Bambini prodotti e rimasti in deposito
Bambini prodotti come merce, con tanto di listino prezzi. Questo è l’utero in affitto.
Anche se in Italia la “maternità surrogata” è ufficialmente una pratica ancora illegale, nonostante la pressione di molti politici e organi di stampa per ottenere questo presunto diritto al figlio per tutti (all’insegna poi del noto “love is love” se si tratta di coppie omosessuali), esistono comunque agenzie estere specializzate per questo e che “servono” anche gli italiani.
È il caso ad esempio delle agenzie specializzate dell’Ucraina (BioTexCom, Feskov, …), che agiscono apertamente, con tanto di propri siti internet e profili Facebook e Instagram, con espliciti, particolareggiati e diversificati “pacchetti” di offerte (del figlio)!
Ecco ad esempio l’offerta di due “pacchetti” presentati esplicitamente dall’agenzia ucraina BioTexCom:
– pacchetto “All Inclusive Standard”: € 39.900 (non si capisce quanto vada alla madre che presta l’utero: € 30.000?) – attesa prevista: circa 1 anno
Il pacchetto comprende: «Test medici e controlli per tutti i partecipanti al programma (genitori d’intenzione, surrogata e donatrice), illimitati cicli di fecondazione assistita, monitoraggio della gravidanza, esame per rilevare possibili anomalie genetiche, supporto legale e pratiche burocratiche che comprendono contratto di surrogazione, supporto nell’ottenimento del certificato di nascita per il bambino, documenti di viaggio per lasciare il Paese, trasporto, vitto, alloggio in una stanza di hotel, smartphone e carta Sim dedicata»
– pacchetto “All Inclusive Vip”: € 64.900 – attesa prevista: 4 mesi
La pandemia ha prodotto però anche qualche “problema” di consegna!
Infatti un sacco di bambini ordinati e prodotti in Ucraina, per coppie sterili od omosessuali straniere (tra cui moltissime italiane), sono già nati ma sono rimasti bloccati nel Paese (ad es. all’hotel “Venezia” di Kiev), perché i “committenti” non hanno potuto ritirarli a motivo della pandemia Coronavirus e delle frontiere bloccate.
Ecco in proposito il grido di una signora italiana di 55 anni (Angela), apparso sul Corriere della Sera del 15 maggio: «Lasciatemi andare a Kiev a prendere mia figlia (Stella)», nata (prodotta appunto per conto dell’agenzia BioTexCom) da madre surrogata, cioè dallo sperma del marito e dagli ovociti di una donna pagata per questo e di un’altra donna, sempre pagata attraverso l’agenzia, che ha portato avanti la gravidanza, fino a “prodotto” finito (ma rimasto appunto in sala d’attesa all’hotel Venezia di Kiev)! [fonte: Il Timone/News, 19.05.2020]
Ecco intanto un altro caso italiano, a proposito di utero in affitto … per coppie omosessuali.
Due maschi italiani si “sposano” in Canada, ottengono un figlio con l’utero in affitto (e ovviamente con ovocita comprato da altra donna) e chiedono di essere riconosciuti entrambi come genitori in Italia.
La documentazione arriva fino in Cassazione, che chiama in causa la Corte costituzionale, suggerendo, tra le righe dell’ordinanza, di legittimare la situazione di fatto anche se contro legge. Esiste ancora il diritto?
[fonte:NBQ, 3.05.2020]
Dio avrà ancora pazienza? o ha cominciato a perderla?