Beato Rolando Rivi: la figlia del partigiano assassino chiede perdono
Come sappiamo, l’Italia è uscita dalla Seconda Guerra Mondiale, non solo come un cumulo di rovine materiali (industrie e case), ma con una lacerazione sociale da “guerra civile”, che alle elezioni di 70 anni fa (18.04.1948) vide scontrarsi la Democrazia Cristiana, cioè l’anima cattolica del nostro Paese, centro mondiale della cattolicità (ovviamente sostenuta dal Vaticano ma anche appoggiata dagli USA, che da vincitori avevano invaso e liberato il Bel Paese, sostenendolo anche economicamente) e il Fronte Democratico Popolare, costituito dal Partito Comunista Italiano (il più grande partito comunista dell’Occidente, alle dipendenze della Russia) e dal Partito Socialista Italiano.
Questo scontro, che in quelle decisive elezioni politiche vide la maggioranza assoluta della popolazione italiana votare la DC, scongiurando così al nostro Paese la drammatica possibilità di entrare nell’orbita dei Paesi dell’est-Europa (satelliti e sottomessi dalla Russia, che sarebbero usciti dall’incubo del comunismo solo nel 1989) e di essere non solo un Paese libero, nel rispetto delle sue profonde radici cristiane, ma anche di diventare in pochi anni addirittura la quarta potenza industriale del mondo (!), con un progresso sociale ed economico che non a caso è stato definito “miracolo economico”.
Questa spaccatura, che in alcune frange comuniste assunse il tono di una feroce violenza anche fisica, in alcune zone d’Italia giungeva ad eliminare fisicamente non solo gli avversari politici ma il clero stesso. In questo senso ci fu ad esempio in Emilia persino un “triangolo rosso” della morte (che occupava interi territori delle province di Parma, Reggio e Modena), dove i partigiani comunisti sognavano e progettavano di eliminare fisicamente anche i sacerdoti; e tragicamente spesso così accadde (persino i romanzi di Guareschi, e relativi celeberrimi film, su don Camillo e Peppone, ne sono una simpatica eco).
Un caso particolarmente doloroso fu quello del giovanissimo seminarista Rolando Rivi (vedi News del 5.10.2013), che all’età di 14 anni (mentre era a casa dal Seminario, pur volendo mantenere, come allora usava anche per i giovani seminaristi, la sua veste talare, nonostante i pericoli che ciò comportava) proprio in quella zona (nel “triangolo rosso”) il 13 aprile 1945, quindi a pochissimi giorni dalla fine della guerra (quindi senza neppure più una motivazione bellica, in questo caso comunque assurda), fu rapito e trucidato “in odio alla fede” (cioè proprio in quanto seminarista in talare) dai partigiani comunisti della “Brigata Garibaldi” (al grido di “un prete in meno domani”!).
Rolando è stato proclamato “Beato” dalla Chiesa il 5.10.2013.
Proprio in questi giorni, a 73 anni dal quel tragico e brutale omicidio, è avvenuto uno storico gesto di richiesta di perdono e di riconciliazione.
La figlia (Meris Corghi) dell’assassino di Rolando (Giuseppe Corghi), venuta solo ora a sapere, dopo la morte del padre, la verità su quei tragici avvenimenti, ha chiesto ed ottenuto un gesto di riconciliazione con i famigliari di Rolando, che si è svolto domenica 15 aprile nella Pieve di San Valentino in provincia di Reggio Emilia, dove Rolando venne prelevato il 10 aprile del 1945, probabilmente tratto in inganno da persone che conosceva e di cui si fidava, per poi essere trovato cadavere dal padre e dal suo curato, tre giorni dopo in una località dell’appennino modenese, dove di stanza operava il distaccamento Frittelli, affiliato alla Brigata Garibaldi.
Di quel distaccamento Corghi era il commissario politico mentre il comandante era Delciso Rioli. Entrambi, a guerra finita furono condannati per quel delitto anche se poi indultati e poterono riparare in Cecoslovacchia alcuni anni per fare ritorno in Italia dove ripresero una nuova vita, sposandosi ed avendo dei figli (Meris è appunto figlia di Corghi).