In gioco, anche in Italia, c’è la libertà di pensiero, di parola, di coscienza e di religione (cioè i diritti fondamentali dell’uomo)
In Commissione Giustizia del Senato (Italia) il 18 febbraio scorso sono iniziate le audizioni informali dei 5 disegni di legge (C. 107 Boldrini, C. 569 Zan, C. 868 Scalfarotto, C. 2171 Perantoni e C. 2255 Bartolozzi), in parte differenti tra loro, ma che hanno alla base il tema comune dell’omotransfobia. Si tratta infatti di progetti di modifica del Codice penale in materia di “violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere”.
«Si vuole in questo modo estendere alla cosiddetta omofobia e transfobia il reato già previsto dalla legge Reale, nonché l’aggravante di cui alla legge Mancino, che puniscono gli atti di discriminazione, odio e violenza causati da motivi etnici, nazionali, religiosi o razziali». La questione in gioco è gravissima, afferma Jacopo Coghe, vicepresidente dell’associazione “Pro Vita & Famiglia”, che con molti altri solleverà obiezione in Parlamento.
In questo modo, infatti, non viene più tutelata la libertà di pensiero, di opinione e di espressione, sancita dall’articolo 21 della Costituzione! Si tratta di vere e proprie “leggi bavaglio”, che hanno l’intento ultimo di tappare la bocca a chi ha opinioni contrarie alla pratica omosessuale, all’utero in affitto, ecc. ; inoltre creano persino una categoria protetta e privilegiata di queste persone.
In base a tali leggi, ci si potrebbe spingere a vietare, anche nelle scuole, di parlare di mamma e papà, perché questo discriminerebbe i bambini che hanno “due papà” o “due mamme”. Sui moduli scolastici, o della burocrazia comunale o statale, scomparirebbero i termini “Madre” e “Padre” per venire sostituiti da “Genitore 1” e “Genitore 2”; fino a non poter più dire che si è maschi o femmine, perché si discriminerebbero le persone omosessuali o transessuali. Non solo un sindaco non potrebbe rifiutarsi di celebrare nozze omosessuali, ma sarebbe condannato chiunque si rifiutasse – in base al propria coscienza, convinzione, pensiero, credo religioso – di offrire un “servizio” alle persone omosessuali (come il caso della condanna, poi revocata, di un pasticcere statunitense che si rifiutò di preparare la torta per un matrimonio gay); ma anche chi si rifiutasse di affittare la propria casa ad una coppia Lgbt.
Sarebbe perfino proibito affermare che tali comportamenti sono “contro natura” e condannati da Dio come gravi peccati … fino a vietare la stessa Parola di Dio (ad es. Rm 1,24-32); perché ciò potrebbe essere indicato e condannato come “incitamento all’odio”!
Tra l’altro in Italia non si riscontra alcuna necessità di combattere una presunta omofobia o transfobia: nel 2019, ad esempio, secondo i dati Oscad (Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori), su 969 reati di tal genere solo 29 sono stati i casi di aggressioni fisiche legate all’orientamento sessuale o di genere; non si può quindi parlare certo di una “emergenza sociale”. Semmai, la continua propaganda sul mondo LGBT e la volontà di rendere tali persone persino una categoria protetta se non privilegiata (anche dal punto di vista sociale e penale) non fa che aumentare, specie in chi non ha magari solide basi culturali e morali, una sorta di reazione contraria, spingendo alla fine a tale intolleranza.
Molte associazioni, oltre a comuni cittadini, sono intenzionate a scendere in piazza contro l’approvazione di tali leggi (era già avvenuto anni fa, peraltro in modo vincente, con il tentativo di introdurre il ddl “Scalfarotto”, che ora viene ripresentato nel pacchetto di ddl in oggetto).
In gioco c’è addirittura la libertà di coscienza, di pensiero, di parola e di religione!
[fonte: Il Timone/News, 22.02.2020]