante della Sua misericordia). Del resto, dice Gesù che è anche il destino di ogni ramo che pretenda dar frutto staccandosi dall’albero: è destinato a seccare e ad essere bruciato (cfr. Gv 15,1-11).

Così, la centralità dell’uomo nel cosmo (secondo la concezione biblica), strappata dall’obbedienza al Creatore e nel tradimento della Redenzione operata da Cristo Signore, s’è trasformata in un Umanesimo sempre più vuoto, autoreferenziale, dove alla fine l’uomo si trova sì apparentemente al centro, ma smarrito e solo, oggi persino ridotto ad animale e a semplice elemento della natura se non del Destino cieco e fatale.

La “ragione”, esaltata dall’Illuminismo ma sempre più sganciata dalla certezza di poter conoscere la verità, oggettiva e indipendente, dopo l’enfasi del razionalismo, s’è spenta in un vuoto e suicida ripiegarsi in quel tremendo “gioco di specchi”, dove la mente contempla solo se stessa, il proprio vuoto (nichilismo) e i propri capricci (scambiati per diritti)! Fino alla totale sfiducia nella ragione stessa di poter conoscere, neppure parzialmente, la verità (così che deve intervenire un Papa per difenderla, cfr. Enciclica di Giovanni Paolo II Fides et ratio).

Il sentimento, sganciato dalla volontà e orfano della verità (come nel Romanticismo), rimane un vuoto richiamo appunto sentimentale, sempre fluttuante e ondivago, che alla fine rende sempre più fragili e più schiavi dello stato d’animo se non delle passioni del momento; una “leggerezza” ed una volubilità, che ha investito infatti anche la parola “amore” (sempre più ambigua, cfr. Introduzione dell’Enciclica di Benedetto XVI Deus Caritas est) e oggi in grado di distruggere anche gli affetti e gli amori più cari, come vediamo ampiamente.
La libertà, sganciata dalla verità (rivelata ma anche scopribile in parte con la ragione), è diventata un girare a vuoto, come un camminare senza strada, quindi smarrita e impazzita, scambiata per sequela della proprie passioni e dei propri capricci, per poi cadere sotto il dominio della cultura dominante e di sempre nuovi poteri.

Del resto, al di là della tanto proclamata libertà, certa scienza e certa filosofia vengono a dissolverla in molteplici “determinismi” esterni o interni (da quelli dell’inconscio in S. Freud, a quelli neurologici di molte neuroscienze contemporanee, da quelli socio-economici di K. Marx, a quelli totalizzanti dell’eterno ritorno dello stesso in F. Nietzsche). Dentro questi determinismi, ovviamente la libertà e la responsabilità personale è sparita, senza però lasciare possibilità di comprendere dove allora abbia origine il male!

Anche il liberalismo, che sembra tanto rispettoso degli altri e in grado di costruire una società davvero tollerante (“la mia libertà finisce dove comincia quella degli altri”, espressione tanto palese quanto vuota: chi o cosa stabilisce il confine?), ha finito per produrre persino un capitalismo selvaggio, una ‘giungla’ dove regna la legge del più forte, economicamente o ideologicamente (si pensi ad esempio a certe disumane degenerazioni della prima “rivoluzione industriale”, nel XIX secolo).

La libertà (frutto soprattutto della Bibbia, che ha liberato dal determinismo di un destino e Fato cieco e ineluttabile e che ritorna appunto con l’ateismo di Nietzsche), come obbedienza alla verità e soprattutto a Dio, è diventata con l’Illuminismo (e la rivoluzione francese) una liberté vuota, dove anche socialmente è sempre più impossibile comprenderne i limiti e stabilirne i confini (perché la libertà, fatta per il bene, deve finire dove comincia il “male”, non semplicemente dove comincia “quella degli altri”, senza appunto più sapere dove sia questo limite), cosicché, oggi lo vediamo ampiamente, da un lato si inventano sempre nuovi “diritti”, dall’altro il potere statale è sempre più invasivo nello stabilire dogmaticamente per tutti e in modo sempre mutevole dove debba finire la libertà [nell’attuale frangente mondiale, col pretesto di un’emergenza sanitaria peraltro non pienamente sondabile dal punto di vista scientifico e dilatabile a piacimento da parte della politica, lo vediamo in modo plateale e con limitazioni alla libertà individuale impensabili fino a pochi mesi orsono (vedi)].
Così la fraternità cristiana (nata dal riconoscimento del Padre e attuata mediante l’essere fatti col Battesimo ‘figli nel Figlio’), è diventata una generica e ambigua fraternité, fatta propria dalla Massoneria (i “fratelli massoni”, anche nell’incipit dell’Inno d’Italia!), come alibi per creare un’omologazione planetaria, possibilmente con un unico governo mondiale sotto un unico pensiero dominante, dove pare che ciascuno sia libero di dire come la pensa ma dove invece viene censurato o emarginato se non pensa come vuole l’élite culturale e di potere.

Addirittura l’uguaglianza cristiana (concetto estraneo infatti a tutte le altre culture e persino religioni, basti pensare all’Induismo e le sue caste), che è uguaglianza di dignità in quanto creature o addirittura figli di Dio, ma che non è assolutamente uguaglianza di capacità, di doni, di meriti e di colpe, è diventata un’egalité, che appiattisce tutto, dove tutti possono e devono fare tutto (senza più distinzione di capacità, di meriti, di carismi, di responsabilità, di autorità; addirittura senza neppure più distinzione di sessi!); e, con la rivoluzione bolscevica, è diventata l’imposizione terribilmente violenta e dittatoriale dell’utopia del socialismo e del comunismo, dove la proprietà e iniziativa privata è abolita e lo Stato (Partito) comanda su tutto e su tutti!


Oggi, come aveva capito, suo malgrado, un secolo e mezzo fa la tragica acutezza dell’analisi di F. Nietzsche, tutto questo – questi rami dell’albero della civiltà cristiana, inevitabilmente seccati perché recisi da esso – è giunto all’epilogo, al ‘capolinea’: il nichilismo. Seppur magari nascosto sotto mille forme (anche di droga) e mode (anche di pensiero), di fatto c’è un vuoto esistenziale, una sottile (talora anche manifesta e persino psichica) disperazione, che ha davvero tutto il sapore del frutto satanico (come appunto dal peccato originale, ma portato all’epilogo della storia), dove il gusto iniziale del ‘frutto proibito’ (che non a caso è una libertà assolutizzata e che inventa a piacimento “il bene e il male” – ecco il vero “albero” e “frutto proibito” indicato dal testo biblico di Gn 2,16-17; 3,1-5) – si rivela alla fine un terribile veleno. Senza Dio, annuncia Nietzsche, siamo “al di là del bene e del male”; ma con ciò, cioè nel nichilismo della pura assenza di “verità”, sparisce insieme a Dio anche l’uomo (verrà forse un oltre-uomo? auspica Nietzsche)!


Potrebbe restare solo un “piccolo resto” … come si evince già nell’A.T. nella storia del popolo ebraico, quando si rende vittima della propria disobbedienza a Dio che lo porta all’annientamento o all’esilio, lasciando però un piccolo resto, da cui Dio riparte per portare avanti la “storia della salvezza”. Come si vide anche al crollo dell’Impero romano e della civiltà antica, quando S. Benedetto e il monachesimo occidentale da lui nato ha permesso di costruire davvero dalle ceneri dell’impero romano e delle invasioni barbariche la vera e nuova civiltà europea cristiana (di cui non a caso S. Benedetto è il primo Patrono). In questo senso alcuni, persino qualche autore negli USA, si richiamano all’”opzione Benedetto” per uscire personalmente e socialmente dalla crisi della civiltà contemporanea.

Con questo ‘piccolo resto’, anche dal punto di vista culturale e della civiltà mondiale, si attuerà però il trionfo di Cristo Re, attraverso quello del Cuore Immacolato di Maria Santissima (come Lei stessa disse a Fatima nel 1917, parlando del secolo che era davanti e che riguarda in particolare il nostro tempo di grande battaglia contro il regno di Satana).

Oppure il nichilismo (il nulla!) si tradurrà sempre più nella storia finale del mondo, oltre a quella personale. Questo è il bivio a cui si trova di fronte l’umanità (come ricordava appunto Giovanni Paolo II nella Evangelium vitae sopra citata, vedi).

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Altre conseguenze della “modernità”

Dopo aver osservato, nella II parte e nel rapido ‘excursus’ sopra descritto, come quanto avvenuto in questi ultimi 500 anni abbia persino un accento per così dire “adolescenziale”, con la progressiva pretesa del rifiuto del Padre (allontanandosi da Lui pur con i Suoi doni), dell’autorità, della tradizione (“tradere”), per inseguire una presunta libertà senza limiti, senza più alcun riferimento alla verità (parola sempre più sconosciuta e persino proibita!). Ma l’esito non poteva che essere un vuoto ed una solitudine di fondo, persino una paura inconfessata, dove poi si è quasi inevitabilmente spinti od obbligati ad obbedire ad altro o ad “altri” (per un adolescente sono spesso gli amici, le mode, i nuovi idoli). Ed ecco allora i nuovi idoli, i nuovi “miti”, le nuove ideologie e persino i nuovi sovrani (talora palesi e talora invece mascherati sotto forma di consenso e di democrazia), con l’incondizionata obbedienza che richiedono, come nuovi assoluti; con la differenza che questi, come tutti gli “idoli”, non mantengono (né lo potrebbero) ciò che promettono, quindi spesso deludono e ancor più spesso ci tiranneggiano (cfr. Salmo 115,4-8). In ultima analisi: è l’obbedienza al demonio stesso, mascherato come donatore di libertà e di emancipazione!


Così, se alla violenza della Rivoluzione francese erano subito seguiti “Il Terrore” e i primi genocidi della modernità come quello della Vandea, il XIX secolo si aprì sotto lo smisurato (e diabolico?) potere di Napoleone (1804/1815), ben più assoluto ed esteso di quello degli antichi sovrani francesi e in grado di avvolgere il destino di gran parte dei popoli europei; ma quando terminò il suo impero (1815) l’Europa era di fatto “un cumulo di rovine”!

Tolto Dio, è sempre più lo Stato che ne prende il posto, come nuovo Assoluto, che stabilisce cosa sia il bene e il male, che decide cosa sia la felicità dell’uomo e dei cittadini, che si sente padrone della vita e della morte, che vuole governare qualsiasi aspetto della vita, non solo pubblica ma persino privata. Con l’aggiunta dell’inganno che tutto ciò sarebbe voluto per il bene dei cittadini e spesso potrebbe persino sembrare come deciso dalla maggioranza “democratica”!

Intanto i grandi filosofi dell’800, mentre compivano il passo da un vago “deismo” (proprio dell’Illuminismo e della Massoneria) ad un esplicito e persino rabbioso “ateismo” (L. Feuerbach, K. Marx, F. Nietzsche), se in alcuni si traduceva in una idolatria della scienza come unica conoscenza possibile e unica salvezza dell’uomo (positivismo, scientismo), altri ponevano le basi teoretiche per quello che sarebbero state le grandi rivoluzioni e guerre del XX secolo.
Se con Karl Marx si stavano preparando i presupposti ideologici del socialismo/comunismo, con tanto di “ateismo di Stato” emerso per la prima volta nella storia dell’umanità e imposto a popoli interi con inaudite violenze (che avrebbero trionfato in Russia nel 1917 e si sarebbe espanso non solo nell’Europa dell’Est ma poi in Asia e in altre numerose nazioni del mondo), con Friedrich Nietzsche, più coerentemente, si pongono le basi o si provoca profeticamente l’esito del nichilismo contemporaneo, un epilogo da cui pare non possa esserci ormai via d’uscita, come un’aporia non solo filosofica ma della stessa civiltà umana (cfr. i testi di A. Cecchini in Archivio *).

* cfr. Antonio Cecchini, Oltre il Nulla. Nietzsche, nichilismo e cristianesimo, Città nuova 2004 (vedi) e Antonio Cecchini, Il <divenire innocente> in F. Nietzsche, Glossa Ed. MI 2003, pp. 26-29 (vedi).



L’Europa dell’800, non ancora certo a livello popolare ma di élite culturali ed economiche assai potenti, scivolava intanto verso una sempre più palese “apostasia” dal cristianesimo (dopo averlo già deformato nel XVI secolo col Protestantesimo, che spaccò l’unità del continente in modo ben più grave di quanto fecero in Europa orientale gli Ortodossi con lo scisma del 1054), che troverà ai nostri giorni il suo (apparente) trionfo nella sua parte occidentale (UE).
 

Certo, per attuare questo disegno (massonico) c’era in Europa un grande ostacolo (un pregiudizio tuttora assai diffuso, da cui la ritornante volontà di distruggerlo): si trattava proprio dell’Italia, che pur costituiva la culla della sua civiltà e unità (per l’eredità culturale certo già greca e latina, ma soprattutto per essere il centro vivo e propulsore della cristianità e di tutto ciò che questo ha rappresentato per l’Europa e per il mondo intero).
Nonostante si tentasse in tutti modi di inoculare questo veleno anticristico per far emergere dallo stesso popolo italiano un’opposizione al Papa e alla Chiesa Cattolica (vedi ad esempio l’opera di G. Mazzini), questi tentativi sarebbero sempre stati vani, non solo per la presenza stessa del Papato, centro mondiale della Cattolicità, ma per la fede e solida identità cattolica del popolo italiano. Occorreva allora una conquista politica, persino militare, promossa soprattutto dalla Massoneria e sostenuta addirittura da ingenti finanze estere (specie inglesi), persino con l’appoggio spirituale dei Protestanti, ovviamente fatta passare come “liberazione” dell’Italia da un potere retrogrado e oppressivo e per raggiungere la tanto auspicata “unità”. Ed ecco il grande “mito” del Risorgimento, che pare impossibile discutere persino ai giorni nostri: l’unità d’Italia, fatta non come federazione di Stati (come molti auspicavano, Papa compreso, e come fecero ad esempio la Svizzera e la Germania), ma come invasione del Piemonte, sostenuto persino dalle forze massoniche internazionali (a Marsala il massone Garibaldi trovò addirittura l’aiuto delle navi inglesi e i denari sufficienti per “comprare” la Sicilia, che 1000 uomini non potevano sennò certo conquistare combattendo l’imponente esercito borbonico) e persino protestanti (simbolicamente il primo a varcare “Porta Pia” a Roma il XX settembre 1870 fu non a caso un pastore protestante), quindi sostanzialmente da forze estere, sia pur sotto la guida dei Savoia (che diventeranno così i Re d’Italia), forze culturali estranee ed ostili alla cultura e civiltà italiana (se c’era una realtà che univa davvero Bolzano con Caltanisetta e la Valle Susa con il Salento, lo si vede persino oggi, questa è la Chiesa e la fede cattolica) (v. Documento Dossier).

La Rivoluzione russa (1917) e il comunismo nel mondo

Il comunismo, instaurato in Russia con la rivoluzione bolscevica del 1917, ha subito inglobato anche i Paesi limitrofi (formando l’URSS nel 1922) e dopo la Seconda Guerra Mondiale ha esteso il suo dominio su tutto l’Est-Europa (patto di Varsavia, fino al 1991). S’è poi esteso all’Asia, dalla Cina (dal 1949 con Mao Zedong fino al presente – v. le molteplici nostre News), alla Corea del nord (una feroce dittatura comunista ereditaria che come sappiamo persiste ancor oggi e costituisce da oltre 20 anni il primo Paese al mondo per violenta persecuzione anticristiana), il Vietnam (prima del nord e poi, dopo il ritiro degli americani, anche del sud), il Laos, la Cambogia. Poi regimi comunisti hanno preso il potere anche in alcuni Paesi dell’Africa, dell’America centrale (v. Cuba) e meridionale.
Un’enorme influenza culturale e politica, sostenuta economicamente anche da Mosca, il comunismo ha esercitato anche in molti Paesi occidentali, in primis l’Italia, che ha avuto per decenni il più forte partito comunista dell’Occidente (PCI), che ha condizionato e indottrinato intere generazioni di giovani, occupando cattedre e case editrici, la stampa e fette della televisione di Stato, dei centri di potere culturale e persino giudiziario; per non dire la degenerazione “terroristica” (Brigate Rosse) degli anni ’70 (detti appunto “anni di piombo”)!

Sulla Rivoluzione bolscevica si veda nel sito l’apposito Documento, redatto in occasione del centenario (nella sezione Fede e cultura/Tutta un’altra storia e in Archivio).


Ricordiamo qui soltanto che, per la prima volta nella storia delle apparizioni mariane, la Vergine Santa il 13.07.1917 a Fatima (vedi), quindi solo 3 mesi prima della Rivoluzione bolscevica (!), parlò esplicitamente di geografia e di storia, cioè della Russia (la piccola veggente Lucia non sapeva neppure cosa fosse) e di ciò che avrebbe rappresentato per la storia del mondo (“diffonderà i suoi errori”, provocherà “una nuova e più terribile Guerra” e soprattutto la più “grande persecuzione contro la Chiesa” disse la Madonna), se non ci fossimo convertiti e avessimo fatto penitenza e se non fosse stata consacrata al Suo Cuore Immacolato!

Il comunismo sovietico è “miracolosamente” crollato su se stesso, a cominciare non a caso dalla cattolicissima Polonia, in tutto l’Est-Europa nel novembre 1989 (il crollo del “muro di Berlino” ne è solo un potente simbolo) e poi nella stessa Russia non a caso l’8.12.1991, cioè per l’Immacolata (e la bandiera comunista con la “falce e martello” è stata ammainata definitivamente dal Cremlino il 25.12.1991)!

Che si possa parlare di “miracolo” lo dice non solo chi conosce la potenza di Dio e dell’intercessione di Maria Santissima anche nelle vicende storiche (in primis Giovanni Paolo II, che fu certamente uno dei principali artefici del crollo del comunismo nell’Est-Europa, da cui proveniva) ma anche un non credente come il drammaturgo Václav Havel, che in pochi mesi passò da essere prigioniero come dissidente (rappresentante di “Charta 77”) ad essere Presidente dell’allora Cecoslovacchia, uno dei Paesi comunisti più duri e che nel 1968 pagò coi carri armati russi il tentativo di sottrarsi al dominio sovietico (la cosiddetta “primavera di Praga”), come era già avvenuto in Ungheria nel 1956; il Presidente Havel parlò di “miracolo” ricevendo Giovanni Paolo II all’aeroporto di Praga, incredibilmente in visita nel Paese già il 21.04.1990 (leggi , leggivedi).


Ricordiamo che il comunismo, cioè l’eredità del pensiero ateo di Karl Marx e della Rivoluzione bolscevica che attuò il socialismo/comunismo in Russia e che da lì si diffuse tragicamente nel mondo intero, ha causato nel XX secolo oltre 100 milioni di morti, feroci violenze contro intere popolazioni con la soppressione dei più elementari diritti umani e la più feroce persecuzione anticristiana della storia!

Secondo la “Commissione storica per la riabilitazione delle vittime del terrore”, nominata dallo stesso Cremlino e presieduta da Aleksandr Yakovlev (1999), solo i morti ufficiali causati dal comunismo in URSS tra il 1917 e il 1953 furono 43.000.000 (10 milioni durante l’epoca di Lenin e 10 milioni durante quella di Stalin). In Ucraina, poi, il regime staliniano fra il 1932 e il 1933 provocò deliberatamente una carestia che causò 5 milioni di morti.

– anche nella Jugoslavia il regime comunista di Tito (seppur autodefinitosi “non-allineato”) uccise 1 milione di persone (inclusi gli italiani allora in Istria, fatti sparire nelle foibe, cfr. News del 23.02.2021).

– in Cina, la rivoluzione comunista di Mao Zedong (che tanto entusiasmò gli studenti italiani degli anni ’70, strumentalizzati dall’ideologia comunista, che inneggiavano anche nelle assemblee e negli scioperi studenteschi al “Libretto Rosso” di Mao), causò 35 milioni di vittime (c’è chi ha parlato persino di 65 milioni di uccisioni), oltre a sofferenze inaudite e violenze di ogni tipo. Ancora oggi in Cina domina incontrastato il potere assoluto del Partito Comunista, che regola ogni aspetto della vita sociale e persino privata dei cittadini, spesso senza il minimo rispetto dei più fondamentali diritti umani e con una persiste persecuzione antireligiosa. Anche la Chiesa Cattolica (come si evidenzia anche in molte News del sito), specie quella che non si sottomette al Partito (che vuole regolare anche la sua vita interna, compresa la nomina dei Vescovi), continua a subire una pesante persecuzione;

– nella Corea del Nord, dove tuttora è al potere una spietata dinastia comunista, la sola salita al potere del comunismo (con Kim Il-Sung, ovviamente sostenuto dalla Cina) causò 2 milioni di uccisioni;

– in Cambogia il regime comunista di Pol Pot provocò in soli 3 anni 2 milioni di morti, pari quindi a 1/3 dell’intera popolazione cambogiana! (v. News del 12.09.2020).

– in Vietnam il comunismo, sotto il potere di Ho-Chi-Minh, causò l’uccisione di 1,5 milioni di civili (anche in questo caso quando la maggior parte degli studenti del mondo occidentale di quegli anni, strumentalizzato dall’ideologia comunista, era impegnato in furibonde manifestazioni per la “liberazione” del Vietnam dagli USA, in realtà per farlo invadere dal regime comunista del nord), provocando anche un immenso fenomeno di tentativo di fuga attraverso il mare di migliaia di persone, con semplici imbarcazioni, i “boat people” (per salvare questi poveri disperati in mare si impegnò anche la Marina Militare italiana);

– il comunismo nel 1975 salì al potere anche nel Laos (Phomvihane), con almeno 100.000 vittime e provocando l’esodo negli USA di 160.000 rifugiati politici;

– in Afghanistan, il comunismo (russo) ha ucciso 1,5 milioni di persone;

– nell’America centrale il comunismo andò al potere nel 1961 a Cuba (Che Guevara, l’idolo dei giovani europei di sinistra degli anni ‘60/’70, e Fidel Castro), con 11.000 uccisioni e in mezzo secolo ha prodotto centinaia di migliaia di internati, prigionieri politici e con un ingente flusso di profughi che per decenni hanno tentato di scappare da quel regime comunista cercando di raggiungere la vicina Florida (USA) via mare; e nel 1979 in Nicaragua;

– in America del sud il comunismo non solo è andato al potere in numerosi Paesi (ancora nel 1999 in Venezuela con Chavez e nel 2006 in Bolivia con Morales, sì proprio quello che il 9.07.2015 ha regalato orgogliosamente a Papa Francesco un Crocifisso su “falce e martello”), portandoli regolarmente allo sfascio economico e sociale, causando almeno 150.000 vittime, ed esercitando pure in tutto il continente una pressione culturale che ha condizionato ampi settori della vita sociale (persino buona parte della teologia e del mondo ecclesiale);

– infine in Africa il comunismo, andato al potere in alcuni Paesi (1969 Somalia, 1975 Mozambico e Angola, 1993 in Eritrea) ha fatto 1,7 milioni di morti.


Non si chiede una “Norimberga” per questo, anche se forse sarebbe stato doveroso. Non si intravvede però neppure un sommesso “mea culpa” (come invece si chiede falsamente sempre alla Chiesa), nessuna ombra di revisione, tanto meno di capacità di cogliere le radici profonde di quanto avvenuto (radici filosofiche e culturali, figlie comunque dell’Illuminismo e della rivoluzione francese – come ha solennemente ricordato nel Centenario proprio a Mosca il Patriarca ortodosso Kirill – che hanno voluto mettere comunque l’uomo al posto di Dio e fare il paradiso sulla terra, generando così puntualmente l’inferno! (dal documento per il Centenario, 2017).

Qualcuno ha autorevolmente ricordato che “le condanne a morte da parte dell’Inquisizione (altro mito anticattolico, vedi) nel corso di tutti i secoli in cui fu attiva corrispondono a quanti ne uccideva il comunismo in un giorno solo” (Vladimir Bukowski, dissidente sovietico).
Per favore, proprio gli eredi di questo pensiero, che ancor oggi tanto parlano sui libri, alla televisione e soprattutto dalle cattedre scolastiche, delle terribili colpe e dei misfatti (in genere presunti e falsi) che la Chiesa avrebbe compiuto nella sua storia bimillenaria, così come dell’oscurantismo del Medioevo cristiano, abbiano almeno l’onestà di stare zitti!


Tra l’altro, se si fosse ascoltato il Magistero della Chiesa, queste immani tragedie della storia contemporanea non sarebbero avvenute!

Sul pericolo dell’avvento del pensiero marxista (socialista), nonostante le gravi violazioni dei diritti umani operati dalla rivoluzione industriale e dal capitalismo selvaggio (condannato aspramente dalla Chiesa) era già intervenuto il papa Leone XIII in quella che viene considerata la prima enciclica sociale della storia, la Rerum Novarum (vedi) del 1891.
Pio XI, nell’Enciclica Divini Redemptoris del 19.03.1937 (vedi), denunciò il totalitarismo comunista; ma significativamente solo 5 giorni dopo l’Enciclica DR usciva, addirittura in tedesco (!) l’Enciclica Mit Brennender Sorge (vedi in trad. it.) contro il totalitarismo nazista!






La “guerra civile” in Spagna

Di questo tragico evento storico normalmente viene data una lettura fortemente ideologica, secondo la quale la Chiesa Cattolica (che plasmò nel profondo la storia della “cattolicissima” Spagna e costitutiva con convinzione la quasi totalità della sua popolazione) era un’alleata dell’aristocrazia e del potere fascista “di destra”, contro le forze “progressiste” che volevano il vero bene sociale, secondo l’ideologia comunista. Non entriamo qui nel merito della questione, ma facciamo solo osservare che nel solo triennio 1936-1939 i “comunisti” attuarono una terribile persecuzione contro i cristiani, con uccisioni e violenze di ogni tipo, a tal punto da provocare 7.000 “martiri”; e la riprova che non si trattasse solo di questioni ideologiche e politiche ma di vero e proprio odium fidei è che in questi decenni la Chiesa ha ufficialmente “beatificato” e “canonizzato” (cioè proclamato santi, con il titolo di martiri), come sempre dopo attento processo, più di 1500 cristiani barbaramente uccisi dai comunisti in quegli anni “in odio” alla fede cattolica, cioè proprio in quanto cristiani.

Il nazional-socialismo (nazismo)

Se le tragedie e gli orrori provocati dal comunismo in Russia e nel mondo sono ancora in parte almeno sconosciute o censurate, mentre in Italia negli anni ’60 intere generazioni di studenti e di operai, opportunamente strumentalizzate dal PCI (che godeva di lauti finanziamenti anche dalla Russia), inneggiavano al comunismo come progresso da attuare anche nel nostro Paese (e qualcuno persino mediante la lotta armata, v. le “Brigate Rosse”), invece quasi tutti conoscono il dramma del nazional-socialismo (nazismo), che in Germania (tranne che nei Länder cattolici!) ha conquistato rapidamente e peraltro democraticamente il potere con Adolf Hitler nel 1933 e che ha portato il popolo tedesco al delirio (di vero stampo satanico, come era “posseduto” lo stesso Führer) di una dittatura, di uno statalismo assoluto, che avrebbe trascinato nell’orrore anticristico (la svastica come nuova Croce!) non solo la Germania ma gran parte dell’Europa e incendiato il mondo intero con la II Guerra Mondiale (iniziata, come la Russia, con l’invasione della Polonia nel settembre 1939).

Però, come scrisse acutamente Giovanni Paolo II nel suo ultimo libro (Memoria e identità, 2005), nonostante questi orrori provocati dalle ideologie anticristiche della modernità e dai conseguenti nuovi poteri assoluti che hanno dominato e distrutto l’Europa e portato il mondo intero nel baratro del 2° Conflitto mondiale (ideologie e orrori che Karol Wojtyla sperimentò da polacco nella sua stessa vita!), poi comunque Dio dice “basta!” e anche i potenti che si sono creduti più potenti di Dio, sono improvvisamente crollati su se stessi insieme alle loro dittature: se il comunismo nell’Europa dell’Est è durato poco più di 70 anni ed è poi crollato improvvisamente su se stesso nel 1989, il nazismo è durato addirittura soli 12 anni (1933/1945), portando se stesso e il suo autore al suicidio e riducendo tutto l’orgoglio della Germania (e del “Terzo Reich”) ad un cumulo di macerie!

Inoltre, se tutti giustamente ricordano il dramma dell’eliminazione fisica di 6 milioni di Ebrei provocata dal nazismo (la Shoà), uno strano silenzio, se non censura e “negazionismo”, è invece riservato ai fedeli, sacerdoti, frati, suore e vescovi cattolici internati, torturati e uccisi negli stessi anni dal nazismo in Europa, anche negli stessi “campi di concentramento” [a cominciare da quello tristemente celebre di Auschwitz/Oświęcim, in Polonia, dove trovarono la morte addirittura due grandissimi santi: S. Massimiliano Maria Kolbe (tutti conoscono almeno il suo gesto eroico di aver voluto lì volontariamente sostituirsi ad un altro prigioniero condannato a morte) e S. Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein, la filosofa e monaca carmelitana ex-ebrea, proclamata santa e poi con-Patrona d’Europa da Giovanni Paolo II); cfr. News del 23.02.2021].


Un analogo silenzio copre il martirio di altri cristiani: nel corso dell’intero XX secolo s’è raggiunta l’incredibile cifra di oltre 40 milioni di martiri cristiani! E nessuno ne parla …

Le due Guerre Mondiali

Non dimentichiamo poi che anche le due Guerre Mondiali, che rappresentano la più grave tragedia provocata dall’uomo nella storia dell’umanità, sono un prodotto delle “ideologie” della modernità, di stampo sempre anticristico.

Come abbiamo già ricordato nella II parte della presente riflessione sui “miti” della modernità, la Prima Guerra Mondiale provocò 14 milioni di morti, anche di ignari giovincelli reclutati anche dal più sperduto paesino d’Europa (che infatti ne ricorda spesso i nomi con “Monumenti ai caduti”, in cui talora si capisce dal tragico elenco essere stata sterminata un’intera generazione di giovani, monumenti che onorano giustamente quei morti ma dovrebbero costituire una vergogna di ciò che appunto le ideologie anticristiane hanno prodotto ovunque); mentre la Seconda Guerra Mondiale provocò 60 milioni di morti, anche tra i civili, con tanto di “bombardamenti a tappeto” e di “campi di sterminio”, con atrocità che superano persino la logica bellica per sconfinare in quella davvero “satanica” del gusto del male e dell’orrore in quanto tale, e terminata com’è noto addirittura con due bombe atomiche sganciate dagli USA su due città giapponesi!

Il ’68

Abbiamo poi ancora già accennato, sempre nella II parte, a quella “rivoluzione culturale” (ed esistenziale) del cosiddetto ’68 (1968). Se in questo caso non abbiamo visto immediatamente una scia di morti violente (a parte le degenerazioni “terroristiche”, come ad esempio in Italia gli omicidi ‘politici’ perpetrati dalle Brigate Rosse, fino ad arrivare al rapimento, con l’uccisione dei 5 uomini della scorta, sequestro e uccisione del Presidente democristiano Aldo Moro nel 1978), se meglio guardiamo possiamo invece scorgere anche in questo caso un drammatico numero di morti, ad esempio per droga, ma anche per tutti gli altri eccessi immorali, come infezioni sessuali (v. AIDS), per non parlare degli aborti dovuti pure alla “rivoluzione sessuale” attuata in quegli anni tra i giovani e tuttora non terminata ma anzi tracimata in ogni direzione, ma anche i morti per incidenti stradali causati dalle “euforie artificiali” ad esempio del sabato sera! Perché anche questi sono in fondo morti per conseguenza delle ideologie che hanno voluto satanicamente sostituirsi all’educazione cristiana delle nuove generazioni, abbandonandole all’immoralità e all’autodistruzione! Se poi andiamo a considerare l’enorme influsso morale e mutamento esistenziale che esse hanno prodotto e continuano sempre più a produrre, come ad esempio la distruzione della famiglia, dell’amore vero e della stessa sessualità, per non parlare dell’invasione delle droghe fin dalle più tenere età (v. News del 17.01.2021 sugli attuali “ragazzini tossici” in Italia), vediamo che quelle ideologie anticristiche stanno producendo ancora e sempre più effetti dirompenti, che continuano a lasciare tracce profonde e indelebili nella vita (persino nella psiche, per non dire soprattutto nello spirito) di intere generazioni di giovani e quindi anche del futuro stesso delle nostre società e dell’intera civiltà umana.

La UE

Dovremmo soffermare la nostra attenzione anche sulla recente storia dell’Unione Europea, a proposito pure proprio della “eterogenesi dei fini”: quando si tagliano le radici cristiane (volutamente censurate dalla stessa “Costituzione europea”, nonostante l’evidenza storica e tutti gli inviti in tal senso anche da parte di Giovanni Paolo II) il destino non può che essere un’unione non dei popoli e come tale destinata a perire, pur se voluta e sostenuta dai poteri forti (finanziari e massonici), che manifestano pure un’arrogante intolleranza per tutti coloro che non si sottomettono al “nuovo pensiero unico dominante” (v. il caso attuale dell’Ungheria e della Polonia, che pur la costituiscono; cfr. numerose News, ad es. del 16.04.2021), ma vogliono rimanere fedeli alla propria cultura e alle proprie radici cristiane (tra l’altro si tratta di Paesi che hanno già conosciuto decenni di dittatura comunista, che cercò inutilmente di cancellare la loro identità cristiana).

È sconsolante osservare cosa sia rimasto in tutto ciò delle originarie motivazioni, espresse dai primi costruttori dell’Unione Europea, che sono non a caso i politici cattolici Alcide De Gasperi (italiano), Robert Schuman (francese) e Konrad Adenauer (tedesco) … Oppure pensando alla stessa bandiera della UE, che pochi sanno avere un retroterra di devozione mariana, con quelle significative 12 stelle in campo azzurro! O cosa si può osservare anche solo percorrendo l’Europa dalla punta più settentrionale della Finlandia all’isola di Malta, come dal Portogallo alla Romania, per trovare ovunque chiese, e tracce indelebili, persino nell’arte oltre che nei costumi, della civiltà cristiana.

Invece non può che essere destinata a fallire e crollare un’unione ideologica e apostata come l’attuale!

Nuove dittature

Sulle nuove dittature emergenti in Europa occidentale e nel mondo, abbiamo già prodotto un breve ma significativo documento (vedi).

Ricordiamo (e rimeditiamo) in proposito quanto fu in tal senso profonda, lungimirante e purtroppo persino profetica la nota espressione del card. J. Ratzinger “dittatura del relativismo” e l’intera omelia nella S. Messa Pro eligendo Pontifice, nella basilica di S. Pietro per l’apertura di quel Conclave (18.04.2005) che già il giorno dopo l’avrebbe eletto Papa (vedi).





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Altri miti ed equivoci della “modernità” …
 

La democrazia


Ecco un’altra parola, significativa per l’uomo e importante per la vita sociale e politica, ma che se non è corredata di contenuti veri e profondi, può svuotarsi di significato e perfino degenerare, come gli altri “miti” della modernità (abbiamo già visto con tolleranza, libertà, uguaglianza, fraternità …), addirittura nel suo contrario.

Uno di questi equivoci, che può trasformare la democrazia persino nel suo contrario (dittatura) – ed oggi pare proprio che andiamo incontro a questo pericolo (v. Documento sulle nuove dittature) – è pensare che la democrazia sia sinonimo di relativismo e che anzi proprio il relativismo sia la condizione per costruire una vera società libera e democratica, mentre la verità sarebbe invece di ostacolo, genererebbe intolleranza e divisione. È un equivoco, un’illusione, che come sappiamo e come abbiamo visto altrove nel sito, è fatto proprio e persino imposto dalla Massoneria.
 

Oggi vediamo come il relativismo diventi paradossalmente un assoluto, da tramutarsi in “dittatura”, che opprime, emargina e diventa sempre più violento nei confronti di chi pone anche solo ragionevoli dubbi e osi ancora affermare la verità (tanto più se si trattasse di una verità rivelata da Dio stesso, e quindi assoluta, cfr. Gv 14,6 e At 4,12, sia pur accoglibile con un assenso perfettamente ragionevole), persino la realtà dei fatti (perché in fondo la verità, nella nostra mente, è “adequatio rei et intellectus”, cioè con un fondamento nella realtà, come ricorda magistralmente S. Tommaso d’Aquino)! Vediamo infatti, anche con l’ideologia gender (vedi), che il relativismo e le nuove dittature non vogliono neppure confrontarsi con la “realtà” (res) e se questa le smentisce è la realtà (quindi da censurare) e non l’ideologia a sbagliare.


L’Occidente in genere, e la UE in particolare, corre seriamente la possibilità di estinguersi, a parte la denatalità da suicidio demografico, a causa di questo relativismo, che lascia in un vuoto “nichilistico” specie le nuove generazioni e minaccia seriamente di portare all’autodistruzione e ad impedire ogni futuro. Di fronte a questo equivoco (democrazia come relativismo) e a questo drammatico vuoto, anche esistenziale, si presenta un duplice pericolo: o quello di entrare in una fase “anarchica” (ciascuno può fare quello che vuole, perché tutto è un “diritto”), che già mostra la propria incapacità ad edificare l’uomo, la società e appunto un futuro degno dell’uomo (oltre a distruggere la salvezza eterna delle anime!), che sempre prelude a nuove forme di totalitarismo, magari sotto parvenze democratiche; o il pericolo di dare spazio ad una radicalizzazione di tipo religioso da parte della presenza islamica, agevolata dalla fortissima immigrazione e che non pare davvero desiderosa di integrarsi (v., solo per rimanere nel 2021, le News del 6.07.2021, 10.05.2021, 9.04.2021, 2.01.2021) [tra l’altro integrarsi in che cosa, visto il tipo di società talmente fluida (“liquida”) da essere praticamente già nichilistica (e sotto questo aspetto detta da loro giustamente ‘diabolica’); dovrebbero accettare di essere solo (quando non cadono addirittura in nuove forme di schiavitù, vedi certi tipi di lavoro per gli uomini o prostituzione per le giovani donne, se non nella rete della malavita organizzata) strumenti di produzione o consumatori o addirittura numeri per un voto politico che potrebbe tornare utile al potere di qualcuno?]; per cui sono ancor più fortemente tentati di ricostruire la shari’a anche nei Paesi che li accolgono!

Sulla degenerazione della “democrazia”, come sinonimo di relativismo e di assenza di fiducia nella possibilità razionale di conoscere e comunicare una verità oggettiva, in anarchia, e questa, poiché invivibile e vuota (non a caso, anche dopo gli attentati, le folle e talora persino i politici non sanno far altro che un minuto in silenzio o cantare Imagine di John Lennon: che è proprio un inno al vuoto, al nulla, al mondo senza identità), in nuove forme di totalitarismo e dittatura, aveva in fondo già fatto luce Platone nella Repubblica (Politéia). Analoga e più attuale considerazione emerge anche in Giovanni Paolo II, nella decisiva Enciclica Veritatis splendor (scritta nel 1993 e quindi poco dopo che interi popoli dell’Europa centro-orientale, compresa la sua Polonia, avevano ritrovato la propria libertà dopo il crollo del comunismo, ma correvano poi il rischio di cadere nel relativismo e nichilismo del mondo occidentale), come pure nei discorsi tenuti ad esempio durante i suoi successivi viaggi in Polonia.

Ecco in merito alcuni brevi passaggi della Veritatis splendor n. 101: “Dopo la caduta, in molti Paesi, delle ideologie che legavano la politica ad una concezione totalitaria del mondo — e prima fra esse il marxismo —, si profila oggi un rischio non meno grave per la negazione dei fondamentali diritti della persona umana e per il riassorbimento nella politica della stessa domanda religiosa che abita nel cuore di ogni essere umano: è il rischio dell’alleanza fra democrazia e relativismo etico, che toglie alla convivenza civile ogni sicuro punto di riferimento morale e la priva, più radicalmente, del riconoscimento della verità. Infatti, «se non esiste nessuna verità ultima la quale guida e orienta l’azione politica, allora le idee e le convinzioni possono esser facilmente strumentalizzate per fini di potere. Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia» (già in Centesimus annus, n. 46).

Così in ogni campo della vita personale, familiare, sociale e politica, la morale — che si fonda sulla verità e che nella verità si apre all’autentica libertà — rende un servizio originale, insostituibile e di enorme valore non solo per la singola persona e per la sua crescita nel bene, ma anche per la società e per il suo vero sviluppo”.

Di fronte a questo “vuoto” culturale ed esistenziale, a questa tendenza anarchica della democrazia intesa come relativismo, prendono infatti il sopravvento i poteri economici e finanziari, che governano e condizionano la globalizzazione (di cui sono allo stesso tempo artefici e vittime) o certe ristrettissime oligarchie (oggi ad esempio i proprietari non solo delle televisioni e dei giornali, com’era nei decenni passati, ma di tutto ciò che ‘liberamente’ miliardi di persone nel mondo usano continuamente con smartphone e computers, vedi). E paradossalmente diventano un pericolo per la democrazia anche quelle forme di aggregazione statali, continentali (v. UE) e intercontinentali (v. ONU), apparentemente a servizio degli Stati membri e in certi casi persino votati dai cittadini, ma che poi in realtà stritolano ideologicamente ed economicamente la maggior parte dei Paesi membri, che pur le finanziano.

In tale panorama culturale, politico ed economico, ma anche di fronte alle aporie e contraddizioni che tali poteri stessi hanno inseguito e prodotto, così come di fronte a nuove reali o presunte emergenze mondiali (come quella attuale sanitaria) lo Stato non manca di riprendersi un potere “idolatra”, già emerso nei secoli passati, che non teme di porsi come nuovo assoluto, come idolo, con i suoi dogmi e i suoi divieti (con persino nuove Inquisizioni, per indagare su ogni cittadino che non si adegui, peraltro assai meno rispettose dei diritti degli imputati, che invece l’Inquisizione medievale garantiva vedi, e per garantire dogmi ‘laicisti’ assai meno nobili di quelli rivelati da Dio). Un potere statale che si pone non solo al di sopra di Dio e delle Sue leggi, ma anche contro Dio e le Sue leggi (fino a renderle illegali, come vediamo si tenta di fare in questi giorni anche in Italia)!


Intanto le famose e pompose “unità” che si creano (v. UE, ONU, ecc.; quelle politiche, economiche, finanziarie, commerciali, sanitarie … speriamo non anche quelle dei Vescovi!) sembrano fatte apposta perché tutto appaia come deciso democraticamente a maggioranza, attraverso infinite istituzioni, riunioni e votazioni, quando invece tutto è già stato deciso (altrove!) da ristrette oligarchie, per attuare disegni non certo confessabili di un grande unico potere globale (culturale, economico, politico), che muove le leve di tutto, offrendo però l’impressione di garantire libertà e democrazia per tutti.
La riprova è data da cosa succede a chi osi contraddire quel progetto …

 

L’illusione di vivere in una democrazia è data dal fatto che “prima ti dicono cosa pensare” (e il potere dei mezzi di comunicazione di massa è in questo senso talmente immenso e invasivo da sembrare quasi insuperabile e da rendere impossibile ogni pensiero alternativo), poi ti chiedono “come la pensi”.
Oppure, prima delimitano l’argine del campo degli argomenti su cui puoi discutere, e ti fanno inutilmente sempre discutere di tutto (con infinite voci discordanti, normalmente senza possibilità di concludere un ragionamento, anche se ci fosse; tutto è semplicemente “etichettato” con dei titoli/slogan per stabilire a priori ‘da che parte stai’ e che esonerano dal confronto sui reali contenuti), anche nel talk-show televisivi o sui giornali (i cui proprietari sono quasi esclusivamente quelli che hanno proprio in mano il potere), poi ti fanno scegliere all’interno di questo perimetro (guai a porre questioni di fondo che ne siano al di fuori)!

Contrariamente a quanto potrebbe sembrare e a quanto ci predica continuamente il pensiero unico dominante, illuminista-massonico, non è dunque la verità a generare intolleranza, ma proprio il relativismo.

Come si può notare, anche in questo attuale frangente, emergono degli equivoci sulla libertà, sulla democrazia e sugli stessi ‘poteri’ dello Stato che stanno ancora alla base di una concezione illuminista e moderna dello Stato, che oscilla continuamente tra assolutismo e anarchia. Anzi, gli equivoci, prima ancora che nel campo del Diritto sono nel campo della Filosofia. Sono fondamentalmente le aporie risultanti dalla negazione stessa della verità (oggettiva e riconoscibile anche dalla vera ragione; poi illuminate dalla stessa Rivelazione divina in Cristo, cfr. Fides et ratio), che degenera appunto nel relativismo. La perdita della metafisica e della concezione stessa di una verità oggettiva, fondata sulla natura umana e ultimamente su Dio, una verità che non ha bisogno di imporsi perché è razionalmente sostenibile e comunicabile, impedisce una vera democrazia e non può che imporre nuove forme di dogmatismo (politico o religioso), come vediamo abbondantemente in questo periodo, specie in Europa e in Italia, ma in fondo nel mondo intero.

Sulla conoscibilità della verità, che permette di annunciare anche la fede senza bisogno di scadere in fondamentalismi (che invece sono segno paradossalmente di debolezza) – si veda in proposito lo splendido e fondamentale discorso di Benedetto XVI all’Università di Regensburg (Ratisbona), volutamente frainteso e diffuso in modo pericoloso dai media, quando invece pone le condizioni razionali per un vero dialogo – e non abbandona la libertà in un vuoto dove si smarrisce o è tentata sempre di credersi assoluta, fino a chiamare “diritti” ogni desiderio e persino capriccio o pulsione, e a condurre la democrazia degenerata in anarchia in braccio ad una visione assolutista (divinizzazione) dello Stato, del potere politico o di altre subdole oligarchie!

[Su queste questioni di fondo, si veda cosa riveli la stessa Bibbia fin dall’inizio, con la creazione (Gn 2,17), il peccato originale (Gn 3) e la Torre di Babele (Gn 11,1). Non a caso il Magistero di Giovanni Paolo II (col supporto del card J Ratzinger) negli anni ’90 ha voluto concentrarsi proprio su queste “questioni di fondo”, come il rapporto tra libertà e verità, anche nelle democrazie, vedi Veritatis splendor (spec. n.n. 98/101) e tra fede e ragione nella scoperta della verità, vedi Fides et ratio]

[Segnaliamo in proposito pure le audio-catechesi di don Antonio Cecchini nel canale YouTube “La via della vita”, indicate come Introduzione alla fede: cioè “Il cristianesimo è vero” (1A+1B), “L’inaudita crisi contemporanea” (1C), “Il fondamento della crisi contemporanea” (1D+1E)]
 


Occorre dunque precisare che anche la “democrazia” non è un assoluto e non vive senza la possibilità razionale di riconoscere la verità. Perché la verità non dipende dal consenso, dalla maggioranza, neppure dall’unanimità, ma dall’essere delle cose e dalla possibilità della ragione di scoprirlo.

Dunque anche una democrazia non deve mettere ai voti tutto, perché deve riconoscere dei punti fermi che nessuno può mercanteggiare con dei voti, a caccia di maggioranza (ci sono “principi non negoziabili”, razionalmente fondabili e quindi condivisibili, ma non da patteggiare coi voti!). La riprova di ciò è che anche in una democrazia si discutono certe leggi, ma si deve fare comunque riferimento ad una Costituzione, che garantisce certi valori, cui far riferimento per la vita sociale, indipendentemente dalle mutevoli maggioranze parlamentari e dai relativi Governi.
 

Vedi nel sito Documento sul “La dottrina sociale della Chiesa” e anche sugli equivoci della modernità (punto 6) [compresi quelli appunto sulla parola “democrazia”, cfr. n. 6.3 (pure in altri punti, ad es. 28.1)]


Paradossale che proprio nell’Illuminismo (persino nella pittura del Goya) si affermi che “il sonno della ragione genera mostri”, perché, al di sotto dell’apparente esaltazione della ragione fatta dal “razionalismo” illuminista, proprio l’assenza della verità (che è il “ben” dell’intelletto) ha prodotto quei “mostri” ideologici sopra elencati e che hanno provocato nella storia degli ultimi 250 anni decine di milioni di morti ed immani distruzioni, fisiche e morali.

Non è la appunto verità a generare intolleranza (la verità, quando è tale, non teme il dialogo e può convincere dimostrando invece di vincere con la violenza) ma proprio il relativismo, l’abolizione della verità e della capacità razionale dell’uomo di scoprirla e mostrarla.
La “tolleranza”, tanto proclamata dall’Illuminismo ai nostri giorni e di cui si fa paladina la Massoneria internazionale, genera infatti la più forte intolleranza nei confronti della verità.

Oggi poi la verità sta diventando vietata persino a livello giuridico! E non solo nei regimi totalitari, ma anche nelle nostre tanto declamate “democrazie” occidentali.

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Una nota sulla “democrazia” e le ideologie …

Un esempio eloquente di come anche le nobili parole possano tradursi nel loro contrario, quando vanno in mano alle ideologie della “modernità”, è dato dall’uso che i comunisti (e di chi ancor oggi è comunque ancora, consapevolmente o inconsapevolmente, legato a quella ideologia) fanno della parola “democrazia”.

 

La parola “democratico” in mano ai comunisti

Nella divisione, antistorica ed anticulturale, dell’Europa a seguito della Seconda Guerra Mondiale, cioè tra i vincitori sul nazismo ma appartenenti a due blocchi contrapposti (occidentale liberal/capitalista e orientale comunista), com’è noto si spezzò la Germania (e persino Berlino) in due parti, drasticamente divise, a tal punto che, per evitare ad esempio la continua fuga dalla parte orientale comunista (nella stessa città di Berlino) a quella libera occidentale, in una notte (12/13.08.1961) si costruì il fatidico “Muro” (il primo della storia dell’umanità non per difendersi dai nemici esterni ma per non far scappare i cittadini che vi erano dentro) che la spezzò drasticamente in due, impedendo anche coi mitra per quasi 30 anni la fuga (e persino la riunificazione di famiglie rimaste improvvisamente da esso divise) dal comunismo alla libertà, dalla povertà al sogno di una possibile ricchezza, dall’ideologia totalitaria alla democrazia liberale. Ebbene, come tutti sanno, di queste due Germanie, quella libera e occidentale si chiamava “Federale” (BRD) e quella comunista si chiamava “democratica” (DDR). Insomma, delle due Germanie si chiamava democratica proprio quella che non lo era!

Quando ancora il Vietnam era diviso in due, quello del Nord era governato da una dittatura comunista (guidata da Ho Chi Minh, creata alla fine della II Guerra Mondiale sotto l’influenza della Cina e persino dell’Unione Sovietica), mentre quello del Sud era invece alleato degli USA. Anche in questo caso, il Vietnam del Nord era chiamato Repubblica Democratica del Vietnam.

Com’è noto e come abbiamo anche sopra ricordato, dopo un’estenuante ventennale guerra contro gli USA [mentre la propaganda comunista riusciva in Occidente e specialmente in Italia a far parteggiare le “lotte” studentesche e operaie per la Cina, col suo “libretto rosso di Mao” inteso come nuovo vangelo della liberazione dell’umanità, e contro l’imperialismo americano che cercava strategicamente di resistere nel sud del Vietnam (ricordiamo come anche una commovente canzone di Gianni Morandi servì per questa propaganda: “C’era un ragazzo che come me … “) nel 1975 gli americani furono costretti a ritirarsi e a lasciare il Vietnam in mano ai famosi Viet Cong comunisti, che poterono così unificare tutto il Vietnam sotto la dittatura comunista. Peccato che anche in questo caso i finalmente “liberati” vietnamiti del sud cercassero in ogni modo di scappare terrorizzati dal comunismo, persino inoltrandosi in alto mare con umili imbarcazioni; furono chiamati “boat people” e per non farli morire affamati e annegati in alto mare si attivarono i soccorsi internazionali (persino l’Italia intervenne con una delle nostre più grandi navi militari per salvare questi poveri disperati)!

Quando anche la vicina Cambogia (cfr. News del 12.09.2020) cadde sotto la terrificante dittatura comunista dei Khmer rossi di Pol Pot, che in neppure 5 anni, dal 1975 al 1979, pose in atto violenze inaudite e provocò la morte di circa 3 milioni di persone, cioè quasi 1/3 dell’intera popolazione cambogiana!, si chiamò non più Cambogia ma “Kampuchea Democratica”.

Persino la Corea del Nord, che, oltre ad essere una terribile dittatura totalitaria comunista di stampo stalinista e di tipo dinastico (la dinastia Kim), è da oltre 20 anni al 1° posto nella classifica dei Paesi con la massima persecuzione violenta contro i cristiani (cfr. News del 20.01.2021), ufficialmente si chiama Repubblica Popolare Democratica di Corea.

Per venire alla nostra Italia, quando nelle importantissime elezioni politiche del 18-19 aprile 1948, (cfr. News del 16.04.2021), in cui era drammaticamente in gioco il futuro stesso dell’Italia (della sua libertà e della sua stessa identità cattolica), in quanto, pur ridotta dalla Guerra in un cumulo di macerie, doveva risorgere (e di fatto divenne in breve tempo, sotto la guida “democristiana”, la 4^ potenza economica del mondo!), mentre con la vittoria dei comunisti poteva forse entrare tra i satelliti della Russia, con quel destino di dittatura e di povertà che li ha tutti caratterizzati per oltre 40 anni, i due blocchi politici che si fronteggiavano erano appunto la Democrazia Cristiana (che ottenne la maggioranza relativa dei voti e quella assoluta dei seggi, caso unico nella storia della Repubblica Italiana, e che rimase il partito di maggioranza relativa fino al 1994, quando venne eliminata per via giudiziaria, garantì davvero la democrazia del Paese, fino a permettere all’opposizione comunista di avere delle importanti leve del potere culturale, economico e giudiziario e poi persino un canale della TV di Stato! è stato troppo?) e il “Fronte Democratico Popolare” (che comprendeva comunisti e socialisti), che si attestò invece solo attorno al 30%, pur trasformando il PCI nel più grande Partito comunista dell’Occidente.

Celebri, sarcastiche e divertenti (tanto da appassionare il mondo intero, anche se ambientate nel piccolo mondo di un paesello della “rossa” Emilia post-bellica), sono le vicende di “don Camillo e Peppone”, scaturite dall’acuta e ironica (specie contro i comunisti) penna di G. Guareschi e immortalate soprattutto nei celeberrimi film con Gino Cervi e Fernandel. Ebbene, com’è noto, nella romanzata ma assai realistica presentazione della propaganda e politica di Peppone, emerge sempre (con simpatia, se invece poi nella realtà non ci fossero stati persino preti e seminaristi trucidati dai “rossi”, cfr. il caso del martirio del giovanissimo seminarista Rolando Rivi, già Beato, nelle News del 15.04.2018, 5.10.2013, 27.11.2013 e il 14.05.2011) che la “democrazia” è solo quella dei comunisti e chiunque li avversi sono “nemici del popolo” (come i preti).

Ma in fondo il “democratico” di sinistra continua ad essere un po’ come Peppone: se vince lui è il popolo che ha vinto; se vincono gli altri hanno vinto i “nemici del popolo” oppure è il popolo che non ha capito niente!
Ancor oggi, gli eredi del PCI, si ritrovano sostanzialmente nel PD (appunto “democratico”); ed è sintomatico che chiunque vi si opponga venga classificato, anche se democraticamente votato, come nemico da abbattere (non solo politicamente ma spesso persino giudiziariamente), come divisivo dell’unità del popolo italiano e persino come “fascista”!
 

Comunque, persino negli USA, l’uso dell’appellativo “democratico” è monopolizzato dal partito e dalle politiche “di sinistra”. E se gli USA si propongono al mondo come “patria della democrazia” (come abbiamo visto, nella II parte, dalla rivoluzione americana e da ciò che ne seguì, “Statua della libertà” compresa), a tal punto che nelle due “Guerre del Golfo” contro l’Iraq si parlò addirittura di “esportazione” bellica della democrazia (peccato che anche qui, ciò che ne seguì non è proprio l’idillio della libertà; se poi volessimo vedere cosa di analogo è avvenuto in Afghanistan, proprio in questi giorni vediamo il ritiro degli USA e degli stessi italiani, con grandi festeggiamenti dei tanto temuti “talebani”, che possono così riprendere tranquillamente il potere), e se nelle competizioni elettorali americane c’è comunque un sostanziale rispetto reciproco tra Repubblicani e Democratici, nelle ultime elezioni presidenziali non sembra proprio che gli USA siano stati un ottimo esempio di democrazia per il mondo, ad esempio per come è stato trattato il Presidente uscente (ancora in carica; silenziato, oscurato sui “social” e in TV, dileggiato dal mondo culturale e dello spettacolo, e trattato da nemico del popolo), per come sia stata condotta la campagna elettorale dei Democratici e persino di cosa sia davvero successo nel conteggio dei voti a loro favore…
Ma questa, signori, è la patria e il modello della “democrazia” moderna … e massonica!
Il vizio di fondo è sempre il medesimo, più o meno forte: se vincono loro, i soli “democratici”, è sempre il popolo e la democrazia che ha vinto; se invece vincono gli altri, è il popolo che non capisce, è la democrazia che è in pericolo, o c’è stata l’interferenza di qualche potere esterno. Insomma, il popolo e la democrazia sono loro; ma se perdono, perché il popolo non li ha votati, è sempre il popolo e la democrazia che ha perso!

 

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Ecco dunque un altro mito della ‘modernità’ finalmente da svelare.


Si tratta di un altro nodo che viene al pettine dopo la perdita della “metafisica” (dell’oggettività della verità), con il pensiero moderno e ciò che ne è seguito, e con la progressiva e quasi ultimata (specie in Europa occidentale) “apostasia” dalla fede in Gesù Cristo, che è invece il Signore del cosmo e della storia (il Pantocratore).

Sarebbe bene non nascondersi ulteriormente che da questo vicolo cieco, da queste aporie, con questa presunzione satanica non solo di poter fare a meno di Dio ma ora di opporsi fieramente e persino legalmente a Lui e alla Sua legge, non se ne esce vivi! (altro che pandemia!) …
… Oltre e soprattutto al grave pericolo della dannazione eterna per una porzione non piccola dell’attuale umanità!


4) Lo scatenamento del male nel XX secolo

Oltre a quanto detto nella III parte delle presenti riflessioni su alcuni miti della “modernità” e in un breve Documento preparato in occasione del centenario della rivoluzione bolscevica, aggiungiamo questi dati e testimonianze, specie sulla terribile persecuzione che i cristiani hanno dovuto subire sotto il comunismo.

Le forze ideologiche e sataniche del male, frutto della “modernità”, nel XX secolo hanno causato una strage di vite umane senza precedenti nella storia dell’uomo: basti pensare i 14 milioni di morti della I Guerra Mondiale, gli oltre 60 milioni di morti della II Guerra Mondiale, i circa 20 milioni di morti del nazismo e gli oltre 100 milioni di morti del comunismo!

Il comunismo

Sì, il comunismo, cioè l’eredità del pensiero ateo di Karl Marx e della Rivoluzione bolscevica guidata da Lenin, che attuò il socialismo/ comunismo in Russia e da lì si diffuse tragicamente nel mondo intero, ha causato nel XX secolo oltre 100 milioni di morti, feroci violenze contro intere popolazioni, con la soppressione dei più elementari diritti umani, e la più acuta persecuzione anticristiana della storia!

Un testo fondamentale, che è stato possibile pubblicare dopo il crollo del comunismo nell’Europa dell’Est, persino accedendo agli archivi segreti dell’URSS, curato in Francia da un gruppo di storici ex-comunisti, è: AA.VV. (Courtois, Werth, Panné, Paczkowski, Bartosek, Margolin), Le livre noir du communisme, Paris 1997 [tr. it., Il libro nero del comunismo (crimini, terrore, repressione), Oscar (Mondadori) 2000/2007].

 

Nell’Est-Europa

Abbiamo visto come la Commissione storica per la riabilitazione delle vittime del terrore, nominata nel 1999 dallo stesso Cremlino, abbia parlato di 43 milioni di morti causati dal comunismo nell’URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) tra il 1917 e il 1953.

Il comunismo, violentemente attuato e mantenuto nell’Est-Europa con un capillare sistema politico, economico, militare*, sociale, culturale e di informazione, per 70 anni ha spezzato radicalmente in due l’Europa (e in seguito il mondo intero: blocco comunista e blocco capitalista), che dopo il 2° conflitto mondiale aveva un confine che veniva significativamente chiamato “cortina di ferro” (e questa era l’impressione che provavano coloro che avevano la possibilità di valicarlo: innumerevoli controlli, visti, interminabili attese, denaro obbligatoriamente da cambiare, peraltro accettando solo $), che nel caso delle due Germanie e in particolare di Berlino era diventato un vero e proprio “muro” fisico invalicabile.

* Per mantenere ed accrescere continuamente il proprio arsenale bellico, così che fosse addirittura in grado di competere con quello americano (USA/NATO) e persino di minacciarlo, Mosca riservava nel proprio bilancio economico una porzione enorme e sproporzionata, rispetto alle ricchezze disponibili (a parte il benessere di cui potevano godere solo i leader del Partito comunista), alle spese militari, oltre che per mantenere il proprio apparato interno di polizia in grado di sottomettere e governare in modo così rigido un Paese sterminato, che si estende per ben 11 fusi orari e che va dal confine con la Polonia a quello col Giappone!

La concorrenza con gli USA si spostò persino nella “conquista dello spazio” (cfr. News del 16.04.2021: il russo Gagarin fu il primo uomo mandato in orbita, sia pur per soli 108’), anche qui con un enorme dispendio economico che serviva solo alla propaganda ideologica.

L’interminabile escalation degli armamenti, anche nucleari, per far fronte agli USA, oltre che per le contraddizioni interne di un’economia comunista così centralizzata e statalizzata da impedire ogni iniziativa privata e quindi anche ogni benefica concorrenza (un errore di analisi socio-economica già evidente nel Capitale di K. Marx), portò però l’URSS ad una povertà estrema e negli anni ’80 al collasso. Fu infatti sotto la presidenza Reagan (1981/1989) che gli USA alzarono ulteriormente il proprio potenziale bellico (portandolo addirittura a livello satellitare), così che l’URSS dovette cedere, per non arrivare al tracollo economico; fu con Michail Gorbaciov, ultimo Segretario generale del Partito Comunista e capo dell’URSS (1985/1991) che si aprì una nuova stagione che veniva in qualche modo a patti con l’Occidente e nello stesso tempo apriva a timide forme di libertà e democrazia (“perestrojka”, “glasnost”; anche sul piano della libertà religiosa si compirono passi significativi, a tal punto che il 1°.12.1989 lo stesso Gorbaciov venne in Vaticano ad incontrare Giovanni Paolo II !). Queste aperture furono però come un ulteriore cuneo che minò l’insieme compatto della stessa dottrina marxista-leninista; così che nel novembre 1989 portò in poche settimane al tracollo totale, pure interno e persino non violento, del comunismo nei Paesi satelliti del Patto di Varsavia e poco dopo nella stessa URSS, che si dissolse l’anno seguente (8.12.1990).

Invece, fino a poco prima, nello stesso Occidente era invalsa l’idea che tale sistema, nonostante le sue contraddizioni interne e l’estrema povertà a cui aveva ridotto le proprie popolazioni, sarebbe stato in grado di durare per decenni e forse persino per secoli. Per cui il mondo “libero” avrebbe dovuto comunque imparare a convivere con esso, a studiarlo, ad affrontarlo, a difendersi da esso e tentare persino un qualche tipo di collaborazione.

Questa convinzione albergava anche in Vaticano, per cui la diplomazia vaticana (Segreteria di Stato), specie sotto il pontificato di Paolo VI (ma già avviata con Giovanni XXIII) cercava in qualche modo, in genere abbastanza unilaterale e utopistico, di trovare qualche forma di contatto se non di collaborazione (fu chiamata Ostpolitik), con la convinzione appunto che il comunismo sarebbe durato a lungo e che in qualche modo si dovesse almeno limitarne i danni e impedirne la totale chiusura alla Chiesa e alla fede.
Uno dei principali artefici di questa posizione diplomatica vaticana fu mons. Agostino Casaroli, che Giovanni Paolo II creò cardinale e Segretario di Stato, anche se proprio il Papa venuto dal “oltre-cortina” (!) aveva la ferma convinzione interiore che nei disegni di Dio il comunismo sarebbe invece crollato su se stesso, non solo perché questo è il destino inesorabile della menzogna e del male, ma appunto perché in campo c’era un livello che coinvolgeva il “soprannaturale” e l’intervento stesso della Madonna (che infatti nel 1917, neppure 4 mesi prima della rivoluzione bolscevica, aveva parlato esplicitamente di Russia ad ignari pastorelli che neppure sapevano cosa fosse)! Il Papa polacco, che aveva cioè sperimentato nella sua stessa vita sia il totalitarismo nazista che quello comunista, seppe mantenere unite sia la fermezza nell’annunciare e promuovere la fede e i diritti fondamentali dell’uomo sia la pazienza nel vederne ottenere pian piano la loro vittoria (come è proprio della verità). E così infatti fu!

Si veda, a proposito di Ostpolitik, l’importante testo autobiografico dello stesso cardinal Casaroli, pubblicato dopo la sua morte, in riferimento proprio ai rapporti tra la diplomazia vaticana (Segreteria di Stato) e i Paesi del “blocco sovietico”, nel periodo 1963/1989, libro significativamente intitolato Il martirio della pazienza, (Einaudi, 2000).

In tali memorie risulta assai significativo ad esempio l’incontro tra lo stesso card. A. Casaroli e il card. József Mindszenty (l’incontro avvenne all’Ambasciata USA, dialogo effettuato in forma scritta, per evitare microfoni nascosti) (v. poi).
 

Nonostante che molte volte l’intervento di Dio per limitare e bloccare il male possa sembrare debole e persino lento, poi in realtà – come ricorda Giovanni Paolo II nel suo ultimo libro Memoria e identità (Rizzoli, 2005) – è sempre Cristo a vincere e quando dice “basta” anche il potere più forte, persino quello satanico, immediatamente crolla.

Il comunismo sovietico è infatti “miracolosamente” crollato su se stesso, come abbiamo già ricordato, a cominciare non a caso dalla cattolicissima Polonia e poi immediatamente in tutto l’Est-Europa, nel novembre 1989 (il crollo del “muro di Berlino”, il 9.11.1989, ne è solo un potente simbolo) e poi nella stessa URSS, non a caso l’8.12.1991 cioè per l’Immacolata (!), come la bandiera comunista con la “falce e martello” fu definitivamente ammainata dal Cremlino il 25.12.1991 (cioè a Natale, anche se tali date così significative sono secondo il calendario “gregoriano” e non quello “giuliano” che è invece in vigore in Russia)!




Una nota sull’attentato a Giovanni Paolo II

La nomina, il 16.10.1978, di una Papa polacco, cioè proveniente da “oltre cortina” e nella fattispecie da uno dei Paesi più cattolici ma costretto (già dagli accordi di Yalta, in cui i vincitori del II conflitto mondiale si spartirono l’Europa) ad essere sottomesso al dominio ideologico e politico dell’URSS, fu certamente un duro colpo al comunismo, di cui furono immediatamente consapevoli al Cremlino.
Il grido, tra il solenne e il severo, di Giovanni Paolo II nell’omelia di apertura del suo pontificato (22.10.1978) “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa ‘cosa è dentro l’uomo’. Solo lui lo sa!” (un’espressione ancor oggi ricordata, ma spesso ridotta ad un generico “non abbiate paura!”) era un chiaro invito a superare l’ateismo e la lotta a Cristo anche nei sistemi politici comunisti. Tale grido valicò certamente la ‘cortina di ferro’ e risuonò come un avvertimento, se non una soprannaturale minaccia, anche tra le mura del Cremlino.
Quando poi nel giugno successivo (1979) Giovanni Paolo II compì il suo primo viaggio in Polonia (cosa impedita dal governo a Paolo VI solo nel 1976), il mondo vide, nonostante i tentativi della televisione di stato di fare riprese dal basso, che ad incontrare il Papa e pregare o celebrare con lui c’erano milioni e milioni di persone, cosa impossibile per un Paese che doveva ufficialmente essere stato educato all’ateismo, mentre le parole del Pontefice (il poter parlare liberamente fu un’ulteriore condizione posta da Giovanni Paolo II alle autorità polacche comuniste per poter effettuare il suo viaggio) non nascondevano la verità, anche sulla vera identità cattolica della Polonia, allora i timori di Mosca si fecero ancora più concreti; non parliamo poi quando qualche mese dopo (1980) nacque in Polonia, sostenuto certo dal Vaticano, il primo sindacato libero in un Paese del blocco sovietico (Solidarność); allora a Mosca si comprese che la situazione non era più sopportabile.
Nonostante si cercasse dapprima in tutti i modi di denigrare la Chiesa, la figura del Pontefice e la sua azione, si comprese che si doveva analizzare addirittura l’ipotesi della sua eliminazione fisica.
Così oggi risulta anche da un documento del KGB inviato ai Servizi segreti dei Paesi del blocco sovietico.
Si giunse così all’attentato del 13.05.1981 (anniversario della prima apparizione della Madonna a Fatima! vedi), in cui, per attuarlo, fu coinvolto un noto killer internazionale turco, Mehmet Alì Agca, del gruppo dei “Lupi grigi” e già condannato molte volte per omicidio (come una figura così potesse essere liberamente in Vaticano all’Udienza del Papa e addirittura armato di pistola, risulta assai difficile credere che i Servizi segreti ne fossero all’oscuro!). Egli sparò al giovane Papa polacco (61 anni), a pochi metri di distanza, durante il giro che il Pontefice stava compiendo sulla jeep in piazza S. Pietro (allora senza particolari controlli di polizia) per salutare i fedeli riuniti per una normale Udienza generale del mercoledì (ma era l’anniversario di Fatima!). Il Papa, com’è noto, fu gravemente ferito ma in modo “miracoloso” la sua vita fu risparmiata. Non solo il Pontefice, noto per la sua devozione mariana fino al “totus tuus”, fu convinto dell’intervento salvifico della mano della Madonna, ma lo stesso dott. Francesco Crucitti, il chirurgo che operò quella notte il Papa al Policlinico Gemelli, affermò come fosse scientificamente impossibile che il micidiale proiettile (che il Papa portò a Fatima esattamente l’anno dopo ed è tuttora incastonato nella corona della statua della Madonna), pur attraversando l’addome da parta a parte, avesse potuto evitare organi vitali e sfiorare la stessa colonna vertebrale. Lo stesso abilissimo killer Agca continuò a chiedersi come fosse stato possibile non ucciderlo, visto anche la poca distanza da cui aveva sparato (foto). Lo chiese con insistenza allo stesso Pontefice, quando si recò a visitarlo nel carcere di Rebibbia il 27.12.1983 (vedi 12). Lo riporta anche il segretario del Pontefice mons. Stanislao Dziwisz, rimarcando peraltro come l’attentatore non chiese mai perdono, neppure all’interessato e in occasione di quell’incontro personale a Rebibbia, mentre il Papa glielo aveva prontamente e pubblicamente accordato già a poche ore dall’attentato, e continuò a non chiederlo neppure dopo aver ottenuto la ‘grazia’ dallo Stato italiano e venne estradato in Turchia.
Su chi fossero però i reali mandanti di tale attentato e del noto killer turco non si è mai davvero saputa l’intera verità, nonostante l’inchiesta e il lungo processo giudiziario attuato e concluso (si parlò di una fantomatica “pista bulgara”). Si vedano però in merito, dopo tanti anni, le parole del card. Stanislao Dziwisz (da sempre segretario personale di Karol Wojtyla) nel suo libro Una vita con Karol (L.E.Vaticana/Rizzoli 2007, pp. 117/123-127), in cui il presule nomina espressamente, tra i possibili mandanti dell’attentato al Papa, il KGB sovietico! Ma su questo si vedano pure le stesse parole di Giovanni Paolo II, nel suo ultimo libro Memoria e identità (Rizzoli 2005, pp. 194-195).

 

A proposito di comunismo e democrazia

Il celebre dissidente russo Aleksandr Solženicyn, esule negli USA e poi insignito nel 1970 del Premio Nobel per la letteratura, cita (cfr. Discorsi americani, 1975; ed. it. Mondadori, 1976) queste due massime di Marx-Engels: “la democrazia è peggiore della monarchia e dell’aristocrazia”; “la libertà politica è una falsa libertà, peggiore della peggiore schiavitù”.
Sempre Solženicyn ricorda ancora che, mentre negli ultimi 80 anni prima di Lenin nella Russia degli zar furono fucilate in media 17 persone all’anno, nei soli 2 anni dopo la rivoluzione bolscevica, cioè nel 1918-1919 (come si desume dalla pubblicazione del 1920 della stessa Ceka, la polizia politica comunista) le fucilazioni furono in media di 1.000 persone al mese; che passarono a 40.000 (sempre mensili) nel 1937-1938. In tutto sono stati poi 15 milioni solo i contadini condannati allo sterminio perché renitenti alla collettivizzazione socialista. Secondo ancora Solženicyn, la carestia artificiale creata da Stalin in Ucraina nel 1932-1933, che causò secondo i suoi dati 6 milionidi morti per fame, fu scientificamente pianificata per punire quel popolo troppo patriottico e soprattutto troppo cristiano.

Ci chiediamo se l’Europa occidentale, visto il suo silenzio, potesse essere davvero all’oscuro di dati politici e umani così catastrofici ed eclatanti, che avvenivano nella parte orientale dello stesso continente! Così come ci chiediamo se in Italia il PCI, che era sostenuto ideologicamente ed economicamente da Mosca, ignorasse tutto questo … Ovviamente ciò è insostenibile. Rimane però inconcepibile come chi ad esempio in quegli anni aveva in mano proprio la gestione dei rapporti del PCI con l’URSS riuscì poi a diventare un acclamato Presidente della Repubblica (questo ‘sassolino’ nella scarpa, per non dire macigno, se lo tolse B. Craxi [vedi] nel famoso processo contro di lui sul finanziamento illecito ai partiti, nella stagione di “Mani Pulite”, sotto le lenti anche mediatiche del PM Antonio Di Pietro, stagione politico-giudiziaria che riuscì peraltro, una volta crollato il comunismo europeo, a disintegrare in pochi mesi la DC, che invece doveva risultare, visto quanto la storia aveva finalmente evidenziato, la forza politica vincente)!



 

Ancora una nota sul comunismo in … Cina

Alcune notizie (controcorrente) sulla Cina sono spesso riportate tra le News del presente sito [se non altro per quanto emerge dall’autorevole Agenzia Asia News, del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere), che ha comunicazioni dagli stessi cristiani, missionari e giornalisti presenti sul posto e che è addirittura pubblicata anche in cinese, vedi). Così ci occupiamo spesso di come tale dittatura comunista possa impunemente calpestare i diritti più elementari di 1,4 miliardi di persone che costituiscono la popolazione cinese; come pure che la Chiesa Cattolica sia privata di ogni autonomia e libertà (nonostante i recenti accordi col Vaticano); e infine in riferimento alla terribili responsabilità di questo Paese e del suo governo in ordine alla pandemia virale che sta tenendo il mondo in un incubo che ne ha cambiato le sorti e condizionato il futuro.

Nella III parte del presente documento abbiamo già ricordato come sotto il regime comunista di Mao Zedong, che dopo la II Guerra Mondiale guidò il Partito Comunista e la Cina per oltre 30 anni (e che tanto entusiasmò gli studenti italiani degli anni ‘60/’70, strumentalizzati dall’ideologia comunista, che inneggiavano anche nelle assemblee, occupazioni e scioperi, al “Libretto Rosso” di Mao come al nuovo Vangelo per il futuro radioso dell’umanità), ci furono non meno di 35 milioni di vittime della persecuzione politica; ma c’è chi parla di cifre ancora più elevate e mostruose, fino ad arrivare a 70 milioni di vittime, cui vanno inoltre aggiunti 300 milioni di aborti forzati dal governo [nella sua folle politica, oggi abbandonata perché non più produttiva, dell’obbligo del “figlio unico”, che permetteva a qualsiasi coppia di sposi di avere soltanto 1 figlio (1 figlio = 1 tagliando; tagliando che, se non avessero voluto figli, poteva essere dato ad altre coppie) e di abortire obbligatoriamente qualsiasi altro figlio fosse venuto!].

Dovremmo pure ricordare che la Cina è il Paese con il maggior numero di esecuzioni capitali: ancora pochi anni fa i dati parlavano di 3.500 esecuzioni annue (con iniezione letale, che ha sostituito da poco il colpo alla nuca), di persone di qualsiasi età (persino bambini!) e per motivi anche non gravi (evasione delle tasse, guida in stato di ubriachezza, disturbo della quiete pubblica, vendita di pelli di panda).

Inoltre, l’elevatissimo numero di condanne “ai lavori forzati”, nelle carceri e nei campi di rieducazione politica, fa sì che la Cina (il cui fortissimo potere comunista da pochi anni ha sposato uno spietato capitalismo centralizzato) ottenga ampi guadagni avendo un fetta di mano d’opera praticamente gratuita e con orari lavorativi che raggiungono anche le 14 ore giornaliere (appunto da parte dei condannati); anche così la Cina ottiene di poter immettere sul mercato internazionale prodotti a basso costo e quindi concorrenziali (a parte i prodotti esteri contraffatti).

Quando nel maggio/giugno 1989 migliaia di giovani osarono protestare contro il governo in piazza Tienanmen a Pechino per chiedere un po’ di libertà e democrazia, il governo comunista, temendo potesse avvenire qualcosa di analogo a quello che stava per accadere nei paesi comunisti dell’est-Europa, il 4.06.1989 intervenne con la polizia armata di fucili, con l’esercito e con l’uso spietato dei carri armati, che arrivarono persino a schiacciare quei giovani che eroicamente non fossero disposti a sgombrare la piazza e terminare la manifestazione. I giovani massacrati furono almeno 3.000!

Divenne celebre il video che un giornalista estero riuscì a girare dalla camera del suo albergo e che mostra il coraggio di un giovane (la cui immagine ha fatto il giro del mondo, pur rimanendo anonimo) che da solo tentò ancora di fermare una colonna di carri armati in quella piazza! (cfr. News del 4.06.2020).

Gli studenti che non furono uccisi furono in gran parte arrestati e poi condannati ad anni di lavori forzati (con appunto 14 ore quotidiane di lavoro in condizioni disumane), con 2 anni di “rieducazione politica” (lavaggio del cervello).


La Cina, nonostante il gran parlare internazionale dell’emergenza climatica, è infine il Paese al mondo con il maggior tasso di inquinamento.

Si aggiunga ora (v. molte News in merito) tutto quanto concerne la pandemia da Covid-19, il virus che con tutta probabilità è stato prodotto artificialmente dai laboratori militari di Wuhan ed è da questi fuoriuscito (involontariamente o volontariamente?) per invadere e mettere in ginocchio il mondo intero (v. ad es. News del 16.08.2020).


E il mondo tace …


Appendice Il martirio dei cristiani sotto il comunismo

Abbiamo già parlato della lunga scia di martiri cristiani ad opera della Rivoluzione francese (v. il genocidio della Vandea); così come dell’enorme persecuzione e numero di martiri cattolici ad opera della rivoluzione massonica del Messico (i Cristeros). Abbiamo poi già soffermato la nostra attenzione sui milioni di martiri causati dal comunismo (in Europa, in Asia e nel mondo), con la scia di martiri ad opera dei comunisti spagnoli, così come quelli causati dal nazismo.
Spesso nelle News facciamo poi riferimento al martirio dei cristiani ad opera dei musulmani (v. ad es. la News 8.01.2021 e alla fine anche qui riportiamo qualche brevissimo dato). Non manca in India anche quello da parte dei fondamentalisti indù.

In questa Appendice ci soffermiamo ancora su alcune preziose testimonianze di martirio, specie ad opera del comunismo.

URSS e il “blocco sovietico” (Patto di Varsavia)

Nell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS), durante i 70 anni di comunismo, sono stati uccisi, oltre a centinaia di migliaia di fedeli, 314 vescovi e 30.000 sacerdoti. Sono stati praticamente ridotti al nulla 10 milioni di cattolici. [dato riportato nel 1990 dal cardinale polacco/lituano Enryk Gulbinowicz, che in quegli anni ha pure ordinato clandestinamente molti preti in URSS]

 

Lituania

Tra i Paesi inclusi a forza nell’URSS, ci furono com’è noto anche le 3 Repubbliche baltiche (oggi nella UE): Lituania, Lettonia, Estonia.

In una sperduta zona della Lituania settentrionale esisteva ed è tuttora meta di pellegrinaggi la cosiddetta “Collina delle Croci”, così chiamata perché la devozione popolare cristiana vi aveva eretto spontaneamente più di 100.000 Croci, che negli anni del comunismo stavano anche ad indicare la persecuzione subita e il suo significato cristiano in riferimento cioè alla Croce di Cristo e alla Redenzione del mondo operata da Dio attraverso di essa, cui l’uomo e persino i popoli possono essere associati con le loro sofferenze pubbliche e private, interiori ed esteriori!
Il nuovo regime sovietico comunista cercò inutilmente di eliminarle; ma sono sempre improvvisamente e clandestinamente ritornate dopo poco! Dopo la caduta del comunismo – perché “ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (cfr. 1 Cor 1,17-25) – fu poi visitata anche da Giovanni Paolo II, il 7.09.1993 (vedi omelia e foto 1234).

A Vilnius, capitale della Lituania, la chiesa di S. Casimiro fu dai comunisti sconsacrata e sarcasticamente trasformata in un “Museo dell’ateismo”. Questi musei erano diffusi in molti Paesi dell’URSS ed esprimevano goffe insulsaggini al limite del ridicolo, come in quello di Mosca, dove per dimostrare pure che l’anima non esiste, si faceva orgogliosamente vedere che la somma del peso di tutti gli organi, muscoli e ossa di un corpo umano corrispondeva al peso totale della persona, come segno certo che nell’uomo non v’era dunque altro! (a quale levatura scientifica e filosofica s’era ridotto il “materialismo dialettico”!). Tra le tante insulsaggini e volgarità mostrate ai visitatori di tale museo, c’erano anche pupazzi rappresentanti il Papa in Vaticano circondato da cardinali e vescovi, con la scritta esplicativa “A chi servono questi pagliacci? A che serve che vadano in giro con questi ridicoli costumi?”.

Chissà se Gorbaciov, che già nel 1956 era dirigente di Partito e, come abbiamo già osservato, divenne, pur rimanendo comunista, il primo Presidente del Soviet Supremo ad aprire per necessità a certe prime timide libertà, si sarà ricordato di quanto sopra descritto varcando la soglia del Vaticano per incontrare il Papa il 1°.12.1989? (se l’è chiesto anche Vittorio Messori in un articolo scritto in quella circostanza).



 

Ucraina

Secondo il quotidiano ucraino Rabochaja Gazeta (in uno studio apparso ovviamente dopo il 1990), sotto il comunismo era facile finire in manicomio se ci si dichiarava “credenti” (in effetti, secondo K. Marx, la religione sarebbe dovuta sparire automaticamente una volta instaurato il comunismo, perché la religione era una sovrastruttura della società capitalistica, come “oppio dei popoli”; per cui, una volta instaurato il comunismo, se c’era ancora qualche credente, era segno che fosse matto!).
Ad esempio, nell’arruolamento nell’esercito (fino al 1989), le reclute dovevano rispondere quale “atteggiamento avessero verso la religione” (punto 13 del questionario), ma se il giovane diceva ancora di credere in Dio la dicitura “sano” veniva subito mutata in “personalità abnorme” e assai spesso veniva ordinata una “cura psichiatrica”.

Non nascondiamoci però, che se questo avveniva ufficialmente sotto il comunismo nell’Europa dell’Est fino al 1989, forse oggi, nella libera Europa occidentale, è quello che pensano tanti suoi coetanei di un ragazzo o un giovane fervente cattolico!



 

Ungheria

Sotto il comunismo in Ungheria era considerata “attività illegale” anche avere appeso in casa un Crocifisso o un quadro “religioso” ma anche semplicemente avere una piccola immagine sacra (un “santino”) nel portafoglio; e tutti, anche i parenti, in quell’oppressivo sistema politico, potevano essere delatori e potenziali spie del Partito. Ciò poteva essere sufficiente persino per perdere ogni lavoro (poiché l’unico datore di lavoro nel comunismo è lo Stato e quindi ancora il Partito).

Abbiamo già fatto cenno a quanto accadde sotto il comunismo al Primate ungherese, arcivescovo di Budapest, card. József Mindszenty.

L’arcivescovo di Budapest fu arrestato dai comunisti il 26.12.1948, senza alcuna motivazione che non fosse quella di essere un vescovo cattolico che si opponeva alla privazione delle principali libertà e diritti del suo popolo, a cominciare da quello della libertà religiosa. Fu picchiato per giorni, sottoposto a torture e umiliazioni di ogni tipo (pure drogato e costretto a vedere oscenità), per spingerlo a confessare di aver commesso reati contro il regime. Dopo un processo-farsa, l’anno successivo fu condannato all’ergastolo, ufficialmente per cospirazione tesa a rovesciare il governo. Sfinito fisicamente e psicologicamente, sottoscrisse l’accusa, ma ebbe la lucidità di porre in calce la sigla “c.f.” (coactus feci, ossia “firmai perché costretto”). Rimase in carcere fino al 1956, sottoposto ad una dura detenzione (non poteva neanche leggere i testi sacri o inginocchiarsi; le guardie avevano l’ordine di interromperlo qualora iniziasse a pregare; per le condizioni in cui viveva si ammalò anche di tubercolosi). Nel 1956, durante la rivolta di Budapest contro il potere comunista (protesta sedata dai carri armati sovietici, come poi a Praga nel 1968), il cardinale fu liberato dagli insorti e riuscì persino a tener pure un discorso alla radio; poi, col precipitare della situazione a causa dell’intervento armato sovietico, si rifugiò presso l’Ambasciata USA, dove rimase fino al 1971. Morì esule a Vienna nel 1975, a 83 anni d’età.
Fu molto amaro per lui vedere che la diplomazia vaticana, appunto impegnata nella cosiddetta Ostpolitik, l’avesse in qualche modo emarginato (emerge anche dal colloquio col card. Casaroli sopra citato) e continuò ad opporsi ad ogni ipotesi di compromesso col governo comunista. Era però considerato dal popolo ungherese un eroe e un vero testimone di Cristo.
Ora è infatti iniziata la sua causa di beatificazione.



 

Polonia

Anche l’arcivescovo di Varsavia e Primate di Polonia, il celebre card. Stefan Wyszyński, nel 1953 fu arrestato in piena notte dal governo comunista voluto da Mosca, per aver difeso la libertà religiosa del suo popolo; rimase sequestrato per 3 anni (fino al 1956), subendo torture e violenze, e confinato poi per anni in un convento.
Arcivescovo di Varsavia e Primate della Polonia dal 1948 al 1981 (anno della sua morte), per la sua autorevolezza morale era considerato dal popolo polacco non solo un vescovo santo ma il vero “padre della Patria”, che difese strenuamente sia dal nazismo (in Polonia la persecuzione nazista uccise 6000 ecclesiastici!) che dal comunismo. Nei suoi Appunti dalla Prigione, scrisse: “Il peccato più grande per un apostolo è la paura; la paura di un apostolo è la prima alleata dei suoi nemici”.
Il Cardinale ebbe la gioia, il 16.10.1978, di vedere il suo giovane (58 anni) confratello arcivescovo di Cracovia card. Karol Wojtyla divenire Papa (ovviamente anche col suo voto e la sua influenza in quel 2° Conclave del 1978!) e con ciò riaccendersi pure una rinnovata energia e speranza per l’intero popolo polacco. Nel giugno successivo (1979) poté ancora con gioia partecipare, da Primate della Chiesa polacca, alla trionfale prima visita in Polonia di Giovanni Paolo II, così come nel 1980 poté veder nascere e sostenere il primo sindacato libero del “blocco sovietico” (Solidarność: solidarietà), espressione di un vivo laicato cattolico capace di incidere, a partire dalla fede, nella società e nella storia (v. poi). Il card. Wyszyński morì il 28.05.1981, solo 15 giorni dopo l’attentato in cui il Papa fu colpito ma la sua vita fu risparmiata (Giovanni Paolo II riuscì ancora a parlargli al telefono dal Policlinico Gemelli … il Primate polacco si era offerto vittima per lui?).

Riconosciute le sue “virtù eroiche”, e nel 2019 accertato un miracolo per sua intercessione (guarigione improvvisa di una giovane donna colpita dal cancro alla tiroide), il 12.09.2021 sarà beatificato a Varsavia (la cerimonia, che vedrà un eccezionale concorso di popolo, era già prevista per il 2020 ma è stata rimandata a motivo della pandemia, proprio per non impedire la prevista, solenne e grata partecipazione del fedele popolo polacco).

Nonostante la presenza del Papa polacco, pochi mesi dopo la morte del card. Wyszyński, nella notte del 12-13.12.1981, il governo comunista mise in Polonia lo “stato d’assedio” (per evitare l’intervento armato di Mosca come a Budapest nel 1956 ed a Praga nel 1968?); una situazione che tra alterne vicende (aperture e chiusure) durò fino al 1989. In quel difficilissimo frangente ci volle tutta la saggezza e autorevolezza della Chiesa polacca (nuovo arcivescovo e poi cardinale di Varsavia era Józef Glemp, mentre a Cracovia c’era il successore di Wojtyla, card. Franciszek Macharski, che guidò la diocesi fino al 2005), sostenuta e guidata certo dal Papa, per evitare il peggio, senza indietreggiare sulle sacrosante richieste di libertà e di giustizia. In quel delicato e pericolosissimo frangente, una parola eccessiva da parte della Chiesa (del Papa stesso) o da parte di Mosca (cioè di Brežnev, Capo del Partito Comunista e Presidente dell’URSS) avrebbe potuto avere conseguenze gravissime, non solo per la Polonia (un’insurrezione popolare sedata nel sangue da Mosca?), ma anche nella “guerra fredda” (cioè nei rapporti USA/URSS e relativi alleati), quindi con conseguenze persino planetarie! Questa saggezza politica, fermezza nei principi e soprattutto grande fede in Cristo e nella potente intercessione di Maria Santissima (tutta la Polonia sa che ha come “Regina” la Beata Vergine di Jasna Góra, cioè la Madonna di Częstochowa – cfr. News del 1.08.2020, circa l’atto del nuovo Presidente) permisero alla Polonia di rimanere salda e paziente, ponendo solide basi a quello che sarebbe poi avvenuto nel novembre 1989, quando, proprio a partire da Solidarność e dall’intera Polonia, con il concorso certo della nuova situazione internazionale (sopra accennata), del Papa polacco e dell’intervento del Cielo, il comunismo crollò come un ‘castello di carte’ in tutto l’Est-Europa.

A proposito di Solidarność, il primo sindacato libero in un Paese con governo comunista, ricordiamo che, armato spiritualmente da una grande fede e da una filiale devozione alla Madonna [come abbiamo appena ricordato, tutti i polacchi, sia personalmente che come popolo, hanno sempre trovato rifugio e aiuto sotto la protezione della “Madonna nera” (Jasna Góra) di Częstochowa, Patrona e Regina della Polonia], sotto la guida di un umile elettricista, Lech Wałęsa, subito nel 1980 organizzò un pacifico ma vigoroso sciopero e poi un’occupazione operaia ai famosi cantieri “Lenin” di Danzica. Tutto il mondo, attraverso le riprese e le foto che comunque riuscivano a circolare, poté vedere qualcosa di inimmaginabile nello stesso mondo libero occidentale: gli operai in sciopero pregare in ginocchio davanti alle immagini della Madonna di Czestochowa affisse ai cancelli del cantiere occupato, la presenza orante di sacerdoti in talare (vedi) e persino operai fare la coda per inginocchiarsi davanti ai sacerdoti per confessarsi (vedi).
Fondatore e guida di Solidarność fu Lech Wałęsa (foto), un umile operaio, elettricista nei cantieri Lenin di Danzica, e padre di famiglia. Era un uomo di grande fede cattolica e filiale devozione alla Madonna, oltre che di umile obbedienza alla Chiesa e ai suoi Pastori. Come fondatore del primo sindacato libero in un Paese comunista, nel 1983 ricevette il Premio Nobel per la Pace. Negli anni dello “stato d’assedio” (1981/1989) imposto dal generale Jaruzelski (un militare gerarca comunista che guidò di fatto come Presidente la Polonia in quegli anni), Wałęsa subì anche il carcere. Quando, proprio a partire da loro e dalla Polonia, il comunismo nel 1989 crollò improvvisamente e pacificamente in tutto l’Est-Europa, la Polonia non dimenticò questa figura semplice e carismatica, così che dopo un comprensibile “ponte politico” di pochi mesi in cui un nuovo (perché libero da Mosca) generale Jaruzelski risultò ufficialmente Presidente della Repubblica, dal 1990 al 1995 Lech Wałęsa fu eletto addirittura Presidente della Repubblica!

Non possiamo però tralasciare la memoria di un altro grande polacco, il giovane sacerdote di Varsavia Jerzy Popiełuszko. Fu il principale cappellano di Solidarnosc, anche durante i primi anni del tremendo “stato d’assedio”. Un giorno sparì e dopo qualche giorno (il 19.10.1984) il suo corpo fu ritrovato, torturato e senza vita, ai bordi di una strada. Emerse dopo anni che fu ucciso da funzionari del Ministero dell’interno.
È già stato proclamato “Beato” dalla Chiesa!



 

Cecoslovacchia

Come appartenente al “blocco di Varsavia”, e come tale sotto il dominio di Mosca, la Cecoslovacchia era un Paese-bunker del comunismo, dove ogni libertà era soppressa e sotto l’ideologia marxista il popolo era costretto a vivere in un plumbeo clima di paura, senza godere di alcun diritto civile. Un primo tentativo di riottenere la libertà (chiamato “Primavera di Praga”, nel 1968) fu sedato violentemente dai carri armati russi (come a Budapest 12 anni prima).

In quel frangente, che sembrava potesse essere di grande speranza, il ventenne studente di filosofia Jan Palach partecipò con passione a quelle manifestazioni pacifiche; ma di fronte alla repressione militare (carri armati) delle truppe sovietiche e del Patto di Varsavia, il giovane Jan, seguito poi da 5 amici, compì un gesto estremo, che ebbe però il merito di richiamare l’attenzione del mondo sulla grave situazione politica della Cecoslovacchia e dei Paesi comunisti, in cui ogni richiesta di libertà e democrazia veniva considerata un reato: nel tardo pomeriggio del 16.01.1969 si recò in piazza San Venceslao, al centro di Praga, si cosparse il corpo di benzina e si appiccò il fuoco con un accendino. Intervenne un tranviere che spense le fiamme con un cappotto; ma il giovane morì in ospedale dopo tre giorni di agonia. Jan Palac è divenuto un simbolo della resistenza anti-sovietica del suo Paese ed è considerato un patriota cecoslovacco (vi è dedicata una grande piazza in pieno centro a Praga).

Come abbiamo già ricordato, nel novembre 1989 anche la Cecoslovacchia (come tutto l’Est-Europa) vide crollare improvvisamente il comunismo e il drammaturgo Václav Havel, rappresentante del gruppo di intellettuali dissidenti “Charta 77”, passò in pochi mesi dal carcere ad essere Presidente della Repubblica. Così fu lui, come Presidente, a ricevere Giovanni Paolo II in visita a Praga già il 21.04.1990 e a parlare di tale occasione come di un “miracolo” (“non so se so cosa sia un miracolo; ma questo è un miracolo!”, disse ricevendo il Papa all’aeroporto di Praga), solo 5 mesi dopo che il Paese si era scrollato finalmente di dosso l’oppressione comunista (leggileggivedi).

Nel 1992 il Paese si ridivise, come lo era storicamente, in Repubblica Ceca e in Slovacchia, oggi Nazioni entrambe appartenenti alla UE.

A proposito della Cecoslovacchia, non possiamo non ricordare anche mons. Miloslav Vlk (1932- 2017), che fu Arcivescovo cardinale di Praga dal 1991 al 2010.
Nato nel 1932, da ragazzo sentì la chiamata del Signore a diventare sacerdote, ma il governo comunista aveva chiuso i Seminari e non permetteva gli studi teologici; dal 1952 al 1953 lavorò allora come operaio nella fabbrica di automobili «Motor Union» di Ceské Budejovice e dal 1953 al 1955 svolse il servizio militare a Karlovy Vary. Nonostante la situazione politica, riuscì a studiare Archivistica e nel 1960 si laureò. Riuscì un po’ clandestinamente a diventare sacerdote nel 1968 (cioè proprio durante la “primavera di Praga”); con la repressione comunista tutto divenne però ancora assai difficile e dal 1978 al 1986, pur riuscendo a compiere clandestinamente qualche attività pastorale, si manteneva facendo il lavavetri a Praga! Quando nel 1989 crollò il comunismo poté riprendere alla luce del sole il suo ministero sacerdotale e subito l’anno dopo (1990) fu consacrato vescovo. Solo per un anno guidò la diocesi di České Budějovice, perché il 27.03.1991 fu eletto Arcivescovo di Praga (e fu creato Cardinale il 26.11.1994), carica che ricoprì con grande zelo e amore fino al 13.02.2010. È morto a Praga il 18.03.2017 ed è sepolto nella celebre cattedrale di San Vito.



Albania

Pur essendo così vicina all’Italia (neanche 50 km da Otranto) e confinante con la Grecia (addirittura con di fronte la turistica isola greca di Corfù; uno stretto canale di mare continuamente sotto osservazione militare armata da parte dell’Albania, anche in questo caso, come per il Muro di Berlino, non certo per difendersi dagli stranieri e per non farli approdare, ma per non far scappare dal tanto osannato comunismo gli abitanti del Paese!), l’Albania era non solo un Paese-bunker del comunismo, ma fu addirittura l’unico Stato, anche tra i Paesi comunisti, ad avere ufficialmente l’ateismo come “religione di Stato”! Perché, dicevano, l’Albania doveva essere un Paese del “Socialismo globale”, l’“impero dell’ateismo”, dove Dio era semplicemente “proibito”!
Era però difficile per il Governo/Partito, data la vicinanza geografica, oscurare la radio e la televisione italiana, che tanto faceva sognare il benessere e la libertà agli albanesi, ridotti dal comunismo ad una povertà estrema; ma anche in Italia, specie dopo il tramonto del sole, era facile ascoltare anche in onde medie “Radio Tirana”, che infatti trasmetteva stranamente alla sera anche in italiano, così che potevamo anche noi capire dalle loro trasmissioni che ogni male del mondo era causato dall’“imperialismo americano”!

A proposito di radio libere, ricordiamo come forse l’unica radio che riuscisse a far arrivare in quegli anni la propria voce libera e cattolica non solo in tutti i Paesi comunisti dell’Est-Europa ma addirittura nel mondo intero, era la Radio Vaticana, che con un’unica potente antenna da Roma (S. Maria di Galeria) raggiungeva tutto il mondo, almeno in onde corte, senza bisogno di ripetitori e che per gli accordi internazionali che regolano le trasmissioni radiofoniche nel mondo intero non poteva essere oscurata (semmai disturbata) anche nei Paesi comunisti dell’Est-Europa e addirittura in Cina e nel sud-est asiatico; in tali Paesi c’erano migliaia e migliaia di persone, cattolici ma non solo, che con gioia e gratitudine per la Chiesa potevano così ascoltare, magari clandestinamente, l’unica radio che poteva dare una informazione non pilotata o censurata dal regime, oltre che come alimento per la fede cattolica!

Ricordiamo certamente che questa vicinanza geografica tra l’Albania e l’Italia ha fatto sì che, crollato il comunismo, agli inizi degli anni ’90 decine di migliaia di albanesi attraversassero clandestinamente e in ogni modo il mare per approdare in Puglia in cerca di libertà e soprattutto di benessere, creando certamente anche enormi problemi di accoglienza e persino di incremento della malavita (come avviene sempre quando l’immigrazione è clandestina e non regolata).

In questo “impero dell’ateismo” non solo ogni libertà religiosa, di coscienza e di pensiero, era ovviamente proibita, ma doveva essere eliminato qualsiasi riferimento pubblico e persino privato alla religione. Le chiese vennero rase al suolo o trasformate in palestre o in “case della cultura”; ogni campanile fu abbattuto, perché anche solo la loro vista non fosse un richiamo al Cielo e alla religione (come è infatti il campanile delle chiese). Tutti i sacerdoti furono uccisi o incarcerati; così ogni suora. La dittatura comunista e atea in 40 anni ha cercato con ogni mezzo di sradicare dall’animo della gente e specialmente dai giovani la cultura e la religione cattolica. Il governo comunista aveva reso la società spettrale, dove ognuno doveva diventare spia e delatore dell’altro.

La fede cristiana ha però resistito a 40 anni di terrore: “Non potevamo nemmeno esprimerci all’interno delle nostre famiglie, temendo che i ragazzi ne parlassero agli amici o a scuola. Avevamo nascosto i rosari, le immagini sacre…”, testimonia un giovane che poi, crollato il comunismo, è diventato sacerdote (come pure suo fratello)!
Don Frajo Illia nel 1967, all’età di 49 anni, venne condannato a morte (non ovviamente per aver commesso chissà quale reato ma solo per il fatto di essere un sacerdote cattolico), ma ebbe poi la pena commutata in 25 anni di carcere. Ecco la sua testimonianza in merito: “Con commozione ricordo quando cercavo di portare conforto ai miei compagni di cella: riuscire a salvare un’anima anche in carcere mi faceva sentire in paradiso! Tante volte ho rischiato di essere punito per questo, ma Dio ci chiama al suo servizio anche tra le mura di una prigione. Cercavo di celebrare la S. Messa di nascosto, a memoria (non potevo certo avere un Messale!), mi procuravo del vino spremendo l’uva e conservando un po’ del pane che ci davano al pasto”!
Rimasto in carcere, in terribili condizioni, dal 1967 al 1986, dopo il crollo del comunismo poté ritornare ad esercitare il suo ministero sacerdotale e nel 1992 fu consacrato vescovo e resse la diocesi di Scutari fino al 1997, anno in cui morì. Fece così in tempo, nel 1993, a vedere il “miracolo” della visita in Albania di Giovanni Paolo II ! Christus vincit … semper!

Sarebbe importante ascoltare tante altre eroiche testimonianze, come quella di suor Gabriella Prenuqi (che ha subito per lunghi 40 anni l’atroce persecuzione del regime ma è rimasta salda nella fede e nella sua vocazione), di padre Zef Pllumbi (che era stato parroco a Tirana e che ha patito torture, galera, lavoro forzato, celebrando Messe segrete e vivendo forzatamente anche tra paludi e sanguisughe). Oppure la testimonianza di questi due fratelli, che volevano entrambi diventare sacerdoti: Gjergi voleva entrare in seminario insieme a suo fratello maggiore, che però lo convinse ad aspettare dicendogli “se diventi subito sacerdote anche tu, finiremo tutti e due in prigione e non saremo di aiuto a nessuno”; il fratello maggiore riuscì clandestinamente ad entrare in Seminario ma appena fu ordinato sacerdote fu infatti imprigionato e rimase in carcere fino al crollo del comunismo; il fratello minore ha conservato la fede e la vocazione per 30 anni, poi, finito il comunismo, il 21.04.1997 è diventato sacerdote a 57 anni d’età ed ha potuto ancora per molti anni esercitare il ministero sacerdote insieme al proprio fratello!

Ricordiamo che anche Santa Madre Teresa di Calcutta era di origine albanese (nata il 26.08.1910 a Skopje, che però oggi è la capitale della Macedonia del nord); nel 1928 entrò tra la Suore di Loreto e nel 1929 fu mandata in India (Calcutta), dove poi fondò le Missionarie della Carità (1950). Il regime comunista le impedì di tornare in Albania e di rivedere i suoi cari (non ci fu però mai in lei, nonostante il dolore, una parola di protesta o di risentimento per questo). Riuscì a ritornare in Albania solo nel 1989 e pregare sulla tomba dei suoi genitori.
Oggi sono a lei dedicate una piazza, un ospedale e l’aeroporto stesso della capitale albanese Tirana.

Il “miracolo” della fede cristiana, di Cristo risorto e dello Spirito Santo (che non abbandonano mai la Chiesa cattolica), che sempre risorge ed è particolarmente fecondata dalla persecuzione e dal martirio, ha fatto sì che il comunismo crollasse, come in tutto l’Est-Europa, e che la Chiesa anche in Albania risorgesse dalla macerie dell’impero dell’ateismo; e che addirittura il 25.04.1993 il Papa Giovanni Paolo II potesse recarsi in Albania e celebrare la S. Messa con moltissimi fedeli a Tirana (leggi).



 

Jugoslavia

Abbiamo già sottolineato come in Jugoslavia il regime comunista del maresciallo Josip Broz Tito, seppur autodefinitosi “non-allineato” (ma comunque alleato di Stalin), uccise 1 milione di persone. Anche molti Italiani, allora residenti in Istria e Dalmazia (precedentemente territorio italiano), furono espulsi (si parla di un esodo di 300.000 persone) o uccisi o persino sepolti anche vivi nelle carsiche “foibe” (non è chiaro il numero: dai 12.000 ai 30.000, secondo le fonti) (cfr. News del 23.02.2021).
Che si trattasse non solo di persecuzione politica ma pure esplicitamente anticristiana è testimoniato anche dal notevole numero di preti, frati e suore che furono uccisi e anche finiti nelle foibe “in odium fidei”.

Tra i sacerdoti e religiosi uccisi (in “odium fidei” e quindi martiri) e talora gettati nelle foibe abbiamo ad esempio: Padre Antonio Curcio, parroco di Bencovaz (Dalmazia); don Angelo Tarticchio, parroco di Villa di Rovigno; don Giovanni Manzoni, parroco di Rava (Sebenico); don Ladislao Piscani, vicario di Circhina (GO); don Miroslavo Bullesich, parroco di Mompaderno e vice direttore del Seminario di Pisino; 6 suore scomparse da un convento di Fiume; padre Francesco Bonifaci; don Miro Bulesic; di altri 76 religiosi non si è saputo più nulla.
In un altro elenco di sacerdoti, uccisi dai partigiani comunisti della zona, troviamo: don Raffaele Busi Dogali pugnalato a morte il 15.06.1945, in Dalmazia; don Giovanni Pettenghi, pugnalato a morte il 2.08.1945, in Dalmazia; don Antonio Pisic, assassinato il 31.01.1945; don Lodovico Sluga, ucciso assieme ad altre 12 persone; il seminarista Erminio Pavinci da Chersano (Fianona) ucciso insieme al padre Matteo; il parroco di Golazzo (diocesi di Fiume), prelevato dai titini (partigiani comunisti) il 14.08.1947 mentre celebrava un funerale; mons. Antonio Santin, di Capodistria, assaltato da una folla di titini inferociti sotto lo sguardo indifferente delle guardie del Popolo; padre Francesco Bonifacio fu catturato sulla strada di casa e picchiato a morte da quattro guardie popolari (il suo corpo non fu più trovato, probabilmente perché gettato in una foiba); don Miro Bulesic, parroco di Mompaderno (Istria) e vicedirettore del seminario di Pisino, fu trucidato il 24.08.1947, dopo la Cresima di 237 ragazzi nella chiesa di Lanischie. Don Miroslav e mons. Jacob Ukmar furono assaliti al termine della celebrazione delle Cresime da militanti comunisti, che volevano impedirle; fatta irruzione nella canonica, sgozzarono il primo e picchiarono a sangue il secondo. Don Angelo Tarticchio, originario di Gallesano d’Istria, all’età di 36 anni fu arrestato dai partigiani comunisti, ingiuriato e picchiato insieme ad altri compaesani; dopo orribili sevizie fu gettato nella foiba di Gallignana. Quando si riuscì a riesumare il corpo fu trovato completamente nudo e con una corona di spine conficcata nella testa.

Anche i cristiani del territorio di Bosnia Erzegovina (dove poi dal 1981 sarebbero nati i grandi eventi di Medjugorje!) hanno patito un doloroso calvario [anche i veggenti e gli stessi abitanti di Medjugorje nei primi anni delle apparizioni mariane (1981/1984) ebbero molto a patire da parte del regime comunista]. Nel 1945 i comunisti di Tito uccisero 68 dei 200 frati francescani erzegovini salvatisi dalle atrocità della II Guerra Mondiale; i sopravvissuti furono internati in miniere o reclusi in galera a scontare gli oltre 490 anni comminati in totale per attività sovversiva. Una certa libertà è tornata poi negli anni ’60; ma durante la nuova guerra (1992/1995) che ha portato alla disintegrazione della Jugoslavia e alla nascita dei nuovi Stati, la comunità cattolica è stata attaccata prima dai serbi (comunisti) e poi anche dai musulmani (che com’è noto stazionano in quelle terre dalla dominazione ottomana).
Dall’opera Per la pace giusta, raccolta di oltre 180 documenti su genesi e sviluppo della guerra in Bosnia curata dal vescovo di Mostar Mons. Ratko Peric, traspare senza mezzi termini il carattere di una guerra di religione condotta contro i fedeli della Chiesa Cattolica (che infatti, nell’arco di 3 anni, sono stati ridotti ad un terzo).

Romania

Molti storici e teologi fanno osservare come sia un “miracolo” che anche in Romania si sia conservata la fede cristiana (cattolica od ortodossa) dopo gli anni della terribile persecuzione comunista. Tra l’altro, mentre il crollo del comunismo negli altri Paesi dell’Est-Europa (1989) è stato miracolosamente rapido e senza violenza, invece in Romania la caduta di Nicolae Ceaușescu, Presidente della Repubblica Socialista di Romania dal 1967 al 1989, ha comportato una transizione dolorosa e violenta, peraltro con la permanenza al potere pure di uomini dell’apparato comunista. Comunque, pur con questa triste eredità, che ha lasciato il Paese in critiche condizioni economiche e sociali, nonostante le immense ricchezze del suolo e del sottosuolo che possiede, la Romania, unico Paese dell’Est-Europa anche con chiara impronta latina (dal nome alla lingua, dai reperti archeologici dell’impero romano a certe espressioni culturali) e con un invidiabile patrimonio di monasteri e di arte (basti pensare a quelli della Bucovina), ha potuto conoscere dopo il triste periodo comunista una stagione di sempre maggiore libertà e sviluppo, entrando così nel 2007 a pieno titolo nella UE.


 

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Martiri del comunismo in Paesi dell’Europa occidentale




Spagna

Sulla “guerra civile” spagnola e sulla terribile persecuzione anticristiana che i comunisti hanno posto in atto negli anni 1936/1939, provocando almeno 7.000 martiri cattolici (di cui 1.500 già canonizzati o beatificati) abbia già fatto cenno nella III parte.



 

Italia

Pur essendo il centro mondiale della Cattolicità e avendo come Primate della Chiesa italiana il Papa stesso, e pur avendo avuto politicamente per oltre 45 anni (1948/1994) la Democrazia Cristiana come partito di maggioranza relativa, l’Italia ha avuto nel secolo scorso (compie 100 anni proprio quest’anno) il maggior Partito Comunista dell’Occidente, ispirato e persino sovvenzionato da Mosca. Una presenza che, al di là della forza politica in senso stretto (che non riuscì mai a “sorpassare” i cattolici) , ha conquistato fette di potere enormi nel campo della cultura, dell’editoria, della scuola, dell’informazione, per non parlare di quello giudiziario; a tal punto che, specie negli anni ‘70/’80, ci si poteva chiedere davvero chi comandava in Italia (nonostante che fossero cattoliche anche le più alte cariche dello Stato … come del resto oggi).

Non dobbiamo inoltre dimenticare che, oltre a questa forza ideologica e di potere legata al marxismo all’interno stesso del Paese, fino crollo del comunismo nell’Est-Europa la “cortina di ferro” che spaccava l’Europa in due (ma in fondo il mondo stesso, basti pensare alla “Guerra fredda”) non era poi anche geograficamente così lontana dal nostro territorio: non tanto in riferimento all’Ungheria, che dista solo 250 km dall’Italia, o all’Albania, che come abbiamo appena ricordato è appena 50 km al di là delle coste pugliesi, quanto al confine con la Jugoslavia (oggi Slovenia), che, s’è appena visto, pur dicendosi “paese non allineato” era a tutti gli effetti un paese comunista legato a Mosca; in questo senso forse dimentichiamo che anche l’Italia ha avuto una città divisa in due dalla cortina di ferro (e relativo muro) che è Gorizia/Nova Gorica. Non a caso nel Friuli Venezia Giulia stazionava (ed ancora staziona) una forte presenza dell’esercito e dell’aviazione, persino USA/NATO (v. Aviano, PN).
Comunque, anche nell’ultima parte della II Guerra Mondiale, come nel primo dopoguerra, in conseguenza certo pure del retaggio lasciato dal ventennio fascista, il clima sociopolitico italiano, specie in certe Regioni (vedi l’Emilia) rasentava lo scontro fisico e il livello di “guerra civile”; un clima che divenne infatti incandescente in occasione delle decisive elezioni politiche del 1948.
Non sembri un’esagerazione; e che si trattasse non solo di lotta politica ma ideologica e persino antireligiosa lo dimostra ad esempio questo dato riferito solo all’Emilia-Romagna (tra BO, MO, RE e FE): se ancora negli ultimissimi giorni del conflitto mondiale ci furono atroci delitti operati dai “partigiani comunisti”, anche nei confronti di sacerdoti e persino di un giovanissimo seminarista già proclamato Beato (si tratta Rolando Rivi, il seminarista di 14 anni che fu rapito, torturato e ucciso dai partigiani il 13.04.1945 – v. News del 15.04.2018, 5.10.2013, 27.11.2013 e il 14.05.2011), nella stessa zona nel decennio 1945/1955 ci furono ancora 5.000 assassinii “politici”. Anche nel resto d’Italia i regolamenti di conti ideologici, specie da parte della sinistra, provocarono l’assassinio di migliaia di fedeli cattolici e persino di almeno 100 preti!

Sarà presto beatificato don Luigi Lentini, che fu parroco di Crocette di Pavullo nel Frignano (MO) e che fu ucciso in odium fidei (avrà quindi il titolo di “martire”) dai partigiani comunisti il 21.07.1945 (quindi, tra l’altro, a guerra finita) (cfr. News del 1°.11.2020).
Siamo appunto nel cosiddetto “triangolo rosso” emiliano, dove negli ultimi mesi di guerra e nel primo periodo post-bellico (1944-1946), con ferocia inaudita e premeditata, i partigiani comunisti uccisero 22 sacerdoti o frati e persino il giovanissimo seminarista Rolando Rivi (appena sopra ricordato). Nel giugno 1946 venne ucciso anche don Umberto Pessina; e si è avviato il processo di beatificazione anche per don Tiso Galletti.
Lo stesso documento vaticano che si riferisce al martirio di don Luigi Lentini sottolinea: «In Emilia-Romagna negli anni 1943-1945 gruppi della Resistenza, sostenuti dal Partito Comunista, cominciarono a progettare la liquidazione della Chiesa, considerata ostacolo all’ascesa del marxismo nel dopoguerra. Le brigate comuniste, non trovando l’appoggio della gente dell’appennino modenese legata ai valori cristiani, cominciarono a colpire i sacerdoti. Don Lenzini continuò a svolgere la propria missione sacerdotale assistendo chiunque ne avesse avuto bisogno, indipendentemente dall’appartenenza politica. Il clima persecutorio verso gli esponenti della Chiesa e la ferocia usata dai carnefici per indurlo a bestemmiare e ad inneggiare a Stalin, attestano che l’odium fidei fu il motivo di questa esecrabile uccisione». «Dopo la Liberazione aveva ricevuto minacce, eppure aveva continuato a svolgere il ministero con carità e franchezza. La fama di martirio si diffuse subito e permane fino ad oggi, unita ad una certa fama di segni».
Nella notte tra il 20 e il 21 luglio 1945, si presentarono alla porta della canonica dei giovani, con il pretesto dell’amministrazione dei sacramenti ad un moribondo. Resosi subito conto che si trattava di una trappola, perché aveva appena fatto visita all’ammalato indicato, il Parroco don Luigi Lentini scappò su per le scale, raggiunse il campanile e suonò le campane per attirare l’attenzione dei parrocchiani, ma senza risultato. I sequestratori iniziarono infatti a sparare sul piazzale della chiesa per intimorire chiunque avesse osato intervenire a difesa del Parroco. Raggiunto e sequestrato con incredibile violenza, don Luigi fu trascinato mezzo svestito in aperta campagna, e a circa un chilometro dalla canonica, lo obbligarono a scavarsi la fossa e, dopo averlo picchiato selvaggiamente, fu evirato, gli strapparono le unghie e lo finirono con un colpo alla testa. Fu ritrovato, sepolto a testa in giù, il 28 luglio successivo.
Le indagini compiute nell’immediatezza dei fatti dai Carabinieri furono ostacolate dalla reticenza dei testimoni, che continuarono per anni a mostrarsi impauriti e restii a qualsiasi testimonianza in merito (persino la perpetua che pur aprì la porta ai partigiani quella notte).
Significativo che don Luigi, in tempo di guerra, avesse fatto tanto bene anche a questi giovani partigiani (come ad altri giovani e parrocchiani) che lo sequestrarono e uccisero, nascondendoli anche durante i rastrellamenti tedeschi. Uno di loro inoltre aveva frequentato e conosceva bene la canonica.
A carico degli arrestati, che pur si contraddicevano e si accusavano l’un l’altro, c’erano molti indizi, ma non emersero prove decisive. Così, quando nel 1949 si fece il processo relativo a quel delitto presso la Corte d’Assise di Modena, nonostante i fortissimi dubbi manifestati dal pubblico ministero, si giunse all’assoluzione degli imputati “per insufficienza di prove”.

Sarebbe interessante e doveroso entrare nel dettaglio dei delitti “politici” di quel tempo, persino dell’Italia immediatamente post-bellica, e quindi già in Repubblica, in democrazia e in grado (per merito specie della DC e certo anche degli aiuti USA) di passare in pochi anni da essere un cumulo di macerie a divenire la 4^ potenza economica del mondo, con tanto di “miracolo economico” che ha sollevato anche le classi sociali più basse (in poco tempo arrivarono gli elettrodomestici, la TV e persino le automobili utilitarie).

Riferiamo solo un altro caso, tra i tanti che sono in genere rimasti sconosciuti o volutamente dimenticati (e di cui si è invece occupato ancora L’Osservatore Romano nel 50° anniversario di quel delitto, avvenuto peraltro a Roma). L’11.10.1947, alla vigilia delle elezioni amministrative, in pieno centro a Roma (piazza Dante), una squadraccia comunista (10 giovani del “Blocco” comunista) aggredì e uccise la luminosa figura del giovane cattolico Gervasio Federici, iscritto alla DC. I comunisti (PCI) hanno sempre voluto nascondere la verità, coprendo i responsabili e accusando di tale brutale assassinio i “fascisti”. Persino nella ricorrenza del 50° di tale assassinio (1997) Il manifesto manteneva la versione comunista (“La campagna per le amministrative romane del 1947 ha avuto toni aspri e registrato numerosi episodi di violenza, il più grave dei quali vide la morte di un iscritto al partito democristiano in uno scontro [1 contro 10!] con militanti del Blocco nei pressi di piazza Vittorio. Gli attivisti del Blocco risulteranno non colpevoli del fatto e rimarrà il dubbio, su cui non si è mai fatta luce, di un’infiltrazione fascista”). A Il manifesto rispose però prontamente L’Osservatore Romano (altri tempi!): “Che dire? Siamo ancora alla versione dei vecchi stalinisti di allora… Ma la verità è un’altra. La verità è che si fece piena luce sull’episodio e che gli attivisti del “Blocco” risultarono colpevoli. Numerose furono le condanne, la più alta delle quali (9 anni di reclusione, di cui 1 condonato) toccò ad A.P., l’accoltellatore omicida di Gervasio Federici. Per la precisione la sentenza di primo grado, dopo un primo ricorso in appello e il successivo ricorso in Cassazione (12.11.1952), fu sostanzialmente confermata e passò definitivamente in giudicato in Corte d’Assise d’Appello (Sentenza n. 4/53, n. 99 del Registro inserzioni sentenze della Corte d’Assise d’Appello di Roma, 26.10.1953). Non c’è altro da dire” (L’Osservatore Romano, 22.11.1997).

Questo era il clima sociale e politico dell’Italia, ancora 25 anni fa …

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I martiri del comunismo in Asia

Dopo quanto già detto sopra, così come nelle numerose News sulla situazione cinese, facciamo ancora una nota sulla presenza dei Cattolici in Cina e in altri Paesi comunisti, specie del Sud-est asiatico.

 

Cina

La Chiesa Cattolica cinese ha sempre subìto e subisce, da parte del regime comunista, una dura persecuzione. La situazione è aggravata pure dalla divisione, provocata dal governo, tra una Chiesa cosiddetta Patriottica (fondamentalmente sottomessa al Governo/Partito Comunista, che ne regola l’attività e ne nomina persino i vescovi) ed una Chiesa sotterranea (clandestina, in quanto fedele al successore di S. Pietro e all’autentica dottrina cattolica). Ora, secondo i nuovi accordi Cina/Vaticano (del 2018 e rinnovati nel 2020, sia pur provvisori e di contenuto lasciato segreto), per la “Chiesa sotterranea” si aggiunge pure il dolore, per non dire la disperazione (vedi), nel vedere il Papa stesso, per la fedeltà al quale migliaia di fedeli, sacerdoti e vescovi hanno versato il sangue e subìto ogni tipo di violenza, appoggiare la “Chiesa Patriottica” e quindi sottostare ai voleri del governo comunista (non solo ogni attività pastorale è supervisionata da esso ma persino le stesse nomine dei Vescovi, sia pur ufficialmente fatte dal Papa, sono però di fatto indicate dal governo!), pena l’estinzione o la dura persecuzione (si invoca l’unità ma di questo si tratta)!

Nonostante tutto ciò, pare che i Cattolici siano fortemente in crescita: si parla di oltre 15 milioni (una cifra enorme, viste le condizioni, ma che certo sparisce rispetto ad una popolazione di 1,4 miliardi di cinesi).
Molte autentiche informazioni giungono attraverso i missionari del PIME e altri collaboratori, attraverso la già citata agenzia AsiaNews.

Nonostante la martellante propaganda comunista e atea portata avanti in modo persino ossessivo da 70 anni in Cina, negli ultimi decenni si registra infatti un incremento di cristiani e di cattolici, anche tra i giovani (che sembrano non credere più agli slogan del Partito, ma sono colpiti dalla testimonianza di fede dei cristiani, anche a costo del martirio) e paradossalmente persino tra le righe del possente Partito Comunista Cinese.

Negli anni ’90 erano moltissimi i Vescovi rapiti, torturati, incarcerati, condannati ai lavori forzati o ai campi di rieducazione e spesso anche uccisi. Ecco qualche testimonianza …

Il 13.07.1997 giunge in Occidente, attraverso canali segreti di Asia News, un drammatico appello di cristiani cinesi dell’Hebei, per salvare il Vescovo di Baoding mons. Pietro Chen Jianzhang *. Negli ultimi 2 anni 5 vescovi sono stati uccisi in circostanze analoghe: ad esempio mons . Shi Chunjie, ausiliare di Baoding (lasciato morire di freddo nel 11/1991), mons. Fan Xueyan, vescovo emerito Baoding (il cui cadavere fu consegnato alla famiglia nel 4/1992 con evidenti segni di percosse), mons. Liu difen, vescovo di Anguo (morto in prigione nel 11/1992), mons. Paolo Li Zhenrong, morto nell’aprile del 1992, e mons. Paolo Liu Shuhe (fuggito dalla “casa di riposo” e vissuto in incognita per un anno, muore il 2.05.1993).

* Mons. Pietro Chen Jianzhang è una figura storica della Chiesa “sotterranea”: nato nel 1920 ed ordinato sacerdote nel 1947, è stato arrestato per la prima volta nel 1954, condannato a 6 anni di prigione, condanna poi trasformata in carcere a vita; fu torturato una decina di volte, sottoposto a interminabili “autocritiche” obbligatorie e costretto a rimanere in piedi o seduto per 5 mesi; venne poi rilasciato nel 1980. Nel 1982 venne ordinato Vescovo, ma fu subito incarcerato. Rimase in prigione fino al 12.09.1987, Nel 1988 venne nominato vescovo di Baoding; ma sia pur diabetico e semiparalizzato, il 17.11.1990 fu di nuovo prelevato dalla polizia, ufficialmente per prendere parte ad un incontro, ma non è mai più tornato!

La massiccia campagna contro la Chiesa cattolica non-allineata, condotta specialmente nella provincia dell’Hebei, dove vivono le più forti comunità cristiane, ha fatto arrestare 30 vescovi e decine di cristiani sono detenuti senza accuse ufficiali; molti di loro furono poi rilasciati, ma altri sono stati trasferiti in misteriosi “istituti per anziani”, dai quali escono però solo cadaveri martoriati.

Ecco una forte testimonianza di fede che ci viene offerta da una lettera che nel 1996 un Vescovo cinese della “Chiesa clandestina”, che ha subìto 40 anni di carcere, ha inviata ai superiori degli istituti missionari: “Voglio esprimervi qui la mia profonda riconoscenza per tutto quello che i vostri missionari hanno fatto per noi nel passato. Nulla dei loro sforzi, della loro carità, dei loro sacrifici e delle loro sofferenze è stato dimenticato. Nella nostra memoria, i missionari sono quegli uomini e quelle donne che un giorno Dio ci fa inviato per farci nascere alla grande famiglia della Chiesa cattolica… per noi cinesi questo ha segnato senza alcun dubbio l’inizio di una rinascita per tutta la Cina… Molti cristiani si aprono al mondo per una certa teologia dell’Incarnazione, ma dimenticano la Croce… Proprio perché noi abbiamo scelto Gesù Cristo, la Croce si è abbattuta su di noi. Come Gesù noi siamo stati ridotti a nulla, e tuttavia oggi noi siamo in piedi, più forti che mai. Noi, grazie alla Croce, nonostante tutte le nostre debolezze e i nostri molti peccati, abbiamo scoperto veramente il senso della vita…abbiamo toccato qualcosa della Verità vivente: Abbiamo veramente scoperto che Gesù Cristo è tutto e che in lui si trova in verità la speranza dell’umanità. Noi che eravamo come spazzatura, noi ora consideriamo spazzatura tutto ciò che non è Gesù cristo. Di nient’altro abbiamo bisogno…. Questo è il motivo per cui non siamo disposti a negoziare questo tesoro, né a mercanteggiare questa preziosa libertà acquistata dal sangue di Gesù, spesso mescolato col nostro. Noi abbiamo preferito la libertà delle nostre catacombe alla pace offerta dal dio Cesare. L’unica cosa che ci si possa aspettare da un falso dio, anche se si veste di agnello, è che finisca per divorare tutto. Noi non accettiamo quindi il rischio di perdere il ‘sale’ del Vangelo riconoscendo allo Stato totalitario e ateo un diritto di sorveglianza su di noi, e noi non accetteremo mai che ci conceda come favore ciò che ci spetta di diritto. In questo, noi siamo inflessibili; per il resto, possiamo arrivare ad intenderci. Un buon numero dei nostri, tuttavia, è venuta a patti, col pretesto che non c’era altro mezzo per salvare la Chiesa. Noi siamo qui per dimostrare il contrario. Perché noi che non abbiamo ceduto in niente e che non abbiamo cessato di essere oggetto di persecuzione (alle quali hanno essi stessi più di una volta collaborato), noi siamo più numerosi di loro e cresciamo di giorno in giorno, per grazia di Dio. In realtà si è verificato esattamente il contrario di quanto pretendevano. Non sono loro, in effetti, ma noi che, con la nostra accanita resistenza, li abbiamo salvati dal lasciarsi totalmente asservire allo Stato e dal perdere totalmente la loro identità cattolica….li abbiamo sfidati a non rendere inutile la Croce di Gesù Cristo….”!

Nel 1998 sono ancora parecchie decine i vescovi, preti e laici cattolici detenuti sotto diverse forme (prigione, campi di lavoro, arresti domiciliari).
Emblematico è il caso del vescovo Thomas Zeng Jingmu, della diocesi di Fuzhou, nella regione del Jiangxi, 77 anni, che sta scontando 3 anni di lavoro forzato in un campo di lavoro; così, sempre di Fuzhou, padre Liao Haiqing e padre Wang Zhongfa di Wenzhou. Mentre mons. Giulio Jia Zhiguo, vescovo cattolico e personalità di spicco della Chiesa clandestina, è stato condannato agli arresti domiciliari.

Ancora nel 2002 tutti i 50 vescovi della Chiesa Cattolica Romana o sono in prigione, o agli arresti domiciliari o sono sotto stretta sorveglianza. Ad es. il 9.09.2002 a Qiqihar (Manciuria) è stato arrestato e incarcerato il Vescovo della Chiesa clandestina mons. Wei Jingyi (già segretario della Conferenza dei Vescovi della Chiesa Cattolica clandestina); tale presule ha già scontato 4 anni di lavori forzati (1987/1989 e 1990/1992). Negli stessi giorni altri 3 preti cattolici sono stati condannati per “attività di culto” ad essere internati per tre anni.
 

Un’ultima notizia
Il 27.07.2021 p. Giuseppe Liu della diocesi di Mindong (Fujian), poiché s’è rifiutato di aderire alla “Chiesa patriottica”, è stato arrestato dalla polizia. Secondo fonti di AsiaNews, a causa delle sue resistenze egli ha subito terribili violenze e dopo 10 ore di torture, 6 poliziotti lo hanno preso per mano e lo hanno costretto a firmare l’adesione alla Chiesa patriottica.
Lo stesso discorso vale ad esempio per il vescovo di Xinxiang (Henan), mons. Giuseppe Zhang Weizhu; dopo essere stato arrestato a maggio insieme a 10 suoi sacerdoti e altrettanti seminaristi, la sua sorte rimane ancora sconosciuta.




 

Vietnam

Abbiamo già segnalato come il comunismo in Vietnam abbia provocato 1,5 milioni di morti; e che quando il Vietnam del Nord, col ritiro americano, occupò anche quello del sud, il Paese fu unificato sotto un unico, potente e durissimo governo comunista, che provocò pure il tentativo di fuga di poveri vietnamiti del sud (i “boat people”). Seguirono 15 anni di terrore e di persecuzione durissima. Arresti, lager, torture e campi di rieducazione: così il regime comunista, dopo la “liberazione” del Vietnam, ha trattato vescovi, sacerdoti e fedeli.

Ancora negli anni ’90 risultavano in carcere 17 preti e seminaristi; ed i cristiani vivevano in “libertà vigilata” (considerati come spie). A volte bastava un rosario per essere accusati di “complotto contro il socialismo”. Persino i vescovi dovevano chiedere il permesso per visitare le loro diocesi.

Il Vescovo vietnamita François Xavier Nguyen Van Thuan, è stato in carcere dal 1975 al 1988; ma anche quando ottenne la libertà, il suo ministero episcopale, come quello di tutti i suoi confratelli, era fortemente limitato (ad esempio non era consentito avere più di un determinato numero di seminaristi, era assolutamente proibito parlare dei martiri della Chiesa vietnamita, come della dottrina sociale cattolica; perché, secondo le autorità “i dogmi marxisti bastano e avanzano”). Mons Van Thuan nel 1991 è stato chiamato da Giovanni Paolo II in Vaticano (come vice-Presidente del Pontificio Consiglio Justitia et Pax. Ha scritto molti libri, pubblicati anche in italiano. A lui è dedicato l’Osservatorio internazionale sulla Dottrina sociale della Chiesa (vedi).



 

Cambogia

Come abbiamo già ricordato, l’avvento dei Khmer rossi e del regime di Pol Pot (1975/1979) provocò l’uccisione di un terzo dell’intera popolazione cambogiana (oltre 2 milioni di persone) e una violenza politica di terrificanti proporzioni (anche se avevano cambiato il nome del Paese in “Kampuchea Democratica”) (cfr. News del 12.09.2020. Nel 1984 uscì anche un famoso film su questo dramma: “Urla dal silenzio”).
Una fiorente comunità cristiana, anche con molte vocazioni, fu sterminata. Anche il vescovo Salas finì in un campo di sterminio e morì di stenti e di fame!
Ancora 13 anni dopo la fine di quel regime da incubo (1992) si poteva affermare che la fede venisse trasmessa solo da qualche superstite nonna anziana o catechista.
Queste le parole del nuovo Vescovo di Phnom Penh Ramousse (1992): “Per anni e anni i cattolici non hanno avuto un libro di preghiere, non potevano parlarsi né riconoscersi: la fede era soltanto gemito e preghiera silenziosa. Ma abbiamo compreso che la Chiesa viveva miracolosamente anche così e in Cristo sarebbe risorta!”.

Sottolinea in proposito Vittorio Messori: “ecco l’ideologia come ingegneria sociale per creare la società perfetta (il pensiero del ‘700 portato alle estreme conseguenze); non a caso i dirigenti dei “khmer rossi” avevano studiato negli anni ‘60 alla Sorbona di Parigi”.

Appunto … i frutti dell’Illuminismo!



 

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Riferimenti ad altre attuali persecuzioni anticristiane (da parte dei musulmani)


 

In Asia, oltre alla terribile persecuzione anticristiana attuata dal regime comunista della Corea del nord (da oltre 20 anni è il primo paese al mondo per persecuzione anticristiana!), abbiamo violente persecuzioni anticristiane da parte dei musulmani (v. News del 8.01.2021) in Pakistan (v. anche News del 10.09.2020) e in Indonesia.
Passando all’Africa, abbiamo violente persecuzioni anticristiane islamiche in Congo, Burkina Faso e soprattutto in Nigeria (cfr. News del 8.01.2021)
Nel Sudan nel 1983 la forte presenza musulmana ha imposto la “Sharia” a tutti. Su 30 milioni di abitanti, fino al 2000 il fondamentalismo islamico ha prodotto 2 milioni di morti, 4,5 milioni di sfollati, 500.000 profughi, centinaia di donne e bambini ridotti in schiavitù. Soprattutto nei confronti dei cristiani si può parlare di vero e proprio genocidio!
In Ruanda, all’inizio della terrificante guerra civile (1990/1993) tra Hutu e Tutsi che ha provocato milioni di morti (con un seguito nel 1994: genocidio dei Tutsi), in pochi mesi sono stati uccisi 4 vescovi (su 9), 123 preti (su 200), 92 suore e quasi tutti i seminaristi.

 

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La situazione dei cristiani in Medio Oriente

Ovviamente, quando parliamo di Medio Oriente, parliamo anche della geografia e storia della “Rivelazione” biblica [da Ur dei Caldei (patria originaria di Abramo), nell’attuale Iraq, alla Giordania (Monte Nebo, morte di Mosè) e al Libano (Tiro, Sidone), ma potremmo anche includervi Siria (Damasco e un tempo Antiochia di Siria, oggi territorio turco) e persino Turchia (viaggi di S. Paolo e le prime comunità cristiane da lui fondate, permanenza di Maria SS.ma a Efeso, con l’apostolo S. Giovanni) ed Egitto (dall’esperienza dell’Esodo alla fuga della Sacra Famiglia) e soprattutto, ovviamente, della Terra Santa (Israele e Palestina).
Ecco perché, in occasione del grande Giubileo del 2000 (dall’Incarnazione di Dio in Cristo), Giovanni Paolo II visitò questi luoghi (non poté farlo per questioni belliche in Iraq, viaggio che ha potuto compiere Francesco nel 2021).

Sulla situazione attuale dei cristiani in Iraq, cfr. News del 10.03.2021.

Nel corso degli ultimi decenni (oltre da quanto hanno subito nella storia, specialmente dopo l’invasione musulmana, che risale già al 1° Califfo dopo Maometto: Omar, nel 638 d.C. – cfr. Dossier e Documento) i cristiani in Medio Oriente hanno subito una dura persecuzione, discriminazione e sono stati così costretti anche ad un duro e grave esodo da quelle terre, dove appunto vivono da 2000 anni (e quindi assai prima dei musulmani).


Ecco un quadro statistico riguardante l’ultimo secolo …

Cristiani uccisi nel XX secolo:

  • Turchia: 688.000
  • Cilicia, 1905: 20.000 Armeni; Adana, 1909: 45.000 Armeni; Anatolia, 1915: 600.000 Armeni; 1917-1918: 20.000 Armeni; Smirne,1923: 3.000 Ortodossi.
  • Iran (Urmiah), 1914: 50.000 Armeni Evangelici
  • Azerbaigian (Baku), 1915-1918: 21.000 Armeni
  • Siria (Tur Abdin), 1920: 30.000 Armeni siriaci
  • Libano, 1975-1976: 2.000 Maroniti + 1983: 600 Maroniti
  • Cipro, 1974: 2.000 Ortodossi
  • Egitto, 1910: 600 Copti; 1981-2000: 1.800 Copti
  • Iraq, 1933: 800 Assiri

Esodo dei cristiani dal 1880 al 2011: (rimasti / usciti)

  • Turchia: 100.000 / 1.100.000
  • Terra Santa e Giordania: 320.000 / 230.000
  • Iran: invariati (150.000)
  • Libano: 1.600.000 / 2.600.000
  • Siria: 1.080.000 / 500.000
  • Iraq: 400.000 / 500.000
  • Egitto: 8.500.000 / 2.000.000

Percentuale dei cristiani sull’intera popolazione (variazione 1914 / 2011):

  • Libano: 57.6% / 38%;
  • Turchia: 18.3% / 0.1%;
  • Siria: 10.1% / 5.4%;
  • Giordania: 9.5% / 1.9%;
  • Terra Santa (Israele/Palestina): 11.3% / 1.9%

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Sull’attuale “cristianofobia” europea, cfr. ad es. News del 2.01.2021

 

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Il martirio dei cristiani

Concludiamo non solo questa IV Parte sul martirio dei cristiani (specie ad opera del comunismo) ma l’intero lungo Documento sui “miti” (ideologie anticristiane) della “modernità”, con questa osservazione conclusiva.

La religione più perseguitata della storia umana è stata ed è il cristianesimo. 
In 2000 anni, il cristianesimo ha avuto 70 milioni di martiri!
Ma il secolo che ha avuto il maggior numero di martiri (cristiani) è stato il XX: 40 milioni (45,5 secondo altre fonti), in gran parte a causa dei sistemi totalitari comunisti e nazisti.
Cfr. Robert Royal, I martiri del XX secolo. Il volto dimenticato della storia del mondo, Ancora 2002
Anche il II Millennio cristiano e XXI secolo s’è aperto con una triste ma gloriosa scia di martiri cristiani (1 milione solo nei primi 10 anni)!
(International Bulletin of Missionary Research)
Nel mondo, su 2,5 miliardi di cristiani, 605 milioni soffrono restrizioni politiche alla loro libertà religiosa e 225 milioni con gravi impedimenti e persecuzioni. Tuttora vengono eliminati circa 160.000 cristiani all’anno!

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Siamo quasi costretti a pensare al 3° segreto di Fatima (cfr. Dossier)

Quando parliamo di 3° segreto di Fatima, intendiamo riferirci alla 3^ parte del segreto rivelato dalla Madonna a Lucia il 13.07.1917. Le prime due parti furono rese pubbliche da Lucia abbastanza presto, per ingiunzione del Vescovo. La 1^ parte si riferisce visione dell’inferno e nella 2^ parte si parla della Russia e dello scoppio di una nuova guerra mondiale.
La 3^ parte del segreto è stata rivelata il 13.05.2000; ma pare ci sia una parte del segreto rimasta nascosta e che dovrebbe far riferimento
 all’apostasia e ad una tremenda prova finale per la Chiesa, cui peraltro fa accenno lo stesso Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992 al n. 677, e lo stesso Benedetto XVI sembra avervi fatto riferimento recandosi a Fatima il 13.05.2010 (vedi)!


Questa la parte del segreto rivelata il 13.05.2000: “Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto a lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: L’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “Qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti”, un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose salire su una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi d’arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i vescovi sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio”.

Non dimentichiamo però la conclusione … certa:
Finalmente il mio Cuore Immacolato trionferà”!

Visto anche cosa ha prodotto in 500 anni il “piano” dell’inganno satanico , con un crescendo che va dall’Illuminismo alla Rivoluzione francese, dall’ateismo e ideologie anticristiane del XIX secolo fino alle conseguenti rivoluzioni e guerre del XX secolo, e fino all’attuale apostasia, un inganno cui prima un’élite e poi gran parte dell’umanità ha purtroppo creduto e si è persino impegnata a realizzare, quasi fino a sperimentare l’inferno già su questa terra, in un tempo come l’attuale in cui pare profilarsi la grande “battaglia finale” … offriamo tutto noi stessi perché si realizzi invece il “piano” salvifico di Cristo, attraverso le mediazione potente di Maria Santissima, che Gesù ci ha dato come tenerissima Madre e potentissima Regina, e, guidati dallo Spirito Santo, il Padre ci conceda di partecipare alla vittoria di Cristo Re, attraverso il trionfo del Cuore Immacolato di Maria!