Lo sport può avere un importante valore educativo, oltre a procurare benessere in chi lo pratica; esso infatti richiede padronanza di sé, disciplina, spirito di sacrificio, e, se gioco di squadra, pure capacità di collaborazione e di abnegazione. Ha poi le sue regole, che obbligano a rispetto e lealtà, e le relative pene per chi le trasgredisce.
Ecco perché l’alleanza tra sport e fede è sempre stata feconda, come dimostra pure la presenza di attività sportive anche all’interno delle realtà ecclesiali – da cui non pochi grandi campioni hanno mosso i primi passi, specie nel mondo del Calcio – a cominciare dalle parrocchie e oratori (purché tali attività non diventino un fine invece che un mezzo, come spesso oggi capita).

Come tutte le cose buone, che riguardano il corpo, anche lo sport non deve conoscere eccessi, come ad esempio il culto esagerato del corpo, della perfezione fisica, o addirittura essere eccessivamente pericoloso (v. in proposito pure lo schema di “esame di coscienza” in questo sito, spec. nei peccati contro il 5° comandamento – cfr. anche CCC n. 2289).

Anche lo sport come “spettacolo” può avere un grande valore, specie sociale. Non a caso vediamo come ad esempio il Calcio, nonostante il giusto agonismo, mentre lega fortemente alla propria squadra, unisce fortemente i tifosi di tale squadra, talora persino di intere nazioni (anche l’Italia non si senta mai così unita come quando gioca la squadra italiana nei “mondiali”, cosa che quest’anno il destino o l’incompetenza ci ha privato).
Ovviamente anche per questo vanno evitati tutti gli eccessi, come certo tifo esagerato e persino violento, che nulla ha di un autentico spirito sportivo ma assume assai spesso i toni di un delirio alienante e persino gravemente violento.

Il gioco del Calcio rappresenta in quasi tutti i paesi il massimo dello sport non solo praticato ma soprattutto come spettacolo, che muove per questo stratosferici giri di denaro. E i calciatori, mentre possono assumere anche un naturale ruolo di “modello” per tanti ragazzi (che li dovrebbe caricare per questo anche di una certa responsabilità morale), assai spesso diventano dei veri e propri “idoli”, a tal punto che non solo vengono appunto idolatrati per le loro capacità sportive, ma assurgono oggi più che mai a diventare eroi, delle “star” ancor più che quelle del cinema (con relativi gossip).
Come si confà a dei veri e propri “idoli”, dall’età della pietra ai giorni d’oggi, a loro tutto è concesso, a loro persino tutto si sacrifica.

Ciò che produce oggi persino sdegno ad esempio per quanto si spendesse per la religione e per il culto (quando invece in tutte le epoche della storia e in ogni civiltà, il massimo si è sempre speso per “dar lode a Dio”, come esprimono tutti i luoghi di culto, dagli altari preistorici alle pagode, moschee, cattedrali; e relativi oggetti sacri) è invece non solo tollerato ma persino lodato se si spende per il Calcio, sia per la costruzione di stadi che per le squadre e i singoli calciatori.

Prendiamo ad esempio il caso di uno degli attuali migliori calciatori del mondo: Cristiano Ronaldo (spesso citato anche come CR7, dalle sue iniziali e numero di maglietta).
Com’è noto, il campione di origine portoghese, pur già all’età di 33 anni, è stato ora “acquistato” (dal Real Madrid) dalla Juventus per 117 milioni di € (110 per il giocatore, 5 per il cosiddetto contributo di solidarietà e 2 di oneri accessori). A lui andranno poi 31 milioni di € netti (60 lordi – cioè qualcosa pari a 3.000 stipendi medio-bassi di un cittadino italiano!) per almeno 4 anni. Insomma l’operazione è costata alla Juventus qualcosa come € 357.000.000!
Quando si tratta di Calcio non c’è crisi che tenga; nessuno si scandalizza, nessuno protesta. Tutti applaudono e sono già all’inseguimento dell’idolo mondiale che approda ora in Italia.
Se poi da colui che sa tirare bene il pallone si passa all’uomo, anche qua tutto diventa lecito e spettacolo: fidanzate, mogli, figli (avuti anche con la disumana pratica dell’utero in affitto), abitazioni e auto di lusso sfrenato. Tutto è permesso; persino invidiato; forse, nel piccolo, persino sognato e imitato. Anche molti genitori portano il loro piccolino all’allenamento di calcio (e non oserebbero protestare se l’allenatore lo sgridasse, come fanno invece ormai per maestri, professori, educatori) sognando che un giorno, chissà, forse anche lui potrebbe diventare l’idolo delle folle.