[News del 2/2/2023]
Quale Chiesa? Una parabola di 5 secoli
(Seconda Parte)
Una parabola di 500 anni
Nella Prima Parte abbiamo già osservato come errori che possono poi divenire persino “esplosivi”, sia sul piano culturale che esistenziale e persino in campo ecclesiale, abbiano quasi sempre radici lontane, sia in senso “logico” (cioè come premesse erronee o scorretto procedimento razionale) che in quello “storico” (passando persino da iniziali equivoci a grandi eresie, fino a provocare enormi danni alla Chiesa e alle anime).
In questa Seconda parte compiamo qualche sottolineatura in ordine a questa radice storica e culturale di ciò che oggi osserviamo non solo nella civiltà occidentale ma nella stessa Chiesa Cattolica.
[In merito, si possono ascoltare anche delle audio-catechesi (dell’autore), dall’omonimo canale YouTube, i cui links sono indicati nella sezione video del presente sito. Sono catechesi o conferenze racchiuse sotto il titolo di Introduzione alla fede e suddivise in 3 parti: “Il cristianesimo è vero” (ascolta 1A+1B), “L’inaudita crisi contemporanea” (ascolta 1C) e soprattutto “Il fondamento della crisi contemporanea” (ascolta 1D+1E)]
L’epilogo di un cammino di cinque secoli
Tanto la Cristianità quanto la stessa civiltà europea e occidentale, che nella fede cristiana trova la propria principale radice, cinque secoli fa hanno conosciuto una deflagrante frattura, che ha posto fine al “luminoso” millennio cristiano chiamato poi Medioevo (vedi documento – sarà chiamato “oscurantismo” e “secoli bui” dallo spirito anticristiano dell’Illuminismo e come tale viene tuttora insegnato e rimane nell’immaginario collettivo) ed ha pure visto il sorgere di una gravissima eresia (Protestantesimo), che ha rotto con 15 secoli di fede cristiana e di storia della Chiesa ed ha spaccato (scisma) ineluttabilmente e definitivamente non solo l’unica Chiesa di Cristo ma la stessa Europa occidentale e l’intera cristianità mondiale (vedi).
A livello culturale e di civiltà, l’Occidente, mentre si apriva alla scoperta di nuove terre e conosceva importanti progressi nel campo della scienza e della tecnica, ha iniziato un nuovo percorso culturale, che va in genere sotto il nome di “modernità”, che ha conosciuto un progressivo “decentramento” (simbolicamente si parlerà in tal senso di “rivoluzione copernicana”, come farà significativamente anche Kant all’inizio della sua Critica della ragion pura), non solo da Cristo ma dalla stessa verità in quanto tale, un cambiamento che, al di là appunto del progresso scientifico, tecnico e poi industriale, solo apparentemente sembrò esaltare l’uomo, ma prima l’ha lasciato solo con se stesso (senza più un riferimento trascendente), poi schiavo dei processi storici (strumento e vittima di “rivoluzioni” di ogni tipo) e infine dissolto nella Natura stessa (come oggi vediamo chiaramente), con un agghiacciante esito, già presente da tempo ma non ancora totalmente esploso, che è indicato con lo stesso termine “nichilismo”, cioè l’assenza totale di fondamento e di prospettive (di cui fu profeta e artefice F. Nietzsche, che già 150 anni fa assegnava non solo al cristianesimo ma alla stessa Europa e intera cultura occidentale ancora non più di due secoli di vita).
Infatti, al di là degli ampollosi e deliranti progetti di onnipotenza, che sembrano più che mai vincenti (Great Reset, New World Order, persino transumanesimo), l’esito di questo processo, l’epilogo di questo percorso di 5 secoli – come un cammino storico che potrebbe benissimo leggersi simbolicamente nella prima parte dell’evangelica parabola del “figliol prodigo” (Lc 15,11-17), dove l’esito della presunta autonomia dal Padre ha fatto ritrovare il figlio ribelle tra “carrube e porci” – è sostanzialmente “nichilista”: cioè non ci rimane proprio Nulla! E ciò non si legge solo nei libri e non si riscontra solo nei media, ma ormai lo si tocca per così dire con mano persino nelle strade e nelle nostre case, specie laddove facciamo attenzione alle nuove generazioni, in genere vere “pecore senza pastore” (cfr. Mc 6,34)!
Ascoltiamo allora in merito un sarcastico e tragicamente profetico giudizio di F. Nietzsche, così espresso (non a caso parlando anch’egli di un processo iniziato simbolicamente con Copernico – e che abbiamo qui già riportato significativamente all’inizio del dossier su “Darwin e l’evoluzionismo”):
“Da Copernico in poi l’uomo scivola dal centro verso una x” (Frammenti postumi)
“Non è forse, da Copernico in poi, in un inarrestabile progresso l’auto-diminuirsi dell’uomo, la sua volontà di farsi piccolo? La fede, ahimè, nella sua dignità, unicità, insostituibilità nella scala gerarchica degli esseri è scomparsa – è divenuto animale, animale, senza metafora, detrazione o riserva, lui che nella sua fede di una volta era quasi Dio (figlio d’Iddio, Uomo-Dio) […] Da Copernico in poi, si direbbe che l’uomo sia su un piano inclinato – ormai va rotolando, sempre più rapidamente, lontano dal punto centrale – dove? nel nulla? nel trivellante sentimento del proprio nulla […] Ogni scienza si propone oggi di dissuadere l’uomo dal rispetto sinora avuto per se stesso, come se questo altro non fosse stato che una stravagante presunzione […] autodisprezzo per l’uomo […]
La vittoria di Kant sulla teologia dogmatica concettuale (Dio, anima, libertà, immortalità) […] Similmente chi potrebbe ormai biasimare gli agnostici se costoro, in quanto veneratori dell’ignoto e del misterioso in sé, adorano ora come Dio lo stesso punto interrogativo?” (Genealogia della morale)
La tragica verità di tale diagnosi e profezia riflette purtroppo assai bene quello che oggi ascoltiamo sulla Madre Natura (un “ecologismo” che ha i tratti di nuova ideologia e religione, contro l’uomo – vedi documento) e persino sui “cani di casa” o “amici a 4 zampe” (come se, per la prima volta nella storia della civiltà mondiale, l’uomo avesse perso la percezione della propria superiorità ed alterità sugli animali e sull’intero cosmo)!
Quando il Santo Curato d’Ars (S. Giovanni Maria Vianney) due secoli fa diceva “lasciate una Parrocchia (cioè la società) per 20 anni senza Parroco (cioè senza Dio e la fede) e adoreranno le bestie!” forse non pensava di essere così profetico!
Se oggi dunque pare proprio che stiamo toccando il fondo – con vere e proprie “aporie” che paiono umanamente insolubili e invincibili, ma che possono davvero condurre alla “soluzione finale”, oppure ad una vera e radicale alternativa cristiana! – la radice di tale crisi è appunto lontana, sia nella Chiesa che nella società.
Senza dimenticare che in tutto ciò, ad un livello superiore e nello stesso tempo più profondo, si gioca forse la decisiva e finale battaglia tra la “Donna vestita di sole” e il “Drago” infernale (cfr. Ap 12). Questo non ha però nulla di “fatalistico” ma passa attraverso l’uso o abuso della nostra libertà, per Dio o contro Dio, per Cristo o contro Cristo, dalla parte di Maria Santissima o di quella di Satana!
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Anche se può risultare faticoso (e non proprio per tutti) compiamo allora in questa II Parte una rapida analisi, in questo caso non delle premesse gnoseologiche generali (la questione della verità, che abbiamo osservato un poco nella I Parte) ma delle premesse storiche (eresie e ideologie di questi 5 secoli) che ci hanno condotti fin qua, anche nella Chiesa, con tutta probabilità all’atto finale o comunque ad un’urgente e fondamentale svolta storica!
Alcuni errori storici che incidono più che mai anche nell’attuale vita della Chiesa Cattolica
La civiltà occidentale è talmente intrisa di fede cristiana che quando, in questi 5 secoli, è andata progressivamente staccandosi e poi opponendosi al cristianesimo, lo ha fatto ancora con idee cristiane, sia pur impazzite e sterili (come tralci staccati dal tronco, cfr. Gv 15,1-5).
Celebre in tal senso l’analisi di Étienne Gilson (docente alla Sorbona), nei suoi fondamentali studi (trad. it.) La filosofia del Medioevo (Rizzoli 2011) e Lo spirito della filosofia medievale (Morcelliana 2009).
Quale Umanesimo?
Come ha ricordato persino Nietzsche (v. citazione sopra riportata), mai come nella fede cristiana l’essere umano è stato così elevato da essere non solo la creatura più eccelsa del Creato visibile (cfr. Gn 1,26-27) ma reso addirittura in Cristo “figlio di Dio” e partecipe per vocazione della stessa vita di Dio (cfr. Gv 1,12-13 e 1Gv 3,1-2).
Però, questo splendido “frutto cristiano”, staccato da Cristo, si è progressivamente pervertito, fino ad avvertire Dio non più come artefice e garante della nostra stessa altissima dignità, ma prima quasi come presenza imbarazzante (come Adamo nel paradiso terrestre dopo il “peccato originale”) poi come concorrente e alla fine come avversario (come istigò Satana all’uomo fin dall’inizio – cfr. Gn 3).
Così l’umanesimo, nonostante continuasse a presentarsi come celebrativo e promotore dell’uomo, pian piano l’ha ridotto a puro ingranaggio e parte di un processo più grande, dalla rivoluzione francese (passando dai libri alla ghigliottina), alla rivoluzione industriale (producendo una classe operaia resa sempre più schiava ed alienata), a quella bolscevica (dissolvendolo totalmente nel divenire storico e più concretamente nello Stato-partito), fino all’attuale incredibile riduzione (annunciata da Darwin, profetizzata appunto da Nietzsche) a semplice animale, a mera parte della Natura, anzi “cancro della Natura” (vedi documento), cui potrebbe anche essere sacrificato, come nei più ancestrali riti dell’umanità.
Divenne celebre in tal senso l’analisi di Henry De Lubac (teologo creato cardinale da Giovanni Paolo II) in Le drame de l’humanisme athée (1944) (trad. it. Il dramma dell’umanesimo ateo, Morcelliana, 2013).
Nella Chiesa …
Tale accentuazione dell’umanesimo, tale svolta antropocentrica, nell’ultimo secolo ha condizionato ed è penetrata pure all’interno della stessa Chiesa cattolica, passando progressivamente da una nuova teologia (Nouvelle Théologie) alla pastorale e persino alla stessa liturgia!
Nella “riforma liturgica” operata dal Concilio Vaticano II e da ciò che ne seguì (a livello normativo, oltre ai sempre più forti ed intollerabili abusi che ne sono seguiti) è evidente questa “svolta antropologica”, dove lo stesso orientamento (passato poi a livello persino architettonico, al di là del pressoché generale squallore dell’architettura sacra contemporanea!) è infatti chiaramente più orientata verso l’assemblea e il celebrante che non verso il tabernacolo e la Croce!
In tal senso, come espressione di questa svolta, risultano ad esempio assai significative le seguenti espressioni del Papa Paolo VI, proprio nella solenne Conclusione del Concilio Vaticano II (7.12.1965, vedi):
“La Chiesa del Concilio, sì, si è assai occupata, oltre che di se stessa e del rapporto che a Dio la unisce, dell’uomo, dell’uomo quale oggi in realtà si presenta: l’uomo vivo, l’uomo tutto occupato di sé, l’uomo che si fa soltanto centro d’ogni interesse, che osa dirsi principio e ragione d’ogni realtà, s’è drizzato davanti al consesso dei Padri conciliari, attenti e amorosi.
L’umanesimo laico profano alla fine è apparso nella terribile statura ed ha, in un certo senso, sfidato il Concilio. La religione del Dio che si è fatto Uomo s’è incontrata con la religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio. Che cosa è avvenuto? Uno scontro, una lotta, un anatema? Poteva essere; ma non è avvenuto. L’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. La scoperta dei bisogni umani ha assorbito l’attenzione del nostro Sinodo. Dategli merito di questo almeno, voi umanisti moderni, rinunciatari alla trascendenza delle cose supreme, e riconoscerete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, noi più di tutti, siamo i cultori dell’uomo”.
La Riforma protestante
Com’è noto, 500 anni fa la Cristianità ha dolorosamente conosciuto non solo un terribile “scisma” (come nel 1054 ci fu quello che separò da Roma le chiese ortodosse dell’est-Europa), ma una deflagrante “eresia”* che deformò radicalmente la fede cristiana e provocò irrimediabilmente l’abbandono della Chiesa cattolica (voluta e istituita da Cristo) di interi popoli e la tragica spaccatura non solo della Cristianità ma della stessa Europa (poi esportata nei 5 continenti), conducendola pure a dure lotte fratricide. Stiamo parlando ovviamente della cosiddetta Riforma (sarebbe più preciso chiamarla rivoluzione) protestante (vedi documento).
* Lutero non esiterà a negare ciò che la Chiesa era stata per 15 secoli (come se per tutto quel tempo Cristo avesse abbandonato nella falsità la Sua Sposa e lo Spirito Santo si fosse scordato di guidarla!), cancellando non solo il Papato (definito “Anticristo”), ma il sacerdozio (ridotto a “servizio” della comunità da parte del “Pastore”), quindi il sacramento dell’Ordine e la “successione apostolica”, e gli altri Sacramenti (rimane solo il Battesimo), perché anche l’Eucaristia (centro, fonte e culmine della vita cristiana e condizione di salvezza, secondo le parole stesse di Gesù, cfr. Gv 6,35.48-58), rimane poco più di un simbolo dell’Ultima Cena (aborrendo la concezione di Sacrificio di Cristo e Sua presenza reale; Lutero stesso giunse a profanarla in modo sacrilego e plateale!), con molteplici diverse interpretazioni tra le stesse Chiese protestanti. La stessa Sacra Scrittura, apparentemente tanto esaltata ma in realtà persino censurata di alcuni testi “scomodi” (ad es. la Lettera di Giacomo), fu abbandonata alle infinite interpretazioni soggettive (mancando l’oggettività della Tradizione e del Magistero), così che fin dall’inizio sorsero divergenze e persino lotte tra le neonate diverse Chiese protestanti (Calvino, Zwingli, Melantone …) (vedi), che si moltiplicano nei secoli ed ancor oggi in innumerevoli sette e gruppi, persino al di là dei confini sessi del cristianesimo, come nel caso dei Testimoni di Geova, che negano addirittura la divinità di Cristo).
Tale eresia e scisma, se politicamente risente delle forti pressioni e appoggi dei poteri politici locali sempre più desiderosi di rendersi indipendenti da Roma, per mettersi a capo di Chiese nazionali e incamerarne peraltro tutti i beni (emblematico, anche se a se stante, il caso della Chiesa anglicana vedi), culturalmente, oltre al già citato umanesimo e progressivo antropocentrismo, può trovare una storica radice velenosa anche nel “nominalismo”, che nel XIV sec. venne già a minare i fondamenti stessi della metafisica e della stessa cultura medievale.
In questo senso il Protestantesimo ha addirittura anticipato le rivoluzioni culturali e sociali della “modernità”, che hanno distrutto le radici cristiane dell’Occidente. Si tratta di quel progressivo rifiuto dell’oggettività (della verità, dell’essere), che caratterizzerà tutto il pensiero moderno, abbandonando progressivamente l’uomo e l’intera civiltà occidentale (cristianesimo compreso) in un soggettivismo sempre più accentuato, da non permettere poi altro esito che il relativismo (il fatidico “secondo me”!) e storicismo (“di volta in volta”, “secondo le situazioni”!), che socialmente si imporrà sempre più come “dittatura”, fino a sprofondare in un nichilismo, vera aporia e strada senza uscita!
Mentre tutto ciò sembra esaltare la singolarità della persona e delle situazioni in realtà impedisce ogni conoscenza e persino ogni possibilità di vero dialogo (pur tanto declamato!), frantumando sempre più la stessa coesione sociale ed ecclesiale, com’è stato nella storia e come si evidenzia nel presente.
Difficile comprendere come si possa oggi esaltare Lutero anche da parte della Chiesa Cattolica, fin dai suoi vertici.
Oltre ad innumerevoli incontri e persino liturgie coi Protestanti, proprio in occasione dei 500 anni di Lutero [vedi News, 2.11.2022] c’è stato ad esempio il singolare viaggio di Francesco in Svezia, il 31.10.2016 (leggi), nella città di Lund – dove peraltro c’è la più importante chiesa svedese (una cattedrale del 1100, costruita ovviamente dai Cattolici ed usurpata nel XVI sec. dai Luterani) – per celebrare i 500 anni di Lutero. Oppure si veda, tra i tanti, un altro sedicente “pellegrinaggio ecumenico”, compiuto a Ginevra il 21.06.2018.
Nella Chiesa …
Non è difficile notare come tali tragici errori (eresie), peraltro in se stessi contraddittori, siano oggi non solo applauditi ma largamente penetrati anche nella Chiesa Cattolica!
Forse non sono molti, anche tra coloro che sono impegnati nelle parrocchie e nei gruppi, associazioni e movimenti ecclesiali, che siano consapevoli di tali “presupposti protestanti”, di stampo soggettivistico e distaccati dalla perenne Tradizione della Chiesa, striscianti nella prassi (pastorale) quotidiana. Pensiamo ad esempio all’usuale atteggiamento, nei confronti della fede, della morale, della liturgia e persino della stessa interpretazione della Sacra Scrittura, che si esprime in continui “secondo me”, “cosa mi ha colpito”, del “mettersi in cerchio o attorno a un tavolo” per sentire l’opinione e interpretazione di tutti (un “cerchio” dove il sacerdote e persino il Vescovo non ha più un ruolo guida e di garante della perenne e autentica fede della Chiesa ma semmai solo di sintesi e garante dell’unità, qualunque essa sia, un cerchio dove ci si guarda tra noi a non a Lui, dove regnano le sedie e i tavoli e non gli inginocchiatoi e i tabernacoli!). Tutto ciò si concretizza in continui incontri di analisi della “Parola”, di scambio di esperienze e punti di vista, di interminabili e logorroiche “programmazioni pastorali”, di attività (persino senza verificarne la finalità cristiana per non dire l’ortodossia dei contenuti). Se parliamo poi della stessa liturgia, ecco l’idea di organizzarla e condurla come fosse uno spettacolo da rendere attraente e il più possibile “partecipato”, con “creatività”, con S. Messe evidentemente assai lontane dalla ogni sacralità, dalla vissuta percezione della presenza di Dio (specie nell’Eucaristia come “presenza reale” e “Sacrificio di Cristo”) – basti pensare cosa succede alla fine della Messa, con un chiasso come fosse un teatro alla fine dello spettacolo! – celebrazioni divenute significativamente solo “assemblee eucaristiche”, tutte rivolte a se stesse e non a Cristo Signore (come fosse il grande Assente!), dove il centro è l’assemblea, da far “partecipare” non nello spirito ma con decine di incarichi, compiti, con spesso eretiche “Preghiere dei fedeli” e bizzarre e creative “Processioni offertoriali”; liturgie dove il Celebrante assume il ruolo di intrattenitore, di logorroico commentatore di ciò che si fa (tipo telecronaca diretta), di predicatore degli argomenti più vari (solo apparentemente cristiani, magari inseguendo telegiornali o temi “à la page”), imponendosi di essere un abile e possibilmente “creativo” leader (fino al vescovo che arriva all’altare in bicicletta vedi o addirittura al prete che celebra seminudo in mare vedivedi!). Visto poi che siamo rimasti indietro di secoli (v. poi) e dobbiamo imitare il protestantesimo, inseguendo le ideologie della modernità e il femminismo tardo novecentesco, si pensa di “innescare processi” (v. poi) anche all’insegna della “promozione della donna”: abbiamo così cominciato dalla “chierichette” (così che i maschietti, mentre in passato amavano stare accanto al prete e all’altare e assai spesso ciò era propedeutico al Seminario minore e persino al sacerdozio, se già poi abbandonavano quando si sentivano troppo “grandi”, visto che era difficile trovare giovani maschi all’altare, ora staranno sempre più alla larga, essendo roba “da femmine”!), per passare alle lettrici, all’abuso delle innumerevoli “ministre straordinarie della Comunione” fino ora alle Accolite istituite (vedi documento, vedi foto), alle pseudo donne-diacono, invidiando le vere donne diacono, pastore e vescovo protestanti e anglicani (vedi il nuovo vescovo-donna di Londra, anche nelle recenti e solenni Esequie della Regina Elisabetta, vedi minuti 1.12’44’’/1.13’27’’).
[Sull’Illuminismo, la “modernità”, le sue ideologie e le sue rivoluzioni, vedi il documento apposito]
L’idea di Rivoluzione
Da questa idea di totale rottura col passato e da questo radicale mutamento di prospettiva, presente appunto già nella Riforma protestante, nasce l’idea di “rivoluzione”. Non a caso Kant trasferirà tale concetto dall’astronomia (cfr. Copernico), alla gnoseologia (così inizia infatti la Critica della ragione pura) e alla filosofia intera. L’Illuminismo e l’intera modernità farà poi esplodere tale idea a livello sociale e politico, fino a giungere alle immani e terrificanti rivoluzioni [da quella francese (vedi) a quella bolscevica (vedi), fino a quella più silenziosa e personale, ma altrettanto tragica nei suoi effetti, come quella del ’68, specie la “rivoluzione sessuale” (vedi)], dove il passato rappresenta non più la preziosa eredità (tradizione) da conservare e sviluppare, ma da negare drasticamente (hanno tutti sbagliato), per accordarsi al fatidico “uomo di oggi” (mentre sostanzialmente l’uomo è sempre lo stesso!) e per far sorgere finalmente il mondo nuovo dell’avvenire!
Anche quelle della Rivoluzione francese (Liberté, Égalité, Fraternité) sono tre idee cristiane impazzite, che, proprio in quanto staccate da Cristo e dalla fede in Lui, pur essendo in sé valori riconoscibili anche solo razionalmente, proprio per questo distacco si rivoltano contro l’uomo (vedi documento)
La libertà, staccata dalla verità (nel frattempo evaporata), si trasformerà a livello di struttura sociale e politica in “liberalismo” (da cui le società capitalistiche e individualistiche) e a livello personale e culturale nel folle attuale impero di capricci e pulsioni di ogni tipo scambiati per “diritti”.
L’uguaglianza, staccata dalla concezione cristiana che unisce la comune creaturalità (dal Padre) e chiamata alla “santità” (in Cristo e per lo Spirito) all’unicità e irripetibilità della singola persona, irriducibile a parte di un tutto e aperta alla trascendenza, si trasformerà a livello di struttura sociale e politica in “socialismo” (da cui i sistemi comunisti), dove la singola persona perde ogni importanza e dignità per dissolversi nel tutto del collettivismo-partito [strano che poi oggi il comunismo più spietato si sia tradotto pure in feroce “capitalismo di Stato”, come in Cina, e le politiche di sinistra del mondo occidentale abbiano sposato le più liberali e individualistiche ideologie e politiche dei capricci e pulsioni sessuali scambiati per diritti sociali e politici].
La fraternità, staccata dalla paternità di Dio (e ancor più dal diventare “fratelli in Cristo” mediante il Battesimo), si trasformerà quasi subito nella “fratellanza massonica” (così si chiamano i soci tra loro), sostanzialmente centri occulti di poteri forti (logge) alle dipendenze di ristrette e super-potenti oligarchie, oppure nel generico concetto di “fratellanza universale”, oggi assai caldeggiato anche dalle strutture internazionali (v. ONU) e persino nei documenti ecclesiali (vedi), peraltro talmente omologata e omologante da tutto inglobare (la parola chiave è diventata infatti ora “inclusione”) senza saper neppure in quale direzione sia diretta (in realtà già decisa ancora dalle stesse oligarchie).
Nella Chiesa …
Sintomatico che anche nella Chiesa, e in modo sempre più invasivo, si parli di “rivoluzione”.
In tempi non lontani c’è stato ad esempio chi, anche tra i Cardinali (vedi ultima intervista del Card. C.M. Martini), si lamentava che la Chiesa Cattolica fosse rimasta indietro di 200 anni (alludendo quindi al pensiero moderno e all’Illuminismo in genere ed alla rivoluzione francese in particolare).
È poi evidente che per molti il Concilio Ecumenico Vaticano II rappresenti una “rivoluzione” in senso stretto: non il 21° Concilio ecumenico della storia bimillenaria della Chiesa (peraltro un Concilio solo “pastorale”), ma l’inizio stesso della nuova Chiesa, come se tutto il passato fosse da gettare e la Chiesa fosse nata nel 1965 (a parte che molti, più che aver letto davvero tutti i Documenti del Concilio, si sono rifatti solo ad un presunto “spirito del Concilio” o addirittura ad un ”Concilio mediatico”, come vedremo ancora).
Forse sono gli stessi che, dopo aver sproloquiato per decenni sul Concilio (magari presunto), ora si sono persino dimenticati di parlarne, perché da 10 anni c’è una nuova “rivoluzione”: Francesco, il “Papa rivoluzionario”.
E non lo dice solo qualcuno del popolo perché martellato dagli applausi mediatici e televisivi, ma proprio da leader di potenti mezzi di comunicazione (che fino a 10 anni fa bersagliavano continuamente il Papa e la Chiesa, e continuano ancora a bersagliare la Chiesa, specialmente se qualcuno osa ancora dirvi qualcosa di “cattolico”).
In questi anni, fino alla sua morte, particolarmente sintomatici sono stati i colloqui/interviste col fondatore e guida di Repubblica, Eugenio Scalfari, il quale, gloriandosi dell’amicizia di Francesco e applaudendo che la Chiesa con lui s’è finalmente convertita alla “modernità” (anche nel senso più laicista del termine), ama chiamare Francesco il “Papa rivoluzionario” (vedi) (vedi); ma anche Francesco ha detto che per lui è un onore essere definito così (vedi).
In attesa delle prossime e sempre nuove “rivoluzioni”, che seppelliranno le precedenti e le attuali!
Un esempio. Recentemente in un giornale cattolico, in una arguta Lettera al Direttore, una giovane, peraltro da non molto convertita ma già confusa e sconcertata per quel che vede nella Chiesa, chiede se, visti i radicali cambiamenti operatisi nella Chiesa di recente, fino a contraddire gli insegnamenti precedenti, non si debbano poi aspettare dal futuro altri radicali cambiamenti che neghino persino quanto detto oggi. Acuta osservazione! Drammatico poi che il Direttore le risponda affermativamente: il futuro, anche prossimo, potrebbe smentire il presente; e tutto questo è bene e persino auspicabile!
Conclusione che dovrebbe trarre la lettrice: oggi devi credere a questo, a questa Chiesa e a questo Papa (anche se negasse quello che hanno detto i predecessori); ma un domani dovresti disobbedire a ciò per obbedire alla nuova Chiesa e ai nuovi Papi!
In altri termini: la verità muta col tempo e il “Dio di turno” deve essere di volta in volta obbedito! Potremmo dire una sorta di idolatria della Chiesa e del Papa pro-tempore (cosa peraltro paradossale per una Chiesa all’inseguimento e in continuo dialogo con quella protestante)!
Le filosofie del divenire (contro quelle dell’essere)
Gran parte del percorso filosofico di questi ultimi 5 secoli (la cosiddetta “modernità”) costituisce dunque una parabola segnata da un progressivo soggettivismo e relativismo, per il singolo affatto liberante ma asfissiante e per la società talmente frantumante da impedire qualsiasi identità e unità. Tale percorso, come abbiamo già ricordato, è sostanzialmente e inevitabilmente approdato (“post-modernità”) ad un nichilismo non solo culturale ma esistenziale (lo si respira quasi per le strade, specie di notte)!
Culturalmente ciò trova le proprie lontane radici avvelenate in un sostanziale, progressivo e traumatico abbandono della filosofia dell’essere – dominante invece nel Medioevo (v. la “Scolastica”) e che trova il più geniale e per certi versi insuperabile vertice nel pensiero di S. Tommaso d’Aquino (1224-1274) – a favore della sempre più imperante ed invasiva filosofia del divenire, che trova un suo caposaldo in G.W.F. Hegel (1770-1831).
Questo progressivo abbandono della “metafisica” (filosofia dell’essere), se nella storia ha generato anche immani tragedie e rivoluzioni – come quella comunista (perché anche il pensiero di K. Marx è erede di quello hegeliano), che ha prodotto in un secolo oltre 100 milioni di morti! – nella filosofia ha continuato a segnare un sostanziale oblio dell’essere, checché la fenomenologia di E Husserl abbia desiderato “tornare a far parlare le cose” e l’esistenzialismo di M. Heidegger pensi di sottrarsi a tale oblio. Tutto ciò oggi non è solo cultura dominante, ma sempre più un sentire ed un vissuto generale, che ha generato una sorta di “odio” per tutto ciò che è stabile (essere, verità, natura umana, legge morale) a favore appunto del soggettivo, del relativo, dei tempi sempre mutevoli e delle situazioni sempre diverse. E se ciò talora si riveste falsamente, pure nella teologia e nella pastorale, di una presunta attenzione al singolo e alle sempre diverse situazioni (non si capisce però in base a che cosa leggerle e poterle aiutare), spesso si svela proprio come un inseguimento del cambiamento e del nuovo fine a se stesso (cioè l’importante è cambiare)!
Non per nulla, l’autentico e perenne Magistero della Chiesa ha sempre promosso, anche in tempi non lontani, la filosofia dell’essere (detta anche “filosofia perenne” o autentico pensiero metafisico), anche per la Teologia e la formazione stessa dei futuri sacerdoti (ne fanno obbligo le diverse Ratio Studiorum), con particolare attenzione appunto al pensiero filosofico e teologico del grande di S. Tommaso d’Aquino.
Si veda in proposito la celebre Enciclica di Leone XIII Aeterni Patris (1879), come l’illuminante Enciclica di Pio XII Humani generis (1950; “circa alcune false opinioni che minacciano di sovvertire i fondamenti della dottrina cattolica”), fino ai sapienti e forti richiami del Magistero di Giovanni Paolo II (si veda in proposito il Discorso tenuto al Pont. Ateneo Angelicum il 17.11.1979), che trovano in merito il proprio apice nella fondamentale Enciclica Fides et ratio (1998; cfr. spec. i n.n. 43-44).
Nella Chiesa …
Nonostante questi continui ufficiali ed autorevoli richiami del Magistero, le Ratio studiorum (redatte ma non fatte osservare, se non addirittura avversate sottobanco da molti Episcopati) che regolano gli studi filosofico-teologici dei Seminari per la formazione dei futuri sacerdoti, nonostante il “giuramento antimodernista” istituito da S. Pio X (del 1910 e tuttora persistente) che anche i docenti di Teologia (e Filosofia) degli atenei cattolici devono ufficialmente pronunciare all’inizio del proprio mandato, non è venuta meno ma anzi s’è progressivamente accresciuta una mentalità antimetafisica, un vero e proprio odio per le filosofie dell’essere (e relative teologie chiamate dispregiativamente “onto-teologie”) e per tutto ciò che è immutabile, in quanto non sarebbero rispettose delle singole soggettività e delle diverse situazioni, dei mutamenti dei singoli e della storia (vedi il fatidico “uomo d’oggi”!) e dello stesso mistero divino (un Dio “totalmente Altro” che non sarebbe però in quanto tale neppure più conoscibile; una fede di stampo protestante che aborrisce la ragione e si riduce a sentimento soggettivo).
[Singolare in tal senso che ad esempio la teologia di K. Rahner, sulla scia di un esistenzialismo di stampo heideggeriano, sia passata negli anni ’60 del secolo scorso, dal cadere in odore di eresia e di sembrava imminente scomunica, ad essere linea guida dello stesso Concilio Vaticano II]
Se passiamo dai vertici (talora baratri) della teologia contemporanea (il card. Giuseppe Siri di Genova, una delle menti e dei pastori più acuti del secondo dopoguerra, intitolò significativamente Getsemani una sua opera sulla teologia contemporanea!) alla vita e al sentire comune della Chiesa di oggi, possiamo ad esempio sottolineare queste conseguenze …
L’avversione per tutto ciò che è cultura, teoria, dottrina, ricerca e cura delle idee vere e chiare (tutto ciò che la Chiesa ha chiamato invece spesso “carità intellettuale”), intese da questa nuova mentalità e pastorale come “astrazioni” inutili e persino dannose (peccato che anche questa sia una filosofia, e delle peggiori: il pragmatismo).
Un prevalere della prassi (la fatidica “pastorale”!) sulla dottrina (non solo sconosciuta dai più ma avvertita quasi con astio dagli stessi pastori) (peccato che anche questa sia una dottrina, e delle peggiori!)
“I teologi (considerati discorsi inutili e vuoti) andrebbero messi su un’isola a discutere tra loro!” [Inutile dire di chi sono queste frasi virgolettate!]
Un orrore per ciò che è universale e immutabile (come appunto la natura umana e la legge morale), chiamato dispregiativamente “immobilismo” e considerato “una piaga della Chiesa”, non rispettoso delle singole persone e delle diverse situazioni (per le quali ci vuole invece un continuo “discernimento”, anche se non si capisce bene in base a che cosa).
Il solito disprezzo illuminista per il passato, che avrebbe sempre sbagliato (il tanto deplorato “s’è sempre fatto così”!)
Il biasimo e persino lo scherno per la “dottrina” come qualcosa di stabile (“roba da naftalina”), dimenticando che stiamo parlando della stessa volontà divina rivelata e che certo non muta!
La liturgia ridotta quasi con fastidio ad occasione celebrativa per qualcosa d’altro (per qualche occasione, evento, anniversario, tematica), cioè sostanzialmente per celebrare ancora noi stessi (e persino in modo banale e indecente – anzi pensando che il decoro liturgico sia roba “per nostalgici e malati di mente”!) e non come culto e adorazione di Dio.
La necessità e il metodo di “innescare processi” (anche se non si capisce bene per andare dove), nel senso proprio hegeliano del termine (tesi-antitesi-sintesi), come proporre qualcosa ma dire poi anche il contrario, magari spararla grossa, per ottenere un passo intermedio, che a sua volta diventi inizio per nuovi cammini, sempre più avanti (non importa se contraddicendo il passato e contraddicendosi a loro volta). Il bisogno di inventare sempre vie “nuove”, dove l’importante è che siano nuove e non vere!
L’ossessione del “camminare insieme” (sinodalità), senza escludere nessuno; non importa in quale direzione e se nella verità o nell’errore!
L’assillo (ai limiti del paranoico) per il dialogo, il servizio, l’accoglienza, l’inclusione (non si capisce poi in che cosa, in quale realtà, in quale Chiesa), per una Chiesa “in uscita” (non si capisce verso dove), come “ospedale da campo” (non si capisce per curare che cosa e persino senza chiedersi le cause di certi mali, chi cioè provochi ad esempio le guerre e certe migrazioni clandestine, con quali scopi e quindi alimentando sempre nuovi feriti da curare).
Il biasimo e il disprezzo per il “proselitismo” (o per la stessa fondamentale missione della Chiesa?).
Una fede che l’esistenzialismo (pure cristiano!) ha ridotto a sentimento, al “secondo me”, al “cosa mi ha colpito”, “cosa mi piace o non mi piace”, se “corrisponde o meno al mio bisogno, alle mie attese”, una fede cioè ridotta a esperienza piacevole, a “wellness”. La Chiesa ridotta a comunità (piccoli gruppi o grandi movimenti) dove si sta bene (e fin quando si sta bene). Confessioni trasformate a lunghi discorsi psicologici, il “padre spirituale” ridotto ad una sorta di psicologo, che fa discernimento e adatta e persino trasforma la dottrina, cioè la volontà di Dio, secondo le esigenze e le situazioni particolari (e se il Confessore non assolve, perché non può farlo secondo la stessa Parola di Dio, il perenne insegnamento della Chiesa e lo stesso Diritto canonico, “è un delinquente”!), la direzione spirituale come un affrontare i problemi e le “fragilità”, dov’è sparita l’idea stessa di volontà di Dio da obbedire, di peccato da combattere (con la grazia di Dio), col pentimento e il proposito di non più commetterlo, della vita dello spirito, del destino eterno!
L’eredità del marxismo
Non entriamo qui ovviamente nell’analisi della filosofia di Karl Marx (abbiamo già accennato: erede dello storicismo hegeliano), del socialismo-comunismo che ha teorizzato e delle terribili rivoluzioni che ha prodotto.
[cfr. documento sulle rivoluzioni della modernità e testo in occasione del Centenario della rivoluzione russa vedi]
Dalla “rivoluzione bolscevica” del 1917, che ha sottomesso per 70 anni non solo l’immensa Russia ma l’intera Europa centro-orientale (URSS e Paesi del Patto di Varsavia), il comunismo è stato poi esportato (con Mao) alla Cina e di conseguenza in molti Paesi dell’Asia settentrionale (Corea del nord) e meridionale (Vietnam, Laos, Cambogia; vedi News, 12.09.2020). Ha quindi occupato politiche e governi di non pochi Paesi dell’Africa e dell’America centrale (Cuba) e meridionale.
Ha però esercitato un notevole influsso culturale e politico anche in Europa occidentale, nonostante l’Alleanza Atlantica seguita al 2° Conflitto mondiale, e particolarmente in Italia, dove per decenni ha militato il più grande Partito Comunista dell’Occidente!
Non possiamo non ricordare come tutto ciò fosse stato profetizzato e minacciato dalla Madonna a Fatima (apparizioni più importanti del XX secolo e riconosciute ufficialmente dalla Chiesa), solo pochi mesi prima della Rivoluzione bolscevica (13.05/13.10.1917), quando la Vergine Santa, attraverso ignari pastorelli, ha fatto non a caso anche un forte ed esplicito riferimento alla Russia, ai suoi errori che avrebbe sparso nel mondo, con grande sofferenza dell’umanità e feroce persecuzione della Chiesa, se non fosse stata esplicitamente “consacrata” dal Papa con tutti i Vescovi al Suo Cuore Immacolato (vedi documento).
Vista l’immane tragedia che il comunismo ha rappresentato (e ancora rappresenta) nel mondo intero e nella storia dell’ultimo secolo e la più grande persecuzione che ha scatenato contro i cristiani e la stessa Chiesa Cattolica, considerato poi l’esplicito richiamo della Madonna a Fatima, è davvero impressionante che, nonostante fossimo ancora negli anni ’60 (e in piena “guerra fredda”, con gravi crisi come quella dei “missili sovietici a Cuba”), il Concilio Vaticano II mantenne un incredibile silenzio e totale censura sul comunismo [pare per un accordo segreto siglato a Metz (F ) tra esponenti vaticani e quelli del KGB russo, secondo cui la Russia avrebbe permesso ad esponenti del Patriarcato ortodosso di Mosca di partecipare come ospiti al Concilio, in cambio appunto del silenzio del Concilio stesso sul comunismo e su ciò che avveniva in Russia!]
Se però in Russia e in tutto l’est-Europa il comunismo è improvvisamente crollato su se stesso nel 1989-1991 (anche per uno speciale intervento dell’Immacolata attraverso il Suo Papa Giovanni Paolo II vedi), tale forma di pensiero non ha comunque certo cessato di condizionare (gli errori di cui parlò allora la Vergine Santa) la cultura occidentale e la stessa Chiesa cattolica!
Nella Chiesa …
L’eredità culturale del marxismo (socialismo/comunismo) ha fatto e fa sentire fortemente il proprio influsso all’interno della stessa Chiesa cattolica, dal livello teologico a quello della prassi “pastorale”, con una astuzia luciferina (certamente pure pilotata da occulti poteri massonici e potenti partiti comunisti) tale da far credere a più o meno ingenui cattolici che il marxismo, e persino la “lotta di classe”, fosse persino uno strumento più idoneo per attuare la carità cristiana a favore dei poveri e bisognosi (proletariato), senza neppure accorgersi che, al di là delle erronee concezioni economiche e politiche (che tanta violenza e povertà stavano producendo nel mondo, con oltre 100 milioni di morti!), il marxismo, oltre al feroce ateismo (cioè contro il 1° e fondamentale Comandamento divino!), aveva una concezione dell’uomo e della società diametralmente opposta al cristianesimo (vedi documento sulla Dottrina sociale della Chiesa, sconosciuta agli stessi cattolici!), in grado di distruggere l’uomo e la società e di compromettere la stessa salvezza eterna delle anime!
Se negli anni ‘60/’70 anche in Europa e specialmente in Italia tale equivoco travolse gran parte della Chiesa Cattolica, specie delle fasce giovanili (allontanandole peraltro definitivamente dalla Chiesa, dalla fede e dalla morale cristiana, e quindi dalla salvezza eterna! vedi), in alcuni casi ha condotto alcuni suoi giovani dai più alti ambienti culturali cattolici alla lotta di classe (vedi ad es. Mario Capanna dell’Università Cattolica del S. Cuore di Milano) o addirittura capi dell’associazionismo cattolico alla lotta armata contro lo Stato (vedi ad es. il caso Toni Negri).
Al di là però di queste punte “estreme”, però non casuali (nonostante le carriere politiche di molti di loro), l’ideologia marxista penetrò fortemente nelle teologie e nelle pastorali della Chiesa Cattolica mondiale (tranne in quei Paesi fortemente cattolici, come la Polonia, che avevano sperimentato sulla propria pelle la violenza del comunismo, imposto dalla prepotenza di Mosca – e la Provvidenza ha voluto non a caso che nel 1978 proprio da quel Paese giungesse un giovane e luminoso Pontefice!).
Emblematico è stato il caso dell’influsso marxista sulla teologia e la pastorale di molte Chiese dell’America latina: pensiamo alle famose “teologie della liberazione” e alle osannate “comunità di base”! In quel continente latino-americano, al di là delle punte persino rivoluzionarie (e in certi casi persino di lotta armata) di certe prassi simili ad una sorta di “lotta di classe” cattolica, l’influsso comunista ha certamente condizionato anche certe globali scelte pastorali dell’intero Episcopato di quelle nazioni (CELAM), emerse ad esempio nella tanto declamata “scelta preferenziale per i poveri”, certo anche evangeliche ma in realtà condizionate non poco dal pensiero marxista, fino talora a degenerare in “pastorali” che di soprannaturale avevano praticamente nulla e persino in un vero e proprio appoggio ai partiti e governi di chiaro stampo comunista.
Se il lungo pontificato (compreso i viaggi in America latina) di Giovanni Paolo II ha costituito certamente una purificazione, salvandone gli aspetti positivi, di tali teologie e prassi pastorali latino-americane, certi influssi permangono, persino con evidenti collateralismi alle politiche e ai governi di sinistra [attualmente anche all’insegna delle nuove derive delle “sinistre”, approdate un po’ ovunque (anche in Europa) ad un ecologismo unilaterale (dove si è passati incredibilmente dalla lotta per i poveri a quella per gli alberi e le falde acquifere!), oltre ovviamente all’appoggio incondizionato di ogni possibile degrado della sessualità (fatto passare per diritto inalienabile!)].
Di fatto proprio l’America latina (e non solo!), dopo decenni di vita e pastorale cattolica ridotta a “fare qualcosa (o lottare) per i poveri”, senza alcuna sacralità e spiritualità, negli ultimi decenni ha visto il tanto celebrato “popolo” (poveri compresi) abbandonare la Chiesa Cattolica e trasferirsi in massa verso l’ateismo pratico ma soprattutto verso comunità “evangeliche” (o altre sette religiose), alla ricerca finalmente di qualcosa di spirituale, fuori dall’asfissiante pastorale cattolica tutta protesa sul “sociale”, verso ciò che possa colmare la vera fame dell’uomo (che non è “di solo pane”! cfr. Mt 4,4) (vedi dati statistici al termine delle Flash-News dell’11.04.2022).
Ecco il drammatico e fallimentare esito di un’ambigua attenzione all’uomo che non si accorge di essere dentro una visione errata e riduttiva dell’uomo stesso (antropologia marxista; ma quelle teologie e pastorali disprezzano ogni preoccupazione culturale, non accorgendosi però di seguire così una cultura e un’ideologia errata e dannosa)!
Compiamo però ancora un’osservazione su un occulto (magari inconscio) ma assai incidente influsso che il pensiero “comunista” ha esercitato prepotentemente (e tuttora perdura) anche nelle più comuni realtà cattoliche (parrocchie, associazioni, movimenti), pure nostrane.
Anche in questo caso, ovviamente, si tratta di un contenuto effettivamente cristiano, ma talmente accentuato in modo unilaterale da diventare persino “ideologico”. Oltre all’attenzione ai “poveri”, sopra menzionata, c’è stata (specie a livello di realtà giovanili cattoliche, ma non solo) una accentuazione unilaterale e talora persino ossessiva all’esperienza della “comunità”.
Tale accentuazione unilaterale, anche laddove ha conservato un aspetto più evangelico (raramente, perché dagli anni ’60/’70 del secolo scorso in moltissimi casi s’è trattato di un’accentuazione più psicologica e sociologica che teologica!) ha fatto sì che la “comunità” – o, più in generale nella Chiesa, la categoria di “popolo” (persino secondo un’attenzione ai soli “problemi della gente”!) – sia diventato una sorta di nuovo assoluto (c’è persino chi parla di evangelizzazione e catechesi come “Scuola di comunità”!). Si tratta certamente di un contenuto cristiano, ma spesso equivocato ed accentuato appunto in modo unilaterale (talora da potersi confondere persino con le “Comuni” laiche, atee o di altre religioni). Dagli anni ’60 s’è cominciato in tal senso a parlare continuamente della necessità di ritornare a vivere come le primitive “comunità cristiane”, a citare ad esempio in modo ossessivo At 4, 32 (non importa se poi proprio Atti degli apostoli, come le lettere di S. Paolo, ci presentano anche enormi problemi sorti all’interno di quelle comunità primitive, non sempre edificanti!) [s’è poi risaputo che At 4,32, come pure il salmo 133, ugualmente riecheggiato in modo ossessivo in quegli anni nei gruppi giovanili cristiani, sono anche i testi preferiti e più citati nelle logge massoniche, dove evidentemente i “fratelli” (come del resto i “Fratelli d’Italia” dell’Inno nazionale) non sono proprio quelli cristiani ma appunto quelli massoni!].
In quel tempo si sentiva persino raccomandare in modo aberrante, anche dai responsabili di comunità (addirittura nei Seminari!), che “era meglio sbagliare insieme che camminare da soli”! (come dire che la verità non c’entra, perché il valore è camminare “insieme”!)
Tale ossessivo e unilaterale aspetto “comunitario”, che è certo un elemento importante della fede cristiana – che non può essere vissuta in modo individualistico, perché comunque col Battesimo siamo inseriti nella Chiesa e resi quindi partecipi del “Corpo mistico di Cristo” (cfr. 1Cor 12), ma a determinate condizioni e non in modo unilaterale; perché uno potrebbe essere un vero cristiano anche da eremita o semplicemente vivendo i propri doveri cristiani in famiglia e sul lavoro (ricordiamo la conferenza del card. J. Ratzinger proprio al Meeting di Rimini 1990, citata qui nella Prima Parte) – ora ha assunto nuovi connotati, sempre accentuati in modo ossessivo e unilaterale. Oltre infatti al proliferare (ai limiti del paranoico! fino all’esaurimento delle stesse poche forze cattoliche, preti e vescovi compresi! cfr. Dn 22,7) di incontri, assemblee, consigli, comitati, Sinodi (e incontri programmatori degli stessi), da cui scaturiscono in modo logorroico innumerevoli documenti (che nessuno poi legge davvero, pur se citati e citandosi a vicenda!), programmazioni pastorali, dove apparentemente tutto deve essere deciso “insieme” (non importa se nella verità o meno), anche se poi, come sempre, tutto, specie ciò che conta davvero (le questioni di fondo, che avranno talora tragiche conseguenze sul futuro e persino sulla salvezza eterna delle anime! – e che nessuno può permettersi di contestare o anche solo chiedere chiarimenti), è già stato occultamente deciso da una ristretta oligarchia!
[Chi negli anni ’60/’70 ha potuto vivere l’esperienza della infinite ed esagitate “Assemblee studentesche” o “Assemblee operaie”, sotto il monopolio comunista, conosce benissimo questa tecnica manipolatoria (tanto “democratica” negli appellativi quanto totalitaria nell’esecuzione degli obiettivi da raggiungere]. [Una tecnica mantenuta nelle scuole, anche a contestazione sessantottina terminata e fallita, nel moltiplicarsi inesorabile e logorroico di infiniti e inutili “Consigli scolastici”, che tutti dovevano far finta di credere necessari e operativi!]
Sotto questo influsso culturale, siamo per così dire così passati, sempre in un’ottica “orizzontale” e “pragmatica”, da una pastorale antropocentrica ad una ecclesiocentrica: una Chiesa apparentemente aperta e “in uscita”, in realtà molto autoreferenziale (magari facendo infiniti incontri per dire che non dobbiamo esserlo!). Si parla continuamente di noi, tra noi, per capire cosa dobbiamo fare noi per gli altri! Non importa se gli altri, a cominciare dai giovani, sono già su un altro pianeta e di questi discorsi non sanno proprio che farsene! (pensiamo ancora a quel folle e inutile “gioco di specchi” cui accennava il card. Ratzinger nella citata conferenza).
Siamo così giunti all’ossessione (ai limiti del paranoico) della “sinodalità”, per preparare Sinodi introduttivi a ulteriori Sinodi sulla sinodalità!
Visto poi che il marxismo e le sinistre sono esiliate dalla difesa dei poveri a quella degli alberi, anche le nuove preoccupazioni pastorali non vogliono come sempre rimanere certo “indietro”, per cui – abbiamo sentito dai piani alti! – anche “la falde acquifere del Congo o le foreste amazzoniche” sono diventate una prioritaria preoccupazione pastorale, così come la nuova carità cristiana deve comprendere pure la “raccolta differenziata” (senza dimenticare la “vaccinazione come atto d’amore”, come Big-Pharma comanda) e si raccomanda vivamente la “conversione ecologica”!
Inutile andare a cercare dove sia emigrata la “salus animarum”, missione suprema della Chiesa!
Una nota sul Risorgimento italiano (cfr. dossier e documento)
Se il potere massonico, di chiara anche se spesso astutamente occultata impronta anticattolica, aveva occupato o condizionato gran parte della cultura (e della società che conta) dell’Occidente – a cominciare dall’Inghilterra e Francia fino ai gangli più vitali di gran parte degli USA, oltre alla terribile persecuzione contro i Cattolici operata in Massico (vedi) – originando una cultura ed un potere che, sotto i veli di una sbandierata autonomia e indipendenza degli Stati dalla Chiesa, poneva in atto un “laicismo” che avversava ed avversa la fede e la Chiesa cattolica, in Italia, proprio in quanto centro della Cattolicità e sede del Papato (Roma), tale operazione non era riuscita e non sembrava possibile (lo stesso Protestantesimo, nonostante l’appoggio di tal poteri massonici, non era riuscito infatti a penetrarvi).
Questo immane e decisivo compito storico, cioè contro la Chiesa Cattolica nel suo stesso centro vivo, fu affidato nella seconda metà del XIX secolo al Risorgimento, non a caso a guida Piemontese e sostenuto da lauti finanziamenti e persino appoggi militari specie dell’Inghilterra; ovviamente sotto il pretesto, ancor oggi divulgato e creduto, dell’Unità d’Italia.
L’intento militare e politico, com’è noto, si completò nel 1870, con la presa di Roma (l’occupazione di tutti i luoghi ecclesiastici e la cacciata stessa del Papa dal Quirinale); quello culturale (il famoso “fare gli Italiani”!) durò invece decenni e per certi versi tuttora perdura, occupando tutti i centri culturali, a partire dalla “scuole statali” (e se non erano statali ma cattoliche venivano represse e tuttora sono economicamente discriminate) e le università, le biblioteche e soprattutto i centri di comunicazione di massa (dalla stampa, poi la radio e la televisione di Stato).
La soluzione politica per una possibile convivenza fu trovata nel 1929 con la creazione dello Stato della Città del Vaticano come sede del Papa (Patti Lateranensi) ed un accordo minimale che garantisse qualcosa della vita della Chiesa cattolica in Italia (Concordato); ma non era certo nei fatti il tanto sbandierato “libera Chiesa in libero Stato”, in quanto il potere culturale e quindi sulle masse rimaneva fortemente in mano al laicismo massonico. Così che ancor oggi, nella comunicazione di massa e nell’immaginario collettivo, Chiesa e Stato (in Italia) vengono intesi come due enti contrapposti (e divisi dal Tevere), confondendo Chiesa con il Vaticano e la stessa Chiesa Italiana come ente parallelo allo Stato (per cui ogni suo pronunciamento anche etico che differisca da ciò che vogliono i “poteri forti” dello Stato è accusato di indebita “ingerenza”, oggi infatti quasi sparita), mentre di fatto “Chiesa” è almeno anagraficamente (in quanto battezzati) gran parte dei cittadini italiani (e quindi dello Stato)!
Dapprima fu proprio il mondo del potere e della cultura ad essere occupato e reso ostile alla Chiesa ed alla cultura cattolica; mentre le masse rimanevano saldamente ancorate alla Chiesa.
Poi pian piano le nuove generazioni, sotto l’egemonia culturale dei nuovi poteri, furono espropriate della fede cattolica, allontanate dalla Chiesa e rese persino fortemente ostili ad essa. Il ’68 sotto questo aspetto fu uno spartiacque particolarmente decisivo (vedi), che travolse pure l’intero associazionismo giovanile cattolico!
L’insidia però più pericolosa fu l’infiltrazione massonica all’interno stesso della Chiesa, persino nei suoi centri più vitali, certamente agevolata dal nuovo panorama politico nella stessa città di Roma (sempre meno vero centro della Cristianità, fino a quasi sparire concretamente nel presente!), così che sempre più la Chiesa s’è trovata e si trova (e i Papi stessi, fino all’epilogo attuale!) a dover far fronte al nemico non più solo dall’esterno, ma al suo stesso interno!
Il Modernismo
Con questo termine si intende per così dire la somma di tutte queste deviazioni, derivate appunto dalla “modernità” ma purtroppo sempre più dolorosamente penetrate all’interno stesso della Chiesa Cattolica.
Non a caso il Papa San Pio X, agli inizi del XX secolo, individuò nel modernismo la “madre di tutte le eresie”, si potrebbe dire anche “somma”, e lottò in ogni modo, col suo magistero ma anche con un’attenta attività di vigilanza, per estirparla dall’interno stesso della Chiesa cattolica, dov’era già allora abbondantemente penetrata (anche se non ancora nella Curia Romana). Fu fondamentale in tal senso (ed oggi è più che mai urgente conoscere e attentamente studiare!), la sua Enciclica Pascendi Dominici Gregis (1907), che compie un’acuta analisi e persino una puntuale disamina delle singole affermazioni eretiche che contraddistinguono questa perniciosa eresia-madre, che deforma la fede cattolica e la vita ecclesiale e che oggi tra l’altro sentiamo ripetere persino nella Chiesa, con disinvoltura e senza nemmeno più avvertirne la gravità!
L’azione di S. Pio X farà sì che almeno per 50 anni il modernismo, se non proprio del tutto debellato dalla vita della Chiesa, fu almeno costretto alla clandestinità. Tale grave deformazione della fede cattolica continuò però segretamente ad infiltrarsi, certamente con l’appoggio della Massoneria, all’interno della stessa Chiesa Cattolica, specie nei suoi centri vitali (luoghi dell’insegnamento e delle decisioni vitali), e progressivamente accedere in modo occulto anche ai “piani alti”, se non del Vaticano, almeno di molte diocesi e di importanti ambiti culturali ed accademici cattolici.
Sarà poi col 1958, dopo la morte di Pio XII e l’elezione di Giovanni XXIII e specialmente col Concilio Ecum. Vaticano II, con tutto ciò che ne seguì (su cui torneremo), che il modernismo (poi detto più comunemente progressismo)trovò qualche apertura, qualche spiraglio (qualche fessura, dirà poi Paolo VI nel 1972 parlando, come vedremo, del “fumo di Satana” entrato nella Chiesa!), fino a prendere sempre più campo, occupando sedi sempre più importanti, fino all’epilogo attuale!
Senza voler qui entrare ovviamente nel merito della questione del “modernismo” (rimandando ovviamente per questo all’Enciclica citata), potremmo dire che fondamentalmente esso costituisca una sorta di “rasoio di Occam”, tanto spietato quanto subdolo, che elimina progressivamente tutta le dimensione “soprannaturale” della fede e della vita della Chiesa.
Risentirà di questa progressiva censura del “soprannaturale” tutta la vita della Chiesa.
La teologia sarà ridotta a semplice scienza umana e lo studio stesso della Bibbia (esegesi, ermeneutica) si tradurrà in un’analisi simile a quella di qualsiasi testo letterario dell’antichità.
Persino la liturgia perderà drasticamente la sua dimensione sacrale, divina, interiore, spirituale (il “Sacrificio di Cristo”, la Sua “presenza reale”, l’adorazione eucaristica, il silenzio che permette il raccoglimento dello spirito), per divenire una sorta di “spettacolo” vagamente religioso [senza spazi di silenzio e con bagarre previa e finale; con canti talora difficilmente distinguibili dalla musica leggera e con testi assai spesso inconsciamente eretici, che in pochi anni hanno cancellato secoli e secoli di prezioso e invidiabile patrimonio liturgico e artistico (senza magari accorgersi che le stesse “ragazze del coro”, che stanno a cantare davanti a tutti o addirittura in presbiterio come se fossero sul palco di Sanremo, magari convivono o fanno le vacanze col ragazzo, e fanno pure tranquillamente la Comunione!)], per appiattirsi appunto sull’orizzontale, sull’assemblea, sul celebrante e sulla sua omelia (in genere inutilmente logorroica e peraltro in genere rivolta a questioni sociali o di attualità, fino all’insopportabile)!
Di conseguenza anche il progressivo predominio della cosiddetta “pastorale” sulla fede stessa (fede data per scontata e invece sempre più assente o deformata) occuperà sempre più le preoccupazioni e i discorsi ecclesiali (lo stesso Concilio ha voluto essere solo “pastorale”), riducendo la vita della Chiesa ad un continuo parlare, programmare, fare qualcosa, convegni, produrre documenti, per poi tradursi magari in semplici attività umanitarie se non addirittura ricreative, peraltro abbandonando invece la formazione e la catechesi ad un livello talmente basso (e in genere in mano a volontarie quasi per nulla preparate sui contenuti della fede e assai spesso nemmeno in grado di garantire lo svolgimento stesso degli incontri) da risultare quasi sempre inutile e fallimentare, se non dannosa!
Nell’annuncio cristiano (guardandosi bene dal farlo ai nostri immigrati, anche quelli aiutati dalla Parrocchia e dai gruppi cattolici; mandando al macero e persino condannando due millenni di missioni cattoliche nel mondo, costate anche il sangue di milioni di martiri!), si parlerà sempre meno di Dio, della doppia natura (unione ipostatica) di Gesù (ridotto a grande uomo), della Redenzione (Sacrificio di Cristo, morto in Croce per i nostri peccati), della “grazia” di Dio (data dai Sacramenti), della vita di grazia, del diavolo, del peccato, della salvezza o dannazione eterna!
I fedeli si troveranno pian piano defraudati dei contenuti stessi della fede, ridotta a vago senso religioso, a vago sentimento interiore, senza veri contenuti attinti dalla Rivelazione, dalla Tradizione, dalla storia della Chiesa, dalla vita dei Santi (che pur hanno lasciato un solco profondo nella storia), dal Catechismo, abbandonati in un analfabetismo religioso (talora anche colpevole!), dove la vita e l’impegno cristiano sono ridotti ad un vago umanitarismo, una sorta di filantropia senza contenuti ed impeto di fede (chi conosce ad esempio, anche tra i Cattolici più impegnati nel sociale e persino nella politica, la “Dottrina sociale della Chiesa”? vedi), senza alcuna capacità missionaria (neanche coi più vicini!), come una sorta di semplice volontariato; allo stesso modo la vita ecclesiale, persa ogni dimensione soprannaturale, si riduce ad un moltiplicarsi di cose da fare, di incontri e di discorsi, oltre al volontariato per i bisognosi.
Si tratta di una fede e una Chiesa oggi così tragicamente impoverita di contenuti e della stessa consapevolezza della propria storia e del proprio immenso ed ineguagliabile patrimonio (spirituale, teologico, liturgico, ma anche culturale, artistico, sociale), che i poveri residuali Cattolici soffrono spesso di una sorta di “complesso di inferiorità”, che li spinge a nascondersi, a non esporsi, persino a vergognarsi della propria fede e della Chiesa (e della sua storia, massacrata dai falsi pregiudizi appresi fin dall’infanzia)! E per questo anch’essi, tranne un “piccolo resto” assai promettente (e in genere legato proprio al mondo della Tradizione – vedi gli esempi che vengono dalla pur laicissima e islamizzata Francia), vanno ad elemosinare vita e contenuti dalle sempre nuove e folli ideologie della modernità (dal relativismo, al femminismo, dalle sempre più bizzarre follie sessuali scambiate per diritti, all’ecologismo più esasperato, dall’ossessione per le pandemie e relative obbedienze statali, vaccinazioni comprese, a ciò che di volta in volta comanda l’agenda ONU), credendosi così all’avanguardia quanto più attaccati al carro della modernità, mentre proprio questo carro barcolla sempre più e si trova sull’orlo del baratro del nichilismo!
“Scendendo dalla barca, Gesù vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose” (Mc 6,34).
Abbiamo con ciò compiuto un sintetico panorama sugli errori della modernità, penetrati poi lentamente anche all’interno della vita stessa della Chiesa (anche ad opera di infiltrazioni dei “poteri forti” mondani) ed oggi addirittura in essa trionfanti (anche se potrebbero avere i giorni contati …)!
Fine della parabola di cinque secoli della civiltà occidentale (e della Chiesa) … e unica prospettiva possibile per uscirne!
[cfr. la svolta decisiva del “figliol prodigo” della parabola evangelica (Lc 15,14-20)]:
“Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava.
Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre”.
Il seguito di questa straordinaria parabola del “Padre misericordioso” è nota. Una sconvolgente misericordia divina, un Amore infinito (quale Dio è!), in grado di redimere ogni uomo, situazione e persino civiltà … ma tutt’altro che un “relativismo” e “buonismo” oggi predicato (secondo un gravissimo equivoco sulla misericordia, pericolosissimo per le anime!), tutt’altro che un goliardico “happy end”, da “saldi di fine stagione”, un vago “andrà tutto bene!”, pensando magari ad un Padre che dice al figlio “che era morto e perduto” e ora è finalmente tornato “potevi anche restare fuori casa o puoi persino tornarci”, perché noi siamo diventati inclusivi!