Negli USA cresce la consapevolezza che quando si parla di “aborto” si parla dell’uccisione di un essere umano, il più fragile, innocente e indifeso degli esseri umani. Come tale, l’aborto non può mai essere considerato un “diritto”, tanto meno un metodo di contraccezione o di comodo per non assumersi la responsabilità dei propri atti sessuali; ma si tratta di un omicidio; e come tale, anche di fronte alla legge, di un “reato”.

Nonostante le forti lobbies a favore dell’aborto, considerato addirittura come un “progresso della civiltà”, che tanta pressione e potere esercitano non solo sui media ma persino nelle Istituzioni nazionali e internazionali (fino all’ONU compresa), con fortissimi appoggi economici, la cultura “pro-life” negli USA sta facendo grandi passi avanti e riesce a fare sentire sempre più la propria voce e la propria incidenza nella società e nelle stesse istituzioni (v. sotto notizia del 18.01.2019).

Così il Congresso (Senato) dello Stato dell’Alabama, a maggioranza repubblicana, il 14.05.2019 ha approvato, con 25 voti a favore contro 6, la proposta di legge HB 314, la più restrittiva di tutti gli USA sull’aborto e in favore della protezione della vita nascente. Si tratta di una legge che vieta l’aborto anche nei casi di stupro e incesto (normalmente “cavalli di Troia”, come tutti i casi pietosi, per far breccia nella società e introdurre l’aborto praticamente come diritto e sempre); rimangono le possibilità di attuarlo solo in caso di serio rischio per la salute fisica (non mentale o psicologica, dietro a cui molte legislazioni hanno permesso di fatto l’aborto sempre; invece nel caso di disturbo psichico esso deve essere documentato da due specialisti) e la vita della madre, ma tale pericolo dovrà essere seriamente documentato. Al di fuori di questi casi l’aborto viene punito come un grave “reato”. Tale proposta di legge aveva già ottenuto il 30.04.2019 il voto favorevole della Camera, pure a maggioranza repubblicana, con 74 voti contro 3.

Sempre negli USA, in Georgia, il 7.05.2019 è stata firmata la legge, approvata dal Congresso dello Stato, che proibisce l’aborto dal momento stesso in cui sia possibile ascoltare il battito cardiaco del bambino nel ventre della madre (cioè dalla sesta settimana dal concepimento!), mentre prima era possibile abortire fino alla ventesima settimana dal concepimento.

Questo cambiamento di tendenza, in cui è evidente anche la posizione pro-life dello stesso attuale Presidente degli USA, entra in contrasto e potrebbe pian piano far saltare la famigerata sentenza della Corte Suprema Federale, che di fatto nel 1973 aprì all’aborto in tutti gli USA. Ma oggi la stessa Corte Suprema è a maggioranza conservatrice, nel senso che su 9 giudici, ne conta 5 favorevoli al diritto alla vita (Presidente compreso) e 4 abortisti (peraltro i ‘liberal’ più anziani e quindi presto da sostituire).

Certo la situazione negli USA rimane molto variegata. Lo Stato di New York ha appena approvato sull’aborto una legge aberrante, che permette l’uccisione del bambino di fatto fino al momento della nascita; ma ciò ha indignato moltissimi degli stessi abortisti (v. sotto la notizia del 2.03.2019). Così lo stato di Vermont ne ha varata una analoga se non peggiore.

Sta comunque crescendo negli USA questa coscienza sociale a difesa della vita nascente.

Non a caso infatti già nel 2013 le grandi organizzazioni abortiste (come l’Alan Guttmacher Institute, costola della potentissima Planned Parenthood) denunciava allarmata che negli USA esistevano già 135 leggi a favore della vita approvate in ben 30 Stati americani. [fonte: NBQ, 16.05.2019]