Com’è noto, o dovrebbe, i rapporti sessuali sono leciti solo all’interno del matrimonio (celebrato come sacramento di Cristo) e anche all’interno di esso solo come espressione di vero amore e aperti naturalmente alla vita. Laddove, di fronte a Dio (creatore di ogni singolo essere umano), i coniugi pensano di non poter far fronte ad una nuova gravidanza, è lecito che abbiano i loro rapporti in modo completo e solo nei giorni “non fecondi” (che sono la maggior parte del ciclo femminile). Ecco perché, secondo la legge di Dio insegnata autorevolmente dalla Chiesa, ogni forma di contraccezione (fisica, meccanica, chimica), anche all’interno del matrimonio, è moralmente illecita (peccato grave) [v. nel sito la sezione Morale sessuale, come pure lo schema per fare bene l’esame di coscienza, cfr. VI comandamento].
Questo fondamentale principio morale è stato ribadito autorevolmente dal magistero della Chiesa anche dall’Enciclica di Paolo VI Humanae vitae (1968), tanto avversata e poi censurata anche all’interno della Chiesa (!), nella quale si specificava pure l’illiceità morale, anche all’interno del matrimonio, dell’uso della “pillola anticoncezionale” (metodo chimico che impedisce l’ovulazione), da poco inventata dalla scienza e in rapidissima espansione mondiale (e che divenne pure una bandiera della rivoluzione sessuale del ’68 e del femminismo).

Ebbene, pur essendo il contraccettivo più usato al mondo (usato da 100 milioni di donne in età fertile!), recenti studi hanno rilevato come ultimamente si noti un notevole calo di vendita e di uso di tale “pillola”: ad esempio in Canada c’è stato un calo del 5% in 5 anni, in Francia un calo dal 45% nel 2010 al 36% al l 2016, nel Regno Unito quasi dimezzato in 10 anni, in Israele s’è registrata una diminuzione del 2% solo nell’ultimo anno e negli USA si è passati dal 31% nel 2002 al 22% nel 2017.
Tra le varie cause di tale diminuzione nell’uso della “pillola contraccettiva” c’è anche la maggiore consapevolezza, a distanza di 60 anni dalla sua invenzione e diffusione, dei gravi “effetti collaterali” (non indicate nel foglio illustrativo iniziale) che può comportare l’uso di tale prodotto chimico: emicranie croniche, depressione, rischio infertilità e persino una notevole incidenza nell’emergere di tumori.
[fonte: Il Timone, n.187, p. 9 – cfr. giornale israeliano “Haaretz”]