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La Santa Sofia, Hagia Sophia, cioè la divina Sapienza, è il Logos, il Verbum, cioè Gesù stesso, “incarnazione” della Seconda Persona della SS.ma Trinità. 
A Lui, Santa Sofia, era dedicata una delle più importanti, grandiose, bellissime basiliche della cristianità, a Costantinopoli (oggi Istanbul), inaugurata nel 537 sotto Giustiniano. Fino alla costruzione della nuova basilica di S. Pietro in Vaticano (1626) Santa Sofia era la più grande chiesa cristiana del mondo.
Con lo scisma d’Oriente (1054) è diventata basilica cristiana ortodossa, sede del fondamentale Patriarcato di Costantinopoli (“seconda Roma”).
Già nel 1453 l’occupazione ottomana (cioè islamica) di Costantinopoli aveva violentemente trasformato questa importantissima basilica della cristianità in una moschea.
Nel 1934, sotto una guida più “laica” (massonica) della Turchia ad opera di Kemal Atankur, Santa Sofia era diventata un museo; e tale è stata fino a pochi giorni fa.

Il 10 luglio scorso il capo di stato turco Recep Tayyip Erdoğan, che sempre più si propone come nuovo califfo, con mire espansionistiche in Europa (cfr. Notizia del 2.10.2018, per l’inaugurazione della grande moschea di Colonia in Germania) e nel Mediterraneo (basti pensare all’attuale presenza in Libia), ha decretato che la grande basilica di Santa Sofia di Istanbul, tra l’altro patrimonio culturale dell’umanità, torni ad essere luogo di culto islamico.

Così già venerdì 24 luglio (data peraltro di valore simbolico, poiché in questo giorno nel 1923, col trattato di Losanna, si decretò la fine all’Impero Ottomano), vi si è svolta, in quella che era appunto una delle più importanti chiese della cristianità, la preghiera musulmana del venerdì, alla presenza di migliaia di persone: un migliaio gli ammessi all’interno (c’era pure chi portava le bandiere dell’Impero ottomano e il fez, copricapo ottomano soppresso da Atankur) e altre migliaia gli ammassati e proni all’esterno (ovviamente qui nessuno si è sognato di pensare alle misure anti-contagio Coronavirus!); secondo Erdoğan erano addirittura presenti per l’occasione storica 350.000 musulmani! Lo stesso presidente Erdoğan, ovviamente presente in Santa Sofia, ha introdotto la preghiera del venerdì con la recita di due passi del Corano, scelti dalla Sura Al-Fatihah e dalla Sura Al-Baqarah (gli stessi, sembra, scelti da Maometto II, il conquistatore di Costantinopoli); accanto a lui Erbas, capo della Diyanet (Direzione turca per gli affari religiosi) e Bahçeli, presidente dell’MHP (Partito del movimento nazionalista, braccio politico del movimento semi-terroristico dei Lupi Grigi; lo stesso gruppo cui apparteneva Ali Ağca, l’attentatore di Giovanni Paolo II il 13.05.1981). A garantire la sicurezza erano presenti almeno 7000 poliziotti.
La “riconquista” della moschea è stata celebrata con francobolli speciali e pure con un video ufficiale, che inneggiava: “Ayasofya, Tu ci appartieni e noi apparteniamo a te da sempre e per sempre”. All’ingresso della celeberrima basilica ora moschea è stata posta questa targa: “La Grande Moschea di Hagia Sophia”. Dal 24 luglio vi è risuonato l’adhan, l’invito musulmano alla preghiera; e dai quattro minareti, costruiti dopo la conquista di Costantinopoli del 1453, i muezzin hanno chiamato i fedeli. All’interno, i mosaici dei pavimenti sono stati coperti da tappeti blu e quelli delle pareti, ricchi di raffigurazioni cristiane, da tendaggi.

Molte sono state le proteste nel mondo, soprattutto da parte dei cristiani ortodossi, ma anche di istituzioni internazionali, di politici, e persino di alcuni musulmani. Anche Papa Francesco (che Erdogan aveva avuto l’ardire di invitare al rito!), all’Angelus del 12 luglio, s’è detto «molto addolorato» per questa decisione.
Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I ha addirittura sottolineato come tale decisione possa creare nel mondo intero forti tensioni tra cristiani e musulmani. In tutto il mondo ortodosso questa data è stata considerata “giorno di lutto e di sofferenza”; e si sono tenute veglie, liturgie e preghiere di riparazione.
Il Primate della Chiesa greco-ortodossa e arcivescovo di Atene, Ieronymos II, ha infatti definito il 24 luglio «un giorno di lutto e sofferenza per tutta l’ortodossia, il cristianesimo e tutto l’ellenismo» e, in concomitanza con la prima nuova preghiera islamica in Santa Sofia, ha deciso di officiare ‘in riparazione’ una funzione nella cattedrale ortodossa di Atene.
Anche negli USA gli ortodossi (che sono circa 1,5 milioni) hanno espresso il loro dolore e la loro preoccupazione: l’arcivescovo ortodosso Elpidophoros Lambriniadis, della Chiesa greco-ortodossa statunitense, si è recato addirittura alla Casa Bianca per parlarne col Presidente Trump e il vicepresidente Pence.
Il Presidente Donald Trump ha condiviso con l’Arcivescovo «il profondo sgomento per la riconversione di Hagia Sophia in moschea, insieme alle preoccupazioni per la sicurezza del Patriarcato ecumenico e per la libertà religiosa”, assicurando «non solo la preghiera ma anche di portare la questione ai più alti livelli di governo».

Proprio della “libertà religiosa” (uno dei “valori non negoziabili” e cardine della dottrina sociale cristiana), il Presidente USA si è fatto anche di recente forte paladino a livello mondiale: lo scorso 2 giugno ha infatti firmato un decreto esecutivo atto a rendere la libertà religiosa una priorità della politica estera statunitense, con lo stanziamento di 50 milioni di dollari l’anno, a sostegno della «libertà di religione per tutti i Paesi del mondo … affermando che “è una priorità della politica estera statunitense, e che gli USA si impegnano a rispettare e promuovere con forza ovunque questa libertà».

La Conferenza Episcopale USA ha invitato i cattolici a vivere una giornata di lutto, a suonare le campane funebri, a mettere le bandiere a mezz’asta e a recitare l’Hymnos Akathistos, ossia l’inno mariano più famoso dell’Oriente cristiano, oppure il Santo Rosario.
Anche il Consiglio ecumenico delle Chiese ha avvertito che la decisione avrebbe seminato divisione.
Persino l’Unesco ha dichiarato di essersi rammaricato della decisione.
La decisione ha poi spaccato lo stesso mondo musulmano: Qatar, Libia e Iran si sono congratulate con Erdoğan per la “decisione coraggiosa”; mentre Emirati Arabi, Egitto e Arabia Saudita accusano il presidente turco di sfruttare l’Islam per recuperare il consenso dei cittadini.
[fonte: AsiaNews 24.07.2020]
Qualcuno ha ancora il coraggio di parlare di ingresso della Turchia nella UE?