Nel nostro documento su Calendari, ideologie e apostasia, cui ha fatto già riferimento sotto la Notizia del 31.05.2020, in Italia, dopo che il governo nel 1977 abolì la sua festività anche civile, la solennità del Corpus Domini, che cade nel giovedì dopo la domenica della SS.ma Trinità (domenica dopo Pentecoste, e quindi variabile in base alla data della Pasqua), è stata liturgicamente trasferita dai Vescovi alla domenica successiva (cioè appunto oggi). In questo modo anche questa solennità ha perso gran parte della sua incidenza nella sensibilità dell’italiano medio, persino cattolico.

La celebrazione del Corpus Domini è rimasta invece al giovedì, oltre che nel Vetus ordo, nella Città del Vaticano, in Austria, Polonia, Croazia, Portogallo e nelle zone cattoliche della Germania e della Svizzera.

La solennità del Corpus Domini è caratterizzata anche dal culto pubblico (esterno) dell’Eucaristia e prevede per questo anche la solenne Processione eucaristica, la più importante dell’anno, in quanto si porta in processione non una statua o un’immagine, ma l’Eucaristia, cioè Gesù stesso, nel suo vivo corpo, sangue, anima e divinità.

Se ovunque il popolo manifestava (e talora comunque ancora manifesta) la propria adorazione del SS. Sacramento anche addobbando le case e le strade dove passava la Processione eucaristica, particolarmente celebri sono in alcuni luoghi le magnifiche “infiorate”, cioè la tradizione di ricoprire le strade dove transita Gesù nel SS.mo Sacramento con innumerevoli petali di fiori, disposti anche a formare artistiche immagini.
 

Giovanni Paolo II, reduce dall’eroica esperienza della Polonia rimasta fortemente cattolica anche sotto il governo comunista imposto dalla Russia dopo la II Guerra mondiale [che proibiva in Polonia tutte le manifestazioni pubbliche di fede, ma non era riuscito, a causa della fortissima fede popolare e di un episcopato mai prono al potere (a costo del carcere duro, che fece pure il cardinale di Varsavia Stefan Wyszyński), a sopprimere la processione del Corpus Domini (celebri per l’occasione le infuocate omelie del card. Wojtyla di Cracovia, che giungevano clandestinamente anche in Italia), come lo storico pellegrinaggio a piedi da Varsavia a Czestochowa (km. 250!) nella Novena dell’Assunta (6-14 agosto)], appena eletto Papa rimise subito a Roma e al giovedì, nonostante da 2 anni fosse stata abolita in Italia la festività del Corpus Domini e quel giorno fosse quindi diventato feriale, con traffico romano annesso, la celebrazione della S. Messa sul sagrato di S. Giovanni in Laterano (così vituperato, nonostante sia il sagrato della Cattedrale di Roma e quindi della chiesa “capo e madre di tutte le chiese del mondo” com’è scritto sull’artistica facciata, da manifestazioni politiche, sindacali e dal cosiddetto Concertone del 1° maggio), cui seguiva (e segue) l’imponente e solenne Processione eucaristica lungo via Merulana fino alla Basilica papale di S. Maria Maggiore. E santamente si ostinò, anche quando negli ultimi anni le sue condizioni di salute erano diventate proibitive, a presiedere personalmente non solo la S. Messa ma anche la processione (e voleva a tutti i costi rimanere inginocchiato sul mezzo che trasportava il SS.mo Sacramento!), fino all’ultimo anno (2004).

Papa Francesco, per questa importantissima occasione anche pubblica di fede cattolica e in particolare “eucaristica”, si è dapprima limitato alla S. Messa iniziale e Benedizione finale (senza cioè partecipare più alla Processione eucaristica in via Merulana), per poi abbandonare S. Messa e Processione eucaristica (e decretandone di fatto la morte), per condurla in altri luoghi “periferici”, addirittura fuori Roma.

Comunque quest’anno, a motivo ancora del Coronavirus, nonostante la ripresa di quasi tutte le attività e persino avendo ammesso manifestazioni (politiche, contro il razzismo, ecc.) con grande assembramento di persone, le processioni del Corpus Domini sono state proibite.


Cogliamo però qui questa occasione per ricordare almeno tre dei numerosissimi “miracoli eucaristici” avvenuti nella storia e talora studiati anche dalla scienza (miracoli di cui si parla più diffusamente nel Dossier Miracoli al n. 7).

Lanciano (750)

Si tratta del più antico “miracolo eucaristico”, visibile ancor oggi e persino studiato in modo rigoroso dalla scienza. Avvenne a Lanciano, oggi in Abruzzo (CH), nel 750.
Si trattò della trasformazione improvvisa dell’ostia in carne e del vino in sangue, avvenuta durante una S. Messa celebrata da un monaco, colto dal dubbio proprio al momento della Consacrazione. Quell’’Ostia diventata carne e quel vino diventato sangue (rappreso in 5 notevoli grumi, che pare addirittura che non mutino di peso se pesati individualmente o insieme, quasi miracolo nel miracolo), furono non solo immediatamente constatati dai presenti e dai contemporanei, ma sono tuttora visibili, nell’apposito reliquiario posto sopra l’altare della Chiesa di S. Francesco a Lanciano.
Su questa reliquia nel 1970 sono state compiute meticolosissime analisi mediche (istologiche), da cui è risultato che tal carne (in cui s’è improvvisamente trasformata l’ostia) è muscolo cardiaco umano (con tutte le caratteristiche morfologiche e istologiche che oggi la scienza conosce e che sono verificabili al microscopio) e che quel sangue (in cui s’è improvvisamente trasformato il vino) è sangue umano (del gruppo AB-, tra l’altro proprio come quello che è sulla Sindone di Torino e nel sudario di Gesù conservato a Oviedo in Spagna).
La analisi, richieste dall’arcivescovo, sono state compiute dal dott. E. Linoli (professore di anatomia, istologia, chimica e microscopia clinica dell’Università di Siena), coadiuvato dal prof. R. Bertelli. I risultati di dette analisi, comunicate il 4.03.1971, così concludono tra l’altro: “è stato accertato dalla diagnosi che la carne è umana e nello specifico si tratta di un cuore umano (miocardio ed endocardio). Inoltre la diagnosi istologica del miocardio rende poco accettabile l’ipotesi di un ‘falso’ effettuato a quel tempo: infatti, anche supponendo che fosse stato prelevato da un cadavere, si deve ritenere che solo una mano esperta di dissezione anatomica avrebbe potuto, e non senza serie difficoltà, ottenere da un viscere cavo una “fetta” così uniforme e continua come la constatiamo ancor oggi (e tutti possono vedere nella reliquia), tenendo conto che le prime dissezioni anatomiche si ebbero posteriormente al 1300”.
Il prof. Linoli afferma inoltre che tale frammento di cuore deve essere apparso allo stato vivente.
Tale relazione fece tanto scalpore che nel 1973 se ne occupò addirittura l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), la quale, dopo lunghi esami, pubblicati nel 1976 a New York e Ginevra, confermò i risultati del prof. Linoli, aggiungendo che “non si poteva assimilare quel reperto a tessuti mummificati”, concludendo che “la conservazione di questo tessuto cardiaco dopo 12 secoli è scientificamente inspiegabile”.

Bolsena (1263)

Analogo e forse ancor più celebre è il miracolo eucaristico avvenuto a Bolsena (VT) nel 1263, e che sta persino all’origine della solennità del Corpus Domini, istituita dal papa Urbano IV, che in quei giorni si trovava nella vicina Orvieto, dove tuttora, nel celeberrimo duomo gotico (edificato anche per questo), si conserva la reliquia del “Corporale” macchiato di sangue di Gesù, gocciolato durante questo evento miracoloso.
Durante la S. Messa celebrata nella basilica di S. Cristina di Bolsena (sul lago laziale omonimo) da un sacerdote di Praga pellegrino verso Roma (qui infatti passava la medievale “Via Francigena”) e che venne preso dal dubbio sulla presenza “reale” di Gesù nell’Eucaristia, proprio al momento della Consacrazione l’ostia si trasformò e cominciò a sanguinare, così che ne restarono macchiati non solo il Corporale (il piccolo telo cerato che si mette durante la S. Messa sotto il calice e la patena), ma lo stesso altare e perfino il pavimento.
Tutti poterono constatare il miracolo; e quei segni dell’avvenuto miracolo furono subito ispezionati da Papa Urbano IV, che si trovava appunto al momento nella vicina Orvieto, e dal grande teologo e filosofo S. Tommaso d’Aquino (che fu incaricato poi dal Papa di scrivere anche le solenni preghiere eucaristiche della liturgia di questa solennità, celebri e cantate ancor oggi, v. al termine del documento del sito).
Nell’anno seguente (1264) il Papa, che aveva già avuto ispirazioni divine in questo senso, decise allora di istituire la festa del Corpus Domini, che fu poi estesa a tutta la Chiesa.
Le tracce del Preziosissimo Sangue di Gesù, oltre che sul Corporale (conservato appunto nel duomo di Orvieto ma raramente esposto), sono ancora visibili sui gradini dell’altare della chiesa di S. Cristina di Bolsena.

Siena (1730)

Uno specialissimo miracolo eucaristico, anche se purtroppo meno noto ai più, è quello avvenuto a Siena nel 1730, in quanto non solo è tuttora constatabile e studiato dalla scienza, ma è addirittura “permanente”, cioè prosegue nel tempo e tuttora in atto! Di cosa si tratta?
Il 14.08.1730 nella chiesa di S. Francesco di Siena dei ladri rubarono dal tabernacolo una pisside con 351 Ostie consacrate. In riparazione per l’atto sacrilego si sospese quell’anno perfino il celebre “Palio” dell’Assunta. Tre giorni dopo se ne ritrovarono 223 in una chiesa senese vicina (S. Maria in Provenzano), abbandonate dai ladri, presi forse dallo scrupolo (tanto più che erano evidentemente attirati più dall’oro e dall’argento del vaso sacro che mossi dall’intento sacrilego di distruggere le Ostie Sante). Le ostie furono fatte ritrovare in una cassetta delle elemosine, tra polvere e ragnatele, e furono riportate in processione in S. Francesco, tra una folla adorante e festante.
Il problema era però cosa farne. Non potevano essere date in Comunione (non si poteva essere assolutamente sicuri che si trattasse proprio delle ostie già consacrate rubate qualche giorno prima; inoltre pure per ragioni igieniche, non sapendo peraltro dove i ladri le avessero tenute in quei giorni, oltre che per quella sporca cassetta delle elemosine dove furono ritrovate). Evidentemente però non potevano neppure essere eliminate. In attesa di una decisione autorevole in merito e pure in “riparazione” all’atto sacrilego compiuto dai malviventi, furono non solo conservate, ma esposte comunque per l’adorazione dei fedeli.
Grande fu la sorpresa nel constatare che già dopo parecchi giorni esse rimanevano fisicamente intatte, pur essendo farinacei e quindi facilmente e rapidamente corruttibili (cioè atte a seccare o ancor più ad ammuffire ed essere covo di vermi, farfalline, ecc.). Conservate in quella stessa chiesa, furono rinvenute ancora fresche dopo 50 anni!
Ebbene, tali ostie rimangono intatte e fresche ancor oggi! E ciò non solo ad un visione od esame superficiale, ma anche sotto le lenti delle più sofisticate ed attuali analisi scientifiche!
Apposite commissioni scientifiche hanno infatti più volte studiato questo persistente miracolo, avvalendosi di sempre più aggiornati strumenti, senza trovarvi una spiegazione e concludendo che tale fatto è contro ogni legge fisica e biologica.
Già nel 1914, a conclusione di accurati studi di eminenti professori di chimica, farmaceutica, igiene, bromatologia (guidati dall’illustre chimico prof. Siro Grimaldi) fu redatto un Verbale in cui tra l’altro si afferma: “Le Sante Particole di Siena, consacrate nell’anno 1730, sono in perfetta conservazione; costituiscono quindi un fenomeno singolare, che inverte le leggi naturali della conservazione della materia organica”. Fattane menzione, come fatto unico ed inspiegabile, negli annali scientifici, il prof. Grimaldi fece notare in proposito che in sé le ostie sono della sostanza più vulnerabile (pane azzimo), poiché “la farina di grano è il miglior terreno di coltura per microrganismi, parassiti animali e vegetali, e soggetto a fermentazione lattica e putrida”, mentre quelle 223 Ostie furono trovate perfettamente fresche, sia all’aspetto, che al tatto, al gusto e all’olfatto. “Le particole sono in perfetto stato di conservazione, contro ogni legge fisica e chimica e nonostante le condizioni del tutto sfavorevoli in cui si sono venute a trovare. Un fenomeno assolutamente anormale; le leggi della natura si sono invertite: il vetro della pisside in cui sono conservate manifesta al microscopio delle muffe, mentre l’assai deperibile farina si è rivelata fresca e intatta, quindi più resistente del cristallo”!
Giunsero alla stessa conclusione anche le analisi del 1922 e del 1950. Pure  il grande scienziato italiano Enrico Medi parlò di evidente miracolo.
Paolo VI volle fermamente che tale miracolo eucaristico fosse conosciuto da tutta la Chiesa; e Giovanni Paolo II vi si recò pellegrino in occasione del 250° anniversario (1980).
Ancora nel 2014 (!) sono state eseguite nuove accurate analisi scientifiche, da parte del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) e da un gruppo di ricercatori dell’Istituto per la conservazione e valorizzazione dei beni culturali di FI, da cui risultò nuovamente “il buono stato di conservazione delle ostie e la totale assenza di contaminazione”.
In risposta pure a possibili anche se non certo scientifiche ipotesi circa presunte particolarissime condizioni che in quel luogo le manterrebbero intatte, s’è fatto comunque in proposito anche l’esperimento di mettere nello stesso luogo delle ostie della medesima fattezza e sostanza: si sono deteriorate dopo pochissimo tempo, come tutti i farinacei!