Nel mondo i cattolici (numero di Battezzati nella Chiesa Cattolica) sono passati in un anno (dal 2015 al 2016) da 1.285.000.000 a 1.299.000.000, quindi con un incremento del 1,1% (nel periodo 2010-2015 l’incremento medio annuo era del 1,5%). Tale incremento risulta leggermente inferiore alla crescita della popolazione mondiale; per cui la percentuale di cattolici rispetto alla popolazione mondiale passa dal 17,73% (2015) al 17,67% (2016).
Il continente dove si registra attualmente il maggior aumento di cattolici è l’Africa (dove vive il 17,6% dei cattolici dell’intero pianeta): si è passati da poco più di 185 milioni nel 2010 agli oltre 228 milioni nel 2016, quindi con un incremento del 23,2%. I Paesi africani con il maggior numero di Cattolici sono la Repubblica Democratica del Congo (oltre 44 milioni), la Nigeria (28 milioni), cui seguono Uganda, Tanzania e il Kenya.
Il continente con il maggior numero di Cattolici rimane l’America (48,6% dei Cattolici del mondo), di cui il 57,5% nell’America del Sud (il 27,5% nel solo Brasile, che rappresenta così il paese nel mondo con il maggior numero di cattolici), il 14,1% nell’America del Nord e il restante 28,4% nell’America Centrale. In riferimento alla popolazione, i Paesi americani con la più alta percentuale di cattolici (oltre il 90%) sono l’Argentina, la Colombia e il Paraguay.
In Asia, dove vive il 60% della popolazione mondiale, i cattolici si attestano invece all’11% della popolazione (ed è il continente con la più vasta popolazione del mondo). Le Filippine contano il 76% dei cattolici del sud-est asiatico (85 milioni); mentre in India sono 22 milioni.
L’Europa, dove ancora vive il 22% dei cattolici del mondo, conosce invece il più basso incremento di cattolici (dal 2010-2016 solo lo 0,2%), ma è anche il continente col più basso tasso di natalità. Comunque in Europa i cattolici sono quasi il 40% della popolazione (concentrati nel settore centro-occidentale, visto che la parte settentrionale è in gran parte protestante e quella orientale è in gran parte ortodossa), con una percentuale di battezzati cattolici che supera il 90% della popolazione in Italia, Polonia e Spagna.
In Oceania i cattolici sono poco più di 10 milioni, ma dal 2010 al 2016 (specie 2010-2013, molto meno nel 2013-2016) si é avuto un incremento del 10,4%.
Nella Chiesa Cattolica ci sono attualmente (dato 2016) 5.353 vescovi e 414.969 sacerdoti.
I sacerdoti (dei quali il 67,9% è “clero diocesano”, in crescita del 1,55%, e il 32,1% “clero religioso”, cioè sacerdoti che sono frati o monaci, in calo del 1,4%) sono aumentati dell’0,7% dal 2010 (leggermente aumentati dal 2010 al 2014, leggermente diminuiti dal 2014 al 2016). I cali più vistosi sono in Europa (-2,8%), in America del Nord (-2,7%) e nel Medio Oriente (-1,7%; ma qui la persecuzione anticristiana ha ridotto notevolmente la presenza dei cattolici, assai spesso uccisi o costretti ad espatriare); mentre c’è un incremento del 4-5% in tutte le altre aree (meno in America Centrale e Oceania, dove l’incremento è del 2%). Anche in questo l’Africa registra il maggior incremento di sacerdoti (+23,1%).
Le vocazioni sacerdotali sono però in continuo calo. Il numero dei seminaristi maggiori (cioè già studenti di Teologia) ha infatti conosciuto, tra il 2010 e il 2016, un calo di -1,8%. Nel 2016 si registravano 116.843 seminaristi maggiori, con un calo medio annuo dello 0,6% (con un aumento di 1.061 seminaristi nel periodo 2010-2012 e un calo di 3.891 nel periodo 2013-2016). I più forti cali, nel medesimo periodo (perché negli ultimi 50 anni è un tracollo!), si registrano in America (- 4.082) e in Europa (- 2.949, con cali vistosi non solo in Gran Bretagna e Germania, ma in Spagna, Irlanda e persino in Polonia). Anche in questo caso è invece in controtendenza l’Africa, con un aumento dal 2010 al 2016 di 3.538 seminaristi (+13,1%), in particolare Madagascar (+ 65,6%!), Tanzania (+39,5%), Camerun (+31,2%), Uganda (+ 22,1%), Repubblica Democratica del Congo (+ 5,1, ma in crescita dal 2010 al 2013 e in calo dal 2013 al 2016); in controtendenza il Kenya (-13%).
Pure in America all’incremento registrato fino al 2012 fa riscontro un calo dal 2013 al 2016. Le maggiori diminuzioni si registrano in America del Sud (dal 2010 al 2016 -17,4%). In Asia, anche le poche nazioni cattoliche registrano un calo di seminaristi (Filippine – 1,1%, Corea del Sud -30,2%); fa lodevole eccezione l’Indonesia (+ 2%) e in modo incredibile il Vietnam (+ 48,3%).
I religiosi professi (frati/monaci) non sacerdoti sono nel mondo 52.625 (8.731 in Africa, 14.818 in America, 12.320 in Asia, 15.390 in Europa e 1.366 in Oceania); ma il loro numero diminuisce progressivamente (solo nel 2016 -3%).
Le religiose professe (suore/monache) sono 659.000, ma in continuo forte calo (dal 2010: -8,7%), dovuto alla poche vocazioni giovanili e alla progressiva morte delle anziane. Anche in questo caso, però, l’Africa conosce un incremento del 9,2% e il Sud Est asiatico del 4,2%; mentre i cali più vistosi sono in America del Nord (- 21%), in Europa (-16%) e l’America Meridionale (-11,8%).
* Dati forniti dall’Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa (Annuario Pontificio 2018 e Annuarium Statisticum Ecclesiae 2016, in riferimento al 2016).
Situazione religiosa giovanile europea (Italia esclusa)*
Giovani che non si riconoscono in nessuna religione: Repubblica Ceca (91% degli intervistati), Estonia (80%), Svezia (75%), Olanda (72%), Regno Unito (70%). Francia (64%), Spagna (55%), Portogallo (42%), Lituania (25%), Polonia (17%). Tra questi, in Francia e nel regno Unito l’80% dichiara però di non avere avuto alcuna educazione religiosa.
I giovani europei che si professano invece musulmani sono già il 10% in Francia, Belgio e Austria.
Giovani che si professano cristiani: Polonia (83%), Lituania (74%), Irlanda (59%), Slovenia (59%), Portogallo (57%), Austria (52%), Spagna (40%), Francia (25%), Svezia (18%), Olanda (19%), Estonia (19%), Repubblica Ceca (9%).
Giovani che si professano cattolici: Polonia (82%), Lituania (71%), Irlanda (54%), Slovenia (55%), Portogallo (53%), Austria (44%), Spagna (37%), Francia (23%), Olanda (7%), Repubblica Ceca (7%), Svezia (1%), Estonia (1%)
Giovani che si dichiarano cattolici e che vanno anche a Messa tutte le settimane: Polonia (47%), Portogallo (27%), Irlanda (24%), Repubblica Ceca (24%, quindi una percentuale molto alta, sia pur all’interno di quella superminoranza di giovani che si dichiarano cattolici), Spagna (10%), Francia (10%), Austria (3%), Ungheria (3%), Belgio (2%).
Giovani che si dichiarano cattolici e che pregano almeno una volta a settimana: Polonia (60%), Repubblica Ceca (48%), Irlanda (43%), Olanda (43%), Regno Unito (42%), Francia (26%), Spagna (22%), Austria (20%), Belgio (18%), Lituania (14%).
* Indagine (interviste faccia a faccia) del prof. inglese Stephen Bullivant, docente di Teologia e Sociologia delle religioni alla Saint Mary’s University di Londra, raccolti nel testo Europe’s Young Adults and Religion e basato sui dati campionari dell’European Social Survey. I dati sono relativi al 2014/16, su giovani dai 16 ai 29 anni, intervistati in 22 paesi europei (compresa l’intera Russia). L’indagine non ha riguardato invece l’Italia. Dati analoghi erano di recente emersi pure dall’indagine condotta dal Pew Research Center.
La “strana” fede degli adulti in Europa *
Nell’Europa occidentale (v. sotto i Paesi analizzati), dove è più vistosa l’impressionante “apostasia” in atto, il 91% degli adulti risulta ancora anagraficamente cristiano, in quanto battezzato (nella Chiesa cattolica o tra i protestanti). L’81% ha vissuto la fede cristiana fin da piccolo, il 71% degli adulti si dichiara ancora cristiano (85% in Portogallo, 80% in Italia, Austria, Irlanda, 52% in Svezia, 51% in Norvegia, 41% in Olanda), anche se solo il 22% partecipa alle liturgie almeno una volta al mese (il 40% in Italia, il 9% in Finlandia, Svezia, Belgio e Olanda). Non si riconosce invece in alcuna religione il 15% degli adulti italiani, il 28% in Francia e il 30% in Spagna. In media il 5% degli adulti professa una fede non-cristiana o non si occupa di alcuna religione.
Nonostante questa ancora alta percentuale di battezzati (cristiani), solo il 27% conosce davvero Dio così come si è rivelato (nella Bibbia); persino tra i praticanti, solo il 64% crede davvero nel Dio biblico, mentre un 32% crede genericamente in Qualcuno o persino qualcosa di superiore. Inoltre, solo il 36% pensa che nella società e nella politica si debbano sostenere i valori cristiani.
Impressionante poi che il 52% dei cristiani praticanti sia favorevole all’aborto legale (85% tra i non praticanti e 87% tra coloro che non professano alcuna religione). Persino in Italia si dichiarano favorevoli all’aborto il 47% dei cristiani praticanti (79% tra i non praticanti e 85% tra i non religiosi)! Il 58% dei cristiani praticanti è poi favorevole alle “nozze gay” (80% dei non praticanti e 87% dei non religiosi); in Italia il 44% dei praticanti (70% dei non praticanti e 83% gli altri).
* Sondaggio realizzato nel 2017 dal Pew Research Center (istituto di ricerca statunitense) su un campione di 24.599 adulti di 15 Paesi europei (Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Svezia, Svizzera).
Dunque, oltre al calo impressionante della fede cristiana in Europa occidentale (calo che diventa tragico tra le nuove generazioni, nonostante ci siano anche straordinarie conversioni), si nota che pure tra coloro che si dicono ancora cristiani, e persino tra coloro che vanno ancora alla S. Messa, non c’è di fatto una conoscenza vera dei contenuti della fede e della morale cristiana, relegando la fede a qualcosa di vago, di interiore, senza una reale incidenza nella vita e tanto meno senza alcuna capacità di costruire la società in base ai valori cristiani (che sono la verità dell’uomo, quindi anche l’autentico bene sociale), cioè neppure dei principi più elementari della Dottrina sociale della Chiesa, ma sia inconsapevolmente succube del laicismo e delle ideologie del “pensiero unico dominante” in Occidente (un relativismo sempre più acuto e intollerante).