Una feroce milizia islamica (di jihadisti) sta invadendo specie il nord del Burkina Faso, decisa ad occupare l’intera regione del Sahel; tentando di trasformare il Paese in un nuovo Stato islamico; ma nel mirino ci sono soprattutto i cristiani, costretti a convertirsi all’islam o a fuggire (ne avevamo già parlato nella notizia del 15.05.2019, v. sotto).
Solo dai villaggi di Hitté e Rounga, assaltati dai fondamentalisti islamici a inizio settembre, sono scappate 2.000 persone per rifugiarsi in una scuola della vicina Titao, nel dipartimento di Ouindigui. Qui, come ha fatto sapere la fondazione di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che soffre al britannico Catholic Herald, sono ormai 7.000 i profughi giunti dai villaggi della zona.
Racconta un testimone dell’attacco a Hitté: «All’inizio di settembre, 16 uomini sono arrivati nel villaggio e hanno intercettato gli abitanti che tornavano dai campi. Alcuni di quegli uomini hanno costretto la gente a entrare in chiesa, dove hanno minacciato i cristiani ordinando loro di lasciare le proprie case entro tre giorni. Altri intanto davano fuoco a tutto quello che trovavano sulla loro strada. Ora a Hitté non c’è più neanche un cristiano né un catecumeno»! Dopo l’attacco a Hitté perfino la polizia si è rifiutata ‘per ragioni di sicurezza’ di recuperare le salme dei cristiani trucidati. Le violenze contro i cristiani si susseguono. “Il 4 agosto scorso è stata bruciata una cappella”, ha detto mons. Pierre Claver Malgo, vescovo di Fada N’gourma (la diocesi più grande del Paese e una delle aree maggiormente interessate dagli attacchi), «e le violenze hanno causato un altissimo numero di sfollati, di cui ci stiamo prendendo cura; per il momento li abbiamo alloggiati nelle aule delle scuole, anche se ciò significa non poter iniziare l’anno scolastico».