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Negazionismi


Pare che questa stia diventando una nuova parola magica, dapprima usata per indicare chi negava un gravissimo fatto storico, ed ora pian piano usata contro chiunque non si adegui ai nuovi dogmi!

Siamo partiti infatti dal grave “negazionismo” della Shoà …

Il dramma della Shoà, cioè dello sterminio (l’Olocausto) degli Ebrei (6 milioni di morti) sotto il nazismo, è stato particolarmente riportato alla ribalta mondiale dagli Ebrei nel 1967, quindi oltre 20 anni dopo, guarda caso proprio in coincidenza della cosiddetta “Guerra dei 6 giorni”, cioè quando l’ancora giovane Stato d’Israele in pochi giorni (5/10 giugno) invase i territori di Egitto, Siria e Giordania, destabilizzando con la sua vittoria (conquistarono la penisola del Sinai e la Striscia di Gaza all’Egitto, la Cisgiordania e Gerusalemme Est alla Giordania e le alture del Golan alla Siria) la già precaria situazione geopolitica del Medio Oriente, di cui si pagano infatti ancor oggi le conseguenze.

Un conto però è negare l’immane tragedia subita dal popolo ebraico durante il nazismo e un altro è tacciare invece subito di negazionismo e perfino di antisemitismo chiunque volesse compiere seri studi storici, magari fuori dal coro, su questa dolorosa e tragica vicenda storica.

Inoltre un certo “negazionismo” è emerso anche da parte ebraica, persino all’interno dello stesso dramma e relativa memoria storica, quando ad esempio gli Ebrei stessi nel 1993 (durante il pontificato di Giovanni Paolo II e con suo grande dolore e disappunto, anche se alla fine dovette cedere) si sono drasticamente mossi perché fossero cacciate dal terreno di Auschwitz/ Oświęcim (Polonia) le monache carmelitane, visto tra l’altro che proprio in quel campo di concentramento, oltre agli innumerevoli morti ebrei, hanno trovato terribile morte anche migliaia e migliaia di cristiani e pure centinaia di preti, frati e suore, e vi sono stati uccisi anche due grandi santi, come S. Massimiliano Maria Kolbe (tutti conoscono almeno il suo gesto eroico di volersi lì sostituire ad un altro prigioniero condannato a morte) e S. Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein, la filosofa e monaca carmelitana ex-ebrea, proclamata santa e poi con-Patrona d’Europa da Giovanni Paolo II).


Siamo infine giunti, in questi mesi, a parlare di “negazionismo” persino in riferimento al Covid-19: sarebbe “negazionista” anche solo chi ponesse dubbi e domande, persino scientifiche, sul virus e sui relativi vaccini, che si distaccassero dai ‘dogmi’ divulgati ossessivamente dai media.

Il termine negazionismo viene ormai usato o rifiutato a discrezione, persino politica. È triste riconoscerlo, ma per le ideologie dominanti e per il politically correct, ci sono pure “morti” di serie A e altri di serie B! Negare o dimenticare, anche sui media, i primi condannerebbe ad un severo ostracismo sociale; ma anche ricordare i secondi, assolutamente da abbandonare in un comodo e ideologico oblio.
 

Solo da poco, nonostante l’indignato negazionismo turco, è stato ad esempio possibile ricordare il genocidio od olocausto patito dagli Armeni ed attuato dall’Impero ottomano (turco, musulmano) tra il 1915 e il 1916; con 1.500.000 morti!

Quanti parlano poi dei 100 milioni di morti provocati dal comunismo nel secolo scorso?

Durante gli anni del comunismo sovietico anche in Italia era proibito parlarne (pena l’essere tacciati di “fascismo”), e il PCI, lautamente sostenuto, ideologicamente ed economicamente, da Mosca, lodava quella presunta società dell’avvenire radioso del mondo e censurava le atrocità in essa compiute. Ancor oggi è arduo parlarne; nonostante l’ingente documentazione ora abbastanza accessibile, persino negli archivi segreti russi e addirittura in quelli del KGB. (Sui crimini del comunismo nel XX secolo si veda ad esempio: Il libro nero del comunismo. Crimini, terrore, repressione, Mondadori, 2004).

Per decenni c’è stato anche in Italia l’impossibilità di parlare non solo dei morti e delle violenze causati dal comunismo sovietico o mondiale, ma persino dei tremendi omicidi operati ad esempio dai partigiani comunisti emiliani, compreso quelli di numerosi preti (v. News del 1.11.2020) e persino giovanissimi seminaristi (vedi Rolando Rivi, già proclamato Beato, che aveva soli 14 anni, barbaramente trucidato nel 1945 perché futuro prete e che rischiò la vita per non aver voluto togliere la talare anche durante il suo soggiorno in famiglia – cfr. News 15.04.2018, 5.10.2013, 27.11.2013 e libro consigliato il 14.05.2011).

Non è poi una gravissima forma di negazionismo tacere, per convenienza economica o ideologica, sui terribili “campi di concentramento” (detti Laogai; sono quasi 1.500!) presenti tutt’oggi in Cina (vedi)? 
O della terribile persecuzione anticristiana, sempre ad opera del comunismo, attuata nella Corea del Nord (da oltre 20 anni al primo posto tra i Paesi con massima persecuzione violenta contro i cristiani)? 
E quanto silenzio sui cristiani perseguitati attualmente nel mondo? Si tratta di ben 340.000.000 solo nel 2020! (in queste News ne parliamo spesso, v. già solo in questo 2021 il 20.01.2021, 8.01.2021 e 2.01.2021).
Chi parla poi dei 40 milioni di cristiani uccisi, perché tali, nel secolo scorso? Non è anche questo un ben più terribile e ingiusto negazionismo?
 

Sul caso delle foibe
Pur trattandosi di nostri connazionali, fino a poco tempo fa non si poteva neppure parlare, anche in Italia, delle migliaia di Italiani barbaramente uccisi o costretti all’esilio, dal 1943 al 1948, dal regime comunista del maresciallo Josip Broz Tito (all’epoca stretto alleato di Stalin), nella ex-Jugoslavia (oggi in territorio croato). Si tratta pure dei terribili massacri delle foibe: in queste orride cavità del terreno carsico, profonde anche 50 metri, venivano gettati e abbandonati per sempre non solo persone già uccise (in genere Italiani, ma anche altri, che il regime comunista di Tito non voleva), ma uomini persino ancora vivi, addirittura alcuni legati ad un cadavere e gettati a morire in quelle gole profonde! Non è mai stato possibile redigere un elenco ufficiale: c’è chi parla di 12.000 morti, chi di 15.000 e chi addirittura di 30.000.
Questa persecuzione, politica ma anche etnica e religiosa, ha interessato specialmente l’Istria e altre zone della Dalmazia (Quarnero), ma anche le zone di confine della Venezia-Giulia.
Solo dal 2004, per mantenere viva la memoria di questa tragedia, è stato proclamato il “Giorno del ricordo”, da celebrarsi in Italia ogni anno il 10 febbraio.
Per sfuggire da tale persecuzione o comunque da un territorio caduto sotto la dittatura comunista (anche se sempre sedicente “non-allineata” rispetto all’URSS), s’è creato un esodo, anche forzato, di migliaia persone (oltre 300.000), normalmente cittadini di etnia e lingua italiana, che vivevano da tempo in quei territori (che erano divenuti Regno d’Italia ma poi occupati dall’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia del maresciallo Tito e annessi alla Jugoslavia; fino alle formazione, dopo il crollo della ex-Jugoslavia comunista e le terribili guerre degli anni ’90, degli attuali stati, dalla Slovenia alla Croazia, dalla Serbia alla Bosnia-Erzegovina, dal Montenegro al Kosovo, ancora conteso).

Che si trattasse anche di persecuzione anticristiana, dovuta all’ideologia comunista, è testimoniato anche dal notevole numero di preti, frati e suore che furono uccisi e anche finiti nelle foibe.

Tra i sacerdoti e religiosi uccisi (in “odium fidei” e quindi martiri) e talora gettati nelle foibe abbiamo ad esempio: Padre Antonio Curcio, parroco di Bencovaz (Dalmazia); don Angelo Tarticchio, parroco di Villa di Rovigno; don Giovanni Manzoni, parroco di Rava (Sebenico); don Ladislao Piscani, vicario di Circhina (GO); don Miroslavo Bullesich, parroco di Mompaderno e vice direttore del Seminario di Pisino; 6 suore scomparse da un convento di Fiume; padre Francesco Bonifaci; don Miro Bulesic; di altri 76 religiosi non si è saputo più nulla

In un altro elenco di sacerdoti, uccisi dai partigiani comunisti della zona, troviamo: don Raffaele Busi Dogali pugnalato a morte il 15.06.1945, in Dalmazia; don Giovanni Pettenghi, pugnalato a morte il 2.08.1945, in Dalmazia; don Antonio Pisic, assassinato il 31.01.1945; don Lodovico Sluga, ucciso assieme ad altre 12 persone; il seminarista Erminio Pavinci da Chersano (Fianona) ucciso insieme al padre Matteo; il parroco di Golazzo (diocesi di Fiume), prelevato dai titini (partigiani comunisti) il 14.08.1947 mentre celebrava un funerale; mons. Antonio Santin, di Capodistria, assaltato da una folla di titini inferociti sotto lo sguardo indifferente delle guardie del Popolo; padre Francesco Bonifacio fu catturato sulla strada di casa e picchiato a morte da quattro guardie popolari (il suo corpo non fu più trovato, probabilmente perché gettato in una foiba); don Miro Bulesic, parroco di Mompaderno (Istria) e vicedirettore del seminario di Pisino, fu trucidato il 24.08.1947, dopo la Cresima di 237 ragazzi nella chiesa di Lanischie. Don Miroslav e mons. Jacob Ukmar furono assaliti al termine della celebrazione delle Cresime da militanti comunisti, che volevano impedirle; fatta irruzione nella canonica, sgozzarono il primo e picchiarono a sangue il secondo. Don Angelo Tarticchio, originario di Gallesano d’Istria, all’età di 36 anni fu arrestato dai partigiani comunisti, ingiuriato e picchiato insieme ad altri compaesani; dopo orribili sevizie fu gettato nella foiba di Gallignana. Quando si riuscì a riesumare il corpo fu trovato completamente nudo e con una corona di spine conficcata nella testa. [fonte: Marco Tosatti, 9.02.2021]