Ogni ideologia, nel senso illuministico del termine, è sostanzialmente una costruzione arbitraria, che censura la realtà, specie se questa la smentisce.
Quando la verità è sparita e tutto diventa opinione, persino l’ideologia fa però fatica a rincorrere tutto ciò che la libertà, per non dire il capriccio o persino le pulsioni, possano sempre di nuovo inventare e pretendere addirittura come diritto sociale e politico! Così anche l’ultimo passo, che sembra tanto progressista ed “inclusivo” (ecco il nuovo mantra del politicamente corretto), risulta subito retrogrado e persino ancora discriminante! 
Un chiarissimo esempio di ciò è costituito dalla nuova ideologia gender e Lgbt+. Persino le universali categorie uomo/donna, maschio/femmina e padre/madre sarebbero distinzioni obsolete, stereotipi discriminanti e non inclusivi. Però anche l’ideologia fa appunto fatica a star dietro a tutte le rivendicazioni possibili.

Già nel 2008 il Parlamento Europeo stillò delle “Linee guida” (nuova parola magica per dire “ti obbligo ma non lo dico”) affinché nelle lingue europee non ci si limitasse al genere maschile-femminile, tanto meno ad essere “maschilisti” usando solo il genere maschile per molte categorie di persone. Raccomandò ad esempio di evitare il termine “uomo” per indicare l’essere umano. Concesse però (di grazia!) di poter usare ancora espressioni comuni quali “a passo d’uomo”, “a misura d’uomo”, “uomo della strada” (anche perché “donna della strada” non suonerebbe bene!), “uomo di Neanderthal”, “il cane è il miglior amico dell’uomo”, e così via. 
Così anche in Italia, per essere moderni e non sembrare maschilisti, abbiamo adottato i linguisticamente orrendi “sindaca”, “ministra”, ecc.
Ora però l’assalto ideologico va anche agli articoli e ai pronomi.
Già in molti prestigiosi atenei britannici (vedi Oxford) i docenti sono invitati a chiedere agli studenti o studentesse, indipendentemente dal loro genere biologico, con quale pronome preferiscano essere designati, se he/himshe/her o, per evitare un brutto neutro it (forse presto sostituito con un nuovo neutro personale ze), anche un they/them (usato però come terza persona singolare, che risulterebbe così particolarmente inclusivo)!
Anche negli USA si sta diffondendo l’idea che in una conversazione con una persona, uomo o donna, sia opportuno chiedere gentilmente con quale pronome desideri essere designata: maschile, femminile o neutro?
La lingua italiana pone però un particolare problema, non avendo il neutro (e usare il “voi” al posto del “lei” ricorderebbe troppo delle lontane scelte fasciste …). 
Per non essere “maschilisti” dovremmo pure provvedere a rimuovere tutti i pronomi, articoli, termini solo maschili, persino quelli dati ad esempio in riferimento ai verbi (“il” parlare, “il” dormire, …; dovremmo aggiungere anche “la”)? 
Oppure, per non cadere al contrario in un eccessivo “femminismo”, dovremmo sostituire o integrare quelle parole che usiamo solo al femminile anche se riferite ai maschi (guardia, sentinella, vedetta, spia, recluta, vittima, comparsa, controfigura, maschera, staffetta, autorità)?
[fonte: Ado Maria Valli, 12.01.2021]

Negli USA, anche in proposito, siamo così finalmente giunti all’era Biden!
Sono infatti già state proposte delle modifiche al Regolamento della Camera, che, stando alla speaker Nancy Pelosi, la rendano più “inclusiva”. Verranno così utilizzati solo termini neutral gender genderless, come spouse (coniuge) al posto di marito/moglie, parent (genitore) al posto di padre/madre, child (bambino) al posto di figlio/figlia, kin (consanguineo) al posto di fratello/sorella, ecc.; così non ci saranno discriminazioni!
Siamo però approdati al parossismo! Il 3 gennaio scorso, in occasione del giuramento del Congresso americano, il deputato democratico Emanuel Clever, rappresentante del Missouri nonché pastore della Chiesa metodista unita, al termine del suo discorso ha recitato pure una preghiera (cosa possibile negli USA ma che farebbe inorridire la laicissima UE e persino l’Italia politica, anche quella sedicente cattolica, basti ricordare certe reazioni ad un Rosario mostrato in un comizio). Tale preghiera, espressa in un linguaggio politicamente corretto, culturalmente relativista e religiosamente inclusivo cioè sincretista (una sorta di moderna preghiera multireligiosa, degna dell’acuta satira di Checco Zalone in Quo vado vedi), con cui il deputato-pastore si è rivolto al “dio” monoteista, al Brahma, e al “dio conosciuto con molti altri nomi da molte fedi diverse”, s’è conclusa, per aggiungere una nota gender-correct e per essere ancora più inclusivo, con un clamoroso “Amenanda-women”! Ciò sta ad indicare, al di là dell’incredibile ignoranza culturale e religiosa (essendo “Amen” non un A-men, ma una parola ebraica, conservata anche nelle attuali liturgie, che significa “Così sia, Sì, è vero, è proprio così, dò il mio assenso”), a quale livello di follia possa giungere la nuova ideologia.

Questa è la nuova lotta dei Democratici contro le discriminazioni? Sarebbero queste le preoccupazioni più forti e i problemi più urgenti degli americani? In realtà, al di là della follia ideologica, pare questa la versione aggiornata della “lotta di classe” delle sinistre mondiali: in fondo un marxismo che si ripropone con sempre nuove maschere, anche apparentemente antitetiche a quelle di quando è nato, cioè quando lottava contro le pretese più liberali. Del resto anche il marxismo fu infatti un erede impazzito dello stesso Illuminismo che generò liberalismo e capitalismo (comunque in opposizione al cristianesimo e al pensiero sociale cristiano – vedi, specie n. 6).
 

Qualcuno al mondo s’è perfino accorto che anche il gioco delle carte, con i “re” e i “fanti”, sia eccessivamente “maschilista” (tanto più in Francia, dove nel gioco delle carte il “re” vale più della “regina”!) e induce «una sottile disuguaglianza che influenza le persone nella loro vita quotidiana». Così riconosce la giovane psicologa forense olandese Indy Mellink, la quale, con il plauso del presidente dell’associazione olandese del ‘bridge’ e il supporto morale e finanziario del padre, s’è messa a produrre nuove carte da gioco equality gender, dove, al posto di “re, regine e fanti” ci sono i più neutri e politicamente corretti “oro, argento e bronzo”. 

Ecco però appunto che l’ideologia, censurando la realtà e inseguendo i capricci e le pulsioni diventati “diritti”, si trova sempre in ritardo. Dopo l’ossessione di sembrare troppo maschilisti (o femministi), s’è accorta che i generi sono moltissimi, inventabili a piacimento; per cui tutto quello sforzo per aggiungere ad esempio il femminile al maschile alla fine risulta scandalosamente poco inclusivo, proprio nei confronti del politicamente rampante mondo Lgbt+!
Anche la politica fa fatica a rincorrere l’ideologia. Dopo la suddetta invenzione di “sindaca” e “ministra”, si dovrebbero intanto allargare le modalità di invito e saluto (con l’ovvia precedenza del femminile sul maschile), dal “care amiche e cari amici, benvenute e benvenuti” per un normale incontro, ai solenni discorsi istituzionali introdotti con “Tutte le consigliere e tutti i consiglieri prendano posto nell’aula”, “Onorevoli deputate e onorevoli deputati, buongiorno” e via dicendo.
Il tutto risulta però appunto ancora retrogrado, discriminante, non pienamente inclusivo. Che ne è infatti di tutti gli altri generi possibili immaginabili?
Si ascolti in proposito l’esilarante e volutamente provocatorio saluto del politico (del partito AfD) Steffen Königer al Parlamento tedesco il 26.06.2017 (non un discorso ma un intervento di oltre 2’ solo per il saluto, declinando tutti i “generi” possibili, per non escludere nessuno; in fondo un modo “maieutico” di ironizzare su un errore, portandolo cioè socraticamente alla sue estreme conseguenze e mostrarne così l’assurdità)!
 

Povera Chiesa … quando poco evangelicamente si ostina a voler rincorrere il mondo, non solo diventa patetica per non dire ridicola, ma si ritrova sempre ad essere già retrograda proprio quando si illude di essere progressista. Così, dopo aver introdotto, anche nei saluti e richiami liturgici, un antistorico “fratelli e sorelle” (ad es. in latino homo comprende maschi e femmine, mentre uomo-maschio è vir ; poi, fino a poco fa, il genere maschile, tranne diverse specificazioni, includeva anche quello femminile, per cui “fratres”, fratelli, includeva anche le donne), e magari pensando tra poco a modificarlo con un ancor più gentile “sorelle e fratelli”, si ritrova ancora discriminante e assai poco inclusiva, non accorgendosi appunto dei numerosi e sempre crescenti “generi” possibili! Dovrebbe allora uscire un più nuovo Messale
Eppure sappiamo da Gesù stesso che fine fa il “sale quando perde il sapore” (Mt 5,13)!

 

Tragici corollari

Definiti “gruppi di odio” quelli che difendono il matrimonio uomo/donna
La Ong statunitense Southern Poverty Law Center (SPLC), nel suo ultimo rapporto 2020 (pubblicato il 1°.02.2021), intitolato Year of Hate and Extremism, che stilla un elenco, suddiviso per singoli Stati, dei cosiddetti “gruppi di odio” presenti negli USA, vi ha incluso quelli che promuovono e difendono il matrimonio tra un uomo e una donna, la famiglia e la libertà religiosa (come Alliance Defending Freedom, C-FAM, Family Research Council e Ruth Institute), definiti gruppi “Anti-LGBTQ”!
 

Figli trans-gender … scuole e genitori, leggi e psichiatria

Canada: 5 anni di reclusione ai genitori che si oppongono.
Avevamo già altre volte osservato (cfr. News del 22.01.2018) che dietro l’aria quanto mai giovanile e rassicurante del Premier canadese Justin Trudeau si nasconda invece un determinato combattente a favore delle nuove ideologie occidentali (Lgbt, ecc.), distruttive della morale cristiana, della famiglia e della vita (sul Canada v. le News del 18.08.2020, 16.06.2020 e del 6.09.2018).
Ebbene, secondo un recente disegno di legge voluto dal premier Trudeau, in Canada sarebbe addirittura prevista la reclusione di 5 anni per genitori che insegnassero ai propri figli ad accettare il loro sesso biologico e si rifiutassero di farli accedere al trattamento ormonale per sembrare del sesso opposto.
Ora, oltre alle gravi conseguenze che può avere sulla vita dei figli (v. sotto il giudizio di un importante psichiatra specialista del settore), tale legge minerebbe la stessa libertà di educazione, per non dire la libertà di pensiero, di coscienza e religiosa (cioè i diritti fondamentali dell’uomo)! Sarebbe allora perseguibile e punibile con il carcere anche la divulgazione di tutti quegli strumenti (libri, video, siti web, programmi televisivi e forse la Bibbia stessa) che propongono un insegnamento morale che si oppone a tali pratiche (gravemente peccaminose, cioè contrarie alla legge di Dio)?

USA: compiti dei Centri sanitari nelle scuole.
Nello Stato di Washington, secondo il disegno di legge H.B. 2288, verrebbero istituiti all’interno stesso delle scuole dei Centri sanitari con servizi di consulenza (non solo per vaccinazioni, ma anche per l’aborto e il cambio di sesso), a cui poter accedere dai 13 anni anche all’insaputa dei genitori!
Il pretesto è appunto offerto, guarda caso, dalla questione del “vaccino” anti/Covid-19 (possibilità che i ragazzini siano vaccinati all’insaputa delle famiglie), che sarebbe già grave, ma molti genitori temono che con questa legge e coi relativi “Centri sanitari scolastici” siano scavalcati anche sulla possibilità di accedere all’aborto, a psicofarmaci pesanti e all’educazione sessuale precoce.

Tra l’altro il Parlamento ha da poco approvato una legge sull’educazione sessuale nelle scuole che stabilisce che fin dal 1° anno di scuola si elogi ad esempio la masturbazione; ma si giunge pure a definire le famiglie “cattoliche devote” come “conservatrici”, cioè retrograde (si giungerà presto a sottrarre loro i figli, per meglio educarli da parte dello Stato?!)

Giudizi giuridici e medici contrari
L’Alta Corte di Londra ha invece di recente stabilito che i medici non possano procedere ad attuare terapie confermative della “disforia di genere” (trattamento per il blocco della pubertà e somministrazione di ormoni) sui minori senza il consenso del Tribunale, poiché s’è riconosciuto che “i minori non riescono a comprendere il peso e i rischi delle conseguenze di tali trattamenti”.
Ecco un giudizio contrario su questi trattamenti di un celebre psichiatra:

“Occorre ricordare che, per una percentuale significativa di ragazzi che presentano una disforia di genere, essa si risolve da sé, senza trattamento clinico, durante l’adolescenza” (come del resto pure alcune inclinazioni omosessuali), mentre un “tale trattamento addirittura aumenta la probabilità di disforia di genere”, cioè “può causare la persistenza della disforia di genere laddove è almeno possibile che senza il trattamento essa si risolva da sola”.

Così si espremeva anche il famoso psichiatra Paul Mchugh (che era invece dapprima uno dei pionieri di queste sperimentazioni, avviate alla Johns Hopkins University, che già negli anni ’60 fu il primo centro di medicina americano pioniere nella “chirurgia di riassegnazione del sesso”), sul Wall Street Journal già nel 2014, dopo aver monitorato per anni la crescita dei bambini con disforia di genere. Aggiungeva: “La Vanderbilt University e la Portman Clinic di Londra hanno riportato che il 70-80% di loro ha perso poi spontaneamente il desiderio di voler essere del sesso opposto a quello di nascita”. Inoltre, “confrontando i risultati delle persone transgender che avevano subito tali trattamenti (compreso l’intervento chirurgico di cambio di sesso) con gli altri che non lo avevano subito, abbiamo osservato che, anche tra coloro che all’inizio si ritenevo “soddisfatti” dei risultati ottenuti, i loro successivi adattamenti psicosociali non erano migliori di quelli che non si erano sottoposti all’intervento. E così alla Hopkins ci siamo fermati”. Non solo, il prof. Mchugh, citando uno studio dell’Istituto svedese Karolinska già del 2011, osservava: “Lo studio a lungo termine (per 30 anni su 324 persone che hanno subìto un intervento chirurgico di riassegnazione del sesso) ha rivelato che a partire da circa 10 anni dopo l’intervento, i <transgender> iniziavano a sperimentare crescenti difficoltà mentali. La cosa più scioccante è che la loro mortalità per suicidio è aumentata quasi 20 volte di più rispetto alla popolazione normale”.

Il celebre psichiatra osservava infine che occorre aiutare queste persone a fare pace con il proprio sesso biologico e a conoscere i motivi che li ha portati a rifiutarlo. “Si tratta in fondo di disturbi della coscienza, quindi di tipo psichiatrico, simili ad esempio ai pazienti affetti da anoressia nervosa: come è chiaro che i ragazzi affetti da anoressia non devono essere incoraggiati a cambiare il loro aspetto fisico per accettarsi e farsi accettare (incoraggiarli a voler dimagrire perché il loro problema sociale dipende dal loro essere grassi sarebbe folle!), così “questi tentativi di incoraggiare, anche attraverso le scuole, questi interventi di cambio di sesso, sarebbero folli; anzi, potrebbero addirittura essere considerati una sorta di abuso sui minori”! [fonte: NBQ, 12.12.2020]