Il Partito al posto di Dio
Molte volte abbiamo parlato della Cina, questo immenso Paese di oltre 1,4 miliardi di abitanti, governato in modo dittatoriale dal Partito Comunista e che pone in atto anche una terribile persecuzione antireligiosa (v. News, solo per rimanere al 2019: 20.09, 11.04, 29.03, 22.01, 14.01). Abbiamo pure sottolineato (v. News del 20.09.2019) come di recente il Presidente Xi Jinping – accolto l’anno scorso in Italia con i più alti e ossequiosi onori (v. News 29.03.2019; e con il M5S che plaudeva entusiasta alla nuova “via della seta”! indispettendo così anche gli alleati americani) – abbia non solo evidenziato il suo progetto di portare la Cina ad essere la più grande potenza del mondo, ma abbia perfino osato sostituirsi esplicitamente a Dio, chiedendo addirittura alle chiese di cambiare il 1° Comandamento in “Non avrai altro Dio all’infuori di Xi Jinping”! (e le chiese che si sono rifiutate di rimuovere il Decalogo sono state chiuse). I Cattolici sono invece obbligati a studiare il “socialismo con caratteristiche cinesi per la nuova era”, l’era di Xi Jinping! Sulle chiese vengono tolti i Crocifissi ma deve sventolare la bandiera rossa a cinque stelle. La Chiesa deve in tutto essere sottomessa al Partito (nonostante i recenti segreti accordi col Vaticano!). Telecamere sono installate in tutte le chiese per monitorare le attività che vi si svolgono. È inoltre “vietato ai minori di 18 anni” entrare in chiesa o partecipare al catechismo e alle attività parrocchiali; e nelle scuole viene continuamente ricordato agli alunni e ai genitori che credere in Dio è vietato; gli stessi funzionari offrono compensi in denaro per chi denuncia «attività religiose illegali».
Xi Jinping forse non sa che la costruzione della Torre di Babele, che vuole sfidare Dio, si conclude con una disfatta (Gen 11,1-9); che “se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori” (Sal 127,1) e che un gigante dai piedi d’argilla può essere abbattuto da un sasso (cfr. Dn 2,31-35).
Ebbene, anche al presidente Xi Jinping qualche giorno fa è già scappato di chiamare il Coronavirus (Covid-19) un “demone”!
Non sa che quando l’uomo vuol mettersi al posto di Dio alla fine va sotto il potere di Satana!
Si ricordi che alla fine solo il Dio vero (Cristo) conduce la storia; e tutti coloro che già nel secolo scorso avevano addirittura avuto la pretesa di contare gli anni della “nuova era” dal loro avvento, di anni ne hanno contato pochi (12 il potere di Hitler, 20 l’era fascista, 72 l’immenso potere del comunismo russo, come ricordava Giovanni Paolo II nel suo ultimo libro “Memoria e identità”)!
Il Partito come “Grande Fratello”
Oggi c’è la possibilità tecnologica che il “potere” controlli sempre più la vita (anche privata) delle persone. Si va dalle intercettazioni telefoniche alla localizzazione del cellulare (non a caso non si può più togliere la batteria, per cui anche da spento il cellulare dice dove siamo e può trasmettere cosa diciamo) e alla tracciabilità non solo di tutto quello che scegliamo con esso ma anche dei pagamenti che con esso possiamo ormai fare; dall’uso di internet (con le informazioni sulle nostre scelte, idee, comportamenti, acquisti) a quello dei social network, dai pagamenti elettronici (non a caso si vuole far sparire il contante), dall’essere praticamente sempre sotto l’occhio di una telecamera o webcam fino all’uso dei droni (in Cina in questi giorni sta avvenendo anche questo, per controllare dove vanno i cittadini e se portano la mascherina). Tutto di noi può essere ormai sotto controllo e archiviato.
Il Governo cinese, che secondo la più ferrea ideologia e impostazione comunista vuole essere il padrone assoluto della vita dei suoi ‘sudditi’, utilizza sempre di più il progresso tecnologico per controllare tutta la vita dei cittadini. Ad esempio, oltre a prevedere l’istallazione di 500 milioni di telecamere, per localizzare in 7’ ogni postazione del cittadino nelle città, si serve anche degli immensi “big data” dei suoi colossi come Alibaba, Baidu e We Chat, per individuare e archiviare i dati sulle scelte, acquisti, gusti personali e altre caratteristiche dei cittadini. Siamo passati dal proverbiale “Dio ti vede” all’attuale “il Governo ti vede!”.
Il Sistema di Credito Sociale
In Cina entro quest’anno dovrebbe poi entrare in vigore a pieno regime (era in sperimentazione dal 2014) il nuovo “Sistema di Credito Sociale”. Si tratta di un capillare sistema di controllo (ranking) dei comportamenti personali di tutti i cittadini (1,4 miliardi di cinesi!), con relativa loro classificazione in base ad un “punteggio” che può aumentare o diminuire e che determina conseguenze (vantaggi o svantaggi) anche pesanti sulla vita (per rendere l’idea, qualcosa di analogo all’italiano sistema di punteggio sulla ‘patente di guida’, ma che riguarda però tutta la vita!). Il punteggio di un cittadino permette cioè una classificazione della sua reputazione (rating), un “credito sociale” che ha conseguenze nella propria vita personale, familiare, sociale, economica. Ecco alcuni esempi…
Il Governo premia azioni “buone” come ad esempio attraversare sulle strisce pedonali, fare della beneficenza, donare sangue, ecc. con avere permessi di viaggio, maggiore rapidità nelle prenotazioni, poter noleggiare un’auto senza caparra, persino avere più possibilità di incontri sui siti romantici, fino ad arrivare a godere di sconti sulle bollette, migliori tassi di interesse nelle banche e persino facilitazioni nell’assegnazione di alloggi o poter affittare case senza lasciare depositi.
Il Governo punisce invece azioni “non buone” come ad esempio pagare in ritardo le bollette, fumare in zone non fumatori, diffondere fake-news su importanti fatti sociali, comprare troppi videogiochi o passare troppo tempo con essi, spendere soldi in acquisti inutili, non avere il biglietto di trasporto o addirittura non essere veloci nei gates d’imbarco, ecc., con l’impossibilità di fare voli nazionali (è già successo a 9 milioni di cinesi), di salire su treni veloci o di accedere alla prima classe (è già successo a 3 milioni di cinesi), di prenotare hotel lussuosi, ma anche col rallentamento della propria connessione a internet, ecc. fino al rifiuto delle carte di credito, all’impossibilità di accedere a un lavoro migliore o a scuole migliori (per se o per i propri figli).
Non avere buona capacità di guida o non rispettare il rosso del semaforo, non fermarsi per far passare i pedoni sulle strisce, ecc. può anche essere punito col vedere il proprio nome e cognome come ‘punito’ su schermi giganti in città. I proprietari di cani perdono poi punti se il cane viene portato a passeggio senza guinzaglio o causa disordine pubblico; e se si perdono tutti i punti confiscano il cane e si deve sostenere un test sui regolamenti richiesti per la proprietà degli animali domestici.
I “puniti” possono essere pubblicamente nominati coi loro dati (nome, cognome e carta d’identità) come cattivo cittadino. Un avviso governativo del 2016 incoraggia le aziende a consultare la lista nera prima di assumere persone ed offrire loro contratti.
Si tratta dunque di un sistema di governo/padrone che può anche ottenere qualche miglioramento di comportamento sociale, ma che, proprio perché in mano ad un potere onnicomprensivo, può essere davvero inquietante (Human Rights Watch l’ha definito “agghiacciante”), un’apocalittica minaccia alla libertà personale (v. Ap 13,16-17), un vero orwelliano “Grande Fratello” (Botsman l’ha definito “una visione futuristica del Grande Fratello fuori controllo”).
E cosa succederebbe di questo controllo totale sui cittadini in caso di applicazione politica (niente di più facile in un potere totalitario come quello cinese)? Punti messi o tolti a seconda dell’obbedienza o meno al Partito comunista?
Il Partito … e il Coronavirus
Il Partito controlla ogni azione di ogni persona … ma intanto ha taciuto per oltre un mese sulla diffusione del Coronavirus (Covid-19)!
Nella diffusione del virus ci sono certamente responsabilità che derivano dal sistema stesso della politica cinese (dittatura comunista).
Nel colossale e totalizzante apparato burocratico del sistema dittatoriale comunista che governa il Paese, ora c’è tutto un palleggiamento di responsabilità dalla periferia al centro del potere. Ci sono stati certamente ritardi da parte delle periferie per “paura di disobbedire” al potere centrale. Il sindaco di Wuhan, Zhou Xianwang, ha detto di non aver reso note prima la gravità e l’entità dell’epidemia perché “aveva bisogno dell’autorizzazione dei piani alti del potere”. I funzionari di partito di Wuhan e di tutto il Paese hanno messo a tacere informazioni di importanza cruciale, hanno sminuito la portata del problema e hanno rimproverato i medici che cercavano di lanciare l’allarme, per non disturbare il Potere centrale. Cade così anche il tanto decantato mito della meritocrazia nella gestione del potere.
La Commissione sanitaria nazionale, il ministero incaricato di dichiarare un’emergenza epidemica, non ha diffuso alcun avviso riguardante lo scoppio dell’epidemia fino al 19 gennaio; e quando l’ha fatto in sostanza ha rifilato la responsabilità di nuovo alle autorità locali (che stanno mostrando di essere più bravi a fingere che a cercare e trovare soluzioni; cercare ad esempio di individuare i potenziali portatori del virus è di sicuro utile, ma punirli o perseguitarli rischia di indurli a nascondersi, rendendo ancora più difficile e complicato combattere l’epidemia).
I massimi vertici del Partito Comunista hanno ammesso che l’epidemia ha “messo a dura prova il sistema cinese e la sua capacità di governance”.
Dopo l’epidemia, si ammette, la leadership cinese dovrà punire alcuni funzionari, e farlo severamente, se vuole salvarsi la faccia e riconquistare un minimo di credibilità.
Il Partito Comunista, però, farà davvero molta fatica a riconquistare la fiducia dei cittadini, se mai l’ha avuta. Nel popolo cresce infatti lo scontento per il governo, incapace di gestire la crisi.
Sempre più persone mettono in discussione le decisioni del governo. Pochi osano porsi apertamente contro Xi Jinping, in quanto sarebbe troppo pericoloso; ma cresce nella popolazione la rabbia contro di lui per aver creato una cultura della paura e della sottomissione all’interno dello stesso governo cinese, che anche in questa situazione ha creato enormi danni. [fonte: la Repubblica, 7.02.2020]
Tutto ciò anche se la Cina cerca di diffondere a livello internazionale l’immagine dell’efficienza autoritaria con cui sta affrontando l’epidemia di coronavirus e non pochi media anche italiani rilanciano volentieri quel tipo di propaganda, esaltando come il governo cinese sia in grado di mettere in “quarantena” 50 milioni di persone e costruire un ospedale in 10 giorni (se è vero).
Anche la morte del medico-eroe smaschera il regime cinese
Il dottor Li Wenliang, oftalmologo di 33 anni dell’ospedale centrale di Wuhan, aveva individuato in 7 pazienti il nuovo virus e la sua potenzialità distruttiva già il 30 dicembre scorso; ma il 3 gennaio venne arrestato dalla polizia di Wuhan per diffusione di notizie false e costretto dal locale Ufficio per la sicurezza pubblica a firmare una dichiarazione di autocritica per aver diffuso notizie false allo scopo di “turbare gravemente l’ordine sociale”. Rilasciato, tornò ad operare tra i suoi pazienti infettati, contraendo poi egli stesso il virus, fino a morirne.
Nei primi giorni di gennaio il Partito aveva dato ordine di ignorare l’allarme, sia per non turbare il Capodanno cinese, sia (soprattutto) per non disturbare i lavori del Congresso del Popolo cittadino che si sarebbe tenuto a Wuhan proprio in quei giorni (le autorità locali hanno organizzato pure un banchetto con 40.000 famiglie ospiti).
Il dottor Li è morto il 7 febbraio (le autorità hanno provato a censurare pure la notizia della sua morte), lasciando un figlio e la moglie (anch’essa infettata dal coronavirus e incinta di 8 mesi del loro secondo figlio). Ha scritto un toccante testamento in cui cita la Bibbia (2 Tim 4,7-8) (da cui la notizia, non confermata, che fosse un medico cattolico).
È ora già considerato un eroe dal popolo cinese!
La contestazione al governo cinese
He Weifang, docente di diritto alla Beijing University, attacca senza mezzi termini il governo per la gestione dell’epidemia di coronavirus: “L’assenza in Cina di libertà di parola e di espressione ha favorito il diffondersi dell’infezione polmonare”. “Gli errori del governo, in particolare le limitazioni imposte alla circolazione delle informazioni, hanno amplificato la crisi epidemica: la dimostrazione che la Cina necessita di libertà di stampa per poter affrontare le emergenze”. “Spero che il pesante prezzo pagato per l’epidemia farà comprendere alle autorità che senza una stampa libera il popolo vivrà nella sofferenza e il governo nella menzogna”.
Il docente critica con forza il Presidente Xi Jinping, colpevole di aver annunciato con ritardo il diffondersi del virus di Wuhan. Infatti, un discorso di Xi del 3.02.2020, e riportato da diversi media di Stato, mostra come lui fosse a conoscenza dell’epidemia già dai primi di gennaio, quando ordinò un primo intervento per contrastarla.
In passato il professor He ha perso la sua cattedra universitaria per aver appoggiato il dissidente e premio Nobel per la pace Liu Xiaobo. Il docente fu tra coloro che aderirono a Carta 08, un documento redatto nel dicembre 2008 da alcuni intellettuali che chiedeva maggiore democrazia e rispetto dei diritti umani, e per questo fu censurato dalla leadership di Pechino. Suo fratello He Weitong, anch’egli un esperto di diritto, fu arrestato lo scorso novembre per aver pubblicato su WeChat un video di protesta per la visita a Pechino di alcuni esponenti talebani. “Libertà di stampa, indipendenza della magistratura, diritti umani, tutele sindacali e delle organizzazioni sociali sono al centro delle richieste di He per la creazione di uno Stato di diritto in Cina”.
He rimane una delle poche voci apertamente critiche del regime. Le sue parole riecheggiano quelle di altri due intellettuali. L’avvocato per i diritti umani Xu Zhiyong, anche lui in passato docente alla Beijing University, si è scagliato di recente contro Xi per la sua “incapacità” nel gestire la crisi del coronavirus, la guerra commerciale con gli Usa e le proteste pro-democrazia a Hong Kong. Xu è stato arrestato il 15.02.2020 a Guangzhou (Guandong) nel corso di un “controllo sanitario” per prevenire il diffondersi del coronavirus.
Un altro docente di diritto, Xu Zhangrun, dell’università Qinghua, ha rimproverato le autorità per i fallimenti nel contrastare la crisi epidemica. Secondo Xu, “l’azione repressiva e tirannica del governo ha provocato ritardi nella risposta, favorendo così l’espandersi del virus”.
[fonte: AsiaNews/Aldo Maria Valli, 23.02.2020]
La Chiesa cinese ai tempi del Coronavirus
Anche in Cina, per evitare il diffondersi del virus (come purtroppo ormai anche in alcune regioni italiane!) sono state proibite le SS. Messe (che sono comunque sempre vietate ai minorenni).
Però i Vescovi (meglio che in Italia…) – anche per ottenere la grazia della fine di questa epidemia – hanno invitato al digiuno, alla preghiera (del S. Rosario e altre preghiere) e alla meditazione della Parola di Dio, in casa, in piccoli gruppi, come pure il dovere di compiere sacrifici e fioretti. Così il vescovo di Pechino Giuseppe Li Shan. A questo invito il vescovo della Chiesa clandestina di Wenzhou (Zhejiang) mons. Pietro Shao Zhumin, ha aggiunto di pregare la Divina Misericordia e persino san Rocco, protettore degli appestati, e di digiunare un giorno a scelta della settimana per ottenere da Dio la grazia della guarigione per la Cina.
Dentro questa prova, si aprono però inaspettate nuove possibilità! Nonostante sia vietato avere “luoghi di attività religiose non registrate”, ora le case sono diventate luoghi di preghiera; e possono parteciparvi anche i minori di 18 anni, cui invece è vietato andare in chiesa e in parrocchia (normalmente la domenica davanti alle chiese vi sono membri della polizia che respingono bambini e giovani minorenni).
Nonostante tutto, in occasione del Capodanno cinese, i rappresentanti dell’Ufficio affari religiosi sono andati casa per casa a verificare che i cattolici non esponessero alle loro porte distici augurali con riferimenti a Dio o a Gesù, ma piuttosto “qualcosa per celebrare il Partito o la nazione”.
[fonte: Asia News, 4.02.2020]
Crollo di un “idolo”?
Come sempre, quando l’uomo vuol farsi Dio, prima o poi crolla; e diventa persino schiavo di Satana, che si fa beffe di lui.
Se già le previsioni per il 2020 stimavano in Cina, seconda potenza economica del mondo, la crescita economica più bassa da 30 anni, ora il Coronavirus può provocare una catastrofe, specie in certe zone (soprattutto proprio nella regione industriale dello Hubei): fabbriche e uffici chiusi, produzione in calo, crescita del debito, oltre al crollo del turismo da e per la Cina.
Il presidente Xi Jinping ha affermato ottimisticamente che “l’impatto negativo del virus sarà solo su breve termine e non intaccherà lo sviluppo economico cinese sul lungo termine”, ma ha pure evidenziato che “occorre evitare licenziamenti di massa e ulteriori misure restrittive, perché ciò potrebbe causare danni irreversibili all’economia cinese”.
Però proprio l’area di Hubei ha una produzione di elementi (ad esempio nel settore auto) da cui dipendono intere nazioni (ad es. la Malesia e la Thailandia, ma anche il Giappone e la Corea del sud) che saranno costrette a delocalizzare altrove la produzione o gli acquisti (cioè non sarà più conveniente il “made in China”, come lo è stato fino ad oggi).
Per ora le conseguenze sono sull’economia reale; e Pechino prova a contenere le perdite (ad esempio la Banca centrale cinese ha ordinato agli istituti di credito di sospendere le richieste di pagamento delle rate di rimborso alle società che sono state colpite dall’emergenza e di abbassare i tassi di interesse per chi avesse bisogno di prestiti, mettendo a disposizione delle banche dello Hubei 43 miliardi di dollari); il Consiglio di stato ha poi abolito tasse e interessi per le compagnie che lavorano nella produzione delle forniture mediche. C’è però ora da rassicurare i mercati finanziari, per scongiurare il crollo delle borse.
Che il crollo degli “idoli” e della pretesa di farsi “dio” del potere comunista aiuti questo immenso popolo d’Oriente e la sua martoriata Chiesa cattolica, come pure il mondo intero (contagiato da questo virus), a credere e vedere poi la vittoria di Cristo Signore!