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Dovrebbe essere evidente che la vita umana inizia dal momento del concepimento, perché tutto ciò che avviene dopo, nella gravidanza, non è che il crescere, svilupparsi, organizzarsi di ciò che è già tutto implicito dopo la fecondazione dell’ovulo da parte di uno spermatozoo; così come ci vorranno quasi vent’anni per portare quell’essere umano alla pienezza della vita adulta.
Non a caso è proprio nell’istante del concepimento che Dio crea l’anima di quella persona, che è spirituale e immortale (i genitori infatti “procreano”).
Non riconoscere questo significa necessariamente scadere in una concezione della vita che sarebbe tale solo a determinate condizioni (un certo grado di sviluppo, una certa capacità mentale, il porsi in atto di certe facoltà); ma questo priverebbe della piena dignità umana chiunque, anche da adulto, fosse privo di tali capacità; inoltre lascerebbe alla legislazione civile (allo Stato!) stabilire quando un individuo è davvero un essere umano (al 3° mese di gravidanza? al 4°? oppure quando? secondo le legislature?!).
Chi nega questo dato, magari col pretesto che sarebbe un giudizio “di parte” (cattolico?), in realtà nega, oltre al “buon senso” (se lascio crescere un’unghia rimane tale, come qualsiasi parte del corpo umano; ma se lascio crescere un embrione umano diventa davvero un essere umano che nasce dopo 9 mesi ed è adulto dopo 20 anni) e ai dati della ragione, anche alle sempre più acute scoperte della scienza, della biologia, della medicina.

Ecco perché l’aborto procurato, dal momento del concepimento in poi, è di fatto un omicidio.

Comunque, di recente (2019), anche uno studio accurato e statistico condotto dall’Università di Chicago, rileva che secondo il 97% dei biologi di tutto il mondo (campione qualificato di 5.577 biologi, col coinvolgimento di 1000 Dipartimenti ed Istituzioni di Biologia di tutto il mondo) riconosce che la vita umana ha inizio dal concepimento (studio di Steve Jacobs); addirittura anche per quel 53% dei biologi americani che si sono dichiarati comunque ancora (e irrazionalmente) pro-aborto. E che non si tratti di una presa di posizione per motivi “religiosi” è dato dal fatto che tra questi biologi il 63% si è detto non appartenere ad alcuna confessione religiosa.  (fonte: NBQ, 27.10.2019)