La Bestemmia
La questione morale
Come sappiamo o dovremmo sapere, la questione morale, cioè il discernimento del bene (da fare) e del male (da evitare), non riguarda solo il rapporto con gli altri, ma anche con se stessi (abbiamo infatti dei doveri nei confronti della nostra stessa persona) e soprattutto nei confronti di Dio (perché conoscere, amare e servire Dio è il primo dovere della vita, è il motivo per cui Egli ci ha creati e per cui viviamo, nell’attesa di godere infinitamente di Lui nell’altra vita).
La questione morale non riguarda poi solo le azioni (opere), ma anche le omissioni (non fare quello che si dovrebbe fare), i pensieri (laddove è impiegata anche la volontà) e le parole.
Anche i 10 Comandamenti * hanno due direzioni (distinti non a caso in due tavole: 3+7), una verso Dio ed una verso gli altri e se stessi (cfr. Es 20,1-17). Per cui è possibile sintetizzarli, come sottolinea Gesù stesso, nell’amore totale per Dio e del prossimo come se stessi (cfr. Mt 22,37-40).
* Io sono il Signore Dio tuo: I. Non avrai altro Dio fuori che me; II. Non nominare il nome di Dio invano; III. Ricordati di santificare le feste; IV. Onora il padre e la madre; V. Non uccidere; VI. Non commettere atti impuri; VII. Non rubare; VIII. Non dire falsa testimonianza; IX. Non desiderare la donna d’altri; X. Non desiderare la roba d’altri.
Anche nel Decalogo possiamo distinguere obblighi o divieti che riguardano le azioni (I, III, IV, V, VI, VII), ma anche le parole (II, VIII) ed i pensieri (IX, X).
Il cristianesimo non mantiene in vigore tutte le leggi dell’Antico Testamento (che è già Parola di Dio e come tale è ancora mantenuto e proclamato, anche nella liturgia, ma va inteso in preparazione alla piena e definitiva Rivelazione avvenuta in Gesù Cristo, Dio stesso fatto uomo). Gesù però non abolisce ma porta a compimento e persino perfeziona questa legge morale fondamentale che è il Decalogo (cfr. Mt 5,17-48), donandoci pure la “grazia” e il dono dello Spirito Santo per praticarla.
Non a caso, anche il Catechismo della Chiesa Cattolica, nella Parte III sulla “morale” cristiana, dopo un’ampia introduzione sulle questioni di fondo, segue la traccia dei 10 comandamenti (vedi).
Ricordiamo le 4 parti del CCC, che deve essere il punto di riferimento sicuro per la vita di ogni vero cattolico:
1. La fede (cioè, cosa devo credere per essere salvo; segue la traccia del “Credo”);
2. I Sacramenti (cioè, cosa devo ricevere da Dio per essere salvo; spiega i 7 “Sacramenti”);
3. La morale (cioè, cosa devo fare per essere salvo; segue appunto la traccia dei 10 “Comandamenti”);
4. La preghiera (come devo pregare per essere salvo; segue la traccia delle 7 domande del “Padre nostro”).
Anche nel sito si approfondisce la questione morale, sia nelle domande sulla fede (vedi punto 6), sia nell’apposita sezione Fede e morale (vedi). E pure lo schema per fare bene l’esame di coscienza (vedi) segue la traccia dei 10 comandamenti, proprio in riferimento al CCC, per riconoscere almeno quali siano i peccati mortali, che si oppongono appunto ai 10 Comandamenti (se commessi, sono peccati necessariamente ed esplicitamente da confessare in Confessione, per esserne “assolti”, se c’è il pentimento e il proposito di non commetterli più, e tornare in “grazia di Dio”; altrimenti, oltre a non poter ricevere la S. Comunione, c’è il serio rischio della dannazione eterna che arrecano, tenendo pure presente che nessuno sa quando dovrà comparire davanti al “tribunale di Dio”, come ricorda anche S. Paolo in 2 Cor 5,10).
Inoltre, nella parte di Fede e morale dedicata alla Dottrina sociale della Chiesa (vedi) si sottolinea pure il doveroso rapporto, pur nella distinzione, tra la legge morale (anche in riferimento al Decalogo) e il Diritto (le leggi dello Stato) (cfr. domande 21/41).
La bestemmia (nella parola di Dio e nell’insegnamento della Chiesa)
Il termine “bestemmia” non indica semplicemente una “brutta parola” (alcuni confondono la bestemmia, che è un “peccato mortale”, con una generica imprecazione o una parolaccia, che è invece “peccato veniale”, specie se non si tratta di un abituale e scurrile linguaggio), ma un’offesa a Dio (ma in realtà offende, cioè diminuisce, chi la dice), cioè un brutto titolo rivolto a Dio (anche alla Madonna e ai Santi) o anche solo il nominare “invano” il Suo santissimo Nome (il “nome” in ebraico indica infatti la persona stessa).
È un divieto espresso appunto nel II Comandamento (Es 20,7) ed è quindi “peccato mortale” contravvenirlo, in quanto grave disobbedienza a Dio.
Il 2° Comandamento è sintetizzato nelle parole “Non nominare il nome di Dio invano”.
Nel Catechismo della Chiesa Cattolica se ne tratta ai nn. 2142/2167 (vedi), mentre nel Compendio del CCC (vedi) nei nn. 447/449). In proposito il CCC spiega che è peccato grave contro il 2° Comandamento anche non mantenere le promesse o i giuramenti fatti a Dio (o, in nome di Dio, agli altri) e gli spergiuri (giuramenti falsi o sapendo che non saranno mantenuti)]
Letto in positivo, il II Comandamento indica invece il dovere (e la gioia) di avere un vero e costante rapporto con Dio, di onorarlo e amarlo, di pregarlo, di cercarlo, di seguirlo. Questo sì che è un nominarlo non invano ma correttamente!
Alcune considerazioni teologiche e filosofiche sulla bestemmia
L’ateismo, in quanto negazione di Dio e della sua esistenza, è uno dei peccati più gravi (contro il 1° Comandamento: “Io sono il Signore tuo Dio: non avrai altro Dio fuori di me”), perché credere in Dio (così come si è rivelato in pienezza in Gesù Cristo), conoscerlo, amarlo e servirlo, per poi godere eternamente di Lui nell’altra vita, è il primo e fondamentale dovere morale dell’uomo, il perché stesso del suo essere ed il significato pieno ed autentico della vita umana.
Però, a pensarci bene, la bestemmia possiede una gravità ancora maggiore, perché in fondo chi bestemmia ammette Dio, altrimenti sarebbe una parola rivolta al nulla, ma in sé, se detta coscientemente, è un’espressione di odio e di ribellione a Lui! Potremmo dire che è proprio quello che ha perennemente in mente il diavolo; il quale, essendo puro spirito (e Satana è il più eccelso e intelligente di questi angeli ribelli e decaduti che sono i diavoli), conosce Dio (per come può conoscerlo una creatura, ma più di noi) e non sarebbe così stolto da dire che non esiste, ma lo odia, si ribella perennemente a Lui (dice: “non serviam!”), vorrebbe essere come Lui, sostituirsi a Lui e vuole essere adorato e seguito anche da noi, per farci eternamente schiavi suoi, cioè dannati per sempre con lui nell’inferno, nel suo regno di disperazione e di odio infiniti.
Per questo le bestemmie sono gravissimi peccati mortali e, se non ce ne si pente di averle dette o anche solo volontariamente pensate, se non si confessano in Confessione e non si compie ogni sforzo (se s’è presa questa turpe abitudine) per cessare di dirle (altrimenti non si potrebbe neppure esserne assolti, come sempre quando manca il pentimento e il proposito), possono condurre all’inferno, dove con tutti i demoni e le anime dannate si bestemmia in continuazione, avendo rifiutato per sempre l’amore di Dio!
Se poi la bestemmia è detta in presenza di altri è pure una gravissima mancanza di rispetto anche nei loro confronti. Se poi si tratta di coloro nei confronti dei quali abbiamo una grande responsabilità educativa (in primis i figli, ma anche gli educandi, nella scuola o nello sport, o i subalterni nel lavoro) essa assume anche i connotati del gravissimo peccato dello scandalo (e, come sempre, non è una giustificazione se lo fanno già altri, che anzi dovremmo ammonire).
Una considerazione razionale e filosofica
Nella storia dell’autentica filosofia (cfr. ad es. S. Anselmo d’Aosta o di Canterbury, vedi) si fa notare come già nel termine ateismo sia implicita una contraddizione razionale. La parola ateo (a-Theos) significa senza-Dio (ci può essere anche un “ateismo pratico”, cioè di chi non lo nega a parole ma di fatto vive come se Dio non ci fosse) o chi nega l’esistenza di Dio. Ma ovviamente per negare qualcosa bisogna sapere cosa sia la realtà negata, altrimenti si negherebbe una “x”, cioè si direbbe una parola vuota e senza senso. Quindi l’ateo deve sapere cosa sia Dio, sia pur per negarlo. Ma la parola (concetto) Dio, se correttamente intesa (altrimenti non sarebbe la parola Dio), indica l’Essere supremo, perfettissimo! Ora il cosiddetto “argomento ontologico” (di S. Anselmo) fa osservare che tale concetto (Essere perfettissimo) è l’unico che implichi necessariamente l’esistenza, perché se Dio non avesse l’esistenza non sarebbe appunto “perfettissimo”. Dunque quando uno nomina Dio è implicito anche che Egli esista (come è implicito ad esempio in un aereo che abbia le ali, altrimenti non sarebbe un aereo e non potrebbe volare). Ma allora l’ateo si contraddice: deve infatti dire Dio (sia per negarlo sia per bestemmiarlo), ma se lo nomina è implicito che Dio esista! L’ateismo è dunque una contraddizione in termini; e la bestemmia, oltre ad essere espressione diabolica di odio a Dio, è un’ulteriore contraddizione, in quanto riconosce che Dio c’è (ma come tale dovrebbe allora essere adorato e obbedito).
È vero che l’altro grande santo filosofo e teologo (forse il più grande di tutti i tempi) S. Tommaso d’Aquino fa osservare che, filosoficamente (cioè razionalmente) parlando, noi non abbiamo “a priori” l’idea di Dio, ma vi giungiamo solo mediante ragionamenti, partendo dalla realtà (cioè “a posteriori”), ad esempio dal cosmo (vedi la questione Dio nel sito o anche le considerazioni sullo spazio); ma rimane pur vero che chiunque nomina Dio (come l’uomo di ogni tempo ma anche appunto l’ateo o il bestemmiatore) ammette implicitamente che esista, altrimenti non saprebbe cosa sta dicendo.
Infine, anche solo considerando la piccolezza dell’uomo a confronto già con le dimensioni e i tempi dell’universo (vedi), creato da Dio, farebbe persino cadere nel ridicolo il bestemmiatore (se non fosse tragico per lui!). Siamo un esserino che appare per pochi istanti su questo piccolo pianeta, dentro un sistema solare, sperduto in una galassia di miliardi di stelle e tra miliardi di galassie. E colui che bestemmia osa dire un brutto titolo al Creatore e Signore dell’universo? Via!
Quanto è grande invece la nostra dignità – donataci appunto da Dio – di rivolgerci a Lui, il Creatore, chiamandolo addirittura “Padre” (perché col Battesimo fatti “figli” nel Figlio, cioè uniti a Cristo!) e sapere che siamo fatti per vivere eternamente con Lui e nel Suo infinito amore!
Se Dio prendesse poi davvero sul serio una nostra bestemmia, non solo ci “punirebbe” (questo lo farà nel giorno del Giudizio, se il bestemmiatore non si converte, si pente, se ne confessa e cambia), ma ci “annienterebbe” (o meglio saremmo noi ad annientarci da soli), perché il nostro essere non è autonomo (non siamo l’essere, ma abbiamo l’essere) ed è per così dire ‘sospeso’ o ‘appeso’ a Dio, cioè dipendente da Lui, come un effetto ad una causa permanente (si dice causa essendi e causa fiendi), cioè come una lampadina accesa che può far luce nella misura in cui rimane legata, attraverso un filo, ad una centrale o sorgente elettrica e questa è sempre in funzione; se pretendesse staccarsi dal filo si spegnerebbe! Noi senza Dio diventeremmo davvero “nulla”! Cioè esistiamo perché Dio non solo ci ha creati (quando siamo stati concepiti attraverso il padre e la madre) ma ci conserva nell’essere (come dice quella bellissima preghiera, da recitare al mattino e alla sera, vedi: “Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questo giorno / notte …”).
Possiamo addirittura dire che Dio, nel Suo amore, concede perfino al bestemmiatore l’energia per bestemmiarlo (in attesa certo che scopra il suo amore, si converta e si salvi)!
Davvero l’ateismo (che non può spiegare neppure perché l’universo esista e sia come è), e ancor più la bestemmia, sono un malefico controsenso, oltre che un gravissimo peccato.
Nella coscienza
Come abbiamo osservato, la bestemmia, oltre ad essere un controsenso (anche per l’ateo o il non credente, anche se non lo riconoscesse o addirittura se ne vantasse!), è un gravissimo peccato, di stampo perfino diabolico.
Essa è un gravissimo peccato (mortale), anche se fosse pronunciata in solitudine o fosse anche solo pensata volontariamente.
Solo Dio conosce perfettamente la nostra coscienza e il grado di merito o di colpa delle nostre azioni. Nessuno può nascondersi agli occhi Suoi (Gn 3,8-10)! La persona stessa non è pienamente in grado di conoscerla (nessuno ad esempio può sapere con assoluta sicurezza se sarà salvo), anche se la coscienza, tanto più se illuminata dalla fede e dagli insegnamenti della Chiesa (come è suo diritto e dovere), può e deve analizzare bene se stessa e pure i propri peccati (parliamo infatti di “esame di coscienza”, vedi).
Anche a proposito della bestemmia, solo Dio conosce perfettamente il grado di libertà e quindi di responsabilità e di colpa di chi la pronuncia. Oggettivamente si tratta di un gravissimo peccato, assolutamente da evitare e da confessare (specificandone la quantità, almeno se rara o frequente) per tornare nella “grazia di Dio” (anche per poter accedere alla S. Comunione). Soggettivamente, invece, possono esserci influssi o condizionamenti che esulano pure dalla propria piena responsabilità (brutti esempi e mala-educazione ricevuta in famiglia) o derivanti da peccati della vita passata (brutte abitudini prese, cattive compagnie frequentate, film o spettacoli visti). In certi casi rari ci può essere un influsso diretto del demonio stesso (lo si vede negli indemoniati e negli esorcismi). Dio conosce anche gli sforzi (ed è un merito) per combattere questo terribile vizio preso, nonostante vi fossero ancora delle cadute nel peccato (comunque da confessare).
Questo ambito interiore, che Dio conosce perfettamente ma che è fondamentalmente nascosto agli altri, deve essere invece il più possibile aperto davanti al Confessore, in quanto il sacerdote deve il più possibile conoscere tutti quegli elementi che possono aumentare (ad esempio: ho detto una bestemmia, per di più davanti ai miei figli) o diminuire (ho detto due bestemmie, ma sono assai meno rispetto a quelle che dicevo prima perché con l’aiuto di Dio mi sto sforzando di eliminarle) la gravità del peccato, come pure se c’è il pentimento e il proposito fermo, con l’aiuto della grazia di Dio (da alimentare con la preghiera e gli sforzi) di non commettere più tali peccati (perché senza pentimento e proposito non si può essere assolti da alcun peccato); il Confessore può ad esempio riconoscere che c’è una sorta di magari buona abitudine a confessare gli stessi peccati, ma senza alcuna preoccupazione o volontà di non più commetterli; in tal caso può e persino deve rifiutare l’assoluzione, secondo quanto Gesù stesso ha stabilito (cfr. Gv 20,21-23); e ciò contrariamente a certe facilonerie o ‘misericordismi’ attuali, che non aiutano affatto le anime ma anzi le conservano nel peccato, col rischio di perdizione eterna!
La bestemmia può però avere anche una grave rilevanza nei confronti degli altri, non solo interiore (come avviene per ogni nostro peccato, anche il più nascosto e solitario, in quanto siamo “un corpo solo in Cristo” – cfr. 1Cor 12,12 – e le nostre colpe, come anche i meriti, ridondano anche sugli altri; non a caso il sacerdote perdona anche a nome della Chiesa, di cui è Ministro), ma nelle relazioni, a cominciare dalla famiglia, anche tra amici e conoscenti e in genere nei rapporti sociali. La bestemmia, come ora vediamo, è pure una gravissima mancanza di rispetto nei confronti degli altri e può essere anche un grave peccato si scandalo!
Nelle relazioni sociali
Cosa fare con le bestemmie ascoltate
Se si tratta della propria famiglia, si deve fare il possibile perché siano da tutti evitate. Lo si deve certamente impedire (anche punire, spiegando i motivi) nei confronti di coloro verso i quali si ha una responsabilità educativa (soprattutto coi figli, specie se minorenni).
Se si tratta di amici, è bene anzitutto scegliere amicizie sane e cristiane, dove non si bestemmia ma anzi ci si aiuta nella vita di fede e persino nella preghiera. Se si tratta di altre amicizie, è doveroso farle evitare (se non altro per rispetto nei confronti della propria fede, anche se chi bestemmia non ha anzitutto rispetto di Dio e in fondo neppure di se stesso!), magari tornando con calma sull’argomento in un colloquio più privato e sereno (spiegandone anche le ragioni, come quelle sopra citate).
Negli ambienti di lavoro (ad esempio anche tra colleghi ma anche coi superiori) o di svago (compagni di squadra o anche avversari, nello sport) le bestemmie possono essere impedite e punite anche per regolamento (lo può e deve fare anche un allenatore o un arbitro). Tra l’altro sono proibite e multate anche dalla legge penale (v. poi).
Laddove invece le bestemmie sono ascoltate da persone con cui non c’è alcun rapporto (ad esempio per strada) è doveroso, ma è un impeto che nasce da un cuore fedele a Cristo e che ha scoperto il Suo amore, riparare a tale terribile oltraggio e peccato, facendo salire ad esempio a Dio una giaculatoria (piccola preghiera) che esprima l’amore e l’onore dovuto al Suo Santo Nome (ad esempio un “Gloria …” o un “Lodato sempre sia il Santissimo nome di Gesù, Giuseppe e Maria!”).
Nella vita pubblica
Un diritto fondamentale
Da quando è apparso sulla Terra, in ogni civiltà, in ogni epoca della storia e in tutti i continenti, l’essere umano (contrariamente a tutti gli altri animali, che infatti non hanno lo spirito) è stato sempre naturalmente “religioso”. Non è infatti mai esistita una civiltà atea! E proprio la religione, la percezione del sacro, l’intuizione dell’esistenza di un Dio, della nostra anima, di quella dei morti, dell’Aldilà, sono sempre stati le convinzioni e i valori più profondi dell’uomo e i cardini stessi di ogni civiltà (basti pensare cosa siano stati in ogni civiltà, anche sul piano artistico, i luoghi di culto e perfino le tombe)!
Quando poi è sorto il pensiero filosofico (in primis nella classicità greca, basti pensare a Platone e Aristotele), esso ha dato pure la conferma razionale dell’esistenza di Dio e dell’anima immortale dell’uomo.
Ancor più, quando Dio si è rivelato pienamente (e in modo definitivo e insuperabile) in Cristo, Dio stesso fatto uomo, tutto è diventato molto più chiaro, cioè Chi sia Dio (SS.ma Trinità, Amore infinito), perché esistiamo (siamo creati da Dio e fatti per Lui), quale sia il significato pieno delle cose della vita e quindi come dobbiamo viverle (autentica morale) e cosa ci sia dopo la morte (il paradiso e l’inferno, in base alla nostra accoglienza o rifiuto di Lui).
Contrariamente quindi a ciò che già l’Illuminismo e la modernità (vedi) ha tentato di fare (e la massoneria ed il “laicismo” tenta ancora di fare), la religione non è mai stata un ambito solo privato, intimo e di coscienza, ma, pur nascendo ovviamente da questa interiorità, sempre e ovunque è stato il livello più importante e decisivo anche di una civiltà, della sua arte, dei suoi costumi e delle stesse relazioni sociali.
Anche per questo, la vera “laicità” di uno Stato non dovrebbe essere sinonimo di indifferenza religiosa, di presunta neutralità, col tentativo di relegare la religione solo nel privato e nell’interiorità, né tanto meno di ateismo (che non sono non-scelte, ma particolari e perniciose ideologie).
[Su un’erronea idea di laicità, di stampo illuminista e anticattolico, vedi ad es. la News del 9.04.2021; ma soprattutto si analizzino i principi della Dottrina sociale della Chiesa (vedi), che in particolare nel n. 24 si richiama al rapporto tra il 2° Comandamento e le leggi dello Stato, in riferimento appunto pure alla “bestemmia”]
In questo senso, la “libertà religiosa” (cioè che nessuno può essere obbligato o impedito a seguire una religione, salvo che non manchi di rispetto nei confronti degli altri; tra l’altro, nascendo appunto dalla coscienza, nessuno può comunque entrarvi per proibire od obbligare) è uno dei diritti fondamentali dell’uomo, se non persino il fondamento (è sancito anche nelle principali Carte internazionali). E non si tratta solo di “libertà di culto”, ma appunto di poter esprimere in conseguenza al proprio credo religioso anche le proprie scelte sociali, culturali e persino politiche.
Questa rilevanza sociale della religione non è sinonimo di “fondamentalismo” (lo sarebbe se obbligasse ad un credo religioso), di “integralismo”, di “fanatismo religioso” – come accusa appunto il “laicismo” di stampo illuminista e massonico (che vorrebbe mettere lo Stato e il potere economico al posto di Dio) – ma del corretto concetto di religione, che implica anche la cultura (mentalità) e la morale (quindi anche i rapporti sociali e persino le conseguenze politiche, almeno nelle decisioni che assumono una rilevanza etica – vedi).
Questo non significa, come vorrebbe il “relativismo” contemporaneo (di stampo illuminista e massonico) che tutte le religioni siano equivalenti (cosa falsa, basta studiarle o vederle per capire che non è così) o che non si possa difendere e promuovere l’identità religiosa e culturale della propria civiltà, popolo o nazione.
L’ambito del “dialogo” (tanto idolatrato in ampi settori della Chiesa negli ultimi decenni), laddove è possibile (come nella fede cristiana, che può portare le ragioni della propria fede, vedi) è quello appunto del confronto sui contenuti cioè sulla ragionevolezza dei contenuti della propria fede (cosa che l’Islam ad esempio rifiuta per principio!), non in un generico “dialogo” fatto solo di sentimenti (buonismi) se non addirittura di rinuncia al proprio credo (tra l’altro non si capisce perché lo si chiede solo ai Cattolici!), che nasconde appunto un sottociuto od ormai perfino palese relativismo (secondo il “dogma” assoluto della modernità, che nega che ci sia la verità o che si possa conoscere, specie a questo livello; e così è finita la “ragione”, apparentemente tanto esaltata dell’Illuminismo)!
A chi accusa la Chiesa Cattolica di essere stata intransigente e violenta, specie nell’epoca medievale, nell’imporre la propria fede, si ricorda invece che ad esempio la stessa Inquisizione, che doveva garantire l’autentica fede cattolica, provvedeva ad accurate indagini e confronti razionali sulla verità o meno di alcune affermazioni (per rilevare eventuali eresie, che avrebbero rovinato eternamente le anime!), ma non aveva alcuna giurisdizione su chi non era Cattolico (vedi Dossier, Documento e News).
Semmai solo l’Inquisizione spagnola, non direttamente guidata dalla Chiesa, ha risentito di questioni storiche (la Reconquista), come la liberazione della penisola iberica dal dominio musulmano o dal potere economico degli Ebrei.
In altri termini, se la libertà di coscienza, di pensiero e di espressione sono ambiti fondamentali del diritto, che nessuno può violare, lo è tanto più la “libertà religiosa”, proprio in quanto è il livello più profondo del cuore dell’uomo (coscienza) e fonte di tutte le sue più profonde scelte esistenziali.
Pertanto, anche per legge, nessuno deve violare tali convinzioni religiose.
Anche nel sentire popolare è sempre stato avvertito il dovere di rispettare questo ambito, così interiore e fondamentale: si pensi al detto popolare “scherza coi fanti ma lascia stare i santi”; oppure com’è avvertita popolarmente perfino l’ingiuria nei confronti dei propri cari defunti (basti pensare al romanesco “li mortacci …”, rispetto preso in considerazione dalla nuova legge italiana sulla bestemmia, v. poi).
Per questo motivo, la “bestemmia”, cioè l’ingiuria verso Dio, il sacro e persino i morti, è una delle più gravi offese che un cittadino possa proferire nei confronti di un altro; e come tale deve essere impedita e punita anche per legge. Perché Dio (e il sacro, l’attuale legge italiana parla anche dei morti) è al di sopra e più importante di qualsiasi persona ed affetto.
Questa è infatti, anche filosoficamente, la corretta “gradualità ontologica”, cioè l’ordine di importanza degli esseri:
1°. Dio (Essere Supremo);
2°. Angeli (puri spiriti creati, senza corpo);
3°. Essere umano (spirito creato e immortale, e come tale pensante e libero, in un corpo);
4°. Animali (esseri viventi dotati di sensibilità o vis estimativa);
5°. Vegetali (esseri viventi dotati solo di vis vegetativa);
6°. Materia.
Come vediamo, si tratta di una scala di esseri e di valori oggi assai confusa nella mentalità dominante (sempre più panteistica e animalista).
Se nessuno ha infatti il diritto di offendere un altro, come pure di offendere i suoi affetti o le sue cose più care, tanto meno nessuno ha il diritto di offendere Dio, tanto più di fronte ad un credente, ma ha il dovere di rispettare profondamente questo suo massimo valore (persino se lo ritenesse stupido o falso; semmai appunto, se c’è la possibilità, ci si confronta con calma e razionalità, portando delle prove e non scadendo in irrisioni o ingiurie).
Facciamo un esempio. Mettiamo, come avviene spesso, che per un uomo la realtà più importante della sua vita siano sua moglie e i suoi figli; chi oserebbe oltraggiarli, tanto più in sua presenza? L’offeso non avrebbe diritto a denunciare tale oltraggio? O se tale uomo avesse un valore che ritiene così alto da essere disposto a dare anche la vita per questo, chi oserebbe offenderlo su questo? semmai se ne discute, portando con calma le ragioni pro o contro, per convincere o dissuadere. Questo dovrebbe essere abbastanza ovvio, come un cardine stesso dell’umana convivenza e della stessa società. Ma mettiamo pure che un uomo abbia ancora una religione ancestrale, pagana, e che adorasse ad esempio un “totem” come propria divinità: io potrei nel mio intimo criticarlo e persino deriderlo (trattandosi solo dell’adorazione di una pietra, che non può certo essere “dio”), ma dovrei comunque profondamente rispettarlo e mai dovrei permettermi di insultare quel “totem”, tanto più in sua presenza, perché appunto per lui è la cosa più sacra e importante della vita! Semmai, con rispetto e con motivazioni razionali, potrei e dovrei (per dovere stesso di carità) pian piano aiutarlo a comprendere che quel totem non può essere Dio, cioè la Causa dell’universo e il senso pieno della vita, così come ho il dovere morale (e lui il diritto) di conoscere la Verità piena e il Dio vero che è Gesù Cristo (vero non perché lo dico io o voglia imporgli la mia fede, ma perché ho i motivi anche ragionevoli per capire che Gesù Cristo è risorto ed è davvero l’unico vero Dio e l’unico Salvatore dell’uomo – vedi catechesi e domande in merito).
Tutto ciò non dovrebbe appunto essere sufficiente per comprendere che la bestemmia, cioè l’ingiuria e l’offesa a Dio (tanto più a Dio-Amore rivelatosi pienamente in Cristo), sia la più grave offesa di fronte ad un credente (perché appunto Dio è per lui Tutto, il massimo valore, il significato pieno e il supremo amore della sua vita!)? Che quindi offendere Dio è più che offendere sua moglie e i suoi figli o ciò di cui più importante c’è nella sua vita?
Tutto ciò permette di comprendere perché la bestemmia debba essere estirpata dalla vita pubblica e impedirla sia un dovere anche dello Stato, come di chiunque sia responsabile di una comunità, anche lavorativa, scolastica o sportiva.
La doverosa difesa (anche da parte dello Stato) dell’identità culturale e religiosa della società e della Nazione
Vigilare sul rispetto della “libertà religiosa”, impedendo ogni attacco, violenza e discriminazione (anche verbale) nei confronti delle proprie convinzioni religiose, non è solo garanzia di rispetto per ciò che di più profondo alberga nel cuore dell’uomo (e che nessuno può assolutamente violare), né si tratta di garantire un “privilegio” di un gruppo sociale (ad esempio una religione o Chiesa), ma riveste pure il ruolo di difesa del proprio patrimonio storico-culturale, cioè dei fondamenti stessi della propria plurisecolare civiltà e che caratterizza la vita stessa di un popolo e di una Nazione o addirittura di un Continente.
In questo senso, se in determinate condizioni di emergenza, può essere doverosa, sia pur regolata, l’accoglienza di profughi da Paesi in guerra o colpiti da particolari calamità naturali (e allora in tal caso deve essere attuata con regolari mezzi di trasporto, non clandestini o incoraggiando persino un turpe traffico di esseri umani), ciò non significa che si debba porre a repentaglio la propria identità culturale, sociale e religiosa (è tra l’altro più facile un’integrazione per chi ha ad esempio la stessa religione del popolo che accoglie). Ciò è ben diverso da un’accoglienza indiscriminata o dall’accettare e perfino incoraggiare una selvaggia immigrazione clandestina (talora a priori in netta e persino violenta* opposizione contro il Paese ospitante e la sua identità culturale e religiosa), secondo il pregiudizio illuminista e massonico di annichilire o poter sommare artificialmente identità talora difficilmente commensurabili, per creare un New World Order così più facilmente manipolabile e governabile.
* cfr. News 10.05.2021, 9.04.2021, News 2.01.2021 (si veda ad esempio l’attentato islamico del 29.10.2020 nella cattedrale di Nizza, con morti e feriti durante la S. Messa, da parte di un tunisino sbarcato in Italia solo 9 giorni prima!).
Per questi motivi un’autorità (ad esempio chi è responsabile dell’informazione, della cultura, dell’educazione, della scuola, di una manifestazione culturale, sportiva o dello spettacolo), e lo Stato stesso, deve vigilare perché sia rispettata la religione e sia impedita la bestemmia come ogni attacco o ingiuria contro il senso religioso, magari mascherando questo dileggio sotto il pretesto dell’informazione, della satira* o dello spettacolo**.
* cfr. ad es. la grave questione del giornale satirico francese Charlie Hebdo (e la violenta reazione islamica alle offese a Maometto fatte dal giornale; ma tale rivista aveva appena fatto vignette oscene sulla SS.ma Trinità) (vedi News 2.01.2021);
** persino in spettacoli della massima incidenza sociale [come ad es. il Festival di Sanremo, come abbiamo visto anche di recente; ma vedi anche nel 2020 (cfr. News 8.02.2020) e nel 2021 (cfr. Flash-News 16.04.2021)], osano da tempo irridere palesemente la fede cristiana (tra l’altro lautamente pagati e a spese dei cittadini, cattolici compresi).
Solo contro la fede cattolica?
Assistiamo invece, e proprio in Italia (patria e centro del Cattolicesimo) alla continua irrisione pubblica della fede cattolica, della morale cristiana, della Chiesa, dei suoi ministri, della sua storia, non solo tra amici, fin da ragazzini, ma anche a livello sociale, culturale, scolastico, nel mondo della stampa, del cinema, degli spettacoli, della musica, così da poter parlare di vera e propria “cristiano-fobia”
(cfr. numerose News in merito, tra cui ad es. quelle del 2.01.2021, 11.12.2021, 13.08.2020, 11.03.2019, 2.04.2018).
Abbiamo visto e vediamo sempre più questo “vilipendio” della religione anche ai livelli più alti, ad esempio in spettacoli seguiti da milioni di spettatori e a spese dei contribuenti (v. appunto Sanremo); oppure in manifestazioni pubbliche, lautamente sponsorizzate, che tra l’altro dicono di opporsi alle discriminazioni (si pensi ad esempio alle manifestazioni e agli attacchi osceni contro la fede e i simboli cristiani perpetrati impunemente nei Gay-Pride; sono i primi a discriminare ed insultare chi non la pensa come loro, specie i Cattolici; tra l’altro non osano certo farlo coi musulmani – nei cui Paesi si prevede spesso perfino la pena di morte per gli omosessuali! – o con gli Ebrei).
In Occidente, in modo sempre più grave e preoccupante, sembra che si sia instaurata l’indisturbata consuetudine di poter impunemente attaccare, dileggiare, oltraggiare, ridicolizzare il cristianesimo (in particolare la Chiesa Cattolica, la sua bimillenaria storia, che ha creato le basi della nostra stessa civiltà occidentale, e il suo presente), anche mediante vere e proprie pressioni culturali e mediatiche, disinformazioni o falsificazioni di dati storici o di attualità, come pure censurando le immense opere di bene che da esso sono scaturite o tuttora sono poste in atto. E questo persino nelle scuole!
Chissà perché tutte queste laiche battaglie contro ogni tipo di discriminazione non parlino affatto della cristianofobia e neppure delle violente persecuzioni anticristiane nel mondo (il cristianesimo è la religione più perseguitata della storia e del pianeta! cfr. ad es. News, 8.01.2021 e 2.01.2021), ma anzi incrementino la discriminazione dei Cattolici e della fede cristiana.
Chissà ancora perché, anche tra le religioni, si attacca solo il cristianesimo (e in particolare la Chiesa Cattolica) e non ad esempio la religione ebraica* o quella musulmana**
(cfr. News, 2.11.2018; anche all’ONU si parla già di “islamofobia”, cfr. News 9.04.2021).
* gli ebrei, che godono com’è noto di un grande potere economico mondiale (influendo molto anche sui mezzi di comunicazione e sulla mentalità dominante, a tal punto da far passare come “antisemitismo” pure qualsiasi dissenso alle loro opere, persino alle politiche di Israele), hanno da oltre un secolo organizzato una Anti-Defamation League, che vigila su qualsiasi attacco, anche sui media, alla loro fede e sull’antisemitismo ed è in grado ad esempio di far censurare e ritirare qualsiasi pubblicazione venga considerata offensiva del loro credo religioso;
** come sappiamo, e come abbiamo visto più volte (v. appunto la questione Charlie Hebdo, ma prima ancora quella dello scrittore indo-inglese Rushdie), i musulmani, specie nelle loro frange più estremiste (comunque non smentite dai cosiddetti “moderati”), non vanno troppo per il sottile e passano per le armi (anche col terrorismo) chi osa offendere la religione islamica.
Non viene il sospetto, anche se uno non fosse Cattolico, che Satana attacchi proprio il cristianesimo e la Chiesa perché è la religione vera e l’unica che può salvare eternamente le anime?
Una considerazione sugli estremismi, anche contro la bestemmia, specie da parte musulmana
Certo, per impedire la bestemmia, si possono raggiungere anche degli eccessi violenti e insopportabili, come la “pena di morte” in molti Paesi islamici e certe leggi come ad esempio quella sulla “blasfemia” in Pakistan, usate in realtà per perseguitare i cristiani con qualsiasi pretesto, anche per vendetta personale (cfr. News, 10.09.2020, 8.05.2019, 30.01.2019, 8.01.2019).
La religione musulmana, che assai spesso quando è maggioritaria e assume il potere politico viene di fatto ad imporre il proprio credo religioso e a impedire (come reato, sancito persino con la pena di morte) una vera libertà religiosa (proibito convertirsi dall’Islam al Cristianesimo; obbligo per una cristiana di diventare musulmana, ad esempio per sposare un musulmano ed entrare magari nel suo ‘harem’), ha in alcuni Paesi assunto ed esteso in modo arbitrario il reato di “blasfemia”, con il quale quello che potrebbe essere un giusto divieto di oltraggio alla religione diventa di fatto un motivo di persecuzione e di eliminazione di altre fedi religiose (basta talora che due testimoni dicano di aver sentito una persona non essere d’accordo con Maometto perché essa venga denunciata e condannata persino alla pena di morte). Ovviamente in questi casi siamo di fronte a un abuso del dovere dello Stato di difendere la religione e di impedirne l’oltraggio.
Punizione della bestemmia da parte dello Stato laico
Come abbiamo sopra osservato, Stato “laico” non significa affatto che possa essere “neutrale” (perché la neutralità è impossibile, visto che siamo costretti a pensare e decidere, e anche solo il silenzio è già una scelta “di parte” e l’anarchia, peraltro impossibile, non significa tolleranza di tutto il male possibile) né tanto meno “ateo” o “agnostico” (come vorrebbe il pensiero illuminista massonico, come quello che ha fatto l’unitò politica dell’Italia nel Risorgimento, vedi Dossier e Documento).
Lo Stato deve garantire la libertà di coscienza ma anche il rispetto di tutti, specie dei valori più alti della persona. Deve inoltre avere particolarmente a cuore l’identità culturale e religiosa, che ha plasmato anche la storia, del proprio Paese.
Si comprende allora come la bestemmia possa e debba essere vietata e conseguentemente punita, non solo nei gruppi sociali (lo è ad esempio nello sport, anche nel calcio), ma anche dalle leggi dello Stato.
Si tratta appunto di garantire non dei privilegi, come se lo Stato abbracciasse una religione o rendesse obbligatori certi comandamenti religiosi, ma del rispetto, doveroso, per ciò che di più sacro e importante c’è nella vita di un cittadino, oltre per sè al dovere di difendere i valori più alti del proprio patrimonio storico e di civiltà.
Cosa vieta l’attuale legge Italiana (Codice penale) e le pene previste
Per i motivi sopra descritti, si tenga presente che, sia pur trasformato e aggiornato, il Codice Penale italiano (art. 724) vieta la bestemmia (ora non più riferita esplicitamente alla fede cristiana, ma in compenso allargata anche alle ingiurie contro i defunti) e commina le relative pene a chi contravviene tale norma.
Inizialmente l’articolo 724 faceva riferimento alla Religione dello Stato: “Chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la Divinità o i Simboli o le Persone venerati nella religione dello Stato, è punito con l’ammenda da £. 20.000 a £. 600.000”.
La Corte Costituzionale, con sentenza n. 440 del 18.10.1995, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale (se ne sono accorti dopo 40 anni?) delle parole “o i Simboli o le Persone venerati nella religione dello Stato”.
Nel 1999 il Decreto Legislativo n. 507/1999 art. 57 ha ulteriormente modificato l’articolo 724: “è punito con l’ammenda da £ 20.000 a 600.000” è mutato in “è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da £. 100.000 a 600.000” [nel secondo comma le parole “Alla stessa pena soggiace chi” sono sostituite dalle seguenti: “La stessa sanzione si applica a chi”]. Per cui l’art. 724 così recita: “Chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la Divinità è punito con la sanzione amministrativa da £. 100.000 a 600.000”.
Un’ulteriore trasformazione è stata introdotta nel 2000 (entrando nel merito, cosa che peraltro non è di competenza della giurisprudenza italiana ma semmai del Diritto canonico, ad esempio su cosa sia bestemmia e cosa no) e attualmente è in vigore la forma stabilita nel 2009.
Attualmente l’art. 724 (intitolato Bestemmia e manifestazioni oltraggiose verso i defunti) recita dunque così:
“Chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la Divinità, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da € 51,00 a € 307,00. La stessa sanzione si applica a chi compie qualsiasi pubblica manifestazione oltraggiosa verso i defunti”.
Si può osservare, rispetto al passato, che è certamente sparito il riferimento alla “Religione di Stato” e quindi alla “fede cattolica”. Qualcuno, tra i laicisti, ha finalmente esultato, come la fine di un privilegio e il trionfo della laicità dello Stato. A parte la falsa questione del “privilegio” o della “Religione di Stato”, quando invece si trattava semplicemeente di riconoscere l’identità culturale e religiosa del popolo italiano e della sua storia bimillenaria, in realtà il riferimento “contro la Divinità” non ha ristretto ma semmai ampliato il reato di “bestemmia”, estendendolo a tutte le forme religiose (potremmo dire a tutte le religioni e a tutto il mondo del sacro) e addirittura al mondo dei “defunti” (per cui stiano attenti i romani alle loro invettive contro “li mortacci…!”, che peraltro non sono invece vere e proprie bestemmie).
Si potrebbe semmai osservare perché invece siano stati arbitrariamente escluse le ingiurie contro la Madonna e i Santi (non sono divinità ma si tratta pur sempre di bestemmie), come pure verso i simboli o le persone inerenti al “sacro” (è lo Stato a decidere cosa sia sacro e cosa no? cosa sia bestemmia e cosa no? è di sua competenza?).
Si potrebbe infine osservare come, se tale legge fosse fatta rispettare (come doveroso da parte delle autorità dello Stato, dalle Forze dell’ordine e dagli educatori, nella scuola e nello sport, dai responsabili degli uffici pubblici), e fossero comminate le relative multe (da € 51 a € 307), non solo forse sparirebbero le tanto deplorevoli bestemmie (che in certe persone e in certe zone d’Italia sono addirittura un’intercalare, persino tra ragazzi), ma le casse dello Stato ne trarrebbero enormi benefici!