Crescita esponenziale di suicidi


Un fenomeno allarmante che da anni si presenta proprio nei Paesi più sviluppati è l’incredibile aumento dei suicidi, specie giovanili.
In Gran Bretagna dal 2010 i suicidi hanno avuto un incremento del 67 %; ed è la prima causa di morte sotto i 45 anni (i maschi il doppio delle femmine). In Inghilterra dai 15 ai 29 anni quella dei suicidi è la seconda causa di morte, dopo gli incidenti stradali (che in certi casi a loro volta sono per i giovani un suicidio inconsciamente cercato o comunque un giocare con la vita). Tale incredibile incremento ha spinto persino il primo ministro Theresa May, il 14 ottobre scorso, a istituire addirittura, ed è la prima volta che accade nella storia mondiale, un “Ministero per la prevenzione dei suicidi”.
In Italia si contano attualmente 4000 suicidi annui.
In Cina si assiste ad un numero impressionante di suicidi; ma è ancor più significativo che ciò avvenga proprio tra i membri del Partito comunista cinese e quindi tra chi è alla guida del Paese. Per l’istituto cinese di Psicologia dell’Accademia delle Scienze sociali, il 50% dei quadri del partito soffre di “depressione” e tra il 2009 e il 2016 vi sono stati 243 suicidi!

La rivista Caixin presenta un lungo elenco e cita in particolare: Wang Xiaoming, vice-segretario del Partito a Pechino, che si è gettato da un palazzo lo scorso maggio; Ma Lihun, responsabile dei trasporti nell’Hubei, anch’egli buttatosi da un palazzo nel maggio 2016; Jiang Hongliang, vice segretario del Partito a Wuyi, gettatosi da una pagoda nel marzo 2015; Chen Baifeng, vicesindaco di Weifang (Shandong), impiccatosi nel giugno 2014; Bai Zhongren, già presidente delle Ferrovie cinesi, morto nel gennaio 2014.

In Giappone il suicidio è la prima causa di morte tra i 15 e i 34 anni.

E tutto questo senza particolari problemi, né materiali (studiano, lavorano) né sociali (nessuna discriminazione, come si vorrebbe far credere in Occidente, ad esempio per la presunta omofobia). Semplicemente un “mal di vivere”, cioè un non senso all’esistenza, un vuoto interiore.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel mondo avviene una morte per suicidio ogni 40 secondi; e i tentati suicidi sono 20 volte di più.

Questo drammatico fenomeno è un frutto della “modernità”, tanto più elevato quanto meno è presente una vera e vissuta vita cristiana. Nel Medioevo cristiano era praticamente sconosciuto.
Una vita tutta legata all’immanenza, alla materia, al fare, al possedere, alla fine è una vita senza senso. Inseguire una vita tutta fatta di piaceri fa crollare l’esistenza, come avviene tra i giovani, di fronte alla prima prova, al dolore, ad un fallimento. Noi non siamo animali (che infatti si soddisfano di pochi bisogni materiali e non conoscono il suicidio). Senza un riferimento alla trascendenza, all’aldilà, a Dio, senza un nutrimento spirituale, una vita diventa prima o poi invivibile.
Solo in Cristo Gesù si manifesta pienamente Chi è Dio (Amore), perché esistiamo (siamo creati per l’eternità, per Dio), il senso stesso del dolore (la Croce) e della morte (il passaggio all’eternità), cosa sia l’Aldilà (Paradiso, Purgatorio e Inferno) e cosa dobbiamo ricevere da Dio (la grazia) e fare (morale cristiana) per partecipare alla Sua vita eterna e beata.
È poi particolarmente drammatico e doloroso che questo vuoto esistenziale, frutto della perdita della fede (apostasia) dell’Occidente, avvenga proprio in quei Paesi che sono stati cristiani per due millenni; e ancora non si accorgono che il vuoto e la morte interiore (ed esteriore) sono proprio il frutto del tradimento di Cristo.

Una qualche responsabilità può essere pure attribuita a quegli ambienti ecclesiali in cui non si sente quasi più parlare di soprannaturale, di anima, di peccato, di pericolo della dannazione eterna (dove il suicida, se pienamente cosciente, va a finire). Nel Medioevo infatti era noto a tutti che il suicidio è un gravissimo peccato mortale, che conduce all’inferno (se compiuto in piena coscienza); con l’aggravante, rispetto a tutti gli altri peccati, che se “riesce” non c’è neppure la possibilità di pentimento e di confessarsi. Nella Cristianità era il peccato più riprovato, tanto da non meritare né funerali cristiani né sepoltura in terra consacrata (cfr. comunque anche l’attuale Diritto Canonico, can. 1184, circa le Esequie da negare in caso di morte in stato di pubblica decisione contro la fede e la morale cattolica).
Quanti suicidi sono stati impediti interiormente anche da questa consapevolezza che con questo atto estremo non si metterebbe affatto fine ai dolori terreni ma si passerebbe all’infinitamente più grande dolore eterno (inferno)!
Sotto questo aspetto, una fede cristiana tutta ridotta all’orizzontale, al temporale, al fare un po’ di bene per gli altri, senza più alcuno sforzo morale (tanto Dio perdonerebbe tutto, anche senza pentimento e conversione), senza più l’Aldilà, senza doversi guadagnare il Paradiso (anche se è dono di Dio, ottenuto per il sacrificio supremo della Sua Croce), senza la possibilità di dannarsi eternamente (perché Dio non potrebbe permettere questo rifiuto del Suo amore e della Sua legge morale e di conseguenza l’inferno sarebbe vuoto o inesistente) … sì anche tutto questo, oltre ad essere una falsa fede cristiana (che non corrisponde alla realtà e alla Rivelazione di Dio) e causare quindi la dannazione eterna di milioni di anime (altro che “aperture” … qui si “apre” la porta dell’Inferno!), diventa paradossalmente anche una causa di suicidio, o quantomeno la perdita di un freno straordinario anche a compiere tale atto estremo.