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Stanno fortunatamente tramontando, smentite dalla storia, le false profezie (di tipo malthusiano – in fondo le medesime che non a caso in Occidente stanno promuovendo pure aborti, eutanasia e omosessualità, allo scopo recondito di diminuire la popolazione) che parlavano di suicidio a cui sarebbe andato incontro il pianeta a causa della sovra-popolazione umana. Oggi si comincia a comprendere che il vero suicidio, nel senso letterale di assenza di futuro, è invece il calo della natalità. Persino illustri economisti individuano nel calo della natalità una delle principali cause dell’attuale crisi economica di proporzioni mondiali.

Ora anche la Cina, il Paese con il maggior numero di abitanti (quasi 1,4 miliardi di persone), dove la rigida e violenta politica del governo comunista aveva sino a poco tempo fa obbligato a non avere più di un figlio per coppia, per non soccombere si trova costretta a invertire decisamente l’orientamento.
Decenni di applicazione spietata e metodica della “legge del figlio unico” – che ha portato a terribili violazioni di diritti umani, multe esose, sterilizzazioni e aborti forzati e a uno squilibrio nel rapporto fra maschi e femmine, con genitori che ricorrevano ad aborti selettivi di feti femminili – hanno ridotto artificialmente la popolazione di 400 milioni di persone. Le nascite diminuiscono ancora: 17,23 milioni nel 2017, a confronto con 17,86 milioni dell’anno precedente. 
Ora si sente però tutto il peso di 158,31 milioni di ultra 65enni (l’11,4% della popolazione, mentre solo nel 2007 era il 7%, limite oltre il quale anche per l’Organizzazione mondiale della sanità una società comincia pericolosamente ad invecchiare), che diminuiscono la forza lavoro (16-59 anni), ridotta di 5 milioni di unità in 10 anni, e aumentano la spesa sociale (sanità e pensioni). Ciò vuol dire anche una riduzione della fascia giovanile, che è quella che porta consumi, oltre che innovazione, creatività, prospettive e speranze. Il rischio è la paralisi.
Il governo sta quindi seriamente pensando di rivedere la propria politica demografica, togliendo ogni limite alle nascite, anzi provvedendo ad un “bonus” di 10.000 yuan anni (circa € 1.000) per ogni nuovo figlio.
 

Speriamo che anche l’Italia, che vanta primati mondiali di natalità, comprenda finalmente in quale via senza uscita s’è ostinatamente cacciata, non facendo nulla per sostenere la vera famiglia e la procreazione, ma anzi promuovendo (certo pure a motivo del drammatico calo di una vissuta vera fede cattolica) divorzi, aborti, convivenze e rapporti omosessuali.
I recenti dati ISTAT sono drammatici: solo nel 2017 la popolazione italiana è diminuita in un anno di 100.000 persone, cioè del 3,2%, con 458.000 nati (15.000 in meno rispetto al 2016) e 650.000 morti (34.000 in più rispetto al 2016), con una percentuale di ultra 65enni del 22,3% (il limite, accettabile per non soccombere, ricordiamo, è del 7%).
Questa deve essere un’urgente priorità anche politica ed economica del nostro Paese.