Nella deriva, tipica della modernità, della progressiva negazione della verità e perdita di fiducia nella capacità della ragione di scoprirla (tanto più se illuminata dalla fede in Cristo – vedi enciclica di Giovanni Paolo II Fides et ratio), la democrazia, non potendo appunto più essere fondata sulla verità e quindi su un’autentico bene da perseguire, rimane in balia di un potere sempre fluttuante (una questione cartesiana, di soli numeri, magari uno solo, per essere maggioranza o minoranza) ma in fondo fine a se stesso (l’unico problema del potere politico pare quello di come mantenere se stesso, oggi lo vediamo in modo sconcertante e persino spudorato, non importa più lo scopo e i mezzi per perseguire il bene comune!). Così la democrazia rischia di oscillare continuamente tra un relativismo-nichilismo che la condanna all’anarchia (ciascuno faccia quello che vuole, i governi ci devono mettere solo la firma) e nuove forme, magari subdole (culturali, finanziarie, sanitarie) di dittatura (vedi enciclica di Giovanni Paolo II Veritatis splendor, sp. n. 101).
[Qualcosa di questo dilemma appariva persino già nella Repubblica di Platone]
Per questo il rapporto tra Stato e religione è sempre problematico, dialettico, anche se necessario. Chi può e deve indicare cosa sia il bene da perseguire e il male da evitare o quanto meno da limitare? Non può indicarlo né un tiranno né la maggioranza (perché la verità non dipende dal consenso). Ed ecco i pericoli che spesso si ripresentano: da un lato il potere potrebbe sostituirsi alla religione, facendosi esso stesso religione (Stato assoluto) e inventore del bene e del male, dall’altro potrebbe fare della religione qualcosa di funzionale a se stesso (“instrumentum regni”), oppure potrebbe cercare di distruggere la religione, perseguitandola (come ha fatto e fa ad esempio il comunismo, negando cioè il diritto fondamentale della libertà di coscienza e di religione).
All’opposto la religione potrebbe diventare essa stessa potere dispotico, a tal punto da rendere persino obbligatoria una fede e il suo culto (teocrazia, fondamentalismo; come nell’Islam; contrariamente a quanto forse molti pensano, neppure nel Medioevo la Chiesa ha fatto questo, infatti gli atti di fede e di culto non sono mai stati obbligatori, e neanche potrebbero esserlo, essendo necessariamente sorgivi dall’interiorità; infatti neppure l’Inquisizione aveva giurisdizione su chi non voleva essere cattolico, vedi). Oppure, al contrario, la religione potrebbe essere ridotta a qualcosa di puramente interiore, di coscienza e per nulla incidente nella vita sociale e pubblica (anche politica), addirittura persino estranea dalla concretezza e totalità della stessa vita personale, una religione confinata appunto in sole convinzioni interiori o al massimo in atti di culto pubblici (è ciò cui vorrebbero ridurla il pensiero e il potere illuministico-massonico o il cosiddetto “modernismo”, oggi più che mai imperanti, dove cioè i criteri delle scelte e della vita devono essere dettati da altro, poi di fatto dal pensiero e cultura dominanti, pena l’essere accusati di esagerazione, se non di integralismo e fondamentalismo); ma, così ridotta, non sarebbe più un’autentica religione ma un vago ‘senso religioso’ (infatti, in nessuna civiltà della storia, la religione è mai stata riducibile a semplici atti di culto, che pur sono il suo centro propulsore personale e comunitario, ma è stata sempre ciò che più ha inciso sull’intera civiltà).
Il cristianesimo, rettamente inteso, ha fondato invece la possibilità di una vera laicità. Pur impegnandosi doverosamente per la progressiva e mai completa instaurazione del Regno di Dio sulla Terra – appunto preghiamo che “Venga il tuo Regno!”, come Gesù stesso ci ha insegnato (“Viva Cristo Re!”, gridavano ad esempio i Cristeros messicani che si opponevano anche con le armi e fino al martirio al violento potere massonico che voleva distruggere la fede cattolica del Messico, vedi delle sequenze del film Cristiada, cfr. News del 16.03.2021), un Regno che qui deve iniziare e crescere, ma che troverà il suo compimento solo nell’Aldilà – il cristianesimo relativizza sempre ogni potere politico e storico, che può perseguire certi beni ma non può stabilire il significato delle cose né dare la felicità; infatti, quando le ideologie, le politiche e le rivoluzioni anticristiane della modernità hanno preteso di creare il Paradiso sulla Terra ne hanno sempre fatto un Inferno, come ci testimoniano tragicamente le dittature e le guerre del XX secolo. Il cristianesimo garantisce ad ogni uomo sia il diritto alla libertà religiosa che il dovere di cercare e seguire la vera religione, mentre lascia al potere politico e allo Stato, dove peraltro i credenti devono avere posto senza nacondere le loro convinzioni scaturite dalla fede e dalla ragione, una “relativa autonomia” nella gestione della “cosa pubblica” (cosa negata appunto dall’Islam), senza con ciò permettere appunto allo Stato di sostituirsi a Dio (oggi il potere politico non lo fa quasi mai in modo plateale, come ai tempi di Nerone, ma in modo subdolo, cioè pretendendo di inventare a piacimento, o a forza di maggioranze sempre variabili e magari pilotabili, il bene e il male, anche su questioni fondamentali della vita dell’uomo, giungendo persino a pervertire la natura umana e i suoi costitutivi fondamentali). Questa relativa autonomia, che non giunge appunto a sostituirsi a Dio sulle questioni etiche fondamentali, è quanto in fondo Gesù stesso ha espresso nella celebre risposta “Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio” (Mc 12,17), da intendersi però non in senso riduzionista, come appunto se le cose di Dio fossero solo quelle interiori o cultuali, o, per riferirci al Risorgimento italiano, non nel senso del celebre quanto ambiguo e falso detto di Cavour “libera Chiesa in libero Stato”, che infatti permetteva poi al Piemonte, man mano che avanzava alla conquista d’Italia, di sopprimere ad esempio tutti gli Ordini religiosi e le scuole cristiane e incamerava peraltro i beni della Chiesa [vedi nel sito il Dossier e il Documento].
[Su questa complessa ma decisiva questione morale e giuridica, vedi nel sito l’ampio Documento sulla cosiddetta “Dottrina sociale della Chiesa”]
Non si può dunque procedere all’edificazione di una società e persino di uno Stato senza affrontare la questione della verità (vedi), cioè del bene (da perseguire) e del male (da evitare), senza riferirsi a dei valori da condividere e su cui costruire la “casa comune”. Senza questa base oggettiva, la società, la politica e lo Stato scadono in un relativismo e in una idea di tolleranza, che sembra buona, ma, considerando equivalente ogni posizione, rende invece impossibile ogni vivere comune, ogni politica e persino ogni democrazia (quale bene garantire e quale male impedire?). La società e la politica scadono così in una lotta di potere e in un conflitto di interessi, dove alla fine sono gli uni contro gli altri. E chi crede che la soluzione stia nel noto aforisma “la mia libertà deve finire dove comincia quella degli altri” non si accorge che esso è vuoto, perché non indica cosa sia la libertà [senza la verità e il bene anche la libertà rimane vuota (come avere un’auto ma senza strade!); inoltre la questione morale, cioè del bene e del male e di una libertà comunque ancora da indirizzare verso il bene, riguarda anche la vita privata; e se lì lo Stato deve entrarci il meno possibile, però dei beni da garantire e dei mali da cui proteggere deve comunque occuparsi anche in questo ambito (può infatti obbligare a fruire di un bene, come ad esempio un’istruzione minima obbligatoria, o a non farsi del male, ad esempio avere il casco in moto o la cintura di sicurezza in auto)]; va poi ancora stabilito dove si ponga tale confine tra le libertà (se uno è più forte di un altro, magari economicamente, dove sta il confine tra le due libertà?) e ultimamente fa sentire gli altri come un ostacolo alla propria libertà (ecco perché J. P. Sartre giunse a dire “l’inferno sono gli altri”, perché se non ci fossero io sarei più libero). Dunque non è in quella frase, tanto celebre quanto vuota e persino falsa, la risposta alla questione.
Ecco perché il pensiero moderno, abolita progressivamente la certezza di una verità e di un bene “oggettivi” (relativismo), va incontro a sempre nuove aporie e rende ultimamente impossibile anche la costruzione della società e dello Stato.
Dato però che comunque dobbiamo vivere in una società, dove c’è un bene da perseguire ma anche un male da cui difendersi [visto che ci sono nell’uomo le conseguenze del “peccato originale” e il pensiero moderno che l’ha negato si trova poi a non poter risolvere il problema da dove sorga il male, dando sempre la colpa ad altri o ad altro (società, sistemi, psiche), immaginando l’uomo naturalmente buono (L’Emile di Rousseau) o il primitivo “buon selvaggio” (quando invece facevano anche cose atroci)] l’organizzazzione della “cosa pubblica” e dello Stato oscilla sempre tra una propria assenza (anarchia o laicità come tolleranza di tutto) e una propria eccessiva e ossessiva presenza (tentazione totalitaria di uno Stato assoluto, assai presente anche nelle attuali democrazie, anche sotto la forma di nuovi poteri telematici, dove dal grembo materno al letto di morte lo Stato vuol governare e persino decidere tutto di noi).
Stato laico o Stato assoluto?
Il caso Francia (tra laïcité, Cristianesimo e Islam)
La Francia, dopo esser stata considerata nei primi 16 secoli cristiani la figlia prediletta della Chiesa (addirittura il Presidente francese ha ancora diritto ad uno stallo nel Coro della cattedrale di Roma, S. Giovanni in Laterano), con la modernità (Illuminismo, Rivoluzione) è diventata invece, almeno nelle oligarchie che hanno gestito e gestiscono il potere, la culla culturale e politica della violenta opposizione alla fede cattolica, mantenendo tuttora una visione di laicità (laïcité) che assomiglia tanto all’ateismo, se non appunto al nichilismo, e che di fatto pone lo Stato al di sopra della religione, se non additando se stesso come vera religione e nuovo Assoluto.
Inoltre, dopo essere stata la patria della modernità ed essendo infine sprofondata, specie con le nuove generazioni, nel più vuoto nichilismo (anche il ’68 è infatti nato lì), ora la Francia è il primo Paese della UE per presenza musulmana.
Potremmo osservare che la Madonna stessa, nel XIX secolo, ha non a caso prediletto la Francia, per far fronte a questa deriva anticristiana, con le sue celebri apparizioni [Rue du Bac (1830), La Salette (1846), Lourdes (1858); per non parlare della apparizioni, minori ma altrettanto importanti e comunque riconosciute dalla Chiesa, quali ad esempio quelle di Pontmain (1871) e Pellevoisin (1876)]
Le questioni culturali e politiche sopra accennate, che impegnano i rapporti tra Stato e religione, e al fondo la questione stessa della verità, diventano ormai improcrastinabili, anche per chi si ostina a rimanere nella più ambigua idea di tolleranza, accoglienza, inclusione (parole ‘mantra’ della cultura dominante) e pure in quel conseguente immigrazionismo selvaggio (cfr. News 29.12.2020), tanto caro ai ‘poteri forti’, che vorrebbero anche così distruggere (probabilmente a proprio vantaggio) ogni identità, cultura, religione.
Torna però alla ribalta la questione di un falso concetto di laicità e di Stato sopra accennati.
La Francia, infatti, se conosce da tempo la questione della presenza di sempre più ingenti forme di immigrazione, non solo dalle sue ex-colonie (su cui peraltro ancora esercita e trae un forte influsso economico), ora si trova a dover comunque fronteggiare una massiccia invasione musulmana; una presenza talora talmente problematica e persino ingovernabile, che l’ha portata pure ad avere, all’interno stesso delle sue città e del suo territorio, vere e proprie “enclavi” islamiche, dove non solo regna la shari’a e la violenza, ma di fatto sono inaccessibili non solo ai non musulmani ma dove lo Stato stesso pare interdetto! (cfr. News del 20.01.2020 e del 2.01.2021, ma già quelle del 5.03.2019 e 2.10.2018)
Nel 2020 la Polizia nazionale ha già potuto schedare in Francia la presenza di decine di migliaia di musulmani violenti, ostili all’Occidente e al cristianesimo e pericolosi per la società (in una recente indagine risultava ad esempio che tra i 60.000 musulmani salafiti presenti, 15.000, cioè ¼, erano segnalati come particolarmente violenti).
Secondo lo stesso Ministero dell’Interno ormai ci sono in Francia 150 zone a predominio islamico, dove non solo lo Stato è assente, ma è addirittura interdetto! Si tratta di intere aree fuori controllo, dove regna la shari’a! Ad affermarlo è lo stesso Ministero dell’Interno, in una comunicazione ufficiale ai Prefetti. Si tratta di vere e proprie enclavi, zone abitate da immigrati provenienti soprattutto dal Nord Africa e dall’Africa sub-sahariana, molti dei quali anche di terza generazione, dove addirittura la polizia cerca ormai di non entrare; cioè lo Stato è interdetto!
Persino l’azienda di trasporti pubblici di Parigi (Ratp), ad esempio, per poter raggiungere coi mezzi pubblici certe zone della periferia, ha dovuto assumere autisti musulmani, perché gli altri si rifiutavano ormai di guidare in quelle zone, nel terrore di essere colpiti. Si tratta anche di zone dove la disoccupazione giovanile raggiunge il 60%; ma dove c’è traffico di droga, prostituzione, ricettazione e continui scontri tra bande.
Non si tratta più solo di certi sobborghi delle grandi città come Parigi, Lione e Marsiglia, ma anche di diverse città del dipartimento del Nord [ad esempio Maubeuge (dove persino un Partito musulmano ha ottenuto il 40% dei voti), Denain, Roubaix], ma anche dell’Alta Savoia (Annemasse, Bourg-en-Bresse, Oyonnax, Bourgoin-Jallieu).
Il Ministero degli Interni ha rilevato 8000 radicalizzati islamici, pronti ad attaccare. In 4 anni è riuscito a sventare 61 attentati terroristici islamici, ma negli ultimi 2 anni si sono comunque realizzati 34 attacchi da parte di questi gruppi.
Inoltre, per il capo dell’antiterrorismo francese, Jean-François Ricard, per questi gruppi musulmani radicali “l’obiettivo primario (da colpire) è comunque la Chiesa cattolica”!
Però, solo nel corso del 2020, sono già stati scarcerati 1.200 islamici precedentemente arrestati per terrorismo!
Tutto ciò si somma ai terribili attacchi terroristici islamici che il Paese ha già dovuto subire!
Solo negli ultimissimi anni ricordiamo:
7.01.2015 (Parigi): attacco islamico contro la sede del giornale satirico Cahrlie Hebdo, in risposta alle vignette su Maometto stampate dalla rivista (12 morti e 11 feriti; uccisi anche i 2 terroristi); due giorni dopo, il 9.01.2015, un complice degli attentatori, barricato in uno dei supermercati della catena kosher Hypercacher a Porte de Vincennes, uccide 4 persone prese in ostaggio e una poliziotta (viene ucciso anche l’attentatore);
13.11.2015 (Parigi): attentato plurimo al teatro Bataclan, allo Stade de France e in 3 ristoranti (130 morti);
14.07.2016 (Nizza): un camion si lancia contro la folla sulla celebre Promenade des Anglais (87 morti e 302 feriti);
26.07.2016 (Saint-Étienne-du-Rouvray, Rouen): due islamici irrompono in una chiesa durante la S. Messa e uccidono (sgozzano) l’anziano sacerdote celebrante (Jacques Hamel).
22.10.2020 (Conflans (Parigi), il prof. Samuel Paty, di 47 anni, è trovato decapitato, dopo che aveva mostrato alla sua scolaresca, in una lezione sulla libertà di espressione, una vignetta su Maometto;
Dopo questa decapitazione, molti professori, che osano criticare la violenza islamica, devono vivere “sotto scorta” perché minacciati. Così il prof. Klaus Kinzler, dell’Istituto di studi politici di Sciences di Grenoble, costretto a vivere sotto scorta dopo che il suo nome e il suo volto sono apparsi sui muri dell’università con la scritta “fascista islamofobo”. Stessa sorte per il collega prof. Vincent Tournier. Pure un’insegnante di Tolosa, Fatiha Agag-Boudjahlat, è stata messa sotto scorta. Anche un docente di storia e geografia di Les Battières, che ha tenuto un corso sulla libertà di espressione, è stato minacciato e per questo è stato trasferito in un’altra scuola. Una professoressa dell’Università Aix-Marseille è stata accusata di islamofobia e minacciata di morte. Un professore di filosofia di Trappes, Didier Lemaire, è stato messo sotto scorta e ha dovuto lasciare l’insegnamento. “Farai la fine di Paty” è stata la minaccia per un professore di Annecy. Casi simili si sono registrati a Nizza, a Lione, a Noisy-le-Grand, a Savigny-le-Temple, a Nimes…
29.10.2020 (Nizza): il tunisino Brahim Aouissaoui (21 anni, sbarcato a Lampedusa solo 9 giorni prima!), entra nella Cattedrale e al grido di «Allah Akbar!» sgozza con un coltello di 30 cm. il sacrestano (Vincent Loqués, 55 anni, sposato con 2 figli), decapita una donna (Simone Barreto Silva, 60 anni) e ne ferisce un’altra (Nadine Dervilles, 44 anni), che riesce a scappare ma morirà poco dopo a causa delle ferite riportate
Se per anni la politica francese è stata praticamente silente se non complice di tale situazione, una violenza alimentata certo da un’immigrazione selvaggia ma presente anche in islamici residenti in suolo francese (a proposito di “ius soli”!) già da 3 generazioni, ora la questione è diventata talmente grave ed esplosiva da costringere il governo a prendere decisioni anche forti, mediante leggi apposite ed interventi mirati delle forze dell’ordine.
Già il 26.11.2020 il Ministro degli Interni Gérald Darmanin ha ordinato finalmente di indagare su 76 moschee o luoghi di preghiera musulmana o scuole coraniche (16 solo in Parigi), dove pare che gli imam predichino l’odio contro l’Occidente e gli infedeli. Verranno ora controllati anche i loro finanziamenti dall’estero.
Da un’assenza ad un intervento eccessivo dello Stato
Però anche in questa grave questione lo Stato “laico” si trova appunto di fronte ad un’impasse: se ha e deve avere il potere di garantire la libertà e il rispetto per tutti (anche di non offendere la religione di alcuno, sia musulmano che cristiano!), deve però obbligatoriamente dare un giudizio etico (anche la predicazione e l’incitamento alla violenza deve essere proibito, fosse anche di matrice religiosa), ma non può dare giudizi sui contenuti teologici e religiosi, perché non ha questo potere e non è competente su questo (sarebbe appunto non uno Stato laico ma uno Stato che si mette sopra la religione e persino sopra Dio). Come risolvere il problema, una volta che si è ammesso che la ragione non può dare un giudizio obiettivo e appunto razionale, almeno di ordine etico? Può decidere lo Stato cosa sia vero e cosa no, cosa sia bene e cosa sia male? È evidente che lo Stato deve riconoscere la propria impotenza e persino incompetenza su questo e riconoscere che c’è qualcosa al di sopra di sé, da cui esso stesso dipende (una oggettività della morale e ultimamente una dipendenza da un Dio che ne sia il vero fondamento). Altrimenti pone se stesso come Dio, come assoluto; e non lo può essere, avesse anche il consenso popolare (la verità infatti non dipende dal consenso – vedi appunto nel sito la fondamentale questione della verità e della sua conoscibilità).
Così il governo Macron, dopo anni di declami sulla laicità e persino sull’accoglienza degli immigrati [compito però che sembrava dovesse essere relegato all’Italia, per bloccare invece i porti francesi e le sue frontiere a Ventimiglia e addirittura venire a bloccarle persino in Italia (a Bardonecchia!) o in altri confini italo-francesi (dimenticando tra l’altro che proprio la Francia ha violentemente contribuito alla destabilizzazione totale della Libia, per trarne vantaggi economici, generando anche questa enorme, drammatica e incontrollata emigrazione clandestina)], ebbene il Presidente ha colto subito l’occasione per mettere di nuovo le mani sulla religione in genere e persino sulla Chiesa Cattolica (l’aveva tentato anche con le restrizioni per la pandemia, ma si è trovato di fronte alla forte opposizione anche dell’episcopato, v. News 2.01.2021), con una nuova legge detta “contro il separatismo”. La nuova legge infatti, ufficialmente denominata “per il rispetto dei principi della Repubblica”, voluta dal Presidente Macron e indicata dal Ministro degli Interni Dermanin come «un nuovo strumento dello Stato per combattere il separatismo e proteggere i cittadini dagli attentati», preoccupa tutte le confessioni religiose e la stessa Chiesa Cattolica. Infatti, al di là del doveroso tentativo di porre fine al fondamentalismo e separatismo islamico, tale legge, mettendo sotto controllo dello Stato addirittura i contenuti religiosi e morali delle omelie e delle catechesi di tutte le religioni e della stessa Chiesa Cattolica, andrebbe a minare la stessa “libertà religiosa” e le stesse libertà fondamentali («di culto, di associazione, d’istruzione e persino la libertà di opinione»); così si sottolinea ad esempio in una lettera congiunta dei rappresentanti della Chiesa cattolica, di quella ortodossa e di quelle protestanti presenti in Francia, pubblicata su Le Figaro.
Non dimentichiamo infatti, come ha sottolineato mons. Marc Aillet (vescovo di Bayonne), che “la Repubblica Francese è nata in un clima apertamente ostile alla Chiesa cattolica, alla sua influenza e alla civiltà giudaico-cristiana che incarna”, il tutto considerato già dall’Illuminismo come un “oscurantismo” medievale da superare.
Sottolinea ancora mons. Aillet: «Con questa legge, chiamata contro il separatismo, si passerebbe da un regime di separazione (sancito dalla legge del 1905) a un regime di subordinazione delle religioni allo Stato. Alla fine, è riprendere la pretesa di Napoleone di porre le religioni in Francia sotto la supervisione dello Stato. Questo è ciò a cui si arriverà in Francia con questo controllo della libertà religiosa! La legge cosiddetta sul “separatismo” si applica infatti a tutte le religioni e non nomina mai il separatismo islamista, l’unico preoccupante».
Anche la filosofa, teologa e saggista cattolica franco-canadese Aline Lizotte denuncia le minacce totalitarie del governo che si nascondono dietro questa legge (vedi).
Succede anche in … Danimarca
Anche la Danimarca vara una legge che permette allo Stato di controllare le catechesi e le omelie, pure delle chiese cristiane. Apparentemente è una doverosa anche se tardiva presa di posizione contro quell’istigazione all’odio per l’Occidente e agli “infedeli” che troppo spesso viene predicata da molti imam in tante (sempre più numerose) moschee danesi. In realtà il provvedimento riguarda tutte le religioni. In altri termini: lo Stato controllerà e giudicherà (e ammetterà o meno) ogni predicazione e contenuto religioso.
Vivaci e ufficiali proteste si sono infatti sollevate sia dalle Chiese protestanti come dai Vescovi Cattolici, come pure da parte della stessa COMECE (Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea), nella persona del suo Presidente il card. Jean-Claude Hollerich (vedi; vedi). È stato sottolineato che si tratta di un ‘totalitarismo’ che non si vedeva in Europa dai tempi del nazismo e del comunismo. In questo modo sparisce la libertà religiosa e lo Stato comanda anche sulle attività interne e liturgiche della Chiesa (del resto cosa che abbiamo visto anche da noi, con la scusa dell’emergenza sanitaria).
Islamofobia?
Tra le astuzie del pensiero dominante, sappiamo che c’è anche quella di inventare vocaboli-mantra, quasi nuovi dogmi per impedire ogni dissenso. Tra queste, come vediamo, anche la parola “fobia” (abusata e tratta per sé dalla psichiatria e psicologia, che la considerano una patologia) che viene usata, come desinenza, per demonizzare e persino perseguire penalmente anche solo chi non è d’accordo con una determinata ideologia (vedi le leggi sull’omofobia) o religione.
[Gli ebrei usano invece la parola “antisemitismo” talora anche semplicemente per ostracizzare chiunque non sia d’accordo con le loro scelte e persino con quelle dello Stato d’Israele]
Ora anche i musulmani immigrati in Occidente hanno raccolto questa astuzia verbale, cominciando a divulgare la parola “islamofobia” per denunciare qualsiasi giudizio contrario non solo alla loro fede e morale ma persino alla loro violenza (ma se è vero che non tutti i musulmani sono violenti è però vero che nel mondo la violenza islamica è la più estesa e feroce, tra l’altro quasi mai ufficialmente condannata anche dai musulmani cosiddetti “moderati”).
In realtà, come pochi sanno ma come tra queste News spesso testimoniamo (solo per questo 2021 vedi quelle del 2.01.2021, 8.01.2021, 20.01.2021, 23.02.2021, 10.03.2021 e 27.03.2021), l’unica vera fobia, di proporzioni immense e terribili nel pianeta, è la “cristiano-fobia”, che invece non fa mai notizia.
Che la parola “islamofobia” stia facendo ormai presa, anche ad alto livello, è testimoniato dal recente intervento del Segretario generale dell’ONU Antonio Guterres in occasione appunto della Giornata mondiale contro l’islamofobia (15.03.2021), organizzata a New York dall’Organizzazione per la cooperazione islamica, discorso in cui ha fortemente denunciato la crescita dell’islamofobia nel mondo ed ha parlato persino di “islamofobia che uccide”! Peccato che fossero pure presenti all’incontro, nella sede ONU, ad esempio i rappresentanti del Pakistan (che con grande facilità condanna a morte i non-islamici per “blasfemia”) e della Turchia (che ha le prigioni piene di scrittori e giornalisti che hanno osato criticare il regime islamico).
E’ a questo punto che anche 50 Accademici di Francia, di fronte alla folle protesta contro una presunta islamofobia e a chi vorrebbe addirittura di conseguenza una particolare protezione in favore dei musulmani (come avviene appunto già per il mondo Lgbt+ con le leggi sull’omofobia), hanno redatto un manifesto per denunciare come ciò porterebbe ad un’ulteriore limitazione della libertà di pensiero (alla stregua di ciò che avviene appunto in Pakistan con la legge sulla blasfemia, che permette in pratica di giungere pian piano ad incarcerare chiunque dissenta dall’Islam).
Intanto succede a … Strasburgo!
Significativamente proprio a Strasburgo, cioè nel centro nevralgico dell’Europa, sorgerà la moschea più grande d’Europa. Così la storica e affascinante città francese, al confine con la Germania e con una stupenda cattedrale gotica che ha compiuto da poco 1000 anni, oltre ad essere la sede del Parlamento Europeo e del Consiglio d’Europa, diverrà anche la capitale europea dell’Islam!
Paradossalmente lo stesso Consiglio comunale della città ha stanziato 2,5 milioni di euro per la costruzione della moschea; mentre ai restanti 30 milioni, necessari per realizzare il progetto, ci penserà invece Erdoğan (Turchia)!
Intanto Millî Görüs, la grande associazione islamica turca che opera in Europa ed ha voluto anche tale moschea, a difesa del più integralista Islam politico, s’è già rifiutata di firmare la “Carta dei principi dell’Islam di Francia” (redatta quest’anno da diversi musulmani francesi, promossa e accolta con entusiasmo da Macron, sperando di regolamentare così un poco la presenza islamica nel Paese). Del resto, delle circa 2400 moschee presenti in Francia, oltre 1600 non l’hanno sottoscritta! (leggi)