Cose… turche
Ci sono espressioni, anche nel linguaggio popolare italiano, che evocano ancora qualcosa di riprovevole riguardo ai turchi, come una sorta di inconscio ricordo delle invasioni musulmane dei saraceni e degli ottomani: “bestemmiare come un turco”, “fumare come un turco”, “mamma li turchi!” … “cose turche”.
Appunto, inconsci retaggi della storia.
Però la volontà di far rinascere lo spirito “ottomano”, con tanto di relative riconquiste musulmane (culturali, religiose, militari ed economiche, anche in Europa), manifestata sempre più vistosamente dal presidente turco Erdoğan, quasi nuovo sultano, riportano a galla anche questi retaggi se non addirittura pericoli storici.
Erdoğan, secondo quanto riferisce la stessa Al-Arabiyya, ha l’obiettivo di porsi a guida di un movimento politico-religioso pan-islamico, antitetico all’Occidente. [sulla pressione, anche economica, di Erdoğan per l’islamizzazione dell’Europa, cfr. News 5.03.2019 e 2.10.2018]
Abbiamo già parlato (cfr. News del 25.07.2020) della grave, oltre che di grande valore simbolico, riconquista al culto islamico di Santa Sofia, l’immensa ex-basilica cristiana di Istanbul (Costantinopoli), di enorme importanza storica ed artistica, avvenuta nell’estate di quest’anno.
Ebbene, il 1°.09.2020 Erdoğan ha deciso di trasformare in moschea anche lo splendido museo Kariye Cami, già monastero di Cristo Salvatore di Chora, sempre a Istanbul.
Il monastero di Chora, costruito nel 534, costituisce uno dei più rari esempi dell’arte bizantina in fatto di mosaici e affreschi, un punto di riferimento per il patrimonio culturale mondiale. Le mura interne, i pilastri e le cupole sono interamente coperte da mosaici e affreschi risalenti all’XI secolo. Come avvenne per Santa Sofia, dopo la conquista musulmana di Costantinopoli da parte degli Ottomani nel 1453, il monastero fu trasformato in moschea (nel 1511) e i suoi splendidi mosaici cristiani furono coperti da intonaco. Nell’opera di laicizzazione moderna della Turchia, anche tale monastero nel 1945 diventò un museo e parte dei suoi splendidi affreschi e mosaici vennero riportati alla luce nel 1958, dopo un lavoro di recupero condotto da archeologi americani con il contributo di studiosi turchi. Ora è tornato ad essere una moschea attiva.
Circa le operazioni militari, è noto che la Turchia vuole annientare la presenza della popolazione kurda (che non gode di una nazione propria), non solo all’interno del proprio Paese, ma anche in Siria.
Nelle atroci azioni turche contro i kurdi e i siriani, quest’estate (proprio quando la temperatura toccava i 40° e la pandemia Covid-19 raggiungeva anche quelle poverissime regioni), le milizie turche, dopo aver occupato la zona siriana di Ras Al Ein, per impedire appunto l’autonomia della regione kurda (sostenuta dalla Nato), e impadronitesi esattamente un anno fa della centrale idrica di Alluk, decisiva per il rifornimento d’acqua potabile nell’intera zona, hanno prima diminuito e poi totalmente chiusa la fornitura d’acqua alla popolazione di Hassakeh, nel nord-est della Siria, condannando alla sete centinaia di migliaia di civili, oltre a produrre la morte degli animali e la siccità delle campagne. Un’atroce arma di pressione contro i kurdi e la Siria stessa, con gravi ripercussione anche nei rapporti coi russi, presenti in zona. Far morire di sete: un metodo “turco”, ricordano i kurdi, già usato nel terrificante genocidio degli Armeni.
[fonte: Asia News, 25.08.2020]
Cosa dire poi della sempre più forte presenza militare turca nel Mediterraneo orientale ed ora anche in Libia?
Nella sua ricerca di gas sui fondali marittimi, la Turchia ha iniziato a rivendicare interessi esclusivi nel Mediterraneo orientale in acque che si sovrappongono con la zona economica esclusiva della Grecia. Erdogan ha avvertito il governo greco con queste parole: «La Turchia è determinata a fare tutto ciò che serve per ottenere il riconoscimento dei propri diritti nell’Egeo, il Mar Nero e il Mediterraneo»; «Non accettiamo compromessi su ciò che è nostro», per concludere «Se la Grecia dovesse rispondere, sarebbe la sua rovina».
Per sottolineare che non si tratta semplicemente di parole folli, la Francia ha inviato la portaerei Charles De Gaulle nel Mediterraneo orientale, mentre gli Emirati Arabi Uniti (a differenza del Qatar che è invece alleato della Turchia) hanno inviato i propri caccia F-16 a Creta, in difesa dello spazio aereo greco.
Tutto ciò potrebbe sollevare delle questioni di enorme importanza internazionale: la Turchia può ancora restare nella Nato? Addirittura se andasse in collisione con la Grecia, appartenente alla Nato? Se poi occupasse, come desidera, anche l’Armenia (alleata della Russia), cosa succederebbe? In che rapporto si pone poi la Turchia con Israele (c’è già stata una forte tensione nel 2010)?
Infine quest’estate la Turchia s’è imposta prepotentemente nella questione della Libia. Con l’apporto di truppe irregolari di “dubbia provenienza” (di fatto milizie “jihadiste”!), la Turchia ha infatti contribuito, con la Russia, a dare un minimo di stabilità al Paese, ottenendo però in cambio un protettorato sulla Tripolitania, con due basi militari di cui una a Misurata.
Inutile ricordare che siamo a poche miglia dalla Sicilia!
L’Italia, che all’inizio del 1° governo Conte si pavoneggiava come interlocutrice internazionale di prestigio per la soluzione del problema libico, si trova di fatto spiazzata (già con il governo Gentiloni, nel 2018, l’Italia decise di non reagire alle provocazioni turche, quando la nostra nave perforatrice Saipem 12000 era stata fermata presso Cipro da navi da guerra turche). Siamo pronti a trattare direttamente con Erdogan sul prossimo flusso di emigranti dall’Africa? Quanto siamo disposti a pagare?Ricordiamo che l’Europa (cioè anche noi), su particolare pressione della Germania, ha donato alla Turchia 6 miliardi di € per impedire l’invasione di immigrati in transito dalla Turchia e diretti al centro Europa e anzi riprendesse quelli già sbarcati in Grecia (cfr. News del 2.10.2018)
Siamo poi sicuri che i nostri diritti energetici in Libia (cioè gran parte del nostro metano e petrolio) siano effettivamente garantiti? [fonte: NBQ, 4.09.2020]
Ma ovviamente di tutto questo non si parla …
Siamo così impegnati a parlare di Coronavirus!