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In morte di Elisabetta II

Com’è noto, il giorno 8.09.2022, alla veneranda età di 96 anni, nel castello di Balmoral, residenza estiva della famiglia reale inglese in terra di Scozia, ha terminato il suo pellegrinaggio terreno la Regina Elisabetta.
È rimasta sul trono fino alla fine. Solo 2 giorni prima ha nominato il nuovo Premier Liz Truss* e l’ha incontrata nel castello scozzese. È l’ultima foto della Regina (vedi): in piedi, ma con una mano livida, segno delle flebo se non addirittura della sua imminente agonia.

* Nella campagna elettorale, il 22.08.2022 a Birmingham, Liz Truss ha detto che sarebbe pronta ad usare le armi nucleari, contro Russia e Cina!


Quanto piace al popolo la monarchia!

Anche in occasione della morte della più longeva sovrana (per età e per durata del suo Regno: 70 anni!), tutto il mondo sembra ritrovarsi un po’ “monarchico”*.

* La grande enfasi con cui in Italia si festeggia la Repubblica, fin dal Referendum del 2.06.1946 (vinto peraltro per poco e forse pure con brogli dai favorevoli alla “repubblica”), e si pensò come anacronistica la scelta di vivere in una “monarchia”, ha forse fatto dimenticare come anche in Europa molti Paesi che vengono considerati persino più civili e avanzati del nostro sono tuttora monarchie: oltre appunto al Regno Unito, sono monarchie la Svezia, la Norvegia, la Danimarca, l’Olanda, il Belgio, la Spagna; ci sono pure, sempre in Europa, persino dei Principati, come Monaco (Monte-Carlo), il Liechtenstein e Andorra (tuttora con un Principe-Vescovo ed un territorio suddiviso in Parrocchie), oltre alla Città del Vaticano (che, politicamente, è una “monarchia assoluta non ereditaria”, che concentra cioè tutti i poteri in una persona, il Papa, eletto a vita).

Del resto gli eventi che riguardano le famiglie reali, persino quando si tratta di materia da gossip (come in numerosi casi di Buckingham Palace!) attirano l’interesse di miliardi di persone*.

* Il matrimonio di Herry e Meghan, il 19.05.2018, è stato seguito in diretta TV da 2 miliardi di telespettatori, oltre alle visioni su internet, sui social e in differita.

La monarchia britannica, nonostante tutta l’enfasi con cui viene venerata e celebrata (lo vediamo in questi giorni), riveste poi di fatto un potere assai più di facciata che sostanziale (persino il Presidente della Repubblica italiana ricopre per la Costituzione un potere istituzionale e politico ancor maggiore del sovrano inglese). Il vero potere è saldamente in mano ad altri* … e non solo al Parlamento! Però è molto british rivestire la Corona e la Famiglia Reale di quella peraltro costosissima ritualità storica, che fa sognare di essere ancora in secoli di fatto ormai tramontati: dagli ingessati riti civili e religiosi, alle divise, dai cavalli alle carrozze e auto d’epoca, dai colpi di cannone agli squilli di tromba… E tutto ciò contribuisce a mantenere quello storico orgoglio inglese, che manda in visibilio i “sudditi” di Sua Maestà e colpisce l’attenzione di miliardi di telespettatori nel mondo.

* Non dimentichiamo, tra l’altro, che la Massoneria è ufficialmente nata a Londra il 24.06.1717 (vedi documento). Persino il Principe consorte della Regina Elisabetta II, Filippo d’Edimburgo, morto lo scorso anno (9.04.2021) alla veneranda età di 99 anni, era ufficialmente iscritto alla più alta massoneria inglese: “Fratello massone n. 2612 della Navy Lodge della Gran Loggia Unita d’Inghilterra” (cfr. News 23.04.2021).


Il “mondo” sono loro

Gli Inglesi hanno pensato per secoli di essere “il mondo”! Un errore di prospettiva orgoglioso ma non del tutto ingiustificato.
Già rispetto all’Europa continentale è noto che gli Inglesi si sono sempre sentiti “altro” e “sopra”. Ironico in tal senso il loro storico detto: “tempesta sulla Manica: continente isolato!”. Anche Napoleone ha dovuto capitolare di fronte a loro. Del resto, anche la Brexit lo ha poi dimostrato, a torto o a ragione.
La scoperta delle nuove terre, al di là degli oceani, ha permesso alla loro potentissima flotta e al loro potere economico (e massonico), di estendere effettivamente l’Impero inglese ai 5 continenti (“Un impero dove non tramonta mai il sole”, veniva infatti con orgoglio denominato). 
Particolarmente decisiva, e violenta, fu la loro colonizzazione del nord-America [vedi documento sull’Anglicanesimo e quello sulla differenza tra colonizzazione inglese del nord-America e quella spagnola (e missioni cattoliche) dell’America latina, vedi]. 
Se anche nel nord-America gli Inglesi si trovarono a fare guerra contro i Francesi, fu poi particolarmente atroce lo sterminio delle popolazioni indigene (dei “Pellerossa” non è rimasto infatti quasi nulla!) e l’apporto razzista della “tratta degli schiavi” negri dall’Africa (una ferita, quella della presenza dei negri negli USA, non pienamente cicatrizzata neppure oggi)! 
E anche quando, in quelle terre che formeranno gli Stati Uniti d’America (con un forte influsso della Massoneria, che annoverò tra i suoi membri persino G. Washington e numerosi altri Presidenti USA), si resero indipendenti da Londra, lo fecero ancora gli Inglesi trasferitisi in quelle terre, e per motivi soprattutto fiscali (non pagare più le ingenti tasse alla corona inglese), non certo per garantire i diritti dei popoli indigeni, che vennero invece distrutti!
Così, quell’orgoglioso errore di prospettiva tipicamente inglese (“il mondo siamo noi”!) s’è trasferito anche nella mentalità degli Statunitensi (che non a caso chiamiamo genericamente “americani”, identificandoli intanto con gli abitanti dell’intero continente!), così che persino ogni loro guerra è percepita e presentata (anche nel presente) come liberazione del mondo dal potere del male (gli altri) da parte del regno del bene (loro)!

Senza voler generalizzare o nascondere pure il bene talora prodotto nelle terre conquistate, non dobbiamo però nasconderci che l’invasione e il dominio inglese sul mondo (tanto in America come in Africa ed in Asia) ha prodotto spesso delle violenze inaudite contro le popolazioni indigene!
Visto che si tratta di tempi più recenti e addirittura del regno di Elisabetta II ricordiamo ad esempio quanto avvenuto in Kenya  tra il 1952 e il 1960. 

Gli Inglesi avevano occupato il Kenya nel 1888; ma tra il 1952 e il 1960 molti indigeni si ribellarono all’occupazione inglese (la cosiddetta “Rivolta dei Mau Mau“). Furono massacrati dai sudditi della Regina: si parla di almeno 20.000 kenyoti uccisi (ma altre stime parlano di un totale 100.000 indigeni uccisi). Altri kenyoti subirono terribili torture, percosse, castrazioni, stupri, linciaggi e confisca dei beni. Alla fine, nel 1963, il Kenya ottenne l’indipendenza dal Regno Unito.

Se il grande Impero britannico si è progressivamente sgretolato, fino all’atto finale rappresentato dalla cessione di Hong Kong alla Cina (1997), non dimentichiamo però che ancora nel 1982, cioè proprio durante il Regno di Elisabetta II, l’Inghilterra non esitò a fare guerra all’Argentina per mantenere il proprio dominio sulle isole Falkland (Malvine), al largo delle coste argentine.


L’imperialismo inglese s’è visto e si vede anche nell’imposizione di fatto della loro lingua a livello globale! L’inglese è nato di fatto come un misto di idiomi e lingue straniere (anglo-sassone, in un incontro tra radice celtica, latina, fiamminga e tedesca), una sorta di dialetto assai povero di vocaboli e di grammatica. Proprio il potere economico e commerciale degli Inglesi ha fatto però sì che la loro lingua diventasse presto la lingua obbligatoria nel mondo tecnico, commerciale, di navigazione (navale e poi aerea, così che persino in un contatto ad esempio tra un aereo ed una torre di controllo italiani si debba obbligatoriamente parlare inglese). Il francese rimaneva invece la lingua ufficiale del mondo diplomatico, così come lo spagnolo risultava la lingua più parlata nel mondo. Negli ultimi decenni, invece, l’inglese è diventato davvero la lingua globale, relegando le altre gloriose e storiche lingue ad una sorta di inferiori dialetti locali.
Noi italiani, poi, con quel tipico “provincialismo” e “complesso d’inferiorità” che misconosce la propria gloriosa storia e identità e ci rende proni allo straniero che consideriamo più progredito di noi, scadiamo addirittura nel ridicolo, come quando siamo costretti a subire l’invasione di vocaboli inglesi persino nella politica nostrana (quando noi avremmo vocaboli italiani ben più eloquenti e precisi) o addirittura pronunciamo all’inglese anche quei vocaboli che gli Inglesi stessi hanno tratto dall’italiano (v. ad esempio telefono “mobile”, pronunciato da molti Italiani: “mobail”)!

Anche il tempo e lo spazio in tutto il mondo sono determinati da Londra! Infatti dal 1884 (Conferenza di Washington) s’è stabilito che il meridiano “0” fosse quello di Londra (Osservatorio reale di Greenwich) e che tutti gli altri 180 ad est (E) e 180 ad ovest (W) fossero di conseguenza; così ancor oggi ogni geolocalizzazione fa di fatto obbligatoriamente riferimento a Londra!
Di conseguenza anche l’orario ufficiale del mondo fa riferimento a Londra (GMT: Greenwich Mean Time), con 12 ore da aggiungere progressivamente procedendo verso oriente e 12 ore da sottrarre progressivamente andando verso occidente, sino a completare così le 24 ore giornaliere (con il cambio di data al 180° meridiano, cioè nel Pacifico).

Gli anni ‘60

Al di là dell’enfasi tutta inglese, che permane di fatto come folklore e che nella Casa Reale, specie in solenni circostanze come quella di questi giorni, mantiene una ritualità che fa sognare di essere ancora nei secoli passati (molto affascinante, se non fosse anacronistica e talora persino ridicola), di fatto questo mondo, a livello di mentalità, specie nelle nuove generazioni, è già clamorosamente tramontato, anche in Inghilterra, dagli anni ’60 del secolo scorso. Infatti, la “Beat-generation” (già sorta negli USA), agitata dalla contestazione, dalla droga, dalla rivoluzione sessuale (vedi) e dalla musica dei Beatles, rappresentò un clamoroso scollamento della società reale (nel senso di mondo concreto) inglese dall’ufficiale perbenismo molto british (tutto ombrelli e bombette e indiscutibili ritualità della jet society).
Questo drammatico e ridicolo scollamento fu colto e rappresentato ironicamente e simpaticamente anche da Alberto Sordi nel suo celebre film “Fumo di Londra” (Thank you very much), del 1966 (vedi il film completo), un’acuta satira sul mondo inglese contemporaneo.

Capo della Chiesa Anglicana

Di questo mondo tutto britannico, anche la religione, rigidamente anglicana, ne è parte integrante, ovviamente prona al potere; e nessuno (dal Sovrano al Premier, dai più altolocati Lords all’umile fedele) si sognerebbe di parlare di “laicità” del Regno o, pure in queste solenni occasioni sotto i riflettori mondiali, si vergognerebbe di cantare a voce alta in quei riti anglicani Salmi e canti liturgici tradizionali (cosa che farebbe inorridire anche la cattolica Italia laica e istituzionale), per concludere ovviamente in un sonoro “God save the Queen”, passato immediatamente dopo 70 anni, la sera dell’8.09.2022, in un convinto “God save the King!”.

Sull’Anglicanesimo, cioè la sedicente Chiesa Inglese staccatasi dalla Chiesa Cattolica nel 1534, sul motivo (banale e privato di Enrico VIII) della sua nascita, sulla terribile violenza con cui ha perseguitato i Cattolici specie fino al 1681 (mandando a morte 72.000 Cattolici inglesi, che volevano rimanere fedeli alla Chiesa Cattolica, voluta da Cristo Signore, e al Papa), sulle discriminazione dei Cattolici (detti dispregiativamente Papisti, Romani) che è continuata per secoli e condiziona persino il presente, abbiamo parlato a lungo e in modo documentato in un recente dossier (vedi).

Ebbene, poiché da Enrico VIII in poi il Sovrano inglese è anche Capo della Chiesa anglicana (e ne nomina persino i Vescovi!), dobbiamo pure riconoscere che da pochi giorni la Chiesa anglicana ha un nuovo Capo nella persona del Re Carlo III, il quale ha infatti compiuto subito un duplice giuramento, Vangelo alla mano, come appunto Capo supremo della Chiesa anglicana inglese e pure come Capo della Chiesa anglicana scozzese (visto che la Scozia non ha ancora pienamente digerito di essere stata annessa a Londra; esiste in Scozia addirittura una Chiesa anglicana “free”, che cioè non vuole avere nulla a che fare col sovrano di Londra)!

Anche tutti i componenti della Casa reale inglese, pure nei gradi più remoti, devono essere obbligatoriamente “anglicani”, visto che il sovrano regnante ne è appunto il Capo!
Non solo, ma secondo l’Act of Settlement del 1701 (una legge piena di livore anticattolico) il divieto di essere cattolici coinvolge anche i coniugi acquisiti della famiglia reale, e non solo quelli in diretta linea di successione al trono: in teoria un membro della famiglia reale inglese può sposare chi vuole, anche di fede ebraica, buddista, musulmana, induista e perfino un ateo militante, (i figli devono però essere educati nella confessione anglicana); l’unica proibizione riguarda un possibile consorte di fede cattolica!

Però, nonostante non fosse cattolico ma ortodosso, a suo tempo il Principe consorte Filippo d’Edimburgo, d’origine greca, per sposare la Regina Elisabetta II, dovette abiurare dalla Chiesa cristiana ortodossa per abbracciare la Chiesa anglicana.

Solo nel 2015 (dallo scisma del 1534!) tale legge fu emendata, come effettivamente anacronistica… forse riconoscendo la poca importanza, nonostante l’ostentata ritualità dei grandi eventi (anche di questi giorni), che la religione riveste comunque nella vita pubblica!

Nel recente matrimonio di Harry (vedi News del 19.05.2018) la questione poteva quindi essere ovviata; la sposa, Meghan Markle, era infatti cattolica (anche se già divorziata da un matrimonio cristiano cattolico, il che indica una convinzione assai annebbiata della fede cattolica in Cristo Signore, che ha voluto il matrimonio unico e indissolubile). Secondo l’emendamento suddetto, Meghan avrebbe potuto dunque rimanere cattolica (anche se sarebbe rimasto comunque difficile assolvere all’obbligo di educare i figli nella fede anglicana). Comunque, per evitare problemi, poco prima del matrimonio la futura sposa di Harry ha ufficialmente abiurato dalla fede e Chiesa cattolica per farsi anglicana (cosa che è peccato gravissimo per chi sa che Cristo ha istituito la Chiesa Cattolica per la salvezza eterna delle anime ed invece pubblicamente e ufficialmente l’abbandona)!

Una nota su: Elisabetta II e i Papi

Nel lungo regno (70 anni) di Elisabetta II (nonostante la Regina abbia ovviamente mantenuta l’assurda e anacronistica pretesa di tutti i suoi predecessori, da Enrico VIII in poi, di essere a Capo di una Chiesa e Confessione cristiana!), numerosi sono stati i contatti e gli incontri coi Pontefici regnanti. Prima ancora di salire al trono, già nel 1951 Elisabetta fu ricevuta da Pio XII. Fu poi ricevuta in Vaticano da Giovanni XXIII nel 1961, da Giovanni Paolo II nel 1980 (che incontrò ancora nel 1983 durante il viaggio del Papa nel Regno Unito) e nel 2000. Il 16.09.2010 la Regina ha poi incontrato Benedetto XVI ad Edimburgo (durante lo straordinario viaggio* papale in Inghilterra e Scozia, in occasione della beatificazione di Henry Newman). Di tono assai minore e persino misterioso fu l’udienza concessa alla Regina e al Principe consorte da Francesco il 3.04.2014 in Vaticano, ricevuti addirittura frettolosamente neppure nel Palazzo Apostolico ma nell’atrio della sala Paolo VI delle Udienze (la stranezza non ha ovviamente avuta alcuna eco negli organi di stampa e televisivi nazionali e internazionali).

* Circa l’avvincente e seguitissimo viaggio di Benedetto XVI in Inghilterra e Scozia (16-19.09.2010 vedi), impressionante fu ad esempio il concorso di folla, anche di giovani, alla serale Veglia di preghiera col Papa tenutasi nientemeno che ad Hyde Park a Londra (leggi), per non parlare della grande partecipazione di popolo (e siamo in Inghilterra!) alla S. Messa celebrata il giorno dopo a Birmingham, con la Beatificazione del grande teologo John Henry Newman, figura eminente di pensatore e pastore inglese, convertitosi dall’anglicanesimo al cattolicesimo e creato poi cardinale (leggi l’omelia).
Sull’attuale situazione della Chiesa anglicana e sul ritorno di molti Anglicani alla Chiesa Cattolica, vedi l’ultima parte del documento citato.

Sull’attuale situazione della Chiesa anglicana e sul ritorno di molti Anglicani alla Chiesa Cattolica, vedi l’ultima parte del documento citato.

Eugenetica, razzismo ed ecologismo inglese

Come abbiamo recentemente documentato (vedi) la cultura inglese, nonostante l’ostentato e persino obbligatorio “Anglicanesimo”, che pur fa parte delle confessioni cristiane e in effetti ha derive eretiche e liturgiche assai meno gravi rispetto alle altre Chiese riformate del XVI secolo (luterana, calvinista, …) o successive, ha talora uno sfondo che di fatto si oppone radicalmente alla fede cristiana. Oltre ai forti legami con la Massoneria (ricordiamo che per i suoi affiliati sussiste ancor oggi la “scomunica”), nel corso degli ultimi secoli la cultura inglese è stata segnata infatti da filosofie e ideologie fortemente anticristiane: dall’empirismo (Hume) al materialismo ateo (ricordiamo che lo stesso Marx visse a Londra gran parte delle sua vita), dall’eugenetica (Malthus, Galton) all’evoluzionismo (Darwin), fino all’attuale ecologismo (come forma moderna di panteismo)*.

* Ricordiamo ancora il Principe consorte della Regina Elisabetta II, Filippo d’Edimburgo (cfr. News 23.04.2021): ecologista e animalista d’eccellenza, fu il fondatore e presidente onorario del WWF, con chiara ispirazione malthusiana (riteneva necessario ridurre la presenza dell’uomo, “cancro del pianeta”, sua è infatti questa nota espressione)!
Nel 1988 in una intervista alla Deutsche Press Agentur disse: “La crescita dell’uomo è la più grande minaccia per il pianeta! Se dovessi reincarnarmi vorrei esser un virus letale per eliminare la sovrappopolazione”.
Nonostante che la moglie fosse la Regina regnante e come tale capo della Chiesa cristiana anglicana, il Principe, oltre che ufficialmente massone, era di fatto un neanche troppo occulto avversario del cristianesimo.
In un convegno su “Ecologia e Religioni”, tenutosi a Washington il 18.05.1990, raccomandò calorosamente l’abbandono del cristianesimo e il ritorno alle religioni pagane, più rispettose della natura (fra queste consigliò quelle degli indios americano-amazzonici, quelle polinesiane e quelle degli aborigeni australiani). Potremmo dire: come massoneria comanda (e molti oggi obbediscono, anche nella Chiesa)!

Buckingham Palace non deve essere poi quell’idilliaco palazzo da cui nelle grandi circostanze la famiglia reale si affaccia al completo per fare “ciao ciao” alla folla osannante! La principessa Diana, amatissima dal popolo, ha dovuto fuggire da quell’ambiente, per non impazzire (certo anch’ella cercandosi consolazioni altrove, a costo di abbandonare pure i figli) e continuare a fingere di essere la sposa del Principe ereditario (da qualche giorno Re Carlo III) che da sempre la tradiva, con colei che ora è infatti la Regina consorte Camilla. Ed ora anche il figlio Harry, che non brilla certo per equilibrio, appena sposato, ha pensato di andare a vivere il più lontano possibile dal celebre Palazzo reale londinese!

Quella “grazia” negata!

In questi anni, abbiamo dovuto menzionare la Regina Elisabetta II anche per questa triste vicenda, che, non certo per sua responsabilità diretta, ha il tono di una nuova mentalità eugenetica (qualcuno non è più considerato degno di vivere e non gode più di alcun diritto)!
Si tratta di quanto succede ormai con una certa frequenza negli ospedali inglesi, dove il potere (medico ma anche statale) giunge ad uccidere non solo anziani e ammalati terminali (anche se in Inghilterra ufficialmente l’eutanasia è vietata), ma pure piccoli bambini, la cui morte è indotta nel loro “best interest”, così dicono, persino contro la volontà dei loro stessi genitori!
Questo episodio ha però suscitato una sofferta reazione nell’opinione pubblica mondiale, anche se, come sempre, abbastanza silenziato dai più potenti mezzi di comunicazione di massa (cfr. News del 30.04.2018):

Un piccolo bambino di pochi mesi, Alfie Evans, nato nel 2016, era affetto da una rara patologia, considerata ancora incurabile.
Dopo poco, i medici dell’ospedale pediatrico Alder Hey Children’s Hospital di Liverpool, dove il piccolo era ricoverato, decisero, contro il parare dei suoi stessi genitori, che “nel miglior interesse” del piccolo paziente, si doveva porre fine alla sua vita, mediante la sospensione della ventilazione (aiuto alla respirazione), dell’alimentazione e idratazione: non si trattava quindi di sospendere un “accanimento terapeutico”, cioè terapie ormai considerate inutili, ma di negargli dei semplici aiuti vitali.
Impressionante la motivazione portata dai medici: la vita di Alfie è “inutile”; e “nel suo miglior interesse” il piccolo paziente “deve morire”!
Thomas (cattolico convinto) e Kate (anglicana), i giovanissimi genitori del piccolo Alfie, non si diedero per vinti e ingaggiarono una dolorosissima battaglia per tenere in vita, fin quando Dio avesse voluto, il loro bambino!
Totalmente inascoltati dai medici che avevano in cura e che avrebbero ucciso il loro piccolo Alfie, essi decisero allora di intraprendere le vie legali, per impedire quella terribile condanna a morte del loro figlio (che sarebbe morto così di soffocamento, di fame e di sete). Incapparono però nel famoso giudice dell’Alta Corte di Giustizia d’Inghilterra e Galles Sir Anthony Paul Hayden, una delle alte autorità della giustizia britannica proprio nella sezione che si occupa del “diritto di famiglia”, ma che dal 2013 s’era evidenziato come un militante d’eccellenza della potente ideologia Lgbt (basti pensare al suo libro Children and Same Sex Families: A Legal Handbook, per l’adozione di bambini da parte di genitori dello stesso sesso). La risposta, nemmeno a dirlo, fu una conferma della sentenza di morte del piccolo Alfie!
In questo caso, l’opinione pubblica fece però sentire la propria protesta, nei confronti di una potere scientifico, medico e giuridico che si sente padrone di vita e di morte delle persone! Davanti all’ospedale pediatrico di Liverpool si radunarono per giorni e notti folle di persone, in preghiera e per protesta, al fine di ottenere il proseguimento della vita del piccolo Alfie, fin quando Dio avesse voluto.
La notizia fece così il giro del mondo. Persino il Papa se ne interessò e il 18.04.2018 incontrò il giovane papà di Alfie, precipitatosi appositamente a Roma con un rocambolesco volo da Liverpool, non appena fu avvisato di questa possibilità!
Il Papa interessò del caso lo stesso ospedale pediatrico del Vaticano “Bambino Gesù”. La dott.ssa Mariella Enoc, presidente di tale ospedale, si recò allora a Liverpool per poter parlare coi medici dell’ospedale Alder Hey, al fine di uno scambio di vedute scientifiche su tale malattia rara del piccolo Alfie, visto tra l’altro che anche al “Bambino Gesù” avevano in cura casi analoghi, sia pur non possedendo come tutti la terapia per far fronte a tale rara patologia. Si propose anche un trasferimento del piccolo Alfie a Roma, appunto nell’ospedale pediatrico vaticano. Ebbene, l’importante dottoressa e pediatra italiana non è stata neppure ricevuta dai medici dell’ospedale pediatrico di Liverpool dove ormai il piccolo Alfie era un condannato a morte!
Una grave scorrettezza, persino sul piano professionale e medico!
Il caso ha assunto persino uno spessore diplomatico: lo Stato italiano, per l’interessamento di alcuni politici e parlamentari italiani (del centro-destra, specie Giorgia Meloni), per agevolare il trasferimento in Italia del piccolo Alfie, gli conferì addirittura la “cittadinanza italiana”! Anche in questo caso non si ebbe alcuna risposta da parte dei medici e delle autorità inglesi!
I genitori di Alfie si rivolsero persino alla CEDU (Corte europea dei diritti umani); ma non si ottenne che una conferma della condanna a morte del loro figlio.
Alla fine il giovane papà di Alfie, quale cittadino inglese, decise di scrivere, rispettosamente e ossequiosamente, alla Regina Elisabetta, l’unica che a questo punto poteva concedere “la grazia” (ne ha facoltà), cioè la sospensione della condanna a morte del figlioletto. Lo fece con un linguaggio umile e persino aulico, quale “suddito alla sua Sovrana”, che implora la “grazia” della vita, cioè del ritiro della condanna a morte, di un suo piccolo “suddito”!
Ma da parte della Regina non giunse alcuna risposta, neppure di cortese compassione o umana condoglianza per dei genitori così provati!
Lo stesso giorno in cui doveva essere ucciso il piccolo Alfie (23.04.2018), festeggiato da poco (il 21 aprile) il 92° compleanno della Regina, nasceva a Corte il piccolo Louis, il 3° “royal baby” di William e Kate!
Altra incredibile coincidenza: il 24.04.2018, a pochi passi dall’ospedale dove si stava consumando questo dramma, si giocava allo stadio di Liverpool la partita Liverpool-Roma (quando si dice che anche il Calcio può diventare alienante e serve per non far pensare la gente)!
Il respiratore che teneva in vita il piccolo Alfie, secondo quanto stabilito dalla sentenza, fu staccato il 23.04.2018 alle 22.17; ma incredibilmente il piccolo ha continuato a respirare da solo fino alle 2.30 del 28.04.2018! Poi il suo piccolo cuore ha ceduto ed è giunta la morte inflittagli dai medici … e dal potere inglese; è così salito al Cielo … dove ora è giunta anche la Regina!

Requiem …

Mentre tutto il Regno Unito la onora e tutto il mondo la ricorda (e segue le immagini del suo feretro), l’anima dell’amata regina Elisabetta II è già, come tutti i mortali, davanti al giudizio di Dio!

Di fronte a quel Trono divino ogni trono umano sparisce, come ogni differenza di ceto ed anche ogni giudizio umano, di lode o di biasimo.

Non importa se ella pensava (e solo Dio sa se in buona fede o no) di essere, come Regina d’Inghilterra, nientemeno che a Capo di una presunta Chiesa cristiana (anglicana): ora è davanti al Re dei re, al Giudice universale, a Cristo Signore (che invece ha voluto solo la Chiesa Cattolica per la salvezza eterna delle anime, cfr. Mt 16,15-19).

E nessuna sontuosa e commovente scenografia reale, corteo storico, colpo di cannone, squillo di tromba … serve alla sua anima.
Ora è davvero più che mai necessario un “God save the Queen”!
Cioè …
Requiem aeternam dona ea Domine!