Fatima

Riguarda solo il passato?


Dossier è dedicato alle apparizioni di Maria SS.ma a Fatima nel 1917 e al loro significato per la Chiesa e per il mondo

Questo breve Dossier è dedicato alle apparizioni di Maria SS.ma a Fatima nel 1917 e al loro significato per la Chiesa e per il mondo. Ci riferiamo anche al viaggio compiuto in Portogallo e a Fatima dal Papa Benedetto XVI nel maggio 2010. Lo facciamo nella consapevolezza che possa essere utile anche per comprendere quanto ora sta accadendo nella Chiesa e nel mondo.
Gesù dalla Croce ci ha affidato come figli a Sua Madre; e Lei ci aiuta sempre a capire e fare quello che Gesù ci dice (“fate quello che vi dirà”, disse alle nozze di Cana, provocando il primo miracolo, v. Gv 2,5). In questi ultimi due secoli Dio ha voluto che Lei intervenisse nella storia con una straordinaria frequenza e intensità: Rue du Bac (Parigi, 1830), La Salette (1846), Lourdes (1858), Fatima (1917) – tanto per citare le più importanti apparizioni in Europa (senza aggiungere, in quanto non ancora riconosciute ufficialmente dalla Chiesa, Medjugorje, cioè le apparizioni più intense, decisive, ultime della storia, iniziate il 24.06.1981 e tuttora in corso). Questa crescente serie di interventi mariani ci fa capire l’urgenza della nostra conversione, del ritorno a Cristo, e ci avvertono dell’immane pericolo che altrimenti ci minaccia. La Madonna ci aiuta a cogliere “i segni dei tempi”, per capire il senso di quello che sta succedendo e ciò che dobbiamo fare. Ma attraverso queste apparizioni della Madonna è Dio stesso che interpella l’umanità. 


Le sei apparizioni della Madonna nel 1917

Fatima: le sei apparizioni della Madonna nel 1917

La Madonna nel 1917 è apparsa a Fatima, in Portogallo, per 6 volte, dal 13 maggio al 13 ottobre, a tre bambini: Lucia, Giacinta e Francesco.

L’autenticità di queste apparizioni è stata ufficialmente riconosciuta dalla Chiesa il 13 ottobre 1930.

Il miracolo del sole durante l’ultima apparizione

Il miracolo del sole durante l’ultima apparizione

Come Lucia aveva umilmente chiesto e come la Madonna le avevo promesso, al fine di confermare di fronte a tutti la credibilità delle apparizioni, al termine dell’ultima apparizione, quella del 13 ottobre, ci fu il grande “segno del sole”: terminato improvvisamente un violento acquazzone ed apertesi le nubi, il sole cominciò a roteare nel cielo, fino a dare l’impressione che cadesse sulla terra, con grande terrore di tutti i presenti, lasciando tra l’altro al termine perfettamente asciutti sia le persone che il terreno, prima fradici per la pioggia. Tale segno straordinario fu visto da oltre 70.000 persone, compresi giornalisti e fotografi di giornali anche avversi alla Chiesa ed inviati proprio per smascherare il presunto inganno di quelle apparizioni che erano incorso da 5 mesi e del segno promesso per quella data.

In quel tempo

Siamo nel 1917. E’ quindi in corso la Prima Guerra Mondiale della storia dell’umanità!

Nelle 6 apparizioni la Madonna insiste perché si reciti quotidianamente il S. Rosario in Suo onore e per ottenere la cessazione della guerra e la pace del mondo; perché solo col Suo aiuto, afferma, si può ottenere questo dono della pace.

Era Papa Benedetto XV. E stava per scoppiare la grande rivoluzione russa (la rivoluzione “bolscevica”, chiamata pure “rivoluzione d’ottobre” anche se in realtà inizierà il 7.11.1917, dunque pochi giorni dopo l’ultima apparizione di Fatima): tale violentissima rivoluzione avrebbe instaurato per la prima volta il comunismo, cioè quel sistema sociale totalizzante (politico, economico, culturale) che nel secolo scorso provocò nel mondo immani violenze e sofferenze, più di 100 milioni di morti, obbligando inoltre all’ateismo intere società, secondo la dottrina marxista, e scatenando inaudite persecuzioni contro la Chiesa. 
La Madonna ne parla in anticipo (il 13 luglio) alla piccola Lucia, che neppure sapeva cosa fosse la Russia, e chiede al mondo preghiere e penitenze, e la consacrazione della Russia stessa al Suo Cuore Immacolato, altrimenti essa avrebbe sparso i suoi errori nel mondo, con atroci sofferenze per la Chiesa. 
Oltre a questo imminente pericolo, la Madonna parla (sempre il 13 luglio) della minaccia di una nuova e ben più catastrofica guerra

Ecco le parole esatte della Madonna: “La guerra sta per finire; ma se non cessano di offendere il Signore, nel regno di Pio XI * ne comincerà un’altra peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta **, sappiate che quello è il grande segno che vi dà Iddio che prossima è la punizione del mondo per i suoi tanti delitti, mediante la guerra, la fame e le persecuzioni contro la Chiesa e contro il Santo Padre. Per impedire ciò, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati del mese. Se si darà ascolto alle mie domande, la Russia si convertirà e si avrà pace. Altrimenti diffonderà nel mondo i suoi errori, suscitando guerre e persecuzioni alla Chiesa; molti buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire: varie nazioni saranno annientate. Finalmente il mio Cuore Immacolato trionferà!”.

*: In realtà la II Guerra Mondiale non inizierà ufficialmente sotto Pio XI, ma alla sua morte (10.02.1939) erano già evidenti i segni (il progetto di Hitler) della catastrofe ormai imminente.

**: Lucia interpretò così la straordinaria “aurora boreale” accaduta in Europa nella notte tra il 25 e il 26 gennaio 1938, vista da moltissimi e testimoniata (con tanto di fotografie) anche dalla stampa laica, pure quella italiana. 
 

In che senso Fatima fu una “profezia”

Come in tutta la Bibbia e in Gesù stesso, così anche nelle parole della Madonna, quando si annunciano avvenimenti futuri, non sono mai un destino ineluttabile (come in certe presunte profezie laiche che ogni tanto circolano nel mondo), il che non sarebbe rispettoso della nostra libertà, ma l’annuncio di ciò che potrebbe accadere di male se non ci convertissimo o di bene se invece ascoltassimo la voce di Dio. In altri termini, la storia è nelle mani di Dio (per questo alla fine vince ancora Cristo, la Sua verità e la Sua opera, la Chiesa), e nella storia (anche personale) c’è una chiamata ed una grazia di Dio affinché si realizzi il nostro vero bene; ma che ciò si realizzi anche lungo il tempo e in ciascuno di noi, questo dipende anche dalla nostra libera risposta: accadrà cioè il bene o il male in base alla nostra risposta a Dio, all’obbedienza o disobbedienza a Lui; in altri termini tutto è davvero legato alla nostra conversione. 
Per questo, anche i richiami mariani che ci sono pervenuti da queste apparizioni del 1917 sono come sempre appelli alla conversione, alla preghiera e alla penitenza; ma quanto annunciato allora fa capire meglio il senso e la causa ultima di ciò che è poi successo nel corso del XX secolo, ma in certo qual modo anche di ciò che accade oggi e perfino per ciò che ancora è davanti a noi.

La Madre di Dio nella storia contemporanea (specie europea)

La Madonna è inviata da Dio nella storia contemporanea con crescente insistenza. Il richiamo è appunto anzitutto alla conversione, alla fede, alla vita cristiana; e per questo chiede anche penitenza. 
Il pericolo più grande, ancor più grave di quanto può accadere di tragico nella storia, è infatti quello della perdita dell’anima (cfr. Mt 16,26), cioè della dannazione eterna di milioni di persone.
 

In questo l’Europa sembra svolgere un ruolo particolare.

Proprio questo Continente che ha accolto la fede cristiana fin dall’inizio, che su questo fondamento ha costruito la propria civiltà, che se ne è fatto promotore negli altri 4 continenti, negli ultimi secoli ha conosciuto un progressivo abbandono e perfino rifiuto di Cristo. All’inizio tale distacco aveva una valenza culturale e una consistenza di fatto elitaria, ma già con la Rivoluzione francese assunse toni anche fisicamente violenti.

Il XIX secolo è stato poi segnato già da filosofie drasticamente atee (Marx, Nietzsche) e da una visione della stessa scienza fortemente unilaterale e materialista (positivismo).

Il XX secolo ha conosciuto quindi due guerre mondiali di inaudita capacità distruttiva e due sistemi politici (12 anni di nazismo e 72 anni di comunismo) di incredibile ferocia.

Si veda in proposito quanto Giovanni Paolo II scrisse nel suo ultimo libro “Memoria e identità” (2005).

La fine della Seconda Guerra Mondiale (con l’uso di due bombe atomiche da parte degli USA!), un significativo progresso economico dell’Europa occidentale, con il suo progressivo processo di unità, e quindi il crollo nel 1989 del comunismo nell’Europa orientale (e della relativa “guerra fredda” tra URSS e USA), potevano far pensare non solo ad un tempo di pace e di prosperità, ma forse anche ad un ritorno della fede cristiana, anche in quei paesi dell’Est in cui era stata violentemente vietata.

Forse all’inizio poteva pensarlo anche Giovanni Paolo II, che come polacco visse con particolare acutezza in prima persona questi drammi del XX secolo e che più di ogni altro contribuì al ritorno alla libertà dell’Est-Europa e al recupero dell’unità di tutto il continente europeo; ma si accorse ben presto dei nuovi gravi anche se subdoli pericoli rappresentati dal relativismo, da una falsa concezione della libertà (senza alcun legame con la verità; si veda in proposito già la sua Enciclica del 1993 Veritatis splendor, ad es. al n. 101 sul “rischio dell’alleanza fra democrazia e relativismo etico”), dallo svuotamento delle coscienze e dall’abbandono della fede. Per questo parlò sempre con insistenza della necessità di una nuova evangelizzazione e denunciò la progressiva apostasia silenziosa (cioè la perdita ed il rinnegamento della fede) dell’Europa (Esortazione Ap. post-sinodale Ecclesia in Europa, 2003, n. 9).

Emerge così oggi in Europa una crescente intolleranza nei confronti della religione, in particolare della Chiesa Cattolica (relegando la fede a mero fatto privato di coscienza e la libertà religiosa a semplice libertà di culto, senza alcuna possibilità di incidenza sulle scelte sociali), e questo paradossalmente proprio in base ad una falsa idea di tolleranza che in realtà diventa sinonimo di relativismo (non solo continuamente predicato come fosse l’unico pensiero lecito, ma sempre più imposto perfino per legge, in una sorta davvero di “dittatura del relativismo”, secondo la nota espressione usata dal Card. Ratzinger nell’omelia della S. Messa del 18.04.2005 per l’apertura di quel Conclave che solo 24 ore dopo l’avrebbe eletto Papa) e di laicità che in realtà diventa sinonimo di “nullità” (nichilismo), dove cioè sotto il pretesto che lo Stato non deve sposare alcun credo religioso, di fatto si nega la manifestazione pubblica e l’incidenza sociale di ogni credo religioso (specie cattolico), come se il “nulla” fosse neutrale e non una ben precisa scelta ideologica, educativa e sociale. 

Come in tutte le apparizioni mariane dei tempi moderni, non a caso quasi sempre in Europa, anche a Fatima il richiamo è dunque anzitutto alla vita di fede, perché ne va del nostro destino eterno!
Ma la Madonna sottolinea anche le gravi conseguenze sociali e mondiali che l’abbandono di Dio provoca e che costituiscono inaudite minacce per il futuro stesso dell’umanità e perfino del pianeta.
Oggi il pericolo di una stessa autodistruzione dell’umanità si è fatto quanto mai concreto, dati proprio i potenziali distruttivi offerti dalla scienza alla violenza umana. Perfino il pianeta stesso può essere ormai distrutto da noi. Il diavolo, che Gesù stesso chiama “principe di questo mondo” (Gv 12,31; 14,30; 16,11), “padre della menzogna” e “omicida fin dall’inizio” (Gv 8,44), può oggi cercare di sferrare un inaudito attacco all’umanità, per cercare di distruggere non solo dell’opera della Redenzione operata da Cristo, cioè inducendo alla ribellione a Lui e portando così alla dannazione eterna milioni di persone, ma della stessa opera della Creazione (cioè la natura). Per questo la Madonna interviene ora con incalzante insistenza; pare che ora abbia perfino fretta… La lotta tra la Donna e il Drago (Ap 12) sembra infuriare. E solo Lei può schiacciare la testa all’antico serpente (Gen 3,15).

Il messaggio centrale di Fatima

Per questo anche a Fatima il primo e fondamentale richiamo che viene fatto dalla Madonna è quello alla conversione, alla penitenza, alla preghiera, confidando sul Suo stesso aiuto materno. Il pericolo più grave, prima ancora di ciò che possiamo fare di terribile nella storia, è infatti quello della dannazione eterna.

La visione dell’inferno

Non a caso nell’apparizione del 13 luglio la Madonna permette ai tre bambini di vedere l’inferno, dove vanno a finire – dice – i “poveri peccatori”!; e raccomanda ai veggenti stessi di fare penitenze per la conversione dei peccatori, cioè dei lontani da Dio, e salvarne così il maggior numero possibile (i tre veggenti lo fecero subito e con perfino eroica diligenza, nonostante la tenera età; ricordiamo che la beatificazione già avvenuta di Giacinta e Francesco non è a motivo delle apparizioni, ma appunto della “eroicità delle loro virtù”). Lucia rivelerà poi che quella visione fu tanto terribile che se la Madonna non avesse assicurato loro che sarebbero andati in Paradiso sarebbero morti di terrore e di spavento. 
La Madonna quindi disse: “Avete visto l’inferno, dove vanno a finire le anime dei poveri peccatori. Per salvarli il Signore vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. Se si farà quello che vi dirò, molte anime si salveranno e vi sarà pace. Quindi aggiunge: “Quando recitate il Rosario, dite alla fine di ogni decina: <O Gesù, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell’inferno, porta in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della vostra misericordia>” (è la giaculatoria che in tutto il mondo si dice ancor oggi tra una decina e l’altra del Rosario).
Già il 13 giugno aveva detto che Gesù vuole stabilire nel mondo la devozione al Suo Cuore Immacolato. “A chi la praticherà prometto la salvezza. Queste anime – disse – saranno predilette da Dio, e come fiori saranno collocate da me dinanzi al suo trono”.

In quella apparizione del 13 giugno la Madonna rivelò che Giacinta e Francesco li avrebbe presto presi con Sé, mentre Lucia sarebbe rimasta ancora un po’, proprio per far conoscere il Suo messaggio al mondo intero. Francesco morì infatti il 4.04.1919 (all’età di quasi 11 anni), Giacinta morì il 20.02.1920 (all’età di 10 anni) e invece Lucia è morta il 13.02.2005 (all’età di quasi 98 anni).

Nella quarta apparizione (19 agosto) la Madonna disse ancora: “Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori. Badate che molte, molte anime vanno all’inferno perché non c’è chi si sacrifichi e preghi per loro”. 
Nell’ultima apparizione, quella del 13 ottobre,  usò addirittura questa severa espressione: “Non offendano più Nostro Signore, che è già troppo offeso”. 

Il “segreto” di Fatima

Com’è noto, oltre a quanto doveva essere divulgato subito al mondo intero, la Madonna ha rivelato ai tre bambini tre “segreti”, o meglio tre parti di un unico segreto.
Oltre a quanto rivelato loro il 13 giugno, soprattutto riguardo alla loro vita (come abbiamo appena visto), nell’apparizione del 13 luglio, quella in cui ha fatto vedere loro l’inferno, la Madonna confida loro una grande “segreto”, diviso in tre parti. 
Nella prima parte ci si riferisce proprio alla visione dell’inferno, con i demoni e le anime immerse nel fuoco. Nella seconda parte si parla dell’avvento del comunismo in Russia e dello scoppio della seconda guerra mondiale. 
Queste due parti furono rese pubbliche da Lucia, per ingiunzione dell’autorità ecclesiastica. 
La terza parte del segreto, o cosiddetto 3° segreto di Fatima, fu irremovibilmente mantenuto tale da Lucia (entrata nel monastero carmelitano di Coimbra), che però lo scrisse e mise in una busta sigillata, inviata il 3.01.1944 al Vescovo di Leiria (di Fatima). 

Il 4.04.1957 tale busta ancora sigillata venne recapitata a Roma al Sant’Uffizio (ora Congregazione per la Dottrina della Fede) e fu conservata presso il suo Archivio Segreto. Giovanni XXIII sarà il primo Pontefice a leggerlo, il 17.08.1959.
E’ questo segreto che ha destato tanta curiosità (spesso superficiale) dell’opinione pubblica e che ha  tenuto il mondo col fiato sospeso fino al 2000, quando Giovanni Paolo II decise di farlo conoscere. 

Questo è il testo della lettera di Suor Lucia (con il 3° segreto), che oggi conosciamo:

“J.M.J. La terza parte del segreto rivelato il 13 luglio 1917 nella Cova di Iria-Fatima. 
Scrivo in atto di obbedienza a Voi mio Dio, che me lo comandate per mezzo di sua Eccellenza Reverendissima il signor Vescovo di Leiria e della Vostra e mia Santissima Madre. 
Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto a lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: L’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “Qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti”, un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose salire su una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi d’arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i vescovi sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio.  Tuy-3-1-1944”.  

Tale segreto, per volontà del Papa Giovanni Paolo II, e consultata la stessa Suor Lucia ancora vivente, fu reso noto al mondo intero il 13 maggio 2000 (Anno del Grande Giubileo), al termine della celebrazione della S. Messa per la Beatificazione di Giacinta e Francesco, presieduta dallo stesso Giovanni Paolo II a Fatima, presente la stessa Suor Lucia, di fronte all’immensa folla che partecipava ed al mondo intero collegato mediante la radio e televisione. Il Papa incaricò l’allora Segretario di Stato Card. Angelo Sodano, di rivelarlo al termine della S. Messa, con queste parole: (traduzione dal portoghese in lingua italiana)

“Nella solenne circostanza della Sua venuta a Fatima, il Sommo Pontefice mi ha incaricato di darvi un annuncio. Come è noto, scopo della Sua venuta a Fatima è stata la beatificazione dei due pastorinhos. Egli tuttavia vuole attribuire a questo Suo pellegrinaggio anche il valore di un rinnovato gesto di gratitudine verso la Madonna per la protezione a Lui accordata durante questi anni di pontificato. è una protezione che sembra toccare anche la cosiddetta “terza parte” del segreto di Fatima. Tale testo costituisce una visione profetica paragonabile a quelle della Sacra Scrittura, che non descrivono in senso fotografico i dettagli degli avvenimenti futuri, ma sintetizzano e condensano su un medesimo sfondo fatti che si distendono nel tempo in una successione e in una durata non precisate. Di conseguenza la chiave di lettura del testo non può che essere di carattere simbolicoLa visione di Fatima riguarda soprattutto la lotta dei sistemi atei contro la Chiesa e i cristiani e descrive l’immane sofferenza dei testimoni della fede dell’ultimo secolo del secondo millennio. è una interminabile Via Crucis guidata dai Papi del ventesimo secolo. Secondo l’interpretazione dei pastorinhos, interpretazione confermata anche recentemente da Suor Lucia, il “Vescovo vestito di bianco” che prega per tutti i fedeli è il Papa. Anch’Egli, camminando faticosamente verso la Croce tra i cadaveri dei martirizzati (vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e numerosi laici) cade a terra come morto, sotto i colpi di arma da fuoco.

Dopo l’attentato del 13 maggio 1981, a Sua Santità apparve chiaro che era stata “una mano materna a guidare la traiettoria della pallottola”, permettendo al “Papa agonizzante” di fermarsi “sulla soglia della morte” (Giovanni Paolo II, Meditazione con i Vescovi italiani dal Policlinico Gemelli, in: Insegnamenti, vol. XVII/l, 1994, p. 1061). In occasione di un passaggio da Roma dell’allora Vescovo di Leiria-Fátima, il Papa decise di consegnargli la pallottola, che era rimasta nella jeep dopo l’attentato, perché fosse custodita nel Santuario. Per iniziativa del Vescovo essa fu poi incastonata nella corona della statua della Madonna di Fatima. I successivi avvenimenti del 1989 hanno portato, sia in Unione Sovietica che in numerosi Paesi dell’Est, alla caduta del regime comunista che propugnava l’ateismo. Anche per questo il Sommo Pontefice ringrazia dal profondo del cuore la Vergine Santissima. Tuttavia, in altre parti del mondo gli attacchi contro la Chiesa e i cristiani, con il peso di sofferenza che portano con sé, non sono purtroppo cessati. Anche se le vicende a cui fa riferimento la terza parte del segreto di Fatima sembrano ormai appartenere al passato, la chiamata della Madonna alla conversione e alla penitenza, pronunciata all’inizio del ventesimo secolo, conserva ancora oggi una sua stimolante attualità. “La Signora del messaggio sembra leggere con una singolare perspicacia i segni dei tempi, i segni del nostro tempo… L’insistente invito di Maria Santissima alla penitenza non è che la manifestazione della sua sollecitudine materna per le sorti della famiglia umana, bisognosa di conversione e di perdono” (Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale del Malato 1997, n .1, in: Insegnamenti, vol. XIX/2, 1996, p. 561). Per consentire ai fedeli di meglio recepire il messaggio della Vergine di Fatima, il Papa ha affidato alla Congregazione per la Dottrina della Fede il compito di rendere pubblica la terza parte del segreto, dopo averne preparato un opportuno commento. Ringraziamo la Madonna di Fatima della sua protezione. Alla sua materna intercessione affidiamo la Chiesa del Terzo Millennio. Sub tuum praesidium confugimus, Sancta Dei Genetrix!”.

Tale “segreto” fu infatti pubblicato ufficialmente il 26.06.2000, con un oculato commento dell’allora Card. Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, cui si è aggiunto un intervento dell’allora Segretario della medesima Congregazione S. E. il Vescovo Tarcisio Bertone.

Dal 1917 al 2000

Come già ricordato, pochi giorni dopo l’ultima apparizione della Madonna a Fatima, il 7 novembre 1917 scoppiò effettivamente la rivoluzione russa, che instaurò il comunismo in Russia e poi in gran parte dell’Europa orientale (per 72 anni, cioè fino al 1989), per poi essere esportato in Cina, nel sud-est asiatico e in molti Paesi dell’America centrale e meridionale, oltre ad essere un’ideologia atea presente in molti Paesi dell’Europa e del mondo (proprio l’Italia ebbe il più grande Partito Comunista dell’Europa Occidentale, finanziato dalla stessa Russia). Come preannunciato dalla Madonna, la Russia ha dunque effettivamente “diffuso nel mondo i suoi errori, suscitando guerre e persecuzioni alla Chiesa”, oltre a provocare nel mondo inumane violenze e privazione dei più elementari diritti umani e circa 100 milioni di morti. 
La Prima Guerra Mondiale finì in effetti dopo pochi mesi, ma fu davvero un’“inutile strage” (con quasi 8,5 milioni di morti), come l’aveva già definita il Papa Benedetto XV. Ma nel settembre del 1939, con l’invasione della Polonia prima da parte della Germania e poi della Russia, scoppierà davvero una guerra peggiore della precedente, la Seconda Guerra Mondiale, durata 6 anni: essa rappresenta il più grave e terrificante conflitto della storia dell’umanità, coinvolgendo per la prima volta anche la vita civile di intere nazioni, provocando 55.527.000 morti (25.162.000 militari e 30.365.000 civili) e terminata con il lancio di due bombe atomiche.

Ai morti vanno aggiunte le distruzioni materiali, le devastazioni di incalcolabili ricchezze, di un immenso patrimonio creato dal lavoro e dalla intelligenza dell’uomo. Molti paesi furono ridotti nella più completa rovina, con le città trasformate in un cumulo di macerie, le strutture economiche e le comunicazioni sconvolte, le popolazioni superstiti affamate. Nel 1945 il costo totale della guerra fu calcolato in $ 1.154 miliardi; il costo delle distruzioni provocate dalla guerra fu di $ 230 miliardi di dollari. Nella sola Europa occidentale furono completamente distrutti 1.500.000 edifici e danneggiati 7.000.000.

Nei 12 anni del diabolico regime nazista (1933-1945), oltre alle folli violenze e alla privazione dei fondamentali diritti umani per milioni di persone, furono sterminati nei campi di concentramento circa 6.000.000 di ebrei; e gli internanti furono in totale 7.500.000.

Insomma, nonostante il progresso scientifico e tecnico, la prima metà del XX secolo ha davvero costituito in certo qual modo l’inferno già su questa terra!

Il secolo XX costituisce inoltre, come pochi sanno, il secolo dei “martiri” cristiani”, assai più che in ogni altra epoca di questi ultimi due millenni, compresi i primi due secoli in cui il cristianesimo è ancora clandestino. Si calcola infatti che l’<odio alla fede> abbia provocato nel XX secolo la terrificante cifra di 40 milioni di martiri cristiani (!!), di cui peraltro nessuno parla o sembra inorridirsi. è stato cioè il tempo della più grande persecuzione anticristiana della storia!

Come non riconoscervi quanto aveva detto la Madonna nel 1917, se non ci fosse stato un deciso ritorno a Cristo.


In occasione del 50° anniversario della prima apparizione, il 13.05.1967, il Papa Paolo VI si reca pellegrino a Fatima (primo Papa della storia a giungere in Portogallo) e celebra la S. Messa con una folla di oltre un milione di persone.

Fatima e Giovanni Paolo II

Fatima: San Giovanni Paolo II con suor Lucia

Anche gli uomini più superficiali e meno informati sulle cose della Chiesa si sono accorti di un significativo e ineluttabile rapporto tra le apparizioni della Vergine a Fatima ed il pontificato di Giovanni Polo II.

Il 16.10.1978 viene eletto Papa Karol Wojtyla  (Giovanni Paolo II), primo Papa slavo della storia, proveniente dalla Polonia, cioè da un Paese che ha particolarmente sperimentato le atrocità del XX secolo e che dopo la spartizione dell’Europa a seguito della seconda guerra mondiale (trattato di Yalta) fu costretto, nonostante la propria forte identità cattolica, ad essere sotto l’influenza russa e quindi con un sistema politico socialista ed ateo. Anche nella propria vita personale il futuro Papa dovette patire le sofferenze di questo secolo e di questo popolo.
I dirigenti russi compresero subito la minaccia che rappresentava questo Papa venuto dall’Est. E se avessero avuto dubbi se ne accorsero molto bene già dal suo primo viaggio in Polonia (nel giugno 1979; si pensi che solo tre anni prima fu impedito lo stesso viaggio al Papa Paolo VI), con i riflettori del mondo sugli incontri e le celebrazioni con milioni di polacchi fedeli alla Chiesa Cattolica ed al Papa e attraverso le “libere” forti parole che il Papa disse (era condizione richiesta da lui stesso perché si facesse quel viaggio!). Non a caso, oltre ad un intero popolo ridestato alla speranza, poco dopo nacque il primo “sindacato libero” dell’Est-Europa (Solidarnosc). Il Soviet Supremo russo decise allora prima di screditare in ogni modo il Papa di fronte all’opinione pubblica (come del resto era già stato fatto anche per Pio XII). Non riuscendovi, pensarono allora all’eliminazione fisica. Si scelse, per ucciderlo, un noto e già condannato killer turco (il “lupo grigio” Ali Agca) ed una normale udienza generale del mercoledì (quando il Papa passa in piazza S. Pietro sull’auto scoperta). In realtà, certo a loro insaputa, quel mercoledì era una data non casuale: il 13 maggio 1981, quindi proprio nel 64° anniversario della prima apparizione di Maria SS.ma a Fatima! Il Papa miracolosamente non morì. Ripresosi dopo il lungo intervento chirurgico al Policlinico Gemelli, comprese benissimo il nesso con Fatima e col 3° segreto; si fece portare già in ospedale la famosa busta che lo conteneva e lo lesse. Ha sempre detto: “una mano ha colpito… una mano (quella  materna di Maria SS.ma) ha deviato”!
Il 13 dicembre dello stesso anno (1981) viene posto in Polonia lo stato d’assedio per bloccare ogni anelito di libertà e forse per impedire l’intervento armato della Russia.
Per questo l’anno successivo, il 13.05.1982, Giovanni Paolo II si reca a Fatima in ringraziamento, celebra la S. Messa con una marea di fedeli, parla con Suor Lucia presente all’evento. Al Santuario viene donato quel proiettile che ha miracolosamente attraversato il suo corpo senza ucciderlo; e viene incastonato al centro della corona nella statua della Madonna.
Negli anni seguenti, in Polonia (comunque visitata più volte da Giovanni Paolo II) si alternano restrizioni di libertà e relative aperture, fino all’autunno del 1989, quando proprio a partire da quel Paese e dalla forte presenza della Chiesa Cattolica nella società, senza alcuna violenza e nell’arco di pochi giorni crollò su se stesso tutto il sistema comunista, e quasi tutti i Paesi del “blocco sovietico” ritrovano la loro libertà, cosa sino a poco prima assolutamente inimmaginabile neppure nell’arco di decenni. Normalmente si parla del crollo del muro di Berlino (9.11.1989), come simbolo di questa implosione e caduta del comunismo e della ritrovata libertà dei Paesi dell’Est-Europa.

Quell’assurdo muro rappresentava infatti non solo il permanere delle ferite seguite alla seconda guerra mondiale, con appunto l’Europa divisa in due e spartita tra i vincitori (con una Germania ed una città – appunto Berlino – divisa in due), ma proprio anche le contraddizioni del comunismo stesso. Tale muro fu infatti costruito  improvvisamente nel primo mattino del 13 agosto 1961, dividendo violentemente e tassativamente per 28 anni non solo una città ma perfino numerose famiglie, per evitare la continua emorragia di persone dalla zona orientale sotto il dominio comunista a quella occidentale libera. Insomma, per la prima volta nella storia fu costruito un muro “non per difendersi da quelli di fuori, ma per non far scappare quelli di dentro”, tanto era invivibile e perfino economicamente fallimentare quel sistema ideologico e politico, che pur solo qualche anno prima faceva inspiegabilmente sognare e battagliare anche molti giovani occidentali.

Intanto il Papa Giovanni Paolo II aveva compiuto, come richiesto appunto dalla Madonna stessa a Fatima, la “consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria”. Lo aveva fatto il 25.03.1984, durante la S. Messa per il Giubileo delle Famiglie (nell’Anno Santo straordinario della Redenzione), in piazza S. Pietro, di fronte alla statua della Madonna fatta portare appositamente da Fatima (e che nella notte aveva sostato nell’appartamento privato del Papa, per la sua personale notturna preghiera). Al termine di quella S. Messa, inginocchiato di fronte a quella statua, in unione spirituale con tutti i Vescovi del mondo, precedentemente convocati, Giovanni Paolo II affidò l’umanità a Maria Santissima, con l’ardente supplica di liberare il mondo dal male. Lo fece con queste parole:

«O Madre degli uomini e dei popoli, Tu che conosci tutte le loro sofferenze e le loro speranze, Tu che senti maternamente tutte le lotte tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, che scuotono il mondo contemporaneo, accogli il nostro grido che, mossi dallo Spirito Santo, rivolgiamo direttamente al Tuo Cuore: abbraccia con amore di Madre e di Serva del Signore, questo nostro mondo umano, che Ti affidiamo e consacriamo, pieni di inquietudine per la sorte terrena ed eterna degli uomini e dei popoli. In modo speciale Ti affidiamo e consacriamo quegli uomini e quelle nazioni, che di questo affidamento e di questa consacrazione hanno particolarmente bisogno.

“Sotto la Tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio”! Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova!”

Ecco, trovandoci davanti a Te, Madre di Cristo, dinanzi al Tuo Cuore Immacolato, desideriamo, insieme con tutta la Chiesa, unirci alla consacrazione che, per amore nostro, il Figlio Tuo ha fatto di se stesso al Padre: “Per loro — egli ha detto — io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità” (Gv 17, 19). Vogliamo unirci al nostro Redentore in questa consacrazione per il mondo e per gli uomini, la quale, nel suo Cuore divino, ha la potenza di ottenere il perdono e di procurare la riparazione. La potenza di questa consacrazione dura per tutti i tempi ed abbraccia tutti gli uomini, i popoli e le nazioni, e supera ogni male, che lo spirito delle tenebre è capace di ridestare nel cuore dell’uomo e nella sua storia e che, di fatto, ha ridestato nei nostri tempi. Oh, quanto profondamente sentiamo il bisogno di consacrazione per l’umanità e per il mondo: per il nostro mondo contemporaneo, in unione con Cristo stesso! L’opera redentrice di Cristo, infatti, deve essere partecipata dal mondo per mezzo della Chiesa. Lo manifesta il presente Anno della Redenzione: il Giubileo straordinario di tutta la Chiesa. Sii benedetta, in questo Anno Santo, sopra ogni creatura Tu, Serva del Signore, che nel modo più pieno obbedisti alla Divina chiamata! Sii salutata Tu, che sei interamente unita alla consacrazione redentrice del Tuo Figlio! Madre della Chiesa! Illumina il Popolo di Dio sulle vie della fede, della speranza e della carità! Illumina specialmente i popoli di cui Tu aspetti la nostra consacrazione e il nostro affidamento. Aiutaci a vivere nella verità della consacrazione di Cristo per l’intera famiglia umana del mondo contemporaneo. AffidandoTi, o Madre, il mondo, tutti gli uomini e tutti i popoli, Ti affidiamo anche la stessa consacrazione del mondo, mettendola nel Tuo Cuore materno.

Oh, Cuore Immacolato! Aiutaci a vincere la minaccia del male, che così facilmente si radica nei cuori degli uomini d’oggi e che nei suoi effetti incommensurabili già grava sulla vita presente e sembra chiudere le vie verso il futuro!

Dalla fame e dalla guerra, liberaci!

Dalla guerra nucleare, da un’autodistruzione incalcolabile, da ogni genere di guerra, liberaci!

Dai peccati contro la vita dell’uomo sin dai suoi albori, liberaci!

Dall’odio e dall’avvilimento della dignità dei figli di Dio, liberaci!

Da ogni genere di ingiustizia nella vita sociale, nazionale e internazionale, liberaci!

Dalla facilità di calpestare i comandamenti di Dio, liberaci!

Dal tentativo di offuscare nei cuori umani la verità stessa di Dio, liberaci!

Dallo smarrimento della coscienza del bene e del male, liberaci!

Dai peccati contro lo Spirito Santo, liberaci! liberaci!

Accogli, o Madre di Cristo, questo grido carico della sofferenza di tutti gli uomini! Carico della sofferenza di intere società!

Aiutaci con la potenza dello Spirito Santo a vincere ogni peccato: il peccato dell’uomo e il “peccato del mondo”, il peccato in ogni sua manifestazione.

Si riveli, ancora una volta, nella storia del mondo l’infinita potenza salvifica della Redenzione: potenza dell’Amore misericordioso! Che esso arresti il male! Trasformi le coscienze! Nel Tuo Cuore Immacolato si sveli per tutti la luce della Speranza! ».

In queste parole si avverte davvero sia quanto desiderato e chiesto dalla Madonna a Fatima (la Russia non è citata espressamente ma c’è un chiaro riferimento a quei “popoli di cui Tu aspetti la nostra consacrazione e il nostro affidamento”), sia la particolare situazione mondiale, letta non solo alla luce dei noti o ignoti fatti politici (si parla ad esempio di un terribile rischio di guerra nucleare corso in quel tempo tra USA e URSS a causa di un errore elettronico!), ma della più profonda lotta tra il bene e il male, tra la vita e la morte, tra il regno di Satana e quello di Dio, con la Donna che schiaccia la testa al serpente.

Il 13 maggio 1991, a 10 anni dall’attentato e dopo crollo del comunismo nell’est Europa, il Papa Giovanni Paolo II torna a Fatima per celebrare l’Eucaristia e ringraziare la Madonna di quanto avvenuto (e incontra ancora Suor Lucia, presente alla S. Messa).

Il giorno 8 dicembre dello stesso anno (1991) si dissolve l’URSS, cioè l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, con il relativo ritorno alla libertà e all’indipendenza di intere nazioni (Lituania, Lettonia, Estonia, Ucraina, …). Secondo il calendario giuliano seguito dalla liturgia ortodossa russa non è una data particolare, ma – com’è noto – secondo il nostro calendario liturgico e civile (gregoriano) è proprio la solennità dell’Immacolata Concezione di Maria SS.ma!
Qualche giorno dopo, proprio il 25 dicembre (che nel calendario ortodosso russo non corrisponde al Natale, ma lo è in tutto il resto del mondo) viene ammainata definitivamente la bandiera comunista (con la falce e martello) dal palazzo del Cremlino di Mosca
Infine, è proprio il 13 maggio del 2000 (cioè durante il grande Giubileo dei 2000 dall’Incarnazione) che Giovanni Paolo II decide di tornare per l’ultima volta a Fatima, per proclamare beati Francesco e Giacinta (Lucia è ancora viva ed è presente alla celebrazione) e svelare il cosiddetto 3° segreto.

A Roma invece, il giorno 8.10.2000, in occasione del “Giubileo dei Vescovi” e quindi con la partecipazione di oltre 2000 Vescovi di tutto il mondo, e di moltissimi altri uniti spiritualmente (quindi realizzandosi le condizioni di una consacrazione del mondo come richiesta dalla Madonna), il Papa Giovanni Paolo II, di fronte ancora alla statua della Madonna fatta giungere da Fatima,  compie l’Atto di Affidamento a Maria SS.ma del Nuovo Millennio. In tale Atto di Affidamento risuonano anche queste espressioni:

“Tu sei l’Immacolata, sei trasparenza e pienezza di grazia. Ecco, dunque, i tuoi figli, raccolti intorno a Te, all’alba del nuovo Millennio. La Chiesa oggi con la voce del Successore di Pietro, a cui s’unisce quella di tanti Pastori qui convenuti da ogni parte del mondo, cerca rifugio sotto la tua protezione materna ed implora con fiducia la tua intercessione di fronte alle sfide che il futuro nasconde […] Vogliamo oggi affidarti il futuro che ci attende, chiedendoti d’accompagnarci nel nostro cammino. Siamo uomini e donne di un’epoca straordinaria, tanto esaltante quanto ricca di contraddizioni. L’umanità possiede oggi strumenti d’inaudita potenza: può fare di questo mondo un giardino, o ridurlo a un ammasso di macerie. Ha acquistato straordinarie capacità d’intervento sulle sorgenti stesse della vita: può usarne per il bene, dentro l’alveo della legge morale, o può cedere all’orgoglio miope di una scienza che non accetta confini, fino a calpestare il rispetto dovuto ad ogni essere umano. Oggi come mai nel passato, l’umanità è a un bivioE, ancora una volta, la salvezza è tutta e solo, o Vergine Santa, nel tuo figlio Gesù”. 

Il 13.02.2005 muore Suor Lucia. Il 13.03.2005 Giovanni Paolo II viene dimesso per l’ultima volta dal Policlinico Gemelli; entra “nella Casa del Padre” la sera del 2 aprile, già nella festa della Divina Misericordia.




 

Papa Benedetto XVI a Fatima 

(13 maggio 2010)

Papa Benedetto XVI a Fatima 

Il cosiddetto 3° segreto di Fatima riguardava allora solo il XX secolo? La profezia si riferiva solo alla Russia (all’instaurazione e crollo del comunismo nell’Europa orientale), alla seconda guerra mondiale, all’attentato a Giovanni Paolo II? Si poteva pensare. Molti però sollevavano dubbi in tal senso. Si disse perfino che una parte della Lettera di Suor Lucia (col 3° segreto) fosse stata censurata, oppure che addirittura ce ne fosse stata un’altra. Ciò che sembrava non essersi evidenziato era un possibile riferimento a “divisioni interne alla Chiesa Cattolica ed al tradimento dell’autentica fede da parte di molti dei suoi figli, perfino nella gerarchia ecclesiastica”. Per fugare tali dubbi, il Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone mostrò addirittura in televisione la lettera di Suor Lucia (Porta a Porta del 31.05.2007).
Il 13 maggio 2010, Anno Sacerdotale … ma anche anno di particolari attacchi esterni ed interni alla Chiesa stessa, con il dolore per i particolari scandali morali e delitti sessuali commessi (magari in decenni passati) proprio da parte di alcuni sacerdoti, su cui il mondo mediatico mondiale ha sollevato un gigantesco polverone, mosso non sembra tanto dal desiderio di difendere l’innocenza e la vita dei minorenni (ne è prova il pressoché totale silenzio su questi delitti di ben più vaste proporzioni in altre categorie sociali o comunque la promozione ipocrita di una sessualità totalmente liberata da ogni criterio morale fin dalla più tenera età), quanto soprattutto come straordinaria occasione per screditare la Chiesa Cattolica, cercando perfino di coinvolgere (e qualcuno vorrebbe addirittura incriminare) lo stesso Pontefice. 
E Benedetto XVI decide di recarsi proprio a Fatima, per pregare la Vergine Santa, per celebrare l’Eucaristia e per parlare alla Chiesa ed al mondo. L’occasione è data dal 10° anniversario della beatificazione di Giacinta e Francesco, cioè di quel 13 maggio 2000 quando appunto Giovanni Paolo II da Fatima fece anche rivelare il 3° cosiddetto segreto di Fatima. Il viaggio apostolico contempla anche le visite e le celebrazioni a Lisbona ed a Porto, dove sono confluite folle immense che hanno offerto un’enorme e commovente testimonianza di fedeltà e amore alla Chiesa ed al Papa.

Le parole, tenere e forti, di Papa Benedetto XVI scuotono la Chiesa e il mondo fin dall’inizio, e mostrano chiaramente che ciò a cui si riferiva quel 3° “segreto” di Fatima non riguardava solo il passato, non si poteva considerare concluso, ma anzi vi si stava forse pienamente entrando!

Già nel colloquio avuto coi giornalisti, sull’aereo che lo portava in Portogallo l’11 maggio 2010, Benedetto XVI disse a braccio:

“Innanzitutto vorrei esprimere la mia gioia di andare a Fatima, di pregare davanti alla Madonna di Fatima […] che ha un messaggio per tutto il mondo e tocca la storia proprio nel suo presente e illumina questa storia. […] qui, oltre questa grande visione della sofferenza del Papa, che possiamo in prima istanza riferire a Papa Giovanni Paolo II, sono indicate realtà del futuro della Chiesa […] si vede la necessità di una passione della Chiesa, che naturalmente si riflette nella persona del Papa, ma il Papa sta per la Chiesa e quindi sono sofferenze della Chiesa che si annunciano. […] Il Signore ci ha detto che la Chiesa sarebbe stata sempre sofferente, in modi diversi, fino alla fine del mondo. […] il messaggio di Fatima va alla risposta fondamentale, cioè conversione permanente, penitenza, preghiera, e le tre virtù teologali: fede, speranza e carità. Così vediamo qui la vera e fondamentale risposta che la Chiesa deve dare, che noi, ogni singolo, dobbiamo dare in questa situazione. Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio, vi è anche il fatto che non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. Anche questo si è sempre saputo, ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa e che la Chiesa quindi ha profondo bisogno di re-imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia. Con una parola, dobbiamo re-imparare proprio questo essenziale: la conversione, la preghiera, la penitenza e le virtù teologali. Così rispondiamo, siamo realisti nell’attenderci che sempre il male attacca, attacca dall’interno e dall’esterno, ma che sempre anche le forze del bene sono presenti e che, alla fine, il Signore è più forte del male, e la Madonna per noi è la garanzia visibile, materna della bontà di Dio, che è sempre l’ultima parola nella storia”. 

Nell’omelia della S. Messa celebrata a Lisbona lo stesso giorno (11.05.2010),  Benedetto XVI fa riferimento ai tempi in cui dal Portogallo si partiva per altre terre, senza spegnere la propria identità e religiosità, ma essendo anzi in grado di portare ad altri popoli la fede in Cristo, portatrice di salvezza. Ed auspica che i Portoghesi di oggi lo sappiano fare almeno partecipando all’edificazione della Comunità europea.

Parlando della Chiesa, ricorda che nonostante “non le manchino figli riottosi e persino ribelli” essa dà alla luce i santi ed in essi trova la propria gioia e le proprie caratteristiche fondamentali.

Afferma quindi che “spesso ci preoccupiamo affannosamente delle conseguenze sociali, culturali e politiche della fede, dando per scontato che questa fede ci sia, ma ciò che purtroppo è sempre meno realista”. Allo stesso modo sottolinea che nella vita attuale della Chiesa “si è messa una fiducia forse eccessiva nelle strutture e nei programmi ecclesiali, nella distribuzione di poteri e funzioni”, ma senza un ritorno al “cuore del cristianesimo”, cioè al mistero e all’annuncio della morte e risurrezione di Cristo, è come “se il sale diventasse insipido”. In altri termini, bisogna ritornare al “fondamento” della fede, senza darlo per scontato. Questa è la “leva potente delle nostre certezze, vento impetuoso che spazza via qualsiasi paura e indecisione, qualsiasi dubbio e calcolo umano. La risurrezione di Cristo ci assicura che nessuna potenza avversa potrà mai distruggere la Chiesa. Quindi la nostra fede ha fondamento, ma c’é bisogno che questa fede diventi vita in ognuno di noi”. 

Il giorno dopo (12 maggio), giunto a Fatima, già nella celebrazione dei Vespri con i sacerdoti, religiosi, seminaristi e diaconi, riconosce che “molti dei nostri fratelli vivono come se non ci fosse un Aldilà, senza preoccuparsi della propria salvezza eterna”, e che se “la conversione degli uomini è grazia, siamo responsabili dall’annuncio della fede, della totalità della fede e delle sue esigenze”; e sottolinea che il Curato d’Ars “ha fatto di tutto per strappare le persone alla propria tiepidezza per ricondurle all’amore […] ma temeva che i sacerdoti diventassero «insensibili» e si abituassero all’indifferenza dei loro fedeli: «Guai al Pastore – ammoniva – che rimane zitto vedendo Dio oltraggiato e le anime perdersi»”.

La stessa sera (12 maggio), nella preghiera alla Madonna durante la visita alla Cappellina delle apparizioni, Benedetto XVI ricorda esplicitamente Giovanni Paolo II, la sua triplice visita lì per ringraziare Maria SS.ma, “quella «mano invisibile» che lo aveva liberato dalla morte nell’attentato del 13 maggio 1981”; accennando quindi al “proiettile” che aveva trapassato il Papa e che ora era lì incastonato nella corona della statua della Regina della Pace, il Papa dice alla Madonna che “è  profonda consolazione sapere che Tu sei coronata non soltanto con l’argento e l’oro delle nostre gioie e speranze, ma anche con il «proiettile» delle nostre preoccupazioni e sofferenze”. Ricordando poi i veggenti di Fatima, li ringrazia attraverso Maria delle “preghiere e i sacrifici che facevano per il Papa” (forse è il primo Papa che esprime loro questa gratitudine), così come ringrazia tutti coloro che ogni giorno pregano per lui.

Infine, nell’omelia durante la S. Messa del 13 maggio sulla spianata del Santuario di Fatima (colmo di oltre un milione di fedeli), Benedetto XVI tra l’altro dice:

“Anch’io sono venuto come pellegrino a Fatima, a questa «casa» che Maria ha scelto per parlare a noi nei tempi moderni […] Sono venuto a Fatima per gioire della presenza di Maria e della sua materna protezione […] Sono venuto a Fatima per pregare, con Maria e con tanti pellegrini, per la nostra umanità afflitta da miserie e sofferenze. Infine, sono venuto a Fatima, con gli stessi sentimenti dei Beati Francesco e Giacinta e della Serva di Dio Lucia, per affidare alla Madonna l’intima confessione che «amo», che la Chiesa, che i sacerdoti «amano» Gesù e desiderano tenere fissi gli occhi in Lui, mentre si conclude quest’Anno Sacerdotale, e per affidare alla materna protezione di Maria i sacerdoti, i consacrati e le consacrate, i missionari e tutti gli operatori di bene che rendono accogliente e benefica la Casa di Dio”. Accenna quindi una prima volta al 2017: “tra sette anni ritornerete qui per celebrare il centenario della prima visita fatta dalla Signora «venuta dal Cielo», come Maestra che introduce i piccoli veggenti nell’intima conoscenza dell’Amore trinitario e li porta ad assaporare Dio stesso come la cosa più bella dell’esistenza umana”. E aggiunge: “Un’esperienza di grazia che li ha fatti diventare innamorati di Dio in Gesù, al punto che Giacinta esclamava: «Mi piace tanto dire a Gesù che Lo amo! Quando Glielo dico molte volte, mi sembra di avere un fuoco nel petto, ma non mi brucio». E Francesco diceva: «Quel che m’è piaciuto più di tutto, fu di vedere Nostro Signore in quella luce che la Nostra Madre ci mise nel petto. Voglio tanto bene a Dio!» (Memorie di Suor Lucia, I, 42 e 126)”. E se qualcuno pensasse che questa esperienza è privilegio di pochi, Benedetto XVI,con una severa tenerezza, risponde: “Fratelli, nell’udire queste innocenti e profonde confidenze mistiche dei Pastorelli, qualcuno potrebbe guardarli con un po’ d’invidia perché essi hanno visto, oppure con la delusa rassegnazione di chi non ha avuto la stessa fortuna, ma insiste nel voler vedere. A tali persone, il Papa dice come Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio?» (Mc 12,24). Le Scritture ci invitano a credere: «Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto» (Gv 20, 29), ma Dio – più intimo a me di quanto lo sia io stesso (cfr S. Agostino, Confessioni, III, 6, 11) – ha il potere di arrivare fino a noi, in particolare mediante i sensi interiori, così che l’anima riceve il tocco soave di una realtà che si trova oltre il sensibile e che la rende capace di raggiungere il non sensibile, il non visibile ai sensi. A tale scopo si richiede una vigilanza interiore del cuore che, per la maggior parte del tempo, non abbiamo a causa della forte pressione delle realtà esterne e delle immagini e preoccupazioni che riempiono l’anima (cfr Commento teologico del Messaggio di Fatima, anno 2000). Sì! Dio può raggiungerci, offrendosi alla nostra visione interiore”. A questo punto si domanda, con un pizzico d’amarezza: “Ma chi ha tempo per ascoltare la Sua parola e lasciarsi affascinare dal Suo amore? Chi veglia, nella notte del dubbio e dell’incertezza, con il cuore desto in preghiera? Chi aspetta l’alba del nuovo giorno, tenendo accesa la fiamma della fede?”.

Volgendo al termine dell’omelia, ecco esplicitamente l’affermazione che la profezia di Fatima non è conclusa: “Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa”. E aggiunge un’osservazione sconcertante: “Qui rivive quel disegno di Dio che interpella l’umanità sin dai suoi primordi: «Dov’è Abele, tuo fratello? […] La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!» (Gen 4, 9). L’uomo ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce ad interromperlo”; come dire: possiamo iniziare una guerra che non saremmo in grado di interrompere, anzi lo afferma come qualcosa già in corso! E ricorda quindi che nella Bibbia talora per la salvezza di una città è sufficiente la presenza e la preghiera di qualche giusto, di qualche uomo di Dio che prega e fa penitenza: “Nella Sacra Scrittura appare frequentemente che Dio sia alla ricerca di giusti per salvare la città degli uomini [negli stessi giorni il Papa è tornato ad insistere su questo punto, riferendosi ad Abramo che intercede per la salvezza della città di Sodoma, in un messaggio del 10.05.2010 rivolto al 2° Kirchentag (giornata ecclesiale) Ecumenico di Monaco di Baviera (D)] e lo stesso fa qui, in Fatima, quando la Madonna domanda: «Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà mandarvi, in atto di riparazione per i peccati con cui Egli è offeso, e di supplica per la conversione dei peccatori?» (Memorie di Suor Lucia, I, 162). Con la famiglia umana pronta a sacrificare i suoi legami più santi sull’altare di gretti egoismi di nazione, razza, ideologia, gruppo, individuo, è venuta dal Cielo la nostra Madre benedetta offrendosi per trapiantare nel cuore di quanti le si affidano l’Amore di Dio che arde nel suoIn quel tempo erano soltanto tre, il cui esempio di vita si è diffuso e moltiplicato in gruppi innumerevoli per l’intera superficie della terra, in particolare al passaggio della Vergine Pellegrina, i quali si sono dedicati alla causa della solidarietà fraterna”. E qui, nell’ultimo periodo dell’omelia, il Santo Padre, riferendosi in modo sconcertante all’apparizione e al messaggio del 13 luglio 1917 [ricordiamo: “molti buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire: varie nazioni saranno annientate… Finalmente il mio Cuore Immacolato trionferà!”] ed al prossimo primo centenario, dice: “Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle Apparizioni affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità”.

 

—————

 

L’intervento di Maria SS.ma a Fatima, le vicende del XX secolo, quanto sta avvenendo nella Chiesa e nel mondo e quanto di tremendo o di meraviglioso può essere ancora davanti a noi, guidati dal sapiente Magistero del Papa, ci inducono a meglio comprendere che viviamo dunque in tempi di particolare lotta tra la Donna e il Drago, e che l’attacco non venga solo dall’esterno della Chiesa ma anche dall’interno, e non solo per gravi questioni morali ma più ancora per il pericolo della perversione e dell’abbandono dell’autentica fede.

Neanche un mese dopo il pellegrinaggio di Fatima, Papa Benedetto XVI l’ha infatti fortemente sottolineato anche conclusione dell’Anno Sacerdotale, nella Celebrazione eucaristica tenuta in piazza S. Pietro nella Solennità del Sacro Cuore di Gesù (11.06.2010) (concelebrata da 15.000 sacerdoti!). Il Santo Padre nell’omelia fa riferimento alla grazia ma anche al dolore di questo Anno, e ad un certo punto parla esplicitamente del diavolo [lo fa in un modo talmente esplicito da sorprendere e commuovere, ed è significativamente interrotto e sostenuto da un lungo applauso dei 15.000 sacerdoti concelebranti] che cerca in ogni modo di annientare l’opera di Dio (la Chiesa e la salvezza delle anime) e ci riuscirebbe, se l’opera non fosse appunto comunque di Dio. 
Ascoltiamone qualche passaggio:

“L’Anno Sacerdotale che abbiamo celebrato, 150 anni dopo la morte del santo Curato d’Ars, modello del ministero sacerdotale nel nostro mondo, volge al termine. Dal Curato d’Ars ci siamo lasciati guidare, per comprendere nuovamente la grandezza e la bellezza del ministero sacerdotale. […] Volevamo risvegliare la gioia che Dio ci sia così vicino, e la gratitudine per il fatto che Egli si affidi alla nostra debolezza […] Volevamo così anche mostrare nuovamente ai giovani che questa vocazione … […]

Era da aspettarsi che al «nemico» questo nuovo brillare del sacerdozio non sarebbe piaciuto; egli avrebbe preferito vederlo scomparire, perché in fin dei conti Dio fosse spinto fuori dal mondo. E così è successo che, proprio in questo anno di gioia per il sacramento del sacerdozio, siano venuti alla luce i peccati di sacerdoti … […] Se l’Anno Sacerdotale avesse dovuto essere una glorificazione della nostra personale prestazione umana, sarebbe stato distrutto da queste vicende. Ma si trattava per noi proprio del contrario: il diventare grati per il dono di Dio, dono che si nasconde “in vasi di creta” e che sempre di nuovo, attraverso tutta la debolezza umana, rende concreto in questo mondo il suo amore. Così consideriamo quanto è avvenuto quale compito di purificazione […]

Molti forse non desideravano neppure che Dio si prendesse cura di loro. Non volevano essere disturbati da Dio. Ma laddove la premura e l’amore di Dio vengono percepiti come disturbo, lì l’essere umano è stravolto. […]

Il pastore indica la strada giusta a coloro che gli sono affidati. Egli precede e li guida. Diciamolo in maniera diversa: il Signore ci mostra come si realizza in modo giusto l’essere uomini. Egli ci insegna l’arte di essere persona. Che cosa devo fare per non precipitare, per non sperperare la mia vita nella mancanza di senso? è, appunto, questa la domanda che ogni uomo deve porsi e che vale in ogni periodo della vita. E quanto buio esiste intorno a tale domanda nel nostro tempo! Sempre di nuovo ci viene in mente la parola di Gesù, il quale aveva compassione per gli uomini, perché erano come pecore senza pastore […] Parlando della valle oscura possiamo, però, pensare anche alle valli oscure della tentazione, dello scoraggiamento, della prova, che ogni persona umana deve attraversare. Anche in queste valli tenebrose della vita Egli è là. Sì, Signore, nelle oscurità della tentazione, nelle ore dell’oscuramento in cui tutte le luci sembrano spegnersi, mostrami che tu sei là. […] “Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza”: il pastore ha bisogno del bastone contro le bestie selvatiche che vogliono irrompere tra il gregge; contro i briganti che cercano il loro bottino. Accanto al bastone c’è il vincastro che dona sostegno ed aiuta ad attraversare passaggi difficili. Ambedue le cose rientrano anche nel ministero della Chiesa, nel ministero del sacerdote. Anche la Chiesa deve usare il bastone del pastore, il bastone col quale protegge la fede contro i falsificatori, contro gli orientamenti che sono, in realtà, disorientamenti. Proprio l’uso del bastone può essere un servizio di amore. Oggi vediamo che non si tratta di amore, quando si tollerano comportamenti indegni della vita sacerdotale. Come pure non si tratta di amore se si lascia proliferare l’eresia, il travisamento e il disfacimento della fede, come se noi autonomamente inventassimo la fede. Come se non fosse più dono di Dio, la perla preziosa che non ci lasciamo strappare via. Al tempo stesso, però, il bastone deve sempre di nuovo diventare il vincastro del pastore – vincastro che aiuti gli uomini a poter camminare su sentieri difficili e a seguire il Signore […].