• Post category:Mondo

Il trionfale progresso economico della Cina, a spese di condizioni di lavoro spesso disumane per centinaia di milioni di persone, non è più un dato scontato. Anzi, nel 2018 ha conosciuto una paurosa inversione di tendenza.
Secondo i dati “ufficiali” (governo comunista) la crescita economica della Repubblica Popolare Cinese nel 2018 è stata solo del 6,6%, il dato peggiore dal 1990; ma secondo alcuni economisti cinesi la crescita “reale” è stata appena dell’1,6%; per altri addirittura negativa. 
Non si tratta solo di problemi di gestione economica e politica; e la causa non risiede neppure nelle tensioni economiche nei confronti ad esempio degli USA e le nuove politiche americane.
Come molti esperti economici nel mondo cominciano a comprendere e indicare, le questioni economiche sono anche se non soprattutto il riflesso di questioni “morali”. Non a caso si indica ad esempio come causa primaria della crisi economica, anche in Occidente, la questione della “denatalità”, cioè lo scarsissimo abnorme numero di figli.
Dopo decenni di propaganda ideologica che indicava nella crescita demografica la causa della povertà e nella sovrappopolazione addirittura il suicidio del pianeta, oggi l’analisi, anche alla luce dei fatti, è in direzione totalmente opposta: la causa primaria della crisi economica è nella denatalità.
Non solo nelle antiche civiltà agricole, sia pur povere, tutti sapevano che più figli – e comunque questa è la volontà di Dio per la famiglia, sia pur con la responsabilità umana – non sono solo più bocche da sfamare ma assai presto anche più braccia per lavorare e alla fine anche più sostegno per gli anziani. Oggi lo dicono anche le statistiche e le analisi economiche.
Ebbene, anche la Cina, il paese più popoloso del mondo, dove per decenni il Partito Comunista al potere ha in modo “disumano” (nella logica totalitaria del sistema comunista, che decide tutta la vita dell’uomo!) obbligato tutte le coppie di sposi a non superare “il figlio unico”, oggi si sta accorgendo di questo dato determinante e preoccupante; e sta radicalmente cambiando direzione politica in questo senso. Il dato che preoccupa di più il regime comunista è quello delle nascite. Infatti il problema della “denatalità” ha nel 2018 inciso negativamente di più sull’economia cinese che appunto le tensioni commerciali con gli USA.
Infatti nel 2018 la Cina ha registrato un altro drastico calo delle nascite, il tasso di natalità più basso dai tempi della fondazione della Repubblica popolare, 70 anni fa: 10,94 nascite per mille abitanti (12,43 nel 2017), così che se nel 2017 erano nati in Cina 17,23 milioni di bambini, nel 2018 appena 15,23 milioni (cioè 2 milioni di bambini in meno in un anno).
A questo punto, se non si operasse una decisa inversione di tendenza, nel 2050 la stessa “forza lavoro” sarebbe in Cina di soli 600 milioni di persone su 1 miliardo di abitanti; con conseguente calo di produttività, di consumi e con enorme aumento della spesa sanitaria.
Già nel 2015 il governo cinese aveva per questo abolito la famigerata legge che vietava alle coppie di sposi di avere più di un figlio ed è stato permesso di avere due figli. Si sperava in 20 milioni di nascite in più; ma nella pratica non c’è stata però alcuna inversione di tendenza. Anche perché ormai, oltre alle condizioni economiche (per favorire la procreazione non basta dirlo o permetterlo, ma occorre fare politiche in favore della famiglia e porre in atto agevolazioni economiche e fiscali per favorirla, pure in base al numero dei figli), nella popolazione e nei giovani s’è creata una mentalità contraria alla responsabilità di mettere al mondo un figlio, che sarebbe di ostacolo alla propria carriera e tenore di vita (40 anni di divieto di avere più di un figlio hanno contribuito certo a questa mentalità antifertilità, con l’aggravante di stili di vita più occidentali che deresponsabilizzano in questo senso).
Gli analisti sono sicuri che entro il 2020 la Cina abolirà ogni limite di figli. Anzi, sono in atto già, specie tra i giovani, anche nelle università, delle forti pressioni politiche e di indottrinamento per spingere a mettere al mondo figli, con tanto di sondaggi obbligatori e persino con schedature statali in questo senso, cioè per scoraggiare la denatalità.