Pedofilia:
un’arma usata solo contro la Chiesa Cattolica?
Una premessa
Il laicismo contro la morale sessuale cristiana
E’ inutile nasconderselo: uno dei campi in cui più si scontra la mentalità dominante con la morale cattolica (e quindi con l’insegnamento stesso di Cristo, cfr. ad esempio Mt 19,4-6) è quello della vita sessuale. In questo campo l’insegnamento della Chiesa Cattolica sembra più che mai perdente, specialmente a partire dall’enciclica di Paolo VI Humanae vitae del 1968, lo stesso anno della rivoluzione non solo sociale ma anche sessuale, specie tra i giovani. Ricordare che la sessualità è legata agli altissimi valori della vita (procreazione) e dell’amore (tra sposi, di sesso diverso) sembra ormai anacronistico, persino irritante.
In realtà in questi 50 anni la sessualità si è però progressivamente impoverita, banalizzata, è diventata perfino una vera idolatria, per un numero sempre crescente di persone fino alla totale schiavitù dai sensi (una schiavitù ovviamente chiamata libertà). Così proprio l’enciclica Humanae vitae risulta essere stata profetica. Prima si è staccata la sessualità dalla procreazione (alla quale è invece anche biologicamente inscindibilmente legata), poi si è svincolata da un amore vero e duraturo (matrimonio), infine è diventata un semplice divertimento; e se è solo un divertimento, ognuno ha diritto a divertirsi come più gli pare e piace.
Molte delle battaglie laiciste – a livello mondiale, o quanto meno del mondo occidentale – contro la Chiesa Cattolica, se ci facciamo caso, vertono su questo campo: l’uso del preservativo come unico obbligo (di salute, non morale), la contraccezione e le pillole abortive, l’omosessualità praticata e pubblicizzata (ormai una immensa lobby di potere, sia economico che politico), le coppie di fatto (che pretendono avere gli stessi diritti e nessun dovere delle famiglie costituite), fino all’aborto inteso persino come diritto (nascondendosi che scientificamente si uccide un essere umano, che è il frutto innocente di un incontro sessuale e non una malattia da curare o un neo di cui liberarsi).
La pedofilia
Quale è l’unico divieto rimasto (chissà poi ancora per quanto, visto che esistono in Europa perfino dei partiti politici che vorrebbero togliere anche questo divieto)? Un rapporto sessuale tra un adulto con un minore, comunemente chiamato erroneamente <pedofilia>. Su questo si è invece scatenata addirittura una “caccia alle streghe” (specialmente se “cattoliche”).
Ci si potrebbe rallegrare di questo soprassalto di moralità e almeno di questa ultima barriera ad una sessualità che invece da decenni si predica e si pretende che uno possa vivere a piacimento.
In realtà c’è molta ipocrisia in tutto questo. Anzitutto perché lasciamo i bambini tranquillamente in pasto alla pornografia più spinta, ad esempio su internet ma anche in TV. Poi perché li obblighiamo ad una cosiddetta educazione sessuale a senso unico (anche attraverso corsi obbligatori scolastici), in cui in realtà non c’è alcuna educazione al significato di questa importante realtà che è la sessualità umana ma tutto si riduce a tecniche contraccettive, spesso in modo così spudorato da essere pornografie ufficiali. Così ci chiudiamo gli occhi di fronte a preadolescenti e adolescenti che, educati (cioè non educati) in questo modo, fanno tranquillamente sesso tra loro (perfino con aborti anche a 14 anni o meno), anche filmandosi e pubblicizzandosi o ricattandosi a vicenda.
Ormai i ragazzini e le ragazzine si fanno la pornografia in proprio con i telefonini, le mettono su internet, si ricattano a vicenda, sono disposti a cedere tali immagini su internet in cambio di una ricarica telefonica (come le ragazzine cadute nella trappola di “Luca 94”, in realtà un uomo sessantenne, che ha poi messo su internet le loro foto porno, con grande loro disperazione, giunte poi in lacrime ai Commissariati di Polizia).
Cosa rimane? Il fatidico 18° compleanno! (in Italia, perché per un altro Paese la maggiore età potrebbe essere stabilita diversamente, come del resto era a 21 anni anche in Italia sino a non molti anni fa). Se il giovane maggiorenne che volesse “fare sesso” (come si dice banalmente oggi) con chi deve ancora compiere 18 anni, magari dopo qualche giorno, potrebbe essere accusato di pedofilia. Quando finalmente entrambi hanno fatto quel compleanno, allora tutto, proprio tutto, diventa non solo lecito ma addirittura un diritto, di cui perfino vantarsi ed essere orgogliosi, fosse anche tra due dello stesso sesso.
Come si vede, in assenza di moralità, cioè di un significato, lo Stato e la mentalità laicista si trovano senza fondamento e devono semplicemente decidere in quale giorno un rapporto sessuale passi da essere un reato ad essere un diritto inviolabile del cittadino. è davvero un continuare a coprirsi gli occhi di fronte al dramma di una sessualità impazzita, continuamente incoraggiata ad essere vissuta senza alcun significato oggettivo, con tutte le tristi conseguenze che ormai sono perfino palesi a chiunque abbia il coraggio di guardare in faccia la realtà dei ragazzi e dei giovani.
In questo modo, rimane nell’opinione pubblica l’idea di un unico orrore, di un unico peccato e crimine, certo particolarmente abominevole, quello appunto della pedofilia, dove il nome – peraltro sbagliato se esteso anche agli adolescenti – fa subito pensare all’atroce delitto del piccolino (ma in realtà potrebbe essere appunto anche un diciassettenne) colpito dalla violenza sessuale dell’orco adulto (che magari potrebbe essere colui che ha appena compiuto diciotto anni).
L’attacco alla Chiesa Cattolica
Ed ecco il terribile corto circuito, voluto dal laicismo e purtroppo confermato da certi fatti realmente accaduti: proprio quella Chiesa Cattolica, che si fa paladina di una morale sessuale invivibile e assurda, si macchia dell’unico e più odioso delitto sessuale! E proprio dai suoi ministri (sacerdoti) che ci si ostina a far vivere nel celibato! Non c’è peggior accusa, ma anche miglior conferma della falsità della Chiesa. La grancassa mediatica – assolutamente silenziosa sulle migliaia e migliaia di sacerdoti e missionari che spendono tutta la vita (e nel celibato per il Regno di Dio) per il bene fisico, morale e spirituale anche di milioni di bambini in tutto il mondo – ci ripete infinite volte il caso e i casi (peraltro in genere ancora da verificare e prima di ogni definitivo giudizio penale) degli “orchi” vestiti da preti cattolici.
Gli stessi mezzi di comunicazione diventano invece stranamente più silenziosi di fronte agli abusi compiuti in famiglia, in palestre, scuole; e perfino di fronte al florido turismo sessuale pedofilo. è amore per i bambini o è semplicemente lotta alla Chiesa Cattolica?
Il Papa stesso, nel suo ultimo libro intervista con Peter Seewald, sottolinea pure come l’azione dei media «non fosse guidata solamente dalla pura ricerca della verità»; è «evidente» che «vi fosse anche un compiacimento nel mettere alla berlina la Chiesa e, se possibile, screditarla». Ma lo stesso Pontefice sottolinea che «non avrebbero potuto dare quei resoconti se nella Chiesa stessa il male non ci fosse stato. Solo perché il male era dentro la Chiesa, gli altri hanno potuto rivolgerlo contro di lei».
Del resto, se fosse amore per i bambini, non sventolerebbero ogni giorno la bandiera del diritto di ucciderli (i più innocenti e indifesi) se sono ancora nel grembo della loro madre. Ed anche in questo si capisce la difficoltà di trovare un fondamento: è il singolo Stato che decide fino a quale mese è lecito ucciderlo (mese che può cambiare da Parlamento a Parlamento), arrogandosi addirittura il diritto di decidere quando uno è un essere umano e quando ancora non lo è o a quali condizioni fisiche lo è?!
Per questo, pur costernati da questa piaga che colpisce la Chiesa Cattolica (in percentuali minimali, ma anche un caso sarebbe certo troppo!) e chiedendo al Signore che ce ne liberi e a chi deve vigilare che lo faccia (specie nei luoghi di formazione, come nei seminari o noviziati), forniamo qualche dato che rimette la questione in un quadro più obiettivo.
Pedofilia
ieri, oggi e domani
Il termine “pedofilia” (alla lettera: amore dei fanciulli) non è corretto. Quando di parla di abusi sessuali nei confronti di infanti o comunque prepuberi (cioè fino ai 12 anni circa), si dovrebbe usare il termine “pederastia”. L’attrazione sessuale nei confronti di preadolescenti e adolescenti (dai 12 ai 18 anni) si chiama “efebofilia”.
Secondo la DSM (Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders, uno degli strumenti diagnostici per disturbi mentali più utilizzati da medici, psichiatri e psicologi di tutto il mondo) questo tipo di anomala attrazione sessuale è una malattia psichiatrica; e come tale si può curare. Tale disturbo mentale non comporta però alcuna deresponsabilizzazione penale.
Se si esclude la violenza – peraltro sempre errata e certamente particolarmente grave quando si tratta dei più deboli, come i bambini, e se compiuta da coloro che normalmente godono della fiducia dei bambini stessi (familiari, parenti, educatori, sacerdoti, maestri, allenatori) – in molte epoche storiche la pedofilia non era considerata un male. Perfino poeti e filosofi dell’antichità la ammettevano come metodo d’iniziazione degli allievi adolescenti (come testimoniano anche certe statue greche e romane; lo stesso dio pagano Zeus-Giove preferiva l’imberbe Ganimede a Giunone; il poeta romano Marziale, nei suoi Epigrammi, elogia questa elegante forma d’amore con gli adolescenti).
Oggi giustamente desta scandalo e orrore.
Sta diventando perfino una nuova “caccia alla streghe” (anche se si preferisce cacciare quelle cattoliche) e c’è perfino chi ha voglia di roghi (fino al punto che gli accusati devono essere difesi da linciaggi popolari); e come nel Medioevo il popolo vorrebbe (per questo la Chiesa intervenne invece con processi regolari) giungere all’esecuzione prima ancora di una corretta indagine e l’accertamento autentico delle responsabilità (scavalcando la “presunzione di innocenza”, fino a prova contraria, che è un cardine del diritto). I media creano subito il “mostro” ed è praticamente già colpevole prima ancora del processo.
In realtà, non più tardi di qualche decennio fa, nel 1947, venne dato il premio Nobel per la Letteratura allo scrittore francese André Gide (autore del libro Corydon, primo manifesto del movimento gay), che si professava orgogliosamente pederasta, praticandola nei bordelli e vicoli di Tangeri e Casablanca (come egli stesso descrive nei suoi diari e romanzi); e ancor oggi nessuno osa ritornare su quell’ambizioso riconoscimento mondiale attribuitogli. Anche senza riuscire a raggiungere il Nobel, nel 1958 fu molto acclamato il romanzo Lolyta, di Vladimir Nabokov, che trattava del rapporto d’amore e sessuale tra un quarantenne e una dodicenne. In Italia fu premiato (premio Bagutta) il romanziere Sandro Penna, che narrava dei suoi amori coi ragazzini romani. Pier Paolo Pasolini, oltre che omosessuale, era anche pedofilo (Alberto Moravia racconta che nei suoi viaggi con lui in Asia e Africa andava a caccia di ragazzini ed era anche picchiato dai loro genitori). Il medico e scrittore svedese Axel Munthe (nel suo La storia di San Michele, considerato un classico) racconta i suoi amori con i ragazzini di Capri. Il pittore Balthus, morto qualche anno fa e celebrato in tutto il mondo, ritraeva bambine non solo nude ma in atteggiamento lascivo (un quadro così, valutato in milioni di €, era nella collezione Agnelli ed è ora ammirato al nuovo museo del Lingotto di Torino) [Cfr. Vittorio Messori, Emporio Cattolico. Uno sguardo diverso su storia e attualità, Sugarco (MI) 2006, pp. 66-72].
Del resto, nella rivoluzione, anche sessuale, del ’68 si inneggiava ad una tale liberazione della sessualità che si elogiava anche la pedofilia (secondo il noto motto “vietato vietare”, l’abolizione di ogni morale e la liceità di ogni “orientamento” sessuale).
Si veda in proposito il bel libro (anche su internet) di Francesco Agnoli “1968”, in cui emerge che anche la pedofilia, come in genere tutta la cosiddetta “rivoluzione sessuale”, sia un’eredità anche del ’68, con la sua negazione della “natura” umana (“lotta dura contro natura” era uno degli slogan del ’68).
Mancando ogni autentico fondamento morale, non passerà molto tempo che anche questo ultimo “tabù”, come si chiama appunto la legge morale sessuale dal ’68 in poi, cadrà e i futuri libri di storia parleranno di questa moderna “caccia alle streghe” con gli stessi toni con cui oggi parlano di quelle medievali.
Nell’irresistibile deriva morale del mondo occidentale, si giungerà allora a definire “liberticida” ogni legge che vieterà anche questo ultimo limite e “proibizionista” (così lo chiameranno gli anti-proibizionisti) chi vorrà porre questo divieto statale.
Poco tempo fa in Italia c’era chi affermava che “in uno Stato di diritto essere pedofili o sostenerne la legittimità non può essere considerato reato” e la pedofilia è solo “una preferenza sessuale” (1998, documento del Partito Radicale contro la legge 269). Si trovavano politici e intellettuali di spicco, oggi giustamente severissimi, ma che pochi anni or sono parlavano della pedofilia come del “diritto dei bambini ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti tra loro, o con gli adulti”.
In Italia ci sono comunque tuttora 15 organizzazioni “culturali” che apertamente (e impunite) festeggiano la giornata dell’orgoglio pedofilo (23 giugno).
E c’è chi si mostra pubblicamente favorevole a rapporti sessuali con minorenni (v. il regista Quitieri a Radio 24), dichiarando che intanto “oggi una ragazzina di 12-13 anni ne sa più di chiunque altro con tutto quello che ha a disposizione dall’informazione», e confessando di aver avuto lui stesso rapporti sessuali con una tredicenne. Così Mario Mieli, il fondatore del movimento omosessualista italiano: “anche nel bambino noi vediamo l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica”.
In Olanda è già nato il Partito pedofilo, che vuole promuovere il “diritto di rapporti sessuali con i dodicenni, del sesso con animali, di godere di film porno in TV durante tutto il giorno”. Tale partito si è sciolto nel marzo 2010, ma solo perché non ha raggiunto il quorum, non per decreto giudiziario. Infatti il Tribunale dell’Aja, a chi aveva fatto ricorso contro la nascita di questo partito, rispose in questi termini, secondo il dogma relativista delle moderne democrazie: “La libertà di organizzarsi in un partito politico è la base della democrazia. Spetta agli elettori giudicare il programma”.
Il 2.04.2013 la Corte d’Appello olandese ha poi dichiarato legittimo il gruppo di ispirazione pedofilia Stitching Martijn, che propone la liberalizzazione dei contatti sessuali tra adulti e minori.
Nel 2013 è stato accreditato presso le Nazioni Unite il Kinsey Institute, il potente gruppo che si batte per la depenalizzazione della pedofilia e invoca la parificazione legale di tale fenomeno agli altri orientamenti sessuali.
In alcuni Parlamenti europei si discute poi sull’abbassamento dell’età minima per il consenso sessuale.
In GB si discute della proposta avanzata dall’avvocato Barbara Hewson, nota per le sue battaglie per i diritti civili, di portare il limite di tale consenso a 13 anni.
Anche in Italia nel 2013 la Suprema Corte di Cassazione ha riconosciuta l’attenuante della “minore gravità” nel caso di rapporti sessuali tra un sessantenne e una bimba di undici anni, sulla sussistenza di un asserito “rapporto sentimentale” tra i due!
La psichiatria va verso la normalizzazione anche della “pedofilia”?
L’American Psychiatric Association (APA) aggiorna periodicamente il proprio manuale diagnostico DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), il manuale diagnostico di disturbi mentali più famoso del mondo, considerato la “Bibbia” della psichiatria mondiale, a tal punto che un disturbo psichiatrico non esiste se non c’è nel DSM. Proprio come un libro sacro, ciò che è scritto nel DSM è vero, senza possibilità di dissenso.
In realtà, senza nulla togliere all’autorevolezza del DSM, molti dei giudizi diagnostici in esso espressi risentono di pressioni dell’industria farmaceutica statunitense, come pure di lobbies o semplicemente di adeguamento al “politically correct”.
Cosicché, ad esempio, lo stesso National Institute of Mental Health (NIMH), agenzia del governo USA, ha dichiarato ufficialmente che non utilizzerà più il DSM come manuale diagnostico!
La presenza di pressioni ideologiche si era già vista ad esempio sulla questione dell’omosessualità (cfr. nel sito al punto 26.1 di Morale sessuale):
I potenti movimenti gay del mondo occidentale hanno ottenuto che non si parli più di “omosessualità” come di una patologia (così che, secondo le leggi sull’omofobia, sia persino reato chiamarla tale). E a riprova di questa posizione “ideologica” si danno anche una parvenza “scientifica”, affermando che infatti anche l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) già nel 1991 cancellò l’omosessualità dal suo manuale diagnostico ICD (International Classification of Disease), cioè dall’elenco delle patologie. Purtroppo in questo caso si può invece osservare come anche certi consessi scientifici si facciano condizionare da pregiudizi o pressioni ideologiche. Infatti tale decisione dell’OMS fece seguito a quella dell’APA (American Psychiatric Association) del 1973, che rimosse dal suo manuale diagnostico DSM (Diagnostic and Statistic Manual) l’omosessualità “egosintonica” (non indesiderata), considerandola non più una malattia. Ma tale decisione fu presa non tanto su base scientifica, ma sulla pressione degli attivisti gay che già dal 1968 manifestarono alle riunioni dell’APA, ottenendo addirittura di partecipare ai lavori. Così si giunse addirittura a mettere ai voti la questione (persino con voti inviati per corrispondenza), ottenendo in questo modo l’eliminazione dell’omosessualità “egosintonica” dal manuale diagnostico DSM, peraltro con 5816 voti a favore e 3817 contro. Che questo metodo non sia “scientifico” è palese! Ecco ad esempio il commento sulla vicenda dello psichiatra Bieber: “Non si può davvero sostenere che la nuova posizione ufficiale riguardo l’omosessualità sia una vittoria della scienza. Non è ragionevole votare su questioni scientifiche più di quanto lo sia votare sulla questione se il mondo sia piatto o rotondo”; e questo il giudizio dello psicologo statunitense J. Nicolosi (uno degli esperti mondiali del disturbo dell’omosessualità e inventore della cosiddetta “terapia ripartiva”): “nessuna prova scientifica è stata fornita per confutare 75 anni di ricerche cliniche sull’omosessualità come stato patologico”. Comunque l’omosessualità egosintonica è tuttora considerata una patologia nei manuali diagnostici dei disturbi psichici.
Ebbene, già nel 2003 il manuale diagnostico DSM dell’APA non chiamava più la pedofilia una “patologia” ma un “disordine”, con una distinzione già introdotta addirittura nel 1994 secondo la quale tale “disturbo” sarebbe patologico solo se “distonico” (cioè indesiderato dal soggetto pedofilo) ma sarebbe clinicamente normale se “sintonico” (cioè se non è indesiderato). In altre parole: sarebbe un disturbo patologico se il soggetto (il pedofilo) lo sente come tale, altrimenti no!! (ovviamente senza nulla dire del bambino che è oggetto delle attenzioni del pedofilo).
Nel maggio 2013 (V edizione del DSM) si è tentato un ulteriore passaggio – i nomi sono importanti, perché sono indice di una mentalità che si sta imponendo – chiamando la pedofilia neppure più un “disordine sessuale” ma un “orientamento sessuale”.
Si specifica che la pedofilia sarebbe un “disturbo pedofilo” (“Pedophilic Disorder”), cioè un comportamento sessuale non normativo – secondo una distinzione assai poco scientifica tra normativo e non normativo, che in realtà si riferisce a cosa in genere nella società si fa o non si fa! – il che però non vuol dire sempre psicopatologico. Potrebbe quindi essere semplicemente un “disturbo parafilico”, non più una psicopatologia. Rimane poi la distinzione tra la pedofilia “egosintonica” e quella “egodistonica” e solo quest’ultima sarebbe un problema di diagnosi psicologica.
Dopo molte proteste (ad esempio di associazioni americane di genitori), il 31.10.2013 l’APA ha corretto con una nota l’enunciato del maggio precedente, ritirando la dicitura “orientamento sessuale”, sostituendola con “interesse sessuale”.
Probabilmente c’è chi ha visto la deriva verso cui spingeva tale dicitura (“orientamento”), già sperimentata appunto sul caso dell’omosessualità: se già la distinzione (anch’essa già precedentemente usata per l’omosessualità) tra disturbo “egodistonico” o “egosintonico” può portare appunto a considerare clinicamente “normale” una pedofilia non avvertita dal soggetto come disturbo, l’espressione “orientamento sessuale” scivola inevitabilmente (come appunto è avvenuto per l’omosessualità) a far considerare tale disturbo semplicemente come una “variante naturale della sessualità” e come tale assolutamente da derubricare e considerare anche la pedofilia alla strega di qualsiasi vita o rapporto sessuale (con tanto di leggi contro la pedo-fobia!). Nonostante tale revisione, la pedofilia viene comunque appunto già presentata come un tipo di “interesse sessuale”.
Comunque sia, molti psichiatri si sforzano di far cambiare la percezione anche della pedofilia nella società occidentale. Il dottor Vernon Quinsey (professore emerito di psicologia presso la Queen’s University) afferma anche riguardo alla pedofilia che “tutto ciò che è naturale è normale”! Il dottor Hubert Van Gijseghem (professore emerito di psicologia presso l’Università di Montreal) già sostiene che “la pedofilia è un orientamento sessuale” paragonabile all’eterosessualità e all’omosessualità e non è possibile modificare questo orientamento (il solo tentativo è una pazzia, come il tentativo di cambiare qualunque altro orientamento sessuale)”.
Nel 2011 alcuni parlamentari canadesi hanno proposto di modificare le leggi contro la pedofilia e hanno chiamato in loro supporto questi due professori.
La “caccia alle streghe”
(se cattoliche)
Non può non sorprendere come improvvisamente, in vari Paesi del mondo, siano spuntate tutte insieme queste numerose accuse, alcune risalenti anche a quarant’anni fa; e come sia evidente la “preferenza” per gli scandali nel mondo cattolico.
Germania, 2010: il ministro della giustizia Sabine Leuthesser-Scharrenberger accusa il Vaticano di avere ostacolato le indagini sugli abusi sessuali avvenuti nelle scuole cattoliche tedesche e si cerca persino di coinvolgere il fratello del Papa Georg Ratzinger, direttore del coro dei “Passerotti” di Ratisbona, dicendo che avrebbe taciuto sui casi di pedofilia avvenuti nel coro durante la sua direzione. Le accuse sono terminate quando proprio il vescovo di Ratisbona Gerhard Mueller ha denunciato in modo circostanziato (e non smentito) la signora Leuthesser-Scharrenberger di far parte della “Unione Umanistica”, una associazione massonica che considera normale la pedofilia e vorrebbe depenalizzarla.
Gran Bretagna, 2010: la “Associated Press”, una delle più influenti agenzie del mondo, parla di un possibile arresto del Papa durante il viaggio in Gran Bretagna nel settembre 2010.
Il giudice Geoffrey Robertson ha detto che ciò è possibile questo in quanto il Papa non sarebbe un capo di stato, poiché il Vaticano fu un’invenzione del dittatore italiano Benito Mussolini! Richard Dawkins e Christopher Hitchens, intellettuali di punta del Movimento Ateo Britannico, sono partiti apertamente al feroce attacco del Papa e della Chiesa. Perfino il primate anglicano di Canterbury Rowan Williams, che anche con le sue ordinazioni di vescovi omosessuali e donne lesbiche ha provocato un poderoso esodo dalla chiesa anglicana a quella cattolica, è entrato in campo, sostenendo che dopo gli scandali di pedofilia nella Chiesa cattolica irlandese la Chiesa cattolica “non avrebbe più alcuna credibilità”.
Belgio, 2010: il parlamento belga (che da oltre un anno non riesce a formare un governo) non perde tempo nel presentare una formale protesta al Papa (cosa inaudita a livello diplomatico) per quanto detto sull’aereo mentre si recava in viaggio in Africa circa l’uso del preservativo (parole a braccio del Papa, ma scientificamente e statisticamente provate). Il 24.06.2010, mentre è in corso l’incontro di tutti i vescovi del Belgio, la polizia assale il palazzo dove erano riuniti, li obbliga a non uscire, sequestra tutti i computer e tutto il lavoro dell’apposita commissione contro i reati di pedofilia. I vescovi sono “sequestrati” per nove ore; vengono perfino violate le tombe di vescovi defunti nella cattedrale di Malines (il che ha provocato una risentita risposta diplomatica da parte della Santa Sede), foto per nulla segrete e compromettenti vengono spacciate per tali; foto finite casualmente in un file temporaneo divengono ulteriore fango schizzato addosso al cardinale]. Per i giornali di tutto il mondo è già accusa contro tutti i vescovi e la Chiesa belga.
USA
Il sistema degli avvocati degli USA: molti di loro si offrono gratuitamente per intentare accusa contro industrie del tabacco, ospedali, produttori di elettrodomestici, datori di lavoro; se il tribunale respinge, nessuna parcella; se il processo si fa e si vince, il 50% della somma ricevuta dal “danneggiato” va all’avvocato. Le (non povere) diocesi statunitensi possono venire direttamente chiamate in causa per reati di pedofilia commessi da uno dei loro preti (considerati come dipendenti) e pagare somme miliardarie (di $). Molte diocesi hanno preferito pagare in anticipo tali avvocati pur di non essere trascinati dentro scandali di cui sono affamati i media. Chi non ha ceduto a questi ricatti assai spesso ha visto poi il tribunale riconoscere l’innocenza dell’imputato.
Del resto c’è anche il ricatto opposto: si potrebbe ad esempio essere accusati di discriminazione se si impedisse ad omosessuali di entrare in seminario [e il problema non si risolve solo con gli psicologi in seminario, ma ricreando veri ambienti di fede e puntando sull’autentica conversione].
C’è stato anche chi ha denunciato in TV di essere stata molestata da un sacerdote per 30 anni! Accusa palesemente assurda o comunque esagerata, visto che in 30 anni la donna in questione anche se fosse stata una bambina sarebbe diventata adulta, nessuno la obbligava a frequentare quela parrocchia e non poteva certo non essere consenziente …
Gli attacchi davvero gratuiti e faziosi al Papa (v. articolo del 25.03.2010 di Laurie Goodstein del New York Times; perfino il Wall Street Journal del 6.04.2010 risponde punto per punto a queste diffamazioni). L’arcivescovo di New York, mons. Timothy M. Dolan, di fronte a questo livore scrive un articolo dal significativo titolo “Anti Cattolicesimo” sul sito ufficiale della diocesi, che il New York Times si è rifiutato di pubblicare (dall’Agenzia ASIANEWS, 14/04/2010, di Maurizio d’Orlando).
Nel settembre 2011 c’è chi vuole addirittura denunciare il Papa al Tribunale internazionale dell’Aja per “crimini contro l’umanità”! [L’accusa dice che il Papa avrebbe dei casi di preti pedofili (quando sia da cardinale che da Papa è stato il più forte combattente contro questo pericolo e questa piaga)]
Italia, 2010: è accaduto che alcuni sacerdoti indagati per pedofilia (trasformati subito in colpevoli dai media e resi di pubblico spettacolo) siano risultati innocenti; nel frattempo qualcuno è anche morto di infarto!
La pedofilia tenuta quasi nascosta
(se non cattolica)
Normalmente si parla di pedofilia sono in riferimento ai sacerdoti e alla Chiesa Cattolica. E ciò desta un non gratuito sospetto sulla vera motivazione di chi riempie per mesi e anni i giornali e le televisioni mondiali di questi scandali che colpiscono la Chiesa Cattolica. I sacerdoti (o religiosi) coinvolti in casi di pedofilia nel mondo sono il 3% del totale dei pedofili. Certo, agli occhi di chi ha fede in Cristo e nella Chiesa, anche solo un caso, se provato, sarebbe lacerante e intollerabile. Da parte dei “laicisti”, che predicano sempre il relativismo morale e specialmente sessuale, questa valanga di accuse e di esposizione mediatica è invece sospetta, tanto più quando si usano anche per questi reati più che “due pesi e due misure”.
Ecco dunque qualche dato sulla “pedofilia” nel mondo (cfr. Dossier di Avvenire del 1.03.2011).
Secondo l’ONU (Dossier 2006) il dramma della pedofilia nel mondo ha questi tristi numeri:
Abusi sessuali su minori:
223 milioni (150 milioni le femmine, 73 milioni i maschi)
età media: 11/14 anni
minori ridoti in stato di schiavitù sessuale: 2 milioni
in aumento i 15/16enni che fanno violenza sessuale sui piccoli
Pedopornografia:
minori usati per la pornografia: 600.000
guadagni della pedopornografia: € 14 miliardi annui (seguono quelli dovuti alle armi e alla droga)
Pedopornografia in internet:
L’associazione Meter (fondata da don Fortunato Di Noto, che ha ricevuto minacce, gli hanno bruciato la chiesa, è stato perfino denunciato per “procurato allarme” e tuttora deve vivere sotto tutela della polizia) negli ultimi 7 anni ha scoperto 51.000 siti pedofili alla portata di tutti (denuncia alle procure italiane e straniere circa 600 siti al mese). Altrettanti ne ha scovati l’associazione Arcobaleno. è un incremento annuo del 10,8%.
Turismo sessuale pedofilo:
principali provenienze: USA, Germania, Francia, Australia, Italia (80.000 persone)
principali mete: Kenia, Rep. Dominicana, Colombia, Thailandia, Cambogia, Brasile, India, Filippine, Cuba.
età media del turista pedofilo: 25/30 anni
Pedofilia in Italia (2010): (dati del Ministero della Giustizia, Direzione anticrimine Polizia di Stato, Censis, Ecpat, Meter, Telefono azzurro)
pedofili attivi (presunti): 21.000
pedofili in carcere: 1.300 (di cui 400 stranieri e 98 donne)
Denunce annuali alle procure: 5.000 (archiviate per insufficienza di prove: 4.000; processi svolti: 1.000) (29,4% padre, 13,5% parenti, 12,9% conoscenti, 8,8% insegnanti-educatori-allenatori, 1,2% religiosi)
età delle vittime: 35% tra 0-10 anni, 34,8% tra 11-14 anni, 30,2% tra 15-18 anni
Pedofilia culturale
Esiste in Wikipedia una pagina di “Storia dell’attivismo pedofilo”, dove si parla ad esempio di una associazione pedofila di Boston denominata NAMBLA (North American Man/Boy Love Association – libera fino a poco fa, quando sono scoppiati gli scandali dei preti-pedofili di quella città), così come la francese FLIP. Esiste la “giornata dell’orgoglio pedofilo” (il 23 giugno), come le iniziative di donne pedofile che invitano ad accendere ed esporre una candelina blu in sostegno delle vittime di una mentalità repressiva (quella che nega il sesso coi bambini!). Ci sono Dizionari pedofili online, federazioni di pedofili, anche italiani (Associazione “Liberi spiriti”, “Gruppi di ricerca per un’infanzia diversa”). Si trovano anche in internet (perfino con nomi e cognomi) persone che impunemente affermano il “diritto dei bambini di vivere la loro sessualità tra loro e con adulti”; esistono TV private che impunemente dichiarano che dobbiamo smetterla con questi “attenti al lupo!”, arrivando a legittimare perfino l’incesto. Con una dizione che rivela radici sessantottine si parla in questo senso di “Asili alternativi”(!) [dalla trasmissione di Radio Maria del 5.05.2010 h. 21:00, del prof. Stefano Biavaschi]
Due pesi e due misure [dall’Agenzia ASIANEWS, 14/04/2010 (di Maurizio d’Orlando)].
Alcuni anni fa, in Inghilterra, il premier Tony Blair impose il segreto di Stato per i prossimi 100 anni su una vicenda riguardante una ragazza scozzese, Hollie Greig, che nel 2003 vedeva coinvolti, tra gli altri il segretario generale della NATO, Lord Robertson e Gordon Brown, allora ministro del Tesoro e oggi Primo Ministro
Nella vicenda degli omicidi compiuti in Belgio da Marc Dutroux, in un ambito di gruppi pedofili cui, era emerso un coinvolgimento non solo del capo della polizia ma anche di Jacques Delors presidente della Commissione Europea.
Si pensi anche ai numerosi casi di pedofilia nell’organizzazione dei Boy Scout (non cattolici) in Australia e negli stessi USA sono completamente ignorate da tutti i mezzi di comunicazione di massa.
Il New York Times, al pari di altri quotidiani americani, si è rifiutato di riferire con la stessa ampiezza altri scandali di pedofilia, riguardanti ad esempio Yehuda Kolko, docente alla Yeshiva Torah Temimah di Brooklyn. Allo stesso modo il NYT non ha sentito il bisogno di riferire che Dov Hikind, fanatico dell’ estrema destra sionista si è rifiutato di testimoniare in tribunale in merito alle migliaia di testimonianze raccolte in breve tempo dopo un programma alla radio su recentissimi scandali di pedofilia ed incesto interni alle comunità ebraiche di New York, (in particolare quelle degli haredim). Eppure la notizia c’era: a chiedergli di riportare la sua testimonianza era stato l’avvocato Dowd, noto in tutti gli USA per le sua celebri cause collettive che hanno portato sul lastrico non poche comunità religiose e diocesi cattoliche americane.
L’ossessione della pedofilia?
Di fronte alla speciale gravità del reato di pedofilia, oggi c’è una corsa dei politici – anche quelli che dichiarano l’assoluta libertà sessuale e danno il proprio patrocinio a carnevalate e ostentazioni polemiche come i gay-pride o simili manifestazioni – a rilasciare continue dichiarazioni di lotta alla pedofilia e proposte di legge sempre più restrittive (anche se poi, come abbiamo visto, ci sono strani silenzi sui commerci pedofili). Allo stesso modo molte indagini della magistratura risultano essere una vera e propria caccia “all’untore”. Eccone un esempio:
La piccola Angela Lucanto fu tolta ai genitori quando aveva 7 anni e tenuta a loro nascosta per 10 anni. Il padre era stato accusato di pedofilia incestuosa ed ha fatto quasi 3 anni di carcere. Anche quando è stato poi assolto, la figlia è stata data in adozione ad un’altra famiglia. Com’era nata l’accusa? Una cugina (poi risultata con gravi disturbi psichici, tanto da essere ricoverata) cominciò raccontare sue fantasie su presunte orge familiari. La scuola (Salvo d’Aquisto di Masate, MI) chiamò un’assistente sociale e arrivarono due carabinieri a prelevarla il giorno stesso, sottraendola ai suoi genitori che l’attendevano ignari. Il pm Pietro Forno (diventasto poi famoso per questi metodi di inquisizione) interrogò la bambina e le disse che l’avrebbe mandata a casa se avesse ammesso che il suo papà le aveva fatto brutte cose. Due psicologhe le dissero di disegnare un fantasma e interpretarono quel disegnino come un simbolo fallico. Il padre fu subito arrestato e venne condannato a 13 anni di carcere. Dopo quasi 3 anni di carcere risultò del tutto innocente e rilasciato. I genitori, da quella mattina che l’avevano accompagnata a scuola, non videro la figlia per 10 anni ed anche dopo fu data in adozione ad un’altra famiglia. La ragazzina, che non ha potuto più rivedere i suoi genitori e suo fratello Francesco, voleva tornare a casa ma le era impedito. Poté farlo dopo il compimento del 18° anno di vita. La “Corte europea dei diritti dell’uomo” condanna lo Stato Italiano a risarcire la famiglia [cfr. Dossier di Avvenire del 1.03.2011 e libro di Caterina Guarnieri e Maurizio Tortorella (Ed. Rizzoli)].
Altro episodio, accaduto a Brescia nel 2003 e concluso nel maggio 2011:
Sei maestre, un bidello ed un sacerdote sono accusati nel 2003 di aver ripetutamente abusato sessualmente di 23 bambini della Scuola materna “Sorelli”, Dopo lunga incarcerazione preventiva ed esposizione mediatica che li dipinse come “orchi”, sono risultati innocenti. Nelle domande degli investigatori ai bambini molti piccoli sono praticamente già contenute le risposte ed essi rispondono come si vuole che essi rispondano.
A Bologna:
Il 12.11.1998 due coniugi di Finale Emilia (Delfino e Maria Lorena Covezzi) sono stati condannati in primo grado a 12 anni di reclusione per abusi sessuali sui quattro figli. L’accusa era partita da dei sogni raccontati da una loro figlia più piccola, con qualche disturbo psicologico, a degli psicologi, che riuscirono a farle confessare (con un metodo di indagine americano oggi riconosciuto invalido) di aver partecipato ad orge sessuali e sataniche, con bambini abusati e decapitati, orge guidate dal parroco don Giorgio Govoni. I 4 figli dei Covezzi furono immediatamente sottratti, tra forti grida e lacrime, ai loro genitori (che non li rivedranno mai più!). Furono accusate 17 persone, compreso il parroco don Giorgio (ritenuto santa persona da tutta la popolazione), furono allontanati dalle loro famiglie (indagate di partecipare a tali orge) altri 13 bambini. Fu persino dragato il fiume Panaro (con una spesa di 280 milioni di lire) alla ricerca dei presunti bambini decapitati (anche se non risultava sparito alcun bambino). I giornali nazionali dedicarono paginate allo scandalo. Don Giorgio Govoni, dopo essersi difeso con tenacia, alla vigilia della sentenza di primo grado morì di infarto nello studio del proprio legale. Anche il padre della bambina, il Signor Covezzi, morì di infarto. La Corte d’Appello ha poi assolto tutti gli imputati il 9.06.2011 semplicemente “per non aver commesso il fatto”, sentenza confermata dalla Cassazione il 4.12.2014. I giornali ovviamente non ne hanno parlato. Ma chi potrà pagare i danni irreparabili di questa tragedia di 16 anni, di questo abuso della giustizia di Stato?
Le Suore Orsoline di Gandino (Bergamo):
suore ottantenni sono condannate in primo grado a 9 anni,poi assolte con formula piena.
Il maestro d’Asilo di Torino:
una bambina mimò le sue movenze sessuali (poi confessò di averle viste «al Grande Fratello») e venne incarcerato.
Il difficile compito di interrogare i bambini senza suggestionarli. Troppi errori giudiziari e «orchi» creati per errore. E i media non li riabilitano mai. La “Carta di Noto” (stilata nel 1996 e aggiornata nel 2002), allo scopo di garantire l’attendibilità degli accertamenti e la genuinità delle dichiarazioni dei minori, indica i comportamenti ai quali gli psicologi si devono attenere per raccogliere i racconti degli abusi dai bambini, evitando domande suggestive o di suggerire nomi e luoghi. Il “Protocollo di Venezia” fa propri i principi della Carta di Noto, ma specifica, alla luce delle attuali conoscenze scientifiche, le linee guida alle quali gli esperti dovrebbero attenersi nell’affrontare i casi di abuso sessuale collettivo (come nel caso di Rignano Flaminio); si tiene presente che la suggestionabilità dei minori è portata a condividere e confermare come vissuti in prima persona fatti mai accaduti.
Può diventare pericoloso fare un complimento ad un bambino … ed un reato scattare una foto mentre si è al mare. Ormai molti sacerdoti non osano più confessare i bambini se non di fronte ad altri adulti.
Ossessione e ipocrisia
Non si possono più far vedere i volti dei bambini nelle foto (sui giornali) e nelle riprese (televisive). Nei varietà televisivi li plagiamo facendoli scimmiottare, a divertimento degli adulti, gli stili di cantanti e star adulti, ma non possono restarvi allo scadere della mezzanotte.
Anche nello ore di massima loro presenza davanti alla TV si fanno discutibilissime ed erronee affermazioni unilaterali sull’“identità di genere”, facendo continuamente passare ormai come “normale” ciò che normale non è.
Un bambino di 8 anni confessa alla maestra che la mamma gli ha già detto che se da più grandi volesse avere un fidanzato invece di una fidanzata lei sarebbe contenta lo stesso.
Rimane ipocritamente qualche film vietato ai 18 o ai 14 anni, ma ormai c’è di tutti anche in TV.
Un edicolante non può esporre riviste pornografiche, ma non c’è più alcuna loro perseguibilità.
Anche un recente numero (2010/3) di Focus afferma dogmaticamente che “la pornografia non fa male”. In tutto ciò si dimentica la natura fortemente imitativa che tali immagini provocano.
In proposito, ad esempio, il serial killer statunitense Ted Bundy (Theodore Robert Bundy, 1946-1989), autore di omicidi di numerose giovani donne negli Stati Uniti tra il 1974 ed il 1978 e finito per questo sulla sedia elettrica, affermò: è giusto che io sia punito per le perversioni ed i crimini a sfondo sessuale che ho commesso; ma di fatto io sono entrato fin dalla pubertà in questa schiavitù e poi perfino in tutte le perversioni a motivo dell’uso sempre più spasmodico della pornografia; perché allora non vengono puniti proprio coloro che possono in questo modo provocare queste perversioni in migliaia e migliaia di persone?
Un articolo di Massimo Introvigne (Avvenire, 18.03.2010, p. 31):
La discussione attuale sui preti pedofili – considerata dal punto di vista del sociologo – rappresenta un esempio tipico di «panico morale» … si presentano come «nuovi» fatti risalenti a molti anni or sono, in alcuni casi addirittura a oltre trent’anni fa, e in parte già noti.
Per capire come da un dato tragicamente reale si sia passati a un «panico morale» è allora necessario chiedersi quanti siano i preti pedofili. I dati più completi sono stati raccolti negli Stati Uniti, dove nel 2004 la Conferenza episcopale ha commissionato uno studio indipendente al John Jay College of Criminal Justice della City University of New York, che non è un’università cattolica ed è unanimemente riconosciuta come la più autorevole istituzione accademica degli Stati Uniti in materia di criminologia. Questo studio ci dice che, dal 1950 al 2002, 4392 sacerdoti americani (su oltre 109.000) sono stati accusati di relazioni sessuali con minorenni. Di questi poco più di un centinaio sono stati condannati da tribunali civili. Come mai così pochi? In alcuni casi le vere o presunte vittime hanno denunciato sacerdoti già defunti oppure erano scattati i termini della prescrizione. In altri, all’accusa e anche alla condanna canonica non corrisponde la violazione di alcuna legge civile (in diversi Stati americani, ad esempio, non c’è alcun reato se c’è una relazione con una – o anche un – minorenne oltre i 16 anni e consenziente). Ma ci sono anche stati molti casi clamorosi di sacerdoti accusati e poi risultati innocenti. Questi casi si sono anzi moltiplicati negli anni 1990, quando alcuni studi legali hanno capito di poter strappare transazioni milionarie anche sulla base di semplici sospetti. Gli appelli alla «tolleranza zero» sono giustificati, ma non ci dovrebbe essere nessuna tolleranza neanche per chi calunnia sacerdoti innocenti.
Aggiungo che per gli Stati Uniti le cifre non cambierebbero in modo significativo se si aggiungesse il periodo 2002- 2010, perché già lo studio del John Jay College notava il «declino notevolissimo» dei casi negli anni 2000. Le nuove inchieste sono state poche, e le condanne pochissime, a causa di misure rigorose introdotte sia dai vescovi statunitensi sia dalla Santa Sede.Lo studio del John Jay College dice forse, come si legge spesso, che il 4% dei sacerdoti americani sono pedofili? Niente affatto. Secondo quella ricerca il 78,2% delle accuse si riferisce a minorenni che hanno superato la pubertà (non si tratta cioè di pedofilia). Dunque i sacerdoti accusati di effettiva pedofilia negli Stati Uniti sono 958 in 42 anni, 18 all’anno. Le condanne sono state 54, poco più di una all’anno. Il numero di condanne penali di sacerdoti e religiosi in altri Paesi è simile a quello degli Stati Uniti, anche se per nessun Paese si dispone di uno studio completo come quello del John Jay College.
Secondo gli studi di Jenkins, se si paragona la Chiesa cattolica degli Stati Uniti alle principali denominazioni protestanti si scopre che la presenza di pedofili è – a seconda delle denominazioni – da 2 a 10 volte più alta tra i pastori protestanti rispetto ai preti cattolici. La questione è rilevante perché mostra che il problema non è il celibato: la maggior parte dei pastori protestanti è sposata. Nello stesso periodo in cui un centinaio di sacerdoti americani era condannato per abusi sessuali su minori, il numero di professori di ginnastica e allenatori di squadre sportive giovanili – anche questi in grande maggioranza sposati – giudicato colpevole dello stesso reato dai tribunali statunitensi sfiorava i 6.000. Gli esempi potrebbero continuare, e non solo negli Stati Uniti. Soprattutto, stando ai periodici rapporti del governo americano, due terzi circa delle molestie sessuali su minori non vengono da estranei o da educatori ma da familiari: patrigni, zii, cugini, fratelli e purtroppo anche genitori. Dati simili esistono per numerosi altri Paesi. «Nel periodo in cui un centinaio di preti americani era condannato per abusi su minori, i professori di ginnastica e allenatori (quasi tutti sposati) giudicati colpevoli di identico reato sfioravano i 6000».Sui casi in Irlanda: il cosiddetto Rapporto Ryan del 2009 – che usa un linguaggio molto duro nei confronti della Chiesa cattolica – su 25.000 allievi di collegi, riformatori e orfanotrofi nel periodo che esamina riporta 253 accuse di abusi sessuali da parte di ragazzi e 128 da parte di ragazze, non tutte attribuite a sacerdoti, religiosi o religiose, di diversa natura e gravità, raramente riferite a bambini prepuberi e che ancor più raramente hanno condotto a condanne.
Rispetto al 2006, quando la Bbc mandò in onda il documentario-spazzatura del parlamentare irlandese e attivista omosessuale Colm O’Gorman, e al 2007, quando Santoro ne propose la versione italiana su Annozero, non c’è in realtà molto di nuovo, fatta salva l’accresciuta severità e vigilanza della Chiesa.
L’obiettivo sull’area geografica da cui proviene il Papa (Baviera): si riportano sulle prime pagine dei giornali avvenimenti degli anni ’80 come se fossero avvenuti ieri … Il caso che – come alcuni giornali hanno titolato – «coinvolge il Papa» è a suo modo da manuale. Si riferisce a un episodio in cui un sacerdote di Essen, già colpevole di abusi, fu accolto nell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga, di cui era arcivescovo l’attuale Pontefice, risale infatti al 1980. Il caso è emerso nel 1985 ed è stato giudicato da un tribunale tedesco nel 1986, accertando tra l’altro che la decisione di accogliere nell’arcidiocesi il sacerdote in questione non era stata presa dal cardinale Ratzinger e non gli era neppure nota, il che non è strano in una grande diocesi con una complessa burocrazia. Perché oggi un quotidiano tedesco decida di riesumare il caso, e sbatterlo in prima pagina 24 anni dopo la sentenza, dovrebbe essere messo in questione …
«Dirlo non è politically correct, ma l’80% dei pedofili è omosessuale, maschi che abusano di altri maschi, e oltre il 90% dei sacerdoti implicati è gay. Il problema dunque non è il celibato, ma una certa tolleranza dell’omosessualità, in particolare nei seminari negli anni Settanta, quando veniva ordinata la grande maggioranza di sacerdoti poi condannati per gli abusi. è un problema che Benedetto XVI sta vigorosamente correggendo.
Perché riesumare nel 2010 casi vecchi di 20 o 30 anni o molto spesso già noti, al ritmo di uno al giorno, attaccando sempre più direttamente il Papa (un attacco per di più paradossale se si considera la grandissima severità del cardinale Ratzinger prima e di Benedetto XVI poi su questo tema? Chi organizza queste campagne non ha veramente a cuore la protezione dei bambini. La lettura di certi articoli ci mostra come lobby molto potenti cercano di squalificare preventivamente la voce della Chiesa con l’accusa più infamante e oggi purtroppo anche più facile, quella di favorire o tollerare la pedofilia.
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11.01.2020. Quando i pedofili … sono celebrati dalla cultura che conta