Pare che lo Spirito Santo parli oggi spesso attraverso la santità dei … giovanissimi. Come recita il Salmo 8: “Con la bocca dei bimbi e dei lattanti, affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli”.
Nonostante che i media difficilmente ne parlino e la maggior parte dei loro coetanei non conoscano più Gesù e vivano in un drammatico vuoto spirituale, che causa loro tanto male, nello spirito, nella psiche e talora anche nel corpo (v. sotto la News del 17.01.2021), dal deserto fioriscono qua e là bellissimi fiori di santità di bambini e di ragazzi, che sono un vero segno della presenza del Risorto e dell’opera dello Spirito nel mondo d’oggi. Fiori talora recisi assai presto dalla vita terrena, perché agli occhi di Dio già maturi per Lui, ma il cui profumo di santità si espande rapidamente nel mondo intero e attira anche molti loro coetanei. E proprio il dolore e la morte così precoce di molti di loro assume la valenza di un prezioso sacrificio offerto a Dio, in unione a Cristo Crocifisso, pure per la conversione e salvezza eterna di molti ragazzi e giovani, così come dei più bisognosi della Sua misericordia. (vedi ad es. il sito giovani santi)
Sono già molti coloro che nel mondo conoscono la testimonianza e il sacrificio offerti dal giovane ragazzo milanese Carlo Acutis, nato nel 1991 e morto nel 2006, beatificato lo scorso 10 ottobre (ne abbiamo parlato molte volte, v. ad esempio News 23.02.2020) (vedi).
Veneriamo con commozione il santo ragazzo messicano José Sánchez del Río (1913-1928), canonizzato il 16.10.2016 (v. News a questa data), che al grido di “Viva Cristo Re!” – partecipando, nonostante la giovanissima età, all’eroica epopea dei Cristeros – si oppose fino al martirio alla dittatura massonica che all’inizio del secolo scorso voleva estirpare con tutte le forze la fede cattolica dal Messico [vedi la scena del martirio nello straordinario film Cristiada (2011, vedi il trailer)].
Come non ricordare poi la santità eroica, e non solo per la grazia di aver visto la Madonna, dei piccoli veggenti di Fatima Giacinta (Jacinta de Jesus Marto, 1910-1920) e Francesco (Francisco de Jesus Marto, 1908-1919), andati in Cielo molto presto, come predetto dalla Madonna stessa, e già proclamati Beati da Giovanni Paolo II il 13.05.2000 (a Fatima, alla presenza di Lucia, la cuginetta che ha condiviso da protagonista quelle apparizioni mariane) e Santi da Francesco il 13.05.2017 (sempre a Fatima, nel centenario della prima apparizione).
Per Lucia (Lúcia de Jesus Rosa dos Santos, 1907-2005), diventata suora e vissuta a lungo, morta solo poche settimane prima di Giovanni Paolo II, è in corso la causa di beatificazione. (Sulle apparizioni di Fatima v. il Dossier e un bel film girato quando ancora era viva Lucia).
A Roma c’è poi la commovente e straordinaria testimonianza della piccola Nennolina (1930-1937). Antonietta Meo (questo il suo nome) è una bambina vivace ed allegra, con una gran voglia di giocare; ma un giorno si fa male sbattendo il ginocchio su un sasso, nel giardino dell’asilo. Il dolore non passa, i medici diranno: “osteosarcoma”. Si dovrà amputare la gamba. Il resto della sua brevissima vita è una vera Via Crucis, fra atroci dolori, spesso ricoverata in ospedale, fino alla morte, che la raggiunge a soli sei anni e mezzo. Nonostante l’età, oltre alla testimonianza di chi l’ha conosciuta, Nennolina ci ha lasciato un diario e più di cento letterine rivolte a Gesù, Maria e Dio Padre, che rivelano una vita “mistica” davvero straordinaria! Iniziato il processo di beatificazione e nel 2007 già dichiarata “Venerabile” da Benedetto XVI, sarebbe la santa (non martire) più giovane della storia della Chiesa. (vedi)
Abbiamo poi più volte ricordato (cfr. News 15.04.2018, 5.10.2013, 27.11.2013 e libro consigliato il 14.05.2011) il beato Rolando Rivi (1931-1945), il seminarista emiliano di 14 anni, rapito, barbaramente torturato e ucciso dai Partigiani comunisti nel 1945, semplicemente perché voleva farsi prete e anche in vacanza indossava la vesta talare, come allora si faceva già da giovani seminaristi e nonostante gli fosse sconsigliato per il pericolo a cui ciò lo esponeva. (vedi)
L’anno scorso (v. News 8.05.2020) sono state riconosciute dal Papa le “virtù eroiche” del giovane italiano Matteo Farina (1990-2009), che ci ha lasciato una testimonianza esemplare di profonda fede e vita cristiana, e sarà presto proclamato Beato. (vedi)
Il 21 gennaio scorso il Papa ha riconosciuto le “virtù eroiche” anche del giovane seminarista, già del secolo scorso, Pasquale Canzii (detto Pasqualino, 1914-1930), che fin da ragazzo era solito dire “voglio farmi santo presto!”; visse infatti santamente e morì all’età di 15 anni (leggi).
Ed ecco la testimonianza di santità offertaci da una bambina di 10 anni, morta a Madrid qualche giorno fa (il 7 marzo), ma che sta già facendo il giro del mondo: Teresita Castilla de Diego.
(Testimonianza riportata da padre Alvaro Cardenas Delgado, sacerdote amico di famiglia)
La piccola era nata in Russia (Siberia) e all’età di 3 anni era stata adottata da genitori spagnoli. Nonostante questo sbocciare non facile della sua esistenza, Teresita era una bambina “gioviale, allegra, enormemente socievole e comunicativa, amava la sua famiglia e viveva tutto con intensità”. Manifestò molto presto “una vita spirituale semplice, ma assai profonda e forte”. Come tutti i bambini amava molto giocare; ma negli ultimi anni andava a Messa tutti i giorni (nella sua stessa scuola, tenuta dalle suore Figlie di N. S. del Sacro Cuore, a Galapagar, poco a nord di Madrid) e riceveva con vera devozione la S. Comunione. Manifestava un particolare e tenerissimo amore per Gesù, unito ad un sempre vivissimo desiderio di essere “missionaria”. La mamma racconta che era poi molto sensibile nei confronti dei poveri e degli ammalati e “nessuno le era indifferente; ha dato il suo amore a tutti. Parlava con trasporto anche a chi capitava per casa, al postino, coi negozianti, così come si fermava a parlare anche col povero mendicante alla porta della chiesa”.
Nel 2015, all’età di soli 5 anni, si scopre nella piccola Teresita un tumore al cervello. Fu subito operata; poi fece la chemioterapia. Il problema sembrava risolto; ma tre anni dopo, nel 2018, il tumore è ricomparso. Venne sottoposta in Svizzera ad un nuovo intervento chirurgico e ad un nuovo trattamento. A fine dello scorso anno (2020), quando pareva stesse meglio, ebbe pure un incidente durante il gioco e il 2 gennaio di quest’anno è stata di nuovo ricoverata, accusando forti emicranie. Fu affidata anche all’intercessione del neo-Beato Carlo Acutis (Teresita chiese a Dio di vederlo in sogno e fu esaudita la notte stessa) e alla giovane venerabile Montse Grases. Si doveva procedere ad un nuovo intervento, previsto per l’11 gennaio, ma non è stato possibile a causa di una complicanza medica; tra l’altro sia lei che la mamma sono pure risultate positive al Coronavirus e quindi hanno dovuto rimanere isolate. La salita al Calvario, unita a Gesù, diventava sempre più dolorosa: si è pure guastata la valvola posta precedentemente nel cervello e ciò le causava grande dolore. Il tumore continuava a crescere ed ormai non c’era più alcuna possibilità di intervenire chirurgicamente.
Eppure, racconta la mamma, “Teresita offriva le sua acute sofferenze a Gesù, perché salvasse molte anime. Le offriva anche per i sacerdoti, per gli ammalati, per il popolo. Diceva: ‘Vorrei portare Gesù agli altri, ai bambini che non lo conoscono, così che in Cielo siano felici per sempre’”. Era serena, pregava sempre, si affidava sempre a Dio e alla Madonna, recitava ogni giorno il S. Rosario. Il Cielo era per lei una realtà così reale che “qualche mese fa aveva detto più volte e molto seriamente a suo padre: ‘Papà, vado in paradiso!’”.
Come Santa Teresa di Lisieux, di cui portava il nome, Teresita voleva ardentemente essere “missionaria”, nonostante le sue ormai precarie condizioni fisiche; anzi, proprio attraverso queste!
Del resto anche S. Teresa di Lisieux è stata saggiamente proclamata da Pio XI co-Patrona delle missioni (con il grande missionario gesuita S. Francesco Saverio!), pur essendo entrata in clausura a 15 anni e morta nello stesso Carmelo di Lisieux a soli 24 anni. Questo ricorda ai missionari di tutto il mondo che a salvare le anime non è il nostro attivismo, ma l’amore a Dio, la consegna a Lui e alla Sua volontà.
Nelle ultime settimane, nonostante le sue sempre più gravi condizioni di salute, Teresita continuava a manifestare il più profondo desiderio del suo cuore: “Voglio fare la missionaria, adesso!”. E il suo santo desiderio trovò un particolare significativo compimento nelle sue ultime settimane di vita. Infatti l’11 febbraio scorso, memoria della Madonna di Lourdes e Giornata Mondiale del Malato, è avvenuto questo significativo episodio, che ha contribuito non solo a realizzare persino ufficialmente il suo sogno, ma a farla già conoscere in Spagna e nel mondo intero.
Come tutti gli anni in occasione della memoria della Madonna di Lourdes e Giornata Mondiale del Malato (11 febbraio), il Vicario episcopale di Madrid, padre Angel Camino Lamela, a nome del cardinale arcivescovo, fa visita ad un ospedale, vi celebra la S. Messa, incontra alcuni ammalati, porta ad alcuni il sacramento dell’Unzione degli Infermi e la S. Comunione; saluta anche i familiari dei pazienti ricoverati, come pure il personale medico e paramedico. Quest’anno la visita è stata programmata proprio all’ospedale di La Paz, dov’era ricoverata Teresita. Appena iniziata la visita, i Cappellani parlano al Vicario di Teresita e lo invitano a farle visita. Racconta il Vicario, in una lettera che ha inviato poi in questi giorni a tutti i sacerdoti della diocesi: “Siamo arrivati in terapia intensiva adeguatamente attrezzati, ho salutato medici e infermieri, poi mi hanno portato al letto di Teresita, che aveva accanto la mamma. Una benda bianca le circondava tutta la testa, ma il suo viso era abbastanza scoperto da scorgere un volto davvero luminoso. Le ho detto che la salutavo anche a nome del cardinale (arcivescovo di Madrid) e soprattutto ero venuto per portarle Gesù”. A quel punto Teresita gli disse: “Mi porti Gesù?! Sai una cosa? Io amo molto Gesù!”. Il Vicario le somministra quindi il sacramento dell’Unzione degli Infermi, le dà la S. Comunione e la Benedizione apostolica. Poi la mamma sollecita la figlia a dire al Vicario quello che desiderava di più. E Teresita: “Voglio fare la missionaria!”. Il Vicario ammette: “la domanda era del tutto inaspettata per me. Prendendo la forza che non avevo, per l’emozione che mi ha suscitato, le ho detto: ‘Teresita, ti sto rendendo missionaria della Chiesa in questo momento e questo pomeriggio ti porterò il Documento che lo accredita e la Croce missionaria”. Teresita aggiunge ancora: “Sai? Prego che tanti bambini conoscano Gesù”!
Lasciato l’ospedale, il Vicario è andato subito a redigere il Documento con cui la costituiva ufficialmente “missionaria”. Nel pomeriggio ha preso pure, col Documento, la “Croce del missionario” ed è tornato di nuovo in ospedale per portarli personalmente a Teresita. Appena la mamma l’ha visto, ha esclamato ad alta voce: “Teresita, non posso crederci! Il Vicario sta arrivando con il regalo per te”. La bimba ha quindi preso con gioia tra le mani il Documento e la Croce e ha chiesto alla madre di appenderli vicino al letto: “Metti la Croce sulla sbarra del letto, così posso vederla bene; la porterò anche in sala operatoria. Sono già missionaria!”.
“Sono stati per lei settimane di terribili dolori, esami e interventi, nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale”. Ma la gioia di essere stata anche ufficialmente riconosciuta come “missionaria” è stata per lei talmente grande, che il giorno stesso lo comunicò con entusiasmo anche ad una zia, attraverso un messaggio vocale sul cellulare (con una voce molto dolce, come chi è molto stanco ma trae la forza dalla grazia, le ha detto: “Cara zia, ti dico una cosa molto importante per me, questa mattina dopo aver ricevuto l’Unzione e la Comunione, il Vicario mi ha fatto missionaria: sono già missionaria!”).
L’ultimo mese in terapia intensiva è stato per la piccola un vero Calvario; ma il suo amore per Gesù cresceva sempre più. Disse persino alla nonna: “Ti voglio molto bene; ma ancora di più amo Gesù!”. Anche alla fine, con un fil di voce, sussurrava “Sacro Cuore di Gesù, confido in Te”!
Ricorda ancora la sua mamma: “Un giorno mi aveva chiesto il motivo di quel dolore e le ho spiegato che lei era un’amica intima di Gesù, che glielo ha dato per partecipare alla Sua Croce! E lei ha capito perfettamente”. “Ha offerto le sue sofferenze a Gesù come una missione a favore dei sacerdoti, delle missioni e della salvezza di chi non conosce l’amore di Dio”. Una consapevolezza che è progressivamente maturata proprio attraverso la sofferenza. Diceva spesso: «Vorrei portare Gesù agli altri, ai bambini che non lo conoscono, così che vadano al Cielo felici».
Domenica 7 marzo (2021), alle ore 9:00, dall’ospedale La Paz di Madrid, la piccola Teresita, all’età di 10 anni, ha raggiunto il suo Gesù.
La sua testimonianza di fede in pochi giorni sta già facendo il giro della Spagna e del mondo intero. (leggi e vedi la foto)