Spagna: dittatura del “pensiero unico”
Il Ministro dell’Istruzione del nuovo governo spagnolo (a guida socialista Sánchez), Isabel Celaá, ha detto che i figli non appartengono ai genitori ma allo Stato! Lo ha dichiarato in una conferenza stampa, per criticare il cosiddetto «Pin parentale» progettato dalla regione di Murcia, per iniziativa del partito Vox, che è come una sorta di consenso informato che permette alle famiglie di esercitare il primato educativo e dunque fornire o meno l’autorizzazione rispetto alle attività scolastiche complementari.
Per capire meglio l’obiettivo che si vuole raggiungere, le viene in aiuto il Ministro per l’Uguaglianza Irene Montero, specificando che «i figli di genitori omofobi hanno il diritto di essere educati al rispetto» e hanno la «possibilità di amare chi vogliono», mentre quel «Pin parentale» «comporta la rottura del patto contro la violenza di genere».
In altre parole in Spagna non puoi pensare diversamente dal Governo (che sposa l’ideologia gender) e i figli non appartengono ai genitori bensì allo Stato.
L’arcivescovo di Valencia, Cardinale Antonio Cañizares Llovera (che era stato chiamato a Roma da Benedetto XVI per guidare la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ma ha scelto poi di ritornare nella sua Spagna) ha ricordato che «solo le dittature affermano che i figli appartengono allo Stato»!
«I genitori hanno dunque il diritto di educare la prole, ma nel contempo ne hanno anche il dovere», prosegue l’Arcivescovo citando la Dichiarazione sull’Educazione Cristiana del Concilio Vaticano II Gravissimum Educationis e l’Esortazione apostolica post-sinodale sulla famiglia di Giovanni Paolo II Familiaris consortio, laddove si legge: «Il dovere educativo dei genitori è descritto come essenziale, correlato come è con la trasmissione della vita umana; come originale e primario, rispetto al dovere educativo degli altri; per l’unicità della relazione d’amore che esiste tra genitori e figli; in quanto insostituibili e inalienabili e, pertanto, non possono essere completamente delegati o usurpati da altri. Al di sopra di queste caratteristiche, non si può dimenticare che l’elemento più radicale, che determina il dovere e il diritto educativo primario e originale dei genitori, è l’amore paterno e materno, che trova la sua realizzazione nell’azione educativa, rendendolo pieno e perfetto».
«La famiglia – aggiunge il Cardinale – è e deve rimanere la grande scuola della società. Costituisce il luogo naturale e lo strumento più efficace per l’apprendimento e la realizzazione dell’essere uomo, nonché per la personalizzazione della società. Non può essere soppiantata da niente o da nessuno. Ciò è rivendicato non solo dal bene privato di ogni persona umana, ma dal bene comune, il bene della società, sempre inseparabile dal bene della persona. La società è, dovrebbe essere, al servizio della famiglia e della persona, anche nel campo dell’educazione; deve rispettarla e promuoverla, anche in questo campo; non può sostituirla in alcun modo, né invadere la sua missione inalienabile».