Una donna del Nebraska/USA di 61 anni (Cecile Eledge), ha partorito una figlia (Uma Louise) per il proprio figlio (Matthew Eledge), cioè prestando il proprio utero al seme di lui, che è gay ‘sposato’ con un altro uomo (Elliott Dougherty), con l’ovocita della sorella di quest’ultimo (Lea Yribe).

Dal punto di vista biologico si potrebbe dire che la figlia di Matthew è anche sua sorella, essendo stata partorita da sua madre, ma è anche suo zio acquistato, essendo frutto dell’ovocita della sorella del ‘compagno’ (che a sua volta sarebbe madre e zia della bambina); e che la madre di lui è contemporaneamente madre e nonna della bambina!

Cosa capirà e dirà questa bambina – ma chi ha pensato davvero a lei? – crescendo in questo perverso intreccio biologico-familiare?

Dal punto di vista morale si sommano poi tutti i casi di illeceità: fecondazione artificiale, e di tipo eterologo, maternità surrogata, embrioni distrutti e congelati, crescita ed educazione della bambina all’interno di una coppia omosessuale, relazioni familiari snaturate …

È questa la “famiglia” vera promossa da chi combatte la famiglia naturale come uno stereotipo, come un retaggio medievale (come abbiamo visto anche in Italia in questi giorni)?

La stampa americana ha elogiato questo incredibile atto come grande “segno d’amore” della madre per il figlio! La stessa lo definisce così, sentendosi quasi un’eroina. La lobby Lgbt usa poi questa storia pure con l’obiettivo dell’utero in affitto pagato con i soldi di tutti

E chi osa storcere il naso viene bollato come insensibile e, ovviamente, “omofobo”. [NBQ, 3 e 9.04.2019]