Fede e sport
Siamo entrati nel periodo estivo, nonostante le alluvioni ancora in corso nel nord Italia. Dunque un tempo che per molti si prospetta come periodo di riposo, di vacanza, di rilassamento, di ricreazione fisica e psicologica. Un tempo da trascorrere con più calma con la famiglia o gli amici e a più stretto contatto col Creato, che a saperlo contemplare è anch’esso una chiara voce di Dio. Anche lo spirito può e deve beneficiarne; non deve però diventare “vacante”, cioè vuoto e talora persino più incline al peccato, visto che l’ozio è proverbialmente il padre dei vizi e pure il caldo ci mette magari il condimento giusto.
Anche in riferimento a questo periodo di vacanza, proponiamo qualche flash su “fede e sport”. Lo abbiamo fatto molte volte nel sito (vedi nella specifica News-categoria).
Per la propria persona lo sport, se ben inteso, può rivestire il compito di una corretta educazione fisica, di una doverosa cura del corpo e della salute, così come può contribuire pure al rafforzamento della volontà, può allenare al sacrificio, al rispetto delle regole, e, se si tratta di giochi di squadra, anche ad un corretto rapporto con gli altri e persino con l’autorità (allenatore o arbitro che sia).
Che gli Oratori (pensiamo all’esperienza educativa di S. Giovanni Bosco e della famiglia “salesiana” da lui fondata) e le Parrocchie siano ambienti dove i ragazzi e i giovani possono curare lo spirito ma anche il corpo, anche mediante una sana attività sportiva, è risaputo; infatti proprio da quegli ambienti sportivi giovanili cattolici sono emersi spesso anche molti campioni sportivi, specie nel calcio (vedi il caso Atalanta, di Bergamo).
Certo – e oggi più che mai, fin dalle più tenere età (magari per ambizione dei genitori stessi) – lo sport può diventare pure una forma di smodata vanità, di culto del corpo, di prevaricazione sugli altri ad ogni costo, di emulazione dei campioni sportivi (persino nella loro vita privata). E proprio tali campioni, al di là delle capacità sportive, vengono oggi proposti come veri e propri “idoli”, persino come vere e proprie “star” da rotocalco, da “gossip”, per non parlare dei loro guadagni e degli stratosferici giri di denaro (specie legati al mondo del calcio), che, nonostante il plauso dei tifosi, rappresentano un vero e proprio insulto alle classi più indigenti, che magari comunque li esaltano (pensiamo appunto al “mercato” calcistico; vedi un esempio).
Proprio per questo, tali campioni rivestono inevitabilmente, per i ragazzi e per i giovani, anche un punto di riferimento per la vita. Per questo, il loro buon esempio e persino la loro “fede” può essere, specie per i ragazzi e giovani in formazione, di stimolo sulla via del bene.
Proprio su questo vogliamo infatti porre di nuovo qui il nostro accento.
In una News del 12.08.2021 (vedi) avevamo ad esempio posto in risalto la profonda fede cattolica manifestata da non pochi atleti olimpionici. Avevamo pure parlato della devozione mariana di Roberto Mancini (il CT che allora ci meritò la coppa agli Europei). S’era sottolineato come il calciatore colombiano Nicolás Gil avesse addirittura manifestato apertamente la propria volontà di diventare “santo” (vedi).
Nel 2022 (leggi) i calciatori del grande Real Madrid – che pur, a motivo della sponsorizzazione da parte di potenti sceicchi arabi, aveva dovuto rinunciare alla Croce nel glorioso e storico suo stemma (leggi) – dopo aver vinto sia il Campionato spagnolo che la Coppa dei Campioni, prima di accedere ai festeggiamenti nello stadio Bernabeu, hanno voluto fare sosta, alla presenza del Cardinale, nella cattedrale madrilena dell’Almudena, per offrire alla Vergine Maria entrambe le coppe appena conquistate (leggi e vedi spec. ai minuti 19’/21’).
Se poi qualcuno, perché non mancano mai i fautori di una falsa laicità intesa come ateismo (vedi), si scandalizzasse per questo sport così confessionale e poco laicamente neutro, nella News del 12.10.2022 (vedi) avevamo sottolineato come la Corte Suprema USA avesse dato ragione al ricorso di un allenatore sportivo, che era stato allontanato da una scuola per aver fatto pregare una sua squadra di studenti.
Ancora. Forse pochi immaginerebbero, vedono in azione certi giocatori di rugby o di football americano, che dentro questi giovani si nascondano anime di grande spirito di preghiera, persino di profonda adorazione eucaristica, dai quali maturano persino delle vocazioni sacerdotali. Eppure succede! (vedi).
Del resto, abbiamo avuto recentemente anche un famoso calciatore del Manchester United che è diventato un frate domenicano (vedi).
Prima di proseguire, torniamo brevemente al rapporto o allegoria tra allenamento fisico e cammino e persino combattimento spirituale.
L’apostolo San Paolo, specie a contatto col mondo greco (che ha evangelizzato), dove com’è noto era fortemente promosso anche il culto del corpo e dello sport (basti pensare agli stadi o addirittura ad Olimpia, per non parlare delle numerose statue relative ai cultori di diversi sport), non tralascia di sottolineare questo parallelismo e questa allegoria. Ascoltiamolo (ed è Parola di Dio):
“Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi invece una incorruttibile. Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio il pugilato, ma non come chi batte l’aria, anzi tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che dopo avere predicato agli altri, venga io stesso squalificato” (1Cor 9,24-27). Immagine della corsa che riprenderà addirittura al termine della sua vita: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione” (2Tm 4,7-8) [Immagine ripresa anche dalla Lettera agli Ebrei (Eb 12,1-2.12-13): “Anche noi dunque, circondati da un così gran nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede (…) Perciò rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia infiacchite e raddrizzate le vie storte per i vostri passi, perché il piede zoppicante non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire”].
Ed ecco ora qualche breve aggiornamento in merito…
In California una squadra di football afferma esplicitamente di vivere lo sport per “dar gloria a Dio”; e poiché non si tratta di uno scherzo, dopo ogni partita si inginocchiano e cantano l’Ave Maria in latino (a loro e a questa preghiera finale si riferisce la foto iniziale della presente News). Una testimonianza che è diventata virale (leggi).
L’anno scorso, in occasione della GMG di Lisbona, il calciatore francese Olivier Giroud (l’attaccante del Milan oltre che della nazionale francese), fervente cattolico, ha voluto indirizzare ai giovani francesi un video di incoraggiamento alla loro fede, con queste parole: «Voi annunciate il Vangelo, siete un segno di speranza. Di una cosa sono certo: Dio vi aspetta e vuole parlare a ciascuno di voi. Non abbiate paura di ascoltarlo e di parlargli, quindi di pregare». Parlando di sé, ha sottolineato che se il calcio è la sua «passione», però ama Gesù: “Sono riconoscente a Gesù per le grandi cose che ha compiuto e continua a compiere nella mia vita. Gesù dona un senso alla mia vita, so chi sono, so dove vado, ho fiducia in Lui, e so anche che lui è vicino a me, è presente nei momenti brutti e belli della mia vita». «Come voi», continua Giroud, «anche io ho bisogno della sua presenza, di parlargli, di leggere la sua Parola, ascoltarlo e chiedergli perdono regolarmente. Cerco di essere suo discepolo, di servirlo, coltivando la mia passione di calciatore, nella mia vita quotidiana, nella mia famiglia, con i miei amici, nelle mie sconfitte e nelle mie vittorie. Seguire Gesù mi dona forza e gioia, serenità e pace» (leggi).
Francia. Non farebbe notizia che un campione di volley, Ludovic Duée (in serie A, nella squadra del Saint-Nazaire Volley Ball Atlantique), all’età di 32 anni abbandoni la carriera sportiva. Invece la singolarità della notizia è che ha annunciato di voler diventare sacerdote! Pur cresciuto in una famiglia cattolica praticante, fino a qualche anno fa per lui la fede era però un fatto marginale della vita. Il Signore si è invece servito persino della ‘clausura’ forzata causata dal Covid per fargli riscoprire il silenzio, il raccoglimento e la preghiera. Ha poi conosciuto vicino alla sua città (Narbonne) la comunità dei Canonici regolari dell’Abbazia di Lagrasse (vedi), che ha esercitato su di lui una grande attrattiva, fino al punto di volervi entrare (leggi)!
A proposito della Francia – in cui il quadro generale è di uno storico laicismo (dalla Rivoluzione ai governanti attuali) che ha abbandonato le nuove generazioni in uno squallido deserto spirituale ed esistenziale, sostituito peraltro da una sempre più massiccia presenza musulmana – più volte abbiamo invece rilevato un significativo ritorno di molti giovani alla fede cattolica e proprio a quella più radicale e tradizionale, così da riempire di giovani vocazioni anche molti monasteri e seminari (vedi i link in fondo al documento “Francia: deserto ed oasi”); così come sorprende la crescita annuale di migliaia di giovani pellegrini che a Pentecoste percorrono a piedi (km. 80) e con grande devozione il pellegrinaggio Parigi-Chartres (vedi – leggi leggi leggi leggi); e persino giovani che riscoprono il valore del digiuno quaresimale (leggi).
Circa il fascino esercitato proprio sui giovani dalla liturgia “tradizionale”, contrariamente a quanto potrebbe credere un “giovanilismo” superficiale spesso imperante nelle parrocchie, è significativa ad esempio la testimonianza di un giovane campione del “Super Bowl” USA (Harrison Butker, kicker dei Kansas City Chiefs, della National Football League), che confessa come proprio la S. Messa “tradizionale” (Vetus Ordo) gli abbia cambiato la vita! (leggi) (leggi).
Dunque Gesù affascina e salva anche i campioni sportivi, anche quelli dal fisico, bellezza e capacità fisiche invidiabili magari da molti ragazzi e giovani. Ma la fede in Lui cambia la vita e sostiene anche il cammino esistenziale e sportivo di giovani disabili. È il caso, ad esempio, di Jessica Long, nata in Siberia ma adottata da una famiglia statunitense e diventata una delle migliori atlete paraolimpiche di tutti i tempi, con ben 29 medaglie olimpiche, di cui 16 oro. Priva delle gambe, vive con pienezza la sua vita, riconoscendo con gioia che “devo tutto a Dio!”(leggi).
Il Boston Celtic ha appena vinto il campionato NBA, massima espressione del basket mondiale. Il suo coach (allenatore) Mazzulla, sportivo che non nasconde mai la sua profonda fede cristiana, ha ringraziato pubblicamente Dio per questo, indossando al termine della finale anche una maglietta con la scritta “But first… let me thank God”! Come ringraziamento, nonostante le difficoltà del momento, i giocatori andranno in Terra Santa per percorrere a piedi la strada, sulle orme di Gesù, da Gerico a Gerusalemme (leggi).
Non entriamo ovviamente nella coscienza del grande campione mondiale di tennis, l’italiano Jannik Sinner (altoatesino, nato a S. Candido il 16.08.2001) e non abbiamo elementi per parlare della sua fede. Rimane comunque vero che i suoi valori umani e cristiani (gentilezza, umiltà, profondo rispetto e persino vicinanza nei confronti dei suoi stessi avversari sportivi – leggi) hanno sorpreso non pochi, persino nel mondo della stampa (leggi; leggi).
Scottie Scheffler, 27 anni, è uno dei migliori golfisti al mondo. Quest’anno ha vinto per la seconda volta il “Masters”, uno dei più importanti tornei di golf-professionisti al mondo. Dopo la vittoria ha dichiarato: “anche questo è un talento che viene da Dio e lo uso per la gloria di Dio!”; “qualsiasi nostra capacità viene da Dio e a Lui deve ritornare, perché ha senso solo se è strumento per glorificare il Signore”!
Infine, sarà forse presto proclamato Beato il giovane brasiliano Guido Schäffer, chiamato «il surfista di Dio», sport che praticava con i suoi amici (con cui sempre pregava) sulle onde dell’Atlantico, a Copacabana (Rio de Janeiro). In realtà Guido era già medico e stava camminando verso il sacerdozio. Educato dai bravi genitori cattolici nella pratica della fede, partecipò sempre alla vita della parrocchia e fin da ragazzino si è speso per avvicinare i suoi coetanei a Cristo, incoraggiandoli prima a far parte del gruppo di preparazione alla Cresima e poi a partecipare al Cenacolo del Movimento Sacerdotale Mariano. Si sentiva chiamato da Dio a fare i medico, come anche al Matrimonio (con la fidanzata che condivideva la stessa vita di fede). Nell’ultimo anno di Medicina fondò un gruppo di preghiera chiamato “Fuoco dello Spirito”. Diventato medico, si mostrò specialmente vicino agli ammalati più poveri. Poi però, durante un ritiro, sentì che Dio lo chiama al sacerdozio. In realtà, vista la sua totale disponibilità a fare sempre la Sua volontà, Dio lo stava chiamando subito a Sé. Un giorno (1.05.2009), mentre faceva ancora surf con gli amici, cadde e rimase privo di sensi; senza che nessuno potesse aiutarlo, morì annegato. È in corso la sua causa di beatificazione (leggi).
Per concludere …
Se poi qualche ragazzo, nonostante questi esempi appena citati, si ostinasse ancora a pensare che il cristianesimo sia roba da vecchietti, da “cretini” (come dice maleducatamente il prof. Odifreddi, tanto mediaticamente gettonato) o da “malriusciti” (come già accusava Nietzsche), presentiamo ancora due notizie in merito, oltre agli esempi appunto sopra riportati.
Edoardo Santini, 21 anni, nel 2019 ha vinto il Concorso nazionale “Il più bello d’Italia”. È un giovane molto cattolico. Ebbene, ora è entrato addirittura in Seminario perché sente la chiamata al sacerdozio! (leggi).
Tra i giovani più intelligenti del mondo c’è un italiano; ed è pure un fervente cattolico! Carlo Martinucci, che ora ha 35 anni e si occupa di informatica, era già da giovanissimo un brillante matematico e per ben 3 volte ha raggiunto i vertici della classifica di un test internazionale di intelligenza. Giovane profondamente cattolico, così giustifica la sua fede: “al di là dei molteplici motivi che possono spingere una persona ad essere cristiano cattolico, il motivo per cui aderisco con convinzione alla fede cristiana e alla Chiesa Cattolica è perché essa è vera (!); e per la verità occorre spendere tutto se stessi, persino al di là del piacere o meno che essa può immediatamente fornire”. Stupendo!