Feste cristiane e apostasia

Feste cristiane e apostasia


Buone Feste! Auguri!

Queste generiche espressioni risuonano ovunque in questi giorni e indicano certo già una buona educazione e un sereno clima di rapporti umani. A Natale siamo tutti più buoni, almeno così si dice, anche se non è vero; perché in realtà i rapporti sociali e perfino familiari sono talora molto tesi e l’umanità potrebbe essere sulla soglia della III Guerra Mondiale, mentre anche la Chiesa si trova in un tracollo di fede senza precedenti.

A ben vedere, però, augurare Buone Feste o dire genericamente Auguri non è semplicemente un’innocua alternativa al più comune Buon Natale o al più cristiano Santo Natale, magari credendo così di essere più moderni, neutrali, politicamente corretti e persino più “inclusivi”.

In realtà, anche in questo trapela sempre più vistosamente una più o meno consapevole “censura” dell’Avvenimento centrale della storia umana (contiamo infatti gli anni prima e dopo di esso), del fondamento stesso del cristianesimo (che non è semplicemente la più grande religione del pianeta ma appunto l’evento della venuta di Dio stesso sulla Terra) e causa della salvezza eterna di ogni uomo (se accoglie e vive tale avvenimento).

Occorre prestare attenzione, perché anche in questa censura si disvela un veleno ideologico che sta portando l’Occidente non solo verso l’apostasia dalla vera fede, che un tempo viveva come centro della propria stessa civiltà e portava in tutto il mondo, ma verso il proprio stesso “suicidio”.

Se già l’Illuminismo si vantava orgogliosamente di “ripudiare il passato”, specie cristiano, da cui peraltro l’Occidente era sorto e dove affondava le proprie radici traendone la linfa più profonda per trovare e mantenere la propria vera coesione e unità, per iniziare il nuovo luminoso Mondo nuovo e moderno, ora si parla apertamente di Cancel culture. Ma se questo può sembrare l’ideologia specie americana di una ristretta minoranza, in realtà si tratta invece della globale e potentissima pretesa (massonica) di fondare un New World Order, che viva solo di economia globalizzata (in realtà su interessi di ristrettissime oligarchie) e giunga finalmente a censurare o inglobare (che è ancor peggio, perché più subdolo e pericoloso) il cristianesimo, anche l’Evento che celebriamo appunto in questi giorni (il Natale del Signore Gesù), in un anonimo amalgama di tutti i popoli e di tutte le religioni, dove tutto è ammesso, tranne la Verità e soprattutto pretendere di disturbare le manovre di Lorsignori. Non a caso già a Betlemme, mentre quasi nessuno si accorgeva di ciò che stava succedendo e che avrebbe perfino spaccato la storia in due, solo il re Erode si sentì disturbato e minacciato da questa nascita nel suo territorio; e sappiamo com’è andata a finire!

Potrebbe venirci in mente, a proposito, le celeberrima canzone “Imagine” di John Lennon (ascolta): certamente suadente, ma di fatto un inno alla globalizzazione nichilistica, senza più alcun ideale e religione (ed era ancora il 1971). Non a caso anche in questi giorni, delle maestre delle Primarie l’hanno fatta cantare dai bambini a scuola, al posto, per essere più neutrali e inclusivi, dei canti natalizi  (vedi, con il testo).

Quello che vediamo infatti imperare nella società occidentale, anche in questi giorni natalizi, nonostante l’apparenza, è ormai già ad una distanza abissale dal significato vero e cristiano del Natale, cioè la celebrazione dell’Incarnazione di Dio (vedi) e l’attesa fervida del ritorno glorioso di Cristo Signore, Giudice universale perché significato vero del nostro stesso esistere.

Buone Feste! Auguri!

È diventato davvero impertinente chiedersi il “perché” del Natale? Cosa o Chi festeggiamo? E perché comincerà dopo 8 giorni il 2025 (peraltro Anno Santo)?

Quanti sanno che pure il simpatico (talvolta persino ossessivo, ma così comanda il commercio), scambio di doni non è che il riflesso dell’immenso “dono” che il Padre ci ha fatto inviandoci Suo Figlio (Logos eterno) per la nostra eterna salvezza (Redenzione)?

È ancora lecito chiedersi cosa auspichiamo quando diciamo Auguri? Solo un buon pranzo in famiglia, oppure un piccolo viaggio, crociera o vacanza sulla neve? Poi un’esorbitante notte pagana per iniziare un Nuovo Anno, senza neppure accorgersi che 2025 non è un numero della lotteria ma il conto universale degli anni dalla nascita di Cristo; e senza neppure chiedersi verso cosa tenda lo scorrere del tempo, sia personale che mondiale (vedi) (leggi).

In realtà la maggior parte della gente non sembra accorgersi neppure di quali dense e minacciose nubi si stiano addensando all’orizzonte. Eppure dovrebbero almeno ricordare che solo 5 anni fa, ai primi di marzo, in poche ore e in modo totalmente inaspettato, in totale obbedienza al potere e senza neppure reali spiegazioni scientifiche, siamo stati sequestrati in casa per 3 mesi, privati dei più elementari diritti democratici, per poi correre il rischio di perdere pure il lavoro, se ancora non si obbediva ciecamente agli ordini dati. Tutto può mutare in poche ore!

Forse ormai la gente non se ne accorge neppure; ma è la prima volta nella storia dell’umanità che una società (e persino un’intera civiltà!) fa festa senza saperne più il perché!

Agli occhi di Dio, poi (ed è ciò che più conta perché da Lui saremo giudicati), l’apostasia, cioè l’abbandono e persino il rifiuto delle fede che già si aveva, è il peccato più grave, con conseguenze eterne; perché i doni di Dio sarebbe meglio non averli ricevuti (e la nostra civiltà occidentale è nata appunto dal cristianesimo, cioè dall’infinito dono di Dio per la salvezza di tutti gli uomini) piuttosto che sciuparli (come si vede anche nella parabola dei talenti, cfr. Mt 25,14-30).

No. Anche dietro queste apparentemente innocue espressioni augurali, che molti credono semplicemente più moderne, come nel modo ormai pagano di vivere anche le feste cristiane, si nasconde qualcosa di molto più grave, un progetto anticristico che si persegue da circa tre secoli e che fa ormai fatica a nascondere il proprio intento nichilistico se non persino satanico.


Una breve riflessione su …

Il significato della festa in ogni civiltà umana

Nella storia, fin dalle origini dell’umanità e in ogni civiltà, la festa ha sempre avuto un significato molto particolare e profondo. Non si trattava solo di un giorno diverso dagli altri, di una giornata di riposo o un vuoto pretesto per divertirsi a caso. In ogni civiltà fare festa è sempre stato celebrare un evento importante o farne memoria nel tempo. Del resto, lo facciamo anche nella vita privata, familiare o tra amici: ad esempio un matrimonio o un semplice compleanno, o il raggiungimento di un particolare traguardo come un titolo di studio. Si celebra un evento decisivo per la vita; o se ne fa memoria (anniversario).

Questo dovrebbe già farci capire cosa davvero significhi fare festa a Natale. Che avvenimento ricordiamo e celebriamo? E perché è così decisivo per il nostro passato (2025 anni!), per il nostro presente e per il nostro futuro, addirittura per il nostro destino eterno?

In questo modo, attraverso una festa, i suoi riti e le sue tradizioni (dal livello più sacro a quello più semplice, perfino gastronomico), una civiltà, un popolo, come la singola persona, recupera le proprie radici, la propria storia, la propria cultura, consolida quindi la propria coesione e rafforza il senso del cammino verso il futuro. Altrimenti una società si disgrega e si riduce ad una accozzaglia di individui, anarchicamente intesa, spesso in lotta tra loro. Non si costruisce un’unità sociale, ma anche una famiglia e persino un’amicizia, se non su ideali condivisi. E più grande è l’ideale, il valore che unisce, tanto è più forte l’unità che si realizza.

Per questo, in ogni civiltà della storia le feste religiose hanno sempre avuto una rilevanza decisiva. Non c’è infatti valore più alto e decisivo, in sé e per la vita, come appunto per l’unità stessa di un popolo, che il trascendente, il soprannaturale, il sacro, in fondo Dio stesso. Basterebbe osservare l’importanza eccelsa, anche dal punto di vista artistico, che in ogni civiltà hanno rivestito i templi, cioè i luoghi di culto (dunque di preghiera, il rapporto con Dio, non solo personale ma comunitario) e come i riti e le feste religiose abbiano sempre segnato non solo le cadenze del fluire del tempo, anche sociale, ma le tradizioni e usanze popolari (persino appunto gastronomiche) ad esse connesse.

Già questo dato persino etnico, riscontrabile universalmente nella storia dell’umanità, smentisce clamorosamente il pregiudizio illuminista, massonico e laicista, secondo cui la religione dovrebbe limitarsi ad essere solo un fatto privato, intimo, di coscienza, e qualsiasi sua espressione sociale e influenza a livello decisionale anche pubblico e persino politico sarebbe catalogabile solo come un’ingerenza in ambiti che non le competono, persino come una forma di fondamentalismo se non pretesa “teocratica”.


Gli idoli e l’esito nichilistico della Modernità

Quello cui va ormai incontro l’Occidente – checché gli USA pretendano talora ancora di essere i “padroni del mondo” (e l’Europa occidentale, ad essi ovviamente vassalla, pensi di essere dalla parte giusta della storia), sentendosi portatori delle nuove ideologie del “bene” e dei nuovi “diritti”, peraltro in genere inventati e diametralmente opposti alla legge di Dio, da esportare ovunque, persino con le armi (vedi) – è in realtà un esito nichilistico: cioè l’adorazione del Nulla (mascherato sotto il “marchio” del $, € o £).

Del resto, c’è stato chi, già 150 anni orsono, pur ponendosi come vertice dell’ateismo e persino auto-dichiaratosi Anticristo, aveva acutamente scorto e profetizzato l’esito nichilistico, cioè il proprio annientamento culturale e poi esistenziale, di questa civiltà europea post-cristiana (vedi).

Non dimentichiamo che già l’Illuminismo, seguito poi dalle Rivoluzioni della Modernità (vedi), aveva esplicitamente voluto e violentemente attuato un particolare odio per il “passato”, specialmente per le proprie radici cristiane (pensiamo agli imperituri pregiudizi, tuttora insegnati e diffusi come dogmi indiscutibili, anche nelle scuole, sul Medioevo, proprio perché millennio particolarmente cristiano; quando invece è stato un millennio particolarmente “luminoso” vedi), per perseguire e raggiungere il “Nuovo Mondo” (che oggi si chiama New World Order), voluto come sempre da Lorsignori, cioè dalla Massoneria, e fatto credere o imposto alle masse come il loro vero bene.

Poiché però distruggere è più facile che costruire, e il Nulla è ovviamente invivibile (anzi neppure pensabile e dicibile), alla bimillenaria civiltà cristiana, ma in fondo a Cristo stesso, s’è subito contrapposto il culto di nuovi idoli.

Dopo l’esaltazione unilaterale e miope della ragione (che a Parigi si sostituì a Notre Dame e ne veniva portato in processione un simulacro) si è passati all’accentuazione altrettanto unilaterale del sentimento (v. nel Romanticismo), poi persino dell’istintività, creduta sempre buona, avendo dimenticato il “peccato originale” (cfr. J-J. Rousseau, ma anche le attuali pedagogie e ideologie che esaltano ogni istinto come diritto).

Per la costruzione della nuova società, si sono frontalmente opposti e scontrati per due secoli, anche se appunto entrambi frutto dell’Illuminismo e sostanzialmente di idee cristiane impazzite, il liberalismo, all’insegna del più unilaterale individualismo e affermazione della libertà del singolo e dei poteri non statali (liberalismo che con la “rivoluzione industriale” ha poi generato un capitalismo talora disumano e violento) e il socialismo/comunismo, che al contrario, per affermare il valore del bene comune, si spinse fino all’abolizione dei diritti e persino delle proprietà dei singoli cittadini e dei ‘corpi intermedi’ (dalla famiglia a tutti i gradi di enti sociali non statali).

In realtà, già la Rivoluzione francese (vedi) non fu ad esempio affatto la lotta del popolo contro i sovrani e la nobiltà, ma l’affermazione dei nuovi poteri (borghesia) a scapito del popolo stesso. Così, la Rivoluzione americana non fu affatto la lotta del popolo contro gli Inglesi, ma la lotta dei nuovi poteri inglesi americani contro Londra, per garantire e liberare da essa i propri guadagni, mentre gli indigeni (pellerossa) furono di fatto sterminati [ma chi furono questi nuovi ‘padroni’ americani? Proprio la massoneria inglese là trasferita e salita al potere (massoni furono infatti anche tutti i Presidenti, da G. Washington in poi, vedi)].

Il nuovo crescente potere borghese, nato dalla Rivoluzione e fondamentalmente massonico, attuò, col supporto del progresso della scienza e della tecnica, la “rivoluzione industriale” e portò all’affermazione del più spietato “capitalismo”, in mano a ristrette oligarchie e all’oppressione di intere masse di lavoratori. Non a caso K. Marx , che proprio a Londra viveva, cioè proprio dove nel 1917 la Massoneria era ufficialmente nata e dove il capitalismo più spietato aumentava a dismisura il potere degli Inglesi in tutto il mondo, a scapito però di questi nuovi “schiavi” (la classe operaia, che Marx chiamò “proletariato”), progettò quella rivoluzione socialista e comunista che poi si attuò nel 1917 in Russia (vedi) e venne in seguito esportata in gran parte del mondo. È  peraltro significativo che proprio nel 1917, poche settimane prima della Rivoluzione russa, la Madonna apparve a Fatima e si spinse in modo inedito a parlare esplicitamente, attraverso tre ignari pastorelli, della Russia e dei gravissimi errori e della feroce persecuzione anticristiana che essa avrebbe diffuso in tutto il mondo (vedi), se non ci fossimo convertiti. E la storia del XX secolo sta lì purtroppo a confermalo.

Qualcosa di analogo a quanto la società liberale e il capitalismo selvaggio attuò a Londra e nell’Impero Britannico (vedi), anche se di proporzioni più modeste ma con la stessa logica, avvenne in Italia soprattutto a Torino. E non a caso, proprio nel XIX secolo, anche per far fronte alla situazione penosa di questi nuovi schiavi del liberalismo/capitalismo e della rivoluzione industriale, persino di ragazzini in giovanissima età, lo Spirito Santo suscitò proprio in quella città i cosiddetti “Santi sociali”, espressione peraltro impropria perché assai riduttiva, tra cui S. Giuseppe Cafasso (vedi) e il più universalmente noto S. Giovanni Bosco (vedi nel dossier sul Risorgimento).

Dunque, censurato Dio e il cristianesimo, o addomesticato ai propri fini, la Modernità da un lato ha fatto della produzione, del commercio e dell’economia il nuovo “idolo”, cui ad ogni costo prostrarsi e obbedire; dall’altro il vero “sostituto di Dio” diventava sempre più lo Stato moderno, erroneamente fatto coincidere e confuso con la Nazione e la società ma in realtà assai spesso guidato da ristrette oligarchie di potere e secondo ideologie che col popolo e col suo patrimonio di valori e religioso non aveva nulla a che fare, ma anzi vi si opponeva.

Come sappiamo, tale “culto dello Stato”, una vera e propria idolatria, con la sua “religione civile”, s’è già violentemente attuato con le Rivoluzioni della Modernità (vedi). In Italia è stato imposto nel XIX secolo dal Risorgimento. Nel XX secolo, com’è noto, questa “idolatria dello Stato” ha trascinato l’Europa, e di conseguenza il mondo intero, in immani catastrofi, con tanto di due Guerre Mondiali!

A proposito del conteggio degli anni, visto che siamo ormai al 2025, che indica appunto il tempo passato dalla nascita di Cristo, anche queste “statolatrie” del XX secolo hanno preteso parlare di loro presunte “ere” e di dover ormai contare gli anni dall’inizio del loro potere! In realtà il conteggio ad esempio dell’“era fascista” non ha superato com’è noto un “ventennio” (1922-1943), quello del “Terzo Reich” di Hitler è tragicamente crollato dopo soli 12 anni (1933-1945) e quello del potentissimo comunismo sovietico è improvvisamente crollato su se stesso dopo poco più di 70 anni (1917-1991). Mentre il Regno di quel piccolo neonato di Betlemme conta invece già 2025 anni con 2,5 miliardi di seguaci in tutto il mondo; e non avrà fine. Si rassegnino coloro che sperano sempre che ora finisca!

Ancor oggi, però, pur se in modo più soft, gli Stati moderni, compresa l’Italia, non recedono da questa loro pretesa di imporre i propri dogmi, eroi, celebrazioni; e sotto il pretesto di una presunta “laicità” presentano i propri valori come universali, indiscutibili e neutrali, come nuovi dogmi assoluti che non ammettono dissenso, mentre invece sottintendono una precisa visione dell’uomo e dello Stato, affatto neutrale.

Non ci nascondiamo poi che, al di là delle apparenze e delle votazioni cosiddette democratiche, non solo anche oggi gli Stati avanzano tale pretesa, sia pur in forma più subdola, ma le stesse  grandi strutture internazionali (dalla UE fino all’ONU, con tutte le sue Agenzie) rimangono dentro questa logica. Anzi, proprio per questa loro sovra-nazionalità, sotto pretesti più vari (sanitari, climatici, di sempre nuovi diritti o all’insegna di una presunta non-discriminazione), tali organizzazioni internazionali esercitano sui cittadini e sugli Stati-membro un potere ancora più forte e nello stesso tempo meno governabile e controllabile dalla base popolare (vedi).

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Come recita però già l’Antico Testamento biblico (cfr. il Salmo 115,4-8), ma in fondo ci attesta pure l’esperienza della storia e persino la nostra stessa esistenza personale, gli idoli, che si presentano come “sostituti di Dio” (nuovi Assoluti) ed hanno talora persino la parvenza di poter rispondere al bisogno più profondo dell’uomo, in realtà non sono in grado di farlo e prima o poi si disvelano per quello che sono; e la nostra coscienza avverte, checché si sforzi di convincersi che non è così, come un vero e proprio “inganno”, come una promessa non mantenuta e che come tale delude.

A ben vedere, è il metodo di ogni inganno satanico, fin dagli albori dell’umanità (cfr. Gn 3), cioè del Menzognero, Omicida e Principe di questo mondo (come lo chiama Gesù stesso, cfr. Gv 14,30).

Inoltre, in questo auto-presentarsi dell’idolo come capace di dare senso vero e gioia piena alla vita, anche se magari non appare subito, alla fine rivela persino una certa “monotonia”. A ben vedere, ad esempio, anche la schiavitù del denaro, da accumulare sempre più, e pure del sesso, da fruire in modo sempre più sfrenato, è come un droga che incatena e alla fine distrugge. Tra l’altro tutto ciò è assai redditizio per il potere economico mondiale, soprattutto per i soliti pochi padroni del gioco. E la “tentazione”, al di à di una possibile euforia iniziale (il desiderio di essere come Dio) e magari di un effimero piacere, alla fine conduce essa stessa ad una terribile “noia”, se non disperazione.

A ben vedere, dunque, anche queste feste cristiane “de-cristianizzate” (Natale compreso) e assorbite dai vecchi o nuovi “idoli”, pur nell’allegria di certi momenti fugaci e persino nella ripetuta ritualità di certi gesti e tradizioni, se s’è perso il profondo significato soprannaturale della Festa e non s’è fatta una vera esperienza interiore di essa (ad esempio rinnovando la propria anima con una profonda e santa Confessione vedi e con una profonda esperienza di preghiera), alla fine si svuotano totalmente e ci lasciano delusi e vuoti, persino annoiati.

L’apostasia da Cristo alla fine si paga dolorosamente, già in questa vita; per non parlare poi nell’eternità!


Una nota su …

Il Dio-Stato e la “religione civile”

Come abbiamo sopra ricordato, l’Illuminismo e le ideologie e rivoluzioni della Modernità (vedi), nella loro folle volontà di recidere totalmente le radici cristiane dell’Europa – l’Europa vera, quella dei popoli, uniti appunto dalla fede cristiana, come abbiamo visto nel dossier sul Medioevo (vedi) e abbiamo ricordato anche nell’ultima News (vedi) – non solo hanno poi voluto sostituire Dio con lo Stato, ma si sono perfino spinti ad inventare, spesso copiando in modo persino blasfemo se non goffo, una “religione civile”, imponendo i propri dogmi, tuttora indiscutibili, e celebrando i propri riti, feste, liturgie, processioni, addirittura innalzando i propri templi ed altari, oltre ovviamente ad incensare i propri eroi e ad erigere loro monumenti, talora immensi; non potevano poi appunto mancare i nuovi calendari “laici”.

Se la Francia ha fatto da apripista a questa pretesa “laicista”, in Italia, pur centro vivo della cristianità e avendo in Roma la sede del Papa e della Chiesa cattolica, ciò s’è violentemente voluto attuare già col Risorgimento (vedi e vedi).

Oltre alla repentina imposizione, tuttora intoccabile come un dogma laico, delle toponomastica risorgimentale – che impose ovunque il nome dei propri eroi, affatto amati dal popolo e in genere fieri e violenti avversari della Chiesa (Garibaldi, Mazzini, ma anche Cavour e Vittorio Emanuele, fino a dedicare vie e piazze addirittura al XX Settembre, cioè a quel giorno del 1870 quando Roma fu assalita dai Piemontesi, che espropriarono e confiscarono alla Chiesa quasi tutto, a cominciare dal Quirinale, allora abitazione del Papa) – il nuovo Stato italiano, che non era certo quello che gli Italiani volevano (tant’è vero che si ammise che “fatta l’Italia si dovevano poi fare gli Italiani”), provvide subito ad instaurare la propria “religione civile” (vedi 7.8), con le sue feste (spesso tuttora permanenti, anche se riferite ad eventi storici del XX secolo o con nuovi nomi), i suoi riti (parate, corone di fiori), i suoi monumenti e i suoi templi, persino il suo “altare” (vedi). [Oggi si ha quasi il pudore di chiamare col suo vero nome quell’immenso monumento che domina il centro di Roma, cioè il “Vittoriano”, in quanto dedicato a Vittorio Emanuele II (che, immenso, vi troneggia a cavallo al centro), che si insidiò al Quirinale come 1° Re d’Italia (pur mantenendo spudoratamente il numero 2° dei Savoia). Esso è tuttora il monumento statale più grande del mondo, per la cui realizzazione si spesero ingentissime somme, coperte dalle nuove esorbitanti tasse imposte dal nuovo Stato ai cittadini. “Altare della Patria”, come oggi si preferisce chiamarlo, per sé è solo la tomba, eretta secondo l’uso francese, del “milite ignoto”, quasi nuovo agnello sacrificale per il nuovo “culto” della Patria, che vi sta al centro, piantonata giorno e notte da due militari].


La Modernità e il nuovo significato della festa

Il nuovo mondo, post-cristiano, che la Modernità (e la Massoneria) voleva e vuole costruire, doveva ovviamente ripensare e imporre anche un nuovo culto laico, con nuove feste, nuovi riti e nuovi calendari.

Non era cosa facile, a meno che non si imponesse con la forza, visto quanto la fede era radicata nel popolo, specie in Italia, centro della Cattolicità, e come le feste cristiane fossero ritenute imprescindibili nello scorrere del tempo, personale, familiare e sociale.

Si cercò allora anzitutto di mutare il significato stesso del fare festa. Non più quel significato sopra descritto e che è patrimonio universale dell’umanità fin dai suoi albori. L’Illuminismo, nel suo odio per il passato (specialmente cristiano) e con la propria pretesa di iniziare ex novo la costruzione del mondo nuovo dell’avvenire, ha pure svuotato la festa di quel significato profondo che abbiamo ricordato essere presente e vissuto in ogni civiltà umana.

Già con la “rivoluzione industriale”, all’insegna di una visione unilaterale e riduttiva dell’uomo (homo faber) e della società, fondata solo sugli interessi economici (peraltro di pochi; e così nacque il capitalismo), la festa perse ogni valore superiore e assunse solo il significato di “riposo dal lavoro”. Si trattava cioè solo di un fermarsi, per poi produrre ancora di più. Insomma, dopo una vita feriale da “alienati” (per usare un’espressione cara a Feuerbach, Marx ma anche a Freud), anche la festa doveva essere un’ulteriore forma di alienazione: non dunque un ritrovare se stessi e il senso pieno della vita, ma uno smarrirsi ancor più (da cui il termine “divertimento”, da divergere), così da riprecipitare in una vita feriale ancor più vuota e senza senso.

Non è difficile vederne gli effetti macroscopici e persino deleteri ancor oggi; anche e soprattutto nei giovani.

Persino lo sport, come spettacolo, specie il calcio, è diventata una macchina commerciale dalle proporzioni stratosferiche (vedi) e può essere utilizzato a questo scopo: scaldare gli animi, fino a far spendere ingenti somme di denaro (e talora provocare persino nichilistiche violenze) pur di seguire e venerare il proprio “dio a 11 teste”, ma soprattutto per rendere alienante (non far pensare, non ritrovare mai se stessi e il senso vero della vita) anche tutto il tempo libero ed ogni festa (non a caso ci si è serviti spesso del calcio anche per depistare già i ragazzini dal partecipare alla S. Messa la domenica mattina). In fondo anche certi spettacoli, concerti, viaggi, crociere, sono in genere vissuti così, come pura evasione, divertimento, cioè appunto alienazione. E per far questo le agenzie di viaggi hanno sempre pronti tutti i “pacchetti” possibili, preconfezionati. Anche l’immenso e sempre crescente giro d’affari prodotto dalle “super-navi” da crociera, vere e proprie città galleggianti, sono all’insegna di questo vuoto e, nonostante l’apparenza di eleganza, sono appunto ormai fenomeni da “baraccone galleggiante”, per gente che magari non sa magari nulla dei porti e dei territori che raggiunge e delle diverse civiltà e culture che potrebbe incontrare e conoscere. Si tratta apparentemente di riposo e divertimento; ma in realtà si tratta ancora di stordimento e ulteriore svuotamento interiore. cioè alienazione.

La vacanza stessa precipita spesso in questo “vuoto” alienante: non è vacante solo il lavoro ma appunto pure il proprio “io”. Invece di ritrovarlo e di recuperare le proprie radici, ci si smarrisce sempre più in un fluire del tempo senza senso. Una vera macchina per non pensare.

Quando la festa si svuota di significato e diventa pian piano fine a se stessa, come uno specchio che riflette solo se stesso o una finestra che non spalanca più verso uno spazio ulteriore, magari un ampio orizzonte se non addirittura infinito, diventa fondamentalmente inutile, vuota, ultimamente persino noiosa, nonostante tutta la ritualità posta in atto per convincerci e convincere che siamo allegri. Alla fine siamo più vuoti e delusi di prima.


Il Dio-mercato e le sue feste

Per questo, in questo culto al dio-mercato, le feste sono solo feste; di fatto poco più che vaghi pretesti per il commercio, cioè pretesti per vendere e comprare..

A ben vedere, infatti, le feste dell’Occidente sono ormai solo un culto al dio-mercato, grani di incenso da bruciare a questi nuovi idoli. Feste e feste; ma alla fine ciò che conta davvero, il vero culto, è al portafoglio, il nostro per prelevare e quello delle multinazionali o di Lorsignori per ricevere. Anzi, poiché è sparito il contante e le operazioni economiche e commerciali sono solo elettroniche, tutto questo culto converge su quei nuovi altari che sono le banche (che non ci danno più nulla ma possono lasciarci sul lastrico in una notte): e, a scanso di equivoci (si veda l’invenzione dell’€), non si tratta più neppure della Banca d’Italia, ma di quella Europea (Francoforte), e questa in obbedienza ancora a Lorsignori, i nuovi pochi padroni del mondo. Perché alla fine a fare davvero “festa” sono solo loro; o almeno così credono essi stessi.

In questo culto, dove molti spendono e pochi davvero guadagnano, tutto è convogliato a questo scopo, rendendo in cambio qualche felicità apparente (come fa Satana con le sue tentazioni). Così ovviamente anche il sesso e la droga sono un’oceanica macchina per far soldi, cioè appunto per far spendere a molti, rendendoli schiavi, e far guadagnare sempre quei pochi (con qualche regalino anche ai loro satanici emissari).


Feste cristiane “de-cristianizzate”

Anche le feste religiose sono state annichilite e fagocitate da questo vortice nichilistico del dio-mercato, oppure “addomesticate” dal potere mediatico e da un rinascente “paganesimo”. Inoltre, laddove il dio-mercato non è riuscito ad abolire le feste cristiane, ne ha cambiato non solo il significato ma persino il nome.

[Abbiamo di recente osservato come persino i Sacramenti, cioè gli eventi appunto più sacri della vita, siano stati pian piano travolti e annichiliti da questo vortice senza senso del dio-mercato e redivivo paganesimo (vedi)]

Inutile nascondersi che il Natale è diventato la quintessenza di questo svuotamento nichilistico e anticristico, di questo culto del Dio-mercato.

Ora, specie appunto in Occidente, la “festa” è solo nichilisticamente la festa, senza sapere perché e quindi senza senso. Auguri, regali, addobbi e commercio, a ben vedere per festeggiare un grande Assente (Gesù Cristo), cioè appunto per festeggiare il Nulla e adorare il dio-mercato.

Ecco cosa può nascondersi anche dietro quell’apparentemente innocuo Buone Feste!

Attenzione. Non stiamo qui facendo della retorica, peraltro ormai desueta, sul cosiddetto “Natale consumistico”, né tanto meno condannando il mercato e il commercio in quanto tali. Anzi. Se poi tra l’altro le nuove ideologie ecologiste (vedi) arriveranno davvero ad attuare l’<Agenda 2030>, vedremo a quale grado di povertà e di espropriazione di massa giungeremo, specie in Italia. Infatti, se la gente non compra, perché ad esempio ha meno soldi da spendere – e quanto è miope in tal senso una politica economica dello Stato che pensa sempre di “far cassa” continuando ad aumentare le tasse, bloccando così il potere d’acquisto e quindi non solo il commercio ma le stesse entrate dello Stato – cala anche la produzione, e quindi il numero di lavoratori, aumentando la povertà e ulteriormente inficiando il commercio e la produzione di ricchezza. Un vero circolo vizioso. Le regioni più ricche, anche in Italia, sono quelle che hanno avuto sempre la mentalità di reinvestire subito in nuove attività commerciali i propri introiti; e proprio queste sono state invece ora bloccate o distrutte da asfissianti tassazioni e burocrazie statali, cui ha dato il colpo di grazia la globalizzazione e la svendita a potentati economici stranieri. Per rimanere al Natale e all’enorme giro commerciale che produce, proprio in questo senso, cioè per far circolare il denaro e produrre ricchezza, è stata pensata persino la fatidica “tredicesima”, appunto per essere spesa subito per le feste, i regali e persino i viaggi delle “feste natalizie”.

Il problema cui qui accenniamo è un altro; e di enorme spessore esistenziale, culturale e sociale, oltre che spirituale. Si tratta di aver fatto del commercio, del denaro, l’unico fine, lo scopo, l’Assoluto, l’Idolo cui prostrarsi in modo ebete ed inerme, cancellando (appunto “cancel culture“) tutto il resto e persino ciò che più conta nella vita (che non si compra e non si trova nei centri commerciali), fino a sprofondare appunto nella “festa” del Nulla!

In questo culto al Dio-mercato, l’Occidente e l’Italia non potevano non essere all’inseguimento del “sogno americano”, di questa civiltà del dollaro (sulla cui banconota è significativamente scritto “In God we trust” vedi).

Anche per il Natale, quando ancora in Italia (negli anni ’60) per vedere gli addobbi natalizi si doveva attendere quasi metà dicembre – anche perché la maggior parte degli Italiani aspettava la “tredicesima” (che appunto per questo era stata inventata) per poter andare a comprare i regali – ci si stupiva che negli USA già ai primi di novembre tutte le strade, i negozi e i grandi centro commerciali fossero invece già pronti e addobbati per questo importante evento commerciale che è appunto per loro il Natale.

Poi, come vediamo, abbiamo imparato la lezione in tutto l’Occidente.

Persino la Chiesa Cattolica ha dovuto recentemente adattarsi. Se prima, fino a pochissimi anni fa, ad esempio i Presepi (pure nelle chiese e persino in piazza S. Pietro in Vaticano) si allestivano alle porte del Natale e duravano fino al 2 febbraio (40 giorni dopo il Natale, che celebra la Presentazione di Gesù bambino al tempio, che avvenne appunto 40 giorni dopo la Sua nascita), oggi anche nelle chiese e da pochissimi anni appunto anche in piazza S. Pietro si allestiscono molto presto in Avvento e si tolgono dopo l’Epifania; lasciarli fino al 2 febbraio sembrerebbe un imperdonabile ritardo.

C’è però persino uno stupido inganno che il dio-mercato ci fornisce ogni anno in preparazione al Natale e poi dopo le Feste. Nel suo invito “venite adoremus”, cioè venite a comprare, tutti i prodotti prima di Natale salgono infatti molto di prezzo; per poi riprecipitare nei saldi appena passate le Feste, con sconti fino al 50% o più.

Scorriamo dunque il Calendario delle feste cristiane, ora in genere de-cristianizzate

Abbiamo anche altrove osservato  (vedi) come si sia pian piano giunti a questo svuotamento radicale delle feste cristiane, per poi sostituirle con nuove feste e nuovi ideali, prima all’insegna di una logica solo commerciale, poi sprofondando nel vuoto di un ateismo pratico e di un nichilismo magari inconsapevolmente vissuto, ma talora proprio sotto la potente regia di forze ideologiche ed economiche esplicitamente anti-cristiche.

Inutile dire che l’attesa notturna del Nuovo Anno (quello incipiente è addirittura Anno Santo!) è anch’essa all’insegna della più vuota e monotona ritualità laica, da qualche tempo richiedendo anche il sacrificio del gelo dei concerti in piazza (comunque meglio delle enormi spese fatte per l’interminabile Cenone). Pensare cosa indichi ad esempio ora il 2025 (cioè gli anni dalla nascita di Cristo Signore)? Neanche per sogno (chissà che qualcuno non pensi che si tratti di un numero della lotteria?). Oppure domandarsi dove scorra il tempo, che senso abbia, dove sfoci e come dobbiamo viverlo (vedi)? Roba da fuori di testa (mentre gli alienati a ben vedere sono proprio coloro che vivono il tempo senza sapere dove va, che senso abbia e di conseguenza come dobbiamo viverlo)! Non parliamo poi del 1° gennaio. Dopo la notte folle e di veglia pagana, con tanto di relativi botti (un’ancestrale eredità che pensava di tener così lontani gli spiriti del male), il giorno è in gran parte avvolto in un torpore generale (non si capisce bene quante giovani donne abbiano ancora la voglia e la forza di usare l’intimo rigorosamente rosso previsto per tale notte e presente da tempo in vetrina per l’occasione). Quanti sanno che è la grande solennità dell’Ottava di Natale, celebrato prima come Circoncisione di Gesù (avvenuta appunto nell’8° giorno dopo la nascita, come per tutti i maschi ebrei) e poi come Maria SS.ma “Madre di Dio” (Θεοτόκος/Theotokos) cioè del primo e fondamentale dogma mariano? Persino nella Chiesa si preferisce parlare ormai solo di Giornata mondiale (di preghiera) per la pace. Chi sa che c’è l’obbligo morale (essendo festa di precetto) di partecipare alla S. Messa, pena iniziare l’anno già con un peccato mortale? Meno male che da qualche decennio la Chiesa, assecondando sempre più la “comodità” dei fedeli (alla faccia di chi nel mondo fa enormi sacrifici e rischia persino la vita per andare a incontrare Gesù a Messa!), ha concesso si possa sempre soddisfare al precetto festivo già partecipando alla Messa della vigilia, in questo caso anche con il tradizionale canto del Te Deum (vedi tra le preghiere; e scoprirai pure una sorpresa musicale) del 31 dicembre, in ringraziamento dell’anno trascorso, così i Cattolici praticanti più attenti (come peraltro moralmente d’obbligo) possono stare tranquilli e godersi il Capodanno dormendo o ancora festeggiando, sicuri di aver già timbrato il sacro “cartellino”! [A proposito del 31 dicembre, pare ormai finalmente sparito il nome di S. Silvestro (anche questo era però solo un nome, un pretesto per indicare la festa o il Cenone di fine anno; non certo in riferimento al 1° Papa uscito dalla clandestinità appena dopo l’Editto di Costantino del 313, che ha permesso al cristianesimo di uscire dalla catacombe e finalmente smettere di dover persino versare il sangue per la propria fede o anche solo appunto per poter andare a Messa! Non è però per la Chiesa un riferimento liturgico importante, tanto più che dalla sera del 31 dicembre si entra appunto già, coi Primi Vespri, nella solennità del 1° gennaio appena ricordata].

E la grande solennità cristiana dell’Epifania (6 gennaio), cioè della “Manifestazione” (questo il significato greco della parola) di Dio all’umanità, di enorme importanza nella storia della liturgia, specie orientale? Dopo averla da tempo trasformata nella fatidica Befana, la simpatica vecchietta che vola con la scopa e portava ai bambini, nella calza appesa al camino, doni o carbone a seconda dei loro meriti o demeriti (e quindi con qualche piccolo valore commerciale anch’essa) – dopo essere stato in Italia il giorno dell’atteso trionfo della Lotteria di Capodanno, vero mito della televisione e dell’Agenzia delle Entrate, visto i milioni di biglietti venduti per l’occasione – ora il personaggio fiabesco della Befana pare diventi proprio una strega, categoria immaginaria o reale che sta da poco tornando alla ribalta (con riflessi non proprio salutari, se non apertamente diabolici). Comunque, forse perché la Befana ha avuto più fortuna a Roma (specie in piazza Navona, con le sue storiche bancarelle dell’occasione, a tal punto che ci fu a Roma un impeto di ribellione quando Palazzo Chigi, a pochi passo da quella magnifica piazza, osò nel 1977 abolire anche tale festa cristiana, fino a costringere il Governo a rimetterla quasi subito) che non nella Fifth Avenue di New York, la simpatica vecchietta non ha molto sfondato nel circo commerciale ed è stata quasi sfrattata dall’opinione pubblica.

Subito dopo comincia intanto il Carnevale, già in sé di origini pagane (spesso cristianamente coperto fino a qualche decennio orsono dall’atto di “riparazione” con l’Adorazione Eucaristica delle Sante  “Quarantore”) e che doveva comunque tassativamente finire il giorno prima (Martedì grasso) del Mercoledì  delle Ceneri (inizio della Quaresima e quindi con data variabile in base ad essa e quindi alla Pasqua); si tratta comunque di una ricorrenza di più settimane (ma talora oggi si trascina anche oltre il Martedì Grasso, alla faccia dello spirito penitenziale della Quaresima), che con le sue maschere e i suoi riti pagani muove già un valore commerciale non trascurabile (si potrebbe pensare poi a Viareggio o Venezia, per non parlare ovviamente di Rio de Janeiro).

A proposito della Quaresima, ormai non  se ne deve assolutamente parlare, neppure nelle Scuole Primarie, per rispetto delle altre Religioni; ma semmai, per essere “inclusivi”, si deve però dire qualcosa del Ramadan musulmano (in certe scuole dell’hinterland milanese s’è parlato addirittura di chiusura delle scuole per l’occasione leggi).

Come poi dimenticare il 14 febbraio, dove non solo i fidanzati o gli sposi ma anche gli amori più fugaci ed effimeri devono festeggiare (con regali e spese annesse) il loro San Valentino. In realtà in tale data la Chiesa, più che il santo vescovo e martire reatino del III secolo, festeggia i fondamentali Compatroni d’Europa Cirillo e Metodio (si pensi ai caratteri dell’alfabeto dell’Europa orientale inventati appunto da S. Cirillo e che tuttora sono noti con questo titolo, cioè “cirillici”) (vedi)? Ma per San Valentino non comprare (rieccoci!) un regalo all’amata o non festeggiarlo da qualche parte con lei, nonostante il freddo della stagione invernale, sarebbe quasi sinonimo di tradimento o perlomeno di scarso amore! Così recitano i nuovi riti, dogmi e comandamenti moderni (appunto commerciali).  

Persino la Pasqua, la più grande solennità dell’anno liturgico e fondamentale evento della vita del Signore e quindi della fede cristiana (vedi), è diventata ormai spesso solo una vaga festa, un’anonima occasione per poter godere di una gita o minivacanza di primavera, ovviamente dopo aver “comprato” e mangiato qualche dolce d’occasione (‘in primis’ uova di cioccolato e colomba).

Se poi andiamo a vedere le altre grandi solennità cristiane che sono ancora in riferimento alla data (variabile) della Pasqua, per il fatto che non sono contemplate dal circo commerciale e soprattutto perché in Italia non sono neppure più contemplate dal calendario civile, scopriamo che esse sono di fatto ormai sparite dalla mente degli Italiani, persino di molti Cattolici praticanti! Così avviene, specie in Italia, per la Pentecoste, terza solennità dell’anno per importanza: cadendo di domenica (50° giorno dopo Pasqua) e avendo da tempo abolita in Italia la festività anche del lunedì successivo (che permane invece in molti Paesi d’Europa) è praticamente sconosciuta ai più. Stesso destino hanno ormai subìto le grandi solennità dell’Ascensione e del Corpus Domini, in passato assai sentite dal popolo italiano (anche con importanti tradizioni): da quando (1977) il governo italiano le ha abolite (cadendo entrambe di giovedì ed essendo anche festa civile tutti gli Italiani sapevano cos’erano) e la CEI le ha allora trasferite alla domenica successiva, esse sono ormai di fatto sparite dalla consapevolezza degli Italiani e persino dalla coscienza di molti Cattolici.

Che dire poi della grande solennità del 15 agosto, in cui la Chiesa celebra (come festa di precetto, cioè con l’obbligo morale della S. Messa) il grande (e ultimo) dogma mariano dell’Assunzione di Maria Santissima in Cielo (vedi il celeberrimo dipinto del Tiziano)? Inutile dire che per la maggioranza della popolazione è semplicemente Ferragosto.

Se passiamo poi al 1° novembre, che fine ha fatto la grande e stupenda solennità di Tutti i Santi, peraltro rimasta anche festa civile? Dopo essere già stata scavalcata, nel sentire comune, dai Morti (senza neppure pregare per loro ma semmai solo per “comprare” anche in questo caso qualcosa, magari un crisantemo da portare al Cimitero), come sappiamo da qualche tempo e sempre in obbedienza ai nuovi dogmi occidentali (USA), tutto è stato improvvisamente travolto, nella sera e notte precedente, da ben altri spiriti, cioè da Halloween; e guai a sottrarsi, sin dalle più tenere età, alla nuova festa e relativi riti e formule da ripetere persino porta-a-porta, peraltro per nulla innocui (vedi; si tratta infatti, anche se molti non lo sanno e si limitano semmai a riferirsi a culti e tradizioni celtici, di una data e celebrazione assai cara ai circoli satanici, con orride ritualità annesse); del resto il gusto macabro dell’orrido, con tanto di teschi, scheletri, streghe e simboli satanici, incredibilmente imposto anche ai più piccoli, dovrebbe non lasciare dubbi sulla valenze non proprio benefiche di questa ricorrenza. Qui sì s’è invece scatenato il circo mediatico e commerciale, quasi fosse una sorta di Carnevale d’autunno, ma ancor più invasivo e con ritualità cui si deve obbligatoriamente obbedire fin dalle più tenere età!

Si tenga presente, oggi più che mai, che non solo sul Nulla (nichilismo) non si può costruire ovviamente nulla, tanto meno una civiltà, ma l’uomo e una civiltà, una volta sprofondati nel Nulla, si trovano poi in certo qual modo costretti ad erigere nuovi falsi Assoluti e servire nuovi Idoli; ma fondamentalmente, rifiutato Cristo (apostasia), la singola anima ma anche un’intera civiltà, cadono così inesorabilmente sotto il potere del <Principe di questo mondo> (come lo chiama Gesù stesso, cfr. Gv 14,30). Se poi Satana è addirittura invocato, coscientemente ma anche incoscientemente, allora il pericolo di cadere nel suo potere distruttivo (già in questa vita e nella storia) e infernale (nell’eternità) si amplia enormemente, fino a diventare, per un’anima ma anche per un’intera civiltà, praticamente invincibile, creando in fondo l’inferno già in questa terra. Del resto, anche solo la prima metà del secolo scorso avrebbe dovuto ampiamente dimostrarcelo.

[Sul rapporto tra Satana e certe manifestazioni e ritualità attuali (Halloween compreso) si veda ancora questa News; basterebbe poi chiedere a qualche serio e autentico “esorcista” per avere notizie non proprio rassicuranti in merito]

Nonostante, come s’è detto, che dagli USA abbiamo imparato a celebrare una sorta di lunghissimo Avvento commerciale (2 mesi) in preparazione al Natale, rimaneva però un periodo “di vendita” ancora abbastanza vuoto e lungo. A questo punto, però, visto il decadimento nichilistico dell’Occidente e rimasta solo la devozione al dio-mercato, non è stato neppure più necessario inventare una finta nuova festa; gettata la maschera, s’è diffusa ultimamente, e in modo sempre più invasivo (vedi nelle pubblicità) il giorno, la settimana e il periodo del Black Friday. Si tratta com’è noto di un giorno o periodo di sconti e di occasioni commerciali particolari. Però, guarda caso, chissà perché proprio con quel nome non proprio rassicurante (“Venerdì nero”)?

C’è invece una strana festa (solennità cristiana) che nessuno è però riuscito ad abolire, anche nella sua valenza di festa civile, e neppure a cambiarvi il nome, pur essendo difficilissimo, anche sul piano teologico. Stiamo parlano della solennità dell’Immacolata Concezione di Maria SS.ma  (8 dicembre).

Questo dato teologico, da sempre creduto e celebrato ma proclamato come dogma nel 1854 da Pio IX, è appunto oggi ai più assai difficile da comprendere: Maria Santissima, a differenza di tutti gli altri esseri umani e in previsione dei meriti di Cristo che da Lei sarebbe nato per opera dello Spirito Santo, è stata già concepita senza “peccato originale”, commesso da Adamo ed Eva e trasmesso per generazione a tutti gli esseri umani della storia. Dunque, per capire l’Immacolata, si presuppone che si sappia cosa sia il “peccato originale”, cosa rarissima anche tra i fedeli (visto che non si predica quasi più e l’Illuminismo l’ha radicalmente negato, credendo l’uomo naturalmente buono, senza però saper più spiegare da dove provenga allora la spinta al male e al peccato presente nell’uomo e impossibile da negare), e che cosa sia la “Redenzione” operata da Cristo Signore con la Sua morte in Croce! Tant’è vero che persino molti Cattolici, anche praticanti, confondono l’Immacolata Concezione con il concepimento verginale di Gesù nel grembo di Maria Santissima, mistero e dogma celebrato invece nella solennità dell’Annunciazione del Signore, significativamente il 25 marzo, cioè esattamente 9 mesi prima del Natale.

Già nel 1830 Maria Santissima così si presentò a S. Caterina Labouré (Rue du Bac, Parigi), volendo la nota “Medaglia miracolosa” e insegnando Lei stessa la giaculatoria “O Maria concepita senza peccato pregate per noi che ricorriamo a Voi”); poi nel 1858 così si autodefinì a Lourdes a S. Bernadetta (“Io sono l’Immacolata Concezione”); infine a Fatima nel 1917 promise che, dopo i vari sconvolgimenti futuri (se non ci fossimo convertiti) e se si fosse consacrata la Russia al Suo Cuore Immacolato, alla fine proprio il Suo Cuore Immacolato avrebbe trionfato nella storia e nel mondo! 

Insomma, pare proprio che Dio abbia voluto riservare a Maria Santissima e al Suo Cuore Immacolato, specie per il nostro tempo e per ciò che avverrà, una particolare e invincibile forza, contro cui l’umanità e Satana stesso (appunto il serpente antico) non potrà nulla.

Chissà che non sia per questo che nessuno riesce a toccare questa festa?

Ricordiamo poi che proprio l’8 dicembre 1991 (anche se in Russia non è l’Immacolata), dopo 70 anni in cui il comunismo sembrava un’ideologia e sistema economico e politico invincibile, crollò quasi improvvisamente l’URSS; così come il 25 dicembre dello stesso anno la bandiera rossa con falce e martello, cioè l’insegna del comunismo, fu definitivamente ammainata dal Cremlino!

[Sul significato della storia e sulla presenza dell’Immacolata in questi ultimi tempi, si veda pure una News apposita, del 1°.03.2022].

Sulla festa dell’Immacolata di quest’anno (2024), in riferimento alla riapertura proprio in questa solennità mariana della cattedrale parigina di Notre Dame, v. la nota al termine di questa News.

Tornando infine ancora al Santo Natale del Signore (25 dicembre) si presti dunque attenzione, per non credere appunto che certe espressioni (anche Buone Feste) o certi simboli (Babbo Natale) siano semplicemente più moderni, neutrali o “politicamente corretti”. Dopo aver sostituito Gesù con Babbo Natale, si va ora forse verso una generica “Festa d’inverno”? Infatti negli USA serpeggia già qua e là il nome di “Winter day” (vedi in fondo alla News sulle “Democrazie occidentali”). Si presti attenzione e non si scherzi con Dio, cadendo nell’apostasia. Sotto il comunismo in Russia si giunse a sostituire il Natale con la festa di “Nonno gelo”; ma appunto proprio il 25.12.1991 il comunismo crollò improvvisamente su se stesso; ed oggi nessuno là oserebbe scherzare sul Natale del Signore, ma praticamente la totalità del popolo russo è tornato a celebrarlo con grande devozione.


Ideologie, religione civile, apostasia e nuovi calendari

Se, abbiamo visto, il significato della festa in ogni civiltà è legato alla memoria di eventi decisivi della propria storia e cultura, nella celebrazione di quei valori che garantiscono sostegno vitale a quella società o nazione e ne rafforzano l’unità, allora è evidente che ogni rivoluzione, ideologia o visione della vita che voglia salire al potere, conquistare l’egemonia culturale o persino imporsi alle masse (come è lucidamente prospettato ad esempio da A. Gramsci perché il comunismo potesse raggiungere la vittoria in Italia), deve anche prefissarsi nuove feste, nuove celebrazioni, nuovi riti, nuovi santi (eroi), persino nuovi templi, e deve corredarsi pure di propri calendari.

Abbiamo in tal senso sopra ricordato che tipo di macchina pseudo-religiosa abbia ad esempio posto in atto in Italia il Risorgimento, affinché una volta fatta (in realtà “conquistata”) l’Italia si riuscisse pian piano a fare pure gli Italiani, secondo la nota espressione di Massimo D’Azeglio (vedi l’apposito dossier).

Anche tutte le nuove ideologie, o anche solo stili di vita, che si propongono o impongono come nuovi modelli per tutti, hanno bisogno pure di nuovi calendari.

Abbiamo prodotto in proposito un significativo documento (vedi).

La nuova iconografia, anche casalinga (cioè foto, immagini, poster ma anche appunto i calendari), che è venuta pian piano a sostituire, prima tra i giovani e poi per tutti, quella cristiana (che dominava in tutte le case e persino sopra un letto matrimoniale), ha provveduto a celebrare i nuovi “santi” (eroi, modelli, leader), passando dagli eroi rivoluzionari (negli anni ’60 dominava in genere, nelle camere specie dei giovani maschi di sinistra, il “Che!”, cioè Che Guevara, ma anche Fidel Castro, lo stesso Karl Marx e persino Mao Tse-tung), poi ovviamente decaduti e scavalcati da ben più rasserenanti e attraenti fanciulle, possibilmente spogliate (il celebre Calendario Pirelli fu in questo senso un mito e un modello per infinite imitazioni). Nel quadro delle nuove immancabili icone, anche domestiche, sono poi continuamente apparsi i nuovi idoli, dai miti del cinema e quelli dello sport. Ovviamente ora il nuovo paganesimo “panteista” ha fatto trionfare e fa celebrare in mille modi le infinite icone (poster) della dea-Natura, nel culto di straordinari paesaggi e degli animali, oggi persino più venerati, amati e serviti dei Santi e di Dio stesso!

Lo stesso Stato/Governo Italiano prevede un fitto e impressionante calendario di feste, solennità e memorie “laiche” (vedi).

Se poi andiamo al Calendario ONU, con le sue innumerevoli “Giornate” (vedi in fondo al nostro documento), rimaniamo davvero impressionati e talvolta pure sconcertati, leggendo (cfr. ad es. il Calendario 2020), anche con incontenibile ilarità, che per l’ONU, e quindi con preghiera di diffusione universale, esiste pure la Giornata internazionale dei legumi (10 Febbraio), la Giornata Mondiale del tonno (2 Maggio), come quella delle api (20 Maggio), della bicicletta (3 giugno) e persino dei servizi igienici (19 Novembre)!

Ovviamente la nuova potente ideologia Lgbtq+ non sta certo a guardare, anche in questo senso: per cui moltiplica fino all’inverosimile, sotto l’egida di potentissimi sponsor (e guai ai Paesi che non si adeguano!) non solo le sue giornate, manifestazioni e processioni (i celeberrimi Gay-pride) ma ormai si deve addirittura celebrare un intero mese per questo, cioè giugno (e pensare, a proposito di apostasia dalla vera fede cristiana, che è invece il mese dedicato nientemeno che al Sacro Cuore di Gesù)!


Natale de-cristianizzato (persino nelle chiese!)

Avremmo voluto soffermarci ancora sul significato sublime e soprannaturale di questa decisiva solennità cristiana, ma nel sito esiste comunque già una discreta documentazione in tal senso, ad esempio sottolineando che il Natale di N.S. Gesù Cristo è un evento storico e non un “mito” (vedi) e sul mistero dell’Incarnazione (vedi), che d’un colpo supera ogni altre espressione religiosa dell’umanità, essendo appunto Dio stesso fatto uomo!

Anche per questo è molto doloroso constatare, ormai anche all’interno stesso della Chiesa, che Gesù Cristo sembra sempre più il “grande Assente” (persino nei discorsi, programmi pastorali e omelie) o persista semmai solo come un vago riferimento o uno sfuggevole “pretesto” per parlare d’atro (e talora persino contro la Sua stessa Parola)!

Mentre, con la scusa dell’accoglienza e dell’inclusione o di una falsa idea di “laicità”, in alcuni Paesi della UE si continuano a negare i Crocifissi e i Presepi (vedi) ed è persino proibito parlare a scuola delle feste cristiane (sentendosi però in dovere, come abbiamo visto, di parlare e persino celebrare il Ramadan musulmano, leggi); e mentre si moltiplicano gli atti vandalici cristianofobi, anche contro i presepi (leggi), è con dolore e sconcerto che dobbiamo constatare pure il moltiplicarsi di presepi, persino nelle chiese, a dir poco blasfemi!

Volendo essere a tutti i costi moderni e soprattutto “inclusivi”, molti Presepi, anche nelle chiese, sono non solo stupidi (come quello che ha sostituito Maria e Giuseppe coi Simpson, vedi) ma totalmente e gravemente proni alle nuove ideologie e in obbedienza ai nuovi “idòla theatri” (vedi) e in aperta contraddizione con la stessa Parola di Dio, fino appunto ad essere diabolicamente blasfemi. Purtroppo non si tratta dei persino simpatici presepi della tradizione partenopea (come quelli di via S. Gregorio Armeno appunto a Napoli), che contemplano sulla via della capanna di Betlemme personaggi della politica, dello spettacolo e dello sport, e neppure semplicemente quelli, oggi assai diffusi nelle chiese, che assecondano un immigrazionismo selvaggio (che è poi un globalismo all’insegna appunto della Cancel culture e nascosto sotto l’alibi della carità cristiana). Si tratta proprio di presepi appunto blasfemi, proni soprattutto alla nuova e potente ideologia Lgbtq+ (dove peraltro non vi si riconoscono neppure la maggior parte degli omosessuali). Siamo così giunti, e ripugna anche solo il darne notizia, a presepi con due Madonne senza Giuseppe (poi rimediato dopo lo scandalo suscitato, vedi), o con due Giuseppe senza la Madonna (vedi), fino, per non far mancare nulla di questa ideologia della sessualità impazzita dell’Occidente, ai tre Giuseppe senza la Madonna [qualcuno aveva peraltro già notato una strizzatina d’occhio al mondo gay, persino in un recente presepe di Piazza S. Pietro (vedi)]


Nota finale

Notre Dame de Paris

La riapertura di Notre Dame (Parigi, Immacolata 2024)

In questa News abbiamo fatto cenno come sia singolare e significativo che la solennità dell’Immacolata (8 dicembre) sia praticamente l’unica festa anche civile cristiana che (specie in Italia) non solo non siano riusciti ad eliminare ma neppure a cambiarvi il nome, pur teologicamente assai difficile, o trasformarlo come pretesto per fare altro.

In un’altra News (vedi) abbiamo poi riflettuto ulteriormente su come la presenza dell’Immacolata segni in modo assai forte la storia non solo della Chiesa ma dell’intera umanità, specialmente in questi ultimi due secoli, e lo farà in modo sorprendente anche nel prossimo futuro, come da Lei stessa profetizzato.

Ebbene, ci sembra significativo che quest’anno, a soli 5 anni dalla sua terribile rovina causata dall’incendio del 15.04.2019 (Lunedì Santo), proprio in occasione della solennità dell’Immacolata, la grande cattedrale gotica di Parigi, dedicata appunto alla Madonna (Notre Dame), sia stata solennemente riaperta al culto e ai visitatori (la riapertura nei Primi Vespri, il 7 sera, e la prima S. Messa e consacrazione del nuovo altare nel giorno stesso, l’8 dicembre mattina).

Non ci soffermiamo sulle non ben chiarite cause dell’incendio che la sera/notte del 15.04.2019 ha terribilmente danneggiata e quasi distrutta la cattedrale di Parigi. Ricordiamo che erano in corso, con relativi ponteggi, ampi lavori proprio attorno all’abside e alla guglia; e proprio da questi divampò il terribile incendio. Non possiamo però certo dimenticare i numerosi incendi dolosi e atti vandalici che hanno subìto molte chiese francesi (vedi vedi), compresa la seconda chiesa di Parigi per grandezza (Saint-Sulpice); e come assai spesso tali atti abbiano avuto una riconosciuta matrice islamica. In alcune importanti chiese cattoliche francesi sono pure avvenuti terribili omicidi, anche questi in genere da parte di estremisti islamici (come altre gravissimi atti terroristici islamici che la Francia ha dovuto subire) (vedi). Nella stessa Parigi ci sono poi interi quartieri periferici o “banlieue” abitati prevalentemente da islamici che sono ormai off-limits per chi non è musulmano, dicono persino agli autisti degli autobus, e talora persino alle forze dell’ordine (vedi).


Poiché molti si sono chiesti (e ci hanno chiesto) che giudizio dare, dal punto di vista artistico e soprattutto cattolico e liturgico, su questo importantissimo restauro, visto anche i tempi che corrono e l’apostasia che segna non poco anche proprio la Francia (vedi), ci permettiamo di fornire un piccolissimo e peraltro opinabile contributo in tal senso.

Dobbiamo anzitutto ammettere, con ammirazione, che riuscire praticamente a completare il restauro e riaprire Notre Dame in soli 5 anni, per un’opera così grandiosa, sia un record (è difficile pensare che in Italia saremmo riusciti a fare altrettanto). Dobbiamo però ricordare che dopo la Rivoluzione, tutte le chiese di Francia sono diventate proprietà dello Stato; e quindi i mezzi economici e tecnici a disposizione sono certamente maggiori e in questo caso particolarmente ingenti. Poi, ogni Presidente francese ha in genere pure l’orgoglio di lasciare nella capitale un forte segno anche architettonico o urbanistico della propria presidenza. Forse anche questo ha contribuito a far sì che si procedesse con molto impegno e celerità, ma anche con ingente dispiegamento di forze (tecniche, artistiche e soprattutto economiche), per quest’immane opera di restauro, anche per un Presidente come Macron, sempre politicamente in bilico e ormai sulla via dell’uscita di scena (almeno così votano i Francesi, per quel che valgono oggi le elezioni politiche in Europa)!

Conoscendo poi lo spirito della laïcité più volte orgogliosamente ostentato dal Presidente, si poteva temere, e qualcuno lo paventava con seria trepidazione, che la cattedrale parigina del XII-XIII sec. fosse seriamente manipolata nel suo stile gotico originario o divenisse una sorta di museo laico, pur rimanendo ovviamente aperta al culto cattolico come principale chiesa cattolica di Francia e tra le principali nel mondo.

Anche il cerimoniale pagano e anticristico con cui proprio quest’anno si sono pure aperte proprio a Parigi le Olimpiadi (vedi inizio della News) poteva aumentare le preoccupazioni in tal senso.

C’è poi la mania tutta francese di ostentare la propria “grandeur”, che negli ultimi 150 anni ha voluto anche ‘provocare’, specie nel panorama urbanistico e architettonico di Parigi, con un talora sfacciato misto di antico e moderno: basti pensare alla modernissima “Piramide” nello storico cortile del Louvre (vedi), o al nuovo immenso “Arco” a La Défense (vedi), al Centro Pompidou (Beaubourg) (vedi) o ancora alla nuova corte del Palazzo Reale (vedi). In fondo però già la Torre Eiffel segnò un vistosissimo contrasto che domina la capitale (vedi), così che già quando fu costruita in occasione dell’Esposizione Universale del 1889 (a 100 anni dalla Rivoluzione) fu per questo molto criticata, come una vistosissima deturpazione del panorama parigino; doveva peraltro essere infatti subito demolita dopo l’Esposizione. Invece non solo rimase, ma è diventata addirittura il simbolo di Parigi. 

Tutto questo, unitamente alle voci e alle preoccupate critiche che già giungevano a lavori di restauro in corso, potevano far temere il peggio.

Sarà forse anche per questo che, almeno per quel che si può comprendere dalle foto e dai filmati, le perplessità sul difficilissimo restauro operato a nostro giudizio (opinabile) non sono poi molte.

Qualcuno ha ad esempio criticato l’eccessiva nitidezza degli interni o dell’intensità dell’illuminazione elettrica, che avrebbe fatto smarrire quel solenne gioco di luci (pensiamo alle straordinarie vetrate policrome) e di ombre, che proprio nel gotico esaltano la spiritualità dell’edificio sacro.

Mantenere “puro” lo spirito sacro medievale e in specie gotico, con il suo spiccato senso di tensione verso l’Alto, oltre che verso il Presbiterio (altare), ma appunto pure con i suoi sacrali giochi di luci e penombre, non è sempre facile. Qualche critico d’arte giunse in passato persino a denigrare l’uso della luce elettrica per un edificio e aula sacra edificati quando appunto ovviamente la luce elettrica non esisteva e di notte non rimaneva che il chiarore delle candele, certamente più spirituale ma oggi impensabile per una chiesa di tali immense proporzioni e con milioni di pellegrini e visitatori. Si tenga poi presente che per le riprese dell’inaugurazione, la sera del 7 dicembre, in notturna e per di più con un impegnativo nubifragio in corso su Parigi, con centinaia di milioni di telespettatori in tutto il mondo e riprese che rimarranno nella memoria storica, sono state aggiunta pure delle potenti luci ma provvisorie.

Certi errori, nel desiderio di andare incontro alle nuove sensibilità, sono state commesse anche nei secoli passati, ad esempio in certi stucchi apposti a certe chiese antiche nell’epoca del barocco.

Non dimentichiamo poi che la violenta follia della Rivoluzione francese e di ciò che immediatamente ne seguì (appunto il “Terrore”) portò ad immani distruzioni, anche di Notre Dame stessa (ad esempio nella facciata, poi ricostruita nella sua bellezza originaria); per non dire le Abbazie e le Cattedrali quasi rase al suolo, di cui abbiamo parlato anche nell’ultima News (vedi) (vedi qui una di queste cattedrali gotiche distrutte dalle truppe giacobine in Vandea, con annesso genocidio dei Cattolici, vedi nel documento apposito).

Può lasciare certamente perplessi anche il nuovo altare (vedi), così sfacciatamente moderno ed essenziale, consacrato appunto in occasione della prima S. Messa il giorno dell’Immacolata (8.12.2024) (vedi l’intera celebrazione). Si tenga però presente che l’altare gotico e l’intera storica conformazione del presbiterio erano già stati radicalmente manomessi a seguito della Riforma liturgica post-conciliare, con l’ossessione ovunque imperante di eliminare ad ogni costo (persino in strutture gotiche di enorme rilievo storico e artistico come queste!) l’altare “coram Deo” per sostituirlo sempre e comunque con un altare “coram populo”. Per cui il nuovo altare appunto appena inaugurato, che pur nella sua essenzialità moderna e discutibile conserva comunque una sua dignità artistica, non fa certo sentire nostalgia per quello già presente prima dell’incendio di 5 anni fa.

Circa poi la preziosissima reliquia della “Corona di spine” di N.S. Gesù Cristo, gloria della cattedrale parigina e miracolosamente salvata dall’incendio, anche la nuova collocazione e reliquiario può certo lasciare perplessi per la sua modernità ed essenzialità, ma ammettiamo che ha comunque una sua ricchezza e dignità, concedendo persino una migliore visibilità della stessa preziosissima reliquia di Nostro Signore (vedi).

Ma veniamo alla solenne celebrazione della riapertura della Cattedrale di Notre Dame, al termine del restauro, la sera del 7.12.2024, appunto nei Primi Vespri della solennità dell’Immacolata.

Anche per questo si possono sollevare certo molte critiche, soprattutto per la sovrapposizione di sacro e profano, di civico e di liturgico. Si tenga però presente che, a causa del pesante nubifragio in corso a Parigi proprio in quella sera, il Programma ufficiale ha dovuto subire improvvisamente sostanziali cambiamenti: infatti, ad esempio, il discorso ufficiale del Presidente Macron doveva essere tenuto sul sagrato, invece è stato fatto in cattedrale (doverosamente non in presbiterio ma su una pedana posta ai piedi di esso). Anche l’applaudita accoglienza e passerella in cattedrale dei Vigili del Fuoco impegnati anche con grandi rischi nell’incendio della sera/notte del 15.04.2019, come dei dirigenti, artisti e maestranze impegnati nella ricostruzione e restauro di questi 5 anni, doveva in realtà essere fatta sul sagrato, reso però impraticabile dal maltempo; quindi la giustificazione per questa incongruenza è reale.

In certi momenti quindi, più che all’insegna dello storico e religioso “ad maiorem Dei gloriam” (evidente nel Medioevo e dunque anche nel gotico, dove i grandi costruttori e artisti rimanevano per questo addirittura volontariamente nell’anonimato) s’è data invece l’impressione di una celebrazione “antropocentrica”, autocelebrativa e autoreferenziale (specie del Presidente Macron, ma dato il tipo e la mania tutta francese della “grandeur” il tutto è andato alla fine ancora bene).

Si possono avere delle perplessità al rilievo dato alle massime autorità politiche mondiali, unilateralmente dell’Occidente: dall’importante presenza, in prima fila, del Presidente eletto USA D. Trump, alle familiari del Presidente uscente USA J. Biden, dal Principe del Regno Unito William (in rappresentanza del padre Re Carlo III), a quello di Monaco (Principato), fino al nostro Presidente della Repubblica S. Mattarella, accompagnato dalla figlia, e al nostro Presidente del Consiglio G. Meloni; oltre ad altre autorità della UE. Semmai è stato forse di troppo, perché unilateralmente di parte, tanto più in un tempo di propaganda bellica e quindi falsamente manichea (il bene siamo noi, il male è Putin) l’applaudito arrivo del Presidente ucraino Zelensky, che ha evidentemente usato Notre Dame come passerella mondiale per i suoi scopi, che poi sono quelli della NATO. Significativa, ma qualcuno dice di troppo, pure la presenza di personaggi di enorme rilievo economico mondiale (come E. Musk). Però poi tutto s’è raccolto nella composta e religiosa partecipazione al commovente sacro rito; e queste auguste presenze, specie istituzionali, hanno contribuito certamente a sottolineare l’importanza non solo dell’evento ma proprio appunto di questo insigne e storico luogo di culto della cristianità.

Concludiamo infatti la nostra lunga riflessione e News proprio con una nota sulla solenne celebrazione liturgica della riapertura della cattedrale parigina, cioè con i commoventi Riti iniziali; con il ritorno del suono delle gloriose campane, che hanno fatto sentire la loro voce religiosa e solenne sui tetti di una Parigi peraltro nel buio della sera e appunto sotto un violento nubifragio; e la  commovente riapertura delle porte della Cattedrale da parte dell’arcivescovo di Parigi mons. Ulrich. Dopo la lunga pausa celebrativa laica (che era appunto invece prevista sul sagrato), la celebrazione liturgica è poi ripresa, con il solenne canto dei Primi Vespri dell’Immacolata, con tanto di Pater noster e Te Deum in latino e gregoriano!

Non certo mancati anche in questo degli incomprensibili e stonati cedimenti alla “modernità”. Ad esempio può essere certamente discutibile il policromo piviale usato dell’Arcivescovo (vedi) (vogliamo sperare non un cedimento all’arcobaleno oggi ideologicamente imperante; però ci chiediamo comunque che fine abbiano fatto i tradizionali e obbligatori colori liturgici, cioè il bianco/oro, il verde, il rosso o il viola/nero, a seconda dei tempi liturgici e delle celebrazioni); non s’è trattato però certo di un prodotto sciatto, visto che è stato creato per l’occasione da una delle più importanti firme del mondo della moda (Jean-Charles de Castelbajac, Direttore Artistico di United Colors of Benetton; che ha pure vestito Lady Gaga … tanto per dire la sua non proprio chiara competenza liturgica!), ma sufficientemente dignitoso per tale solenne liturgia; semmai chi ha preparato i paramenti dell’Arcivescovo poteva pensare ad un camice sufficientemente lungo da non far vedere i pantaloni sottostanti, cosa cui deve prestare attenzione anche l’ultimo chierichetto di parrocchia.

C’è poi chi ha criticato l’organista, per aver scelto per la solenne inaugurazione di tale imponente organo della cattedrale parigina (che non è stato danneggiato dall’incendio ma è stato comunque anch’esso restaurato), al di là dei brani liturgici, dei pezzi anch’essi propri della più moderna e quindi talora stridente e dissonante musica moderna (ascolta qualche saggio iniziale). 

Vogliamo però concludere la nostra riflessione e la stessa presente lunga News con la visione del commovente momento iniziale di tale celebrazione, cioè il rito della riapertura, presieduto ovviamente dall’Arcivescovo di Parigi mons. Ulrich, delle auguste porte centrali della cattedrale, e soprattutto con l’ascolto del toccante canto a Maria (Totus tuus) che ha accompagnato questo rito iniziale (ci è sembrato che abbia commosso anche il Presidente Macron, che percorreva in quel momento la navata centrale per raggiungere il suo posto ovviamente in prima fila; ma vogliamo sperare abbia toccato i cuori anche dei grandi della Terra presenti, come di tutti gli altri presenti in Notre Dame e delle decine di milioni di persone che hanno potuto seguire in diretta o in differita l’evento).

S’è trattato infatti di un canto a Maria SS.ma che ha saputo unire la delicatezza come pure la forza di tale invocazione alla Vergine Santa, in quella che in fondo è anche questa (Notre Dame di Parigi) una della Sue innumerevoli case!

Tale canto, nella sua delicatezza e forza, ci ha fatto forse intimamente percepire non solo la profondità del nostro anelito e della nostra supplica alla Madre celeste, ma in certo qual modo pure la sua dolcissima e confortante risposta, che ci piace immaginare così: “Guardate che, nonostante tutti gli incendi e i travagli (persino appunto i tradimenti, l’apostasia e gli immani pericoli in cui versa questa umanità), la Santissima Trinità ha voluto che Io, l’umilissima e potentissima fanciulla di Nazareth (si ricordi il Magnificat!), divenuta Madre del Signore e Regina del Cielo e della Terra, sia presente, vi accompagni e vi assista ora più che mai, nella certezza che “alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà”! [vedi/ascolta, dal minuto 46’ (spec. 54’) al minuto 1:03’]

[oppure vedi/ascolta un’altra ripresa, dal minuto 19’ (spec. 28’) al minuto 37’]