Sappiamo che oggi più che mai i calciatori diventano delle “star”, al pari e ancor più degli attori del cinema o dei cantanti. Non solo perché sono bravi giocatori del pallone, ma proprio come uomini e come personaggi pubblici. Il che comporta assai spesso anche uno stile di vita … di alta mondanità! Tanto più che i loro guadagni astronomici (che farebbero gridare allo scandalo se fossero percepiti da qualsiasi altra professione o attività e che ovviamente esaltano la mente di un giovane, magari nato povero!) permettono pure una vita di lussi e di piaceri sfrenati.
Era il destino anche di Nicolás Gil (classe 1997), ragazzino colombiano educato cattolicamente e che voleva fare il pilota dell’aeronautica militare, ma a 16 anni si era già distinto nella squadra di calcio di Rionegro (Antioquía), dov’è nato, e a 19 anni era già a Bogotá nel Club Santa Fe, così che a 21 entrò a pieno titolo nella squadra di calcio della capitale colombiana.
È a quel punto che Nicolás inizia anche la vita da star: donne a volontà e volontà di sperimentare qualsiasi piacere. Nel suo animo avvertiva però la lotta tra il bene e il male e anche un crescente senso di “vuoto”, che, nonostante il successo, lo faceva sentire “sporco e deluso”, come egli stesso confessa. Così, certo anche per “grazia” di Dio, oltre che per gli insegnamenti ricevuti dai genitori, si riaccese in lui una strana nostalgia di Dio, persino un desiderio di Lui, addirittura di donarsi a Lui!
Cercò di conseguenza anche qualche amicizia, una comunità, che lo aiutasse a tornare a Dio; e chiese aiuto alla Madonna! Comprese che doveva tornare a pregare, a confessarsi spesso e fare la Comunione; e anche lottare per vivere in modo puro e casto. Confida: “non è stato facile vivere davvero la fede che avevo ritrovato; molti compagni di squadra e amici erano scioccati dalla mia fede e dal mio condurre una vita nella castità, nella purezza. Ma noi siamo templi dello Spirito Santo e dobbiamo rispettare noi stessi, le altre persone … e le donne”.
Ora Nicolás, pur continuando la vita da famoso calciatore professionista, è felice della sua vita di fede; e pensa persino che Dio potrebbe chiamarlo a diventare sacerdote o addirittura monaco. Nell’attesa che si chiarisca la sua vocazione, si è dato con altri amici una regola spirituale: «Abbiamo sei pratiche che sono l’Eucaristia, l’intimità con il Santissimo, il Santo Rosario, la lettura meditata della Parola di Dio, delle preghiere particolari e la lettura spirituale di un libro di un santo». Ci confida il suo desiderio più profondo: «compiacere il Signore ed essere santo»! Vuole essere utile anche ad altri giovani; e non ha così timore di ricordare loro: «Dio tocca sempre il cuore di tutti. Nel piacere della carne, della concupiscenza, nel piacere disordinato della lussuria, della fornicazione, non troveremo la felicità e la pienezza che uno come uomo cerca … Non c’è niente di così bello come sperimentare l’amore di Dio»! (vedi)