La pornografia è un’industria che frutta miliardi e che miete sempre più vittime, di tutte le età e di entrambi i sessi, anche in relazione alla facilità con cui è possibile reperirla online.
Secondo un recente studio dello psicologo-terapeuta clinico P. C. Kleponis (Pornografia, 2018), la pornografia online è una vera e propria droga, che crea dipendenza, richiede di usare dosi sempre più forti, disgrega la persona e rovina gravemente la stessa sessualità. Lo specialista fa inoltre osservare che non è affatto vero che “il sesso sia un bisogno primario necessario, come ad esempio l’alimentazione: se infatti questa viene a mancare la persona muore, mentre l’essere umano può vivere in piena castità e senza alcuna conseguenza né fisica né psicologica; inoltre il sesso è un appetito che può essere governato e che è bene canalizzare nel giusto contesto, ossia l’unione coniugale”.
Ma il 30% dell’oceano internet è porno ed è il più visitato! La pornografia occupa il 6° posto per fatturato lordo negli USA. Ormai l’età media di ingresso nella pornografia digitale è di 11 anni e a 13 anni il 30% dei ragazzi ne ha già fatto esperienza. Sorprende inoltre il dato che 1/3 delle persone che visitano siti pornografici siano femmine.
Si tratta di una “bomba atomica silenziosa”, distruttiva della sessualità, della persona, del suo equilibrio psicologico, dei rapporti, della famiglia stessa, con il progressivo annichilimento, specie nei giovanissimi, del senso del dovere e dei propri impegni, della sensibilità culturale e soprattutto di quella “religiosa” (cioè delle domande più profonde dell’essere umano e caratteristiche della sua superiore dignità).
Possibile che la società, i governi (ma forse persino molti nella Chiesa…) non si rendano conto di questo enorme potere distruttivo, che gravi conseguenze riveste sul futuro della persona e della stessa società, non se ne tenga conto e non si cerchi di porvi rimedi?