Come tutte le ideologie della modernità anche l’ecologismo è in fondo un’idea cristiana (rispetto della natura e del clima) impazzita.

Ecologismo


[da: News, novembre 2021]

Ecologismo come ideologia vs teologia del creato

[News del 7/11/2021]

Come tutte le ideologie della “modernità” (vedi), anche l’ecologismo è in fondo un’idea cristiana “impazzita”; mossa da un impeto buono e doveroso, qual è il rispetto della natura e del clima, assume però i connotati di un nuovo assoluto, dai toni persino panteistici, che censura, come tutte le ideologie, tutto ciò che non rientra nello schema mentale prefissato, fosse anche di sicura valenza scientifica.
Quindi, come accade alle ideologie, viene poi assunto dal potere, per fini reconditi, così da garantire più gli interessi di un’occulta oligarchia che il bene vero dell’uomo e della società.
Inoltre, come avviene ormai da decenni, anche tale ideologia può contare e imporsi a livello “globale”, soprattutto attraverso autorevoli organismi internazionali e ben al di là della volontà e della rappresentanza dei popoli e delle Nazioni che li compongono.
Infatti, da decenni ormai anche l’ONU abbraccia e pilota un “ecologismo” dal tono appunto ideologico e persino poco scientifico, con tratti che assomigliano non poco ad un progetto “malthusiano”, cioè contro l’uomo e con la finalità di ridurre drasticamente la popolazione mondiale.

Un clamoroso esempio ci fu fornito già nel 1994 dalla “Conferenza del Cairo”, organizzata dall’ONU apparentemente per garantire lo sviluppo e la cooperazione tra i popoli, in realtà per promuovere e persino imporre l’aborto e la contraccezione a livello planetario, specie nei Paesi in via di sviluppo, con falsi e antiscientifici allarmismi sulla futura insufficienza delle risorse a fronte di un incremento demografico presentato in toni apocalittici, Allora si trovò però di fronte l’opposizione di molti Paesi e soprattutto della Chiesa Cattolica (opposizione che oggi pare invece svanita e persino succube di tali Organismi e delle ideologie che li muovono, compreso lo stesso ecologismo). Vedremo nella presente analisi alcuni dettagli dell’infondatezza di questi “allarmismi”.

Tali organismi internazionali (compresa la UE) e mondiali (ONU, OMS, Forum, Congressi, G7, G20), contrariamente alle motivazioni che li fecero nascere dopo il 2° Conflitto Mondiale e alla parvenza di un coordinamento per far fronte comune alle problematiche mondiali, nascondono talora invece queste nuove ideologie e costituiscono un pericoloso svuotamento delle democrazie e delle stesse identità culturali e religiose dei popoli che vi sono ufficialmente rappresentati.
Le “emergenze” mondiali non fanno poi che accelerare e ingigantire questi poteri, per ottenere finalità ormai nemmeno troppo occulte.
Quello che abbiamo visto negli ultimi 20 mesi a proposito dell’emergenza sanitaria mondiale, con tratti dogmatici persino di dubbio valore scientifico (tant’è vero che non si ammettono critiche e discussioni!) e con una propaganda mediatica dai toni ossessivi e dittatoriali, può benissimo essere sempre più applicato in futuro anche per la cosiddetta emergenza climatica. (leggi)
Infine, l’accelerazione progressiva di questo metodo e dei contenuti che promuove e impone assume sempre più tratti anti-umani (transumanesimo?) e perfino malthusiani, per non dire, anticristici.

Proprio in questi giorni siamo così passati dal G20 di Roma al Cop26 di Glasgow. La presente annuale Conferenza ONU sul clima (Cop26) impegna al più alto livello i rappresentanti di circa 200 Paesi a progettare il futuro (si parla persino del 2060!) per limitare i “gas serra” e il fatidico “riscaldamento globale”. In realtà, si tratta appunto di un’ideologia (ecologismo), creata su allarmismi, esagerazioni e falsità, persino al di là di ogni serio riscontro scientifico (come dimostreremo in seguito); così la solita ristretta e occulta (ma ora può anche giocare a carte scoperte!) oligarchia può attuare una “transizione ecologica” in grado di mutare la gestione dell’economia di interi Paesi, ma a vantaggio di qualcuno. (leggi

Come ogni grande ideologia sorta con l’avvento della “modernità” (vedi) anche l’ecologismo vuole sostituirsi all’antica religione (‘in primis’ il cristianesimo e la Chiesa Cattolica; e finalmente ora trova la Chiesa stessa paradossalmente prona e disposta a farle da megafono!) ed assume dei tratti occultamente “religiosi” (una nuova religione universale, una moderna forma di panteismo, con la divinizzazione della Natura a scapito dell’uomo, con le proprie celebrazioni, la propria ritualità e persino propri profeti, veggenti e sacerdoti o sacerdotesse*).

* Significativo l’uso della ragazzina svedese Greta Thunberg (la giovane età fa così ancora più presa sulle masse, occultando gli astuti e potenti burattinai che la muovono), contribuendo tra l’altro a distruggere così la sua già fragile psicologia (soffre di una diagnosticata “sindrome di Asperger”, che la conduce fin da piccola ad un protagonismo ossessivo-compulsivo) (v. News, 20.08.2019)

Potremmo pure chiederci quanto costino e cosa comportino (anche solo per la sicurezza) tali incontri dei “potenti” della terra. È incredibile quanto spreco di denaro pubblico comportino questi incontri dei potenti della Terra, per incontri di fatto formali (in quanto tutto è in fondo già deciso altrove) e che invece, come l’emergenza sanitaria ha dimostrato, si potrebbero benissimo tenere a distanza.
L’avevamo già osservato a proposito del Forum di Davos (v. News del 29.01.2021). Dopo aver pochi giorni fa sperimentato di nuovo in casa nostra cosa comporti organizzare un G20, diamo un’occhiata all’immediatamente successivo Cop26 di Glasgow (Scozia); e, un po’ ironicamente, potremmo anche chiederci quanto inquinino!

Per questo incontro sul clima a Glasgow si sono utilizzati oltre 400 aerei (ricordiamo che il Presidente USA, oltre al proprio Air Force One, oltre ad avere al seguito anche un altro Boing 747 gemello per il proprio personale, deve utilizzare, non fidandosi dei mezzi offerti dai governi locali, anche immensi Cargo per trasportare gli elicotteri USA, le auto presidenziali e le innumerevoli auto del seguito; in questo caso pure doppi, essendo passato direttamente da Roma a Glasgow, senza possibilità quindi di trasporto degli stessi elicotteri ed auto): il che significa, alla faccia del clima, 15.000 ton di emissioni CO2 (quota equivalente a quanto richiesto a 1.600 passeggeri inglesi in un anno). (leggi) (quanto inquina Bill Gates! leggi)

Prima di entrare in qualche dettaglio interessante, dobbiamo però fare una decisiva premessa. Perché oggi apparentemente ci si fa discutere di tutto (la televisione è un tempio di questo) ma è impossibile discutere proprio sui fondamenti (che spesso non ci sono, come mostra il nichilismo, oppure sono falsi, come testimoniano le ideologie).

Per affrontare adeguatamente le questioni dovremmo sempre risalire alle cause prime; altrimenti c’è il rischio di non risolverle mai.
Compiamo allora anzitutto questa sintetica ma significativa premessa.



 

La “questione di fondo” (Teologia del Creato)

Quando parliamo di ambiente, natura, clima, ecologia dovremmo anzitutto ricorrere al termine più esatto: “Creato”. Un participio che fa subito riferimento all’Autore: il Creatore, cioè Dio (come si è rivelato fin dalla prima parola della Bibbia, Gn 1,1).

Non è un giudizio “di parte”; ma appunto la questione di fondo, la verità decisiva, senza la quale corriamo sempre il rischio di cadere nelle ideologie (nuovi Assoluti), che da 3 secoli producono più problemi (e danni) di quelli che vorrebbero risolvere.

Che la Natura, come emerge dalla Bibbia, non sia una divinità (panteismo) o un destino cieco e casuale (fatalismo), ma opera di Dio Creatore (Intelligenza e Amore supremo), è stato decisivo, nello sviluppo stesso della civiltà mondiale, per evitare due opposti estremismi, assai frequenti e molto pericolosi per l’uomo: l’uomo non è né succube di forze oscure e cieche (persino malvagie, da adorare e da tenere buone per sé, come avviene in quasi tutte le religioni arcaiche), che sorpasserebbero e annienterebbero la sua libertà, né è lui il padrone assoluto (come si vuole dall’Illuminismo in poi), così da poter agire con una libertà senza regole e alla fine distruttiva (degli altri, di sé e della natura stessa).

Questa consapevolezza del mondo come opera di Dio-Logos (Intelligenza suprema) ha permesso la nascita stessa della scienza, che sarebbe a priori impossibile in un’idea fatalistica o casuale della realtà. Infatti non a caso la scienza è nata e si è sviluppata storicamente dalla civiltà cristiana (come la storia dimostra e come ricorda sempre anche con veemenza il contemporaneo grande scienziato italiano A. Zichichi*).

* cfr. Antonino Zichichi, Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo.Il Saggiatore 1999, pp.29/31.

È per questo essenziale e imprescindibile che si riscopra questo primo contenuto della Bibbia (fede giudaico-cristiana) e del Credo (Dio Creatore di tutto, del cielo e della terra, delle realtà visibili e invisibili).
Il Signore di tutto è Dio (Creatore), non l’uomo. E l’uomo deve obbedire a Dio, suo Creatore.
Il Creato stesso (Natura) obbedisce a Dio: obbedisce infatti a rigorose leggi scientifiche, che l’uomo può pian piano scoprire ma non inventare.

Ancora fin dalla prima pagina della Bibbia emerge pure che il culmine della creazione è l’uomo, creato “a immagine e somiglianza di Dio” (Gn 1,26), cioè capace di pensiero (intelligenza) e volontà libera (responsabilità). Per questo, oltre e soprattutto ad essere in grado di conoscere Dio e chiamato a partecipare alla Sua vita, è in grado anche di conoscere progressivamente la natura e di esserne il signore (“dominus”, chiamato a dominare il creato, cfr. Gn 1,28).

Nasce così anche una vera gerarchia degli esseri e conseguentemente dei valori e dei doveri; una corretta gradualità “ontologica”.

In ordine decrescente:
Dio: l’Essere supremo e fondamento di tutto.
Gli Angeli: puri spiriti.
L’uomo: spirito in un corpo (e per questo culmine del mondo visibile e capace di entrare in rapporto d’amore con Dio ma anche di esplorare e dominare l’universo).
Gli animali: viventi dotati di sensibilità ma senza lo spirito (anche nei più evoluti), cioè quelle facoltà intellettive che permettono il progresso razionale della conoscenza e l’uso della volontà libera (infatti assenti negli animali).
I vegetali: viventi con un principio di vita solo vegetativo.
E infine la realtà materiale.

Quando non si riconosce più l’Essere supremo (Dio), quando manca l’obbedienza a Lui, c’è sempre il rischio che anche la scala degli esseri venga sconvolta o capovolta; quasi un’anti-creazione! Infatti, alcuni angeli, ribellatisi a Dio, sono diventati “diavoli” e hanno così creato l’inferno (volendo che anche gli uomini ne facciano parte). L’uomo stesso ha voluto sostituirsi a Dio (questo è il “peccato originale”, cfr. Gn 3) ed è così decaduto, fino alla dannazione eterna. Il creato stesso (Natura) si è rovinato; e da “paradiso terrestre” è diventato faticoso e ostile all’uomo; e l’uomo rischia sempre di nuovo di rovinarlo; così da un lato la natura può diventare sempre più inospitale, oppure all’opposto rischia di tornare ad essere una “divinità” da adorare, cui sottomettersi o di cui averne paura.
La stessa superiorità dell’uomo sugli animali non viene oggi più compresa e incredibilmente persino capovolta.

Gesù Cristo, Dio (la Seconda Persona della Ss.ma Trinità) fatto uomo, Signore del cosmo e della storia, ha redento l’uomo (vedi l’incipit della prima programmatica Enciclica di Giovanni Paolo II). Gesù è primizia della creazione nuova. Così che ora il creato stesso geme aspettando la nostra conversione a Lui e la nostra piena partecipazione alla Sua vita, per entrare anch’esso nella novità (“cieli nuovi e terra nuova” cfr. 2Pt 3,13) della vittoria di Cristo, nella risurrezione finale (cfr. Rm 8,19-23).

Ecco perché il cristianesimo ha fondato la possibilità di un armonioso equilibrio tra dominio e rispetto della natura: l’uomo può dominarla, ma come “amministratore” non come “padrone” assoluto, cioè deve vivere anche questo rapporto nell’obbedienza a Dio.

Tutto è stato fatto per l’uomo; ma l’uomo è stato creato per Dio!


 

La civiltà cristiana (che è stata oggettivamente quella trainante per il mondo intero, checché ne dica ora la montante “cancel culture”) ha permesso un saggio equilibrio e una piena armonia tra “rispetto” e “dominio” della natura. Per questo è sintomatico che da tale civiltà sia sorta e si sia sviluppata la scienza e la tecnica, e quindi lo stesso progresso economico dell’umanità. Questo rapporto armonico, tra conoscenza della natura e suo rispettoso utilizzo per il nostro bene, sta non solo alla base della nascita e sviluppo della stessa scienza moderna (lo esprime bene lo stesso Galilei, vedi e vedi), ma già nel Medioevo (che fu glorioso e non secoli bui, come lo dipinge l’Illuminismo in chiave polemicamente anticristiana) permise quello straordinario e armonioso intervento dell’uomo sulla natura, fino a renderla davvero ospitale e nello stesso tempo utile per l’uomo, come dimostra anche e soprattutto ciò che hanno compiuto in tal senso i numerosissimi monasteri in tutta Europa (non a caso S. Benedetto, il padre del monachesimo occidentale, anche per questo ne è il Patrono)!

L’opera dei monaci benedettini (e tutta la famiglia monacale che ne è seguita), anche per lo sviluppo dell’agricoltura e delle foreste, della canalizzazione delle acque e quindi per la bonificazione dei terreni paludosi, è stata immensa ed hanno permesso tanto il dominio quanto la rinascita e il rispetto di intere zone, che talora ancor oggi ne portano le positive conseguenze. Si potrebbero citare ad esempio, in Italia, l’irrigazione della Lombardia, le bonifiche del basso Lazio; ma anche le foreste dell’Appennino (v. Camaldoli*)

[cfr. T. E. Woods Jr., How the Catholic Church built western civilization, Washington D.C., 2001 (trad. it., Cantagalli SI, 2007: “Come la Chiesa Cattolica ha costruito la civiltà occidentale”)].

* Ancor oggi possiamo osservare, ad esempio, come attorno al Monastero di Camaldoli (AR), in quanto risparmiato dalla soppressione degli Ordini religiosi e dall’incameramento dei beni ecclesiastici operati dai Piemontesi durante il loro avanzamento risorgimentale alla conquista dell’Italia (detta “unità d’Italia”**, vedi), oltre ad avere una delle prime e fornitissime “Farmacie” della storia, sia attorniato da una foresta immensa (1500 ettari di abeti, faggi, alberi di alto fusto), nata e conservata ad opera dei monaci. Ai Camaldolesi si deve pure la stesura del primo “Codice forestale italiano” (cfr. Vittorio Messori, Pensare la storia, Paoline 1992, pp. 227/228). 
** Con l’unità d’Italia, sottolinea ancora Messori, è iniziato invece l’inquinamento ambientale della Penisola.
 

Possiamo infatti osservare, con tutto rispetto ma anche con verità storica, che le culture indigene extraeuropee (nonostante il culto dell’indigeno e del “buon selvaggio” promosso dall’Illuminismo, vedi, e quanto sta tornando di moda, anche nelle Americhe e persino nella Chiesa!*), con la loro religiosità incline a riconoscere spiriti occulti nella natura (specie in Africa) o a divinizzarla (come nell’Induismo), ha generato un “fatalismo” che impedisce evidentemente ogni ricerca razionale e scientifica, così come una vera e responsabile libertà dell’uomo.
(* sull’Amazzonia e America andina, la “Pachamama” ecc., cfr. News del 30.10.2021)


Anche l’Islam, pur rifacendosi alla Bibbia nell’idea di Dio unico e creatore, ha generato un rapporto diverso con la natura (come pure con l’alimentazione, v. ad esempio il divieto delle carni suine e delle bevande alcoliche) e talora persino a renderla inospitale per l’uomo.

Ne è un esempio la costa africana del Mediterraneo: prima dell’avvento e dell’invasione dell’Islam (sec. VII) tali zone dell’Africa settentrionale (mediterranea), oltre ad essere fiorenti di prestigiose e feconde comunità cristiane (fatte sparire per sempre dall’Islam!), erano anche molto fertili; ciò era dovuto anche alle piantagioni e all’agricoltura promossa dal cristianesimo, tra cui la coltivazione della vite, che ha un grande potere di resistenza e di fertilizzazione anche dei terreni più aridi, così da impedire e perfino far retrocedere l’avanzata del deserto. A seguito della invasione musulmana, anche per il divieto della coltivazione della vite (appunto per la proibizione delle bevande alcoliche), tali zone sono state sostanzialmente rimangiate dal deserto. (v. V. Messori, Le cose della vita, Paoline, 1995, pp. 234/237)


Come dimostra la storia di questi ultimi 500 anni (ma in fondo anche la vicenda personale dell’uomo quando si distacca da Cristo – cfr. Gv 15,5 e Lc 15,11-18), la progressiva perdita della fede cristiana genera nuovi falsi assoluti e dall’Illuminismo in poi ha generato quelle ideologie che sono vere e proprie schegge impazzite di contenuti cristiani (libertà, fraternità, razionalità, sentimento, dominio della natura, sessualità … – vedi il documento sulla “modernità” ma anche le audio-conferenze 1C 1D 1E).
 

Se già il peccato (soprattutto quello “originale”, ma anche ogni singolo peccato di ogni uomo) ha rovinato non solo l’uomo ma il creato stesso (non è più il “paradiso terrestre” che Dio aveva creato, ma diventa ostile e difficile per l’uomo), le nuove ideologie della “modernità” hanno permesso un’ulteriore rovina del creato: infatti, nonostante i notevoli progressi scientifici e tecnologici, la riduzione dell’uomo a “homo faber” e il nuovo assoluto della produzione e del profitto ad ogni costo, hanno provocato non solo la nascita e lo sfruttamento della “classe operaia”, ma anche la rovina della natura ed un irresponsabile inquinamento (basti pensare il proverbiale “fumo di Londra”).
 

La rivoluzione industriale ha infatti prodotto un tale dominio sulla natura da comprometterla gravemente, sia con il deturpamento dei paesaggi che con catastrofici livelli di inquinamento, così come ha provocato il progressivo e suicida abbandono dell’agricoltura (e quindi con la rovina di un’intera civiltà contadina) e l’oppressione persino schiavista della nuova classe operaia (con tutto ciò che ha generato anche per farvi fronte, come il socialismo e il comunismo, provocando però danni ben peggiori di quelli che voleva risolvere).

Anche le grandi ideologie poste tragicamente in atto nel XX secolo hanno portato talora a scelte tragiche nei confronti della stessa natura umana, con un ecologismo anti-umano dal tono ferocemente eugenetico e razzista (per creare la razza pura, ma anche oggi vogliamo il bambino perfetto e la vita da rispettare quando ha una sua efficienza, altrimenti è da scartare), unitamente ad un paradossale amore per gli animali.

È forse noto infatti come il nazismo, a cominciare da Hitler stesso (ma si veda anche il caso del creatore della Luftwaffe, Hermann Göring), unisse un diabolico disprezzo dell’essere umano (specie delle razze non-ariane) ad un incredibile rispetto e persino amore per gli animali (per i cani in particolare). 

Inutile nascondersi che pure l’esasperato animalismo emergente oggi ricalchi inconsciamente tale capovolgimento dell’ordine ontologico degli esseri, così che non sono ormai pochi, anche tra gli italiani, che considerano il cane migliore dell’uomo e più degno di rispetto di lui.
[Si veda ad es. quanto spendano attualmente gli italiani per i cani, cfr. News del 17.01.2018 e 2.03.2018]
L’attuale crescente “animalismo” rappresenta in fondo una assoluta e tragica novità nella storia della civiltà umana, perché mai, da quando è apparso l’homo sapiens sapiens sulla Terra, s’era persa l’idea della superiorità dell’uomo su tutti gli esseri viventi!

Si potrebbe osservare come pure il comunismo ateo, come e ancor più del capitalismo selvaggio, abbia prodotto un tasso di inquinamento elevatissimo, così che quando i Paesi dell’est-europeo erano sotto il comunismo russo avevano prodotto immani disastri ecologici; e tuttora la Cina comunista è il Paese più inquinato del mondo!
 

“La Cina è il Paese più inquinato e inquinante del mondo ed il principale produttore al mondo di gas serra. Produce infatti il 28% delle emissioni mondiali di anidride carbonica (nel silenzio complice dei catastrofisti del clima e della demonizzazione della Co2)!

Nonostante ciò, pochi giorni orsono il governo cinese ha dichiarato che, per rifarsi dalle chiusure industriali provocate dalla pandemia, ha aumentato la produzione giornaliera di carbone di oltre 1 milione di tonnellate. All’inizio di quest’anno fu inoltre presentato il progetto di nuove centrali termiche a carbone, per una potenza complessiva pari a tutte quelle della UE messe insieme (News, 29.01.2021).

Però, con un cinismo pari al suo autoritarismo, il Presidente Xi Jinping assicura ai benpensanti del clima la piena “decarbonizzazione” entro il 2060! (News, 31.08.2021).

È poi di questi giorni la notizia che a causa dello smog a Pechino sono state chiuse le autostrade e i parchi giochi delle scuole (per una visibilità ridotta a meno di m. 200).


La perdita di Dio (Creatore) e della concezione del mondo come “Creato”, con quel profondo equilibrio tra ‘dominio’ e ‘rispetto’ della natura che ha caratterizzato l’apogeo della civiltà cristiana (Medioevo), conduce pian piano l’uomo contemporaneo sulla via di un persino ostentato ritorno al “paganesimo”, che non solo tradisce e persino avversa (con toni anticristici) le proprie radici cristiane, ma obnubila la corretta gradualità ontologica degli esseri sopra accennata, per approdare ad una nuova divinizzazione della natura (panteismo) e ad un animalismo, che sembra proprio pensato a scapito dell’uomo cioè (un progetto che ha un accento persino satanico)!

Ed è assai triste e sconcertante osservare come ultimamente, invece di invitare l’uomo a questa sua altissima dignità (di creatura fatta “ad immagine e somiglianza di Dio” e redenta da Cristo Signore!) e vocazione (chiamato ad essere partecipe della vita stessa di Dio), anche la Chiesa (o buona parte di essa) sembri rincorrere invece queste nuove ideologie ambientaliste, ecologiste e animaliste, facendo addirittura credere che anche grandi Santi (come S. Francesco d’Assisi) lo facessero!


Alberi e carta, auto elettrica, no-nucleare, no-TAV … e altri miti

[News del 14/11/2021]

L’ecologismo non è solo una preoccupazione per salvaguardare il creato, l’ambiente e il clima, ma ha i tratti di una ideologia (cioè di una visione parziale e persino falsa, che censura tutto ciò che la potrebbe contraddire), di un potere (da imporsi ai popoli e in grado di svuotare impercettibilmente le democrazie e le identità dei popoli), persino di una nuova religione (un panteismo, cioè una venerazione della Natura come “assoluto”, a cui sacrificare tutto, uomo compreso, con le proprie celebrazioni, processioni, i propri riti, profeti e sacerdoti).

Di ecologismo come nuova religione panteistica, da porsi in sostituzione delle grandi religioni monoteiste, ‘in primis’ ovviamente il cristianesimo (che in Occidente presenta tra l’altro gravi segni di apostasia), ha parlato recentemente anche la filosofa francese Chantal Delsol, membro dell’Accademia di scienze morali e politiche (“cupola” della cultura francese), nel suo nuovo libro La fin de la chrétienté. La pensatrice, che si professa cristiana, pensa che il vuoto lasciato dal cristianesimo in Occidente non sarà rimpiazzato dall’ateismo né semplicemente dall’Islam, ma dal ritorno di un paganesimo, di un politeismo panteista, di un “cosmoteismo” come nuovo immanentismo che si impone e si oppone all’antica visione trascendente. L’ecologismo rappresenta cioè la nuova religione immanentistica. Abbiamo già persone che cantano inni alla “Madre Terra”, che baciano gli alberi, che venerano le balene e che sacrificherebbero ogni cosa per salvaguardare la Natura (intervistata da Giulio Meotti nel Foglio del 7.11.2021).

Come ogni ideologia della “modernità”, anche l’ecologismo deve creare i propri “miti”, far credere come assoluti le proprie menzogne (o riduzionismi), operare una ingente censura su tutto ciò che potrebbe smentirlo, generare paure irrazionali per spingere alla battaglia generalizzata o all’obbedienza rassegnata, comunque per far accettare i propri diktat.

Sperimentato in questi mesi l’eccezionale potere che offre una reale o presunta “emergenza sanitaria”, con un terrorismo psicologico e mediatico in grado di plagiare le masse e svuotare dall’interno intere democrazie, questo metodo viene assunto anche per la presunta “emergenza climatica”.

Lo stiamo vedendo in questi giorni anche in occasione dell’annuale Conferenza ONU sul “clima” (COP 26 – Glasgow, 31.10.2021/12.11.2021). Tale terrorismo psicologico emerge dai toni apocalittici degli interventi, dall’allarmismo predicato e indotto da questi altisonanti pulpiti internazionali, dalle cronache che ne fanno i giornali.

Ecco ad esempio i macroscopici titoli delle intere prime 9 pagine del Corriere della sera del 2.11.2021: pag. 1: La spinta di Draghi sul clima; pag. 2: “L’apocalisse climatica è vicina” (dal discorso sommamente demagogico del primo ministro britannico Johnson all’apertura della Conferenza); pag. 3: Draghi. “abbiamo i soldi, dobbiamo spenderli in fretta. Le rinnovabili non bastano, troviamo delle alternative”; [pag. 4 tutta occupata dalla pubblicità di un ente gestore di patrimoni in cui si dice: “proteggere l’ambiente sacrifica la performance. Ora i tuoi investimenti possono supportare entrambe le cose”]; pag. 5: in campo Rockfeller; pag. 6: L’attacco di Greta contro i politici: “fingono, i veri leader siamo noi”; [pag. 7: occupata dalla pubblicità di un’impresa che produce e distribuisce energia]; pag. 8: ”Vestiti, auto, email: così produciamo CO2. Dalla carne (14% dei gas serra totali) agli aerei (5%)”; pag. 9: “L’unica via per salvare il pianeta” (intervista al Segretario ONU Gutierrez, ripresa dalla prima pagina). Solo da pag. 10 si ritorna alle altre notizie del giorno … Come se fosse scoppiata la III Guerra Mondiale! (leggi). Sempre sul Corriere il Segretario Generale dell’ONU Gutierres afferma: “c’è una sola strada davanti a noi. Un futuro a soli +1,5°C è l’unico praticabile per l’umanità. Sta ai governanti rinnovare qui a Glasgow il proprio impegno su questo prima che sia troppo tardi!”.

Tale terrorismo psicologico, a partire dalla divulgazione ossessiva dei miti dell’ecologismo, mostra poi i muscoli, quando apre il sipario sulle possibilità che oggi la tecnologia permette ai governi, al fine di porre in atto un “controllo globale” delle persone e dei popoli: una sorta di “Grande Fratello verde”! Ne ha parlato in questi giorni a Glasgow l’ex vicepresidente USA Al Gore (leggi). L’autorevole esponente americano ha infatti indicata la creazione di una nuova tecnologia (Climate Trace) che monitorerà le emissioni di gas serra sull’intero pianeta, per identificare l’identità dei “responsabili” delle emissioni di gas serra. Si tratta di dati ottenuti da 300 satelliti esistenti, in collegamento con 11.000 sensori in terra, aria e mare; il tutto intrecciato coi dati ottenuti su internet ed elaborato mediante l’intelligenza artificiale. In questo modo già nel 2022 si potrà avere il “controllo ecologico” di ogni singola centrale elettrica, raffineria, nave, aereo, discarica … portando a disposizione di attivisti, investitori e governi le identità dei responsabili di emissioni nocive!

Vedremo qui in seguito come la questione del surriscaldamento del pianeta a causa dell’uomo sia un puro “mito” dell’ecologismo, un irrazionale “allarmismo”, indotto per attuare un preciso progetto economico, da imporre a livello globale, non importa se a scapito dell’umanità intera o proprio dei Paesi più poveri!

Ma prima di occuparci di questo, che è il tema che tiene banco in questi giorni a Glasgow e che impegna gli autorevolissimi rappresentanti di ben 200 Paesi del mondo, facciamo un passo indietro, per dare un’occhiata a come sia nato e cresciuto l’ecologismo in questi 40 anni.


 

Ecologismo anni ‘80/‘90

Mentre negli anni ’60 del secolo scorso scoppiava in Occidente non solo la grande contestazione studentesca e giovanile (in Italia pilotata dalla sinistra, anche estrema, unitamente alla grandi mobilitazioni della “classe operaia”) ma una vera e propria “rivoluzione”, di mentalità e di costumi, personali e sociali (come abbiamo sottolineato nel nostro recente documento in merito), cresceva pure un “pacifismo” unilaterale (infatti sempre e solo contro le basi USA e NATO), lautamente finanziato dalla Russia comunista (che invece aveva tranquillamente le proprie innumerevoli testate nucleari puntate sull’Europa occidentale).

Del pericolo che il verde fosse soppiantato dall’invasione del cemento e l’aria fosse resa irrespirabile dalle ciminiere e dalle marmitte delle auto parlava solo qualcuno, a cominciare dal “ragazzo della via Gluck”.

Poi, negli anni ’80 e ’90, è invece cresciuta l’ideologia ecologista, a partire certo dal reale dilagare di un inquinamento soffocante (ultimo frutto di quella rivoluzione industriale che aveva fatto della produzione l’unico assoluto a cui tutto sacrificare, operai, città e natura). Però, come accade per tutte le ideologie, anche l’ecologismo mostrò assai presto il suo volto unilaterale e la sua visione manichea, persino platealmente falsa. Si vennero così a costituire in Europa i partiti “verdi”. Oltre ad essere partiti ecologisti, ricoprivano pure il ruolo di movimenti o partiti generali di protesta; e, come tali, in grado di attirare e convogliare il malcontento, non solo giovanile ma popolare, nei confronti del “sistema”, del “palazzo” e della politica in genere [nei decenni successivi ne sorgeranno sempre di nuovi, poi crollati (come vediamo anche nell’attuale panorama politico italiano) alla prova di governo, perché è certamente più facile demolire che costruire, contestare che governare]. Tali partiti “verdi”, pur raggiungendo percentuali di consenso relativamente limitate, riuscivano però a condizionare fortemente la vita politica e le scelte sociali ed economiche di interi governi (anche in Germania), compreso le politiche energetiche, fondamentali per la vita di un Paese, perché senza una seria e lungimirante politica energetica, al di là delle retoriche ambientaliste, un Paese muore o è colonizzato economicamente da altre potenze straniere.

Come quasi ogni ideologia, anche l’ecologismo si era dunque mosso per far fronte ad un dato reale e con una preoccupazione vera, così da far presa sul popolo e catturare consenso. Ad esempio, nei Paesi più industrializzati l’inquinamento dell’aria e delle acque aveva in effetti raggiunto livelli ormai insopportabili (dal mitico “fumo di Londra” ai fiumi maleodoranti, ricoperti di schiuma e senza vita). Però appunto, come tutte le ideologie, anche questa giusta attenzione e passione divenne assai presto una visione parziale, unilaterale, un insieme di miti irrazionali e su cui non si poteva discutere, diktat da imporre ai governi, non importa se con nuove censure … e pure con finanziamenti non proprio edificanti.

Un piccolo esempio, che potrà rappresentare un ricordo per i più anziani. Negli anni ’60 venne messo al bando il famoso insetticida DDT, che era presente in tutte le case. Si disse che era estremamente pericoloso; e magari era vero. Però la sua soppressione ha provocato, specie in Africa, un ritorno virulento della malaria, con centinaia di milioni di infettati e di morti (così sottolineò, fuori dal coro, il grande scienziato Haroun Tazieff). [cfr. V. Messori, Le cose della vita, Paoline, 1995, pp. 294/297]

Qualche esempio di ecologismo pilotato negli anni ’80 dagli sponsor (poi si chiameranno “tangenti)”:

Come mai WWF, Greenpower e Lega Ambiente raccomandavano ad esempio le pile francesi Mazda, mentre attaccavano quelle Duracell? Questione di maggiore o minore presenza di mercurio (come allora si gridava allarmati)? No. Più prosaicamente perché Mazda, Eni, Italgas, Sir (chimica) li finanziava e la Duracell no!
Accadeva inoltre che piccole ditte venissero messe sotto accusa dagli ecologisti (ad es. il 13.11.1987 fecero chiudere la “Agrichimica” di PV per gli scarichi di ammonio), mentre grandi ditte, che provocavano danni ben peggiori, venivano giubilate. Come mai? Semplicemente perché da queste ultime ricevevano grandi finanziamenti, che le prime non potevano permettersi.
Di nuovo, come mai in Italia WWF, Lega ambiente (legata al PCI) e Italia nostra si opposero così fortemente alle centrali nucleari (vedi sotto) per rimanere a quelle termoelettriche (cioè a petrolio o gas)? Guarda caso, perché queste benemerite associazioni ambientaliste avevano ricevuto in proposito lauti finanziamenti, ad esempio dalla “Esso Italiana” (della Exxon, una delle “sette sorelle” del gruppo Rockefeller), oltre che dall’ENI.

Come produrre energia elettrica? (a proposito del NOal nucleare)

Un Paese non vive e non ha futuro senza una seria, concreta e lungimirante “politica energetica”!

Subito dopo la II Guerra Mondiale, ci volle la genialità imprenditoriale di Enrico Mattei (con l’appoggio politico della Democrazia Cristiana, per decenni partito di maggiorana relativa) per trarre fuori l’Italia dai ricatti del superpotere petrolifero delle cosiddette “Sette sorelle” (compagnie petrolifere anglo-olandesi-statunitensi) e fondare l’ENI. Anche questo contribuì al cosiddetto “miracolo economico”, così da far passare in pochi anni l’Italia da essere un cumulo di macerie ad essere la 4^ potenza economica del mondo!

Politica energetica vuol dire anche pensare seriamente non solo agli idrocarburi ma a come produrre in modo efficiente e meno inquinante possibile l’energia elettrica, senza la quale da oltre un secolo non si vive.

Oggi, grazia anche alla potenzialità delle nuove batterie, sta emergendo una visione messianica o persino magica dell’energia elettrica. Ma l’energia elettrica va prodotta! Forse se lo dimenticano gli attuali veneratori delle auto, scooters, bici e monopattini elettrici! Credono forse che la ricarica avvenga magicamente, basta attaccare la spina? Senza ricarica elettrica non lavorano molte ore neppure le batterie dei computers o dei cellulari. E ovviamente non camminano nemmeno treni e metropolitane. Chissà poi se i moderni fautori dell’elettrico si ricordano che qualche tempo fa sono state smantellate dalle città italiane, senza che alcuno fiatasse, intere linee di tram e filobus (a favore degli inquinanti e rumorosi autobus, per non dire delle auto private), e si dismisero addirittura intere linee ferroviarie locali (mentre ad esempio in Svizzera, nonostante un paesaggio così stupendo quanto impervio, coi treni, anche a cremagliera, si arriva ovunque, anche sui campi di sci e in vetta alle montagne). E chissà se i forsennati NO-TAV (Treno ad Alta Velocità Torino/Lione) si accorgono dell’enorme traffico altamente inquinante sull’adiacente autostrada della Valle Susa e traforo del Frejus (storico collegamento principe tra Italia e Francia/Europa occidentale. E’ tra l’altro quasi pronto il raddoppio del traforo stradale del Frejus, che sarà il traforo autostradale, cioè a doppia canna, più lungo d’Europa, primato che oggi possiede incredibilmente il traforo del Gran Sasso; ma chissà perché su questi lavori, e l’autostrada è certamente più inquinante della TAV, gli ecologisti conservano invece un rispettoso silenzio?!). Comunque poi, dopo aver bloccato i lavori per anni e fatto lievitare i costi, siederanno anche loro comodamente nel treno silenzioso e non inquinante che in 3 ore li porterà da Torino a Lione e da lì nel già attivo da anni TGV per Parigi/GB/B o per Marsiglia o Spagna (così come oggi si godono il MI/Roma in 3 ore).
A proposito dell’ideologia ecologista su autostrade e ferrovie vedi il documento.

 

Come produrre dunque tutta questa energia elettrica?

Negli anni ’80 in Italia ci fu una grande battaglia ideologica contro il nucleare, fino ad un Referendum (1987) che non solo impedì al nostro Paese di avere in futuro tale risorsa, ma bloccò o trasformo in “termoelettriche” (quindi a petrolio, gas o carbone!) quelle centrali elettriche nucleari che erano già progettate e persino ultimate.

Si ricordi che gr. 4 di uranio (per una centrale nucleare) producono tanta energia elettrica quanto ton. 200.000 di petrolio (per una centrale termo-elettrica): cosa inquinerà di più? Certo il nucleare (energia dal nucleo dell’atomo) è più pericoloso del fuoco classico (gas, carbone o petrolio che brucia è chimica, cioè energia dagli elettroni dell’atomo), perché di stratta sempre di far bollire dell’acqua per muovere col vapore acqueo una turbina che produca elettricità; ma tutto il progresso tecnologico sarebbe pericoloso e l’uomo impara progressivamente a renderlo sempre più sicuro.. altrimenti sarebbe stato pericoloso anche andare in aereo, in treno e in auto (questo è ad es. il giudizio sul nucleare del grande scienziato italiano Antonino Zichichi).

Visto che dobbiamo comprare molta energia elettrica dall’estero (fatta arrivare mediante enormi elettrodotti, che causano peraltro un pericoloso inquinamento elettromagnetico a danno della salute di chi abita nelle vicinanze), è paradossale che molta di quella energia provenga ad esempio dalla Francia e sia prodotta da 4 enormi centrali elettriche nucleari in Provenza e nel basso Rodano (quindi in fondo a pochi passi dall’Italia, specie se parliamo di possibili incidenti e conseguente fuga di radiazioni).

La proibizione italiana (a motivo delle pressioni ecologiste) del nucleare, richiede quindi, per le centrali termonucleari, un enorme fabbisogno di petrolio o gas, che noi non abbiamo (o non vogliamo cercarlo, perché anche su questo ci sono i veti ecologisti, mentre ad esempio la Croazia lo estrae dall’Adriatico di fronte a noi), ma che dobbiamo comprare dall’estero, specie dalla Libia (la cui situazione politica, dopo l’uccisione di Gheddafi il 20.10.2011 da parte delle forze dell’ONU, USA e francesi, è incandescente e per noi particolarmente pericolosa) o dalla Russia* (che, dato l’attuale embargo occidentale, potrebbe giocare anche strani e per noi catastrofici ricatti, oltre alla questione del necessario attraversamento dei gasdotti in Ucraina, oggi contesa tra Russia e NATO) (non a caso ci fu un Presidente del Consiglio italiano, tanto demonizzato, che curava particolarmente rapporti di amicizia con Putin …).

* A proposito di metano proveniente dalla Russia (Siberia), è bene ricordare che molte proteste ecologiste e antinucleari degli anni ‘80 (oltre a quelle del pacifismo unilaterale antiamericano) erano cavalcate in Italia dal PCI (il più grande partito comunista dell’Occidente, finanziato lautamente da Mosca): non c’entrava nulla la feroce opposizione al nucleare con il fatto che dovevamo comprare il gas della Siberia? (nel 1993 si scoprì che, per ottenere questa pressione politica in favore anche del metano sovietico, ci fu ad esempio una tangente di 12 milioni di $ dalla Russia su un conto svizzero del PCI – ma in quell’anno “tangentopoli” guardava solo i finanziamenti irregolari per la DC e il PSI – ascolta in proposito cosa rispose B. Craxi al PM Di Pietro nel processo che lo riguardava).

Insomma, le centrali termonucleari inquinano, quelle nucleari sono troppo pericolose (non importa se ne abbiamo 4 francesi appena oltre il confine; e un eventuale disastro nucleare valica migliaia di km, come abbiamo visto a Chernobyl nel 1986); non vogliamo trivellare l’Adriatico (non importa se sull’altra sponda lo fanno i Croati) …
Non ci rimarrebbero che le nostre montagne, ricche d’acqua, quindi una grande risorsa per produrre energia elettrica con centrali idroelettriche; ma anche quelle (con dighe e condotte) rovinano il paesaggio e possono essere estremamente pericolose [tragedia del Vajont (9.10.1963) docet!]
Ci vuole un nuovo mito! Ed ecco l’entusiasmo per i “pannelli solari” e le enormi “pale eoliche”. Però, dopo i primi entusiasmi da ideologia ecologista, già ci si accorge non solo quanto siano poco produttivi, ma soprattutto quanto rovinino terribilmente il paesaggio!

Cosa auspichiamo, di tornare a muoverci coi cavalli (no, povere bestie, vanno rispettate!), a riscaldarci con la stufa a legna (per carità, neppure quella, perché gli alberi vanno rispettati) e accendere le candele al calar del sole e far funzionare tv e computer a pedali?

Insomma: dovremo eliminare l’uomo (“cancro del pianeta”)!
Ed è a questo che l’ecologismo (malthusiano) vuole arrivare!




A proposito di alberi …

 

Parco-mania

In Italia si sono lodevolmente moltiplicati i parchi naturali (nazionali, regionali, locali). Passi che ci si opponga alle costruzioni (anche se delle belle costruzioni possono persino valorizzare e non rovinare il paesaggio, v. il Principato di Monaco o le svizzere Davos, Sankt Moritz, Zermatt o Gstaad!) e ovviamente all’inquinamento … ma che si arrivi a Parchi naturali impenetrabili anche a piedi è pura ideologia! (vedi ad es. quello maremmano dell’Uccellina [GR], in cui bisogna pagare e prenotarsi per tempo anche solo per farvi una passeggiata a piedi).
Chi ne deve godere? Solo le lucertole e le zanzare (a proposito, perché non devono essere rispettate anche le zanzare? ci arriveremo …).
Si scade appunto in una sorta di panteistica adorazione della Natura. Non più considerata perché l’uomo ne goda, con rispetto e lode al Creatore, ma addirittura eliminando l’uomo!

 

Alberi

Abbiamo già fatto cenno (v. nella prima parte la notizia su Camaldoli) a cosa abbia prodotto di buono la civiltà cristiana (e in particolare il monachesimo) anche per l’ambiente (il creato), il paesaggio, l’agricoltura, la bonifica delle paludi, la canalizzazione delle acque e pure per l’incremento e la cura delle foreste.
Invece l’ecologismo esaspera anche la questione degli alberi, fino al punto da renderli intoccabili e perfino di venerarli in modo panteistico.
In realtà sappiamo fin da bambini che tanto gli alberi ci offrono ossigeno di giorno, a motivo della loro “funzione clorofilliana”, tanto di notte ci regalano CO2 (così che nessuno metterebbe infatti neppure una piantina in una camera da letto)!
Non è poi vero che sono gli alberi i massimi produttori di ossigeno del pianeta, perché il 75% dell’ossigeno del mondo è prodotto dagli oceani e il restante 25% è dovuto non solo alle foreste ma anche ai campi coltivati (oltre a fornirci l’alimentazione) (cfr. V. Messori, La sfida della fede, Paoline, 1993, pp.316/320).

In proposito sentiamo spesso parlare dell’Amazzonia come del “polmone verde della Terra”, con i suoi 6 milioni di kmdi foresta (la più grande del mondo, dopo l’intera taiga russo-siberiana) e soli 17 milioni di abitanti. Secondo l’ideologia imperante essa sarebbe aggredita dall’uomo moderno, specie occidentale (perché invece gli “indigeni”, secondo la logica già illuminista del “buon selvaggio” vedi, sono tanto buoni e innocenti!).
Anche qui, grandi mobilitazioni e furibonde lotte ecologiste per impedire che l’immensa foresta amazzonica (più vasta dell’intera Europa occidentale) sia attraversata da una strada o che alcune piccole zone siano dedicate all’agricoltura*. In realtà anche l’Amazzonia è però diventata un “mito”, consono alla propaganda ideologica ecologista.
Abbiamo purtroppo sentito recentemente anche la Chiesa abbracciare tale mito e accodarsi a tali slogans (con tanto di venerazione idolatrica se non satanica della divinità locale e andina della Pachamama, cioè della “Madre Terra”, addirittura in Vaticano – cfr. News, 30.10.2021) .

* In realtà, anche dietro questo mito dell’intangibilità dell’Amazzonia ci sarebbero ingenti interessi stranieri, anche del mondo ecologista. Infatti il progetto, tanto avversato dagli ambientalisti e dal WWF in particolare, di trasformare un’area minimale della foresta (0,5% del totale) in zona agricola, non diminuirebbe affatto la produzione di ossigeno, ma, come dimostrano inequivocabilmente seri studi scientifici, addirittura l’aumenterebbe del doppio se fosse coltivato a patate e del quadruplo se fosse coltivato a barbabietole! È la possibile concorrenza (per maggior qualità e minor prezzo) di questi prodotti agricoli sul mercato internazionale a spaventare molti Paesi stranieri (che finanziano di conseguenza gli ecologisti in questa protesta). È quanto disse a suo tempo (1992), dati alla mano, proprio Gilberto Mestrinho, cioè nientemeno che il Governatore dello Stato brasiliano dell’Amazonas.
 

Un altro mito ecologista, che assurge quasi a comandamento divino (non a caso ne parlano anche autorevoli documenti della Chiesa!) è la raccolta differenziata.

Come sappiamo, in Italia (specie al Sud) non siamo ancora riusciti a risolvere il problema dei rifiuti: troppo complicato, troppi interessi (camorra compresa), troppa burocrazia … così che talora è più conveniente mandarli all’estero, perché loro invece ci guadagnano (e producono energia anche con questi).

Soffermiamo brevemente la nostra attenzione solo sulla questione della carta, assolutamente da riciclare (secondo i nuovi comandamenti) per evitare l’abbattimento dei venerati alberi!
Possiamo invece facilmente abbattere tale mito…
Oltre a porre in atto gli strumenti (camion) per tale raccolta differenziata, la carta da riciclare va trasportata (con relativo inquinamento) ai centri specializzati per questo (non è così semplice come bruciarla) e tali centri non sono ovunque.
Anche per riciclare la carta più semplice (come quella dei quotidiani) occorre già più energia che per produrla nuova e con l’utilizzo di sostanze chimiche inquinanti. Se poi parliamo di carta più pregiata (anche solo quella patinata delle riviste), per riciclarla si devono usare sostanze chimiche ancora più dannose e persino velenose. Occorre soprattutto un’enorme quantità di cloro (inquinante), che, unendosi con la lignina, produce addirittura la diossina (altamente tossica) (ecco perché molte riviste che vogliono essere moderne ed ecologiste sono già passate dalla dicitura “carta riciclata” a quella “carta senza cloro”, cioè non riciclata).
Ed ecco l’imperativo categorico dell’ideologia ecologista: non sprecare la carta e riciclarla salva gli alberi!!
L’ecologismo ci ricorda “ton. 1 di carta riciclata = 17 alberi salvati”! Questo mito viene predicato dappertutto, persino quando si riceve una e-mail o un documento (“memorizzalo ma non stamparlo: così salvi gli alberi!”), così da farci venire il rimorso anche per esserci soffiati il naso o asciugata una lacrima con un fazzoletto di carta (come ironizzava saggiamente Checco Zalone nella ‘civile’ Norvegia di “Quo vado?”).
La favola di non sprecare e riciclare la carta per salvare i mitici alberi fa immaginare perfidi uomini che vanno in giro ad abbattere alberi di foreste vergini da portare alle cartiere. La realtà è però un’altra, come dimostrano sapientemente proprio i Paesi scandinavi (specie la Finlandia*; ma possiamo constatarlo anche in Canada e nell’immensa Russia), massimi produttori di legna e quindi di cellulosa per le cartiere: intere foreste vengono continuamente fatte crescere e tagliate proprio a questo scopo! Non si tratta quindi di abbattimento di alberi di cui inesorabilmente il pianeta perderebbe l’ossigeno, ma al contrario di alberi sempre giovani (che producono più ossigeno di quelli vecchi), continuamente impiantati e tagliati per questo scopo (in terreni che sarebbero invece altrimenti lasciati incolti e quindi con poco ossigeno prodotto)

* Abbiamo forse tutti negli occhi, fin da bambini, le immagini dell’incredibile e affascinante modo con cui migliaia di tronchi d’albero vengono fatti defluire sull’acqua (si chiama “fluitazione”, sistema usato particolarmente in Finlandia, viste le sue decine di migliaia di laghi tra loro collegati), in genere destinati proprio alla produzione della carta (ma anche per altri scopi, come arredamento e costruzioni – si veda ad es. la Svezia e la sua celebre Ikea). Non a caso la Finlandia possiede allo scopo 4,5 ettari di bosco per abitante, quando invece la media europea è di 0,3.

Gli ambientalisti, cioè i veneratori degli alberi, dovrebbero quindi paradossalmente rallegrarsi per la produzione della carta attraverso gli alberi, in quanto ne rappresenta appunto un incremento sempre giovane e salutare (cioè produce più ossigeno ed è meno inquinante)!
Paradossalmente, invece, alle “cartiere” è più conveniente riciclare che produrre la carta. Infatti riciclare la carta può rappresentare per loro un guadagno: la raccolta della carta è spesso fatta su base gratuita, persino volontaria (e in ciò i bravi giovani cattolici si distinguono, pensando di porre così in atto un comandamento divino o di operare in tal modo per l’ambiente o persino per i poveri!), e spesso, vista la demagogia ambientalista in corso, ricevono lauti finanziamenti dai governi (affinché riciclino e non taglino più alberi). Non importa se inquinano di più le sostanze chimiche usate appunto dalle cartiere per il riciclaggio!

Un’ultima battuta, antipatica ma realistica, sui tanto lodati sacchetti di carta, in sostituzione dei sacchetti di plastica: non ci si crederebbe, ma il sacchetto di plastica produce un terribile danno estetico (così da invadere anche le acque marine), e come tale va evitato e possibilmente abolito, ma quello di carta produce paradossalmente un danno chimico maggiore (la carta al macero rilascia infatti gli elementi tossici con cui è stata preparata, mentre la plastica no). [Vittorio Messori, Le cose della vita, Paoline, 1995, pp.307/313]



 

Altri attuali miti ecologisti

La “transizione ecologica”, tanto implorata e persino comandata, è una vera e propria ideologia, che non tiene conto della realtà e che potrebbe portare sul lastrico intere società, specie quelle più povere o proprio ora in via di sviluppo e renderle ancor più ricattabili dai grandi poteri mondiali (per avere aiuti internazionali).

I fanatici del “clima”, che manifestano in tutto l’Occidente (quando è la Cina il Paese che più inquina il mondo), talora anche in modo violento, per chiedere azioni immediate e draconiane per salvare il clima e il pianeta dalla catastrofe prossima ventura, hanno una visione “magica” dell’energia “pulita”, come se scaturisse dal nulla.
La stessa Agenzia Internazionale dell’Energia ha dovuto riconoscere che la transizione dai combustibili fossili all’energia “pulita, sostenibile e rinnovabile” richiederà enormi quantità di metalli, minerali e altri materiali (anche pericolosi).

Ad esempio, le turbine eoliche, al di là del terribile impatto visivo ambientale, richiedono 9 volte più materiali che gli impianti a gas. Gli ecologisti (come i NO-TAV, abbiamo visto sopra) sarebbero disposti a fare i minatori, gli operai nelle acciaierie o guidare camion carichi di rame-cobalto-nichel, tutti materiali essenziali per produrre energia “verde”? (leggi)



Magico elettrico!

Abbiamo sopra accennato all’attuale crescente visione magica e messianica (salvifica) dell’elettrico nei trasporti: auto, scooters, bici, monopattini (che hanno ora invaso tutta la città, con un insopportabile disordine!)…
Tutto come se a quella spina per ricaricare le batterie arrivasse qualcosa dal “paradiso terrestre”: l’importante è che non facciano smog e rumore. Non importa se più lontano una centrale elettrica deve fare più energia e quindi più smog per questo!

Auto elettriche

Visto che non possiamo più fare a meno dell’auto, ci dicono che il futuro è rottamare motori diesel, a benzina, GPL ecc. per passare alla meravigliosa “auto elettrica”, silenziosa e non inquinante. Le “civili” società scandinave anche in questo si pongono come esempio al mondo

La Norvegia, ad esempio, che ha orrore e richiede permessi speciali per far accedere ad Oslo un’auto diesel, prevede per le auto elettriche innumerevoli agevolazioni (dall’esonero dei pedaggi ai parcheggi gratuiti, dalle agevolazioni fiscali ad altri benefici economici); così le costose Tesla (anche del miliardario Musk, uno degli attuali “padroni del mondo”) hanno guadagnato il parco auto scandinavo; non importa se poi la Norvegia trivella ed estrae petrolio in tutto il suo mare (mai ghiacciato, nonostante le altissime latitudini, a motivo della Corrente del Golfo) fino e oltre le Svalbard; e non importa dove dislocherà lo stoccaggio delle batterie usate del suo nuovo e “civile” parco auto!

Il “mito”, come una leggenda per bambini, è bello, ma poi si scontra con la realtà e svanisce.

I motori elettrici per i mezzi di trasporto (quelli che non possono rimanere attaccati al filo della corrente mediante pantografo – anche se in alcune strade della Germania sono già apparse reti elettriche tipo filo-tramvie per camion dotati di appositi pantografi), resi possibili da “batterie” di nuova generazione in grado di garantire una certa autonomia (altrimenti sarebbe impossibile viaggiare se non attorno a casa), hanno bisogno di notevoli quantità di energia elettrica, che non sgorga magicamente dal nulla, ma arriva alla fatidica presa di corrente; quindi per ricaricare periodicamente le batterie occorre nuova produzione di energia elettrica e persino nuove centrali elettriche (con l’inquinamento che ciò comporta). Pannelli solari o pale eoliche, oltre all’aspetto antiestetico, non sono in grado di rispondere a tale fabbisogno. E dato che le centrali elettriche non sono fortunatamente ovunque e addirittura anche l’Italia fruisce pure di quelle estere, occorre far giungere elettricità ad alta tensione mediante elettrodotti, che, come abbiamo già ricordato, causano pure un inquinamento elettromagnetico pericoloso per la salute di chi abita nelle vicinanze. Inoltre, persino la ricarica serale delle batterie dell’auto in garage produce un inquinamento elettromagnetico sotto casa!
Ma il problema più grave, se parliamo di inquinamento, sono proprio le batterie; sia per produrle che per lo stoccaggio di quelle usate (rifiuti come sappiamo pericolosi e di non facile smistamento; tanto da richiedere raccolte particolari anche per le semplice piccole pile ad uso domiciliare!), tenendo presente che un’auto elettrica ne ha molte e che non durano quanto la vita dell’auto stessa, quindi vanno cambiate anche in itinere.
Cosa serve anzitutto per costruire tali batterie delle auto elettriche (ma anche cicli, monopattini, ecc.)? Litio, cobalto, grafite sferica, … materiale non proprio innocuo e che si possa trovare ovunque!
Guarda caso: la Cina controlla il 51% della produzione mondiale di litio chimico, il 62% del cobalto chimico e il 100% della grafite sferica!
Dove poi smaltire appunto le batterie elettriche e le stesse auto elettriche? Un problema enorme, proprio per l’ambiente; perché occorrono appositi “cimiteri” d’auto altamente inquinanti!

E anche qui l’ideologia ecologista crolla di fronte alla realtà!




 

Attuali “isterie” ecologiste

Come tutte le ideologie (vedi documento 1 e 2 e News 5.02.2021 e 13.02.2021), anche l’ecologismo raggiunge livelli irrazionali (e relative censure) ai limiti della follia (isteria).
Ecco due esempi, riportati con un po’ di ironia, anche se purtroppo reali.
 

Sesso “ecologico”
Non sembri volgare (altrimenti si salti questo paragrafo), ma solo per fare un po’ di ironia e svelare le nuove isterie ideologiche…

Già quasi 30 anni fa, sulla scia dell’enfasi “messianica” che avvolgeva il mitico “preservativo” (salvatore universale, contro il pericolo di malattie sessualmente trasmesse e soprattutto contro il pericolo di rapporti fecondi!), Vittorio Messori ironizzava sul loro effetto inquinante, tanto per rimanere in tema ecologico. Con un calcolo approssimativo dal tono ironico quanto squallido, il noto scrittore italiano faceva osservare come solo su 60 milioni Italiani, di cui 20 milioni di coppie sessualmente attive, e con un calcolo minimale di almeno 50 rapporti sessuali all’anno, se tutti usassero effettivamente il fatidico profilattico, vorrebbe dire un uso di ben 1 miliardo di preservativi annui solo in Italia. A parte l’immoralità umana e cristiana di tale metodo contraccettivo, come pure la percentuale non irrilevante di fallimento, con gravissime conseguenze (trattandosi di possibili nascite, spesso in caso di concepimento si giunge all’aborto; e per le malattie sessualmente trasmesse, talora si giunge alla morte, basti pensare al virus HIV, cioè all’AIDS); a parte ancora all’enorme giro di interessi che ruota attorno alla produzione e distribuzione dei preservativi (guadagni stratosferici che incidono non poco nella propaganda mondiale circa l’obbligo e persino il dovere di usare questo metodo di cosiddetto “sesso sicuro”, che poi appunto così sicuro non è!), solo dal punto di vista dell’inquinamento il dato non è per nulla irrilevante. Infatti i preservativi sono di lattice, cioè un tipo di plastica che deve essere ovviamente tanto delicata quanto resistente (anche se la possibilità di rottura non è appunto così remota e comporta gravi conseguenze!); in termini ecologici, per rimanere in tema, si tratta di materiale non riciclabile e non biodegradabile. Anche se si tratta di oggetti non particolarmente ingombranti, la loro discarica di almeno 1 miliardo annuo solo per Italia dovrebbe far sussultare indignati gli ambientalisti più radicali. [cfr. V. Messori, La sfida della fede, Paoline, 1993, pp.234/235]

Non sembri un’ironia moralista d’altri tempi. Proprio in questi giorni, infatti, il tema di “prodotti sessuali” più attenti all’emergenza ecologica è tornato pienamente in auge e più che mai!
Persino l’ONU (il suo “Fondo per la popolazione”) s’è posto il problema di miliardi e miliardi di preservativi non riciclabili e quindi inquinanti. Qualcuno ha proposto un ritorno al “naturale” (preservativi in pelle d’agnello, organici, vegani, comunque ecologici); ma l’ipotesi pare poco praticabile, per la scomodità e persino al fine del tanto declamato “sesso sicuro”!
 

Invece, a proposito di “naturale”, perché non riconoscere, come insegna la Chiesa e in fondo appunto la stessa natura (che è creata e regolata da Dio, anche nel corpo umano), che la procreazione è parte integrante e fondamentale della sessualità umana (quindi non censurabile senza una certa violenza su se stessi; non a caso si parla di contraccezione, cioè che va “contro” la logica inscritta nell’essere stesso delle cose e della persona)? Certo, trattandosi della possibilità di procreare un essere umano, occorre assumersi una “responsabilità” (si dice infatti “procreazione responsabile”, che non significa però inventabile a piacimento, ma collabozione al disegno d’amore del Creatore), che richiede pure una regolazione dei rapporti sessuali (peraltro moralmente leciti solo all’interno del matrimonio; per i battezzati, solo dopo il Sacramento), mediante il riconoscimento dell’alternarsi ciclico di fecondità/infecondità del corpo femminile. Si chiamano non a caso “metodi naturali” (cfr. Morale sessuale, 32.1). Chissà perché tutta questa attenzione alla “natura” sparisce quando è in gioco la sessualità umana? Però non sono pochi, non solo tra cristiani ma anche tra i più sensibili alla verità della natura umana*, coloro che stanno riscoprendo questa bellezza, anche se richiede un certo dominio di sè (che peraltro accresce l’amore, come donazione di sè).

* Potremmo dire che si tratta di scoprire una vera “ecologia dell’uomo”, secondo un’acuta espressione usata da Benedetto XVI addirittura nella sua visita al Parlamento tedesco, condizionato allora da una discreta percentuale di parlamentari “Verdi” (leggi).


Oggi si arriva invece ad enfatizzare persino una contraccezione ecologica: al di là del mito della sovrappopolazione (oggi un poco tramontato e su cui torneremo nella prossima puntata), si dice che avere al massimo 1 o 2 figli inquina di meno il pianeta! E’ stato addirittura detto recentemente che non avere un figlio fa risparmiare circa 58,6 tonnellate di C02 all’anno; mentre vivere senza auto ne fa risparmiare solo 2,3 tonnellate. Dunque…!
Sulla scia pure dei reali inglesi Harry e Megan (che hanno dichiarato di volersi fermare a due figli per tutelare l’ambiente!), ben il 41% dei giovani britannici coinvolti in uno studio realizzato quest’anno sul tema si è dichiarato «titubante nell’avere figli» proprio a causa del “cambiamento climatico”!

Con un poco di timore di scadere nello squallido, riportiamo pure la notizia che le preoccupazioni ecologiste riguardo alla sessualità richiamano ormai chiaramente anche il dovere di privilegiare preservativi, lubrificanti e lenzuola, di minor impatto ambientale; si è giunti a specificare, anche ad alto livello, che la stessa pornografia deve prestare più attenzione all’ambiente; più ecologici devono poi essere pure i “giocattoli sessuali” (già «sono disponibili alternative in acciaio o vetro; quelli ricaricabili riducono poi gli sprechi e proteggono la natura; non parliamo poi di quelli a energia solare, certamente più ecologici»; s’è raccomandato di prestare più attenzione anche agli imballaggi). Infine è stato raccomandato, sempre per salvaguardare il pianeta, di «evitare il sesso sotto la doccia», di «tenere le luci spente» e di adottare altri accorgimenti simili. (leggi)

 

Cadaveri ecologici

Non sembri macabro, ma solo per fare ancora un po’ di sana ironia e svelare un’altra follia da ideologia ecologista.

A proposito di “odio” antiumano da parte dell’ecologismo (“L’uomo è il cancro del pianeta”, vedremo chi ha coniato questo celebra aforisma!), ecco dove si era già spinto l’ecologismo anni ’90. Fulco Pratesi, fondatore e allora presidente del WWF italiano (ora Presidente onorario), disse che “non è poi male che qualche famiglia venga distrutta dai funghi velenosi” (meglio una famiglia in meno che un fungo in meno)! Lo stesso Pratesi aveva già parlato di abolizione di cimiteri [dimenticando che secondo la tradizione cristiana, prima dell’avvento del cimitero post-napoleonico (vedi News 30.10.2021) si preferiva la tumulazione nella terra e senza bara zincata, dunque dove i resti mortali erano più facilmente riassorbibili dal terreno, sia pur nell’attesa della risurrezione finale] a favore della cosiddetta “inumazione ecologica” e fondò addirittura un’associazione per promuoverla! Di cosa si trattava? Di lasciare i cadaveri all’aria aperta, in appositi carnai, come nutrimento per avvoltoi e altri uccelli (specificò che ciò fosse possibile anche a Roma, perché “l’<avvoltoio barbuto> non solo mangia la carne del cadavere ma scaraventa pure le ossa contro le rocce per nutrirsi del midollo”). Un’alternativa ecologista (allora profetica) fu per Pratesi di utilizzare “le ceneri post-cremazione per concimare aiuole e vasi di casa”.
L’ecologa Laura Conti ha pensato persino di utilizzare “carne umana di cadaveri appena deceduti nei prodotti per cani e gatti”. A Londra, perché gli inglesi si credono sempre avanti e superiori a tutti, c’è chi ha messo a “testamento” (si tratta nientemeno che di Lord Avebury, un liberale della Camera Alta!) di lasciare il suo cadavere al canile municipale di Battersea, come cibo per i cani. Ma c’è di peggio: un ecologista inglese nel 1988 si uccise appositamente in una zona di avvoltoi per darsi come nutrimento ad essi! [cfr. Vittorio Messori, La sfida della fede, Paoline, 1993, pp.425/428]

Oggi, coi tempi che corrono … non manca pure la voce di qualche Presule che vuole ad ogni costo saltare sul carro dell’ideologia dominante (come si dice oggi in termini più pastorali: “essere in uscita”!) e sorpassare gli altri, per non rimanere indietro coi tempi, nella corsa all’adeguamento al mondo. Così mons. Michael Jackels, arcivescovo di Dubuque (Iowa, USA), propone, in nome del rispetto ambientale, alcune forme alternative per lo “smaltimento” dei cadaveri (“opzioni verdi” le chiama esplicitamente il vescovo): si tratta del compostaggio e dell’idrolisi alcalina (in pratica la liquefazione del corpo)! (leggi) (leggi)


Di seguito vedremo qualcosa sul mito ecologista della sovrappopolazione (ora un poco eclissata) e soprattutto sul riscaldamento globale (ossessione anche del COP 26 di Glasgow). Puri miti catastrofisti, contraddetti dalla realtà e perfino dalla scienza, per raggiungere ben altri obiettivi (anti-umani, per non dire anti-cristici)!


Il mito della sovrappopolazione

[News del 22/11/2021]

Abbiamo già compiuto alcune sottolineature su certi “miti” e leggende che alimentano, anche in modo ossessivo, l’ecologismo imperante, come nuova ideologia dai tratti panteistici, in grado pure, una volta fatta propria dai grandi organismi internazionali, di condizionare negativamente il progresso e persino svuotare la democrazia di interi Paesi.

Ora soffermiamo un poco la nostra attenzione su due grandi “miti” ecologisti: in questa III parte analizziamo brevemente il mito della presunta futura e insopportabile “sovrappopolazione”. Nella prossima e ultima parte ci soffermeremo invece sul mito del “riscaldamento globale”, che è stata questione principale delle recenti conferenze internazionali sul clima (come quella appena conclusa di Glasgow).

Un umanesimo “antiumano”

Come abbiamo già osservato, dietro la preoccupazione per l’ambiente e per il clima si nasconde un vero e proprio odio per l’uomo.
Mentre la Natura è panteisticamente divinizzata, l’uomo è considerato come il grande pericolo per la Natura, come il “cancro del pianeta”, nota espressione di cui ora vediamo l’autore.
In questo senso l’ecologismo tradisce abbastanza chiaramente non solo un progetto massonico, ma addirittura satanico. Dopo aver messo l’uomo al posto di Dio, ora è la Natura a dover prendere il posto non solo di Dio (panteismo) ma dell’uomo. Fin quando sarà chiaro, forse tra non molto, che Qualcuno (che fin dall’inizio vuole sostituirsi al Dio-Creatore e creare l’anti-creato) vuol sostituirsi anche alla Natura ed essere adorato come Dio, al posto di Dio!

Perché ciò non sembri il pensiero di una mente esaltata, di un complottismo esagerato o di un novello millenarismo, facciamo allora almeno un nome.
Com’è noto (cfr. News23.04.2021), proprio quest’anno (9.04.2021), alla veneranda età di 99 anni, è deceduto Filippo d’Edimburgo, Principe Consorte della Regina Elisabetta, sovrana d’Inghilterra e del Regno Unito. Era ufficialmente iscritto alla più alta massoneria inglese; battuto da Edoardo, Duca di Kent, nella lunga lotta per diventare Gran Maestro della Gran Loggia Madre d’Inghilterra, ne rimase comunque alto dignitario (“Fratello massone” n. 2612 della Navy Lodge della Gran Loggia Unita d’Inghilterra). Fu lui, ecologista e animalista d’eccellenza, a fondare nel 1966, insieme al principe Bernardo d’Olanda, il WWF (World Wildlife Fund, poi si aggiunse for Nature), la più grande organizzazione mondiale in difesa dell’ambiente e delle specie a rischio.
Strano però, ma in realtà consono alla Massoneria, che alla direzione del WWF ci furono, fin dall’inizio, alcuni tra i maggiori petrolieri, industriali e finanzieri del pianeta. [cfr. Vittorio Messori, La sfida della fede, Paoline, 1993, pp. 425/428]
Che l’ideologia ecologista abbia avuto fin dall’inizio in odio l’uomo, lo si scorge pure appunto dalla celebre espressione inventata proprio da Filippo d’Edimburgo: “l’uomo è il cancro del pianeta”!
Nel 1988, in una intervista alla Deutsche Press Agentur, il Principe Consorte affermò addirittura: “La crescita dell’uomo è la più grande minaccia per il pianeta! Se dovessi reincarnarmi vorrei esser un virus letale per eliminare la sovrappopolazione”.
Sebbene consorte della Regina, che come tale risulta pure, come tutti i sovrani inglesi da Enrico VIII in poi, Capo della Chiesa anglicana, Filippo non nascondeva di preferire al cristianesimo le antiche religioni pagane e tutte quelle forme di religione arcaiche dei buoni “selvaggi” (altro mito illuminista e massonico, come sappiamo vedi) in quanto più rispettose della natura (ad esempio quelle degli Indios dell’Amazzonia – ci ricorda niente?! – o degli indigeni polinesiani e australiani). In un convegno su “Ecologia e Religioni”, tenutosi a Washington il 18.05.1990, raccomandò infatti apertamente e calorosamente l’abbandono del cristianesimo ed il ritorno alle religioni pagane. [cfr. Vittorio Messori, Le cose della vita, Paoline 1995, pp. 156/158]
Nonostante ciò, come già avevano fatto nella storia i tanto lodati Voltaire (vedi) e Darwin (vedi Dossier, 1.5; documento, domanda 7), non c’era alcuna pietà per gli abitanti del cosiddetto “Terzo Mondo”: il suo desiderio di rinascere come virus letale si dirigeva proprio contro di loro, perché il problema di questi cosiddetti “Paesi in via di sviluppo” era dato, secondo il Principe, proprio dal fatto che “in essi ci sono più nascite che morti”!

Eccoci dunque al grande “mito” della sovrappopolazione, che l’ecologismo da decenni presenta come un incubo, per alimentazione e risorse che sarebbero in futuro diventate insufficienti per una popolazione in continuo aumento e soprattutto perché in grado di rovinare e perfino distruggere il pianeta, di rendere l’atmosfera irrespirabile, forse persino di indurci a calpestarci a vicenda!

Tutto ciò fino ad abbracciare e promuovere un chiaro progetto “malthusiano”, con l’intento esplicito di ridurre di almeno 2/3 la popolazione mondiale (progetto tornato ora prepotentemente alla ribalta)! Soffermiamo allora un poco la nostra attenzione su questo mito ecologista.
 

Nota sul pensiero “malthusiano”

Si tratta di un pensiero di inizio ‘800*, che già allora prospettò il dovere di programmare una riduzione drastica degli esseri umani sul pianeta, perché altrimenti le stesse risorse della natura non sarebbero state sufficienti anche solo per sfamare l’intera umanità ventura.
Tale progetto, oltre ad essere stato accarezzato più volte (anche in chiave razzista) dalle ideologie e dalle rivoluzioni del ‘900, s’è riaffacciato con prepotenza anche nel secondo ‘900, promosso dalla massoneria mondiale e del potere americano, nonostante le decine di milioni di morti causate nel XX secolo dalle stesse ideologie anticristiane e dai due conflitti mondiali che hanno provocato (vedi).
Attualmente è tornato improvvisamente alla ribalta, cogliendo anche l’imperdibile occasione fornita dalla cosiddetta “emergenza sanitaria”, così come dalla presunta “emergenza climatica”, fino a ipotizzare un Great Reset in grado finalmente di portare al New World Order, che la massoneria mondiale (e il potere di grossi magnati USA) inseguiva da tempo.
L’attuale situazione mondiale appare infatti quanto mai favorevole per imprimere a livello globale una potente accelerazione nell’attuazione di questo progetto.

* Thomas Robert Malthus (1766-1834) fu un presbitero anglicano ed eco­nomista inglese che sviluppò la teoria secondo cui la causa principale della miseria stia nel fatto che la popolazione tende ad aumentare più rapidamente dei mezzi di sussistenza. Nel 1798 pubblicò su questo problema un suo Saggio sul principio di popolazione, in cui propose di adottare ogni misura atta a scoraggiare la natalità. I moderni fautori della crescita zero si rifanno al suo pensiero e per questo vengono identificati come neo­-malthusiani.



Com’è facile osservare proprio in questo periodo (vedi), per conquistare questo potere ed attuare questo progetto di fatto disumano (proprio mentre si presenta come umanesimo!), occorre anzitutto creare un mito e persino un incubo, che abbia una parvenza di plausibilità, così che i popoli possano essere sottomessi a tale progetto globale.
Ecco quindi che l’emergenza sanitaria, presunta o reale, ha presentato un’occasione speciale per porre in atto questo progetto; ma anche, come stiamo vedendo, la presunta o reale emergenza ecologica.


Soffermiamo appunto ora un poco la nostra attenzione sul mito e sull’incubo della sovrappopolazione, anche se ora paiono un poco sorpassati da altri miti e incubi.
Come ora vedremo, da alcuni decenni il mito della sovrappopolazione, che pare avere una sua plausibilità e invece è falso e ideologico, nasconde un preciso e terrificante progetto malthusiano.
Non a caso, infatti, tale progetto, di stampo massonico e globalista, pur di ridurre la popolazione mondiale o quanto meno interrompere la sua crescita, promuove in modo ossessivo qualsiasi politica contro l’incremento demografico, dalla contraccezione alla sterilizzazione, dall’aborto all’eutanasia, dalla promozione della vita da ‘single’ alla penalizzazione delle famiglie numerose, per giungere alla delirante divulgazione, al limite del paranoico, con la scusa della non-discriminazione, di tutte quelle forme impazzite di sessualità che guarda caso assumono mille sfaccettature diverse (Lgbtq+) ma sono di fatto infeconde, cioè per natura incapaci di procreare!

[Cfr. ad es. News del 5.02.2021 e 13.02.2021, come il nostro documento sulla “rivoluzione sessuale” (vedi) che dagli anni ‘60 ha sganciato totalmente la sessualità dal suo significato procreativo – secondo la profetica denuncia già dell’Enciclica Humanae vitae di Paolo VI nel 1968 (vedi)].

Non solo si promuovono in modo martellante, tanto a livello mediatico e politico quanto attraverso i grandi Consessi internazionali, le politiche antinataliste e antiumane, ma si ricattano in questo senso i Paesi più poveri, promuovendo aiuti economici e umanitari solo a condizione di accettare tali politiche, così come si penalizzano tutti quei Paesi che si oppongono a tali diktat ideologici!

Occorre poi prestare molta attenzione anche alla neo-lingua (sappiamo quanto sia abile anche in questo senso il “padre della menzogna”*!) cioè tutti quei neologismi, capaci di nascondere realtà anche atroci dietro parole accattivanti e in grado di raccogliere consenso ingannando.

[* Ricordiamo che Satana, secondo le parole stesse di Gesù, oltre ad essere “il principe di questo mondo” (cfr. Gv 12,31; 14,30 e 16,11) e “omicida fin dall’inizio”, è pure “menzognero” (Gv 8,44) e ingannatore fin dall’inizio].


 

Il mito negli anni ‘90

Sono ormai decenni che si propaganda l’allarme che “il pianeta scoppia!”* e che sarà invivibile, oltre che inesorabilmente rovinato se non distrutto, a causa della sovrappopolazione. E sembrerebbe un calcolo verosimile, pensando solo alla crescita demografica; ma, come tutte le ideologie, non tiene conto di molteplici fattori, che rendono invece tale “allarmismo” ingiustificato.

* Ancora nel 2003 si pubblicava in Italia La Terra scoppia!, di Giovanni Sartori e Gianni Mazzzoleni (Rizzoli), in cui si gridava l’allarme sull’impossibilità per la Terra di sopportare l’aumento incontrollato della popolazione. Risponde in merito ad es. Michael Crichton: “si tratta di pregiudizi ideologici per creare uno Stato di paura, di un’ideologia ambientalista che serve in fondo a colmare il vuoto lasciato dal crollo del comunismo e di cui i poteri forti economico-finanziari si servono per mantenere il controllo del mondo”.

Gli sforzi per limitare la crescita demografica erano ad esempio predicati in modo allarmistico già dal 1974 da Lester Brown*, Presidente del World Watch Institute (WWI), che ancora in un suo autorevole intervento del 12.01.1997 a Washington su “The State of the World” affermava che il mondo e l’umanità erano in serio pericolo, a causa dell’inquinamento, della scarsità di risorse e della sovrappopolazione.

* cfr. Lester R. Brown, I limiti della popolazione mondiale una strategia per contenere la crescita demogra­fica, Mondadori, 1975 (2^ ediz.), p. 197.

Negli anni ’90 in Occidente si cominciò a parlare di dovere di contenere l’incremento demografico del Terzo Mondo mediante la diffusione capillare della contraccezione. Ad esempio, il 31.10.1991 la stessa Comunità Europea (CEE, come allora si chiamava) decise allo scopo di inviare in Bangladesh profilattici per oltre 30 miliardi delle allora lire italiane.
 

Un passo determinante non solo per divulgare il mito della sovrappopolazione futura, con la conseguente diffusione dell’allarmismo e del panico in grado come al solito di permettere qualsiasi imposizione e persino lo svuotamento delle democrazie, ma per obbligare i popoli alle politiche antinataliste dell’aborto, sterilizzazione e contraccezione, fu la “Conferenza mondiale sulla popolazione”, promossa dall’ONU e tenuta al Cairo nel settembre 1994 (ne abbiamo fatto cenno già nella I Parte).
Fu in quell’importante assise internazionale, che doveva impegnare tutti i Paesi del mondo, che si cominciò a parlare di “salute della riproduzione” (“salute riproduttiva” sarà in seguito un mantra dell’ONU) e di “regolazione della fertilità”. Dietro la maschera del pericolo della sovrappopolazione si cominciò così a parlare, non solo per i singoli ma per le Nazioni, di “diritto” e persino “dovere” della diffusione della contraccezione e dell’aborto! E che non si trattasse solo di parole o vaghe raccomandazioni, si desume dal fatto che si minacciarono i Paesi più poveri di non ricevere più gli aiuti umanitari se non avessero attuato tali politiche così come si diedero decine di miliardi di $ ai Paesi che invece si impegnarono concretamente in tal senso!

Solo la S. Sede (cioè il Vaticano, attraverso il suo rappresentante ufficiale alla Conferenza), seguita da alcuni Paesi dell’Africa e dell’America Latina, sollevarono con forza le proprie proteste, denunciando questo ignobile e falso ricatto! Ci fu uno scontro molto duro con le potenti lobbies che si nascondevano dietro l’ONU per promuovere satanicamente l’aborto, cioè l’uccisione di milioni di innocenti, a livello planetario.
Inoltre, specie per i sistemi contraccettivi, si trattava non solo di pressioni ideologiche da parte di sempre più potenti organizzazioni sedicenti “umanitarie”, ma di enormi condizionamenti e pressioni economiche che provenivano dalle potenti casa farmaceutiche (oggi si direbbe Big-Pharma) che avevano subodorato gli enormi interessi in gioco!

Secondo chi era presente* si può certamente parlare di “complotto” che gestì al Cairo tale Conferenza del 1994, con psicotiche fissazioni e persino disumano cinismo. Oltre all’immenso potere dell’ONU stesso e del suo ente deputato per questi problemi (UNFPA: Fondo delle Nazioni Unite per le attività di popolazione), erano coinvolti enormi interessi e pressioni economiche di potenti case far­maceutiche, organizzazioni umanitarie, miliardari, grandi Fondazioni private, compiacenti Capi di Stato (anche perché spesso finanziati da queste potenze, già nelle loro campagne elettorali) e una rete capillare e semisegreta di militanti, attivisti, infiltrata ai massimi livelli di grandi istituzioni. Emergeva già allora in proposito quella che sarebbe stata una vera piovra dell’anti-natalità, cioè la Interna­tional Planned Parenthood Federation (IPPF); ma anche l’USAID (organismo che gestisce tutti gli aiuti USA al Terzo Mondo), per non parlare della Banca Mondiale, coinvolta da tempo nei programmi di pianificazione familiare, per arrivare alla Johns Hopkins University, specializzata nella propaganda della contraccezione nel Terzo Mondo.

A proposito del “nuovo linguaggio”, al Cairo si cominciarono ad usare queste formule magiche quanto disumane se non diaboliche: “maternità sicura” stava ad indicare il libero acces­so all’aborto, “pianificazione familiare” indicava il controllo statale sulla popolazione, “costruzione della motivazione” stava per l’imposizione al popolo delle politiche demografiche decise dalle autorità, “dialogo sulle politiche” indicava i prestiti con­dizionati all’attuazione di politiche di pianificazione familiare, cioè di contraccezione e aborto (vero e proprio ricatto sui popoli).

Alcuni esempi: la Cina (allora Paese in via di sviluppo) ricevette il sostegno dell’ONU per le sue terrificanti politiche sulla popolazione, cioè mediante milioni di aborti forzati dallo Stato, cioè dal Partito Comunista; il Kenya non ricevette milioni di antibiotici di cui aveva bisogno ma di “spirali” contraccettive; in India si promosse il Norplant, un dispo­sitivo contraccettivo sottocutaneo che poteva essere rimos­so solo chirurgicamente e quindi non gestibile dalla paziente …

Il nemico n. 1 era allora il Vaticano (la Chiesa Cattolica), che si opponeva a questo violento progetto malthusiano; e chi si poneva, come l’Egitto, contro la posizione della Chiesa, riceveva ingenti aiuti straordinari dagli USA.

* Riccardo Cascioli (inviato speciale alla Conferenza del Cairo). Cfr. Riccardo Cascioli “Il complotto demograficoIl nuovo colonialismo delle grandi potenze e delle organizzazioni umanitarie per sottomettere i poveri del mondo”)

Due anni dopo la Conferenza del Cairo, sarà ancora un organismo ONU (la FAO, Roma 13-17.11.1996) a lanciare l’allarme: a causa della sovrappopolazione in 25 anni la denutrizione nel pianeta sarebbe diventata spaventosa!
Avendo la FAO la sede in Roma, in tale Conferenza intervenne di persona Giovanni Paolo II (13.11.1996), con un memorabile discorso* (leggi) che contestava, con inoppugnabili dati che la scienza e le statistiche potevano confermare, l’idea che la povertà dei Paesi in via di sviluppo fosse da attribuire al loro aumento demografico, come invece si ostinavano a dire le potenti lobbies che condizionavano anche l’ONU, ma alle politiche nazionali e internazionali e più ancora all’assenza di istruzione e cultura.

* Ecco alcuni tratti del memorabile discorso di Giovanni Paolo II alla FAO: “Le considerazioni demografiche non possono, da sole, spiegare la carente distribuzione delle risorse alimentari. Occorre rinunciare al sofisma che consiste nell’affermare che “essere numerosi significa condannarsi ad essere poveri”. Mediante i suoi inter­venti, l’uomo può modificare le situa­zioni e rispondere ai bisogni crescenti. L’educazione garantita a tutti, attrezza­ture adatte alle realtà locali, politiche agricole assennate, circuiti economici equi, possono costituire altrettanti fatto­ri che, a lungo termine, produrranno effetti positivi. Una popolazione nume­rosa può rivelarsi fonte di sviluppo per­ché implica scambi di domanda e di be­ni […] Sarebbe illuso­rio credere che una stabilizzazione arbi­traria della popolazione mondiale, o addirittura una sua diminuzione, po­trebbero risolvere direttamente il problema della fame. Senza contare che spesso non sono carenze o disastri naturali a portare alla morte per fame, ma situazioni politiche. Si pensi per esempio ai Paesi devastati da conflitti di ogni genere, o che sopportano il peso, talvolta soffocante del debito internazionale”.

[Giovanni Paolo II era già intervenuto sull’argomento durante la Settimana di studio (con 50 dei più autorevoli esperti mondiali) su “Risorse e popolazione”, organizzato in Vaticano nel novembre 1991 dalla Pontificia Accademia delle Scienze – leggi]

Tale autorevole intervento della Chiesa Cattolica, in grado di smentire i “sofismi” fatti propri dalle grand lobbies internazionali per divulgare un ingiustificato allarmismo sulla sovrappopolazione e fornire le proprie ideologiche e disumane soluzioni, ricevette il plauso di eminenti studiosi, anche tra i massimi esperti mondiali di problemi dello sviluppo.

Tra questi il prof. Amartva Sen, di origine indiana e docente di Economia e di Filosofia morale alla Harvard University, il quale ha ad esempio sottolineato come proprio l’India (il 2° Paese al mondo per popolazione, con quasi 1,4 miliardi di abitanti, e che in passato ha vissuto periodi di grande povertà e denutrizione), nonostante l’enorme incremento demografico, ha visto aumentare negli ultimi 30 anni di 1/3 la produzione agricola pro-capite e persino diminuire i prezzi degli alimenti.

Anche il francese Jean Loup Dherse, ingegnere ed esperto in sviluppo, sottolineò ad esempio che “In una zona del sud dello Zaire dove si soffriva la fame, è bastato insegnare agli uomini a coltivare la soia e alle donne a cucinarla per avere una sovrabbondanza ali­mentare” e che “se si volesse, nella sola Zambia si potrebbe moltipli­care la produzione agricola di 20 volte”.

Così Jonathan Cressei, uno dei maggiori ricercatori dell’Istituto israeliano Weizmann, ricordò che “la produzione alimentare mondiale può essere quadruplicata con la biogene­tica e la lotta chimica”.


Dunque, è falso affermare che la povertà sia dovuta alla sovrappolazione e che in futuro le risorse disponibili sarebbero insufficienti per coprire il fabbisogno alimentare e nutrizionale.



 

Una nota sull’opera educativa e caritativa della Chiesa Cattolica

La Chiesa Cattolica, nella storia e nel presente, ha sempre aiutato i Paesi più poveri a risolvere i loro problemi, oltre e soprattutto a pensare al bene eterno delle anime. L’ha sempre fatto non solo con la presenza costante sul territorio, gli aiuti economici, l’invio di medicinali, la costruzione e la gestione di ospedali e centri di cura, come pure di scuole ad ogni livello* (perché l’educazione è una sublime forma di “carità” e l’istruzione contribuisce allo sviluppo personale e sociale più degli stessi aiuti economici), ma pure con lo sviluppo dell’agricoltura, così da aiutare i popoli più poveri ad essere sempre più protagonisti del proprio progresso (senza favorire l’emigrazione delle loro forze più giovani!) e non essere perennemente debitori (e ricattabili) dei Paesi più ricchi (l’Occidente e ora ancor più la Cina).

* La Chiesa Cattolica, oltre ad operare la salvezza eterna delle anime, è la più grande struttura di carità del mondo e della storia! (mentre invece si parla solo degli scandali, presunti o reali). Attualmente (cfr. Annuario 2019), nonostante la crisi anche numerica che registra in Occidente (specie nell’Europa occidentale), la Chiesa Cattolica ha in atto, al servizio dei popoli:

  • per l’istruzione ed educazione: 72.667 Scuole Materne (per 7.632.992 alunni), 98.925 Scuole Primarie (per 35.188.771 alunni), 49.552 Scuole secondarie (per 19.370.763 di studenti, di cui 2.395.540 alle Superiori e 3.833.012 in Università Cattoliche)
  • per l’assistenza sanitaria e alle persone più fragili: 5.245 ospedali (di cui 1.418 in Africa e 1.362 nelle Americhe), 14.963 Dispensari (di cui 5.307 in Africa e 4.043 nelle Americhe), 532 Lebbrosari (di cui 269 in Asia e 201 in Africa), 15.429 Case per anziani, malati cronici e handicappati (delle quali 8.031 in Europa e 3.642 nelle Americhe), 9.374 Orfanotrofi (di cui 3.233 in Asia e 2.247 in Europa), 10.723 Giardini d’infanzia (di cui 2.973 in Asia e 2.957 nelle Americhe), 12.308 Consultori matrimoniali (di cui 5.504 in Europa e 4.289 nelle Americhe), oltre a 3.198 Centri di educazione/rieducazione sociale e altri 33.840 Istituti di carità e beneficienza




Ecologismo e sovrappopolazione …
Un’occulta forma di razzismo e di colonizzazione ideologica
Se il “pensiero moderno”, come abbiamo ricordato, ha parlato spesso apertamente di razzismo, e non solo nel nazismo o nell’America settentrionale (cfr. l’attuale rinata e ideologica protesta della “cancel culture” e dei tanto acclamati Black Lives Mattervedi e News del 15.07.2020) ma esplicitamente già in Voltaire (vedi), Darwin (v. Dossier e documento domanda 7) e Nietzsche, oggi un neanche troppo occulto razzismo si nasconde pure nella tendenza eugenetica (devono vivere solo i “normali” e i sani) che sostiene l’aborto e l’eutanasia (vedi); ma anche lo stesso ecologismo presenta forme di cripto-razzismo.

Non viene detto apertamente, ma prima gli USA e l’Occidente, oggi la Cina, considerano l’Africa (ed i Paesi più poveri) con uno sguardo “razzista” (nonostante il mito illuminista del “buon selvaggio”), come terra di conquista, di sfruttamento, pure di colonizzazione ideologica se non addirittura, com’è stato di recente detto, come una minaccia alla «sicurezza nazionale», oltre appunto che per la sopravvivenza del pianeta.
L’Occidente vede come una minaccia planetaria la loro fecondità, il numero di figli che mettono al mondo. Per questo, si dice, non avrebbero neppure diritto agli aiuti internazionali, in quanto sono loro che moltiplicano le “bocche da sfamare”!

Sembra un ragionamento tanto logico (se sono così poveri, perché mettono al mondo tanti figli?), ma in realtà è perverso, oltre ad essere falso. Ad esempio, nella civiltà contadina i figli sono sempre stati visti non solo come bocche da sfamare ma (già da adolescenti) pure come braccia per lavorare, oltre che come sostegno agli anziani; mentre l’industrializzazione selvaggia (che ha assorbito anche le donne, facendo credere col “femminismo” che fosse un progresso e un’emancipazione della donna mandarla anche in fabbrica o a pulire le strade!) provocò l’abbandono non solo dell’agricoltura ma anche di tutti coloro che non sono pienamente efficienti, come appunto gli anziani e i più umanamente fragili.

La perversità del ragionamento potrebbe essere così esemplificata: nel mondo futuro non ci saranno risorse per tutti. Però l’Occidente, che in realtà sfrutta pure le risorse del III Mondo, conduce una vita opulenta e persino di sprechi (anche alimentari); e invece di pensare non solo agli aiuti e ad una maggiore condivisione delle risorse, ma pure a sostenere e incrementare il loro sviluppo (come fa la Chiesa), dice agli indigeni di quei Paesi poveri di diminuire di numero. Cioè, in termini ancora più semplici: visto che sulla tavola non ce ne sarebbe in futuro per tutti, mentre una minoranza mangia anche troppo e persino scarta e getta nei rifiuti, diciamo agli altri affamati di allontanarsi dalla tavola e possibilmente di sparire!

Sono decenni che l’Occidente si sforza di attuare, specie in Africa, una martellante campagna contraccettiva e abortista, con tanto appunto di ricatti economici. Si diffonde ad ogni costo anche in Africa il “mito” della salvezza fornita dai preservativi (peraltro non così “sicuri” come si dice e invece come la medicina e le stesse statistiche rivelano), sia in ordine alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse (AIDS in particolare) che al contenimento della esagerata (secondo gli occidentali) fecondità delle popolazioni indigene. Con metodi appunto ricattatori e dal sapore neo-colonialistico, si sono attuate campagne di diffusione di massa di preservativi ed altri contraccettivi (peraltro prodotti spesso antiquati e non più venduti in Occidente in quanto superati), come pure della sterilizzazione e dell’aborto. Tutto ciò, come del resto anche in Occidente, invece di pensare di promuovere una vera educazione sessuale, nel suo autentico significato, anche come padronanza di sé e vero amore [come abbiamo ricordato nella puntata precedente (vedi II Parte, paragrafo sul “sesso ecologico”) e come fa la Chiesa con successo anche in alcuni Paesi africani].

Quando Benedetto XVI osò farne accenno ai giornalisti all’inizio del suo primo viaggio in Africa (vedi), ci furono immediatamente reazioni addirittura isteriche, persino denunce di Istituzioni europee e di Parlamenti nazionali (come quelli del Belgio e della Spagna)! (vedi)

Un’altra sottile forma di colonizzazione e di razzismo s’è vista anche al recente Cop26 di Glasgow, in questo caso a partire dall’altra presunta emergenza, quella “climatica”: una sorta di colonizzazione “ecologica”, in cui si vieta ai Paesi poveri l’uso di combustibili fossili, essenziali per il loro sviluppo e si mantengono di conseguenza perennemente “dipendenti” dai Paesi ricchi, dal governo mondiale e ricattabili pure dalle nuove ideologie. (leggi)





Un mito ideologico, falso e antiscientifico

Entriamo ora un poco nel merito del “mito” della sovrappopolazione e del conseguente “allarmismo”, per smascherare, anche scientificamente e statisticamente, la sua falsità o quanto meno unilateralità (perché ci può essere una falsità che dipende dal non analizzare o censurare tutte le sfaccettature di un problema).
 

Mancheranno le risorse alimentari per tutti?

Sulla Terra sono vissuti in totale circa 107 miliardi di esseri umani.
Attualmente la popolazione mondiale è prossima a 8 miliardi di persone; ed è in continua crescita, sia pur conoscendo anche significative flessioni.

In realtà tale incremento ha conosciuto nella storia e nel presente anche flessioni, arresti e persino decrescite (persino in grado di costituire una minaccia per il futuro di intere nazioni, come attualmente in Europa occidentale e specialmente in Italia). Non parliamo poi quali tagli alla popolazione mondiale abbiamo rappresentato nella storia le epidemie (solo un secolo fa la “spagnola” ha provocato 50 milioni di morti, secondo certi dati clinici quasi 100 milioni), le ideologie (solo il comunismo ha provocato 100 milioni di morti – vedi) e le guerre (le due Guerre Mondiali hanno provocato circa 70 milioni di morti). Ci furono poi nel lontano passato anche drastiche riduzioni, fino al limite della totale soppressione, dovute a fenomeni naturali (vedi il “diluvio universale”; si pensi, nelle specie animali, all’estinzione dei dinosauri, da alcuni ritenuta come causata da un asteroide, eventi astronomicamente possibili anche oggi) [si pensi che una tempesta magnetica solare, come ne sono avvenute molte, anche poco più di un secolo fa, oggi produrrebbe l’annientamento dell’elettricità, senza la quale oggi non saremmo in grado di vivere!], per non parlare di catastrofi anche mondiali causate dall’uomo (abbiamo ancora attive tante testate nucleari in grado di distruggere in un giorno 5 volte il nostro intero pianeta)!

È facile invece, per l’ecologismo imperante, creare il panico da sovrappopolazione anche per questo: se continuassimo a crescere, presto non sarebbero più sufficienti le stesse risorse alimentari del pianeta, cioè non ci sarebbe più cibo per tutti. Appunto quanto profetizzava Malthus.

In realtà, secondo recenti studi scientifici, già solo coi terreni oggi disponibili, se fossero ben coltivati, il nostro pianeta potrebbe sfamare 39 miliardi di persone, quindi 5 volte la popolazione attuale.

 

Agricoltura
Dovremmo invece chiederci perché, dalla rivoluzione industriale in poi, la campagna e l’agricoltura abbiano conosciuto un folle e progressivo abbandono, anche da parte della politica (forse i voti dei contadini, in genere storicamente cattolici, non devono contare?). Fertilissime terre e ingenti allevamenti di bestiame sono stati anche in Italia abbandonati per convogliare le nuove generazioni verso l’industria e i servizi!

Negli ultimi decenni, complice pure il nostro ingresso nella UE e nell’, il nostro Paese ha dovuto poi osservare numerosissime e ideologiche norme (sempre sotto nomi e motivazioni tanto ecologici quanto ideologici!) penalizzanti l’agricoltura (e pure l’industria!) e persino procedere non solo alla limitazione ma addirittura alla distruzione di certi prodotti (ad es. gli agrumi, come pure il latte, pur abbondanti nel nostro Bel Paese).


Non parliamo poi della montagna di scarti alimentari che un tipo di civiltà come quella opulenta occidentale produce. Qualcuno fa autorevolmente osservare che sarebbero sufficienti questi scarti per risolvere il problema mondiale della “fame”, che attanaglia ancora oltre 1 miliardo di persone!

Anche sull’agricoltura, se pure ci siano state esagerazioni nell’uso di fertilizzanti chimici, disinfettanti, antiparassitari, modificazioni genetiche e artificiali incrementi di produzione (per aumentarne la disponibilità sul mercato ma talora a scapito della qualità), possiamo notare una certa mitologia “bio”, talora più di etichetta che di realtà; così che le demonizzazione dell’intervento umano rischia davvero di rendere impossibile un incremento delle risorse, necessario appunto per il futuro dell’umanità. In realtà, anche in agricoltura, l’innovazione e il progresso sono decisivi.
Infatti, nonostante gli abusi accennati, in questi ultimi decenni le risorse dell’agricoltura e delle materie prime sono lievitate ovunque. Quindi demonizzare sempre e comunque l’intervento dell’uomo sulla natura è ideologico e rovinoso anche proprio al fine dello sviluppo agricolo, degli allevamenti, e per il sostentamento dell’umanità ventura.

Ecco ancora un recentissimo esempio, proveniente dall’India, circa lo sviluppo promosso dalla Chiesa Cattolica, anche laddove è minoranza, per le popolazioni locali, anche attraverso l’agricoltura. Nel villaggio di Panodi (area rurale del Maharashtra) i religiosi Redentoristi (che operano in 10 villaggi con 200 famiglie cattoliche) hanno progettato un nuovo “Centro agricolo” (“Watershed Project”) che permette di sfruttare al meglio il territorio e le risorse agricole, persino con nuovi sistemi di irrigazione e nuove foreste, affiancato da programmi di scolarizzazione per le famiglie povere e delle “caste” più emarginate dalla società indiana (che non possono fruire di scuole statali). (leggi)



Il pianeta scoppierà per sovrappopolazione?

L’attuale umanità, nonostante i suoi quasi 8 miliardi di abitanti, vive nelle migliori condizioni di tutta la sua storia; vive cioè meglio e più a lungo. In 2 secoli nei Paesi sviluppati l’aspettativa di vita è passata da 30 a 75 anni; ma pure nei Paesi in via di sviluppo la vita media si è allungata di 20 anni.
La crescita demografica è in realtà il risultato più del declino dei tassi di mortalità che di incremento delle nascite.

Si pensi ancora a questo dato: tra il 2014 e il 2016 la popolazione mondiale è passata da 7,1 a 7,4 miliardi; ma l’economia mondiale è cresciuta; e senza aumentare le emissioni di CO2.



Ci calpesteremo a vicenda per sovrappopolazione?

Il Paese con la massima densità di popolazione al mondo è l’Olanda (409 abitanti/km2); se tutta l’attuale popolazione mondiale fosse messa nel territorio degli USA la densità sarebbe come quella olandese; eppure i Paesi Bassi non ci presentano nulla di catastrofico, ma immensi e bucolici spazi verdi (coi mitici tulipani) e campi coltivati che le permettono una piena autosufficienza agricola, oltre agli innumerevoli allevamenti delle classiche mucche olandesi.
Il 2° Paese al mondo per densità di popolazione è il Giappone (340 abitanti/km2; nonostante le sue numerose zone montuose scarsamente o per nulla abitate): eppure c’è grande ricchezza e persino agricoltura da esportazione.
La Cina è il Paese col maggior numero di abitanti (1.443.615.491; densità: 153/km2); ma sta diventando la prima potenza economica del mondo; e se è il Paese più inquinato e inquinante del mondo, lo è per la sue scelte politiche (dittatura comunista), economiche e industriali, non per eccesso di popolazione o per necessità economica (così come sono gravi le sue condizioni di lavoro).
Ci sono infatti Paesi con scarsa densità di popolazione ma ugualmente molto inquinati.

 

La sovrappopolazione crea povertà?

L’allarmistica equazione più abitanti (più bocche da sfamare) = più povertà e fame è un mito falso.
Abbiamo visto la densità di popolazione di Olanda e Giappone; eppure non sono certo Paesi poveri.
Mentre i Paesi africani del Sahel, con una densità di popolazione di 1 abitante/km2 sono poveri.
Fra i 21 Paesi più ricchi del mondo: ben 12 superano i 100 abitanti/km2
Fra i 21 Paesi più poveri del mondo: solo 7 hanno più di 100 abitanti/km2 Le nazioni e i continenti più abitati sono quelli che hanno registrato una maggiore crescita economica; e nonostante il notevole aumento della popolazione mondiale, negli ultimi decenni le disponibilità alimentari pro capite e le potenzialità produttive della terra anziché contrarsi sono aumentate.
Dunque non è l’aumento della popolazione a causare povertà; e non è vera la teoria malthusiana secondo cui la crescita della popolazione sarebbe inversamente proporzionale al reddito pro-capite.
La crescita economica dipende molto, oltre che dalle scelte politiche, dalla mentalità, dalla cultura e dalla crescita del livello d’istruzione (lo dimostrano attualmente anche il Botswana e l’Indonesia, oltre che la Cina).


 

Quando la scienza smentisce il mito malthusiano

La falsità dell’equazione malthusiana (più popolazione = più povertà) era già stata dimostrata nel 1995 ad esempio da 60 grandi scienziati, esperti di economia, medicina, demografi e specialisti dell’ambiente, i cui giudizi sono stati raccolti ad esempio da Julian Li Simon (docente all’Università del Maryland) e Sheldon Richman (Future of Freedom Foundation) nella 2^ edizione di The State of Humanity.

J. L. Simon, The State of Humanity, Blackwell Publishers Inc., Cambridge, Massachusetts, 1995. Tra gli autori che hanno contribuito al volume: il premio Nobel Robert Fogel dell’Università di Chicago; l’eco­nomista, esperto in energia, Morris A. Adlman del Massachusetts Institute of Technology (Mit); il noto bio­logo Bruce Ames dell’Università di California (Berkeley); l’esperto in questioni di rischio W. Viscusi della Duke University; S. Fred Singer, mem­bro del <Progetto Scienza e Ambiente> (Science and Environment Policy Project); l’esperto in questioni cli­matiche e collaboratore per gli studi ambientali del Cato Institute Patrick J. Michaels, dell’Università della Virginia; l’economista Alan Reynolds dell’Hudson Institute e Stephen Moore, direttore degli studi a carattere fiscale del Cato Institute.

Il premio Nobel per l’economia Gary Becker afferma: “La teoria malthu­siana è stata smentita. La crescita della popola­zione è stata fondamentale per la cresci­ta economica. La crescita demografica è un importante fattore per la crescita economica. Mentre il calo demografico può creare problemi per l’economia. Il calo dei giovani riduce anche lo sviluppo tecnologico. Inoltre il carico sui giova­ni di una popolazione invecchiata diventa insopportabile (anche per la previ­denza sociale, cioè per le pensioni). È il caso drammatico dell’Europa occidentale e in particolare dell’Italia!


Ma se le tesi malthusiane, alla prova stessa della scienza e persino della storia, si sono rivelate così false, come mai l’ONU, la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, i potenti circoli finanziari e governativi continuano a sostenerle, spendendo pure miliardi di dollari? Tutto ciò ha appunto il sapore dell’ideologia e di una nuova forma di colonialismo!

Ancora in questi giorni (novembre 2021), a Glasgow (Cop26), abbiamo ascoltato di nuovo i soliti miti e gli slogan di un ecologismo di stampo esplicitamente malthusiano, anche se l’accento si è spostato dall’allarmismo sulla sovrappopolazione (ormai smentito anche dalla storia) a quello sul clima: “è urgente promuovere la denatalità per salvare il pianeta”, “più siamo più si inquina”! (leggi)
Anche la giovane Greta, leader e simbolo delle manifestazioni ecologiste, sempre inquietata e triste perché non si fa abbastanza e il mondo crollerà addosso alle nuove generazioni, ha esplicitamente promosso l’aborto per salvare il pianeta! Così pure hanno manifestato le femministe (le Ong Women and Gender Constituency e Women Deliver): «Riduciamo la presenza dell’uomo per salvare il pianeta»! La «pianificazione familiare volontaria» è «necessaria per ridurre i gas serra e per rallentare la crescita della popolazione».
Verena Brunschweiger (scrittrice femminista tedesca), intervistata da Neue Osnabrücker Zeitung, ha dichiarato che per salvare il pianeta i tedeschi non devono avere più figli; «siamo sull’orlo del collasso ecologico; l’unica soluzione è rinunciare a riprodursi».

Purtroppo non manca il sostegno anche di alcuni sedicenti scienziati, come l’intervento titolato «World Scientists’ Warning of a Climate Emergency 2021» sulla rivista BioScience, della Oxford University Press: «bisogna intervenire sulla popolazione umana, stabilizzando e riducendo gradualmente la popolazione, fornendo pianificazione familiare volontaria e sostenendo l’istruzione e i diritti per tutte le ragazze e le giovani donne».

Nel centro di Londra già nel 2019 erano apparsi questi cartelloni pubblicitari: «Immagina una città meno affollata, fai la tua parte: sterilizzati!».



 

C’è il pericolo opposto: la denatalità

Di fatto oggi l’Occidente, specie l’Europa occidentale e in particolare l’Italia, ha l’incubo contrario, questo sì reale: di una denatalità in grado di provocare un suicidio demografico, con tutto ciò che comporta (impossibilità di far fronte alla spesa previdenziale e sanitaria, dato lo sproporzionato numero di anziani rispetto ai giovani, e perfino della necessità di rimpiazzare questo vuoto con un’immigrazione selvaggia).
L’equazione malthusiana s’è addirittura capovolta: meno figli = meno lavoro = meno ricchezza = più spesa sanitaria e previdenziale (per la popolazione anziana).
Sono numerosi e autorevoli gli studi sulla crisi, anche economica, che può invece causare la denatalità (cfr. gli interventi del grande economista italiano Ettore Gotti Tedeschi). 
Persino la Cina, appunto il Paese più popolato del mondo, dopo decenni in cui il governo (Partito Comunista Cinese) aveva vietato di avere più di un figlio (secondo la terrificante politica del max 1 tagliando/figlio per coppia; con la possibilità, per chi non voleva il figlio, di offrire il tagliando ad altra coppia), causando così decine di milioni di aborti forzati!, ora ha cambiato politica, con maggiori aperture alla natalità, essendosi accorti che la denatalità provoca una crisi anche economica e che uno scarso numero di giovani rallenta il progresso e rende impossibile il sostegno agli anziani (che crescono di numero in proporzioni innaturali e insostenibili).

Come possiamo osservare, all’inizio l’ideologia (menzogna) può pensare di prevalere sulla realtà; ma alla fine è ancora la realtà (verità) a dettar legge. Speriamo ce se ne accorga, senza dover cadere nel baratro per verificarlo!


Il mito del riscaldamento globale

[News del 28/11/2021]

Concludiamo questo breve excursus sull’ecologismo, cioè sull’imperante ideologia “ecologista” (che, sospinta da potenti oligarchie, potrebbe condurre presto gli Stati a porre in atto scelte politiche ed economiche queste sì catastrofiche, in quanto in grado di destabilizzare il mondo intero, impedendo il progresso specie dei Paesi più poveri), con qualche considerazione, anche di tipo scientifico, circa il mito del cosiddetto “riscaldamento globale”, che da tempo tiene banco in modo ossessivo negli augusti consessi internazionali promossi dall’ONU (come il recente Cop26 di Glasgow) e assilla le menti di molti testimonials (come la giovane Greta).

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Come avviene anche per l’emergenza “sanitaria”, anche l’emergenza “climatica” deve presentarsi come “scientifica” e basata su dati inoppugnabili, quando in realtà di “scientifico” c’è assai poco e i dati raccolti sono falsati da griglie preconcette e assai poco attendibili. Si crea così un allarmismo e persino un panico da catastrofe prossima ventura, tali da permettere qualsiasi intervento legislativo, ben al di là di ciò che una reale democrazia permetterebbe. Così l’ideologia conquista il potere, con l’apporto dell’ossessione mediatica e la censura di qualsiasi dissenso. Alla fine i giochi di forza a livello sociale, politico, internazionale e planetario, possono essere più facilmente pilotati, per raggiungere obiettivi che una potente oligarchia ha progettato da tempo e ora può attuare, senza troppe proteste o, se ci sono, svuotandole di ogni credibilità e se è il caso persino reprimendole duramente; tutto ciò, ovviamente, è fatto “per il bene del popolo” (come si dice dall’Illuminismo in poi per giustificare qualsiasi violenza e imposizione dittatoriale).

Anche il mito del “riscaldamento globale” segue questo copione; e pure a Glasgow (Cop26) è stato puntualmente posto in atto.

L’apriori ideologico è che la temperatura media della Terra stia salendo inesorabilmente, a motivo della presenza dell’uomo e del progresso industriale e tecnologico. Ciò provocherebbe catastrofi di proporzioni apocalittiche! Da cui l’allarmismo e il panico sociale, indotti per poter ottenere qualsiasi obbedienza civile e ottenere qualsiasi metamorfosi economica!

Questo mito del “riscaldamento globale” a causa dell’uomo (dei gas-serra, della fatidica CO2) è falso. Infatti la storia del pianeta, molto prima della comparsa dell’uomo, ha sempre conosciuto l’alternarsi di periodi di riscaldamento e raffreddamento. Inattendibile è anche il paragone che induce a parlare di effetto “serra”. Poco scientifico è parlare quindi di “gas-serra”. Anche il fatidico “buco dell’ozono”, che sarebbe creato da tali gas, appare più un mito che un dato reale. Ideologica anche la demonizzazione dell’anidride carbonica (CO2), presentata come un “veleno” (cosa che invece non è) e causa principe del riscaldamento globale.

L’ossessione da CO2, secondo l’ecologismo imperante, deve obbligare gli Stati e i governi a ridurla drasticamente. Non importa se ciò, oltre a non essere attualmente fattibile, provocherebbe il tracollo di intere economie e società, specie quelle proprio dei Paesi più poveri o in via di sviluppo! (E ciò appunto rivela di nuovo una logica malthusiana e neo-razzista, idonea a realizzare il Great Reset per l’instaurazione del New World Order, guidato appunto da una ristrettissima oligarchia di magnati).


Dobbiamo allora compiere in merito qualche osservazione più specifica, soffermando un poco la nostra attenzione sulla questione, ritenuta urgente, dei cambiamenti climatici.

[Ce ne occupammo un poco anche nelle News del 25.11.2019 e 28.06.2019]


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L’ideologia ecologista, promossa dall’ONU e dalle Conferenze internazionali

Sono circa 50 anni che la questione dei cambiamenti climatici, che sarebbero causati dall’attività umana e porterebbero alla distruzione degli equilibri e quindi della vita stessa del pianeta, tiene banco anche all’ONU e nei continui Congressi e relativi documenti che esso promuove, al fine di provocare un radicale cambiamento dello stesso consorzio umano (economia, industria, politica).

Già nel 1972 a Stoccolma si tenne la Conferenza ONU sull’ambiente.

Nel 1979 a Ginevra si firmò una convenzione per arginare l’inquinamento atmosferico.

Nel 1987 oltre 160 Paesi adottarono il Protocollo di Montreal, impegnandosi ad eliminare gradualmente tutto ciò che poteva compromettere lo “strato di ozono” della stratosfera.

Nel 1988 l’ONU istituì una Commissione Intergovernativa sul Cambiamento Climatico (IPCC). Si cominciò a parlare del dramma dell’aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera come causa prima del riscaldamento globale.

Nel 1992 si tenne a Rio del Janeiro la Conferenza Mondiale sull’Ambiente e lo Sviluppo (v. sotto), dove si approvò la Dichiarazione di Rio sull’Ambiente e lo Sviluppo e l’Agenda 21.

Nel 1997 è stato redatto il Protocollo di Kyoto che impegnava i Paesi più industrializzati a ridurre del 5,2% le emissioni di COe gas serra entro il 2012 (ma con mille scuse e rimandi si cominciò a firmare e poi non procedere, essendo tali impegni fortemente penalizzanti l’economia).

Nel 2015 a Parigi è stato poi firmato il celebre “Accordo sul clima”

Anche in questi giorni (31.10.2021/12.11.2021), la Conferenza ONU sul clima tenuta a Glasgow (Cop26) e che ha coinvolto circa 200 Paesi, con programmi che hanno raggiunto addirittura il 2060 (!), ha sposato totalmente l’ideologia ecologista (riscaldamento globale provocato dai gas-serra), con impegno ad attuare necessariamente una “transizione ecologica”, un’economia “green” (altro appellativo magico quanto ideologico, che infatti ci ritroviamo persino affibbiato al fatidico “pass” sanitario!) che permetta di non superare un riscaldamento di 1,5° fino al 2050; non importa se tali impegni, se si attuassero veramente, stravolgerebbero l’economia mondiale e penalizzerebbero soprattutto quella dei Paesi poveri o in via di sviluppo! (leggi)

Ovviamente, anche a Glasgow, oltre alla grancassa mediatica e alle manifestazioni “green” (capeggiata ovviamente dalla solita Greta, con tanto di appoggio all’aborto), a creare allarmismo e panico c’hanno pensato anche grandi autorità, a cominciare certo dal Segretario Generale dell’Onu (Guterres), con espressioni messianiche e apocalittiche: “C’è solo una strada davanti a noi! Un futuro a solo +1,5°C è l’unico praticabile per l’umanità! Sta ai governanti rinnovare oggi il proprio impegno su questo, prima che sia troppo tardi!” [come grancassa mediatica abbiamo ad esempio già citato il Corriere della sera, che il 2.11.2021 dedica le prime intere 9 pagine a questo allarme!]

Circa la Cop26 di Glasgow c’è chi ha parlato di falso ideologico e antiscientifico (leggi), chi vi ha visto ironicamente un Flop26, ma in grado ugualmente di condizionare negativamente il futuro (leggi), chi poi ha parlato di programma dai costi impossibili (leggi), come pure chi ha sottolineato il silenzio assordante sulla Cina, il Paese più inquinato e inquinante del pianeta (leggi).

Se l’ONU è ovviamente il primo megafono di tali ideologiche preoccupazioni ecologiste, le Istituzioni europee (Parlamento, Commissione, Consiglio) non vogliono certo farsi strappare il primato di “voci profetiche” per sfuggire alla catastrofe prossima ventura.
Per questo hanno sfornato una serie di misure (European Climate Action) atte a rendere il continente europeo “climaticamente neutro” entro il 2050!
E per far ben intendere che si tratti di una vera “rivoluzione” la Commissione Europea ha varato un documento apposito proprio il 14.07.2021 (anniversario della rivoluzione francese, data scelta appositamente per questo!), noto come “Fit for 55” o “Green Package”, cioè un pacchetto di norme per la salvaguardia dell’ambiente, che dovrebbe finalmente attuare il cosiddetto Green Deal, approvato nel dicembre 2019, per portare appunto entro il 2050 ad una riduzione del 55% delle emissioni dei cosiddetti “gas-serra”. Gli stessi promotori hanno parlato di un impegno “colossale”, che comporterà interventi massicci sull’economia! Con il serio rischio che invece di una tanto auspicata economia “green” si giunga ad un’economia “black”, con conseguenze gravissime sulla vita dei cittadini, aumentando notevolmente le fasce di povertà! (leggi)

 

Quando la scienza si oppone all’ecologismo (ma allora viene censurata)

Come sappiamo, forse con una sorta di complesso d’inferiorità nei confronti della scienza moderna sperimentale e dei suoi successi, l’appellativo “scientifico” deve caratterizzare ogni affermazione “dogmatica moderna”. Lo hanno già fatto le “ideologie” ottocentesche: persino il “materialismo dialettico” di K. Marx, col conseguente socialismo/comunismo, osò presentarsi come “scientifico”!

Anche l’attuale ecologismo si presenta ovviamente come “scientifico”! Non importa se la realtà, la storia e persino la scienza stessa smentiscano l’ideologia. Come si dice con una battuta ironica: quando l’ideologia è smentita dalla realtà, è la realtà che sbaglia!
Pur continuando a presentarsi come “scientifico” e propinandoci sempre innumerevoli dati, statistiche e previsioni di sedicenti esperti, in realtà l’ecologismo si trova spesso contraddetto (e persino combattuto come “falso ideologico”) dai più autorevoli scienziati.

Nonostante che il “circo mediatico” ecologista cerchi in ogni modo di censurarlo, certi “dogmi ecologisti” sono negati da moltissimi e autorevoli scienziati, con conseguente imbarazzo se non silenziatore da parte appunto dell’ideologia e della solita potente oligarchia che ora la promuove come ulteriore strumento per avere ormai in mano le redini del mondo e del suo futuro.

Particolare scalpore, nonostante la censura dei media, fece 30 anni fa l’Appello di Heidelberg, sottoscritto, in concomitanza con la Conferenza ONU (“Vertice sulla Terra”) di Rio de Janeiro del 1992, da circa 4.000 scienziati (fra i quali 72 Premi Nobel) di 106 Paesi! [cfr. V. Messori, Le cose della vita, Paoline, 1995, pp. 294/297]
Nell’Appello di Heidelberg, migliaia di autorevolissimi scienziati presero infatti posizione contro gli slogan e gli allarmismi del solito ecologismo. Vi troviamo ad esempio scritto: “anche noi vogliamo conservare la Terra; tuttavia siamo preoccupati per l’emergere di questa ideologia irrazionale che si contrappone al progresso scientifico e industriale e impedisce lo sviluppo economico e sociale”.

Dall’<Appello di Heidelberg>:

“L’umanità è sempre progredita imbrigliando in modo crescente la Natura e sottomettendola alle proprie esigenze, e non viceversa. La salvaguardia della Natura va però promossa su criteri scientifici e non su pregiudizi irrazionali. Il progresso e lo sviluppo hanno sempre comportato controlli crescenti di forze ostili, a beneficio dell’umanità.

Mettiamo in guardia le autorità responsabili della vita del pianeta dal rischio di prendere decisioni sulla base di argomenti pseudo-scientifici o di dati falsi e fuorvianti. Vogliamo pure aiutare i Paesi poveri a raggiungere un livello di sviluppo sostenibile che equivalga a quello del resto del pianeta, proteggendoli dai guai e dai pericoli che derivano dai paesi sviluppati, ed evitando il loro coinvolgimento in una rete di obblighi ecologici non realistici che comprometterebbero sia la loro indipendenza, sia la loro dignità”.

Da “Questione ecologica”, di Mario Moncada di Monforte, Corriere della Sera, 4.07.2005 (leggi)

Anche successivamente, non sono stati pochi, tra i più importanti scienziati ed esperti in materia, coloro che si opposero a questo catastrofismo ecologista, che avrebbe causato, specie nei Paesi in via di sviluppo, più problemi di quelli a cui vorrebbe far fronte.

Così il famoso vulcanologo francese Haroun Tazieff (già firmatario dell’Appello di Heidelberg ed ex ministro francese dell’Ambiente): “E’ ora di farla finita con il terrorismo intellettuale dei Verdi, è ora di dire no ai loro ricatti … il “buco dell’ozono” è una loro fantasia, perché esiste da millenni”.
Anche il professor Nir Shaviv, dell’Università ebraica di Gerusalemme, non crede che sia l’uomo il responsabile delle variazioni del clima del pianeta; secondo i suoi calcoli, per incidere sul clima sarebbe necessaria una quantità di CO2 nell’atmosfera 3 volte tanto di quella attuale. E sottolinea che glaciazioni e desertificazioni sono cicliche e già avvenute prima della comparsa dell’uomo.
L’oncologo tedesco Albrecht Kellerer, dell’Università di Monaco, prende poi posizione a favore dell’energia nucleare, affermando che è sicura e molto meno pericolosa di quello che i Verdi cercano di far credere. (op. cit.)

Anche l’italiano Premio Nobel per la Fisica 1984 prof. Carlo Rubbia smentisce categoricamente che ci sia qualcosa di scientifico in quell’allarmismo ecologista che vede nell’attività umana (causa antropica) e soprattutto nella CO2 la causa del riscaldamento del clima e di ciò che di tragico se non di apocalittico ne conseguirebbe. Essendo “Senatore a vita” dal 2013, si veda in proposito il suo intervento al Senato il 2.01.2016 (video) (cfr. News, 28.06.2019).

Più di recente (17.06.2019) in Italia c’è stata poi una decisa presa di posizione di 92 autorevoli scienziati italiani (geologi, geofisici, astrofisici, ecc.) contro il “catastrofismo climatico” di questo ecologismo ideologico, mediante un documento inviato addirittura come “Petizione” alle massime autorità dello Stato italiano, perché non soccombano a queste menzogne ecologiste sul clima e sull’ambiente. (qui il testo, con l’elenco dei firmatari)


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Soffermiamo allora un poco la nostra attenzione sulla questione del “cambiamento climatico” e soprattutto di quel cosiddetto “riscaldamento globale”, che sarebbe provocato dall’uomo, mediante i gas-serra e in particolare la CO2, e che porterebbe in poco tempo non solo al disastro ecologico ma alla distruzione stessa dell’uomo e del pianeta!

Cosa c’è di vero e di scientifico in tutto questo? Poco o nulla.

Riscaldamento globale?

A parte il fatto che è tutto da dimostrare che sia effettivamente in atto un lieve riscaldamento globale (per alcuni scienziati è addirittura in corso un raffreddamento), non è affatto vero che esso sarebbe provocato dall’intervento umano (causa antropica).

La Terra, assai prima della comparsa dell’uomo, ha infatti sempre conosciuto l’alternarsi di periodi di riscaldamento e raffreddamento, anche di notevoli entità (assai maggiori degli attuali). E anche in questi ultimi secoli e millenni, ma molto prima che ci fosse il problema dell’inquinamento, la storia umana ci testimonia di cambiamenti climatici, che appunto non dipendono dall’attività umana.

I più significativi cambiamenti climatici sono dovuti a motivi astronomici (in riferimento soprattutto alle attività solari, del possibile impatto con asteroidi, ma anche a periodiche variazioni dell’inclinazione* dell’asse terrestre), atmosferici (ad esempio le infinite variabili della copertura nuvolosa) e dell’attività stessa del pianeta (soprattutto delle correnti marine ma anche delle attività vulcaniche).

* Ricordiamo che le stagioni (con l’alternanza del rapporto luce/buio, tanto più marcata quanto più ci si avvicina a i Poli, e delle diverse temperature già in base al parallelo oltre che da altri fattori ambientali) non dipendono dalla distanza dal Sole (in media 150 milioni di km, ma è un’orbita ellittica di cui il Sole occupa uno dei fuochi e quindi non siamo mai alla stessa distanza dal sole) ma dall’inclinazione dell’asse terrestre (23° rispetto sulla perpendicolare); ma tale inclinazione varia leggermente (quasi 3°), formando una sorta di doppio cono ogni 25.620 anni.

Dalla storia del pianeta Terra, che conta circa 5 miliardi di anni, possiamo ad esempio trarre questi dati dell’ultimo milione di anni.

Si vedano ad esempio gli studi del prof. Luiz Carlos Molion, dal prestigioso Curriculum scientifico: dottore di ricerca in Fisica c/o Università di San Paolo (Brasile) , PhD in Meteorologia c/o Università di Madison (Wisconsin, USA), assegnista di ricerca in “Idrologia delle foreste” c/o Institute of Hydrology di Wallingford (UK), membro del Wissenschaftskolleg di Berlino; c/o National Institute for Space Research del Brasile: Ricercatore, direttore delle scienze dello spazio e dell’atmosfera, direttore associato (nel 1986 ha co-coordinato un progetto di ricerca sull’Amazzonia in collaborazione con gli scienziati della NASA). È Professore Associato presso l’Università Federale di Alagoas (Brasile). (leggi)

Nell’ultimo milione di anni la Terra ha subito 9 glaciazioni (ogni glaciazione dura circa 100.000 anni), tra le quali si inseriscono periodi caldi di circa 10.000 anni; la temperatura media ha avuto escursioni anche di 14° (il triplo delle più pessimistiche pre­visioni degli ecologisti)!
Negli ultimi 3 periodi caldi interglaciali (130.000, 240.000 e 320.000 anni fa) le temperature erano tra 6°C e 10°C più alti dell’attuale temperatura. Nel corso del periodo interglaciale in cui ci troviamo (Olocene), circa 7/8.000 anni fa la temperatura media era circa 4°C superiore all’attuale. Vi furono poi periodi caldi circa nel 1500 a.C., nel 400/300 a.C., e dal 900 al 1.300 d.C.; mentre dal 1300 ad un secolo fa il clima è stato più freddo.
Soffermiamo un poco la nostra attenzione sul riscaldamento (di ben 4°!) avvenuto tra il 900 e il 1250.
Tale riscaldamento sciolse i ghiacci e rese navigabili i mari del nord. Si poté coltivare la vite anche in Inghilterra e nei Paesi nordici. Ecco perché in quel periodo i Vichinghi* (Norvegesi), dopo aver conquistato l’Inghilterra e l’Irlanda e avendo raggiunto l’Islanda (già detta “terra dei ghiacci”), attorno all’anno 1000 scoprirono la Groenlandia (fu chiamata così, cioè “terra verde”, perché appunto allora non era ghiacciata ma ricoperta di foreste e prati verdi! Ancora nel XV sec. era non solo ricoperta di praterie verdi, ma vi si potevano coltivare cereali, a tal punto da sfamare una popolazione maggiore di quella attuale) e poterono spingersi fino all’attuale Canada (per poi scendere forse fino all’attuale Virginia). Poi queste terre furono abbandonate perché i mari del nord tornarono ad essere ghiacciati e non più navigabili.

[Così un testo USA dell’Institute of Economic Af­fairs intitolato Climate Changes, Challenging the Conventional Wisdom (“Contro i luoghi comuni sul cambiamento climati­co”)]

* Originari delle terre europee più nordiche (specie scandinave) i Vichinghi conquistarono non solo la Gran Bretagna e l’Irlanda, ma la Francia (spec. la Normandia) e perfino la Sicilia (i Normanni; per questo ancor oggi troviamo dei “biondi” anche in Sicilia), per raggiungere addirittura certi Paesi musulmani (Bagdad), come pure dell’Europa orientale (Kiev). Abbracciato il cristianesimo (v. in Norvegia il re Sant’Olaf) abbandonarono la loro selvaggia crudeltà (la Chiesa era definita “domatrice di popoli”, a motivo della bellezza e dell’amore della fede cristiana) e costruirono una civiltà straordinaria. Favoriti appunto dal clima, divenuto più mite attorno al X-XI sec., raggiunsero non solo l’Islanda (terra del ghiaccio) ma perfino la Groenlandia (allora appunto la “terra verde”, come la chiamarono, con ebbe addirittura 2 diocesi cattoliche), fino a scoprire il Canada e scendere forse fino all’attuale Virginia. Quando il clima divenne più rigido, abbandonarono le Americhe, anche a motivo dell’aggressività selvaggia delle popolazioni locali (che poi saranno chiamati “indios” dopo Cristoforo Colombo e Amerigo Vespucci). Altro che buoni selvaggi!

Questo riscaldamento medievale del clima (sec. X/XIII) non ha prodotto dunque alcun cataclisma oggi paventato, ma anzi immensi benefici!

 

Il riscaldamento globale ha effetti catastrofici?

Pare che negli ultimi 150 anni la temperatura media globale sia aumentata di circa 1°C; ma ciò non ha prodotto affatto un aumento statistico di quegli eventi atmosferici estremi (piogge torrenziali, cicloni tropicali, tornado, siccità) che l’allarmismo ecologista tanto profetizza. Anzi, tali eventi sono in genere diminuiti, come pure la mortalità a causa di tali eventi (diminuita anche a motivo delle maggiori difese che proprio l’attività umana ha saputo procurare). Poiché poi nel mondo il numero dei morti causati del freddo è superiore a quelli causato dal caldo, tale riscaldamento produce un calo di mortalità per motivi atmosferici. Si potrebbe poi osservare, con uno sguardo all’economia, che tale riscaldamento ha permesso un abbassamento delle spese di riscaldamento (in Italia, negli ultimi 30 anni: -8%).

Già da questo si potrebbe concludere che un lieve riscaldamento del clima non sia affatto una tragedia per l’umanità, ma anzi, oltre ad essere normale nella storia dell’atmosfera e della superficie terrestre, porti pure grandi benefici.

 

Previsioni climatiche dell’ONU (e loro scarsa attendibilità scientifica)

Come abbiamo già ricordato, nel 1988 l’ONU istituì la Commissione Intergovernativa sul Cambiamento Climatico (IPCC). Essa si avvale oggi di un sofisticato sistema computerizzato che dovrebbe permettere alcune “proiezioni” e previsioni climatiche, in riferimento soprattutto a ciò che è causato dalle attività umane. Di fatto, però, oltre alla difficoltà di fare previsioni meteorologiche a lunga scadenza (lo vediamo quotidianamente, c’è una scarsa attendibilità anche solo nel breve arco di un mese, dato l’enorme concorso di variabili che sfuggono ad ogni prevedibilità), il IPCC non tiene oltretutto conto di alcuni fattori, che confluiscono certamente sul clima. Pertanto l’attendibilità di tali previsioni climatiche (di cui invece l’ONU si fa portavoce per creare allarmismo e indurre gli Stati a radicali cambiamenti industriali) è assai scarsa.

Ad esempio, secondo l’IPCC nell’arco di tempo 2016-2035 la temperatura avrebbe dovuto aumentare tra 0,3°C e 0,7°C; e in quello 2081-2100 addirittura tra 0,3° C e 1,7° C ; ma altre proiezioni scientifiche parlano invece di un lieve raffreddamento, previsto anche nei prossimi 20-25 anni.

L’IPCC è stato creato appositamente per dimostrare l’influenza negativa delle attività umane sul clima; ma si basa appunto su modelli preconcetti e gravi pregiudizi, contestati dallo stesso consorzio scientifico.
Luiz Carlos Molion (leggi)

Le previsioni di un aumento della temperatura globale media [tra 1,7°C e 4,8° C per 2100] pubblicate dall’IPCC si basano su modelli climatici globali [GCM] che hanno gravi limitazioni, non riuscendo a replicare il clima del passato osservato e sono oggetto di gravi critiche da parte della comunità scientifica. Tali proiezioni climatiche sono fittizie, semplici esercizi accademici non adatti alla formulazione di politiche pubbliche per lo sviluppo socioeconomico in armonia con l’ambiente. La CO2 non controlla il clima globale! (Molion)


 

Riscaldamento provocato dall’uomo? (causa antropica)

Come abbiamo già sopra osservato, l’incidenza dell’attività umana (causa antropica) sul clima, contrariamente a quanto i “dogmi ecologisti” continuamente propagandano, è assai scarsa, quasi insignificante.

Basterebbe osservare, oltre la storia (periodi di riscaldamento si sono pure registrati non solo prima dell’era industriale, ma addirittura anche prima della comparsa dell’uomo sul pianeta!), anche la geografia: Il 70% della superficie del pianeta è occupata dai mari (e solo il 30% dalla terra); di questo 30% solo il 10% è abitato dall’uomo. Dunque è abitato dall’uomo solo il 3% della Terra (e la percentuale delle zone industrializzate è ovviamente ancora minore). Già questo fa capire che il cambiamento climatico non può essere determinato dall’uomo” (prof. Pedrocchi, v. sotto)

La questione del riscaldamento globale era già emersa nel 1972 alla Conferenza sull’ambiente, promossa dall’ONU a Stoccolma. Ma fu nel 1988 che emerse il mito del “riscaldamento globale”, causato dalle emissioni di CO2 dovute all’impiego di combustibili fossili [carbone minerale, petrolio e gas naturale] a seguito di attività umane. Ne parlò addirittura al Congresso Americano (ONU) James E. Hansen, ex direttore del Goddard Institute for Space Science [GISS/NASA/USA]. Nacque così appunto la Commissione Intergovernativa sul Cambiamento Climatico (IPCC) e iniziò a diffondersi nel mondo il mito del riscaldamento globale antropico [AGW].

Il mito del riscaldamento globale dovuto ai gas-serra e soprattutto alla CO2 non conosceva più soste e costituiva una minaccia apocalittica per l’umanità. Si cominciò a credere davvero che la CO2fosse in grado di assorbire la radiazione infrarossa, contribuendo a trattenere il calore che la Terra irradia provocando così il fatidico “effetto serra”; tale progressivo e inesorabile “riscaldamento” del pianeta avrebbe prodotto lo scioglimento dei ghiacci polari, il conseguente innalzamento dei mari, e poi l’aumento catastrofico delle precipitazioni in alcune zone e la desertificazione in altre. Peccato che non si è trovato scientificamente alcun rapporto causa/effetto tra CO2 e cambiamento climatico!


La scienza dice il contrario

Sembrerebbe facile trovare questo nesso causa/effetto tra produzione di CO2 causata dall’attività umana (aumentata certo dalla rivoluzione industriale, cioè dal 1750 in poi) e il riscaldamento della temperatura media del pianeta (aumentata di 1° C dal 1850 ad oggi); ma ci si scorda anzitutto che la CO2 causata dall’attività umana (industrie, trasporti, inquinamento) è attualmente solo il 5% del totale prodotta dal pianeta stesso. Il 95% della CO2 è prodotta naturalmente dagli oceani, dal suolo, dalla vegetazione e dai vulcani.

In un’inchiesta del Max Planck Institute, su 416 climatologi di fama mondiale solo 26 ritengono che il riscaldamento attuale del pianeta derivi dalle emissioni industriali.

“Non c’è dubbio infatti che la causa principale del cambiamento climatico sia il Sole” (così ad es. il prof. Ernesto Pedrocchi, Docente emerito di Termodinamica applicata ed Energetica al Politecnico di Milano).

Anche i fisici danesi Lassen e Christensen sostengono che l’aumento di temperatura derivi dall’attività solare.

È l’attività solare, in particolare le cosiddette “macchie solari”, a determinare i maggiori cambiamenti climatici della Terra.

L’indebolimento dell’attività solare (come avviene in questo periodo, secondo cicli che vanno dagli 11 ai 100 anni) provoca inizialmente un aumento del calore atmosferico (in quanto l’indebolimento del campo magnetico solare consente un aumento del flusso di RCG nell’atmosfera); ma in seguito il conseguente aumento dello strato delle nubi raffredda gli oceani e quindi il clima generale. Per questo, contrariamente a quello che prevede l’IPCC, dovremmo andare ora incontro (nei prossimi 20 anni) ad un raffreddamento globale.


 

CO2-fobia

Al di là certo del doveroso rispetto del Creato – però in una piena armonia tra suo uso a beneficio dell’uomo e rispetto delle sue stessi leggi (che in fondo è obbedienza al Creatore) [come abbiamo sottolineato nella I Parte come “teologia del Creato”) – e dell’altrettanto doverosa attenzione a ridurre l’inquinamento (come è stato già lodevolmente effettuato negli ultimi 50 anni) , occorre compiere però una sottolineatura sull’attuale “demonizzazione” della CO2 (anidride carbonica) e in fondo dello stesso progresso umano, che ha assunto un sapore ideologico, peraltro assai poco scientifico.

Abbiamo già sopra ricordato che la CO2 causata dall’attività umana (industrie, trasporti, inquinamento) è attualmente solo il 5% del totale prodotta dal pianeta stesso. Il 95% della CO2 è infatti prodotta naturalmente dagli oceani, dal suolo, dalla vegetazione e dai vulcani.

Potremmo poi osservare che già 13.000 anni fa (culmine del­l’ultima glaciazione) ci fu un’impennata di CO2: ma ciò non comportò alcuna catastrofe, anzi trasformò le savane aride dell’Africa orientale in aree bo­scose.

L’anidride carbonica è infatti essenziale per la crescita della vegetazione!

Il già citato prof. Pedrocchi fa osservare che proprio la CO2 sta facendo crescere la vegetazione in tutto il mondo; anche del 30% rispetto alla fase pre-industriale!

Avevamo ad esempio già ricordato che anche gli alberi, di notte, producono anidride carbonica; ma poi ne hanno bisogno per svolgere la loro funzione clorofilliana e ridonarci ossigeno.

“Le piante hanno infatti bisogno di CO2 per fare la fotosintesi e con concentrazioni inferiori a 200 ppmV, la maggior parte delle piante non riesce a farla e muore. Pertanto, più grande è la concentrazione di CO2, maggiore è il beneficio per la Terra e i suoi abitanti” (Pedrocchi).

La CO2 non è un gas tossico o velenoso, ma è il gas della vita.

L’anidride carbonica non è dunque un veleno, come si vuol fa credere dall’ecologismo imperante, e non porta affatto alla desertificazione (anzi, il verde sta crescendo in tutto il mondo, perfino nello Sahel subsahariano), ma, proprio perché aumenta le piogge e l’umidità, è essenziale per la crescita vegetale (così il prof. Robert Bal­ling, dell’Office of Climatology della Arizona University).

Anche il prof. Thomas G. Moore, della Stanford University, ritiene che in un’atmo­sfera più ricca di C02 il mondo sarebbe più caldo sì, ma anche più umido e verde, con i relativi vantaggi generali.

Ecco perché nella citata “Petizione” del 17.06.2019 di 92 autorevoli scienziati italiani (geologi, geofisici, astrofisici, ecc.) alle massime autorità dello Stato italiano, perché non soccombano alle menzogne “climatiste-ambientaliste”. Tale petizione denuncia questa ideologia ecologista sul “clima” addirittura come “dannosa” per l’uomo e oltre che per l’ambiente stesso! “Trattare l’anidride carbonica (CO2) da pericoloso elemento inquinante è una grave distorsione della realtà”, afferma il documento. L’illusione poi di poter sostituire i combustibili fossili, cioè la principale fonte energetica mondiale (l’86% dell’energia consumata globalmente) con le cosiddette energie rinnovabili (specie sole e vento) costituirebbe una transizione ideologica e persino violenta, con grave danno all’ambiente stesso.

La frase che spesso si ascolta da politici, burocrati e aspiranti ambientalisti “dobbiamo ridurre le emissioni di CO2 entro l’anno per impedire che il mondo si riscaldi oltre 2°C”, non ha senso. Il “limite di 2°C” è stato inventato da Hans “John” Schellenhuber, direttore dell’Institute for Climate Impacts [IPK], Potsdam, Germania, senza alcuna prova scientifica!”

 

Riscaldamento provocato dalla CO2?

L’atmosfera terrestre è composta da azoto [N2 = 78%], ossigeno {[O2 = 21%} e argon [Ar = 0,9%, un gas nobile]; questi tre gas costituiscono il 99,9% dell’aria, mentre la CO2 solo lo 0,04%. Esistono quindi circa 2.500 molecole di questi gas per ogni molecola di CO2..

L’attuale concentrazione è così piccola che è impossibile misurare il suo contributo al riscaldamento dell’aria.

Ricordiamo poi di nuovo che le attività umane producono solo il 5% del totale di anidride carbonica prodotta dal pianeta.

Secondo il prof. Franco Prodi* non esiste alcun rapporto causa-effetto tra aumento della Co2 e riscaldamento. Il riscaldamento è prodotto da cause astronomiche e della Terra stessa (il flusso di calore che proviene dall’interno della terra, le emissioni dei vulcani, il degassamento della crosta terrestre, le correnti oceaniche, l’interazione vegetazione-atmosfera e oceano-atmosfera).

* Membro dell’Accademia Nazionale delle Scienze, docente ordinario emerito di Fisica dell’atmosfera all’Università di Ferrara; ha diretto il Fisbat (Istituto per lo studio della Bassa ed Alta atmosfera) e l’Isac (Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima), istituti del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche).

Nel 2013, il prof. Murry L. Salby calcolò che un aumento di CO2 2,5 volte quelle attuali, la temperatura globale aumenterebbe solo di 0,14°C (per altri, al massimo dello 0,5°C).

Anche se la concentrazione di CO2 raddoppiasse entro il 2100, il suo effetto sarebbe comunque trascurabile. In altre parole, nell’ipotesi di eliminare anche tutta la CO2 dall’atmosfera, le temperature dell’aria sulla superficie terrestre sarebbero simili a quelle di oggi.

In conclusione, la concentrazione di CO2 nell’atmosfera non determina affatto il clima globale. L’atmosfera infatti non “crea” energia per riscaldare il pianeta, ma solo rallenta la perdita di IR termico, emesso dalla superficie nello spazio. Ridurre le emissioni antropiche di CO2 sarebbe inutile in quanto non avrebbe alcun effetto sul clima.

Poco dopo la promulgazione dell’ultimo accordo sul clima di Parigi (2015), il prof. danese Lomborg ha dichiarato che se anche tutti i progetti presentati fossero mantenuti fedelmente fino al 2030 (cosa peraltro già impossibile) e continuassero persino fino al 2100 (provocando un disastro economico di proporzioni catastrofiche!), la riduzione totale della temperatura globale ottenuta sarebbe di 0,17°C!


 

“Effetto-serra”: vero?

Un pilastro del dogma ecologista del riscaldamento globale è il cosiddetto “effetto serra”, che appunto i gas-serra (in primis la CO2) produrrebbero negli strati più alti dell’atmosfera; appunto qualcosa di analogo a ciò che avviene nelle serre costruite dall’uomo* (per l’agricoltura e la floricoltura): tali gas (ma l’incriminato è sempre l’uomo e il suo progresso industriale) formerebbero appunto una sorta di copertura (come appunto il vetro nelle serre) tale da intrappolare l’energia solare (IR termico) e non permettere un salutare ricambio, provocando appunto un surriscaldamento dell’aria. È la teoria (AGW) fatta propria anche dall’IPCC e come tale condiziona tutti i progetti ecologisti atti a ridurre drasticamente tali gas.

*I pannelli di vetro della serra consentono il passaggio della radiazione solare, che è composta da radiazione ultravioletta [UV], radiazione visibile ai nostri occhi e radiazione infrarossa [IR], di lunghezza d’onda corta [fino a 4 micrometri]. La radiazione solare riscalda le superfici interne della serra e queste riscaldano l’aria emettendo IR termico [lunghezze d’onda superiori a 4 micrometri]. Il vetro è opaco all’IR termico sopra 3 micrometri e lo intrappola all’IR termico all’interno della serra. Molti credevano che questo processo fosse responsabile del fatto che la temperatura dell’aria all’interno della serra fosse superiore alla temperatura dell’aria esterna alla serra.

Tale analogia è stata immaginata già nel 1859 dall’inglese John Tyndall, che parlò appunto di gas ad effetto serra [vapore acqueo (H2O), metano (CH4) e soprattutto anidride carbonica (CO2)]; ma è oggi altamente contestata in ambito scientifico, contrariamente a quanto si fa credere dall’ecologismo. (L. C. Molion, leggi)

In Danimarca, un autorevole comitato scientifico già anni fa accusò gli ambientalisti di ”disonestà intellettuale”, denunciando le loro esagerazioni sull’effetto-serra e le loro menzogne sulla scomparsa di molte foreste e specie animali e l’inquinamento degli oceani.




Buco dell’ozono?

Anche quello del cosiddetto “buco dell’ozono” è sostanzialmente un mito ecologista, atto a creare allarmismo e conseguenti drastiche scelte influenti sul progresso umano (bloccandolo)!

L’ozono è uno dei gas naturalmente presenti nell’atmosfera terrestre; ha un ruolo importante per la vita sul pianeta, perché è uno strato protettivo (l’ozonosfera), che svolge l’importante funzione di bloccare il passaggio dei raggi UV provenienti dal sole e le conseguenti radiazioni ultraviolette molto pericolose per la vita. Funge quindi da strato protettivo, che peraltro ha permesso il sorgere e lo svilupparsi della vita sul nostro pianeta (anche questo dunque un segno della Sapienza creatrice di Dio).

Se è dunque vero che l’ozono è importante per la vita (e la nostra stessa vita) sul pianeta, non è invece vero che la sua diminuzione sia dovuta all’attività umana.

Ovviamente l’ecologismo attribuisce oggi la sua riduzione all’attività umana, in particolare ai gas CFC (clorofluorocarburi: ne fanno uso le bombolette spray, i circuiti refrigeranti di frigo e condizionatori, oltre che in lavorazioni industriali specifiche, come ad esempio la produzione di polistirolo espanso).

In questi ultimissimi decenni s’è creato l’allarme ecologista della terribile riduzione (40%) dello strato d’ozono, soprattutto sopra l’Antartide; una riduzione che permetterebbe il tragico passaggio di alcuni raggi UV, con conseguenze catastrofiche per il pianeta e per l’umanità!
In realtà, la quantità di ozono nell’atmosfera non è mai stata costante.

Strano a dirsi, ma il cosiddetto “buco d’ozono” sopra l’Antartide (il più grande) è passato in pochi mesi dalla spaventosa dimensione di 24,8 milioni di kmdurante l’estate 2020, gettando nella disperazione gli ecologisti, a sparire nel dicembre dello stesso scorso anno (notizia data dalla stessa WMO: Organizzazione Mondiale della Meteorologia). Dovrebbe dunque essere evidente che sia il suo espandersi che il suo ritirarsi siano indipendenti dalle attività dell’uomo (e dalla nostra bombolette spray!).

Ma tant’è, i dogmi ecologisti fanno fatica a confrontarsi con la realtà!

Secondo alcuni scienziati, infatti, tale il fenomeno (buco dell’ozono) è in realtà strettamente collegato col ciclo delle macchie solari e con l’attività dei nostri vulcani (tra l’altro in questo periodo stranamente quasi tutti in piena attività).

Basterebbe pensare ad un dato del 1992: le industrie di tutto il mondo in un anno avevano emesso ton. 7.500 di gas CFC; ma il solo vulcano Erebus (guarda caso proprio in Antartide) emette ogni anno nell’atmosfera ton. 365.000 di analoghi gas clorati.

Se poi volessimo scendere nel prosaico, potremmo osservare che le prime spedizioni scientifiche che scoprirono il fatidico “buco dell’ozono” furono finanziate dalla DuPont (con sede a Montreal), cioè dalla massima industria chimica del mondo; e proprio a Montreal fu firmato il trattato che bandì il CFC (accusato di essere il gas provocatore di tale fenomeno); ma, guarda caso, proprio la multinazionale DuPont aveva pronto, da immettere sul mercato internazionale, l’Hfc 134°, di cui si disse non essere pericoloso per l’ozono, ma assai più costoso!

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Un attacco … contro l’uomo

Come abbiamo già osservato, l’ideologia “ecologista” nasconde (ma è sempre più palese) una panteistica adorazione della Natura a scapito dell’uomo (contro il progresso) e persino una forma di neo-razzismo (contro il progresso dei paesi più poveri).

Anche i programmi di queste drastiche riduzioni che sarebbero da imporre, secondo tale ideologia sempre più promossa dal potere globalista, alle attività umane, anche in riferimento a questo “mito” del riscaldamento globale, assolutamente da evitare e possibilmente da invertire, potrebbero produrre un danno enorme all’umanità ventura (e neppure salverebbero il clima come si dice).

Diamo ancora uno sguardo a questa “demagogia ecologista” e ai costi insostenibili che essa vorrebbe imporre all’umanità e appunto specialmente ai Paesi in via di sviluppo.

A parte la differenza tra combustibili fossili (carbone, gas e petrolio), fortemente inquinanti (quali gli ossidi di zolfo, l’ossido di azoto, tutti i tipi di particolato e gli incombusti) e la CO2, non inquinante, le riduzioni imposte da questi augusti Consessi internazionali dovrebbero pure tener conto di importantissimi fattori, come ad esempio le reali possibilità economiche di un Paese di sostenere costi più alti per il proprio fabbisogno energetico, con grave pericolo di sperequazione tra i Paesi più ricchi (che possono permetterseli) e quelli più poveri (nei quali provocherebbero un’ulteriore povertà), con gravi conseguenze sugli equilibri internazionali.

Nella citata “petizione” del 17.06.2019 di 92 autorevoli scienziati italiani alle massime autorità dello Stato italiano, perché non soccombano a queste menzogne “climatiste-ambientaliste”, si denuncia questa nuova ideologia ecologista e ambientalista abbia come obiettivo, nella sua spinta anti-antropica, proprio la distruzione del progresso e in fin dei conti dell’uomo stesso. Dunque, questa forzata transizione ecologista, afferma il documento, “può solo provocare una crisi energetica mondiale”, “il che vuol dire l’impoverimento dei Paesi industrializzati e l’impedimento allo sviluppo dei Paesi poveri”.

Si pensi che anche un Paese economicamente avanzato e super-industrializzato come la Germania, inseguendo ad esempio l’obiettivo delle auto elettriche*, sta portando le grandi industrie automobilistiche tedesche alla drastica riduzione dei ricavi e alla crescita della disoccupazione”.

* Sulle auto elettriche, il necessario aumento della produzione di energia elettrica (e relativo inquinamento), le batterie (materiale, durata, discarica – tutto altamente inquinante!) … vedi Parte II del presente documento.

Se le industrie riducessero ad esempio del 15% le emissioni di CO2 la stessa produzione economica europea si ridurrebbe dell’1,5% (del 2% in Germania). Figuriamoci cosa provocherebbe allora nel terzo Mondo!

Ne risentirebbe negativamente persino la stessa vegetazione e l’agricoltura, che, come abbiamo osservato, vive della tanto demonizzata CO2.
Se davvero i “combustibili fossili” dovessero essere abbandonati entro il 2050 (secondo il Green New Deal), visto che l’85% dell’elettricità generata nel mondo dipende da essi, l’economia di interi Paesi, specie i più poveri, subirebbe un tracollo insostenibile.

L’80% dell’energia che permette oggi la vita proviene dai combustibili fossili; non si vede come questi possano essere sostituiti a breve. Abolirli entro il 2050 equivale, anche solo per garantire le stesse risorse energetiche, equivarrebbe a costruire 3 reattori nucleari ogni due giorni, oppure 6000 pale eoliche ogni giorno. Possibile?

I poveri saranno danneggiati da queste condizioni posti a Glasgow e congressi analoghi! Si salva il pianeta ma si impoverisce l’uomo. (leggi)

Il fisico dell’atmosfera del MIT Richard Lindzen: “gli uomini del futuro resteranno attoniti di fronte al fatto che un modesto aumento delle temperature globali abbia potuto indurre a concepire l’idea di sovvertire l’intero sistema economico mondiale”. In sostanza la demagogia è ancor oggi un nemico temibile e poco contano i tanti esempi di un passato anche vicino che evidenziano il suo ruolo deleterio.

Come ricorda Biorn Lomborg, docente nell’Università di Aarhus in Danimarca, dobbiamo mantenere sia un’attenzione all’ambiente e al clima che le implicazioni sociali, economiche e morali che nascerebbero affrontando questi problemi come fa il catastrofismo ecologista; tenendo presente che è iniquo obbligare i Paesi poveri ad occuparsi più del clima che del loro sviluppo industriale.
 

Insomma, c’è una fetta enorme della popolazione mondiale che ha come prima preoccupazione non di come conservare il clima e la Natura, ma di cosa mettere in bocca! (Molion, leggi)

Dopo queste considerazioni, su basi davvero scientifiche e con una preoccupazione non demagogica al bene vero degli uomini e dei popoli, sorprende e addolora, come abbiamo già sottolineato (cfr. News, 28.06.2019), vedere come oggi nella Chiesa si pensi di essere “moderni” e di lavorare per l’uomo, sposando acriticamente anche queste ideologie ecologiste, facendone addirittura una priorità (quando la priorità educativa della Chiesa deve essere un’altra: la gloria di Dio SS.ma Trinità e la salvezza dell’uomo, soprattutto quella “eterna”); ideologie peraltro assunte acriticamente, di cui peraltro il Magistero* non è e non deve essere competente, tanto più che lo stesso mondo davvero “scientifico” non è unanime o è addirittura contrario a queste visioni ideologiche.

* Ad es. l’enciclica Laudato Si’ contiene diversi paragrafi in cui si afferma che l’uomo sta riscaldando il mondo con le sue emissioni di CO2, causando l’innalzamento del livello del mare, lo scioglimento dei poli, l’aumento di eventi atmosferici estremi [cfr. 23/26]. Dichiarazioni simili si trovavano anche nell’Instrumentum Laboris del Sinodo sull’Amazzonia [cfr. 9, 16, 54; cfr. poi l’Es. ap. Querida Amazonia, ad es. 47/52][L. C. Molion, (A. M. Valli, 13.11.2021) (leggi)]



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Conclusione


Come abbiamo già ricordato (nella III parte del presente documento) il WWF (World Wildlife Fund for Nature), uno dei templi della nuova religione ecologista, fu fondato da Filippo d’Edimburgo (marito della Regina Elisabetta), che arrivò a dire: “vorrei rinascere come un virus letale per eliminare la sovrappopolazione (e pensava in modo specifico al Terzo Mondo, perché là “vi sono più nascite che morti”).
Sotto questo aspetto non sorprende che suo figlio, il Principe Carlo, intervenendo a Glasgow al Cop26, abbia chiesto addirittura “una campagna militare per trasformare l’economia globale in nome dell’emergenza climatica (leggi)

Vengono in mente due ironiche definizioni di “ecologista”:
“L’ecologista militante è uno che, spesso, crede di essere un innamorato della natura, mentre la sua non è che ripugnanza dell’uomo” (W. Inge)
“Ecologista è una persona così sensibile che sarebbe in grado di uccidere un uomo che facesse male a una mosca!” (A. Frossard)

Già 50 anni fa la sempre acuta (e pure controcorrente) Oriana Fallaci sottolineava che “Il grande malanno del nostro tempo si chiama ideologia e i portatori del suo contagio sono gli intellettuali stupidi”.

Per scorgere meglio le radici di questa deriva post-illuminista e posto moderna, dove la dea-Natura arriva a mangiare l’uomo e la dea-Ragione giunge ad instupidirlo, ascoltiamo l’acuta analisi di F. Nietzsche sulla modernità, di cui egli, suo malgrado, rappresenta l’epilogo nichilista:

“L’uomo, da Copernico in poi, non s’è posto forse in un inarrestabile autodiminuirsi, in una volontà di farsi piccolo? La fede, ahimè, nella sua dignità, unicità, insostituibilità nella scala gerarchica degli esseri è scomparsa; è divenuto animale, animale, senza metafora, detrazione o riserva, lui che nella sua fede di una volta era quasi Dio (figlio d’Iddio, Uomo-Dio) […] Da Copernico in poi, si direbbe che l’uomo sia su un piano inclinato: ormai va rotolando, sempre più rapidamente, lontano dal punto centrale – dove? nel nulla? nel trivellante sentimento del proprio nulla […] Ogni scienza si propone oggi di dissuadere l’uomo dal rispetto sinora avuto per se stesso, come se questo altro non fosse stato che una stravagante presunzione […] siamo all’autodisprezzo dell’uomo”!
(da: Genealogia della morale)

Nichilismo mascherato di nuove ideologie? O avvento dell’Anticristo?

Dietro la maschera di voler salvare l’ambiente e promuovere uno sviluppo “sostenibile”, di rispettare la Natura e renderla sempre più abitabile, come un giardino (e pensare che la Terra lo era prima del peccato originale; infatti “paradiso” significa giardino), si nasconde un progetto disumano (ecologismo) che vuole divinizzare la Terra (panteismo), ridurre l’umanità (malthusianesimo) e persino distruggere l’uomo, opponendosi pure ad ogni progresso. Dopo aver messo l’uomo al posto di Dio, ora si vuole mettere la Natura al posto di Dio e dell’uomo stesso.
E presto sarà Satana stesso a volersi sostituire a Dio, distruggere l’uomo e regnare sul mondo, rendendolo fin d’ora un inferno!
Solo chi appartiene a Cristo Signore, per l’intercessione di Maria Santissima, potrà essere salvato!