Non è solo questione di carattere o di propria struttura psicologica. Ciò che incide maggiormente nella vita è lo “spirito” (in relazione certo con la psiche ed il corpo), con le sue scoperte ed esperienze. La vera fede, cioè l’incontro con Cristo Signore, è ciò che di più liberante possa avvenire nella vita di un uomo.

Lo abbiamo visto anche in questi mesi, con l’emergenza Coronavirus.

Dopo che la cultura dominante ormai da secoli ha cercato di convincere l’uomo che non c’è l’anima, l’aldilà, Dio, ma siamo solo corpo e quindi, nonostante il cercare di non pensarci (questa è vera alienazione, non la religione, come diceva K. Marx), con l’eventualità sempre ricorrente di ammalarci (nonostante la “dea” scienza!) e di morire … è bastata questa pandemia (sia pur con una percentuale relativamente bassa di mortalità) per gettare milioni e milioni di persone nel terrore! E poiché non ci sarebbe che il corpo e “questa” vita, allora abbiamo visto che, pur di non ammalarsi e rischiare di morire, l’uomo è disposto a tutto (anche come cittadino!). Tutta le prosopopea (illuministica e post-illuministica) su “io posso fare quel che voglio”, “io sono mio”, “decido comunque io, su tutto: è un mio diritto!”, il terrore di ammalarsi e morire (magari con uno stillicidio mediatico fatto apposta per ingigantire questa vera e persino irrazionale “fobia”!) ha fatto cedere di colpo tutte le armi, ha consegnato tutta la vita alle decisioni di governi e “Comitati tecnico-scientifici”, a vere e proprie forme dittatoriali.

Insomma, convinto ormai che non ci sia che il corpo e questa vita, è possibile più che mai “ricattare” l’uomo contemporaneo: pur di non perdere la pelle (anche se fosse una possibilità remota) s’è visto che è disposto a perdere tutto: libertà, diritti costituzionali, lavoro, relazioni, denaro, comunicazioni, svago, sport, vacanze ….

Quale occasione più ghiotta per le nuove indolori e subdole dittature? Per lo stesso “Nuovo Ordine Mondiale”, che inoltre ora può elettronicamente e telematicamente controllare tutto di noi?!

In Cina (cfr. sotto Notizia del 2.03.2020) si è giunti persino a mettere delle telecamere, controllate dal Governo cioè Partito comunista, nelle case dei “positivi” al tampone, seguendo i cittadini anche coi droni per filmare i loro movimenti e per controllare se fossero armati di mascherina!
Ma anche in Italia si è arrivati da parte delle “Forze dell’ordine”, oltre ad invadere illegalmente le chiese e bloccare in modo sacrilego le celebrazioni in corso, a bloccare con la forza (anche con l’uso di mezzi speciali e persino con l’intervento di un elicottero!) e multare un uomo sdraiato solo in spiaggia (quale pericolo pubblico di contagio rappresentava? si è poi ammesso che è stato un intervento esagerato, irrazionale, ma si è esplicitamente giustificato questo ed altri analoghi interventi con un palese: “per dare una lezione”, “per far capire che lo Stato controlla tutto”, fino al noto slogan dittatoriale “colpire uno per dare lezione a tutti”!).
Così c’è chi ha proposto, oltre alla vaccinazione (quale? scientificamente verificata?) obbligatoria per tutti, le app (v. Immuni) ed i braccialetti elettronici e persino l’uso dei droni (persino a MIlano) per seguirci ovunque.
Tutto questo per poterci tutti controllare (e magari punire) in tempo reale!


Sia ringraziato N. S. Gesù Cristo, morto e risorto, che ci ha liberato!

Ricordiamo (e meditiamo) in proposito le celebri parole di S. Paolo nel capitolo 8 della Lettera ai Romani (che è Parola di Dio):

“Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: “Abbà, Padre!”. Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria. Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi. La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità – non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa – e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Poiché nella speranza noi siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo? Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza. Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio. Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati. Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Proprio come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello. Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore”.
 

Quanto è allora importante essere ben saldi e preparati, con una fede grande, per essere poi forti e in grado di affrontare le “prove”, che anche improvvisamente potrebbero riversarsi ancora sull’umanità.


Di fronte alla paura e persino al terrore (pure con gravi riverberi psicologici) che ha attanagliato molti, e che rende persino ricattabili dal potere, ascoltiamo ad esempio la fede di questo giovane spagnolo, che getta in questi giorni sul mondo una scheggia di luce divina, di forza e di consolazione.
Ricardo Pareja Álvarez è un giovane di 21 anni di Barcellona, con un tumore ai polmoni. La sua testimonianza sta facendo il giro del mondo (attraverso la sua famiglia e la sua ragazza Monica), convertendo molti, perché ricorda a tutti, anche in questo tempo di pandemia, quale forza può dare la fede, cioè la vita con Cristo Signore, significato vero della vita e vittoria sulla morte.
Ascoltiamo queste sue parole: «La preghiera mi dà grazia. Sono entrato in un’altra dimensione: vivere in intimità con Dio che mi può chiamare in ogni momento», così questa «Via Crucis mi dà felicità». «Un tumore vale la bellezza di quanto sto vivendo». «Non temo il tumore e la morte, Cristo è con me»! «Non cambierei questa condizione se serve a Dio per farmi Suo strumento».
Quinto di nove figli di una famiglia cattolica appartenente al movimento neocatecumenale, Ricardo è stato descritto come solare, bello, sportivo, pieno di vita; ma soprattutto è un giovane pieno di fede e pure fortemente attaccato alla Madonna (e al S. Rosario). “Lei mi guida”, si legge su una maglietta da lui indossata.
Dall’ospedale dov’è ricoverato ha parlato a Radio Maria Spagna così: «Questa Croce è un dono per entrare in intimità con il Signore».

Nel sito vedi l’analoga testimonianza di un altro giovane, gravemente malato e consapevole della morte vicina, e che ora ha già raggiunto l’incontro con Dio!