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In tutte le statistiche di fine anno (2018), su cui i giornali e le televisione si sono profusi in questi giorni, manca sempre il dato più inquietante: che la principale causa di morte, peraltro voluta, che si registra al mondo è l’aborto.
Nel 2018 ci sono stati infatti nel mondo 41,9 milioni di aborti volontari!
Dunque il maggior numero di morti nel mondo, escluse quelle per vecchiaia, non è causato da incidenti stradali, suicidi, omicidi/femminicidi, droga, alcool, fumo, HIV, inquinamento, guerre … ma all’uccisione volontaria dei propri figli nel grembo materno.
Il numero di questi bambini uccisi nel grembo materno ha superato nel 2018 persino le vittime di cancro (8,2 milioni, dei quali 5 a causa del fumo), malaria, HIV, fumo, alcool e incidenti stradali messe assieme.
Sono dunque state interrotte volontariamente il 23% delle gravidanze del mondo: cioè sono stati uccisi nel grembo materno 10 bambini ogni 33 nativi vivi.

Il terrificante dato è emerso dall’autorevole Worldometers, sito non “di parte” e considerato tra i più attendibili anche dall’American Library Association. E già in questo primissimo inizio del 2019, sempre secondo le stime di Worldometers, nel mondo ci sono stati più di 170.000 aborti volontari.

Unico dato consolante, dentro questa immane carneficina, è che per il periodo 2010/2014 l’Organizzazione Mondiale della Sanità stimava in 56 milioni gli aborti volontari annui; dunque sarebbero ora in diminuzione; ma l’OMS, per elaborare le proprie stime, si appoggia all’istituto Guttmacher, ente notoriamente abortista e che pare non conteggi tra l’altro nelle proprie stime i dati reali di molti Paesi.