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Cannabis e psicosi


Che anche le cosiddette “droghe leggere”, che la cultura radical-progressista vorrebbe liberalizzare, cioè rendere di vendita libera sul mercato, non siano poi così leggere ma che invece abbiano serie conseguenze di tipo neurologico e psichico (oltre a creare dipendenze di tipo fisico e persino aprire le porte alle devastanti droghe pesanti), era già risaputo, anche negli ambienti scientifici specializzati (v. News del 20.02.2014, 29.09.2012, 14.05.2011).
Un ultimo drammatico richiamo sulla pericolosità psichica della “cannabis” è stata presentata di recente dall’autorevole rivista scientifica americana Jama Psychiatry, che ha individuato come uno degli effetti collaterali più devastanti della cannabis sia la “psicosi” (gravissimo disturbo psichico, caratterizzato da allucinazioni, episodi maniacali, gravi disturbi cognitivi). È peraltro significativo che un aumento dei fenomeni psicotici tra i giovani che ne fanno uso si riscontri proprio in quei Paesi dove la “cannabis” è legalizzata; persino laddove tale uso è consentito per cosiddetti “motivi medici” (ciò dimostra tra l’altro come anche questa scorciatoia medica di fatto serva ad ampliare il mercato di queste droghe).
Tali danni si riscontrano (anzi, possono manifestarsi) anche a lunga distanza di tempo.
Nell’agosto 2017, anche l’American Journal of Public Health, pubblicazione mensile dell’American Public Health Association, ha pubblicato in merito un lavoro di Benedict Fischer con le medesime conclusioni, dopo aver preso in esame la sterminata letteratura sul tema dai database di Medline, Embase, PsycInfo e Cochrane Library.
Tale indagine sottolinea pure come, anche laddove i soggetti (specie giovanissimi) facevano uso di cannabis insieme al fumo di normali sigarette, l’insorgenza di tali disturbi sia clinicamente dovuta solo alla cannabis. Non si tratta quindi, come talora si sente dire, di qualcosa di analogo al fumo delle sigarette o all’uso di alcolici, che pure sono ovviamente dannosi per la salute, specie se in dosi elevate.
Lo studio evidenzia inoltre che i rischi e i danni sono tanto più gravi quanto più giovane è l’età in cui si comincia a fumare marijuana. Cioè, tanto più precoce è l’utilizzo tanto più gravi sono le conseguenze per la salute: perché la cannabis colpisce lo sviluppo cerebrale.
Inoltre si indica come in genere oggi i giovani desiderino un tipo di cannabis che consenta effetti (sballo) ancora e sempre più forti. Per questo la più diffusa ha una maggiore percentuale di Thc, il principale principio attivo contenuto nella cannabis; ma ciò aumenta ulteriormente i rischi e i danni di chi ne fa uso. Infine sottolinea come i “cannabinoidi sintetici” siano ancora più pericolosi; così come la cannabis inalata per combustione (l’inalazione profonda, trattenendo il respiro, aumenta l’assorbimento delle sostanze psicoattive e l’ingresso di materiale tossico nel sistema polmonare) provoca spesso gravi problemi respiratori.
Oltre ai disturbi psichici (nonché a quelli psicologici e spirituali, come fuga alienante dagli impegni della vita e apatia spirituale), si riscontra anche il serio pericolo dovuto all’abbassamento di concentrazione e di risposta agli stimoli, per cui comporta ad esempio un alto rischio di incidente stradale (statisticamente provato) per chi guida sotto gli effetti della cannabis.
Nonostante ciò, tale indagine riscontra pure che solo negli USA, 1 giovane su 3 e 1 adulto su 8 fuma cannabis!
Tali studio scientifico termina con delle specifiche raccomandazioni (un “decalogo”), che considera anche casi particolari che determinano rischi e pericolosità accentuati (come la giovane età, la predisposizione a problemi psicotici o giovani che hanno familiari di primo grado con disturbi di questo tipo, le donne in gravidanza, ecc.). Ma è significativo che al di sopra e prima di ogni raccomandazione, tale “decalogo” affermi in modo per sé ovvio che il modo più efficace per evitare tutti questi rischi è: astenersi dalla “cannabis”!