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È morto qualche giorno fa, alla veneranda età di 95 anni, Giuseppe Sermonti, grande scienziato italiano, biologo (è stato anche direttore della Rivista di Biologia) e genetista: pioniere nella genetica dei microorganismi industriali produttori di antibiotici, è stato per lunghi anni all’Istituto Superiore di Sanità, ha presieduto la International Commission for Genetics of Industrial Microorganisms, ha ricoperto la cattedra di Genetica a Palermo e Perugia; ha presieduto l’Associazione Genetica Italiana; è stato persino vicepresidente del XIV Congresso Internazionale di Genetica a Mosca ed ha fondato ad Osaka, in Giappone, il Gruppo per lo Studio della Struttura Dinamica. Nel 2004 ha ricevuto pure il Premio per la Cultura della Vice-presidenza del Consiglio, per le sue ricerche e critiche scientifiche.
Ma Sermonti è stato anche molto avversato, silenziato e isolato (anche in Italia) da quel potere che più che scientifico è ideologico e che si oppone, in modo assai poco scientifico, a tutto ciò che possa mettere in crisi i “dogmi scientisti” della modernità, come quello dell’evoluzionismo darwiniano. Infatti Giusppe Sermonti (v. nel sito il Dossier Darwin e l’evoluzionismo e il documento Fede ed evoluzionismo), forte della sua indiscussa competenza scientifica, ha smentito non solo certi atteggiamenti scientisti ancora presenti nel panorama culturale e scientifico attuale e che vorrebbero spiegare tutto, anche l’uomo, con la scienza e persino manipolarne l’esistenza, a cominciare dalla stessa procreazione (Il Crepuscolo dello Scientismo, Rusconi 1981), ma ha scientificamente mostrato come i presupposti e le conclusioni di Darwin e dell’evoluzionismo darwiniano in genere siano falsi e smentiti dalla realtà (cfr. il suo fondamentale testo Le forme della vita, Armando editore 1981; e Dopo Darwin, critica all’Evoluzionismo, scritto con Roberto Fondi, Rusconi 1980; Dimenticare Darwin. Perché la mosca non è un cavallo, ed. Il Cerchio 2006).
Ascoltiamo una sua provocazione: «Vi siete mai soffermati a vedere i gabbiani sospesi nel vento? Se tutti gli esseri della terra scomparissero e restassero solo i gabbiani, e magari i pesciolini per la loro alimentazione, pensate forse che dai gabbiani, col passare di milioni di anni, rinascerebbero gli animali che popolano la terra e anche l’uomo e forse persino le rane, farfalle e pesciolini? E seppure i gabbiani scomparissero, vi riesce d’immaginare che i pesciolini del mare, per graduali trasformazioni, darebbero origine, alla fine dei tempi, a nuovi gabbiani o comunque a qualche nuovo genere di uccello marino capace di librarsi nell’aria?».
Sermonti ha smascherato le teoria evoluzionistica, propagata tuttora più per motivi ideologici (la negazione della fede cattolica – sua l’espressione “teo-fobia”) che per reali riscontri scientifici. Ad esempio non esiste alcun fossile “intermedio” che dimostri il passaggio da una specie ad un’altra  (semmai dei passaggi all’interno di una stessa specie), tanto meno dalla scimmia all’uomo, ma neppure dall’australopiteco all’Homo sapiens sapiens (che è l’uomo come siamo noi oggi. Affermava Sermonti: “L’idea di uno sviluppo graduale della nostra specie da creature come l’australopiteco, attraverso il pitecantropo, il sinantropo ed il neeanderthaliano, è totalmente priva fondamento e va respinta con decisione”). Ha definito la teoria di Darwin “un mito dogmatico, un insieme di tautologie che nulla prova di quanto afferma, anzi è smentito dalla biologia”.