Nella Notizia del 9.07.2020 e nel relativo documento (vedi) avevamo accennato, con preoccupazione, all’emergere della conquista “privata” dello spazio (satelliti e nuova tecnologia) per un ormai possibile controllo totale dell’uomo!
All’interno di questo quadro fosco ed inquietante, emerge però anche una buona notizia. Eccola.
Il 16.11.2020 è partita da Cape Canaveral (Florida, USA) la capsula Crew Dragon, prodotta dal progetto SpaceX di proprietà di Elon Musk (cui accennavamo in quel documento), e in poco tempo ha raggiunto la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), che orbita da tempo a 400 km. sopra le nostre teste, con astronauti che vi lavorano a turno per mesi. A bordo della nuova capsula, sono andati in orbita 4 astronauti, tra i quali il comandante Michael Hopkins, già con una esperienza di sei mesi sull’ISS nel 2013.
Ebbene, l’astronauta Hopkins era di confessione religiosa “metodista” fino al 2012, quando si convertì al Cattolicesimo e divenne un fervente praticante, con la moglie (che era già cattolica) e i figli (che hanno educato nella piena fede cattolica). Da cattolico, aveva pure scoperto l’importanza dell’Eucaristia e di riceverla il più spesso possibile. Così, quando nel 2013 fu selezionato come astronauta per lavorare nello spazio, nella Stazione Spaziale, per 6 mesi, sentì nel suo animo che sarebbe stato doloroso per lui vivere così tanto tempo senza poter fare la S. Comunione! Così avanzò un’incredibile domanda, prima alla sua parrocchia di Mary Queen (e al Vescovo della sua diocesi) di Houston, poi ovviamente allo stesso ente spaziale americano che gestiva la spedizione (NASA): quella di poter portare l’Eucaristia nella Stazione Spaziale! Gli fu così incredibilmente concesso di portare nello spazio una pisside con 24 particole consacrate, per poter fare la S. Comunione almeno una volta alla settimana!
Già gli astronauti russi non avevano rinunciato a portare in orbita le loro preziose icone cristiane e ad appenderle, nonostante gli spazi ristretti e l’assenza di gravità, nelle Stazione, per poter meglio pregare. Ma il comandante Hopkins, al di là forse degli eccessi liturgici (nessuno, tranne il sacerdote, può somministrarsi l’Eucaristia da solo), però col permesso del suo Vescovo, è stato il primo, nella storia stessa dell’universo, a portare Gesù vivo nell’Eucaristia addirittura nello spazio!
Ha confessato al National Catholic Register di aver fatto la Comunione anche il giorno della sua “passeggiata spaziale” fuori della navicella (“È stato davvero importante per me sapere che Gesù era con me quando sono uscito dal portello nel vuoto dello spazio”) e l’ultimo giorno prima del rientro, quando dalla “Cupola” panoramica della stazione spaziale vedeva tutta la Terra!
Ecco tra l’altro un’ulteriore smentita di chi si ostina a credere che scienza e fede si oppongano!