Abbiamo già parlato degli attentati e violenze dei musulmani contro i cristiani in Burkina Faso (v. sotto News del 16.09.2019 e del 15.05.2019). Anche in questi giorni c’è stato un attacco jihadista contro una chiesa protestante, che ha provocato 14 morti, tra cui diversi bambini, e molti feriti. Mentre in passato c’era una convivenza pacifica tra musulmani e cristiani, ora si susseguono attentati, uccisioni, rapimenti e violenze contro i cristiani da parte di gruppi terroristi legati ad Al-Qaeda e all’Isis. Il 15 febbraio scorso era stato ucciso un missionario cattolico (salesiano), a metà marzo fu rapito un parroco e il 12 maggio sono stati uccisi 6 cattolici, tra cui un sacerdote. Solo tra il 29 aprile e il 26 maggio almeno 20 cristiani sono morti in azioni attribuite ai gruppi jihadisti militanti Ansar-ul-Islam e JNIM (Group in Support of Islam and Muslims). Gli attacchi riguardano anche obiettivi del mondo occidentale: il 6 novembre c’è stato un attacco a un convoglio di una società canadese in cui 37 persone hanno pero la vita e 60 sono rimaste ferite.
Attentati islamici nel mondo
Secondo un preciso rapporto del centro studi francese Fondapol gli attentati islamisti nel mondo in questi ultimi 40 anni (cioè dalla rivoluzione islamica iraniana di Khomeini del febbraio 1979), sono stati 33.769, provocando 167.096 morti e 151.431 feriti, senza contare quelli di matrice islamica all’interno delle guerre, come nel caso della Siria (14.410 degli oltre 400.000 morti di tale guerra). Non si tratta solo degli attentati compiuti in Occidente, anzi, secondo questo studio particolareggiato, l’89,1% degli attentati e il 91,2% delle vittime sono avvenuti paradossalmente proprio nei Paesi islamici o nelle regioni a maggioranza musulmana di Paesi non islamici. Infatti i Paesi dove si sono registrati più attentati islamici sono (in ordine di numero): Afghanistan, Iraq, Somalia, Nigeria, Pakistan, Algeria, Siria, Yemen, Filippine, Egitto, India e Libia.
Nel periodo 2000-2014, le prime quattro organizzazioni più attive nell’operare atti terroristici mondiali sono tutte musulmane e sono state: Isis (752 atti di terrorismo), Boko Haram (552), Talebani afghani (444) e Al-Qaeda in Iraq (400).
Islamofobia?
Secondo alcune organizzazioni e correnti di pensiero, operanti in Europa, crescerebbe in Europa una sorta di islamofobia, alimentata anche solo dalla diffusione di questi dati oggettivi di attentati islamici nel mondo. Tale accusa viene poi particolarmente rivolta contro quelle forze politiche, indicate come “sovraniste” e che definiscono razziste, che prendono atto di questa situazione e che vorrebbero quanto meno regolamentare l’ingresso di immigrati (evitando ingressi di clandestini irregolari che quasi sempre sono a loro volta vittime di organizzazioni criminali che speculano sui loro presunti “viaggi della speranza”, che finiscono assai spesso nella morte o in nuove forme di schiavitù – v. News del 25.07.2019 e del 10.01.2019), facendo particolare attenzione tra questi agli infiltrati di organizzazioni terroristiche.
Secondo alcuni rapporti, finanziati dalla UE, crescerebbe di conseguenza in Europa una “islamofobia”.
In realtà, ad esempio in un rapporto sul 2016, in Italia (Paese europeo che grazie a Dio ha finora avuto meno attentati islamici) gli atti cosiddetti ‘discriminatori’ contro musulmani sono stati solo 8 (ma si tratta di casi come questo: “chiede di non lavorare di notte durante il Ramadan e l’azienda lo trasferisce”); mentre invece nello stesso anno in Italia gli atti islamici documentati contro gli italiani (quasi tutti reati contro la proprietà, e quasi tutti contro la Chiesa cattolica) sono stati 32.
Secondo un nutrito (pp. 848) rapporto 2018 dell’European Islamophobia, l’islamofobia invece crescerebbe continuamente in Europa. Va notato però che tale organizzazione raccoglie i dati attraverso Ong e, per rimanere in Italia, da sedicenti movimenti anti-fascisti (“Cronache di ordinario razzismo”) o da Vox (osservatorio italiano sui diritti che si occupa di parità, diritti LGBT, libertà di scelta, Europa e diritti, diritti sociali), movimenti e associazioni dell’area della sinistra politica e che si oppongono a quella di destra, accusata di razzismo, sovranismo, populismo. Il dato impressionante è però che l’European Islamophobia è legata e sostenuta dalla Turchia (!) di Erdoğan (il quale non nasconde la propria volontà di islamizzare l’Europa – v. News del 5.03.2019 e del 2.10.2018) e al partito islamista AKP (ricordiamo che nelle moschee turche e in quelle europee sostenute dalla Turchia, si insegna anche ai bambini a morire da martiri in nome di Allah e a cantare canzoncine che inneggiano “a morte gli ebrei”). [Fonte: NBQ, 8.11.2019]
Cristianofobia!
Francia
Dopo quanto abbiamo già riferito nel corso di quest’anno [v. sotto News del 2.05.2019 e del 11.03.2019] in Francia si susseguono attentati vandalici contro i segni cristiani (chiese, Croci, cimiteri) e contro gli ebrei (molti dei quali sono costretti di fatto ad espatriare e tornare in Israele).
Alla lunghissima lista di chiese che hanno preso fuoco per autocombustione (e non è mai emerso un colpevole!) si è aggiunta in questi giorni la cattedrale di Oloron Sainte-Marie, nei Pirenei Atlantici, trafugata di calici, croci e ostensori, storici e preziosi abiti liturgici.
Nella notte di Halloween una gang di teppisti ha invaso il cimitero di Breuil a Cognac, profanando circa 100 tombe, distruggendo soprattutto i simboli cristiani: Croci, statuette dei santi, immagini religiose e ogni riferimento alla Vergine Maria.
Così era stato in prossimità della scorsa S. Pasqua, dove in una sola settimana s’è registrato il numero più alto di chiese attaccate e vandalizzate: 12 (ricordiamo tra l’altro che significativamente proprio il Lunedì Santo bruciò la cattedrale di Notre Dame a Parigi!).
Il Central Criminal Intelligence Service (SCRC) ha riferito che negli ultimi tre anni c’è stata in Francia una media di quasi tre chiese al giorno che sono state fatte oggetto di atti di vandalismo.
Il Ministero degli Interni ha registrato nel 2018 1063 atti anti-cristiani (mentre 541 antisemiti e 100 anti-musulmani).
Al di là di questi attacchi anticristiani violenti, continua in Francia anche l’attacco antireligioso, in nome di una falsa e antidemocratica idea di “laicità” (laïcité), per via burocratica o giudiziaria.
È di questi giorni ad esempio il caso di un’anziana suora che è stata costretta a togliere l’abito religioso e il velo per poter avere il posto che le spettava in una casa di riposo (la “Foyer Logements” di Vesoul, gestita dal Centro Comunale d’Azione Sociale, che ha precisato la decisione con queste parole: «Nelle nostre strutture, i nostri ospiti possono avere convinzioni particolariche vanno rispettate; ma proprio nel rispetto della laicità qualsiasi segno di appartenenza a una comunità religiosa non può essere accettato al fine di assicurare la serenità di tutti»!). L’anziana suora ha così preferito rinunciare al suo posto piuttosto che al suo abito religioso.
Spagna
Anche nella ex-cattolicissima Spagna nel corso del 2018 si sono registrati 57 casi di crimini contro i cristiani, in odio alla fede [dati forniti dall’Odihr (Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani), in collegamento con l’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa)].
Anche qua si tratta di chiese vandalizzate e profanate.
Nello stesso anno ci sono stati invece 29 i crimini d’odio contro i musulmani e 8 di antisemitismo.
Passando al Medio Oriente …
Il Medio Oriente è stato teatro negli ultimi anni di bombardamenti di chiese, omicidi e persecuzioni ai cristiani. Oppressione che ha provocato un esodo fuori misura: la popolazione cristiana siriana è precipitata da 1,7 milioni nel 2011 a soli 450.000 l’anno scorso. Ad Aleppo ne sono rimasti probabilmente meno di 50.000. In Iraq, i cristiani sono quasi scomparsi, passando da 1,5 milioni nel 2003 a 120.000, 61 le chiese bombardate, 23.000 le case sequestrate.
Siria
Nelle ultime settimane l’Isis (che anche se debellato come stato islamico continua i suoi attacchi) ha ucciso in Siria il parroco armeno-cattolico di San Giuseppe a Qamishli Ibrahim Hanna, di 43 anni, e suo padre Ibrahim Bidu Hanna; nell’attacco, effettuato per strada, sono rimasti feriti anche il diacono Fadi e un altro fedele. L’agguato è stato rivendicato dall’Isis, che con questo gesto rimarca ancora una volta il proprio odio nei confronti dei cristiani. Anche i turchi non vogliono che vi sia un ritorno dei cristiani nella città di Dei ez-Zor, sottolinea mons. Boutros Marayati, arcivescovo armeno-cattolico di Aleppo.
Accoglienza profughi … ma non per i cristiani
Avevamo già parlato della discriminazione da parte del governo inglese nei confronti dei profughi cristiani, ad esempio provenienti dalla Siria [v. News del 8.05.2019]. Anche l’ex arcivescovo di Canterbury, George Carey, ha sollevato a fine ottobre( e ne ha parlato il Telegraph) il problema di una “discriminazione politicamente corretta nei confronti dei rifugiati cristiani”.
Già nel 2015, dei rifugiati provenienti dalla Siria e accolti dalla GB, solo l’1,6% erano cristiani; quando invece i cristiani rappresentavano il 10% della popolazione siriana e sono stati tra i più perseguitati, specie dalle forze dell’Isis (oggi i cristiani in Siria sono scesi al 5% !). I profughi musulmani, specie sunniti (che sono il 74% della popolazione siriana), sono invece il 99% di tutti i rifugiati siriani accolti dalla GB.
Nel 2015, su 2.637 immigrati – il cui status di rifugiati era stato dato per certo dell’ONU stesso (UNHCR – Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati) – solo 43 erano cristiani. Nel 2016 su 7.499 rifugiati c’erano solo 27 cristiani. Dei 1.112 rifugiati siriani effettivamente reinsediati nel Regno Unito nei primi tre mesi del 2018, secondo quanto ammesso dal Ministero degli Interni, non c’era nemmeno un cristiano, ma solo musulmani.
Anche negli USA nel 2016, su 12.587 rifugiati siriani ammessi solo 68 erano cristiani! Da maggio a ottobre 2019, su 257 rifugiati, solo 18 sono stati i cristiani.
Anche sugli aiuti dell’ONU è in atto questa discriminazione. L’arcidiocesi di Erbil, che sovrintende alle cure di oltre 70.000 sfollati dall’Isis, tra cui metà dei cristiani di Ninive, ha riferito che gli aiuti delle Nazioni Unite li aggirano (“dal 2014, oltre alle forniture iniziali di tende e teloni, la comunità cristiana in Iraq non ha ricevuto nulla in aiuto da alcuna agenzia di aiuti degli USA o dall’ONU”).
Iraq
Si è chiusa la fase diocesana della causa di beatificazione dei 48 cristiani (2 sacerdoti e 46 fedeli, tra cui diversi bambini) massacrati il 31.10.2010 nella cattedrale Nostra Signora del Perpetuo Soccorso di Baghdad. Particolarmente impressionante il ripetuto urlo del bambino di 3 anni Adam Odai Zuhaid Arab, coperto dal corpo del padre colpito a morte per difenderlo, “basta! basta!” mentre i terroristi insanguinavano e devastavano la chiesa. Nemmeno i terroristi potevano restare indifferenti a quelle grida; anzi, erano molto disturbati. La mamma di Adam, sdraiata a pochi passi da lui, fingendosi morta mentre premeva una mano contro la coscia dell’altra figlioletta Nairi di un anno che piangeva ferita da un proiettile e da schegge che le avevano fratturato il femore, ricorda bene quei momenti, fino a quando il grido del suo bambino non si era sentito più.
«Racconta Yussef, un sopravvissuto: “Sparavano e gridavano: “Sporchi cristiani, noi andremo in Paradiso e voi all’Inferno! Allah è grande! Siete dei miscredenti e andrete all’Inferno!”». Fra i primi fu ucciso padre Wassim Sabih Alkas Butros, che era uscito dal confessionale andando incontro ai terroristi per offrirsi in ostaggio: “Lasciate stare loro, prendete me!”. Per tutta risposta uno dei terroristi gli spara al torace da distanza ravvicinata. L’uomo cade a terra. “Chi è costui?” chiede sorpreso lo stesso carnefice che ha premuto il grilletto. “È un prete”, gli risponde un compagno. Parte una seconda raffica sul sacerdote agonizzante. Viene colpito anche alla testa». «Prendete me, lasciate stare la gente!» fu anche il grido di padre Tahir Saadallah Abdal, che presiedeva la Messa, facendo scudo col suo corpo ai chierichetti. I terroristi lo mitragliarono sotto gli occhi di sua madre, mentre diceva come Gesù Crocifisso “Nelle tue mani, Signore, affido il mio spirito” e aggiungendo “noi moriamo, però viva la Croce!”».
Egitto
L’Egitto, che ha una popolazione di quasi 95 milioni di persone a larga maggioranza musulmana, conta anche un 10% di cristiani (copti). Pur essendo ora democraticamente accolti, molti cristiani sono stati e talora sono ancora oggetto di violenze e persino di uccisione da parte di estremisti musulmani. Ricordiamo le terribili immagini dei 21 uomini copti uccisi da aderenti all’Isis nel 2015 lungo la spiaggia, mentre recitano il Padre nostro, e già venerati popolarmente come martiri della fede.
Ci sono però anche in Egitto persecuzioni di tipo giudiziario: è di questi giorni ad esempio la notizia di un giovane Ramy Kamel, cristiano copto, che da anni si batte per la libertà religiosa nel Paese, tra i fondatori della Maspero Youth Union, associazione per i diritti umani islamo-cristiana, in prima linea nelle proteste che hanno animato le piazze del Paese nel 2011, sfociate poi nella caduta del regime di Hosni Mubarak e oggi responsabile dei programmi su libertà e minoranze della Egyptian Commission for Rights and Freedoms (Ecrf), Nelle scorse settimane egli avrebbe diffuso in rete e sui social video e immagini delle violenze confessionali, specie contro i cristiani, che stanno insanguinando il sud dell’Egitto. Egli testimoniava con i filmati il fenomeno crescente di espropri di beni e terreni da parte di musulmani.La magistratura egiziana ha disposto un mandato di arresto a suo carico con l’accusa di adesione a organizzazione terrorista e diffusione di false notizie, sostenuto da finanziamenti esteri.
Passando all’America …
Cile
Nelle turbolenze sociali cilene di questo periodo, dovute a motivi economici e politici (il Cile è il Paese più ricco dell’America Latina ma soffre di assurde diseguaglianze sociali), si inseriscono anche violenze ideologiche di sapore anticlericale e anticristiano.
Si tratta di violenze nate dalla cultura ancora di stampo marxista, che vede nella Chiesa il nemico da abbattere in quanto presunto alleato dei ricchi e dei potenti.
Non a caso in questi giorni i manifestanti “democratici” (!) si lanciano pure a saccheggiare chiese, incendiarle e distruggere le immagini sacre. Dopo l’attacco alla prima, la parrocchia de La Asuncion in pieno centro a Santiago, siamo già a sei chiese attaccate, dentro e fuori la capitale. A Talca, a sud di Santiago, i manifestanti forzano il santuario di Santa Maria Aiuto dei cristiani e distruggono le immagini religiose e il tabernacolo viene violato. A Viña del Mar i manifestanti prendono di mira la parrocchia di Nostra Signora degli Angeli: le statue di Sant’Espedito e Santa Teresa delle Ande vengono distrutte, come le vetrate del tempio cattolico mentre i muri sono imbrattati. Restando in zona, a Valparaiso ignoti a volto coperto irrompono nella cattedrale di San Giacomo e in quella di Punta Arenas, intitolata a Santa Teresa delle Ande. Ancora a Santiago viene data alle fiamme la chiesa della Vera Cruz, che ospita un frammento reliquiario del sacro legno della Croce di Gesù (la reliquia è stata messa in salvo prima dell’arrivo dei manifestanti) e i danni alla chiesa sono ingenti.
Nicaragua
I sostenitori sandinisti del presidente Daniel Ortega, in Nicaragua, hanno attaccato la chiesa di san Giovanni Battista di Masaya, durante la S. Messa, picchiando i fedeli. Molti sono i fedeli che compiono preghiere e fanno digiuni per il rilascio di prigionieri politici.
Nell’aprile 2018 la popolazione del Nicaragua era insorta contro il presidente Ortega per le riforme economiche avanzate e che rendono ulteriormente poveri i meno abbienti. Nelle proteste 100 persone sono morte, migliaia i feriti e oltre 800 gli arrestati. Il governo aveva promesso di rilasciare tutti i prigionieri politici, ma molte persone restano ancora in carcere. Da mesi i cattolici pregano nelle chiese per il rilascio dei prigionieri e da mesi vengono aggrediti violentemente da polizia, paramilitari e teppisti sostenitori di Ortega.