Come non è difficile notare, se si è minimamente attenti alla realtà e si scorgono le logiche di potere ideologico che si nascondono anche dietro il mondo dell’informazione, il dramma della pedofilia (pederastia, che poi nella maggior parte dei casi si tratta di efebofilia, cioè di rapporti non con bambini ma con adolescenti) – così apparentemente riprovata dall’opinione pubblica, in realtà sempre più rafforzata da una cultura che fa comunque del sesso un vero e proprio idolo, se non una droga, e diffonde senza limiti quella bomba nascosta che è la pornografia, spingendo verso forme di aberrazione sempre più grave – torna particolarmente alla ribalta quando coinvolge la Chiesa e i preti (certo ancora più grave, proprio dal punto di vista morale cristiano), ma passa in sordina quando si tratta di altre istituzioni o della società intera (famiglia, scuole, centri sportivi,…).
Assai spesso poi, quando si tratta di uomini di Chiesa, si assiste persino ad una vera “caccia alla streghe”, dove svanisce persino la “presunzione di innocenza” (fondamento del diritto) e basta persino un’accusa gratuita ed infamante, senza prove, per creare “mostri” da prima pagina dei giornali e telegiornali (v. in proposito le News del 2.07.2018 e del 8.01.2015 come un intero Dossier nel sito – ma si pensi anche all’attuale tragico caso del card. Pell, tra i primi collaboratori del papa Francesco, richiamato e incarcerato in Australia con l’accusa, priva di buonsenso logico, di aver molestato un chierichetto in sacrestia subito dopo una S. Messa pontificale con migliaia di persone, accusa mossa senza prove dopo 30 anni da colui che poi di fatto risulta essere anche un drogato).
Riportiamo per questo anche una recente notizia, in cui si dimostra non solo come si debba andare cauti nel giudizio anche su questi casi, senza farsi prendere appunto da “fobie” gratuite e infondate, ma come anche le autorità della Chiesa debbano essere decise ma anche prudenti, senza farsi condizionare dal plauso sociale e mediatico che le viene riservato se appare sempre e comunque intransigente, perfino nei casi dubbi.
È il caso ad esempio di un sacerdote salvadoregno, José Antonio Molina, che esercitava però il suo ministero in una cittadina a pochi chilometri da Roma, che dopo 3 anni di tormenti giudiziari e mediatici a causa di un’accusa di pedofilia, è stato alla fine scagionato dal tribunale civile che ha seguito la causa, in quanto totalmente innocente. Il suo accusatore si era inventato tutto andandolo a denunciare al vescovo; lo stesso accusatore ha infatti ammesso che «erano solo calunnie», per infangare l’onore del sacerdote. Il problema, che aumenta in modo indicibile la sofferenza di tale sacerdote, con conseguenze perenni, è che nel frattempo il Papa Francesco ha emesso nei suoi confronti il decreto ‘inappellabile’ (cioè che non ammette ricorso) di sospensione a divinis, cioè da tutte le facoltà dello stato sacerdotale! La condanna arrivò in tempi brevissimi, senza che si approfondisse l’indagine e senza ascoltare le ragioni del giovane sacerdote che, fin dal principio e per tre lunghi anni, si dichiarò estraneo ai fatti e dunque innocente. (fonte: NBQ, 21.10.2019)